YARA GAMBIRASIO: CONFESSIONI SHOCK DI MASSIMO BOSSETTI

di Angelo Barraco
 
Ci sono delle importanti novità sul caso Gambirasio e sull’unico indagato per l’omicidio che è Massimo Bossetti, Yara sparì il 26 novembra 2010 e il suo corpo venne trovato tre mesi dopo in un campo di Chignolo D’Isola. Le novità sono di estrema rilevanza e, se accertate, potrebbero dare conferme e aprire nuovi scenari sulla torbida vicenda che dal 2010 tiene con il fiato sul collo tutta Italia. Un detenuto, nei mesi scorsi, ha chiesto di poter parlare con gli inquirenti. Il motivo di tale colloquio? L’uomo avrebbe ricevuto delle confessioni da parte di Massimo Bossetti durante l’ora d’aria e alcuni stralci di confessione li avrebbe scritti nel sul diario. Quanto detto dal detenuto è stato messo a verbale il 12 dicembre scorso e contiene dei passi sconvolgenti ai fini dell’inchiesta poiché Bossetti avrebbe ammesso il delitto, avrebbe ammesso di avere un debole per Yara e avrebbe confessato al detenuto anche la presenza di una seconda persona che lo avrebbe aiutato nell’omicidio. Ciò apre nuovi scenari di indagine, e la ricerca del complice. Questi sono alcuni stralci delle confessioni di Bossetti rese al detenuto e che a sua volta il detenuto ha trascritto nel suo diario: “Le ho fatto cose … cose … ma non l’ho violentata! quando siamo arrivati a Chignolo l’ho presa in spalla come un sacco di cemento … il mio complice mi faceva da palo”. L’Avvocato Claudio Salvagni che difende Massimo Bossetti, dice che il detenuto è un calunniatore. Il Pubblico Ministero Letizia Ruggeri non avrebbe ritenuto attendibile la dichiarazione del detenuto. Altra novità in merito al caso della morte di Yara riguarda le ferite sul suo corpo, “Sul corpo di Yara c’erano diverse ferite, tutte provocate da un coltello o da un taglierino dalla lama molto affilata. Secondo il magistrato quei tagli erano pure e semplici sevizie”. 



CASO YARA GAMBIRASIO: MASSIMO BOSSETTI CAMBIA STRATEGIA

di Angelo Barraco

Caso Yara Gambirasio – La difesa di Massimo Bossetti verte verso un cambio di strategia. La difesa potrebbe chiedere il rito abbreviato condizionato, ciò è stato spiegato dal difensore di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni che ha dichiarato: “Escludo una richiesta di giudizio abbreviato secco. L'abbreviato condizionato è una possibilità da considerare”. L’abbreviato condizionato comporta per l’imputato uno sconto di un terzo della pena. In data 18 marzo scadono i 20 giorni dalla notifica dell’avviso della chiusura dell’inchiesta. Entro questa data Bossetti potrebbe chiedere di essere interrogato. A partire dal 21esimo giorno, teoricamente, il Pm può inoltrare la richiesta di rinvio a giudizio. Ricordiamo che Massimo Bossetti è l'unico indagato per l'omicidio di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 e rinvenuta cadavere tre mesi dopo in un campo di Chignolo D'Isola.




YARA GAMBIRASIO: MASSIMO BOSSETTI RESTA IN CARCERE

di Angelo Barraco

Caso Yara Gambirasio – I Giudici del Riesame di Brescia hanno respinto l’istanza di scarcerazione presentata dalla difesa di Massimo Bossetti. Il muratore quindi rimarrà in carcere. Questo è il quinto respingimento dei giudici di Brescia nei confronti di Bossetti; due volte ha avuto negata la scarcerazione dal gip di Bergamo, altre volte dal Riesame di Brescia e in un’occasione dalla Corte di Cassazione. Massimo Bossetti, al Tribunale, aveva detto di non aver mai visto Yara e aveva dichiarato a tal proposito: “Sono un padre di famiglia, non sono un assassino”. Il riesame ritiene il dna nucleare un grave indizio e che la mancanza tra la corrispondenza di dna mitocondriale trovato su Yara che non risulta essere di Bossetti “non è dirimente e non scalfisce l’estrema rilevanza e significatività dell’indizio grave”. Altri indizi a carico di Bossetti sono la corrispondenza dei filamenti trovati sul corpo di Yara e i filamenti del furgone di Bossetti. Ricordiamo che Yara sparì il 26 novembra 2010 e il suo corpo venne trovato tre mesi dopo in un campo di Chignolo D’Isola.




