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Ucraina, arrivano i super tank tedeschi e statunitensi. Orologio dell’apocalisse a 90 secondi dalla mezzanotte

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Antonov: “Le forze armate russe distruggeranno i carri armati M1 Abrams di fabbricazione statunitense e altri equipaggiamenti militari della Nato”

Dopo settimane di trattative e polemiche arriva la svolta sui tank per l’Ucraina: gli Stati Uniti sarebbero pronti a inviare gli Abrams M1, punta di diamante dell’equipaggiamento militare a stelle e strisce, e la Germania, dal canto suo, a fornire i Leopard finora negati.

Sono i carri armati a lungo invocati da Kiev per cambiare le sorti di un conflitto giunto ormai all’undicesimo mese e oggetto di uno scontro senza precedenti che ha rischiato di minare la coesione dell’Alleanza.

Le indiscrezioni sono arrivate dalla stampa: le notizie si sono letteralmente inseguite e alle rivelazioni del Wall Street Journal sulla fumata bianca americana hanno fatto seguito quelle dello Spiegel sulla virata tedesca. Olaf Scholz e Joe Biden avrebbero trovato l’accordo e il cancelliere, sotto pressione da giorni per aver rifiutato di far andare la Germania avanti da sola, nonostante il pressing degli americani, ottiene un importante risultato diplomatico.

E la replica di Mosca arriva con la voce dell’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov: le forze armate russe distruggeranno i carri armati M1 Abrams di fabbricazione statunitense e altri equipaggiamenti militari della Nato se verranno forniti all’Ucraina, ha promesso, secondo quanto riporta la Tass. Secondo Antonov, Washington vuole infliggere alla Russia una “sconfitta strategica”. E “l’analisi dell’intera sequenza delle azioni di Washington mostra che gli americani stanno costantemente alzando l’asticella dell’assistenza militare al loro governo fantoccio”. Secondo il rappresentante di Mosca, “se verrà presa la decisione di trasferire a Kiev gli M1 Abrams, i carri armati americani saranno senza dubbio distrutti come tutti gli altri equipaggiamenti militari della Nato”.

La vera svolta sull’invio dei carri armati, a stretto giro, si vedrà però sul terreno, dove gli ucraini potranno contare sulle “armi più forti” invocate stamani anche dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla sua prima bilaterale ufficiale con il neo ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. In ballo ci sono pe ora “un numero consistente” di Abrams americani e 14 Leopard 2A6 provenienti dalla Bundeswehr. Ma la Germania, alle prese con un inventario, sta valutando le possibilità dell’industria, e Rheinmetall ha già fatto sapere di poter inviare 139 Leopard. Abc News ha poi reso noto che con l’ok di Berlino altri 12 Paesi europei (Polonia in testa) sarebbero pronti a inviare almeno altri 100 superpanzer tedeschi (ne servirebbero 5-600 all’esercito di Kiev per lanciare una vera controffensiva e recuperare i territori persi, secondo le stime di Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa). La progressiva apertura della Germania dopo la divisione registrata a Ramstein – dove il segretario della Difesa americano Lloyd Austin ha dovuto chiudere il vertice del gruppo di contatto sull’Ucraina con un nulla di fatto, il 20 gennaio scorso – si era già avvertita nelle parole di Pistorius: i partner potranno iniziare ad addestrare gli ucraini all’uso dei Leopard, aveva detto di prima mattina a Berlino. Inoltre Varsavia ha già inviato alla Repubblica federale la richiesta di autorizzare l’invio dei Leopard a sua disposizione, e dalla cancelleria è trapelata la volontà di dare l’ok già domani. È l’intesa con Washington, però, che ha accelerato la comunicazione della decisione berlinese. Scholz aveva infatti chiarito a Joe Biden nei giorni scorsi al telefono – lo ha raccontato la Bild – che la Germania sui superpanzer sarebbe andata avanti soltanto “insieme”. Il cancelliere ne ha fatto un principio inderogabile, affiancato alla condizione – pure ripetuta quotidianamente – che “la Nato non diventi parte del conflitto”. Dopo aver già concesso i blindati Marder agli ucraini, a fronte della decisione di Washington di inviare i carri leggeri del tipo Bradley, il leader socialdemocratico ha rifiutato di andare avanti da solo sui Leopard, negando quell’autorizzazione chiesta a gran voce (perfino dai suoi alleati di governo e dall’opposizione) alla consegna dei superpanzer tedeschi. Il Kanzler aveva messo un paletto: per il suo sì, Washintgon avrebbe dovuto garantire gli Abrams, ma l’amministrazione Biden aveva respinto la richiesta. Troppo costosi, troppo complicati da usare e troppo difficile la logistica, aveva argomentato. Poi il ripensamento, malgrado le perplessità del Pentagono. Per il Wall Street Journal il via libera ufficiale di Washington potrebbe avvenire già in settimana, proprio “nell’ambito dell’accordo con i tedeschi”.

