Connect with us

Esteri

ISIS: ALLARME BOMBA AL CLORO IN GRAN BRETAGNA

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti Il cloro è una sostanza legale nel Regno Unito e la fabbricazione di tali armi ad opera di soggetti dell’Isis potrebbe essere facilitata dalla legalizzazione della sostanza e dalla reperibilità

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

di Angelo Barraco
 
Londra – L’aviazione siriana ha compiuto un circa 15 raid aerei nella zona di Palmira che da mercoledì è in mano all’Isis. Tali bombardamenti hanno colpito per lo più edifici. Intanto da fonti ufficiali emerge che dallo scorso 16 maggio, sono state uccise 217 persone dallo Stato Islamico, tra le vittime dell’Isis vi sarebbero civili. Le fonti riferiscono che i Jihadisti avevano catturato circa 600 persone ed è emerso anche che circa 400 sono stati giustiziati.
 
Intanto nel Regno Unito c’è l’allarme armi chimiche e bombe al cloro e vi è la paura di attentati ad opera dei “foreign fighters”, soggetti dell’Isis addestrata nel fabbricare questi ordigni artigianali e letali. L’allarme che dilaga nel Regno Unito riguarda la bomba al cloro. Il cloro è una sostanza legale nel Regno Unito e la fabbricazione di tali armi ad opera di soggetti dell’Isis potrebbe essere facilitata da tale legalizzazione della sostanza e della facile reperibilità. Sono stati chiesti comunque controlli più severi per la vendita del cloro.
 
Tornando all’Isis e alla conquista di Palmira, la conquista di Palmira è stata strategica perché apre le porte ad un altro obiettivo, Damasco, che dista appena 200 km. Durante gli scontri dell’Isis per il controllo di Palmira sono morti più di 100 uomini appartenenti alle forze filogovernative. Adesso l’Isis ha in mano anche; la base aerea, la prigione e anche il quartier generale dell’intelligence. I miliziani dell’Isis già controllavano vaste aree della Siria del nord e dell’est, con la conquista di Palmira hanno preso in mano un importante centro, un importante città. L’Isis controlla circa 95mila chilometri quadrati e 9 province, le zone conquistate dall’Isis sono per lo più disabitate. L’Isis ha conquistato, poco tempo fa, la citta di Ramadi, capoluogo della provincia di Anbar che si trova nell’Iraq occidentale e dista 300 chilometri da Baghdad. La conquista della città è stata rivendicata dall’Isis e hanno inoltre riferito di aver ucciso tanti uomini delle forze di sicurezza irachene, chiamati dagli islamici “apostati”.
 
Per respingere l’Isis il premier iracheno Haider al-Abadi aveva impiegato milizie sciite, malgrado a Ramadi vi sia una maggioranza sunnita. La mossa serviva per cacciare via i jihadisti ma allo stesso tempo vi era il timore che potessero scoppiare delle violenze interne di natura religiosa. Ramadi resisteva ancore ed era uno degli ultimi quartieri che resisteva all’Isis. L’Isis ha minacciato anche l’Italia poco tempo;  inquietanti messaggi firmati Isis, scritti a penna, tenuti in mano da qualcuno e fotografati avente sfondo luoghi del territorio italiano abbastanza riconoscibili come Roma, Milano.
 
Le foto circolano su account Twitter di sostenitore dell’Isis e riportano tale scritta: “Siamo nelle vostre strade. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell'ora X”. I luoghi in cui appare la scritta fotografata, hanno come sfondo luoghi simbolo del nostro paese come il Colosseo, la stazione di Milano e il Duomo e i mezzi della Polizia. Ma hanno anche luoghi affollati come la metropolitana, tratti dell’autostrada e la bandiera dell’Expo. Nel foglio è presente anche un logo che probabilmente è il logo del Califfato. In un foglio fotografato appare la scritta “Islamic State in Rome” e sotto di essa vi è la firma “Omar Moktar”, che è il nome del leader di Al Qaida. Tale nome significa anche “leone del deserto” e si riferisce all’eroe nazionale libico che negli anni 20 ha condotto una guerriglia anticoloniale contro gli italiani. I Servizi Segreti riferiscono: “La vigilanza è sempre alta, ma al momento non ci sono elementi di allarme nuovi. Si tratta di pura propaganda mediatica, jihad della parola”.
 
