TUBERCOLOSI: TORNA L’INCUBO IN ITALIA

di Christian Montagna

Castel Volturno (CE) – Dopo il recente avvenimento di cronaca ad Alghero, torna alta l’attenzione sull’incubo della tubercolosi che, già in passato, ha terrorizzato intere generazioni e decimato altrettante popolazioni. L’Osservatore d’Italia ha intervistato una giovane madre di Castel Volturno, in provincia di Caserta, che ha raccontato in esclusiva il calvario di suo figlio affetto da tubercolosi polmonare. Sia chiaro, nessun allarmismo e nessuna psicosi generale: l’obiettivo è unicamente quello di informare. I nomi dei protagonisti di questa vicenda non saranno volutamente resi noti per garantire la privacy, ma ciò che conta è il dettagliato racconto di una madre che tuttora combatte una dura battaglia per suo figlio. La tubercolosi (o tisi) è una malattia causata dal batterio Mycobacterium tuberculosis e colpisce principalmente i polmoni, sebbene possa interessare anche altri organi. Oggi, a differenza del passato, si assiste a una sua nuova diffusione soprattutto tra i carcerati ed i malati di HIV.


Sintomi, contagio e cura. I sintomi della tubercolosi sono l’ ingrossamento dei linfonodi, tosse, febbre, perdita di peso, stanchezza, inappetenza e sudorazione durante la notte. Se la malattia è invece in uno stato avanzato, si formano delle cavità nei polmoni e si può avere produzione di saliva e muco intrisi di sangue. Non di rado, la tubercolosi può essere scambiata anche per polmonite, ma le due patologie sono assolutamente differenti. In altri casi, invece, la malattia resta asintomatica e quindi non produce alcuna manifestazione evidente. Il contagio avviene da persona a persona attraverso goccioline di saliva emesse con starnuti, colpi di tosse o baci. L’ambiente domestico e lavorativo, così come i luoghi pubblici rappresentano le sedi più comuni di contagio. Una volta diagnosticata la malattia, nella maggior parte dei casi, un’adeguata terapia farmacologica riesce a risolvere efficacemente l’infezione, seppure vengano prescritti anche più farmaci da assumere per svariati mesi. Fondamentale alla riuscita della cura è l’osservanza di tutte le indicazioni mediche fornite: una piccola distrazione potrebbe infatti non debellare più l’infezione. Si parla invece di ricovero se si tratta di un bambino e si verificano gravi reazioni ai farmaci. Sui vaccini le opinioni sono discordanti: il BCG (Bacille Calmette-Guérin), viene utilizzato in diversi paesi per proteggere i bambini, ma non risulta ancora abbastanza efficace per adolescenti ed adulti. Al vaglio degli studiosi al momento potrebbero essercene altri idonei anche agli adulti.


Il caso a Castel Volturno. Era lo scorso anno, poco prima della Santa Pasqua, quando un giovane poco più che ventenne, che per rispetto della privacy non nomineremo, a Castel Volturno in provincia di Caserta, cominciava ad avvertire una tosse frequente. Nulla di preoccupante all’inizio, fino a quando, partito in Germania per lavorare in una pizzeria, la madre cominciava a notare qualcosa di strano: il giovane dimagriva a vista d’occhio e la tosse diventava cronica. I primi segnali di un malessere, che poi si rivelerà essere tubercolosi polmonare, oltre a tosse e dimagrimento, affioravano nel sistema respiratorio manifestandosi con una respirazione sempre più complicata, nonostante le cure di antibiotici e sciroppi. Tornato in Italia ed in seguito una radiografia, al torace risultava una pleurite. Da qui, un calvario durato mesi che ancora oggi pare non terminare. Antibiotici e cortisone diventano i principali ingredienti della dieta alimentare del giovane che a tutti i costi vuole sopravvivere. I medici dell’ospedale presso cui il giovane viene portato non ritengono necessario il ricovero.


