Control Ultimate Edition, il paranormale diventa next-gen

Control Ultimate edition torna con una veste grafica migliorata per le console di nuova generazione. A diversi mesi dal lancio della versione originale, infatti, l’action shooter di Remedy Entertainment debutta anche su next-gen. Il risultato? Andiamolo a scoprire. Control è un titolo dall’ottimo intreccio narrativo graziato da un gameplay intrigante e da un setting costruito con rara maestria che, però, già nel 2019 quando fu rilasciato in versione “normale”, soffriva a causa delle limitazioni tecniche imposte dalla scarsa potenza delle console di scorsa generazione che comportavano rallentamenti e vistosi cali di frame-rate. Proprio per questo motivo Control: Ultimate Edition è, senza mezzi termini, il miglior modo possibile per godersi l’ultima fatica di Remedy in una versione tecnicamente ineccepibile e comprensiva delle due chiacchieratissime espansioni rilasciate nei mesi successivi al lancio: The Foundation e AWE. La storia ovviamente è rimasta del tutto invariata rispetto a quanto visto nell’edizione base (qui la nostra recensione) narra le vicende di Jesse Faden, una ragazza originaria della fittizia città di Ordinary che, dopo aver assistito ad un cataclisma di notevoli proporzioni durante la sua infanzia, ha dedicato tutta la propria vita alla ricerca di Dylan, un fratello apparentemente disperso da quasi vent’anni. Le sue incessanti indagini la conducono fino alle porte della Oldest House, un edificio situato nel cuore di New York appartenente al Federal Bureau of Control, un organismo occulto del governo statunitense che si occupa di studiare, affrontare e contenere i fenomeni paranormali che continuano a verificarsi in giro per il mondo. La particolarità della struttura è quella di essere invisibile all’occhio umano dall’esterno e stranamente mutevole all’interno con padiglioni che cambiano aspetto e configurazione senza soluzione di continuità. L’Oldest House è indubbiamente il più riuscito tra i setting ideati dai visionari artisti di Remedy fino ad oggi ed è anche un trionfo in termini di level design, al punto da trascendere il ruolo di semplice sfondo delle avventure di Jesse e divenire un vero e proprio coprotagonista delle vicende che vengono raccontate. Una volta entrati nella Oldest House, è facile rendersi conto che qualcosa di oscuro si aggira nei corridoi: un sussurro, un sibilo, una presenza minacciosa e costante che sembra aver assunto il controllo dell’edificio e dei suoi frequentatori. Tocca alla nostra Jesse fare luce sul mistero celato nel cuore della struttura che, in qualche modo, appare collegato a doppio filo a ciò che è successo durante la sua infanzia. Quella di Control è una sceneggiatura a dir poco incredibile che, anche a due anni di distanza dal lancio originale, riesce a catturare il giocatore in una atmosfera unica creata abilmente da un team di scrittori parecchio ispirato che è riuscito a imbastire un universo coeso, credibile e particolareggiato. Il racconto procede sostenuto dal giusto ritmo per tutte le circa 20 ore necessarie a portare a termine la campagna e non si risparmia colpi di scena, risvolti inaspettati e un finale sconvolgente. A questo, ovviamente, vanno aggiunte le svariate ore di gioco extra garantite dai due DLC inclusi nel pacchetto: “The Foundation” che conduce il giocatore fino alle viscere della Oldest House e “AWE”, l’incredibile anello di congiunzione con l’universo di Alan Wake. Insomma, se non avete ancora avuto occasione di sperimentare Control e la sua storia, questo è il momento migliore per farlo. Dal punto di vista del gameplay, come era logico aspettarsi, Control: Ultimate Edition non apporta particolari modifiche alla formula apprezzata nell’edizione standard. L’ultima fatica di Remedy, come dicevamo, è un titolo action in terza persona davvero adrenalinico, profondo, coinvolgente e raffinato che affonda le proprie radici nei canoni tipici del genere metroidvania. La natura cangiante della Casa ha consentito ai talentuosi designer della compagnia di allontanarsi della linearità dei loro prodotti del passato e di giocare molto sui percorsi che l’utente può intraprendere inserendo missioni secondarie, attività segrete e, addirittura, boss opzionali dietro ogni angolo.

Il comparto grafico di questa verione next-gen di Control, ovviamente, è stato l’aspetto che ha ricevuto maggiore attenzione in vista del lancio di questa edizione definitiva per Xbox series X/S e PS5. Control: Ultimate Edition è stato sviluppato sulla base di una versione potenziata e aggiornata di quello stesso Northlight Engine che aveva messo in seria difficoltà i PC e le console passate, con il preciso obiettivo di offrire ai giocatori un’esperienza più stabile e definita di quanto visto in passato. La modalità di visualizzazione “Performance Mode” rimuove gli effetti di Ray Tracing ma guadagna un frame-rate granitico a 60fps in tutte le situazioni. La risoluzione rimane inalterata. Proprio come nel caso di tanti altri titoli cross-gen che hanno raggiunto i lidi di PS5 e Xbox Series X|S in questo primo periodo del loro ciclo vitale, anche Control: Ultimate Edition può vantare due modalità di visualizzazione differenti: la Graphics Mode e la Performance Mode. La prima propone un rendering 1440p upscalato in 4K e mette in campo gli ultimi ritrovati nel campo dell’effettistica per videogiochi come il Ray Tracing applicato alle trasparenze, alle ombre e ai riflessi superficiali. Si tratta, senza ombra di dubbio, di una presentazione dal notevole impatto visivo che, però, risulta piagata da una forte instabilità del frame-rate che non siamo riusciti a digerire. Quando si passa alla Performance Mode, invece, la situazione cambia radicalmente. Gli effetti di Ray Tracing vengono sacrificati sull’altare della fluidità e Control: Ultimate Edition riesce a mantenersi stabilmente sulla soglia dei 60fps anche nelle situazioni più concitate. Considerando che la risoluzione di rendering è sempre 2560×1440 (upscalato in 4K) e che tutti gli altri effetti visivi rimangono inalterati, ci sentiamo di consigliarvi questa modalità di visualizzazione per godervi l’ultima opera di Remedy al massimo della velocità. Grazie alla potenza offerta dalle nuove ammiraglie di Microsoft e Sony, i numerosi effetti luminosi e particellari prodotti dalle abilità di Jesse non influiscono sul ritmo dell’azione ma aggiungono un importante valore all’estetica generale del prodotto. Dimenticate i problemi prestazionali che avevano flagellato la versione per console old-gen: questa reinterpretazione per le nuove macchine offrono una versione di Control all’apice del suo splendore. Unico neo, riscontrato sulla versione Xbox da noi testata, è la casuale possibilità di essere riportati sulla dashboard quando si preme il tasto (select) dedicato alla visualizzazione del menù missioni/armi/file. Questo fastidioso bug si è presentato abbastanza di frequente, e l’augurio che ci facciamo e che sia risolto al più presto attraverso una patch in quanto risulta essere parecchio fastidioso. Tirando le somme, Control Ultimate edition rappresenta la versione migliore del titolo in quanto, oltre ad offrire una veste grafica davvero ben realizzata e una fluidità assolutamente incredibile, garantisce un’esperienza di gioco senza pari che viene arricchita dai contenuti aggiuntivi presenti nel pacchetto. Nonostante il gioco non si rivelerà una sorpresa per chi ha già avuto modo di terminare l’avventura sulla vecchia generazione di console, tutte le migliorie apportate e la ricchezza dell’edizione sono un motivo assolutamente convincente per rimettere piedi nell’ Oldest House e di rivivere gli incubi paranormali nei panni di Jesse Faden.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise




Apple, con il nuovo update di iOS arrivano le emoji a tema vaccino

Apple sta per introdurre 200 nuove emoticon su iPhone e iPad, con particolare attenzione su quelle a tema vaccini. Nel prossimo aggiornamento ad iOS 14.5 e iPadOS 14.5 sarà infatti presente un set di icone dedicate ad un trend che si spera divenga presto condiviso dai più a livello internazionale, quello del vaccino al Covid-19. Per questo motivo, la Mela ha deciso di introdurre nuove icone ma anche di adattare delle esistenti al particolare momento. Ad esempio, l’emoji che rappresenta una siringa, finora visualizzata con delle gocce di sangue che scendono dalla punta, avrà un aspetto meno intimidatorio, riempita con un liquido trasparente e senza goccioline. Le nuove emoji sono state approvate, come sempre, dal Consorzio Unicode lo scorso settembre. Si tratta dell’organizzazione che si occupa di creare il codice per le varie emoticon che poi vengono riprese da ogni azienda che ne fa uso, tra cui anche Facebook e Twitter. Ci si può dunque aspettare introduzioni simili nei prossimi giorni anche per gli altri “grandi” della rete. Emojipedia, un dizionario di emoji online, aveva individuato una tendenza al rialzo nell’uso della emoji a forma di siringa nella sua analisi sui trend di fine 2020, soprattutto su Twitter. Jeremy Burge, chief emoji officer di Emojipedia, ha riferito che eliminare il sangue dalla siringa la rende più appropriata per rappresentare la vaccinazione Covid-19, osservando come la modifica non le impedisca di essere utilizzata anche per altri contesti più classici, come la donazione del sangue. Altre emoji che hanno guadagnato popolarità a seguito della pandemia includono il microbo, l’icona della mascherina e le mani in preghiera. Insomma, Apple resta sempre al passo coi tempi e cerca di affrontare il tema della pandemia di Covid 19 con ironia, ma anche attraverso uno degli strumenti più utilizzati dalle persone.  

F.P.L.




Romance of the Three Kingdoms XIV Diplomacy and Strategy Expansion Pack

La serie Romance of The Three Kingdoms è una delle più apprezzate da quella fetta di pubblico appassionato di storia cinese e strategia. Lo scorso anno, con Romance of The Three Kingdoms XIV, Koei Tecmo ha voluto proporla anche console e adesso il titolo si espande con il Diplomacy and Strategy Expansion Pack che introduce quattro nuovi scenari nell’esperienza dei Tre Regni. Inoltre il contenuto permette ai giocatori di giocare nei panni di warlords unici che sono stati attivi durante diverse fasi temporali e, a seconda delle forze scelte, ai giocatori verranno presentati percorsi completamente diversi nei loro tentativi di unificare la Cina. I quattro nuovi scenari includono “The Intentions of Two Yuans” (ottobre 191), una storia che descrive come le ambizioni dei signori della guerra si scontrano dopo il collasso della Coalizione Anti-Dong Zhuo; “The Battle of Chibi” (ottobre 208), il più grande punto di svolta per Romance of the Three Kingdoms; “The Conquest of Liaodong” (luglio 219), dove Wei e Wu uniscono le forze per impedire a Guan Yu di avanzare verso nord; e “The Conquest of Liaodong” (gennaio 238), che ritrae la sottomissione di Gongsun Yuan, il re di Yan, da parte di Sima Yi. E mentre il titolo ritrae eventi classici come la morte improvvisa di Sun Jian e il piano di Zhou Yu per seminare dissensi, i giocatori potranno anche creare i propri momenti suggestivi con il nuovo Editor di eventi. Qui, chi si trova dinanzi lo schermo può combinare sfondi, altoparlanti, musica di sottofondo, messaggi e immagini degli ufficiali in una ricreazione storica tutta loro. Inoltre, l’inedita modalità War Chronicles introduce cinque nuovi brevi scenari sul campo di battaglia, tra cui la “Anti Dong Zhou Coalition”, “The Battle of Guandu”, “The Battle of Chibi”, “The Battle for Jing Province”, e “The Battle for Wuzhang Plains”. In questa nuova tipologia di gioco, i players prenderanno il controllo di forze che non possono essere scelte in scenari normali – come Zhou Yu in “The Battle of Chibi” e i rivali Zhuge Liang o Sima Yi in “The Battle for Wuzhang Plains” – e ogni scenario includerà eventi originali, aggiungendo ancora più entusiasmo alle scene classiche di Romance of the Three Kingdoms. Alla conclusione di ogni schermaglia, i giocatori verranno valutati e verrà assegnato un punteggio in base a diversi fattori tra cui quanti turni sono stati utilizzati, quanti ordini sono stati impartiti e quante volte è stata eseguita una tattica coordinata, testando le vere abilità di ogni giocatore sul campo di battaglia virtuale.

Per rendere il tutto più godibile sono state aggiunte inoltre nuove caratteristiche degli ufficiali e tattiche speciali, insieme a nuovi edifici per una topografia specifica, un calendario che ti consente di riflettere sulle attività precedenti nel gioco, la capacità di commerciare con i grandi imperi eurasiatici come Roma e l’India e la nuovissima abilità “Destroy Building” che ti consente di sabotare strutture sulla mappa e persino di impostare trappole. Nell’Expansion Pack è inclusa anche la possibilità per i giocatori di interagire con città di tribù straniere, comprese le tribù di Wuhuan, Xianbei, Qiang, Nanman e Shanyue. Anche se è sempre stato importante affrontare i conflitti nelle aree centrali della Cina, ora i giocatori dovranno pensarci due volte prima di attuare un attacco ai confini, in cui ora possono emergere battaglie tese. Se i giocatori decidono di aprire il commercio con le tribù straniere della regione, possono inviare dei loro sudditi per sviluppare le loro relazioni dopo aver acquisito determinati vantaggi geografici. Ad esempio: la conquista della provincia di Yo consente di formare amicizie con Wuhuan, mentre la conquista della provincia di Bing consente di stringere forti relazioni con Xianbei. I giocatori potranno anche scegliere di schierare le proprie truppe per conquistare queste tribù. Una volta che i giocatori stabiliscono forti relazioni con le tribù o le conquistano con successo, un Outlander Officer si unirà alle loro forze. Questi Outlander Officer estremamente potenti utilizzano la formazione “Siyi” per avere il sopravvento nelle aree montuose o nelle foreste. A ciascuna tribù è assegnato un tratto unico: gli ufficiali Qiang possono attivare la “Bow Cavalry”, mentre gli ufficiali Xianbei sono equipaggiati con “War Chariot”. Il reclutamento strategico di Outlander Officer con i tratti desiderati sarà fondamentale per unificare la Cina. Romance of the Three Kingdoms XIV: Diplomacy and Strategy Expansion Pack presenta una varietà di oggetti bonus per l’acquisto anticipato che saranno disponibili per il download gratuito entro le prime due settimane dal lancio. Lo scenario bonus “The Fall of Shu Han” sarà disponibile per i giocatori su tutte le piattaforme, mentre lo scenario “Battle of Yiling”, originariamente un bonus per l’uscita di Romance of The Three Kingdoms XIV, sarà disponibile esclusivamente per i giocatori Switch. Inoltre, lo scenario di collaborazione “Legends of Galactic Heroes”, “In the Middle of an Endless Dream” e tutti i personaggi del DLC collaborativo “Legend of the Galactic Heroes” dal numero 1 al numero 5 saranno disponibili come bonus esclusivo su Nintendo Switch. I personaggi esclusi Reinhard e Yang saranno disponibili per due settimane dopo il lancio. Dopo il lancio del gioco, saranno disponibili anche una serie di aggiornamenti del tutto gratuiti. Tirando le somma, possiamo dire senza dubbio che Romance of the Three Kingdoms XIV Diplomacy and Strategy Expansion Pack è una buona espansione, che non stravolge ovviamente più di tanto il gioco principale, ma che aggiunge comunque nuovi elementi in grado di renderlo un poco più vario e appetibile. In termini di contenuti vengono implementati quattro nuovi scenari con i relativi Signori della guerra, nuove tribù da gestire o conquistare, una manciata di elementi attivi per aggiungere funzioni agli eserciti, più una nuova modalità, anche se breve e non molto interessante. Una quantità accettabile, che però appare limitata a causa del prezzo un po’ eccessivo a nostro parere, ma che comunque se si è realmente appassionati del genere vale la pena passarci sopra.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 7,5