YARA GAMBIRASIO: AL VAGLIO DEI MAGISTRATI LE INTERCETTAZIONI DI BOSSETTI CON GLI ALTRI DETENUTI

di Angelo Barraco

I Magistrati stanno analizzando le intercettazioni ambientali effettuate in carcere tra Massimo Bossetti, in carcere per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, e gli altri detenuti. Bossetti dice: “Rischierò l’ergastolo, ma non confesso per la mia famiglia”. L’Avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni dice a tal proposito: “Non confessa, perché non ha fatto nulla. Non crolla, perché vuole dimostrare la sua innocenza”. Queste dichiarazioni potrebbero compromettere la già complessa e compromessa situazione giudiziaria di Massimo Bossetti che, pochi giorni fa, ha avuto un ulteriore elemento compromissorio; . L’analisi dei ris ha stabilito che i fili di stoffa trovati nella parte esterna dei leggings di Yara appartengono proprio  ai sedili dell’Iveco Daily di Massimo Bossetti. Questo importante indizio complica la posizione di Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso e accusato di omicidio. Il difensore dell’avvocato aveva incentrato dubbi sul dna ma il gip aveva spiegato all’avvocato che il dna era di Bossetti, questo tassello, oltre a complicare la posizione dell’accusato, mette in luce una posizione che veniva messa in ombra senza reali elementi. Ricordiamo che Yara sparì il 26 novembra 2010 e il suo corpo venne trovato tre mesi dopo in un campo di Chignolo D’Isola. Il 25 febbraio in un’udienza di Cassazione, la difesa di Bossetti farà una nuova richiesta di scarcerazione.




YARA GAMBIRASIO: SI AGGRAVA LA POSIZIONE DI MASSIMO BOSSETTI

di Angelo Barraco
Un esame effettuato dai Ris ha portato dei risultati che potrebbero dar un ulteriore conferma che ha un’importanza elevatissima sull’iter giudiziario di tutta la vicenda. La novità è che delle tracce di sedile del veicolo di Massimo Bossetti, unico indagato per l’omicidio di Yara, avrebbero avuto riscontro con quelle trovate nel corpo di Yara.  Il 26 novembre 2010 Yara sarebbe salita sul furgone di Massimo Bossetti. L’analisi dei ris ha stabilito che i fili di stoffa trovati nella parte esterna dei leggings di Yara apparterrebbero proprio  ai sedili dell’Iveco Daily di Massimo Bossetti. Questo importante indizio complica la posizione di Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso e accusato di omicidio. Il difensore dell’avvocato aveva incentrato dubbi sul dna ma il gip aveva spiegato all’avvocato che il dna era di Bossetti, questo tassello, oltre a complicare la posizione dell’accusato, mette in luce una posizione che veniva messa in ombra senza reali elementi. Ricordiamo che Yara sparì il 26 novembra 2010 e il suo corpo venne trovato tre mesi dopo in un campo di Chignolo D’Isola. Il 25 febbraio in un’udienza di Cassazione, la difesa di Bossetti farà una nuova richiesta di scarcerazione.
 




YARA GAMBIRASIO: QUEL SOSPETTO SU UN PARENTE

di Angelo Barraco

Yara Gambirasio: “l’assassino potrebbe essere un parente”, ecco quanto dichiarato da Sarah Gino, genetista forense a cui si è affidata la difesa di Massimo Bossetti, unico indagato per l’omicidio di Yara Gambirasio. Il medico, con alle spalle numerosi altri casi con il quale ha collaborato, sostiene che vi sono sette formazioni pilifere sul corpo di Yara che appartengono a soggetti diversi da Bossetti, dice che codeste persone non sono state identificate al momento, ma ciò che si sa è che due di questi hanno lo stesso dna mitocondriale ovvero che potrebbero appartenere a soggetti imparentati per via materna. La genetista sostiene che il dna maggioritario trovato è quello di Yara rispetto a quello di Massimo Bossetti. Sostiene anche che Yara, avvalorando questa tesi, potrebbe essere imparentata con il suo assassino.

Ricordiamo anche che da parte dei legali di Massimo Bossetti, unico indagato per l’omicidio di Yara Gambirasio, è stata presentata una seconda richiesta di scarcerazione per il loro assistito, richiesta respinta dal Gip di Bergamo. L’Avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni, ha motivato tale richiesta in 13 pagine in cui vi sono presenti tutti i dubbi che vanno dal DNA, alle prove scientifiche, dai peli rinvenuti al momento del ritrovamento del cadavere ai risultati riguardanti il furgone e i vestiti.

Ricordiamo che Yara Gambirasio scompare il 26 novembre 2010, intorno alle 18,30 esce dal palasport di Brembate di Sopra e da quel momento non si saprà più nulla di lei fino al 26 febbraio 2011, dove viene ritrovata per puro caso.




YARA GAMBIRASIO: NON SONO DI MASSIMO BOSSETTI I PELI RITROVATI SUL CORPO

Redazione

Colpo di scena nel caso dell'omicidio della piccola Yara. Non appartiene a Massimo Bossetti nessuno dei 200 peli ritrovati sul corpo di Yara Gambirasio. Lo sostiene la relazione fatta eseguire ai tecnici dell'Universita' di Pavia sulle tracce pilifere rinvenute sulla ragazzina e sul furgone del muratore. Del resto solo una decina di peli sono umani (e due della stessa persona, ma e' impossibile stabilire a chi appartengono). Intanto l'avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni, dice di essere stato contattato da una persona di un'altra regione, la quale ha raccontato che due mesi prima del rapimento della tredicenne aveva avuto delle trattative per affittare un appartamento di sua proprieta' a uno straniero che gli aveva raccontato di avere una fidanzata a Bergamo, che era minorenne, si chiamava Yara e faceva la ginnasta




YARA GAMBIRASIO: NESSUNA TRACCIA SU FURGONE E AUTO DI MASSIMO BOSSETTI

Redazione

Bergamo – Sul furgone di Massimo Bossetti non c'e' alcuna traccia riconducibile a Yara Gambirasio. Lo dice la relazione conclusiva dei Ris di Parma sui veicoli di proprieta' dell'uomo in carcere da sei mesi per l'omicidio della tredicenne, appena consegnata al pm Letizia Ruggeri. I tecnici hanno smontato pezzo per pezzo il furgone Iveco Daily cassonato verde chiaro e la sua Volvo V40 sequestrati il 1 luglio, e hanno controllato tutto, senza pero' trovare alcuna traccia utile alle indagini




YARA GAMBIRASIO: L'AVVOCATO SILVIA GAZZETTI RIMETTE IL SUO MANDATO

Redazione

Colpo di scena e sgretolamento nella difesa di Massimo Bossetti, in carcere per l'omicidio di Yara Gambirasio. Ha rimesso oggi il suo mandato l'avvocato Silvia Gazzetti, che era stata indicata d'ufficio lo stesso 16 giugno, giorno dell'arresto di Bossetti. Le motivazioni, spiegate in un comunicato, parlano di "inconciliabili posizioni rispetto a quelle espresse dal collega nell'ambito del collegio difensivo (Claudio Salvagni, ndr), in ordine all'adeguata condotta e alla linea difensiva da sostenere nella piena tutela degli interessi dell'indagato, alla luce delle quali appare ragionevole ritenere non piu' sussistenti le condizioni idonee a proseguire oltre lo svolgimento di un efficace, proficuo, e sereno patrocinio difensivo e tenuto altresi' conto dell'approssimarsi di importanti scadenze processuali".