Anche gli USA sono stati minacciati, il reporter John Cantlie, ostaggio-megafono dell’Isis, ha annunciato che un ordigno nucleare o dell’esplosivo faranno qualcosa di grande negli Stati Uniti. L’Isis ha anche una rivista che si chiama Dabiq e nell’ultimo numero di essa Cantlie ha scritto che l’Isis compirà un attacco che ricorderà gli attacchi del passato. Cantlie parla dell’attacco e dell’ordigno importato secondo diversi step, ovverso dal Pakistan, dalla Libia, Nigeria e poi Sudamerica e in fine Messico aggiungendo “sfruttando le tratte del traffico di droga ed esseri umani". L’Isis nella rivista richiama gli attentati compiuti in Texas, attentati avvenuti per l’evento dedicato a Maometto a maggio e dice che ciò che sta per arrivare sarà più doloroso. Dabiq contiene anche tabella contro i paesi della coalizione Usa, vi sono messaggi che richiamano ai video pubblicati dall’organizzazione. L’America intanto è in allarme, e i controlli si intensificano sempre di più.

Esteri

Finlandia, Finnair: ecco le novità su frequenze e rotte per la compagnia di bandiera

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

La compagnia di bandiera finlandese, Finnair, ha aggiornato il suo programma di traffico per l’estate 2025. In Giappone, Finnair aggiungerà frequenze per Tokyo Narita, offrendo così voli giornalieri sia per Tokyo Haneda che per Tokyo Narita nell’estate 2025. Inoltre, Nagoya otterrà una terza frequenza settimanale.
 
Finnair introduce anche una nuova destinazione nella Norvegia settentrionale, la città di Kirkenes, a partire dalla stagione estiva 2025, volando a Kirkenes da Helsinki via Ivalo, Lapponia finlandese, tre volte a settimana, operando con un aereo ATR da 68 posti. La nuova rotta serve i viaggiatori finlandesi e internazionali che desiderano esplorare sia la Lapponia finlandese che la Norvegia settentrionale e sperimentare, ad esempio, la famosa crociera Hurtigruten che salpa da e per Kirkenes. 
 
“Siamo lieti di presentare una destinazione che rafforza ulteriormente la nostra già estesa rete nella regione artica. La nuova rotta consente un collegamento agevole per i clienti che viaggiano verso la Norvegia settentrionale, rendendo facile e veloce raggiungere la destinazione da Helsinki”, dichiara Ole Orvér, responsabile commerciale di Finnair. 
 
Nei Paesi Baltici, Finnair aggiungerà frequenze a Tallinn, Riga e Vilnius per l’estate 2025 ed ha altresì aggiornato il suo programma di traffico invernale 2024, aggiungendo frequenze per Dallas, rendendolo un servizio giornaliero tutto l’anno. I voli Finnair per Dallas offrono collegamenti fluidi con l’ampia rete di American Airlines dal suo hub di Dallas. 
 
I voli possono ora essere prenotati su Finnair.com. 
 
*Stagione invernale 2024: 27.10.2024-29.3.2025; stagione estiva 2025: 30.3.2025-25.10.2025
 
*Aggiornato il 12.4.2024 sulle frequenze verso i Paesi Baltici.
 
Lapponia e Kirkenes, per una fresca estate ed esperienze artiche
 
La citata Kirkenes, una graziosa cittadina dell’estrema Norvegia nordorientale, affacciata sul mar di Barents,è nota per il suo fascino artico e la natura mozzafiato. Grazie alla sua vicinanza a Russia e Finlandia, la città ha una storia complessa ma affascinante. Qui è possibile ammirare una vista tranquilla di fiordi, montagne e paesaggi di tundra. In inverno è possibile ammirare le magiche aurore boreali, mentre in estate il sole di mezzanotte illumina Kirkenes tutto il giorno. Per quanto piccola, Kirkenes, ca. 3500 abitanti, offre una lunga lista di attività che si possono svolgere. Gli appassionati di storia possono immergersi nel passato di Kirkenes visitando il Borderland Museum. Chi sia alla ricerca di un soggiorno in un hotel unico può visitare il Kirkenes Snowhotel, dove gli interni sono costituiti da ghiaccio e neve tutto l’anno. 
 
Se si è amanti dei frutti di mare, si può provare l’emozionante safari del granchio reale, con la possibilità di pescare personalmente la propria cena. Kirkenes offre anche un’infinità di attività per gli amanti della vita all’aria aperta, dalle slitte trainate da cani e dalle motoslitte in inverno alle escursioni e alla pesca in estate.
 
Kirkenes sarà la terza destinazione di Finnair nel nord della Norvegia: sia Tromsø che Bodø sono collegate con Rovaniemi e Helsinki.
 
Negli ultimi anni la Lapponia finlandese sta registrando un boom del turismo internazionale, soprattutto durante la stagione invernale. Dalla stazione sciistica di Saariselkä, autobus carichi, soprattutto di viaggiatori asiatici, si sono riversati quest’inverno a Kirkenes per sperimentare la costa del Mare di Barents e assaggiare il granchio reale.
 
Negli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, Finnair aveva una rotta da Helsinki via Ivalo a Kirkenes.
 
Kirkenes dista dall’Italia sui 4000 km.
Privo di virus.www.avast.com

Continua a leggere

Esteri

Israele: imminente l’attacco sull’Iran

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Netanyahu: “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”

A poco meno di 48 ore dalla pioggia di droni e missili arrivati sul territorio dello Stato ebraico, il governo di Benyamin Netanyahu sembra aver fatto la sua scelta, mentre Teheran – che ha già messo in stato di massima allerta le sue difese aeree – ha ammonito che l’eventuale azione armata di Israele stavolta “avrà una risposta molto dura”.

Quattro funzionari statunitensi hanno dichiarato però alla Nbc News che un’eventuale risposta israeliana all’attacco iraniano sarà di portata limitata e riguarderà probabilmente attacchi contro armamenti militari iraniani e agli alleati al di fuori dell’Iran. Poiché l’attacco iraniano non ha provocato morti o distruzioni diffuse, secondo i funzionari americani, Israele potrebbe rispondere con una delle sue opzioni meno aggressive: una di queste potrebbe includere attacchi all’interno della Siria.

I funzionari non si aspettano che la risposta prenda di mira alti funzionari iraniani, ma che colpisca le spedizioni o le strutture di stoccaggio con parti di missili avanzati, armi o componenti che vengono inviati dall’Iran a Hezbollah. L’emittente specifica che la valutazione degli Stati Uniti si basa su conversazioni tra funzionari statunitensi e israeliani avvenute prima che l’Iran lanciasse più di 300 droni e missili contro Israele: mentre Israele si stava preparando per l’attacco iraniano la scorsa settimana, i funzionari israeliani hanno informato gli omologhi Usa sulle possibili opzioni di risposta.

L’operazione verso cui si sta dirigendo Israele si scontra inoltre con la forte opposizione Usa e di quella degli alleati che l’hanno affiancato nell’abbattere il 99% dei proiettili lanciati da Teheran. Joe Biden, che aveva frenato la reazione israeliana nelle prime ore, ha ribadito chiaramente che “occorre evitare un’escalation in Medio Oriente” ricevendo il primo ministro iracheno alla Casa Bianca. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo che erano filtrate indiscrezioni su un possibile coordinamento tra Gerusalemme e Washington, ha chiarito che “il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà e quale sarà la risposta” all’affronto iraniano.

“Gli Stati Uniti non sono coinvolti”, ha sottolineato Kirby, definendo poi “uno spettacolare fallimento” l’offensiva di sabato di Teheran, quasi a blandire l’alleato israeliano, smentendo peraltro che Teheran “avesse fornito agli Usa tempi e target” dei raid. “Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco di Teheran”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al capo del Pentagono Austin. E anche il comandante dell’Idf, Herzi Halevi, ha confermato che “la risposta ci sarà”. “Il lancio di così tanti droni e missili sul nostro territorio avrà la sua risposta”, ha avvertito.

Se la reazione armata appare a questo punto scontata, cruciale sarà capire come reagirà Teheran. Il gabinetto di guerra – che al dossier Iran ha già dedicato due riunioni e un’altra è in programma martedì – sta studiando “diverse opzioni”. Ognuna delle quali, è stato spiegato, rappresenta “una risposta dolorosa” per gli iraniani, senza tuttavia rischiare di scatenare “una guerra regionale”. Nel ristretto gruppo di ministri – da Netanyahu a Gallant a Benny Gantz – che deve prendere la decisione, l’obiettivo è quello di scegliere un’opzione che “non sia bloccata dagli Usa” e che rientri in una strada praticabile. Israele, fanno notare molti analisti anche in patria, non può ignorare del tutto le preoccupazioni degli Stati Uniti e degli altri alleati occidentali su un’escalation che avrebbe conseguenze devastanti per la regione e non solo.

