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Roma

ZAGAROLO: SFRATTO CONTROVERSO E AMBIGUO PER UNA FAMIGLIA DI 10 PERSONE

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Tempo di lettura 6 minuti Storia di notai, avvocati e una spirale catastrofica senza fine di un immobile venduto all’asta con annessi terreni.

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di Cinzia Marchegiani

Zagarolo (RM) – Una storia che fa rabbrividire quella che da diversi anni sta drammaticamente vivendo una famiglia di Valle Martella, quartiere di Zagarolo in provincia di Roma. Una storia che ha gettato questa famiglia nello sconforto più grande.
L’Osservatore d’Italia è stato contattato dalla signora Olga Amato, cui nessuno ha dato spazio e volontà di comprendere cosa stesse vivendo lei e tutti i membri della sua famiglia. Venerdì scorso Olga Amato ha depositando un ricorso, aiutata dal gruppo Libra alla Procura di Tivoli, per cercare di salvare la casa dove abita con il compagno invalido, le tre figlie ed il genero, tutti disoccupati, la madre anziana e malata ed i tre nipotini, di 7, 12 anni e l’ultimo di soli quattro mesi.
I dieci membri della famiglia vivono con due assegni, uno sociale e uno d’invalidità, in una condizione di grave indigenza, che si protrae da quando, dieci anni fa, dopo il fallimento dell’azienda di famiglia di vendita di materiali edili, non hanno più trovato lavoro.
Una storia piena di ombre. Chi avrebbe leso i diritti inalienabili di questa famiglia? Nel ricorso che Olga ha presentato venerdì grazie all’intermediazione del gruppo Libra si legge che per il giorno 22 Luglio 2015 è previsto il rilascio forzoso dell’immobile, dove Olga abita con altri nove membri della sua famiglia, in esecuzione della procedura espropriativa n. 12/2000 del Tribunale civile di Tivoli. La storia lunghissima e complicata si può estrapolare dal ricorso stesso, dove Olga spiega al Giudice la sua storia e quest'ultimo dovrà decidere se sospendere questa esecuzione.
 
Storia di notai, avvocati e una spirale catastrofica senza fine di un immobile venduto all’asta con annessi terreni. Olga abita nell'immobile usufruendo in modo esclusivo del terreno oggetto della procedura de quo, in qualità di proprietaria in buona fede di entrambi i terreni su cui insiste lo stesso immobile dal 1982 da cui presto saranno sfrattati.
Il ricorso fa leva sulla nullità dell’atto di compravendita avvenuto il 20 Ottobre 2005 e probabilmente anche dell’acquisto tramite asta del terreno oggetto dell’esecuzione, poiché la presenza di quattro dei vincoli ambientali e paesaggistici, ne privano del requisito di commerciabilità, ai sensi dell’art. 46, comma 5, del DPR 380/01.

Questo immobile, oggetto della contesa, è stato venduto dal Tribunale di Tivoli a circa 8.000 euro, come terreno vincolato e con una costruzione abusiva – per cui c’è stato già accertamento e condanna – e circa un anno dopo lo stesso notaio, che aveva curato anche la vendita giudiziale all’incanto, stipula un atto di compravendita, in cui la Sig.ra V. compare sia in qualità di venditore come delegata dal nuovo proprietario D.D. sia come compratrice.
La "Sig.ra V" perciò acquista l'immobile con il terreno – in parte di proprietà a tutti gli effetti di Olga – accatastandolo come giardino di pertinenza, complesso che così assume un valore di centinaia di migliaia di euro.
La signora Olga in una domanda retorica spiega al Giudice: “In un terreno sottoposto a quattro vincoli, si lascia che venga da me costruito ed abitato per vent’anni un grande stabile, per il quale anni dopo io, costruttore, ricevo condanna penale per abuso edilizio nel ‘98. Il terreno era sottoposto anche ad ipoteche, a mia insaputa. L’esecuzione da parte della banca, tuttavia, prosegue, con notifiche al defunto creditore e senza mai accertarsi di chi vivesse presso l’immobile esecutato e potesse eventualmente ricevere la comunicazione”.