YARA GAMBIRASIO: TESTIMONE RICONOSCE BOSSETTI NEL GIORNO DEL DELITTO

Redazione

Nuovo colpo di scena sul caso dell'omicidio della piccola Yara Gambirasio. Una testimone avrebbe riconosciuto Massimo Bossetti nei dintorni di casa Gambirasio la sera del rapimento di Yara Gambirasio. La donna, che nei giorni successivi al 26 novembre 2010, giorno del rapimento, aveva detto di avere notato due persone nascoste dietro un cespuglio.
  Ora le e' stata mostrata una foto di Bossetti risalente a quel periodo e avrebbe riconosciuto il muratore. Intanto domani mattina Bossetti sara' di nuovo interrogato dal pubblico ministero Letizia Ruggeri. Non si conoscono ancora i motivi che hanno spinto il magistrato a decidere per l'interrogatorio, ma forse potrebbero essere legati al nuovo riconoscimento.

  




YARA GAMBIRASIO: NULLA DA FARE PER MASSIMO BOSSETTI

di Angelo Parca

 Massimo Bossetti resta in carcere. Il tribunale del riesame di Brescia ha respinto il ricorso, presentato dai legali del muratore arrestato per l'omicidio di Yara Gambirasio, contro il rigetto dell'istanza di scarcerazione deciso dal gip del Tribunale di Bergamo, Ezia Maccora. All'udienza, a porte chiuse, martedi' scorso, aveva voluto partecipare lo stesso Bossetti. I giudici di Brescia avevano tempo fino a domani per sciogliere la riserva.

La morte di Yara – E' il 26 novembre 2010 quando Yara esce dalla palestra che dista poche centinaia di metri da casa e di lei si perdono le tracce. Tre mesi dopo, il suo corpo viene trovato in un campo abbandonato a Chignolo d’Isola, distante solo una decina di chilometri da casa. L’autopsia svela una ferita alla testa, le coltellate alla schiena, al collo e ai polsi. Nessun colpo mortale: era agonizzante, incapace di chiedere aiuto, ma quando chi l’ha colpita le ha voltato le spalle lei era ancora viva. Il decesso è avvenuto in seguito, quando alle ferite si è aggiunto il freddo.

Perizie e analisi –  Le analisi effettuate in laboratorionon hanno avuto esiti interessanti: nessuna traccia rilevante a carico di Bossetti.  

La prova del DNA – La prova del DNA in un processo ha un valore di indizio. Il test del DNA è stato replicato ben quattro volte dai Ris di Parma, Statale di Milano, Istituto di medicina legale di Pavia, San Raffaele di Milano, dando sempre identici risultati. Ma la traccia di codice genetico era molto piccola e non è certo che ci sia ancora del materiale genetico con cui si possa fare una nuova perizia come vorrebbe la difesa nominando anche dei suoi periti. 

Chi è Massimo Bossetti – Originario di Clusone, Massimo Giuseppe Bossetti ha 44 anni, è sposato e ha tre figli. L’uomo, senza precedenti penali, lavora nel settore dell’edilizia ed ha una sorella gemella. Il Dna lasciato sul corpo della vittima sarebbe sovrapponibile a quello di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 e ritenuto in base all’analisi scientifica il padre dello sconosciuto assassino al 99,9%. 

Il profilo genetico del presunto assassino è in parte noto. Per questo era stata riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999, che secondo gli esami scientifici risulta essere il padre del presunto assassino di Yara. Avere la certezza che l’autista è il padre dell’uomo che ha lasciato il proprio Dna sui vestiti di Yara non risolve il problema: trovare il killer, un presunto figlio illegittimo di cui non c’è traccia. L’ultima conferma sull’analisi scientifica arriva nell’aprile scorso contenuta nella relazione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, la stessa esperta che aveva eseguito l’esame sulla salma della giovane vittima. 

Una situazione decisamente incredibile per come ci si è arrivati e che adesso pesa come un macigno su quest'uomo che apparentemente sembrerebbe una persona legata alla sua famiglia e amante degli animali. Insomma un uomo comune come tutti e non un presunto assassino di una ragazzina innocente barbaramente uccisa. Chiunque sia l'assassino, difronte ad un omicidio così efferato non bisogna provare compassione per nessuno  ma cercare di accertare la verità dei fatti con lucidità e prove inconfutabili. Non con elementi flebili perché la famiglia di Yara Gambirasio cerca giustizia, lo ha detto fin dall'inizio: la loro figlia è stata uccisa e loro vogliono sapere chi è il colpevole.