Così i vari scenari vanno da un contrattacco diretto sul territorio iraniano a operazioni che colpiscano gli alleati del regime degli ayatollah nella regione fino ad azioni mirate sui capi delle Guardie rivoluzionarie. Nella prima ipotesi, la più pericolosa, nel mirino potrebbero finire addirittura i siti legati al nucleare iraniano il cui programma, secondo il premier britannico Rishi Sunak, “non è mai stato a uno stadio così avanzato”.

L’Iran da parte sua ha messo in guardia Israele. “L’attacco limitato di sabato sera – ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in un colloquio telefonico con l’omologo russo Serghei Lavrov – mirava ad avvertire, scoraggiare e punire il regime sionista. Ma se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran, dovrà affrontare una risposta molto più forte”. 

Netanyahu, Iran dovrà aspettare nervosamente nostra risposta

L’Iran dovrà aspettare “nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l’attacco, proprio come ha fatto fare lo stesso a Israele”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu ad una riunione dei ministri del Likud. Poi ha aggiunto – secondo la stesse fonti – “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”.

Continua a leggere

Esteri

Russia, Evgenya Kara-Murza: “Putin va fermato”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

“La Russia ha un unico ed enorme problema interno ed è il regime di Putin.

Tutto il resto proviene a cascata da questo” perciò “Putin va fermato. L’unica garanzia di pace e stabilità per il nostro continente è una Russia democratica”. A parlare, in un’intervista esclusiva al Festival Internazionale del Giornalismo 2024 anticipata all’ANSA, è Evgenya Kara-Murza, moglie di uno dei più noti politici d’opposizione in Russia, Vladimir Kara-Murza, dall’aprile 2022 in carcere dove sta scontando una condanna a 25 anni di reclusione con l’accusa di vilipendio alle forze armate e alto tradimento.“Mio marito è sopravvissuto a ben due agguati, nel 2015 e nel 2017, da parte del gruppo di spionaggio Fsb (i servizi segreti russi, ndr), una banda di criminali al servizio del governo russo, implicati anche nell’avvelenamento con il Novichok”, racconta la moglie dell’oppositore che ha dovuto rinunciare alla sua partecipazione in presenza al Festival di Perugia, in programma dal 17 al 21 aprile. Nella video intervista, che sarà trasmessa sabato 20 aprile, Kara-Murza racconta di non vedere il marito dal giorno del suo arresto nell’aprile 2022: “Mi è stato concesso di parlargli al telefono solo un paio di volte. L’ultima a dicembre per soli 15 minuti. Abbiamo tre figli e ho lasciato che parlassero con il padre per cinque minuti ciascuno. Non ho scambiato nemmeno una parola con lui perché non volevo togliere tempo prezioso ai suoi figli”. La donna è un fiume in piena e le accuse a Mosca sono dirette e circostanziate.

“Questa è un’autentica tortura psicologica che il regime utilizza nei confronti di chi rifiuta di rimanere in silenzio di fronte alle atrocità del governo russo e denuncia la guerra in Ucraina. Il regime di Putin ha rispolverato tutto l’intero arsenale della macchina repressiva sovietica, incluso l’uso di punizioni psichiatriche. Vuol dire che oppositori e dissidenti possono essere rinchiusi con la forza in cosiddetti ‘ospedali psichiatrici’ ed essere sottoposti a trattamenti psichiatrici contro la loro volontà”. Evgenya Kara-Murza non nasconde la sua preoccupazione per la salute del marito che ha perso 25 kg da quando è in carcere. Dallo scorso settembre è rinchiuso in una cella di isolamento nota con le sue iniziali russe come EPKT. La cella di sei metri quadrati ha un solo sgabello, una piccola finestra chiusa da sbarre e un letto che si ripiega nel muro durante il giorno. Nessuna possibilità di comunicare con l’esterno, neanche tramite lettere. “L’obiettivo del regime di Putin – spiega Kara-Murza – è quello di isolare gli oppositori dal mondo. Di farli sentire soli e dimenticati. Per questo è importante continuare a parlare di loro, che i nomi dei dissidenti russi e che le loro storie siano conosciuti”.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti