Usa, voci su possibile arresto di Donald Trump atteso per martedì. Il Tycon: “Manifestiamo e riprendiamoci il paese”

“Manifestiamo e riprendiamoci il paese”. Donald Trump incita il suo popolo a scendere in piazza e protestare contro il suo arresto, atteso – dice – per martedì a New York.

Un invito che riporta alla memoria l’incubo dell’attacco al Congresso del 6 gennaio e fa temere scontri, oltre a minacciare un’ulteriore spaccatura del paese e a mettere a rischio la campagna elettorale del 2024.

In attesa di una possibile incriminazione a stretto giro, l’ufficio del procuratore di Manhattan ha già chiesto un incontro con le forze dell’ordine per delineare la logistica di quella che è prevista essere una giornata storica, con la prima incriminazione di un ex presidente americano. Precisando che al momento non è arrivata nessuna notifica ufficiale di accuse formali e che le dichiarazioni di Trump sono basate su indiscrezioni dei media, i legali del tycoon fanno sapere che l’ex presidente si consegnerà senza complicazioni alle autorità se incriminato per il pagamento alla pornostar Stormy Daniels. Trump dovrebbe farsi prendere le impronte digitali ma, riferiscono alcune fonti, non è chiaro se sarà ammanettato o meno.

Di questi dettagli è responsabile il Secret Service. Sul suo social Truth la furia di Trump prende di mira la procura di New York, accusata di essere “corrotta, politicamente motivata” e “finanziata da George Soros”, uno dei nemici giurati dell’ex presidente. Da qui l’invito al suo popolo a manifestare per “riprenderci il paese” e “salvare l’America”. La possibile incriminazione di Trump la prossima settimana piomba sulla campagna elettorale del 2024: il tycoon ha già detto a chiare note che la sua corsa alla Casa Bianca continuerà anche a fronte di accuse formali nei suoi confronti. Per i repubblicani rischia di essere uno scenario da incubo. I conservatori sono già spaccati sull’ex presidente e una sua campagna in queste circostanze potrebbe creare divisioni insanabili nel partito, chiamandolo a scegliere fra Trump e i suoi sfidanti, in primis Ron DeSantis. Sul governatore della Florida, ex alleato di Trump, la pressione è particolarmente elevata. A DeSantis spetta infatti il compito di firmare un’eventuale estradizione di Trump dalla Florida, in una decisione dalle ampie implicazioni politiche e destinata a incidere su una sua possibile candidatura alla Casa Bianca.

Nancy Pelosi attacca Donald Trump per l'”avventato” annuncio su un suo arresto. L’ex Speaker della camera democratica osserva che l’annuncio dell’ex presidente punta solo a “farlo restare rilevante nelle news e a fomentare l’agitazione fra i suoi sostenitori”.




USA, Covid-19. Picco superato: Trump annuncia ripartenza economia

Donald Trump ha annunciato nel briefing quotidiano alla Casa Bianca che i dati suggeriscono che la nazione ha superato il picco dei casi di coronavirus e che oggi svelerà le “direttive” per “riaprire” l’economia americana. “Riapriremo alcuni Stati prima di altri e penso che alcuni Stati possano davvero riaprire prima del primo maggio”, ha proseguito, riferendosi alla scadenza delle linee guida per il distanziamento sociale.

Poi un nuovo attacco all’Oms, colpevole – secondo il presidente – di aver fatto “un orribile, tragico errore” nella gestione della pandemia di coronavirus “o forse sapevano cosa stava succedendo. Hanno trattato gli Usa molto male a favore della Cina”. Ieri il presidente ha sospeso i finanziamenti in attesa dall’esito dell’inchiesta Usa sulla risposta dell’agenzia Onu al coronavirus.

Il presidente ha anche reso noto che la Food and drug administration (Fda) ha autorizzato 48 test per il coronavirus, compreso uno della Abbott sugli anticorpi che accerterà se una persona è stata contagiata in precedenza e ha sviluppato l’immunità. La Fda, ha aggiunto, sta lavorando con 300 società e laboratori per allargare la capacità di fare test nelle prossime settimane.

Trump, infine, ha minacciato di usare la sua “autorità costituzionale” per sospendere formalmente le due camere del Congresso – ora in pausa sino a inizio maggio – in modo da poter procedere con le nomine della sua amministrazione, alcune delle quali – ha sottolineato – sono legate all’emergenza coronavirus. Il tycoon si e’ lamentato che molte delle persone da lui nominate attendono troppo a lungo la conferma.




Usa, Trump vince alla Corte Suprema su nuove regole migranti che limitano il diritto di asilo

Donald Trump incassa una vittoria sull’immigrazione. La Corte suprema, a maggioranza repubblicana dopo le sue due nomine, ha ribaltato la decisione di una Corte d’appello e deciso di far entrare in vigore la nuova normativa governativa che vieta a gran parte degli immigrati centroamericani di chiedere asilo in Usa se durante il loro viaggio hanno attraversato Paesi terzi sicuri dove potevano avanzare la stessa istanza. I giudici della Corte Suprema hanno permesso l’applicazione dei nuovi regolamenti in attesa dell’esito delle battaglie legali in corso.

In base alle nuove regole, solo i migranti a cui è stato negato asilo in un terzo Paese o che sono vittime di “grave” traffico di esseri umani possono richiedere asilo negli Stati Uniti. In seno ai nove membri della Corte suprema Usa, composta da 6 uomini e 3 donne, solo le due giudici liberal Ruth Bader Ginsburg e Sonia Sotomayor hanno dissentito rispetto alla legittimità delle restrizioni sulle richieste d’asilo. “Ancora una volta il potere esecutivo ha promulgato una regola che cerca di sovvertire le pratiche di lunga data relative ai rifugiati che cercano protezione rispetto alle persecuzioni”, ha scritto Sotomayor.

Trump esulta: grande successo “Grande vittoria alla corte suprema degli Stati Uniti per la frontiera sulla questione dell’asilo”: così Donald Trump dopo la decisione dei giudici di far entrare in vigore – finché prosegue la battaglia legale nel merito – la normativa che vieta a gran parte degli immigrati centroamericani di chiedere asilo in Usa se non l’hanno fatto in uno degli altri Paesi attraversati durante il loro viaggio.




Potenziale conflitto Usa – Corea del nord: in un video il perchè sarà molto breve

In un video, gli ultimi aggiornamenti da parte della difesa statunitense analizzano perché un potenziale conflitto tra Usa e la Corea del nord sarà molto breve rispetto alle guerre in Vietnam, Iraq o Afghanistan.

 

Armi chimiche – La Corea del Nord è nota per possedere armi chimiche ed è considerata tra i più grandi possessori dopo gli Stati Uniti e la Russia. Nel 2012, il Ministero della difesa nazionale della Corea del sud ha stimato che la DPRK possiede tra 2.500 e 5.000 tonnellate di armi chimiche.

Si ritiene che la Corea del Nord possa dispiegare la sua scorta di agenti chimici attraverso una varietà di mezzi, tra cui artiglieria di campo, lanciagranate multipli, razzi FROG, missili Scud e Nodong, aerei e mezzi non convenzionali. Questa situazione garantirà l’uso della forza letale con l’eventuale utilizzo di armi nucleari tattiche.

 

Artiglieria – La Corea del Nord potrebbe scatenare il proprio arsenale sulla città di Seoul che dista solo 35 miglia dal confine. Le migliaia di pezzi di artiglieria settentrionale sono già mimetizzati e scavati. I pezzi di artiglieria della Corea del Nord includono il Koksan da 170 mm, che ha una portata di circa 40 km, usando i proiettili convenzionali. Tuttavia, Seoul dispone di razzi assistiti dall’eser-cito coreano, che hanno una portata di circa 60 km.

Questo scenario costringerà nuovamente gli Stati Uniti a utilizzare un’opzione militare che possa sot-tomettere rapidamente le forze nordcoreane, e questo è potenzialmente possibile con l’uso delle armi nucleari tattiche.

 

Nukes con Icbm – La Corea del Nord ha provato il missile balistico intercontinentale (ICBM) denominato HWA-SONG-14 su quello che ha la gamma per colpire le principali città statunitensi. La Corea del Nord ha testato questo ICBM due volte nel mese di luglio ed entrambe le volte il test ha avuto successo, segnando una tappa importante per il paese. Questa è la prima volta che la Corea del Nord ha dimostrato la capacità di poter colpire gli Stati Uniti.
In totale la Corea del Nord ha condotto fino ad ora sei test nucleari. Il primo nucleo test è stato condotto dalla Corea del Nord l’8 ottobre 2006. Secondo gli analisti sta-tunitensi, ha avuto una resa di meno di un kilotone di TNT.
Le esplosioni sono diventate più potenti da allora. Il dispositivo testato dal Nord ha recentemente avuto una resa di oltre 100 chilogrammi di TNT. In caso di conflitto, gli Stati Uniti non hanno altra scelta se non di estrarre i nucleari e missili nord-coreani. Ciò è possibile solo con l’uso di una forza letale che comprende bombe di precisione e nuclei tattici per distruggere le strutture sotterranee indurite.

