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Cronaca

PALAZZI DI GIUSTIZIA ALL'INDOMANI DELLA STRAGE DI MILANO: COME CAMBIANO LE MODALITA' DI ACCESSO

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Tempo di lettura 6 minuti I giornalisti de "L'Osservatore d'Italia" hanno affrontato la situazione dei controlli e il livello di sicurezza in alcuni Palazzi di Giustizia italiani

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di Christian Montagna, Angelo Barraco, Maurizio Costa, Silvio Rossi e Cinzia Marchegiani

All'indomani della strage di Milano, si torna a parlare della sicurezza nei Palazzi di Giustizia che, ad oggi, risultano sempre più indifesi. L'Osservatore d'Italia ha analizzato la situazione di alcuni Tribunali italiani letteralmente incustoditi. Può essere questo il modo in cui in Italia si garantisce sicurezza e incolumità agli uomini di legge? Ebbene, finora è sempre stato così e lo dimostrano i fatti. E' bastato un tesserino finto, un accesso in compagnia di un avvocato o di un volto noto alla guardia di turno a far scatenare l'ira di un folle. In virtù dei fatti tragicamente accaduti, dunque, se queste sono le misure di sicurezza viene da chiedersi con quale coraggio e con quali mezzi l'Italia potrebbe essere in grado di difendersi ad esempio dai terroristi. Ma, cosa incredibile a dirsi, nonostante la strage di Milano, ancora oggi numerosi tribunali si presentano impreparati dinanzi ad un potenziale pericolo. Per fortuna in molti altri sono scattate le nuove misure di sicurezza che hanno destato non poche proteste. L'argomento diventa sempre più delicato e non tutti gli operatori dei Tribunali intervistati sono stati disposti a rispondere alle nostre domande.

NAPOLI
Il Palazzo di Giustizia di Napoli riunisce alcuni degli uffici giudiziari più importanti tra cui la Corte d'Appello e il Tribunale, La Procura Generale e la Procura della Repubblica, il Tribunale di Sorveglianza e gli uffici UNEP. Attraverso gli opportuni collegamenti, magistrati, avvocati, dipendenti e pubblico con percorsi opportunamente separati accedono alla "piazza coperta" destinata allo smistamento delle persone. All'interno della struttura inoltre si trovano i locali dell'Arma dei Carabinieri oltre alle celle di sicurezza.

Nei giorni successivi ai fatti milanesi, anche il Palazzo di Giustizia di Napoli è stato letteralmente abbandonato: un solo agente all'esterno, perlopiù distratto e facilmente raggirabile, un atteggiamento deciso e sicuro e chiunque sarebbe potuto entrare dritto nelle aule. Per almeno tre volte siamo riusciti a passare inosservati senza che nessuno potesse fermarci per l'identificazione. Stessa storia per il Tribunale di Torre Annunziata, terra oggetto di scontri tra clan camorristici: accessi incustoditi, ascensori accessibili a tutti e Procuratori offerti in pasto al primo folle di turno che tranquillamente avrebbe potuto vagare tra le aule e i corridoi come se fosse in un museo.

Durante la mattinata di lunedì 13 aprile 2015 sono scattate le nuove regole per accedere al Palazzo di Giustizia: file lunghissime tra caos e proteste hanno sostato per l'intera mattinata dinanzi all'edificio in attesa dei dovuti controlli. Anche magistrati e avvocati hanno dovuto transitare per il metal detector, aprire le borse e mostrare telefoni e tablet: da oggi infatti non sarà fatta più alcuna eccezione. L'attesa per entrare si è protratta per molto e di conseguenza le udienze sono cominciate in ritardo ma questo, è soltanto l'inizio dell'effetto Giardiello che ha portato alla riflessione sulla sicurezza dei nostri tribunali. Alle undici di questa mattina, la maggior parte delle udienze non erano ancora cominciate e le due aree d'accesso, Centro Direzione e piazza Falcone e Borsellino erano colme dalle otto. Non sono piaciute però a chi ci lavora queste nuove regole che a fine mattinata ha richiesto la riunione della giunta della Camera Penale di Npoli che a sua volta ha invitato il procuratore generale in Corte d'Appello "di revocare ad horas il provvedimento in oggetto oppure di voler adottare le misure che riterrà opportune per garantire un normale svolgimento delle attività giudiziarie". Proprio dalla classe degli avvocati sono giunte maggiori proteste, in virtù del fatto che spesso in un giorno sono costretti ad accedere agli edifici più volte e non sarebbe possibile ogni volta doversi sottoporre ad ore di fila.

