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Darksiders 3, l’apocalisse continua con Furia

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Dopo il lungo e travagliato percorso della software house che ha ideato la saga, ecco arrivare sulle console di attuale generazione e su Pc Darksiders 3, l’attesissimo nuovo capitolo della serie apocalittica più amata dal grande pubblico. Se in Darksiders il grande protagonista era Guerra, in Darksiders 2 si potevano vestire i panni di suo fratello Morte, stavolta invece i giocatori interpreteranno Furia, definita dai suoi stessi creatori come il più imprevedibile ed enigmatico dei cavalieri dell’apocalisse. A differenza dei fratelli, Furia è una maga e utilizza principalmente armi veloci ed eleganti, elemento questo che rende il gameplay di Darksiders III alquanto diverso da quello visto nei videogiochi precedenti.

Ma veniamo alla trama

Il titolo inizia lì dove la storia si era interrotta nel 2012, con Guerra al cospetto dell’Arso Consiglio che lo accusa di tradimento. Furia, che per sua natura è ambiziosa e desidera ardentemente essere al comando dei cavalieri e riabilitarne il nome, decide di servire ancora una volta il Consiglio e si mette alla ricerca dei Sette Peccati Capitali, entità che mettono a repentaglio il preziosissimo equilibrio tra le forze del Caos e quelle dell’Ordine. La protagonista si dirige quindi sulla Terra, ormai distrutta dalla guerra tra Paradiso e Inferno, alla ricerca di Invidia, Ira, Avarizia, Accidia, Lussuria, Gola e Superbia, nascosti ciascuno agli angoli di un mondo di gioco vasto, denso di pericoli e perfettamente interconnesso. Dopo le avventure di Guerra e Morte era da anni che gli appassionati aspettavano d’interpretare un nuovo cavaliere dell’apocalisse, e Furia, durante le nostre prove, ha saputo conquistarci a partire dalla prima cutscene.

La protagonista infatti è carismatica, tagliente e ironica, un carattere quasi all’opposto di quelli dei suoi fratelli che spesso impersonano il ruolo dell’eroe maledetto.

In Darksiders 3 non solo la protagonista è molto ben caratterizzata, ma una volta in suo controllo viene subito fuori come il team di Gunfire Games abbia voluto confezionare un’esperienza di gioco davvero diversa dalle precedenti senza però stravolgere le dinamiche e i lati positivi che hanno reso famoso il brand. Darksiders 3 si distacca dal secondo episodio tanto quanto questo si allontanava dal primo, e se l’epopea di Guerra era una fusione tra Zelda e un action hack ‘n’ slash, e quella di Morte un misto tra l’epopea di Link, GDR loot based, e i Prince of Persia 3D, il nuovo capitolo della serie decide di mischiare ulteriormente le carte unendo sposando un cammino che strizza l’occhio ai Souls-like, quindi alla moda e in linea coi tempi. Si tratta di una scelta quantomai sensata, visto che la storia di Furia è un altro prequel di sorta, che si svolge nel bel mezzo del primo capitolo (subito dopo la cattura di Guerra per l’esattezza) e si limita a chiarire alcuni fattori della narrativa di fondo, senza andare a stravolgere gli avvenimenti degli altri giochi.

Evitare una struttura eccessivamente dispersiva in favore di una mappa interconnessa è una scelta perfettamente adeguata per un simile pezzo del puzzle; la natura del gioco non significa però che manchi una trama di fondo discretamente interessante: Furia è forse la più “umana” dei cavalieri, e l’intera avventura è una sorta di “arco del personaggio” che la vede superare a suo modo un’iniziale tendenza alla megalomania e alla rabbia ingiustificata. Non si tratta certo di una campagna straordinaria dal punto di vista narrativo, ci teniamo a precisarlo, eppure è piacevole osservare lo sviluppo di una protagonista imperfetta al punto da risultare antipatica durante le prime battute, e tentare di carpire ogni segreto riguardante il complesso background su cui il titolo poggia.

Non è solo la caratterizzazione della protagonista a risultare davvero ben fatta, ma anche l’evoluzione e il ruolo che i vari protagonisti dei capitoli hanno ricoperto nel corso degli anni: se Guerra era il condottiero tutto armatura e forza fisica, dunque, e Morte l’agile assassino, Furia veste gli abiti della maga, e quindi è il personaggio inizialmente più svantaggiato che avanzando ottiene però le abilità più potenti e variegate all’interno della squadra di avventurieri.

In Darksiders 3 si ha in pratica per le mani una combattente inizialmente molto limitata, armata solo di frusta e combinazioni molto semplici, che acquisisce gradualmente poteri estremamente interessanti, capaci di variare notevolmente il gameplay.

Queste capacità si chiamano Hollow, poteri elementali che una volta acquisiti le permettono di utilizzare armi secondarie dedicate, magie che sfruttano una speciale Barra della Collera, ovviamente ricaricabile a forza di nemici uccisi, e abilità di navigazione ben realizzate senza le quali non è possibile gironzolare liberamente per l’estesa mappa del mondo.

La capacità di Furia di cambiare elemento e di sferrare colpi in base alle armi fornite da esso non è il fulcro del combattimento, perché se si va ad analizzare nel dettaglio la sua lista di abilità, si scopre un sistema complessivamente più limitato rispetto a quello più action dei predecessori. Ciò che rende le battaglie di Darksiders III sensibilmente superiori a quelle viste in passato è una netta impennata della curva di difficoltà. La varietà di avversari trovata nel gioco, poi, è impressionante, così come notevoli sono la loro agilità e il numero di attacchi con cui possono colpire Furia di sorpresa. La tendenza Souls-like inserita nel titolo ha perciò influenzato nel profondo lo sviluppo, ad esempio i danni inflitti dagli avversari sono abbastanza importanti da rendere le morti improvvise un’eventualità tutt’altro che sottovalutabile.

Diversamente da quanto visto in passato, poi, non è possibile poter semplicemente travolgere orde di avversari grazie alla potenza degli attacchi: schivare, contrattaccare e memorizzare attentamente i pattern è un obbligo per non diventare carne da macello. Nel corso dell’avventura si potranno incontrare gli esponenti di un vasto bestiario che comprende angeli, demoni, non morti e altre creature, tutti in grado di azzerare la salute di Furia con una manciata di fendenti.

L’intensa letalità dei nemici svela quindi la natura profondamente tecnica del gameplay dove è nettamente preferibile cercare di dividere i gruppi di creature avversarie, affrontandoli uno a uno grazie al blocco della visuale che permette a Furia di concentrarsi sui singoli avversari e di schivare i loro attacchi più efficacemente. Il fluido alternarsi di schivate e combo caratterizza l’intero combat system di Darksiders III, che una volta padroneggiato dona moltissime soddisfazioni tanto ai videogiocatori più tecnici quanto ai neofiti.

Come vi abbiamo accennato qualche riga più in alto, Furia possiede il potere d’imbrigliare gli elementi per scagliarli contro tutti i nemici che le si pareranno dinanzi, ma essi non saranno disponibili da subito. Nel corso dell’avventura un misterioso e criptico alleato della protagonista le dona la capacità di assumere quattro forme (del Fuoco, della Tempesta, della Forza e della Stasi), ognuna delle quali capace di modificare l’aspetto di Furia e di farla accedere a pagine e pagine di inedite combo che rimpolpano un sistema di combattimento che altrimenti, alla lunga, sarebbe potuto diventare monotono.

A disposizione del giocatore ci sono anche due attacchi speciali che man mano che si aumenterà di livello diventeranno sempre più potenti, stiamo parlando della Collera e della forma del Caos. Entrambi dipendono da indicatori posti nella parte superiore sinistra dell’interfaccia, caricati uccidendo i nemici o consumando specifici oggetti. Utilizzando la Collera, Furia sprigiona singoli attacchi influenzati dal tipo di forma che assume, mentre il Caos la trasforma in un demone che libera una mostruosa furia distruttrice in grado di sgombrare in qualche secondo il campo da qualsiasi creatura si trovi nei paraggi.