I due volontari britannici Chris Parry e Andrew Bagshaw, dichiarati scomparsi in Ucraina due settimane fa, sono stati uccisi mentre tentavano un’evacuazione umanitaria da Soledar, nell’est del Paese. Lo ha dichiarato la famiglia di Parry in una nota rilasciata dal Foreign Office citata da Sky News. Parry, 28 anni, è stato visto l’ultima volta lasciare Kramatorsk per Soledar con Bagshaw prima che i contatti venissero persi questo mese. Ora è arrivata la notizia della morte, dopo che l’11 gennaio i mercenari Wagner avevano riferito di aver trovato il corpo di uno dei due volontari, con addosso i passaporti di entrambi.

Il mondo non è mai stato così vicino all’Armageddon – Orologio dell’apocalisse a 90 secondi dalla mezzanotte

L’Orologio dell’Apocalisse segna solo 90 secondi alla mezzanotte, ovvero alla catastrofe.

Con la guerra in Ucraina e l’accentuarsi dei timori di una tragedia nucleare, le lancette del ‘Doomsday Clock’ sono state spostate quest’anno in avanti rispetto ai 100 secondi del 2022, segnalando l’avvicinarsi del giorno del giudizio per l’umanità.

“Viviamo in un periodo di pericolo senza precedenti, e l’Orologio dell’Apocalisse riflette questa realtà”, ha spiegato Rachel Bronson, il numero uno del Bulletin of the Atomic Scientists, l’organizzazione che annualmente tiene il polso dei pericoli di un olocausto nucleare e non solo. L’avvicinarsi dell’Armageddon è imputabile “in gran parte, ma non solo, all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e al rischio crescente di un’escalation nucleare”, hanno scritto gli scienziati, che quest’anno per la prima volta hanno diffuso il comunicato con la loro decisione anche in russo e in ucraino nel tentativo di far arrivare il monito alle capitali più interessate.

“Il governo americano, i suoi alleati della Nato e l’Ucraina hanno molteplici canali di dialogo. Chiediamo ai leader di esplorarli” così da poter spostare le lancette indietro e allontanare la fine, ha aggiunto Bronson. L’Orologio dell’Apocalisse “suona l’allarme per tutta l’umanità. Siamo sull’orlo del precipizio ma i nostri leader non agiscono ad una velocità sufficiente per assicurare un pianeta in pace e vivibile”, ha denunciato l’ex alto commissario dell’Onu per i diritti umani Mary Robinson. Le ha fatto eco l’ex segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: “Siamo vicini alla mezzanotte e questo mostra come il mondo è divenuto più pericoloso sulla scia della pandemia, del clima e della scandalosa guerra della Russia in Ucraina”.

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Guerra, alta tensione. L’Inghilterra: “All’Ucraina proiettili anticarro con l’uranio impoverito”. Russia: “Scontro nucleare a pochi passi”

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La Gran Bretagna intende fornire all’Ucraina anche munizioni anticarro perforanti ad alto potenziale contenenti uranio impoverito. La rivelazione è stata fatta dalla baronessa Annabel Goldie, viceministro della Difesa nel governo Tory di Rishi Sunak. Immediata la replica di Mosca. Vladimir Putin, al termine del colloquio con Xi Jinping, ha detto che la Russia reagirà, mentre il ministro degli Esteri Lavrov minaccia la Gran Bretagna sostenendo che, se dovesse fornire munizioni all’uranio impoverito, “finirà male per Londra”. Ancora più duro il ministro della Difesa Sergei Shoigu: “Dopo le dichiarazioni britanniche, lo scontro nucleare è a pochi passi”. Il New York Times rivela invece che la Cina ha venduto alla Russia droni e componenti per oltre 12 milioni di dollari dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.