La storia diventa ancora più controversa e sotto certi aspetti misteriosa quando nell’arco di un anno dalla vendita giudiziale, viene di fatto sanato un immobile abusivo, tramite un semplice atto di compravendita, grazie alla sua certificazione da parte dello stesso notaio e successiva iscrizione al catasto come regolare, correggendo altresì la divisione fra i fondi, a favore di quello di presunta proprietà della Sig.ra V. Nel ricorso infatti si cita che risulta altresì già agli atti una richiesta di condono edilizio proposta sempre dalla Sig.ra V. in data 8 settembre 2005, in rappresentanza del D.D, che non è stata accolta al Comune di Zagarolo.
La signora Olga, che non si è mai arresa a questa storia pazzesca, tiene a dimostrare, che entrambi gli atti pubblici, sono ritenuti nulli dalla stessa e che sono stati redatti dal notaio in questione il quale – dichiara Olga Amato: “ha dichiarato durante l’asta giudiziaria nel ‘Provvedimento di determinazione del valore degli immobili pignorati’ datato 11 Ottobre 2004, che il terreno era sottoposto a vincoli e conteneva una costruzione abusiva. Solo un anno dopo, lo stesso notaio nell’atto di compravendita datato 20 Ottobre 2005, certifica la veridicità delle dichiarazioni della Sig.ra V. – dichiarando l’esatto contrario di quanto certificato durante la liquidazione giudiziale del terreno oggetto del procedimento de quo, che il fabbricato è regolare ed il terreno non è sottoposto a vincoli, in presenza dei quali la compravendita registrata non sarebbe potuta regolarmente avvenire”.