Gameplay: 7,5

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise




Super Mario 3D World + Bowser’s Fury, incredibile doppietta di esclusive su Nintendo Switch

Super Mario 3D World + Bowser’s Fury è la conferma che Nintendo sa sempre come far felici i propri utenti, diciamo questo in quanto, come si può evincere dal nome, la grande N ha lanciato per la Switch un doppio titolo, ossia il remake di Super Mario 3D World e il nuovissimo Bowser’s Fury. Contrariamente a quanto si possa pensare, questo secondo titolo non è una semplice espansione di 3D World, ma un gioco inedito che ne condivide solo il motore grafico e molteplici aspetti del gameplay. Proprio per tale ragione abbiamo deciso di analizzare separatamente i due videogiochi che compongono questa favolosa raccolta in esclusiva per l’ammiraglia del colosso nipponico. In quanto remastered, la riedizione di Super Mario 3D World rasenta la perfezione. L’upgrade grafico è evidente, soprattutto sullo schermo di casa dove pulizia d’immagine e aliasing ridotto al minimo rendono questo episodio del baffuto idraulico particolarmente gradevole alla vista, oltre che ispirato per quanto concerne l’art design. Il lavoro di rifinitura è stato così maniacale che, paradossalmente, sul piccolo display della console l’abbassamento di risoluzione sfoca lievemente l’immagine, rendendola meno nitida di quanto ci si aspetterebbe. Nulla di particolarmente penalizzante, sia ben chiaro, ma al contrario di tante altre volte in questo caso è preferibile godersi l’avventura sul televisore di casa seduti comodamente in poltrona. Una novità introdotta in questa nuova versione del titolo, e che di certo non sfuggirà agli occhi più attenti, è che la velocità di spostamento degli avatar è stata tarata lievemente verso l’alto rispetto all’originale. A livello di giocabilità ognuno dei livelli di Super Mario 3D World erge le fondamenta del suo design sulla base di offrire differenti approcci al giocatore: si può correre a perdifiato, seguendo la linearità offerta dallo stage, per raggiungere nel minor tempo possibile la bandierina di fine livello, così come perdersi a esplorare queste sculture compatte in tre dimensioni per cercare le stelle e i timbri celati al loro interno, in modo da poter sbloccare il corposo end-game che segue i titoli di coda.

La qualità del design di Super Mario 3D World è davvero sensazionale, e più la si saggia più si comprende appieno come Nintendo dimostri una padronanza assoluta della materia da lei stessa creata. Insomma, in sostanza il gioco è rimasto assolutamente identico, perfettamente in grado di stupire e divertire nonostante gli otto anni passati dalla release originaria. Soprattutto in multiplayer, nuovamente allargato fino a quattro giocatori, l’avventura diventa un mix di siparietti comici e azioni corali che rendono ora più semplice, ora molto più complicato superare alcuni passaggi e scovare gli sbloccabili sparsi per l’ambientazione. Super Mario 3D World permette di selezionare liberamente con quale personaggio affrontare i vari stage, scegliendo fra Mario, Luigi, Peach, Toad e uno segreto, ampliando ulteriormente le possibilità offerte al giocatore. Come da tradizione trentennale, Mario ricopre il ruolo del personaggio bilanciato, Luigi di quello dai movimenti più complessi da padroneggiare, Peach risulta ottima per i giocatori alle prime armi proprio grazie alla sua capacità di levitare a mezz’aria e Toad risulta quello più veloce nei movimenti ma afflitto da un salto meno elevato dei compagni. In questa riedizione di Super Mario 3D World, inoltre, sarà possibile cercare online altri partecipanti all’avventura. Si tratta certamente di una feature intrigante, utile e a suo modo ormai irrinunciabile, ma va da sé che per un gioco come questo la collaborazione in presenza è sicuramente la strada che gli appassionati di vecchia data preferiranno. Una modalità foto del tutto inedita conclude il pacchetto di novità presenti in questa riedizione del titolo, essa offre al giocatore la possibilità di sfruttare i numerosi timbri raccolti in giro per i livelli per abbellire le proprie creazioni. Non si tratta indubbiamente di un’aggiunta dall’enorme importanza, ma rimane apprezzabile la volontà di Nintendo di non relegare i timbri a semplici collezionabili, visto che nell’edizione del 2013 erano dedicati solamente all’abbellimento dei post nel Miiverse. Insomma, con il nuovo Super Mario 3D World per Switch, Nintendo è sicuramente riuscita a catturare l’attenzione dei vecchi fan, ma ha anche proposto un prodotto che sicuramente piacerà alle nuove generazioni di “videogiocatori”.

Il secondo gioco presente nel pacchetto, Bowser’s Fury, è un’avventura a mondo semi-aperto nella quale Mario si trova affiancato dal figlio del cattivo per antnomasia, preoccupato per la magia che ha trasformato il suo papà in una versione ancora più grossa e perfida. Ciò che i giocatori dovranno fare sarà recuperare una lunga serie di “Solegatti”, il cui potere è in grado di spazzare via la melma che ricopre l’intera mappa di gioco e il microscopico cervello di Bowser. Il tutto dovrà essere fatto naturalmente in puro stile Mario, quindi: completando missioni di caccia, abilità, salti, corse a bordo di un simpatico dinosauro e via discorrendo. Non esiste un ordine specifico per portare a termine le missioni ma ogni volta che si troveranno un certo numero di Solegatti si potrà accedere a nuove porzioni della mappa e sarà possibile allargare la zona di ricerca. In tutto questo bisognerà fare attenzione alle frequenti apparizioni di Bow-zilla, che di tanto in tanto oscurerà il cielo e bersaglierà il povero Mario con una pioggia di fuoco. Per la maggior parte del tempo bisognerà cercare rifugio dal suo alito incandescente, che in alcuni casi però potrà essere utilizzato per sbloccare nuove vie e sbloccare segreti, ma verrà il momento in cui sarà necessario vedersela faccia a faccia con il vecchio nemico di Mario e li ne vedrete delle belle, ma ve lo lasceremo scoprire da soli. Anche Bowser’s Fury prevede la modalità cooperativa ma solo insieme ad un secondo giocatore seduto comodamente sul vostro stesso divano. In tal caso il Player 2 prenderà il comando di Bowser Jr. e vi darà una mano nel cercare di placare le ire dell’iracondo paparino. Quanto detto finora contribuisce a costruire uno di quei titoli che escono al massimo un paio di volte per generazione, un gioco che non può che essere consigliato a qualsiasi giocatore, a prescindere da gusti ed età. Bowser’s Fury, titolo presente nel pacchetto con Super Mario 3 D World, è l’ennesima prova dell’abilità unica di Nintendo nel creare action-platform saldamente ancorati alle proprie radici, eppure capaci ogni volta di rinnovarsi. Tirando le somme, Super Mario 3D World + Bowser’s Fury è davvero una graditissima sorpresa per tutti gli appassionati delle esclusive della grande N. Entrambi i titoli possiedono una longevità invidiabile, infatti, potranno essere portati a termine ritrovando anche solo metà delle Stelle o dei Solegatti e dedicarsi successivamente a quelli lasciati indietro. L’alternativa “maniacale” nel voler affrontare i titoli consiste però nel non passare al livello successivo finché non si è portato a termine quello precedente, ma va messo in conto un bel po’ di backtraking per sbloccare i percorsi dedicati ai singoli personaggi di 3D World e i segreti nascosti in Bowser’s Fury. Insomma se siete i felici possessori di una Switch e volete dedicarvi a un’altra bellissima esclusiva, i gochi di cui vi abbiamo parlato fino ad adesso sono senza dubbio un acquisto da fare.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 9

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise




Nel futuro di Apple c’è un iPhone pieghevole

Un iPhone pieghevole nel futuro di Apple? Chissà. Al momento non c’è nulla di ufficiale, ma sembra proprio che il colosso di Cupertino stia lavorando a questo nuovo formato per l’edizione 2022 del “melafonino”. Il famoso cacciatore di notizie su Apple, Jon Prosser si dice certo che il colosso dell’informatica stia lavorando su almeno due varianti diverse di iPhone pieghevole. La prima, simile alla serie di Galaxy Fold di Samsung e la seconda con apertura a conchiglia, sulla falsariga del Motorola razr dello scorso anno. Apple avrebbe scelto quest’ultima da portare avanti perché più economica per i consumatori e distintiva rispetto a prodotti già in catalogo, come gli iPad Mini. Prosser nota che Apple non è molto lontana dal realizzare una versione finale di questo modello di smartphone ma respinge le voci precedenti che affermano come un esemplare per la vendita possa essere presentato già alla fine del 2021, andando invece almeno al 2022. L’informatore osserva inoltre che la volontà della Mela sarebbe di proporre il suo “foldable” smartphone in una moltitudine di colori, ipotizzando che questo possa significare che è stato pensato come un prodotto per la massa. Per coincidenza, l’US Patent & Trademark Office ha pubblicato di recente un brevetto concesso ad Apple che mostra un iPhone con un fattore di forma a conchiglia, con una cerniera di congiunzione degli schermi sul lato. Ovviamente le cose possono cambiare. Se lo sviluppo di un iPhone Flip è ancora nella fase iniziale, afferma Prosser, c’è la possibilità che l’azienda cambi strada, andando in una direzione opposta. Al momento, Apple non ha appuntamenti fissati nei quali svelare novità hardware. Seguendo le edizioni precedenti, un evento certo dovrebbe essere la Worldwide Developer Conference, dedicata agli sviluppatori, in modalità solo digitale, da confermare a giugno. In ogni caso per saperne di più, non resta altro che aspettare e seguire voci di corridoio, notizie ufficiali e indiscrezioni.

F.P.L.




Ride 4 sfreccia a tutto gas anche sulle console Next Gen

Ride 4, l’ultimo titolo motociclistico sviluppato da Milestone, è disponibile anche in versione next-gen su Xbox Series X/S e PlayStation 5.

Il titolo passerà in automatico alla versione “potenziata” per tutti i possessori delle console di ultima generazione attraverso un aggiornamento del tutto gratuito. Ovviamente per chi non avesse ancora acquistato il gioco, esso è disponibile sui rispettivi store online e in formato fisico. Più precisamente, l’upgrade gratis su PlayStation 5 sarà disponibile senza costi aggiuntivi fino al 30 aprile 2021, l’aggiornamento include anche i DLC precedentemente acquistati.

I possessori della versione Xbox One possono invece avere accesso all’edizione Xbox Series X/S grazie alla funzionalità Smart Delivery. Le versioni next-gen di Ride 4 supportano i 60fps e risoluzione fino a 4K, su PlayStation 5 il gioco sfrutta anche le potenzialità del DualSense e dell’unità SSD per garantire caricamenti più veloci. Gli sviluppatori hanno dichiarato che: “Un feedback tattile avanzato che renderà l’esperienza di gioco ancora più coinvolgente, consentendo ai piloti di sentire vibrazioni, gas e freni nel modo più realistico possibile. Inoltre, l’SSD garantisce miglioramenti in termini di tempi di caricamento, tempi di attesa più brevi prima delle gare e anche uno streaming delle texture molto più veloce. Ciò significa un’esperienza di guida piena di adrenalina che i giocatori non dimenticheranno facilmente”.

Ride 4 offre un livello di fedeltà visiva all’avanguardia grazie a scansioni CAD e 3D originali di modelli reali, che danno vita alle moto più iconiche del mondo. Una rinnovata modalità carriera porterà i giocatori in sfide frenetiche in tutto il mondo, che culmineranno nell’Ultimate Championship con le più potenti moto sportive, arricchite dalla nuova modalità Endurance, la sfida più difficile che i piloti possano affrontare. L’illuminazione dinamica, le condizioni meteorologiche e i pit-stop per i pneumatici e la gestione del carburante miglioreranno la realtà e la simulazione. A.N.N.A., acronimo di Artificial Neural Network Agent, una rivoluzionaria Intelligenza Artificiale basata su reti neurali, è stata ora migliorata per guidare i giocatori attraverso un incredibile livello di sfida. Ultimo ma non meno importante, i giocatori che vogliono essere unici e riconoscibili avranno accesso ad un editor più approfondito per moto, tuta e casco.

Parlando del titolo vero e proprio, Ride 4 è il nuovo capitolo della serie più libertina fra quelle prodotte da Milestone nell’universo delle due ruote; rigettando licenze affermate come quella della MotoGP, del Monster Energy Supercross e del mondiale di motocross, Ride è nato per ricoprire il ruolo di “parco a tema” dedicato all’intero universo del motociclismo, regalando agli appassionati l’opportunità di confrontarsi con dozzine di categorie, veicoli e scenari differenti.

Ovviamente sullo sfondo dell’esperienza di gioco aleggiano le ombre della Superbike e dell’Endurance quali massime espressioni della potenza motociclistica nuda e cruda, ma sfogliando il catalogo dei costruttori è molto facile imbattersi nelle stesse moto che esistono nel mondo reale. E forse questa rappresenta un po’ una piccola grande pecca dell’esperienza offerta da Ride 4: se da una parte è molto bello poter calcare l’asfalto del Nurburgring Nordschleife, piegare nel circuito di Monza o muovere le sabbie di Philip Island, dall’altra manca un pizzico della passione motociclistica più tradizionale e universale, quella che spinge centinaia di migliaia di appassionati a indossare la tuta e dare gas come matti in mezzo ad alcuni fra i paesaggi più belli del paese.

Ci teniamo a sottolineare che il titolo include nella versione base oltre 170 modelli di moto di ogni genere (sono invece 81 quelli disponibili come DLC) e poco più di 30 tracciati. Ride 4 pur avendo leggermente diminuito il numero di telai rispetto al suo diretto predecessore si presenta in uno stato di forma smagliante, specialmente dopo la limatura tecnica next-gen. Insomma, il gioco è al momento la quintessenza dell’universo delle due ruote in salsa videoludica, e l’unica tassa che si trova a pagare è quella di aver esordito poco dopo due fra le migliori istanze dedicate alla licenza della MotoGP.

Per tutti coloro che da un racing-game motociclistico si aspettano anche qualcosina in più, magari perché sono stati forgiati dalla straordinaria varietà di Forza Horizon oppure dall’estremo realismo di Assetto Corsa, la strada da percorrere resta ancora in salita, perché il nucleo dell’offerta rimane saldamente ancorato a quella che potremmo definire la “formula Milestone”, un nucleo creativo che oramai rappresenta un vero e proprio marchio di fabbrica. Il risultato finale è quindi un videogioco che non vuole collocarsi fra i grandi titoli simulativi, che non vuole sgomitare fra i giganti del racing arcade, ma che tenta semplicemente di soddisfare il maggior numero possibile di appassionati delle due ruote attraverso uno scheletro ben eseguito, diretto e senza fronzoli. In poche parole, Ride 4 è un videogioco dedicato al motociclismo e alla passione per le moto, niente di più e niente di meno.

La versione PS5 di Ride 4, invece, rappresenta al momento la migliore per godere dell’esperienza a bordo del proprio bolide preferito, e non per una mera questione tecnologica. Semplicemente, è l’unica versione che, oltre a rispondere a qualsivoglia esigenza tecnica sfruttando al massimo le potenzialità dell’hardware, può contare anche sul peso delle caratteristiche del DualSense. La versione Series X/S è altresì ben realizzata e raggiunge i picchi grafici e tecnici della concorrente Sony, ma non gode delle “emozioni” date dal controller. In ogni caso, qualunque sia la vostra piattaforma di gioco, Ride 4 è assolutamente in grado di riuscire a coinvolgere e tenere incollati i giocatori dinanzi lo schermo. Ovviamente se non si è appassionati delle 2 ruote il gioco potrebbe non piacere, ma chiunque ami la brezza sulla faccia, l’alta velocità e il rombo assordante delle marmitte, Ride 4 è un vero e proprio piccolo tesoro.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 7,5

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




TikTok vieta l’iscrizione agli under 13

TikTok, il popolarissimo social network asiatico per creare brevi video, dopo le richieste formulate dal Garante della privacy sulla protezione dei dati personali ed il conseguente blocco del servizio, ha deciso di impedire l’inscrizione degli under 13 all’interno della piattaforma.

La stessa società ha voluto precisare che si impegnerà in ogni modo per integrare misure in grado di fermare l’iscrizione degli utenti con età inferiore ai 13 anni, anche attraverso l’implementazione di sistemi specifici basati sull’intelligenza artificiale utili a verificare la veridicità delle informazioni di coloro che decideranno di registrarsi alla piattaforma.

Nel frattempo TikTok ha deciso di lanciare una campagna informativa con lo scopo di sensibilizzare il corretto uso dei social rivolta soprattutto a genitori e figli. È stata scelta una data, il 9 febbraio, giorno in cui tutti gli iscritti alla piattaforma e residenti sul territorio si troveranno con il proprio account bloccato. Per sbloccarlo sarà necessario inserire la corretta data di nascita e coloro che verranno identificati come under 13, verranno rimossi e non potranno più utilizzare TikTok.

In risposta al Garante, il social si è espresso così: “Poiché l’individuazione di soluzioni richiede un bilanciamento tra la necessità di accurate verifiche e il diritto alla protezione dei dati dei minori, la società si è impegnata ad avviare con l’Autorità privacy dell’Irlanda – Paese nel quale la piattaforma ha fissato il proprio stabilimento principale – una discussione sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale a fini della verifica dell’età degòi utenti”.

Negli ultimi giorni di gennaio, inoltre, Tik Tok ha aggiunto un pulsante nell’app che consente agli utenti di segnalare eventuali iscritti “sospetti” ossia che sembrerebbero avere un’età inferiore proprio ai 13 anni. Sono moltissime le iniziative che la piattaforma intenterà già da adesso: tramite l’app stessa, con l’invio di notifiche agli utenti per informarli della necessità di inserire la propria data di nascita pena il blocco dell’account, e attraverso consigli forniti per rendere il proprio profilo privato anziché pubblico. Il web ed i giornali verranno invece utilizzati per rivolgere appelli ai genitori, informandoli dell’obbligatorietà dei 13 anni come limite minimo affinché i propri figli possano iscriversi alla piattaforma. Infine, l’informativa sulla privacy verrà ristretta e modificata con un linguaggio più vicino ai giovani in modo da renderla ancora più comprensibile. Il Garante, dall’altro lato, ha garantito un maggiore controllo sugli impegni presi e sull’effettiva efficacia dei provvedimenti che verranno adottati dalla piattaforma. Non mancherà poi neanche una campagna di sensibilizzazione in cooperazione con il Telefono Azzurro per mettere in guardia i genitori e responsabilizzarli maggiormente al controllo del corretto utilizzo delle piattaforme social da parte dei propri figli. Insomma, questa volta sembra proprio che la società abbia deciso di adottare una linea dura per mantenere un maggior controllo e scoraggiare i ragazzini sotto i 13 anni di poter utilizzare TikTok. La domanda però è: Basterà tutto questo? Non resta altro che sperare e aspettare i prossimi mesi.

F.P.L.




Call of Duty Black Ops Cold War si espande con il season pass 1

Call of Duty Black Ops Cold War (qui la nostra recensione) è nel pieno della Stagione 1 e, come da tradizione ormai, l’arrivo di una nuova season coinvolge ogni singolo aspetto del gioco, di seguito vi riportiamo tutte le novità disponibili. Trattandosi di una nuova stagione in piena continuità con tutte quelle viste nel corso dell’ultimo anno non poteva certo mancare un nuovo Battle Pass, il quale offre ai giocatori i soliti 100 livelli con ricompense premium e gratuite. Tra gli oggetti che si possono ottenere gratuitamente figurano come sempre gli unici elementi in grado di alterare il gameplay, ovvero le due nuove armi: la mitraglietta MAC-10 (ricompensa del livello 15) e il fucile d’assalto Groza (ricompensa del livello 31), che al livello 100 permette agli utenti paganti di sbloccarne un particolare progetto chiamato Ordine Naturale.

Oltre agli immancabili emblemi, biglietti da visita, orologi e ciondoli, i premi per chi deciderà di acquistare la versione premium del pass di Call of Duty Black Ops Cold War includono anche nuovi operatori che, per fortuna, dopo qualche stagione sottotono tornano ad essere più carismatici. Primo fra tutti Stitch, l’antagonista di turno che mostra i segni delle torture ricevute da Adler in entrambe le versioni presenti nel pass e che finalmente propone una skin particolare le cui caratteristiche hanno anche una stretta relazione con gli avvenimenti del gioco. Non male anche Bulldozeer, l’omone corazzato che si può aquistare separatamente nel corso della stagione a 2.400 CP (20 euro). Tra le numerose altre skin del pass troviamo anche versioni alternative degli operatori di Black Ops Cold War come Adler, Woods e Park. Nel caso in cui foste interessati alle ricompense premium di questa stagione, il costo del biglietto è come sempre di 1.000 CP (10 euro) per la versione “standard” del pass e di 2.400 CP per quella “pompata”, grazie alla quale si può partire direttamente dal livello 20. La più grande novità di Call of Duty Warzone è rappresentata dall’introduzione di una nuova mappa di gioco stagionale chiamata Rebirth Island. Si tratta del luogo in cui Stitch si dedica alla produzione del gas tossico Nova 6 e nel quale si potrà partecipare a partite profondamente diverse rispetto a quelle giocate a Verdansk, sia in termini di durata che di gameplay. Oltre al numero ridotto di giocatori (questa mappa può ospitare circa 45 giocatori). Anche la mappa principale di Warzone, Verdansk, ha subito un cambiamento che consiste nell’introduzione di una sorta di bunker accessibile sia dall’aeroporto che dal cratere apparso proprio a nord-est della pista di decollo: si tratta di una serie di cunicoli e di laboratori molto pericolosi, che ricompenseranno solo i giocatori più abili che saranno stati in grado di addentrarsi al loro interno per recuperare il ricco bottino che vi si nasconde. Chi verrà sconfitto a Verdansk potrà inoltre provare la rinnovata esperienza Gulag, che consiste in una nuova arena nei sotterranei della prigione che riproduce la celebre mappa Nuketown tramite una serie di oggetti di scena.

A proposito di gradite sorprese, un’altra importante novità della modalità battle royale è l’introduzione di circa 30 armi tratte da Black Ops Cold War. Questi strumenti di morte non fanno altro che ampliare ulteriormente il bacino di oggetti che si possono trovare in giro per Rebirth Island e Verdansk, permettendo a tutti i giocatori in possesso di Cold War di utilizzare armi ed accessori sbloccati nel multiplayer. Ovviamente anche chi possiede il solo Warzone potrà sbloccare e potenziare quelle armi, proprio come accaduto lo scorso anno a chi si è avvicinato alla battle royale senza possedere Modern Warfare. Nel corso della stagione, fino ad oggi, sono state inserite anche e del tutto gratuitamente ben 4 mappe multigiocatore nuove, fra cui la tanto amata Nuketown (scenario principe della serie) in versione anni ’80. A febbraio poi sono previste grandi novità per gli amanti della zombie-mode. Insomma, come avrete capito di carne a cuocere ce n’è davvero tanta e per chi volesse mettersi alla prova, sono presenti tutte una serie di sfide sia per la modalità multigiocatore che zombie per poter conquistare l’ambito biglietto da visita da completista. Inoltre grazie alla rinnovata modalità prestigio è possibile guadagnare chiavi per sbloccare nuovi contenuti estetici per il proprio profilo a tema Call of Duty, ricompense queste che sono state prese direttamente dai titoli passati e che si potranno esibire in partita. Tirando le somme, se si vuole avere il 100 per 100 da Call of Duty e da Warzone, l’acquisto del season pass è altamente consigliato.

Francesco Pellegrino Lise




Empire of Sin, lotta fra gang per il controllo di Chicago

Empire of Sin è un tycoon game ambientato nella Chicago degli anni ’20 in cui viene richiesto di far espandere il proprio impero del crimine.

Il titolo è in parole povere un gestionale al cui centro sono poste le richieste della clientela e l’incontro fra la sporca domanda con l’ancor più sporca offerta, è uno strategico che ha per protagonisti i volti veri e alcuni nomi inventati della mafia a stelle e strisce di inizio scorso secolo. In certe occasioni però il gioco si trasforma in un videogame tattico a turni che ricorda un po’ alla lontana X-COM. Detto ciò però possiamo anche dire che Empire of Sin è soprattutto un raccoglitore di storie fumose nate attorno al racket dell’alcol e del gioco d’azzardo durante l’epoca del proibizionismo.

Far parlare tutte queste anime non è affatto un’impresa semplice ma, per fortuna, il titolo offre meccaniche di gioco connesse in modo sapiente, meccaniche che hanno ciascuna delle evidenti ricadute sulle altre, fino a formare una intricata ragnatela di cause ed effetti. Ma andiamo a scoprire come. Il tutto ha inizio dalla selezione del gangster che si vuole interpretare.

Purtroppo non c’è modo di crearne uno ex novo, ma la scelta fra i quattordici protagonisti è più che ampia e spazia dalla circense della malavita Maggie Dyer al pragmatico uomo d’affari Daniel Mackee Jackson, senza dimenticare poi i nomi più noti, come quello del celebre Al Capone e dello scaltro Frank Ragen. Ogni personaggio ovviamente è caratterizzato da bonus unici sia dal punto di vista strategico-gestionale, sia sul campo da battaglia, con il già citato Al Capone ad esempio capace di scaricare una vera e propria pioggia di piombo su più nemici o Frankie Donovan che si trasforma in una furia nel combattimento ravvicinato a mani nude. A quanto vi abbiamo detto si aggiungono poi classici elementi da gioco di ruolo, come classi differenti e degli alberi delle abilità utili a personalizzare sia il proprio avatar sia il resto della gang, specializzando così alcuni uomini nell’uso della lupara, oppure nell’assassinio stealth.

Ovviamente negli scontri non è poi raro che i vari affiliati facciano una brutta fine, una morte permanente che dà ancora maggior peso alle scelte e che crea un legame quasi affettivo con i membri della propria gang. Oltre a queste abilità, ciò che realmente definisce i protagonisti di Empire of Sin sono i loro background e i loro tratti, momento in cui si nota con forza la mano di Paradox Interactive. I personaggi di Empire of Sin sviluppano in modo dinamico attraverso le proprie azioni delle caratteristiche peculiari, che li rendono dei freddi cecchini quando c’è da premere il grilletto o, al contrario, dei codardi appena il fuoco nemico inizia a farsi sentire. Ciascuna azione, quindi, ha delle conseguenze e i gangster difficilmente dimenticano gli sgarri fatti.

La strada per diventare l’unico boss di Chicago però è lunga e irta di difficoltà, quindi per giungere in cima alla piramide del potere occorre sporcarsi le mani, iniziando dal basso e inondando le strade della metropoli statunitense di alcool di contrabbando. La città riprodotta in Empire of Sin è divisa nei suoi numerosi quartieri, ciascuno dei quali ospita al suo interno svariati edifici utili ai propri scopi illeciti. Partendo con una semplice base, un bar clandestino e una distilleria nascosta, bisogna a poco a poco allargare il proprio business, magari scacciando dalle loro tane i ladruncoli da quattro soldi e occupare le loro palazzine con un ulteriore casinò o un bordello. Più facile a dirsi che a farsi, perché l’ascesa nell’Olimpo del crimine è costantemente ostacolata dagli interessi degli altri boss, che non si faranno molti scrupoli ad assaltare la concorrenza, e anche dalla polizia in persona, un ingombro che può essere messo a tacere a suon di mazzette.

Per evitare che gli affari saltino letteralmente per aria, occorre dunque migliorare le proprie strutture, ingaggiare ulteriori guardie, migliorare la qualità degli alcolici e degli ambienti e aggiungere ulteriori roulette alle sale giochi. Tutto ciò ha però un costo, così come i gangster che richiedono un costante stipendio e quei fucili scintillanti sul mercato nero di certo non si compreranno con un paio di bottiglie di whiskey vendute a China Town. Empire of Sin però è un gestionale con un certo livello di sfida e far quadrare i conti è alle volte più complesso che aver la meglio negli scontri armati. Disposte in numerose interfacce ci sono le svariate informazioni riguardanti le casse, quali business stanno facendo guadagnare di più, quali sono finiti sotto l’occhio delle forze dell’ordine e dove invece la clientela si sta lamentando per la pessima scelta alcolica.

Si sa, durante il proibizionismo i distillati erano spesso di pessima fattura, ma i frequentatori più abbienti non si accontentano di una birra fatta in una vasca da bagno e magari per soddisfare le loro esigenze conviene convertire tutte le distillerie in qualcosa di più pregiato, piazzando anche un lussuoso hotel accanto ad uno scalcinato bar. Per fortuna un lungo tutorial introduce in modo adeguato ogni componente del gioco, anche se permane qualche dubbio sull’UI, macchinosa da navigare e con shortcut evidenziate male. Come in ogni gestionale che si rispetti i parametri da tenere sotto controllo sono numerosi e, almeno inizialmente, ci si sente soverchiati dalla quantità di informazioni che arrivano sull’interfaccia. Con un’improvvisa inversione di marcia, Empire of Sin mostra però il fianco a lungo andare. Per quanto si espanda la propria rete clandestina e si sviluppino affari in tutti i quartieri, le faccende da sbrigare restano sempre le stesse e gli affari girano comunque attorno alla distribuzione degli alcolici nelle tre attività: bar, gioco d’azzardo e locali a luci rosse. La progressione avviene dunque in maniera piuttosto lineare, svolgendo sempre le medesime azioni – volendo si possono mettere a capo dei quartieri dei vice-boss per evitare la microgestione – ma manca un avanzamento che faccia sentire viva la sfida. Qualche ulteriore meccanica aggiuntiva non avrebbe guastato, soprattutto per evitare che le fasi finali siano fin troppo semplici e senza spunti.

Nonostante quanto abbiamo appena messo in luce, Empire of Sin è in ogni caso un titolo decisamente interessante e i momenti migliori sono rappresentati dalle storie che, costruite ad hoc attorno alcuni boss, sorte in modo spontaneo per via di qualche evento casuale o nate dallo sviluppo di una missione data un NPC incontrato per strada, coinvolgono i vari protagonisti. Il lato diplomatico non si esaurisce in un paio di schermate fredde e anonime, ma le tregue e le taglie messe sulla testa dei nemici vanno stipulate faccia a faccia, attimi che aggiungono un taglio quasi cinematografico al titolo. Fra frasi fatte, minacce e pericolose dichiarazioni di guerra, con il passare delle ore si viene a formare un intreccio letale che tiene unite le varie fazioni che popolano la Chicago del 1920 e districarsi fra i vari interessi è un delicato gioco di equilibri: una protezione rifiutata, un locale rubato ad un socio del più potente boss del quartiere e presto Empire of Sin si trasforma in una lotta senza quartiere. Quando la diplomazia fallisce, l’unico modo per sistemare le questioni è una bella imboscata con tutte le armi tipiche di quel periodo e così Empire of Sin diventa senza soluzione di continuità un tattico a turni.

Le regole di ingaggio sono abbastanza tradizionali e il titolo di certo non rivoluziona il genere. Che sia la strada o l’interno di un locale, l’ambiente in cui si svolge lo scontro viene diviso nelle classiche caselle, una scacchiera su cui muovere le proprie pedine turno dopo turno visualizzando le varie mosse a partire da una visuale isometrica. Ciascun gangster ha a propria disposizione due punti azione, da spendere per posizionarsi dietro una copertura completa e per far fuoco da una migliore angolazione, aumentando così la percentuale del colpo sparato. C’è il fuoco di copertura, si possono lanciare bombe, ci sono oggetti curativi e ogni arma si comporta in modo unico, eppure tutti i vari ingredienti fanno parte della solita ricetta già vista in altri titoli del passato. Sotto il profilo estetico e tecnico Empire of Sin riesce a spaccare in due il nostro parere. Da una parte troviamo un’ambientazione eccellente, ottimamente caratterizzata e sicuramente iconica e affascinante, d’altra parte la Chicago degli anni 20 non è propriamente un’ambientazione abusata e banale.

Gli sviluppatori sono stati molto bravi a creare la giusta atmosfera e a far sentire il giocatore un vero protagonista delle lotte tra clan e famiglie per la conquista della città. Ottime le ambientazioni e la riproduzione di stili e clichè di quel periodo. Sotto il profilo tecnico invece la cosa si fa più drammatica: Empire of Sin è piagato dai bug, nei dialoghi si notano spesso i labiali fuori sincrono e alcune risposte completamente fuori contesto. Movimenti e compenetrazioni poligonali poi rovinano il senso di immersione generale. Per quanto riguarda la colonna sonora che ripropone temi musicali degli anni 20, tutto è realizzato bene. Il doppiaggio invece non è sempre perfetto e si sente che i personaggi italiani non sono doppiati da madrelingua, ma è comunque piacevole il tentativo fatto dal team di sviluppo e l’idea originale. Tirando le somme, Empire of Sin sia che lo si giochi su Pc, sia che lo si giochi su Xbox, PlayStation o Switch, è e resta un gioco piacevole e interessante. Un prodotto che cerca di coniugare vari generi e che comunque è in grado di tenere alto l’interesse per molte ore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 7,5

Gameplay: 7,5

Audio: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise




DBGA Kids, il corso per creare videogames per i giovanissimi

Digital Bros Game Academy, l’accademia per diventare sviluppatori di videogiochi del Gruppo Digital Bros, apre le iscrizioni alla nuova edizione di DBGA KIDS: il corso per imparare a creare un videogioco dedicato ai giovanissimi.

Dopo il successo della prima edizione, che ha visto la partecipazione di 30 ragazzi che hanno realizzato il loro primo videogioco, l’Academy annuncia la partenza della seconda edizione di DBGA KIDS, che inizierà il 7 febbraio 2021. DBGA KIDS è un percorso di apprendimento che, attraverso la realizzazione di un videogioco, avvicina i ragazzi e le ragazze alle materie digitali, favorendo l’acquisizione di competenze di programmazione unite allo sviluppo delle abilità creative. Skill estremamente importanti che contribuiscono a sviluppare nei ragazzi una forma mentis che li aiuti a immaginare nuovi futuri possibili. Il corso DBGA KIDS è interamente online, con i docenti in live streaming tramite Zoom. Ha una durata di 14 ore totali, suddivise in 7 lezioni di 2 ore ciascuna a cadenza settimanale. Le lezioni si svolgono la domenica mattina dal 7 febbraio al 21 marzo 2021.

L’iscrizione al corso si effettua solo online, compilando il form cliccando qui. Il corso è riservato per massimo 30 partecipanti e ha un costo di € 250,00 +IVA. Digital Bros Game Academy ha previsto una promozione rivolta ai primi iscritti. Infatti, per chi effettuerà l’iscrizione entro il 5 gennaio la quota di partecipazione sarà di € 200,00 + IVA. Le iscrizioni al corso chiuderanno il 1° febbraio 2021. II partecipanti a DBGA KIDS impareranno tutte le fasi della creazione di un videogioco, dalla fase di ideazione e progettazione alla programmazione utilizzando Construct 3 come strumento principale. Saranno coinvolti in un processo logico-creativo in cui apprenderanno ad organizzare le loro idee, a risolvere problemi fino a raggiungere l’obiettivo finale: portare a termine un vero e proprio videogioco. Il tutto guidato in remoto dai docenti, in maniera stimolante e divertente.

I docenti Martina Raico, Game Designer e Dario Fantini, Game Developer e insegnante, entrambi ex-studenti di Digital Bros Game Academy e rispettivamente QA Tester e Game Programmer in RaceWard Studio, guideranno i ragazzi, tramite un approccio molto pratico, in tutte le fasi del percorso di apprendimento. I giovani partecipanti potranno interagire con loro in tempo reale. Apprenderanno le basi del Game Design e della programmazione e impareranno ad utilizzare Construct 3, un software di programmazione per lo sviluppo di giochi PC e mobile. L’interfaccia intuitiva e la sua immediatezza, rendono Construct 3 uno strumento adatto a chi muove i primi passi nel mondo dello sviluppo. Il calendario, il programma e tutte le altre informazioni relative al corso, sono consultabili sul sito ufficiale della DBGA consultabile cliccando qui.

F.P.L.




Puyo Puyo Tetris 2, il puzzle game classico guarda al futuro

Puyo Puyo Tetris è riuscito ad ammaliare tutti gli appassionati, sia per via del suo spirito di conservazione e fascino, sia per via del suo continuo osare e rimescolare le carte in tavola di un genere che, a quanto pare, ha ancora molto da dire.

Con Puyo Puyo Tetris 2 ci troviamo sostanzialmente davanti ad un titolo che, da un lato ripropone tutte le idee migliori del capitolo precedente, e dall’altro ne amplifica l’esperienza con tutta una serie di elementi che inevitabilmente incuriosiscono.

Si tratta di un crossover che però mantiene anche fede alle radici da cui è tratto, mettendo a disposizione del giocatore, fin dalla primissima schermata, la possibilità di potersi immergere nei titoli che costruiscono questa miscela, in maniera separata. Puro Puyo Tetris 2, nel suo menù principale, si divide in: Avventura, Singolo, Multigiocatore, Opzioni e dati, Online e Lezioni. Quest’ultima possibilità si rivela estremamente fondamentale per tutti coloro che non hanno mai messo mano ad uno dei due titoli mescolati e proposti.

Si tratta di una sezione del gioco interamente dedicata all’insegnamento delle basi, ma anche delle fasi avanzate, non soltanto di Puyo Puyo e Tetris, ma anche delle varie modalità qui proposte, offrendo dunque un approccio pseudo-enciclopedico dettagliato e attento a spiegare ogni cosa per bene, avvalendosi di una semplicità diretta e ben snocciolata. Come dicevamo, la prima voce che risalta all’occhio è la modalità Avventura: dotata di un’innovata interfaccia che ricorda quella di un gioco da tavolo, il Sugoroku, e di una corposa quantità di personaggi, la storia non verrà certo ricordata per la componente narrativa. La vicenda, che coinvolge eroi vecchi e nuovi, tende infatti a stancare in fretta: i protagonisti alquanto stereotipati e il susseguirsi di lunghi dialoghi a schermata fissa non aiutano, d’altronde, a favorire il coinvolgimento dell’utente.

L’Avventura, tuttavia, funge da palestra perfetta per avvicinarsi ad entrambi gli stili di gioco presenti nell’opera e alle varie modalità vecchie e nuove contenute nel pacchetto. Nei circa 80 livelli, alcuni dei quali del tutto opzionali, è possibile mettersi alla prova in sfide di livello crescente, che aiutano ad impratichirsi e a sbloccare elementi extra di contorno, come scenari e musiche, ma anche personaggi e oggetti di fondamentale importanza. Sempre a proposito di apprendimento delle regole di base, è sicuramente interessante la presenza della “Difficoltà automatica”, un’opzione legata alla modalità Avventura che plasma l’abilità della CPU in base alla bravura di chi gioca.

In questo nuovo episodio è presente poi una sezione “Lezioni”, perfetta per chi vuole imparare, nonché arricchita con tutte le nozioni sulle modalità inedite e alcune voci extra che fungono da insegnamenti interattivi. La principale novità di Puyo Puyo Tetris 2 risiede però nell’introduzione di una particolare modalità chiamata Battaglia Tecnica che, in parole povere, consiste in una rivisitazione in chiave ruolistica dei due puzzle game. I partecipanti non devono limitarsi a giocare al puzzle game di riferimento selezionato, ma hanno l’obbligo di tenere costantemente sott’occhio un paio di parametri: i punti vita, il cui azzeramento decreta il game over, e i punti magia, grazie ai quali si possono attivare con la semplice pressione di un tasto tre diverse abilità. A stabilire quali sono le skill disponibili e l’ammontare degli attributi è la composizione del team: in un’apposita schermata si possono infatti passare diversi minuti a studiare la combinazione perfetta di personaggi e carte (l’equivalente degli accessori) per avere il giusto equilibrio tra attacco e difesa.

A garantire poi un incremento in termini di longevità è la progressione dei singoli personaggi, che al termine di ogni scontro guadagnano punti esperienza grazie ai quali salgono di livello e diventano sempre più forti. Questa modalità, indirizzata principalmente ad un target che non apprezza la staticità dei puzzle game come il primo Puyo Puyo Tetris, è sicuramente un’aggiunta gradita che, soprattutto ai livelli più alti, riesce a garantire ore di divertimento, aggiungendo un piacevole senso di progressione applicato sia alla componente offline che a quella online.

 Se da una parte la Battaglia Tecnica rappresenta un’assoluta novità di questo secondo capitolo, dall’altra i veterani di Puyo Puyo Tetris, i quali non aspettano altro che confrontarsi con altri giocatori per stabilire a suon di Tetramini o Slime chi sia il più abile, troveranno pane per i loro denti. Il comparto multigiocatore non coinvolge infatti la sola modalità Battaglia Tecnica ma anche tutte le altre già viste nel primo episodio, le quali possono essere affrontate non solo in partite amichevoli ma anche nel competitivo, ovvero la Lega Puzzle. Anche in Puyo Puyo Tetris 2 esiste infatti la possibilità di sfidare altri giocatori in quattro diverse categorie, ognuna con la propria graduatoria: Lega Puzzle (Tetris + Puyo Puyo), Lega Puyo Puyo, Lega Tetris e Lega Battaglia Tecnica, con quest’ultima che incarna l’unica novità per quello che riguarda il comparto competitivo del gioco.

Questa frammentazione delle modalità online non è solo positiva per chi ama la competizione, ma anche per chi è solo in cerca di un po’ di divertimento e vuole rilassarsi con un match amichevole. Oltre alla Lega Puzzle, che ha una maggiore attenzione per chi ama il PvP, il Sonic Team si è concentrato ancora una volta anche sugli amanti del PvE, che potranno godersi pienamente l’esperienza grazie alle modalità Sfida. Nell’apposito menu è presente Fever infinito, Puyo infinito, Puyo mini, Sprint, Maratona e Ultra. Si tratta in tutti e sei i casi di modalità che prevedono la partecipazione di un solo giocatore con l’obiettivo di raggiungere il punteggio massimo entro un tempo limite, oppure di proseguire all’infinito in uno dei due puzzle game. Completando una qualsiasi partita delle modalità Sfida con una connessione internet attiva, il punteggio verrà automaticamente caricato nelle classifiche online, così che anche i giocatori solitari possano provare a ottenere nuovi record con cui scalare le classifiche mondiali. Per quanto riguarda gli elementi di contorno, come la possibilità di modificare l’aspetto delle unità utilizzate in entrambi i puzzle game, il gioco propone una serie decisamente ridotta di “skin”. Alcuni aspetti alternativi sono disponibili sin da subito e altri sono invece acquistabili con i crediti nell’apposito negozio. Purtroppo, però, il negozio è identico a quello del primo Puyo Puyo Tetris e non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto visto nella precedente incarnazione della serie. Gli oggetti disponibili non sono solo scarsi in termini numerici, ma sono anche estremamente semplici da ottenere. Basterà infatti qualche ora di gioco e una manciata di vittorie per entrare in possesso di qualsiasi aspetto alternativo di Puyo e Tetramini. Esistono poi dei voice pack e delle icone sempre disponibili all’acquisto ma che, per quanto numerosi, suscitano sicuramente meno interesse verso chi non è intenzionato a sbloccare ogni singolo oggetto.

Tirando le somme, possiamo dire che con Puyo Puyo Tetris 2 il Sonic Team ha deciso di non andare troppo oltre quello che ha decretato il successo del primo capitolo, ma di limitarsi a proporre un prodotto forse troppo simile al predecessore sia dal punto di vista dei contenuti che da quello puramente estetico. Le poche novità possono allettare prevalentemente quella fetta di pubblico competitiva, che grazie alla modalità Sfida e alla Lega Puzzle può finalmente battagliare in maniera impegnativa anche al di fuori del solo PvP. Chiunque sia intenzionato a giocare al titolo per puro diletto e abbia già spolpato a dovere il predecessore si ritroverà sì di fronte ad un ottimo gioco con tanti contenuti, sebbene tutti risultino fin troppo simili a quanto già visto in passato. Insomma, l’acquisto di questo titolo è consigliato prevalentemente sia per chiunque non abbia mai giocato al primo Puyo Puyo Tetris, sia per tutti coloro che vedono nella presenza delle classifiche online del PvE, nella nuova Avventura e nelle Battaglie Tecniche dei contenuti appetibili e stimolanti. Il titolo, lo ricordiamo è disponibile su Pc, su Switch e sulle console della famiglia Xbox e PlayStation di attuale e vecchia generazione.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 9

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise