Velletri, droga e un cellulare in carcere

Ancora una volta è stata messa in atto una grande operazione dalla Polizia Penitenziaria della Casa
Circondariale di Velletri.

Nella mattinata del 09.05.2020 durante una delle ordinarie perquisizioni
effettuate, gli Agenti hanno rinvenuto un telefonino completo di scheda telefonica tenuto ben
nascosto dentro una delle scatole dei punti luce situati nella saletta ricreativa del nuovo padiglione
e un quantitativo di sostanza stupefacente del tipo hashish nascosta dentro alcune celle.

A darne notizia sono i sindacalisti Carmine Olanda e Ciro Borrelli del sindacato Si.P.Pe. (Sindacato
Polizia Penitenziaria) che si complimentano ancora una volta con gli Agenti di Polizia Penitenziaria
di Velletri, che nonostante la carenza di personale e dei nuovi mezzi di contrastato per prevenire
l’introduzione di qualunque cosa ritenuta illecita, hanno concluso l’operazione con grande
professionalità e successo. L’ operazione è avvenuta nelle sezioni del nuovo Padiglione dove sono
ristretti una parte dei detenuti lavoranti che hanno dimostrato di avere una buona condotta.
Come sindacato – commentano i sindacalisti -, abbiamo sempre denunciato la grave carenza di
personale e dei nuovi mezzi di contrastato, compreso la mancanza dell’unità cinofile per ogni
Istituto, per prevenire l’introduzione di qualunque oggetto o sostanza ritenuta illecita. Purtroppo,
attualmente il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede continua a sottovalutare questa
problematica mettendo a repentaglio la sicurezza di tutti.




Velletri, ancora aggressioni in carcere. È allarme

Nella tarda mattinata del 17.01.2020 alcuni detenuti ristretti presso una delle sezioni detentive, si sono acciuffati tra di loro, tanto da costringere l’Agente addetto al controllo della sezione a suonare l’allarme. Entrambi i detenuti hanno subito ematomi su tutto il corpo, di cui uno di loro ha
subito anche un taglio fatto con la lametta del rasoio da barba.
Domenica scorsa, anche un’altro detenuto mentre ascoltava SS. Messa presso la chiesa del penitenziario, veniva improvvisamente accerchiato da altri detenuti – anche loro presenti alla SS. Messa – ed aggredito in modo violento e senza nessuna pietà. Il detenuto vittima dell’aggressione ha riportato ematomi su tutto il viso e sul corpo.
A denunciare il caso sono i Sindacalisti del Si.P.Pe. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Carmine Olanda e Ciro Borrelli che da sempre mettono alla luce le difficili condizioni in cui lavorano gli Agenti in
tutti le Carceri d’ Italia.
Come Sindacato – denunciano Olanda e Borrelli – abbiamo scritto al Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria per il Lazio – Abruzzo e Molise, al fine di avere un suo autorevole intervento allo scopo di allontanare con estrema urgenza dal penitenziario di Velletri
quei detenuti protagonisti di aggressioni, minacce e promotori di gruppi delinquenziali.
Le aggressioni che stanno scucendo tra detenuti, – continuano i sindacalisti – ci devono fare riflettere molto sul funzionamento del programma di trattamento, rieducazione ed inserimento del condannato nella società. Il dato di arroganza e prepotenza che molti detenuti stanno dimostrando di avere durante la loro permanenza nei penitenziari, arrivando anche a minacciare di morte il personale – come è successo ad un Ispettore di Velletri per avere fatto il suo lavoro con alto senso del dovere e di responsabilità – deve necessariamente essere preso in forte
considerazione, al fine di evitare che si possono creare dei gruppi delinquenziali.
Dalle segnalazioni che riceviamo dagli Istituti penitenziari di tutto il territorio Nazionale – continua Olanda – a causa della gravissima carenza di Agenti e dei vari Operatori Penitenziari e del sovraffollamento dei detenuti – – le carceri stanno diventando come se fossero delle polveriere
pronte ad esplodere.
Abbiamo chiesto al provveditore, – continuano i Sindacalisti – di mandare almeno 20 unità Polizia Penitenziaria presso la Casa Circondariale di Velletri per poter sopperire alle prime e necessarie esigenze dell’Istituto.
Concludono – Olanda e Borrelli – con un messaggio rivolto al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dicendogli che la Polizia Penitenziaria non ha più tempo per aspettare, che ha bisogno di provvedimenti urgenti, concreti ed immediati su come devono essere gestiti i Penitenziari, chiedendo, inoltre, quale ruolo devono avere gli Agenti nelle Carceri – se devono indossare una divisa, oppure un camice bianco.




Velletri, allarme carcere: mancano almeno 30 agenti di polizia penitenziaria

Lega e Sippe in visita al carcere di Velletri

Velletri – Nella mattinata di oggi l’Europarlamentare della Lega Matteo Adinolfi, accogliendo l’invito del SIPPE (Sindacato Polizia Penitenziaria), ha visitato il carcere di Velletri. La delegazione sindacale, costituita dal Presidente Nazionale Alessandro De Pasquale, dal Segretario Generale Carmine Olanda e dal Dirigente Nazionale Ciro Borrelli, in occasione della visita ha illustrato le criticità del carcere, in particolare dell’area sanitaria dove non sembrano ancora chiare alcune scelte organizzative duramente criticate dal sindacato ed esposte anche qualche giorno fa al Provveditore dell’amministrazione penitenziaria del Lazio. “Ho chiesto all’On. Adinolfi, afferma Carmine Olanda, un intervento concreto affinché il Parlamento Europeo possa conoscere le condizioni disumane in cui operano le donne e gli uomini della polizia penitenziaria, costretti a lavorare 8 ore al giorno in un ambiente poco salubre e sottopagati rispetto agli stipendi medi degli altri paesi europei”. Il carcere di Velletri, aggiunge Borrelli, registra una carenza di personale di circa del 22% rispetto all’organico previsto. Il Dipartimento dovrà inviare almeno 30 unità di polizia penitenziaria in modo da poter attuare seriamente i cambiamenti che starebbe adottando il nuovo comandante del reparto; cambiamenti a quanto pare inattuabili per la nota carenza di organico e il sovraffollamento dei detenuti . Adinolfi ha accolto le istanze del Sindacato al quale ha assicurato un suo intervento avendo a cuore le problematiche delle forze di polizia e lui stesso, come ipotizzato anche da Salvini, ritiene che la polizia penitenziaria debba essere trasferita alle dipendenze del Ministero dell’interno difendendo quindi una specializzazione della polizia di stato con funzioni di polizia dell’esecuzione penale.




VELLETRI, TUTTO SULL'OPERAZIONE INPUT: DROGA, TELEFONI E SCHEDE TELEFONICHE DENTRO IL CARCERE

Red. Cronaca
Velletri (RM)
– La mattina di venerdì 4 marzo, i Carabinieri della Compagnia di Velletri hanno dato esecuzione, nella provincia di Roma e Latina, a un provvedimento cautelare – emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Velletri dott.ssa Zsuzsa Mendola su richiesta della locale Procura diretta dal Dott. Francesco Prete – nei confronti di 14 soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di corruzione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti,  ricettazione di telefoni cellulari e schede telefoniche utilizzate dai detenuti nel carcere di Velletri e riciclaggio di autovetture.  Contestualmente, in collaborazione con il personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, sono state eseguite perquisizioni in alcune celle degli Istituti di Pena di Civitavecchia, Frosinone, Roma Rebibbia, Roma Regina Coeli, Campobasso, Viterbo e Spoleto.   

 
L’attività investigativa, condotta dalla Compagnia Carabinieri di Velletri e coordinata dal Sost.Proc. Dott. Giovanni Taglialatela, ha fatto venire alla luce condotte corruttive che permettevano l’introduzione all’interno del carcere di Velletri di sostanze stupefacenti, telefoni cellulari e schede telefoniche in uso ai detenuti eludendo i controlli. In particolare, nel corso delle indagini, è emersa la responsabilità di un agente di polizia penitenziaria, già agli arresti domiciliari perché tratto in arresto in flagranza di reato nel mese di febbraio 2015 e di un infermiere in servizio nella struttura penitenziaria, colpito dall’odierna misura. Le richieste pervenivano ai due pubblici ufficiali direttamente dai detenuti; questi ultimi tramite gli apparati cellulari illecitamente in uso nella cella si mettevano in contatto con i familiari per ordinare la droga e schede telefoniche che venivano smerciate nel carcere.