L’Osservatore d’Italia ha contattato il Gruppo Libra che per questo preciso caso ci spiega: “Nel suddetto procedimento sembrerebbe non essersi tenuto conto delle gravissime irregolarità di tipo civilistico ed amministrativo che sono state denunciate, con deposito della relativa documentazione probatoria, che arriverebbero addirittura a determinare, oltre a probabili implicazioni di diritto penale, la nullità del decreto di trasferimento, e persino quella del titolo di proprietà stesso della controparte. Relativamente al decreto la nullità si baserebbe sulla grave irregolarità di atti preparatori alla vendita in fase di espropriazione forzata (Cass. n. 3970/2004), comprovati da apposita relazione tecnica giurata sugli errori delle nuove scritture catastali. Inoltre, le prescritte notifiche, tanto dell'ordinanza di delega, che di distribuzione del ricavato della vendita, sono rimaste infruttuose, in quanto effettuate all'esecutato sig. G.C, benché nel frattempo deceduto”.
Chiediamo alla referente tecnica del Gruppo Libra, giurista specializzata in diritto pubblico cosa sta realmente accadendo in Italia, il caso della signora Olga Amato è lo specchio di un quadro molto allarmante che sta prendendo sempre più piede in Italia, cosa accade?
Un tempo era impensabile eseguire uno sfratto in presenza di minori, anziani o malati gravi nell’immobile. Dopo vent’anni e senza una corrispondente modifica legislativa, i valori sembrano essersi invertiti: si privano dell’unica abitazione, presidio fondamentale di dignità sociale, famiglie senza mezzi di sostentamento, persino in presenza di persone vulnerabili, particolarmente protette dalla Costituzione e dalle Convenzioni sui diritti umani ratificate dall’Italia. Tutte norme, che hanno ancora un valore giuridico indubbiamente superiore ai diritti dei creditori e che invece sembrano, di fatto e senza ragioni apparenti, disapplicate ed ignorate da giudici ed avvocati. E’ come se fosse sorto a livello della sola prassi giudiziaria un “diritto superiore al profitto”, per soddisfare il quale, si violerebbe la Costituzione e si sacrifica la vita di tante persone, persino dei bambini. Fino a quando, però, non si rivendicano questi diritti in giudizio e con azioni popolari unitarie, non si può sperare che vengano rispettati.
Nel merito specifico di questa raccapricciante e drammatica storia?
Il caso della Sig.ra Amato e della sua famiglia è particolarmente grave, perché, non solo, a quanto risulta, si è arrivati allo sfratto nonostante pesanti irregolarità, ma l’unica rassicurazione che è stata data loro è che forse si riuscirà a trovare una stanza in un centro d’accoglienza dove ospitarli assieme. Non solo, dunque, le aste, dove uniche abitazioni vengono vendute spesso a prezzi stracciati, ma anche la nascita di un sistema d’accoglienza degli italiani sfrattati, su cui si sono avute le prime pesanti avvisaglie con Mafia Capitale.
“Che senso ha costruire centri d’accoglienza, che costano molto di più, invece di case popolari accessibili ai bisognosi? Quale ragionevolezza ci può mai essere in uno Stato, che per soddisfare diritti non fondamentali di privati e banche, manda in strada decine di migliaia di famiglie, ponendo a carico della collettività una costosissima assistenza abitativa? – si domanda la Signora Olga Amato, che da dieci anni difende con coraggio e dignità la sua casa – Che ci vadano loro nei centri d’accoglienza, gli ho risposto. Su dieci membri della mia famiglia, sei sono in età lavorativa, ci diano il lavoro! Essere senza reddito ed avere paura di rimanere anche senza casa, ti distrugge la vita. Il mio compagno a seguito della notizia del pignoramento ha avuto gravissime ripercussioni di salute, le mie figlie hanno dovuto rinunciare agli studi, i miei nipoti crescono fra mille stenti e rinunce. E lo Stato che fa? Ci caccia anche di casa, favorendo, invece, persone che non hanno certo le nostre difficili condizioni sociali ed economiche”.
Luca Rossi, referente esterno del Gruppo Libra spiega ai lettori de L'Osservatore d'Italia: “Il Gruppo tecnico Libra nasce circa due anni fa e sta facendo quello che in vent’anni non hanno fatto con tutta evidenza opposizioni, sindacati, associazioni e movimenti vari: pretendere e lottare concretamente, non a parole, per il ripristino della democrazia e di tutti i diritti costituzionali. Siamo solo comuni cittadini, che grazie all’apporto della referente tecnica ed al lavoro volontario, possono combattere ad armi pari con i potenti, usando gli stessi strumenti: legge e comunicazione. Abbiamo una vasta gamma di denunce e ricorsi per la difesa di qualsiasi diritto fondamentale e li supportiamo con azioni popolari, di comunicazione ed informazione. Serve, però, la partecipazione vera ed il sostegno degli italiani. I diritti democratici o sono di tutti, o di nessuno. Per questo occorre lottare assieme in questo momento eccezionale e tragico, perché quello che sta avvenendo in Grecia non è molto lontano da ciò che avviene ed avverrà in Italia. Invitiamo tutti gli italiani a contattarci ed a partecipare a questa liberazione pacifica, legale e rigorosamente “dal basso”, fatta dai soli cittadini, come democrazia vuole”.
Intanto lo sfratto esecutivo della famiglia di Olga è previsto per mercoledì, 22 luglio prossimo, sempre che il giudice non decida, come i colleghi di Sassari e Como, di sospendere. Noi de l’Osservatore d’Italia saremo presenti a documentare questa storia che lascia segnati non solo i diretti interessati, ma tutti coloro che si sono calati nei panni di chi, come questa famiglia, vede un’ingiustizia brandire diritti e speranze sulla propria pelle, ma che con altrettanta forza hanno sempre cercato di dimostrare la verità e il sopruso, e sempre speranzosi in una giustizia concreta.
 

Castelli Romani

Frascati: eletti i presidenti delle Commissioni Affari Istituzionali e Bilancio

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Eletti ieri i presidenti della Commissione Affari Istituzionali e della Commissione Bilancio, Patrimonio e Partecipate del Comune di Frascati, rispettivamente Maria, detta Emanuela, Bruni e Roberto Mastrosanti.

Una nuova elezione che segue le dimissioni, sembrerebbe senza alcuna motivazione, di Anna delle Chiaie e Marco Lonzi.

La Commissione Affari Istituzionali, da Statuto del Consiglio Comunale, spetta di diritto alle opposizioni che siedono a Palazzo Marconi che oggi erano rappresentate dalla stessa Emanuela Bruni, Roberto Mastrosanti, Anna delle Chiaie e Matteo Angelantoni con la sola assenza di Marco Lonzi.

Maria, detta Emanuela, Bruni

All’unanimità dei presenti viene eletta la dottoressa Bruni, già candidata sindaco nel 2021 del centro destra Frascatano: un curriculum vitae che spazia dalla carriera giornalista, a ruoli istituzionali – la prima donna a presiedere il cerimoniale di Palazzo Chigi – ed, attualmente, consigliere del CdA del MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.

Roberto Mastrosanti

Per la Commissione Bilancio, Patrimonio e Partecipate viene eletto, sempre all’unanimità dei presenti compresi i capogruppo dei partiti di maggioranza di Palazzo Marconi, l’avvocato Roberto Mastrosanti, già sindaco della città: una regola non scritta, ma sempre rispettata dall’assise tuscolana, attribuisce sempre alle opposizioni tale presidenza in virtù del fatto che trattasi, pur sempre, di una commissione di controllo.
Si ricuce così il rischio di un blocco dell’attività politica del Consiglio Comunale.
A caldo il commento del commissario cittadino di Forza Italia, nonché membro della segreteria provinciale, il dottor Mario Gori: “Eletti due consiglieri comunali con grande esperienza Amministrativa ed Istituzionale, oltre che stimati professionisti, che, sicuramente, eserciteranno le loro funzioni nell’interesse della collettività”. Si aggiunge poi, nella serata, dalle pagine Facebook, il commento della Lega Frascati che oltre ad augurare un “buon lavoro” ai neoeletti scrive: “su queste commissioni parta un percorso di costruzione di una alternativa politico-amministrativa all’attuale giunta a guida PD”.

Ai neo presidenti auguriamo un buon lavoro.

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Castelli Romani

Rocca Priora, elezioni: intervista a 360 gradi a Anna Zaratti

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Anna Zaratti, classe 1983, sposata. Una laurea in biologia cellulare molecolare ed un master in genetica forense, oggi docente nella scuola media secondaria.

Una chiacchierata in serenità davanti ad un caffè cercando di capire cosa spinge una ragazza della sua età ad una competizione elettorale.

Anna, anche con te, ci diamo del tu? Come sei arrivata alla politica?

(sorride serena) Si si, diamoci del tu. Ho respirato in casa questa passione.
I primi momenti di vita politica li ho vissuti all’università ed è stata per me un bel banco di prova perché ho compreso in pieno il concetto che la “vera politica parla sempre”.

Spiegami un po’ questa tua ultima affermazione

Vedi non è una questione di ideologie contrapposte ma il concetto stesso che la politica è arte del fare e del discutere. Ha come fine il bene delle persone, della comunità.
Quindi va da se che costruire una strada, una scuola, non è né di destra né di sinistra è semplicemente da FARE e questo si vede ancora di più in un ambito, come quello locale, dove bisogna necessariamente superare questi steccati ideologici.

Quindi vuoi dirmi che alla fine gli steccati ideologici crollano o meglio debbono venire meno di fronte a questo tuo principio?

(il sorriso diventa serio) Certo che si.
La contrapposizione ideologica porta sempre allo scontro delle persone e non al chiarimento delle idee e quindi compiere delle scelte sulla base del FARE deve essere, necessariamente, il principio di chi si presenta di fronte agli elettori.

A Rocca Priora la scelta del tuo partito, Fratelli d’Italia, di cui sei presidente, viene vista come una scelta sofferta. È vero?

Ma neanche tanto.
Quello che ci rimproverano è il discorso delle solite facce, delle solite persone.
Ti faccio un esempio: tu lasceresti una Ferrari o un aereo in mano ad una persona che non l’ha mai guidata?
Io tentennerei nel farlo, preferirei avere qualcuno al fianco che mi insegnasse a farlo, mi spiegasse come tirare fuori al meglio le potenzialità della Ferrari o dell’aereo.
Ecco: guidare una macchina amministrativa, di certo, non è una cosa facile.
C’è bisogno di chi ha le capacità di farlo e che permetta a “noi giovani” di fare esperienza creando poi una nuova classe dirigente.

Quindi fare quella che un tempo era la “gavetta” è necessario anche in politica?

Ancora di più. Si dice spesso che chi governa debba essere un buon padre o una buona madre di famiglia.
Ma non mi risulta che ci sia il “manuale del perfetto genitore” bisogna fare esperienza sul campo ed avere vicino donne e uomini che di “esperienza” ne hanno già e che ci permettano di acquisire con loro quelle capacità amministrative e di governo necessarie per il bene della popolazione.

Mi ha colpito molto nella riunione del 24 aprile quando hai parlato di biodiversità e nello specifico del Bosco del Cerquone. Ho appuntato un acronimo “ZSC” mi spieghi cosa significa e come può diventare quella località il valore aggiunto per Rocca Priora?

(gli brillano gli occhi ed il suo sorriso risplende) Mi fa piacere che ti sia soffermato su questo argomento lo serbo nel mio cuore dai tempi in cui, in università, facevo ricerca.
Noi abbiamo la fortuna di avere una Zona Speciale di Conservazione, ZSC appunto.
Prova a chiudere gli occhi e pensare al nostro territorio in periodo compreso tra 600 mila anni fa e 40 mila anni fa … beh! quello è il Bosco del Cerquone.
Un unicum per il nostro territorio, una zona non contaminata dalle successive forestazioni, i castagni ad esempio, che mutarono moltissimo l’aspetto delle nostre zone.
Li si conservano ancora querce, tigli ed aceri tipici della nostra zona.
Un vero e proprio Santuario Ecologico, un campionario, passami il termine, di molteplici biodiversità, sia faunistiche che floreali.
Si potrebbe creare un indotto turistico magari un vero e proprio centro di ricerca assieme alle università arrivando fino all’ARPA.
Ma quello che diventa ancora più necessario è quello che Claudio Fatelli ha esposto nella riunione a cui tu facevi riferimento: creare quelle strutture capaci di accogliere turisti e ricercatori. Oltre l’indotto ci vuole la capacità recettiva.

Sempre in quella stessa occasione hai ampiamente parlato di Sport ma cosa rappresenta per te?

Qui il discorso si ampia.
Siamo troppe volte abituati a considerare lo sport esclusivamente come pratica sportiva, come attività.
Ma se andiamo a guardare bene lo Sport è la base dell’inclusione, è simbolo e sinonimo di pace, basta guardare nel mondo antico quando durante il periodo olimpico si interrompeva ogni guerra.
Lo Sport insegna a fare tesoro delle sconfitte.
Lo Sport educa i giovani ad una disciplina comportamentale, è la scuola delle regole.
Lo Sport deve diventare un progetto educativo, sociale, inclusivo non esclusivamente motorio.
Quindi una progettualità di questo genere deve diventare l’anima di ogni azione amministrativa.

Un progetto ambizioso, il tuo, ma non si può non condividere

Beh aggiungo che Rocca Priora ha avuto la fortuna di essere stato uno dei primi paesi dei Castelli Romani a dotarsi di un complesso sportivo polivalente. Oggi quella realtà può e deve diventare una Cittadella dello Sport proprio in questo ambito che ho appena descritto. E lo si può fare anche utilizzando strutture ecocompatibili che ne farebbero un unicum nel suo genere.

Sei alla tua seconda esperienza come candidato al consiglio comunale. C’è qualcosa che nella prima tua prima esperienza ti ha colpito?

Si! Non te lo nascondo – dice guardandomi fissa negli occhi – ho sentito forte il peso della responsabilità delle persone che avevano riposto in me la loro fiducia. Un peso importante ma che oggi, ancora di più, mi spinge a fare meglio.
Ma stavolta ho dietro di me una bella squadra che mi supporta e mi sprona ad andare avanti e quello che chiedo ai roccaprioresi è di non smettere mai di stimolarmi anche il giorno dopo le elezioni ricordandogli la mia piena e totale disponibilità a riceverli ogni volta che lo riterranno necessario.
Ed in più, mi prendo l’impegno, già da ora, di incontrarli spesso, in una Assemblea Pubblica, per fare il punto della situazione. Un impegno concreto che mi permetta di ascoltare i loro suggerimenti, le loro idee e, perché no, anche le eventuali lamentele.

Le mie interviste, lo avrai letto, si chiudono sempre con una bacchetta magica che io ti presto e che può far avverare due desideri: uno per te, per la tua famiglia ed uno per la tua città …

Beh facile per la mia famiglia: la serenità e l’armonia e quella capacità di comprendersi sempre.
Per Rocca Priora ho un sogno: una Ludoteca, un luogo che permetta ai giovani di trovarsi e di incontrarsi.
Un luogo che permetta loro di poter tornare ad essere comunità che si unisce e che crea valore aggiunto. E questo lo si può fare utilizzando quelli spazi, troppe volte abbandonati e che, grazie al PNRR il Comune di Rocca Priora sta recuperando appieno.

L’avevo conosciuta dalle parole di alcuni amici che me l’avevano descritta come una donna tenace ma piena di voglia di fare e di capacità di fare sintesi: avevano ragione.
Grazie Anna ed un grosso in bocca al lupo.

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Castelli Romani

Castel Gandolfo, sulle sponde del lago appare un cartello del Comune “Attenzione pericolo di Morte”

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L’assessore Tiziano Mariani: “La settimana scorsa sono stati rinvenuti degli ordigni bellici inesplosi”

“Attenzione pericolo di morte, divieto di accesso nell’area e nello spazio lacuale antistante. Presenza di ordigni bellici inesplosi”. Questo quanto riportato dalla segnaletica, apparsa da qualche giorno e messa dal Comune di Castel Gandolfo che dice chiaramente che nel lago ci sono bombe inesplose che stanno lì dalla seconda guerra mondiale.

La segnaletica richiama due ordinanze (ndr. come scritto sui cartelli stessi) del 2013 e del 2021

Il fatto che esistano ben due ordinanze sta a significare che il pericolo della presenza di ordigni bellici si conosce da almeno 11 anni ma il segnale di pericolo, inequivocabile nella sua interpretazione, è stato messo pochi giorni fa:

Il cartello si trova sull’arenile del lago Albano di Castel Gandolfo, tra il vecchio porticciolo e il civico 7 di via dei Pescatori, vicino a un circolo di canoa direttamente con accesso in acqua per disabili.

Il cartello ha scatenato non poche polemiche e messo preoccupazione tra più di qualche operatore balneare e turistico nonché dei residenti che qualche bracciata lì intorno, almeno in questi anni e ultimi tempi, l’hanno azzardata: “Ci chiediamo perché sia comparso adesso – dicono altri residenti del posto – ci sembra davvero strano e il messaggio è inquietante: se si fa il bagno c’è il pericolo che esploda una bomba. Naturalmente vieteremo ai nostri figli di frequentare la zona, ci manca anche la disgrazia e poi magari ci sentiamo dire che ci avevano avvisato”.

Dal Comune, risponde l’assessore alle Attività produttive Tiziano Mariani: “La settimana scorsa sono stati rinvenuti degli ordigni bellici inesplosi e il Genio Civile ha provveduto alla bonifica. In via precauzionale abbiamo deciso insieme a Prefettura e Arma dei carabinieri di apporre la segnaletica e le boe che delimitano alla zona di pericolo in attesa di effettuare una bonifica più generale dell’area. Il sindaco ha già richiesto un intervento diretto della Regione o in alternativa i fondi per poter effettuare quanto prima l’intervento”.

Questi ordigni, rimasti dormienti per decenni, rappresentano un rischio reale e tangibile per chiunque si avvicini alle rive del lago. La presenza di ordigni bellici inesplosi, sebbene sorprendente nonostante abbastanza frequente nell’area dei Castelli Romani, è un fenomeno che semina paura e non incoraggia il rilancio turistico di qualità tanto auspicato per l’intera provincia. I resti dei conflitti passati continuano a emergere, minacciando la sicurezza e la stabilità delle comunità locali. Tuttavia, la loro scoperta sulle rive tranquille del Lago serve da promemoria urgente dell’importanza di affrontare questi pericoli con determinazione e urgenza. «Le autorità locali devono agire prontamente – dicono alcuni residenti – per identificare e rimuovere in modo sicuro gli ordigni bellici rimasti, proteggendo così il pubblico da potenziali rischi mortali. Allo stesso tempo, è essenziale educare il pubblico sulla natura di questa minaccia e sull’importanza di rispettare i divieti d’accesso per garantire la sicurezza di tutti». Lo scorso anno, a fine agosto, un bomba risalente alla Seconda Guerra Mondiale è stata trovata nella tarda mattinata di una tranquilla domenica nei pressi del lago. La scoperta è stata fatta da una persona che stava passeggiando lungo il percorso naturalistico di via dei Pescatori. Scattato l’allarme alle forze dell’ordine, sul posto sono arrivati i carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo. La bomba, una spoletta lunga 10 centimetri non pericolosa, al momento del ritrovamento si trovava a qualche metro di distanza dalla riva. Il cartello apparso pochi giorno fa lascia presagire che il pericolo sia davvero concreto.

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