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di Simonetta D'Onofrio
Venezia – Il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, ha commissariato il Consorzio Venezia Nuova, che è incaricato di costruire il Mose, il sistema di dighe mobili progettato per scongiurare il fenomeno dell’acqua alta nella laguna veneziana.
La decisione ha fatto seguito alla richiesta del presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, che circa un mese fa ha ritenuto che le sostituzioni ai vertici del consorzio, dopo gli arresti dello scorso giugno, non siano state sufficienti per scongiurare la possibilità di reiterare i comportamenti delittuosi che sono stati al centro dell’inchiesta. In luogo degli amministratori del consorzio, il prefetto ha indicato il vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate, Luigi Magistro, e il professore di Ingegneria strutturale e geotecnica al Politecnico di Torino, Francesco Ossola.
Il consorzio Venezia Nuova è stato al centro di un fitto traffico di finanziamenti illeciti, mazzette e tutta una serie d’illeciti di tipo amministrativo. Sono stati arrestati il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, l’ex ministro e governatore del veneto, Giancarlo Galan, e altre trentatré persone, con un centinaio d’indagati.
La notizia del commissariamento non ha però trovato l’adeguata copertura mediatica che meriterebbe. In questo provvedimento mette in luce due aspetti da non sottovalutare. Il primo è che la rete d’interessi è così fitta che non si toglie decapitando le società coinvolte. Aver messo Mauro Fabris e Hermes Redi al posto occupato prima da Giovanni Mazzacurati, vero deus ex machina del sistema illecito, due persone non coinvolte nell’inchiesta, non garantiva (a detta di Cantone e Pecoraro) che il consorzio potesse non ricadere nelle pratiche corruttive.
La seconda osservazione che la vicenda ci suggerisce è la relatività dell’importanza di una notizia. Il commissariamento del consorzio non è meno importante degli arresti di giugno, quando la vicenda giudiziaria ha iniziato. Il provvedimento odierno rappresenta, in sintesi, una prima sentenza di condanna dell’intero sistema.
Il gran rumore generato però dall’inchiesta chiamata “Mafia Capitale”, che ha fatto scoprire un altro sistema non meno illecitamente organizzato rispetto a quello veneziano, ha oscurato il commissariamento, ponendolo in secondo piano rispetto all’altro commissariamento di questi giorni, quello che ha visto il Premier Matteo Renzi congelare la struttura capitolina del Partito Democratico, ponendone a capo, provvisoriamente, il Presidente del partito, l’altro Matteo del Nazzareno, Orfini.
Ed è proprio dalla mail settimanale che Renzi, da quando era solo sindaco di Firenze, invia ai suoi sostenitori che è stata rilanciata la notizia del commissariamento veneziano, quasi a voler spostare l’attenzione dalle vicende romane, per evitare che il lievitare mediatico possa travolgere Marino e la sua giunta.