Per mesi i carabinieri hanno intercettato decine di detenuti che parlavano assiduamente con l’esterno della struttura con parenti, amici anche per proseguire nei loro traffici illeciti. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati nelle celle dell’istituto di pena di Velletri, anche in collaborazione con il personale della Polizia Penitenziaria, 6 apparati cellulari, 3 schede telefoniche e sostanza stupefacente tipo hashish, eroina e cocaina; in un’occasione nel corso di un’attività di perquisizione all’interno di una cella del carcere un detenuto ha ingerito due schede telefoniche, rinvenute e sequestrate a seguito di esame radiologico e successiva espulsione; nella circostanza è stato anche recuperato un apparato cellulare opportunamente occultato nel WC della cella, già intercettato dagli investigatori.

Dalle attività si è evidenziato un sistematico utilizzo da parte dei detenuti di telefoni cellulari all’interno delle celle mantenendosi in costante comunicazione con l’esterno (ben 15 schede telefoniche intercettate e intestate a soggetti ignari, spesso stranieri). Per questi il Giudice, condividendo l’impostazione della Procura, ha ascritto il reato di “Ricettazione”, considerando le SIM derivanti dall’attività illecita collegata al reato di “Sostituzione di persona”.
Come citato dal Giudice nel provvedimento cautelare, in alcune conversazioni si percepisce in maniera emblematica la dimensione del fenomeno; in una telefonata intercettata si percepisce che in una cella si utilizzano contemporaneamente 3 cellulari mentre in un’altra chiamata una voce femminile, come se stesse contattando un centralino, dice: Pronto…carcere di Velletri?, chiedendo informazioni su un parente detenuto che non sente da un po’ di giorni; naturalmente dall’altra parte c’era uno dei tanti detenuti utilizzatori clandestini dell’apparato che si è messo a disposizione della donna. In un’altra chiamata un detenuto parlando ad un parente riferisce che in serata chiamerà con una nuova scheda e poi aggiunge “adesso in cella siamo in tre tutti e tre a parlare al telefono”.
In altra circostanza un detenuto di sesso maschile trasferito presso l’istituto di pena di Viterbo ha portato con sé l’apparato telefonico intercettato dagli investigatori, introducendolo nelle parti intime. Cellulare che è stato successivamente recuperato e sequestrato grazie all’intervento del personale della Polizia penitenziaria di quell’Istituito.

Durante l’attività investigativa sono state rinvenuti e sequestrati a casa di un indagato alcuni “pizzini” eloquenti con i quali un detenuto comunica allo zio fuori dal carcere di fare riferimento ad un infermiere per introdurre in carcere materiale illecito:
“Caro zio……qui c’è un infermiere che mi viaggia già, gli do il tuo numero …… devi farmi entrare un telefono piccolissimo con due schede e un po’ di pasticche….”;
“Caro zio mi raccomando all’infermiere….ti chiamerà lui allora pasticche più che puoi telefoni e schede….”.

L’indagine, già in sé complessa per l’ampiezza delle prassi criminose sopra descritte, è stata resa più difficile dalla carenza di specifici strumenti normativi di repressione del fenomeno. In assenza di una specifica previsione normativa che vieta l’uso degli apparati cellulari da parte dei detenuti (condotta che comporta esclusivamente una violazione disciplinare interna per uso di “oggetto non consentito”) si è contestato il reato di ricettazione che ha imposto accertamenti più lunghi e laboriosi.
Al di là di questo aspetto preoccupa la verosimile diffusione del fenomeno che rende necessari maggiori e più serrati controlli tesi ad evitare che i detenuti possano continuare a gestire traffici illeciti servendosi di soggetti collegati dall’esterno. 
A carico di un indagato di Aprilia (LT) colpito da misura in carcere è stato rubricato altresì il reato di riciclaggio di automezzi rubati. Nel corso delle indagini, in collaborazione con i carabinieri del Reparto territoriale di Aprilia e grazie all’attività tecnica di intercettazione, sono state rinvenuti nella sua disponibilità e sequestrati 4 mezzi con telaio “ribattuto” e documenti contraffatti tra cui: 1 Smart, 1 mini Cooper, 1 carro attrezzi e 1 Lancia Y, risultati rubati rispettivamente in Roma, Albano Laziale e Latina.