MARSALA
Abbiamo verificato anche il Tribunale di Marsala, una struttura che ha la sua età e la sua storia e che ha visto Paolo Borsellino attraversare i corridoi sul finire degli anni 80. Ma le misure di sicurezza? Non appena ci si appresta ad entrare presso il Tribunale vi sono due ingressi, uno per gli Avvocati e Giudici sulla sinistra e uno per gli spettatori e gli imputati nella zona centrale. L’ingresso centrale è controllato poiché vi è il metal detector e i militari che controllano i soggetti, oltre all’ ispezione corporale, prima di entrare ogni soggetto deve deporre i suoi avere (borse ecc…) in un rullo collegato ad un computer che controlla l’eventuale presenza di materiale che possa arrecare danno all ’interno delle borse. L’accesso avviene soltanto dopo il controllo da parte delle guardie che accertino l’assenza di oggetti estranei e dannosi. L’ingresso riservato agli avvocati invece non è controllato tanto quanto quello dell’ingresso principale. Provando a chiedere telefonicamente maggiori informazioni e soprattutto cambiamenti in seguito ai fatti di Milano, uno scaricabarile di telefonate e di attese ha fatto sì che la situazione ad oggi non potesse essere aggiornata.

ROMA

Anche i tribunali della regione Lazio corrono ai ripari dopo la strage del palazzo di giustizia di Milano, ma non tutti. I presidenti delle varie strutture hanno deciso di aumentare le misure di sicurezza per prevenire eventuali attentati. Sebbene quasi tutti possedessero già delle misure di controllo dei varchi di accesso, i tribunali laziali vogliono implementare le guardie che controllano i documenti necessari per entrare nei palazzi di giustizia. A Roma, nel tribunale di piazzale Clodio, uno dei più grandi in Europa, sono aumentate drasticamente le misure di sicurezza, soprattutto ai varchi di accesso della cittadina giudiziaria. I quattro ingressi del tribunale capitolino saranno sorvegliati attentamente e i permessi di accesso verranno chiesti anche ai magistrati, agli avvocati e ai giornalisti. Il problema principale, infatti, riguarda le entrate riservate al personale che lavora nel tribunale, proprio quelle utilizzate dall'imprenditore milanese per compiere la strage all'interno del tribunale, nella quale hanno perso la vita tre persone. A piazzale Clodio, gli ingressi riservati al pubblico saranno provvisti di "rapid scan", metal detector di ultima generazione. Anche un folto numero di carabinieri parteciperà ai controlli degli ingressi. Ma in questo edificio ha sede soltanto il tribunale penale, mentre le sezioni civili, a Viale Giulio Cesare, hanno un ingresso senza metal detector all’ ingresso. Realisticamente la maggior parte dei problemi, avvengono quando c’è un procedimento di tipo penale, ma non si può escludere la possibilità che uno squilibrato possa accedere armato anche in una causa civile, qualora gli interessi in gioco siano di notevole entità.

VELLETRI E LATINA (RM)
Nei tribunali di Velletri e di Latina, invece, la situazione risulta essere di gran lunga diversa. Nel palazzo di giustizia veliterno ci sono solamente tre guardie giurate a turno, un numero insufficiente per un tribunale così grande e così a rischio. Solamente qualche mese fa, durante una udienza, sono stati esplosi anche dei colpi di arma da fuoco dai parenti degli imputati. Non ci fu nessun morto, ma la situazione a Velletri non è delle migliori. Comunque, il tribunale veliterno è provvisto dei migliori sistemi di sicurezza, tra i quali metal detector, porte allarmate, telecamere e vari sistemi di sorveglianza.
A Latina la sicurezza del tribunale è ancora pessima. Fino a due mesi fa, la struttura non aveva neanche i sistemi di base. Solamente con l'arrivo del nuovo direttore la situazione è migliorata.

CIVITAVECCHIA (RM)
Il tribunale di Civitavecchia, che ha le sezioni civile e penale nello stesso edificio, dispone di due ingressi, con metal detector, con la possibilità per gli avvocati di accedere dietro la presentazione del tesserino. Per il momento non è ancora cambiato nulla, ma si vocifera nell’ ambiente forense di una stretta sui controlli degli avvocati, con una più scrupolosa attenzione ai pass del personale abilitato.

TIVOLI (RM)
Telefonando al servizio centralino, ci viene confermato che ad oggi le procedure di sicurezza non sono stare cambiate. Facendo riferimento alla visita di qualche settimana fa al Tribunale stesso di Tivoli di un suo conoscente, Marchegiani spiegava all’ interlocutore telefonico che presso il palazzo di Tivoli era presente un metal detector dove passavano gli imputati e i visitatori tranne gli avvocati che potevano bypassare il controllo elettronico mostrando semplicemente il loro tesserino. Il centralinista conferma che questa procedura è ancora attuale, quindi gli avvocati passano senza alcun controllo ulteriore. C’è da chiedersi come queste procedure possano esorcizzare sicurezza al cittadino se una qualsiasi persona munita di un tagliando (vai a capire se valido) entra nei palazzi di giustizia in modo alquanto dubbio. Questa era la domanda in realtà che già tempo fa mi era balenata nella mente, ora, dopo gli accadimenti di Milano, si pensa di gestire la favola della sicurezza con slogan alquanto propagandistici del governo, che ad oggi, almeno per il Tribunale di Tivoli non ha avuto alcun seguito. Ma la domanda sorge spontanea:”chi frequenta i tribunali, conosce alla perfezione il meccanismo della sicurezza, alla sottoscritta è bastato una semplice chiacchierata con chi aveva avuto accesso al tribunale per fare le opportune deduzioni.” L’aspetto più drammatico della tragistoria di Milano è nel dover ascoltare come una sconvolgente tragedia possa alimentare un complotto contro gli stessi magistrati. La tragedia è stata alimentata dalla disperazione e dalla conoscenza di come le nostri sedi istituzionali sensibili a situazioni pericolose siano in balia di procedure effimere. I carabinieri richiesti davanti al palazzo di Giustizia a Milano sembra più un’offesa all’ intelligenza di chi nella quotidianità ha visto le falle del sistema e si chiede ora il perché di queste scelte, se basta venire a conoscenza che tuttora nei Tribunali si può entrare indisturbati senza grandi controlli. Questa è l’Italia signori.
 

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Ambiente

ANBI, trasparenza e sicurezza lavoratori: Consorzi di Bonifica bresciani primi firmatari protocollo con Prefettura

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Massimo Gargano: “E’ il nostro, fattivo contributo a far sì che il 1 Maggio non sia mera celebrazione della Festa dei Lavoratori, ma impegno quotidiano”
 
“E’ un impegno concreto non solo per la trasparenza nell’utilizzo di risorse pubbliche, ma anche per il controllo sull’osservanza rigorosa delle disposizioni in materia di collocamento, igiene, sicurezza sul lavoro, tutela dei lavoratori sia contrattualmente che sindacalmente: temi di drammatica attualità e su cui ribadiamo la nostra, massima attenzione in tutta Italia.”
 
Ad affermarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), annunciando la  firma del Protocollo di Legalità per la Prevenzione dei Tentativi di Infiltrazione della Criminalità Organizzata negli Appalti Pubblici tra il Prefetto di Brescia, Maria Rosaria Laganà ed i Presidenti dei locali Consorzi di bonifica, Luigi Lecchi (Cdb Chiese) e Renato Facchinetti (Cdb Oglio Mella).
 
I due enti consortili sono impegnati nella realizzazione di importanti opere per la gestione dell’acqua, grazie alle risorse pubbliche, stanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (P.N.R.R.), nonchè da fondi nazionali e regionali; da qui l’esigenza di salvaguardare la realizzazione delle opere da possibili tentativi di infiltrazione da parte di gruppi legati alla criminalità organizzata, in grado di condizionare le attività economiche.
 
Come strumento efficace, per conseguire gli obbiettivi di tutelare la trasparenza nelle procedure concorsuali di appalto, è stato esteso l’obbligo di acquisire le informazioni antimafia prima della sottoscrizione dei contratti, che vedranno l’inserimento di precise clausole nel merito.
 
“Mai come ora devono essere rafforzati gli strumenti di prevenzione antimafia ed anticorruzione salvaguardando, al contempo, l’esigenza di assicurare certezza e celerità nell’esecuzione dei lavori pubblici” dichiara il Prefetto, Laganà.
 
La sottoscrizione del Protocollo di Legalità nasce su iniziativa dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) e vede i Consorzi di bonifica bresciani tra i primi firmatari.
 
“L’atto sottoscritto a Brescia conferma l’impegno dei Consorzi di bonifica ed irrigazione per la trasparenza e la prevenzione dei tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata: ora sono ampliate le informazioni antimafia nei bandi di gara e viene rafforzata la vigilanza sulla sicurezza dei lavoratori. E’ il nostro, fattivo contributo a far sì che il 1 Maggio non sia mera celebrazione della Festa dei Lavoratori, ma impegno quotidiano” dichiara Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
 
Con il Prefetto, i Presidenti dei Consorzi di bonifica “Chiese” ed “Oglio Mella” hanno condiviso anche la necessità di proseguire gli investimenti dedicati alle infrastrutture idriche, indispensabili all’intera provincia sia per l’irrigazione, sia per la salvaguardia di un territorio idrogeologicamente fragile.
 
Privo di virus.www.avast.com

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Cronaca

Guidonia Montecelio, botte tra ladri e padrone di casa: arrestato topo d’appartamento. E’ caccia al complice

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I Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme hanno arrestato in flagranza di reato un 23enne georgiano, senza fissa dimora e con precedenti, gravemente indiziato del reato di rapina aggravata in concorso.
Lo scorso pomeriggio, a Guidonia Montecelio, località Villanova, due soggetti si sono introdotti in un appartamento di via D’Azeglio, di proprietà di un pensionato, in quel momento in vacanza all’estero. Sul cellulare del figlio dell’uomo, che vive a casa con lui, è arrivato il segnale d’allarme dell’impianto di videosorveglianza.
Il giovane nel visionare il filmato delle telecamere in tempo reale, ha effettivamente notato la presenza di 2 persone che si stavano introducendo nell’abitazione, così ha deciso di precipitarsi a casa, chiedendo aiuto anche ad alcuni amici. Arrivati presso l’abitazione, il figlio del proprietario assieme agli amici hanno notato la coppia vista poco prima nel video dell’impianto di video sorveglianza, allontanarsi con in mano dei borsoni pieni di refurtiva, tra cui orologi e gioielli. Ne è nata una violenta colluttazione, durante la quale uno dei due è riuscito a scappare.
Sul posto sono giunti anche i Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme, allertati tramite 112 dal proprietario di casa, che sono riusciti a bloccare definitivamente il 23enne, che è stato arrestato, e su disposizione dell’Autorità Giudiziaria condotto presso il carcere di Roma Rebibbia, mentre sono ancora in corso le indagini per rintracciare il complice.

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Cronaca

Torvaianica, non si ferma all’alt dei Carabinieri: arrestato dopo un rocambolesco inseguimento

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I Carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno arrestato un 41enne romeno, già noto alle forze dell’ordine, gravemente indiziato del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Più nel dettaglio, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, impegnati in un servizio perlustrativo, nel transitare a Torvajanica sul Lungomare delle Meduse hanno deciso di eseguire un controllo di un’autovettura di grossa cilindrata condotta dal 41enne che viaggiava con a bordo due connazionali. L’uomo, sprovvisto di patente di guida, di documenti d’identità e di assicurazione, si dava improvvisamente alla fuga, dando inizio ad un inseguimento lungo la via Pontina e la via Nettunense, venendo poi bloccato ed arrestato a Campo di Carne.

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