Se la Gran Bretagna dovesse fornire munizioni all’uranio impoverito all’Ucraina, “non c’è dubbio che finirà male” per Londra. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in un’intervista alla tv Rossiya-1 citata dalla Tass. “Non sarei sorpreso da questo sviluppo, se questa (consegna) avvenisse effettivamente, ma non c’è dubbio che finirà male per loro”, ha detto Lavrov. Di queste forniture “non ne ho sentito parlare, ma non sarei sorpreso da nulla, perché hanno completamente perso il senso dell’orientamento riguardo alle loro azioni al modo in cui minano la stabilità strategica in tutto il mondo”, ha chiarito.

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Putin e XI, tutto pronto per il “faccia a faccia” di questa sera

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Poche ore prima del loro incontro a Mosca, i presidenti di Russia e Cina, Vladimir Putin e Xi Jinping, hanno pubblicato oggi editoriali paralleli sulla stampa del loro interlocutore – Putin sul Quotidiano del Popolo, Xi sulla Rossiyskaya Gazeta – per sottolineare la loro alleanza strategica e spiegare quello che Putin ha definito il “ruolo costruttivo” di Pechino nella “soluzione della crisi ucraina”.

Putin ha detto che nutre “grandi speranze” sulla visita del presidente Xi Jinping a Mosca, la prima dal lancio della sua “operazione militare speciale”, a febbraio 2022, contro l’Ucraina.

“In relazione agli eventi che si stanno verificando in Ucraina, per comprendere la loro origine e le vere cause, accogliamo con favore la volontà della Cina di svolgere un ruolo costruttivo nella risoluzione della crisi”, ha scritto il presidente russo, che secondo il programma diffuso dal Cremlino dovrebbe avere un primo faccia a faccia informale con Xi già questa sera e un altro ufficiale domani, al quale seguirà una dichiarazione congiunta e la firma di vari accordi e documenti di cooperazione.

L’articolo di Xi, più incentrato sulla guerra in Ucraina, punta a trovare un equilibrio difficile tra l’appello alla pace e l’evitare le critiche aperte alla Russia.

Pechino ha negato le accuse di Stati Uniti e Nato secondo cui sta considerando la fornitura di armi per aiutare l’aggressione di Mosca a Kiev, che Putin continua a insistere come “alimentata dall’Occidente”. Il piano di pace della Cina, che prevede il rispetto della “sovranità di tutti i Paesi” e la fine di eventuali sanzioni, è “costruttivo” e promuove una “soluzione politica”, ha affermato Xi, per il quale “i problemi complessi non hanno soluzioni semplici”. Ma la fine della guerra garantirebbe “la stabilità della produzione globale e delle catene di approvvigionamento”.

E la soluzione si può trovare “se tutti sono guidati dal concetto di sicurezza comune, globale, congiunta e sostenibile, e continuano il dialogo e le consultazioni in modo paritario, prudente e pragmatico”, ha scritto ancora Xi, riepilogando la posizione di Pechino sulla vicenda. Il partenariato economico è una “priorità” per Cina e Russia, ha aggiunto ancora il presidente cinese, assicurando che le parti puntano a “una partnership omnicomprensiva”, efficace in un mondo minacciato da “atti di egemonia, di dispotismo e di bullismo”.

Russia e Cina stanno combattendo “minacce comuni”, ha osservato Putin, mentre il loro rapporto diventa “costantemente più forte” ed è al “livello più alto della loro storia”. La visita di Xi, ha detto, costituisce un “evento storico” che “riafferma la natura speciale del partenariato Russia-Cina”. Il presidente russo descrive quindi Xi un “buon vecchio amico” con il quale “abbiamo raggiunto un livello di fiducia senza precedenti nel nostro dialogo politico, la nostra cooperazione strategica è diventata di natura veramente globale ed è alle porte di una nuova era”.

“Proprio prima dell’inizio della visita di Stato di Xi, Putin ha fatto il suo primo viaggio nella città ucraina occupata di Mariupol, più che simbolica per l’invasione russa, in un altro apparente tentativo di segnalare che ha il sostegno di Pechino”, ha notato con l’ANSA una fonte diplomatica. Tuttavia, piuttosto che spingere Putin a ritirarsi dall’Ucraina, Xi – per alcuni osservatori – userà l’incontro con il presidente russo per sviluppare il partenariato strategico bilaterale. Al fine di rafforzare l’immagine di parte neutrale interessata alla pace, Xi dovrebbe poi parlare in modalità virtuale con l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa, probabilmente dopo il suo viaggio a Mosca, ha riportato nei giorni scorsi il Wall Street Journal.

In Russia da oggi a mercoledì, il presidente Xi Jinping rafforzerà i suoi rapporti con Putin, partner sempre più dipendente da Pechino ma anche sempre più imprevedibile. “Una missione per la pace”, l’ha presentata venerdì il ministero degli Esteri cinese, collegandola alla guerra di Mosca contro l’Ucraina. Forte dell’inedito terzo mandato consecutivo appena ricevuto alla presidenza della Repubblica popolare dopo l’altrettanta storica terza segreteria di fila del Partito comunista di ottobre, Xi ha deciso di iniziare le visite all’estero del nuovo decennio da Mosca, proprio come fece 10 anni fa una volta conquistato il vertice istituzionale del Paese.

Il suo incontro con Putin sarà il 40/mo di persona, a sottolineare la continua importanza della sua intesa russa anche se il viaggio rischia di mettere a repentaglio altri obiettivi di politica estera, tra cui quelli di evitare che le relazioni della Cina con gli Stati Uniti sfuggano da ogni controllo e di tutelare i rapporti con Bruxelles con cui Pechino sta cercando di far avanzare ulteriormente la cooperazione economica e commerciale. La Cina ha ancora bisogno dell’accesso ai mercati, alla tecnologia e al capitale occidentali per ritornare ad una crescita robusta, la vera fonte di legittimità del Pcc. Il Cremlino, invece, è sempre più dipendente dal Dragone per l’acquisto di petrolio e gas di fronte alle sanzioni occidentali, ma rivendica la sua capacità di manovra.

La Casa Bianca si prepara alla visita in una posizione attendista: “Vedremo cosa emergerà da questo meeting”, afferma il portavoce della Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ma se emergerà la richiesta di una tregua in Ucraina sarà “inaccettabile” perché significherebbe “ratificare le conquiste fatte fino a oggi dalla Russia” e “concedere più tempo a Putin”. Da quando Mosca ha attaccato l’Ucraina oltre un anno fa, Pechino ha evitato qualsiasi condanna mantenendo una posizione ambigua. Qualsiasi presa di distanza significativa da Mosca avrebbe un contraccolpo che la Cina non può permettersi: è possibile che la leadership comunista stia cercando un migliore equilibrio tra il duplice obiettivo di raggiungere la stabilità nelle relazioni con l’Europa e garantire che la Russia non perda la guerra, rimanendo allineata con la Cina, essenziale per i piani di Xi sui nuovi assetti mondiali a danno degli Usa. “Xi si rifiuterà di mettere il suo nome su qualsiasi cosa possa causare un contraccolpo economico all’Occidente”, ha aggiunto la fonte diplomatica. Mentre Hu Xijin, ex direttore del Global Times, tabloid nazionalista del Quotidiano del Popolo, ha osservato che “gli Usa forniscono la ragione e l’energia per continuare la guerra ucraina”. Invece, la Cina “fornisce la razionalità e la speranza per porvi fine”, ha scritto Hu su Twitter.

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Cronaca

Finlandese al timone della European Training Foundation, agenzia UE a Torino

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Il Parlamento Europeo ha approvato la nomina della signora Pilvi Torsti a nuova direttrice della European Training Foundation (ETF), agenzia dell’Unione europea con sede a Torino che sostiene lo sviluppo del capitale umano nei paesi vicini all’UE. Torsti è un’esperta di politiche dell’educazione con una vasta esperienza nel settore pubblico, nel mondo accademico e nella società civile; prima della sua nomina, è stata Segretario di Stato in tre ministeri della Finlandia: il Ministero dell’Istruzione e della Cultura (2013-2015), il Ministero del Lavoro e degli Affari Economici e il Ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni (2019-2023). Dal 2017 al 2019, Pilvi Torsti è stata deputata e membro delle Commissioni Istruzione e Futuro del Parlamento finlandese. Ha conseguito un dottorato di ricerca in scienze sociali presso l’Università di Helsinki ed è co-fondatrice dello United World College a Mostar, in Bosnia ed Erzegovina. Inoltre, ha fondato HEI Schools, una società di formazione di proprietà dell’Università di Helsinki, dove è professore a contratto dal 2012 ed è stata nominata Professore a contratto dell’Anno nel 2020. Ha numerose pubblicazioni in attivo, e più recentemente ha co-curato una serie di articoli su una visione globale dell’educazione. Dal 2013 è membro del programma Eisenhower Fellowship, che le garantisce l’accesso a una rete di esperti globale diversificata ed influente.
 
Il Direttore generale per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione della Commissione europea, Joost Korte, ha accolto con favore la nomina di Pilvi Torsti, affermando: “La nomina di Pilvi Torsti a nuova direttrice dell’ETF arriva in un anno molto speciale, l’Anno europeo delle competenze. Torsti metterà la sua ricca esperienza a disposizione di questo ruolo importante e sono fiducioso che darà un contributo significativo agli sforzi dell’ETF per migliorare lo sviluppo delle competenze nel vicinato della UE e nel promuovere l’Agenda europea per le competenze.”
 
Commentando il suo nuovo incarico, nomina, Pilvi Torsti ha dichiarato: “Sono onorata ed entusiasta di essere stata nominata nuova direttrice dell’ETF, un luogo che riunisce tutto ciò che ho fatto nella mia vita professionale negli ultimi 25 anni: ricerca, istruzione, costruzione concreta della pace e politiche pubbliche orientate al futuro, incluso lo sviluppo delle competenze. Credo che l’istruzione sia il modo più efficiente per cambiare il mondo a lungo termine. Non vedo l’ora di sostenere i paesi con cui l’ETF collabora nel settore dello sviluppo del capitale umano, che è diventato così essenziale per il futuro dell’Europa e del mondo in generale.” Xavier Matheu, attuale direttore ad interim dell’ETF, si è detto “lieto di presentare a tutti voi Pilvi Torsti, nuova direttrice dell’ETF. Pilvi è una professionista riconosciuta con una vasta esperienza nella riforma della politica dell’istruzione in Finlandia ed è stata attiva nel settore della formazione in Bosnia ed Erzegovina dagli anni ‘90. La sua esperienza nel settore dell’istruzione e nello sviluppo delle competenze a livello globale la rende un’aggiunta unica alla nostra squadra. Lo stile di guida energica ed orientata agli obiettivi di Pilvi guiderà ETF verso il raggiungimento dei propri fini. Diamo il benvenuto a Pilvi come nuova Direttrice e le auguriamo il meglio per il suo nuovo ruolo”.
 
Pilvi Torsti entrerà in servizio il 16 aprile 2023; un’altra autorevole esperta finlandese, Erja Kaikkonen, dirige dal 2021 il Dipartimento Politiche ed Informazione Pubblica dell’Agenzia.  L’European Training Foundation è l’agenzia della UE che sostiene i paesi che circondano l’Unione europea nella riforma dei loro sistemi di istruzione, formazione e mercato del lavoro.Attualmente collabora con 28 Paesi partner, principalmente nel contesto delle politiche di allargamento e di vicinato dell’Unione. Dispone di uno staff di 130 addetti, per un bilancio di circa 20 milioni di euro; la sede è a Villa Gualino, a Torino da quando è diventata operativa nel 1994.



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