 

In conclusione – Il punto cruciale della questione è che, a differenza del Vietnam, Iraq o Afghanistan, una guerra con la Corea del Nord sarà una corsa contro il tempo. Dare la possibilità di ritorsione della Corea del Nord provocherebbe una catastrofe. Gli Stati Uniti dovranno quindi portare le grandi armi fin dall’inizio compreso l’uso possibile di nucleare tattico. La guerra sarà rapida e sarà combattuta a ritmo fulmini. La cache statunitense di nucleare tattica ha il potenziale di accorciare la guerra come quello che è accaduto nella seconda guerra mondiale.

B61 nuke è una delle armi che possono svolgere un ruolo importante.

B61 è una resa variabile, arma di chilotoni. Le versioni tattiche possono essere impostate su una resa esplosiva di 0,3, 1,5, 5, 10, 45, 60, 80 o 170 kilot, e la versione strategica ha un rendimento di 340 kilotoni.

Le parole di Trump, minacciando di incontrare le minacce della Corea del Nord con un “fuoco e fu-ria come il mondo non hanno mai visto”, sono stati l’avvertimento più forte di uno sciopero nucleare da qualsiasi presidente Usa nei tempi moderni.

 

Anche Trump nel discorso dell’ONU ha detto, riferendosi al regime del leader del Nord Corea Kim Jong Un: “Nessuna nazione sulla Terra ha interesse a vedere questa banda di criminali armarsi con armi nuclea-ri e missili. Gli Stati Uniti hanno grande forza e pazienza, ma se è costretto a difendersi o ai suoi al-leati, non avremo altra scelta se non per distruggere completamente la Corea del Nord “.




Usa, attacchi terroristici: prosegue l’emergenza nazionale. Casa bianca difende Trump su caso Comey

USA – In linea con la sezione 202 (d) del National Emergencies Act, 50 USC 1622 (d), continuo per 1 anno l’emergenza nazionale precedentemente dichiarata il 14 settembre 2001, nella Proclamazione 7463, per quanto riguarda gli attacchi terroristici dell’11 settembre , 2001, e la continua e immediata minaccia di ulteriori attacchi contro gli Stati Uniti.

Dato che la minaccia terroristica continua, l’emergenza nazionale dichiarata il 14 settembre 2001 e i poteri e le autorità adottate per far fronte a tale emergenza devono proseguire in vigore oltre il 14 settembre 2017. Pertanto continuo in vigore per un ulteriore anno il emergenza dichiarata il 14 settembre 2001, in risposta ad alcuni attacchi terroristici. Quest’informazione sarà pubblicata nel registro federale e trasmessa al Congresso.

Intanto la Casa Bianca ha difeso la decisione del presidente americano Donald Trump di silurare il capo dell’Fbi, James Comey, dopo che l’ex chief strategist Steve Bannon l’aveva definita in una intervista “il piu’ grande errore della storia politica moderna”. La portavoce Sarah Sanders ha sostenuto che la decisione di Trump si e’ rivelata ancora piu’ giustificata alla luce della condotta dello stesso Comey dopo il licenziamento. La Sanders ha accusato l’ex numero uno del Federal Bureau of Investigation di aver dato “falsa testimonianza” (al Congresso, ndr) e di aver fatto “trapelare informazioni privilegiate ai giornalisti” politicizzando la sua inchiesta sul Russiagate. Alla domanda se intendesse accusare Comey di spergiuro (davanti al Congresso), la portavoce ha risposto che spetta al dipartimento di Giustizia valutare.




