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Trento, restituita alla città piazza Mostra: un salotto di quasi 6 mila metri quadrati

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Eccola la nuova piazza Mostra: laddove prima c’era un vuoto urbano, oggi c’è un salotto di quasi 6 mila metri quadrati, di cui oltre 4 mila pedonali (3 mila e cento in più di prima). Il verde invece occupa 1.800 metri quadrati, con un aumento di 200 metri quadrati rispetto al passato. Infatti le aiuole della piazza sono state ridisegnate e ampliate ma non ancora “allestite”: per la prossima primavera verrà completato il prato verde come già avvenuto davanti al castello.
 
Le fasi del cantiere. È questo il risultato di circa 620 giorni di lavori, iniziati il 16 giugno 2021 e suddivisi in varie fasi: durante l’inverno 2021-2022 è stato concluso l’intervento riguardante la modifica della viabilità carrabile, con l’allontanamento della sede stradale di via Bernardo Clesio dal castello del Buonconsiglio. Inoltre è stata rivista la  configurazione delle rampe di accesso al castello, che oggi ha un ingresso scenografico in continuità con la piazza ed è privo di barriere architettoniche.
 
A partire da aprile 2022 l’intervento si è concentrato sull’area della piazza e ha riguardato la parte più complessa del progetto, ovvero la sostituzione e l’integrazione della grande rete di sottoservizi. Inoltre è stata posata la nuova pavimentazione costituita da pietra rosso ammonitico e smolleri di porfido. I lavori hanno interessato una superficie pavimentata di circa 4 mila metri quadrati, a cui si aggiungono 1.800 metri quadrati di verde tra via Clesio e la piazza. Anche l’impianto di illuminazione è stato interamente rinnovato con corpi illuminanti a basso consumo energetico.
 
Alla piazza possono accedere solo le auto con il permesso disabili oppure con l’autorizzazione Ztl per le operazioni di carico e scarico.
Costi, impresa e progetto. Il costo dell’intervento è stato di un milione e 483 mila euro. Sono in fase conclusiva le valutazioni dell’istanza di rinegoziazione del contratto legata agli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali. Ad eseguire i lavori è stata l’impresa Boccher di Borgo Valsugana, il progetto di riqualificazione e la direzione lavori sono invece dell’architetto Michele Andreatta (studio Campomarzio), a suo tempo vincitore del concorso di progettazione bandito dall’Amministrazione comunale. Il coordinamento della fase attuativa è stato curato dal servizio Gestione e riqualificazione del patrimonio edilizio.
 
I lavori di completamento. Restano da ultimare la zona di piazza Sanzio davanti alla scuola primaria e la parte di via Clesio in corrispondenza dell’ex questura, non interessate dai lavori di questo appalto. Nel corso delle verifiche effettuate prima dell’avvio del cantiere sono state accertate alcune problematiche relative allo stato e alla funzionalità dei sottoservizi di fronte alla scuola elementare e in corrispondenza del rio Saluga che scorre, tombato, lungo via Clesio. La sistemazione e sostituzione dei sottoservizi avverrà nell’estate del 2023, dopodiché nel corso del 2024 si potrà procedere all’intervento di riqualificazione della piazza Raffaello Sanzio con un nuovo finanziamento di 300 mila euro. Quest’intervento prevede l’eliminazione della recinzione davanti all’edificio delle scuole progettate da Adalberto Libera e l’ampliamento della zona pedonale in continuità con via San Martino.
 
Il significato del nome. Perché piazza “Mostra”? Per capire il significato del nome bisogna andare a ritroso di cinquecento anni nella storia di Trento. A partire dal XVI secolo la città fu chiamata a partecipare alla difesa militare in seguito ad accordi con i conti del Tirolo. Per questo motivo vennero formate liste di uomini che dovevano essere addestrati alla pratica militare. A Trento il luogo delle esercitazioni era il piazzale antistante il castello del Buonconsiglio, nelle cui vicinanze c’era anche l’arsenale militare. Ai cittadini obbligati a prestare il servizio militare venivano quindi assegnate le armi per svolgere le “mostre”, ovvero le esercitazioni, agli ordini del capitano delle milizie. Il ripetersi di questa pratica ha determinato nel tempo la denominazione “piazza della Mostra”.

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In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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