“E’ tutto caotico in quei giorni” racconta la madre al nostro giornale: la pneumologa di Castel Volturno, contrariamente ai colleghi dell’ospedale, obbliga un ricovero per maggiori accertamenti. Passano mesi e mesi ma di una diagnosi certa ancora non vi è traccia. Possibile che non riesca a diagnosticare una tubercolosi?
Il ricovero viene posticipato e il giovane torna alla sua normale vita, continuando la cura a base di antibiotici e cortisone. Si reca presso un autolavaggio come operaio ed entra in contatto con numerosi clienti, tra cui immigrati ed extracomunitari che a Castel Volturno abitano da anni. Un andirivieni dal pronto soccorso del Pineta Grande durato diversi giorni, ore estenuanti di attesa in codice verde ma, la diagnosi è ancora lontana. In tutto ciò, il giovane continua ad essere a contatto con le altre persone. La risposta dei medici è ancora una volta quella di continuare la terapia a casa.


L’ultima volta che si reca in ospedale viene spedito con mezzi propri all’ospedale di Pozzuoli e da lì al Cardarelli. La paura comincia a palesarsi: la febbre non lo lascia più da diversi giorni, comincia ad avvertire lancinanti dolori ; viene chiamato per ben due volte il 118 ma, nulla da fare, non è opportuno per i medici tenerlo in ospedale. Con l’ausilio di un’amica di famiglia, viene ricoverato alla clinica Padre Pio di Mondragone con una broncopolmonite bilaterale, pleurite e pericardite: il giovane rischia la vita. Vengono effettuate tutte le analisi tra cui Tbc, aids e altre ancora, ma i risultati sono negativi. Il 23 Dicembre 2014 viene dimesso in convalescenza. Il 5 Gennaio del 2015, durante il tragitto per effettuare un ecodoppler si sente male, la respirazione si rallenta e la febbre sale. Nuovamente al Pineta Grande viene rispedito al Cardarelli perché, stavolta, la situazione è davvero allarmante. Arrivano in ospedale alle 16 ma la visita giunge a mezzanotte, mancano però i posti per poterlo tenere in ospedale.


La situazione si aggrava sempre di più e viene trasferito al Cotugno di Napoli, presso la Divisione di Malattie Infettive Respiratorie, dove, dal 29 Gennaio, viene ricoverato. La diagnosi arriva, seppure con eccessivo ritardo: il giovane ragazzo è affetto da tubercolosi polmonare con versamento pleurico. Il 13 Marzo 2015 viene dimesso ma la terapia di antibiotici, sei per l’esattezza, continua tuttora. Oggi, a distanza di pochi mesi, si fatica a tornare alla normalità: alcuni lavori gli risultano impraticabili, gli amici di sempre lo escludono perché l’ignoranza è sempre regina. La vita di questo ventenne è cambiata così come lo è quella dei suoi genitori che gli sono vicini più che mai in questa battaglia.


L’intervista al Sindaco di Castel Volturno. Raggiunto telefonicamente dal nostro quotidiano, il Sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo, verso cui più volte abbiamo espresso palesemente riconoscenza e stima in merito all’ operato sul territorio, ha assicurato che nel giro di poco tempo la famiglia del giovane affetto da tbc sarà convocata in Comune per garantire assistenza e supporto in questa fase delicata. Il Sindaco ha spiegato che metterà a disposizione tutte le sue potenzialità e possibilità per aiutare questa famiglia ad un più semplice reinserimento nella società. A livello amministrativo infatti si cercherà insieme di collaborare affinché questo giovane possa sentirsi sempre meno solo in questa ardua battaglia. Proprio in merito alla questione tubercolosi, il Sindaco si è reso disponibile a contattare Asl e associazioni operanti sul territorio affinché sia fatta la più trasparente delle informazioni. “L’importante però – ha ribadito il Sindaco – è che non si creino sterili allarmismi”.


L’Osservatore d’Italia al momento è in contatto con alcune associazioni sul territorio perché pare che questo caso non sia l’unico e che altri siano diffusi soprattutto tra gli immigrati. A breve, sapremo stimare con certezza il numero dei casi e avere una panoramica completa della zona. Al momento, non ci resta che accettare che l’incubo della tubercolosi è tornato in Italia.