Altro fango per Trump: in affari con banca iraniana della "lista nera" Usa per il terrorismo

Redazione

USA – Nuova bufera per Donald Trump a poco più di un mese dalle elezioni. Tra il 1998 ed il 2003 il candidato repubblicano alle presidenziali americane affittò un ufficio nel General Motors Building, uno dei suoi palazzi a New York, alla banca iraniana Melli, controllata dagli ayatollah e nell'elenco delle entità colpite da sanzioni internazionali per il programma nucleare. Lo rivela il team di giornalisti investigativi (International Consortium of Investigative Journalist) che già svelarono lo scandalo dei Panama Papers.

Secondo i giornalisti dell'Icij, la Melli Bank aveva già la sua sede nel General Motors Building sulla V strada, quando Trump acquisto l'edificio nel luglio del 1998 per poi rivenderlo a settembre del 2003. La banca venne inserita solo l'anno dopo, il 1999 nella lista nera degli istituti del Ministero del Tesoro Usa, per il suo coinvolgimento nel finanziamento delle programma nucleare (lo stesso cui ha posto fine – temporaneamente – l'intesa raggiunta il 14 luglio 20915 a Losanna) e dopo aver accertato che si trattava di una banca emanazione diretta della Repubblica Islamica.

L'istituto, accertò il Tesoro, tra il 2002 ed il 2006, era usato per far affluire denaro ai Pasdaran (i guardiani della rivoluzione) che in quel periodo erano considerati sponsor di attentati terroristici. Trump mantenne come affittuario la Melli Bank per altri 4 anni fino al 2003 (quando cedette l'edificio) e quando la banca lascio' a sua volta il grattacielo. La banca aveva in affitto un appartamento di 750 metri quadri al 44esimo piano del Gm Building per una cifra, hanno calcolato i reporter investigativi, che avrebbe potuto raggiungere il mezzo milione di dollari l'anno. La legalita' dell'operazione e' controversa.

"All'epoca gli Usa avevano in vigore un embargo contro l'Iran che – tra l'altro – proibiva agli americani di fare affari con Teheran, incluso ricevere affitti – spiega l'Icij – Tuttavia ad alcune organizzazioni iraniane era stata garantita un'esenzione che autorizzava specifiche transazioni, valutate caso per caso. Se il pagamento (dell'affitto a Trump, ndr) fosse stato legalmente esentato, sarebbe stato legalmente difficile sfrattare la banca. Il Tesoro non ha reso pubbliche le eccezioni concesse alle singole societa' per non rispettare i vincoli sanzionatori. Non solo. Ne' il ministero del Tesoro, ne' la Trump Organization ne' la Bank Melli hanno voluto rispondere alla domanda se l'istituto fosse stato esentato dalle sanzioni", scrivono ancora i reporter dell'Icij.

"Non e' chiaro se Trump fosse a conoscenza personalmente che la Bank Melli avesse affittato un ufficio dalla sua societa' ma lui era il presidente della Trump Organization e si descriveva come un manager molto attentato ai dettagli", si legge ancora nell'articolo.

George Ross, per lungo tempo vicepresidente esecutivo della Trump Organization, ha dichiarato di "non essere a conoscenza che la Bank Melli fosse affittuaria di Trump. Avevamo un gran numero di inquilini nel Gm Building. Avrebbero potuto essere li ma non me lo ricordo". Ricahrd Nephew, dal 2013 al 2015, vice coordinatore delle sanzioni al dipartimento di Stato, ha riconosciuto che "negli anni '90 c'era una consapevolezza ridotta sul programma nucleare iraniano e sul ruolo della banca nel finanziare il terrorismo. Ma accettare denaro dalla Bank Melli già dal 1998 avrebbe dovcuto far scattare un allarme".

Nel 2007 – 4 anni dopo la fine del rapporto tra la Trump Organization e la banca iraniana – le autorita' americane "incriminarono la Bank Melli con l'accusa di aver facilitato acquisti per il programma nucleare di Teheran e per aver usato almeno 100 milioni di dollari (per finanziare, ndr) la forza Quds, l'unita' delle operazioni speciali all'estero dei Pasdaran".

Di sicuro la notizia non puo' che imbarazzare il candidato repubblicano a prescindere dal fatto che si riesca a dimostrare che abbia commesso un crimine. Trump, infatti, e' stato da sempre uno dei piu' feroci critici dell'Iran che ha definito "uno Stato grande sponsor del terrorimo" e che il 9 settembre scorso era arrivato a minacciare di affondare una nave di Teheran se i marianai iraniani avessero continuato azioni ostili contro le unita' delle Us Navy nel Golfo Persico.