Agatha Christie, Hercule Poirot: the London Case, le indagini arrivano su Pc e console

Agatha Christie, Hercule Poirot: the London Case è un titolo per Pc è console che permette a chiunque abbia voglia di cimentarsi di entrare nella mente di uno degli investigatori privati più famosi di sempre. Nel corso dell’avventura sarà possibile indagare sfruttando tutte le abilità del re delle deduzioni per portare a soluzione un intricato caso apparentemente impossibile da risolvere. Riuscirà, dunque questo secondo capitolo a bissare il successo di Hercule Poirot: The First Cases? Andaimo a scoprirlo assieme nelle prossime righe. Il nuovo titolo della srerie è ambientato in un momento non meglio precisato della vita del detective, dopo gli eventi svoltisi nel primo gioco. Poirot viene ingaggiato dalla compagnia assicurativa Lloyd’s of London per proteggere un famoso dipinto raffigurante Maria Maddalena nel suo viaggio verso un prestigioso museo di Londra in occasione di una mostra. Sulla nave che trasporta l’opera, il detective farà la conoscenza di Arthur Hastings, che i fan dei libri conosceranno bene per essere uno storico assistente di Poirot in moltissimi casi. Qui lo si incontra come dipendente della compagnia di assicurazioni legata al quadro. Giunti a Londra, proprio il giorno dell’inaugurazione della mostra, il dipinto però viene rubato misteriosamente, ma quel che è peggio è che presto il detective Poirot si ritroverà a indagare non soltanto sulla scomparsa del quadro, ma anche su un caso di omicidio. Anche in questo titolo, proprio come nel suo predecessore, è presente un nutrito cast di personaggi, tutti legati, in un modo o nell’altro, ai misteriosi casi della scomparsa del quadro e dell’omicidio. Nel pieno stile dei romanzi di Agatha Christie, però, le apparenze inganneranno e ognuno dei comprimari avrà diversi oscuri segreti da celare all’acuta vista del nostro detective. La struttura narrativa di Hercule Poirot: The London Case, se paragonata direttamente al primo capitolo, funziona meglio in alcuni aspetti e peggio in altri. Il cast di personaggi, come già detto, è molto vario e interessante, ma una volta che tutti i nodi verranno al pettine ci si renderà conto che molti di loro sono poco approfonditi e meno importanti rispetto ad altri, con legami piuttosto deboli con il caso. A nostro avviso il cast del primo capitolo funzionava molto meglio, ma ciò non vuol comunque dire che in questo seguito non ci siano personaggi ben fatti, a iniziare dall’ottima rappresentazione di Hastings, che seguirà Poirot nelle sue indagini come un fedele assistente. Presente anche Zakariya Demir, personaggio già apparso nel precedente gioco e anche l’unico collegamento con questo. L’uomo è un gradito ritorno, con i suoi consigli e le sfide proposte all’orgoglioso detective. Troveremo poi un altro paio di personaggi molto interessanti, di cui non vogliamo svelarvi altro per non rovinarvi la sorpresa. Il titolo, sempre secondo il nostro punto di vista, riesce a rendere meglio, rispetto al primo gioco, l’orchestrazione del mistero dietro al trafugamento del quadro e al delitto, con alcuni colpi di scena inaspettati e ben fatti. Sicuramente un punto importante per una storia che fa di questi elementi il suo fulcro, come ogni buon giallo che si rispetti. In definitiva, il team di Blazing Griffin ha confezionato una buona storia in pieno stile romanzo giallo, che invoglia il giocatore a proseguire fino allo scorrere dei titoli di coda, raggiungibili in otto-dieci ore, a seconda del tempo impiegato per risolvere enigmi e formulare deduzioni. Il pregio principale del lavoro svolto dagli sviluppatori scozzesi risiede nelle atmosfere e nella resa dei personaggi, tutti perfettamente in linea con i toni tipici dei romanzi di Agatha Christie. Poirot stesso, in particolare, è reso davvero bene, sia nei dialoghi che nella sua caratterizzazione generale, anche se, come i fan più accaniti dell’investigatore sapranno, Poirot non era proprio longilineo come appare nel videogioco.

La struttura del gameplay di Agatha Christie, Hercule Poirot: The London Case è semplice e subordinata alla narrazione, ma è anche abbastanza strutturata. Non avrebbe avuto senso scrivere un giallo di Poirot, noto per la sua precisione al limite del fastidioso, in cui il detective non raggiunge una deduzione univoca e, quindi, con una trama non lineare. Pertanto il colpevole o i colpevoli sono individuati e isolati nella più classica delle scene “corali” di un romanzo di Agatha Christie, con tutti i personaggi radunati in una stanza chiusa e il protagonista che spiega per filo e per segno tutto ciò che ha scoperto. Ogni ritrovamento è propedeutico alla prosecuzione dei fatti e i capitoli funzionano più o meno così: una premessa riassume quel che è successo prima ed espone, a grandi linee, gli obiettivi futuri tramite cutscene animate in 3D, non più con semplici illustrazioni statiche come nel precedente. In realtà, questa scelta ci ha lasciati interdetti, perché se da un lato propone inquadrature e tagli più cinematografici, dall’altro la qualità e la mobilità dei modelli tridimensionali visti nei filmati lasciano un po’ a desiderare. Sia come sia, il prosieguo è sempre un’indagine dentro ambientazioni chiuse o limitate, piene di punti interattivi non sempre utili e anzi, spesso posti in loco come distrazioni. Se quando viene richiesto non si esamina attentamente “tutta la stanza” e non si trova ogni elemento per arricchire le “mappe mentali” del detective, non sono previsti suoni o guide luminose di supporto, perciò bisogna prepararsi a lunghe e lente passeggiate per setacciare palmo a palmo le aree. A tal proposito, vogliamo segnalare specifici “zoom” su parti delle location più importanti di altre. Quando se ne scova una la visuale passa in prima persona e bisogna utilizzare il “fiuto di Poirot” per scovare il maggior numero di prove, che si aggiungono in automatico a quelle rinvenute con la visuale isometrica. L’azione si conclude proprio tra i pensieri dell’investigatore, che vanno uniti nelle mappe mentali e sbloccano le ultime rivelazioni e idee di Hercule. Con tutti gli strumenti accumulati, infine, egli può affermare con assoluta certezza ai diretti interessati “sei tu il/la colpevole!”. Rispetto a The First Case, il processo di indagine si è fatto più sfaccettato. Abbiamo apprezzato che i modelli 3D e le texture in alta risoluzione siano stati adoperati per aggiungere profondità al titolo con le nuove meccaniche, ma a quale prezzo? Gli utensili che sbloccano porte o risolvono enigmi minori sono spesso mimetizzati fin troppo bene. La presenza di Hastings, è doveroso aggiungere, non è importante solo per la trama, ma parlare con lui sarà utile anche per ricapitolare meglio quanto scoperto fino a un determinato momento, evidenziando le prove, selezionabili tra quelle rinvenute, per confermare le tesi elaborate da Poirot sul caso. Sono poi presenti molti enigmi da risolvere, molti di più rispetto al precedente capitolo, legati soprattutto alla ricerca delle combinazioni di casseforti. Questi garantiranno una maggior sfida e doneranno varietà alle indagini, ma senza essere mai realmente troppo complessi o elaborati. Hercule Poirot: The London Case è insomma un gioco molto guidato, che sacrifica la difficoltà per il bene della scorrevolezza della narrazione, proprio per dare ai giocatori l’impressione di trovarsi dentro una storia in cui si vestono i panni di Poirot, sia essa letteraria o cinematografica. Bloccarsi è impossibile e sbagliare non porta a conseguenze, anche quando si faranno deduzioni cruciali nei dialoghi con gli indiziati: se si commetterà un errore, Poirot dirà semplicemente che quell’opzione non è corretta e permetterà al giocatore di riprovare finché non troverà la risposta giusta. Il gioco vuole essere un’avventura investigativa accessibile a tutti, in grado di offrire un po’ di sfida, tra enigmi e deduzioni, ma senza esagerare, in modo che anche chi non è molto pratico del genere possa arrivare senza troppi problemi alla conclusione della storia. I giocatori che prediligono un approccio più hardcore probabilmente non apprezzeranno queste scelte di design, ma è chiaro che The London Case non sia pensato per loro. Molto buono il doppiaggio inglese, soprattutto la voce di Poirot, che riesce a rendere bene il carattere del protagonista. Tirando le somme dunque questo Agata Christie, Hercule Poirot: the London Case è un titolo dedicato agli amanti dell’autrice che vogliono vivere un caso inedito senza imbattersi in grandi difficoltà, ma agendo come se si stesse leggendo un libro o vedendo un film. Un buon passatempo, questo è innegabile, che però riduce la rigiocabilità in maniera categorica.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 7,5

Gameplay: 7,5

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise