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Cronaca

Vandalismi e minacce nel corteo pro-Palestina a Milano: violenza che tradisce la causa

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Durante la manifestazione per Gaza, atti vandalici e scritte intimidatorie hanno oscurato il messaggio di pace, suscitando condanne trasversali e preoccupazione per la deriva dell’attivismo radicale

Si è trasformato in un pomeriggio ad alta tensione il corteo nazionale pro Palestina andato in scena ieri nel cuore di Milano. Circa 10.000 manifestanti hanno sfilato da Piazza Duca d’Aosta fino all’Arco della Pace, chiedendo lo stop immediato dei bombardamenti nella Striscia di Gaza, la fine del blocco umanitario e la ricostruzione dei territori distrutti.

La manifestazione, indetta da associazioni palestinesi e sindacati di base, ha registrato la partecipazione anche di sezioni dell’Anpi, collettivi studenteschi, centri sociali e partiti della sinistra extraparlamentare. Gli slogan scanditi lungo il percorso parlavano chiaro: “Stop al genocidio”, “No alla deportazione del popolo palestinese”, “Sì al cessate il fuoco”.

Ma la protesta ha vissuto momenti di forte tensione, con atti vandalici nei confronti di filiali bancarie e negozi multinazionali. In Piazzale Lagosta, una filiale è stata imbrattata con la scritta shock “Spara a Giorgia”, riferita alla premier Giorgia Meloni. In via Trau, ignoti hanno bruciato una telecamera di sorveglianza e imbrattato le vetrine con la scritta “No riarmo”. Colpite anche altre sedi bancarie e un supermercato.

Nel tratto compreso tra piazzale Baiamonti e via Volta, il corteo è degenerato in scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Lanci di bottiglie, vernice, vetrine infrante e fumogeni hanno richiesto l’intervento in assetto antisommossa. Sette persone sono state fermate per identificazione, e in serata i manifestanti hanno improvvisato un presidio per chiederne la liberazione.

Dura la condanna da parte dell’esecutivo. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in una nota diffusa da Palazzo Chigi, ha parlato di “gesti inaccettabili e indegni in un Paese democratico” e ha espresso “piena solidarietà alle forze dell’ordine e preoccupazione per il clima d’odio che si sta alimentando in alcuni ambienti estremisti”.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha garantito “massima fermezza contro chi trasforma la protesta in violenza urbana” e ha annunciato “l’identificazione di ulteriori responsabili grazie alle immagini delle telecamere”.

Più sfumate le posizioni delle opposizioni. Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, pur condannando le frange violente, ha ricordato che “il diritto a manifestare per la pace va garantito e ascoltato. I disordini non devono oscurare le legittime istanze di chi chiede di fermare la guerra”.

Anche Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha preso le distanze dalle azioni violente ma ha difeso la mobilitazione pacifica: “La scritta contro la premier è gravissima, ma non si criminalizzi l’intero corteo. C’è un’emergenza umanitaria che scuote le coscienze”.

Intanto, si moltiplicano gli appelli delle associazioni promotrici affinché “non si strumentalizzino gli episodi isolati per delegittimare la richiesta di pace”. Secondo quanto riferito dal Coordinamento Palestina Libera, “la manifestazione era pacifica, i tafferugli sono opera di pochi, ma la repressione rischia di diventare il solo linguaggio accettato dal governo”.

Nel frattempo, i sette fermati sono ancora in attesa di provvedimenti, mentre le indagini sui danneggiamenti proseguono. L’atmosfera in città resta tesa, anche in vista di nuove mobilitazioni annunciate per il prossimo fine settimana.

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