Le forme concedono inoltre nuove abilità con le quali accedere ad aree inizialmente non accessibili del mondo di gioco, espandendo ulteriormente le possibilità d’esplorazione di Furia. La Forma del Fuoco sblocca il doppio salto, mentre quella della Tempesta il potere di planare da una sporgenza. La forma della Forza permette di aderire a particolari superfici verticali, e infine la forma della Stasi fa camminare Furia sull’acqua. Le forme sono spesso coinvolte nella risoluzione dei numerosi rompicapo che spezzano al momento giusto la frenesia dei combattimenti. Trattasi perlopiù di puzzle ambientali mai troppo complicati, ma che comunque donano al titolo un’ottima varietà. Senza lo stratagemma delle forme e delle loro speciali abilità, i Sette Peccati Capitali sarebbero stati raggiungibili fin dall’inizio di Darksiders III rovinando il senso di progressione che invece si respira addentrandosi nelle numerose aree che compongono l’ambientazione.

Nella sua struttura il mondo assomiglia a quello di Dark Souls, con un’area centrale dalla quale si diramano i percorsi verso i boss. Come in passato, i checkpoint sono gestiti anche in questo capitolo da Vulgrim, il mercante di anime attraverso cui livellare gli attributi di Furia in cambio delle anime raccolte. L’albero delle abilità di Morte visto in Darksiders II lascia spazio qui a tre semplici caratteristiche, ossia Salute, Forza e Arcano. La prima, banalmente, influisce sul numero degli HP della protagonista, mentre Forza e Arcano regolano rispettivamente la quantità di danni che si infliggono con gli Uncini del Disprezzo (la frusta di Furia) e con le armi speciali delle forme elementali. Uccidendo i nemici si ottengono anime, che Vulgrim accetterà volentieri in cambio di punti attributo da spendere in una delle tre statistiche. Ma Vulgrim non è l’unica vecchia conoscenza per i veterani della saga. Si potrà infatti incontrare il Creatore Ulthane al centro del mondo di gioco, dove gestisce una piccola colonia di umani, il quale accetterà di migliorare l’equipaggiamento di Furia in cambio della promessa di soccorrere eventuali sopravvissuti incontrati nel suo cammino. Potenziare gli Uncini e le armi delle forme sarà cruciale per sopravvivere ad avversarsi sempre più pericolosi e agli scontri con i Peccati, quindi esplorare con cura l’ambientazione alla ricerca dei materiali per il crafting non è solo un’opzione, ma una vera necessità.

Graficamente parlando, Darksiders III non è certo il titolo più avanzato dell’anno, ma è la sua precisa identità a far passare in secondo piano certe limitazioni e qualche bug secondario che forse poteva essere risparmiato.

Nel complesso comunque le ambientazioni ricalcano, giustamente, quelle viste nei precedenti capitoli, sono ben curate e sono molto gradevoli nel complesso. A questo se si aggiunge che la fluidità d’azione è davvero squisita, possiamo dire che dal lato grafico/tecnico Darksiders 3 si difende bene. Buoni anche gli effetti sonori e le musiche che accompagneranno i giocatori lungo tutta l’avventura che, se giocata ai livelli di difficoltà più alti può aumentare la durata del titolo davvero di parecchie ore. Tirando le somme, questo terzo capitolo della saga rappresenta senza dubbio una vera gioia per i fan, ed essendo comunque un prequel dei precedenti capitoli può essere un buon punto d’inizio anche per chi non ha mai giocato alla saga. Crediamo che per gli amanti delle sfide e dei videogame in single player Darksiders 3, nonostante non sia il miglior titolo del mondo, può rappresentare un’ottima sfida per mettersi alla prova e per godere di ore ed ore di sano divertimento.

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8
Sonoro: 8
Gameplay: 8
Longevità: 8
VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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