Estensione legittima difesa: in Parlamento esultano sulla bocciatura e intanto a Budrio ci esce il morto
di Roberto Ragone
di Roberto Ragone
di Roberto Ragone
NAPOLI – Nell’ambito delle indagini condotte e coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli, Sezione Reati contro la Pubblica Amministrazione, militari del Nucleo di Polizia Tributaria della GDF di Napoli hanno provveduto al fermo di Vittorio Gargiulo, già segretario amministrativo dell’Istituto Ambiente Marino Costiero del CNR, gravemente indiziato per i reati di peculato e concussione commessi negli anni dal 2011 al 2015.
Il fermo si è reso necessario per evitare il pericolo di fuga, dato che il Gargiulo, già a conoscenza delle indagini di cui era oggetto, avendo subito due perquisizioni, si stava adoperando per allontanarsi dal territorio nazionale. Dalla indagini è emerso che il Gargiulo si sarebbe appropriato della somma di circa 1.000.000 di euro, di pertinenza dell’Istituto Ambiente Marino Costiero. Le indagini sono state avviate a seguito di verifiche interne al CNR, culminate in una denuncia presentata dal Direttore Generale del CNR Paolo Annunziato alla Procura della Repubblica di Napoli.
Alle indagini avviate in seguito alla denuncia, è risultato che il Gargiulo utilizzasse somme riferite all’istituto di cui era segretario amministrativo, per acquisti personali. In particolare, la somma di oltre 32.000 euro, contabilizzata come materiali di consumo da laboratorio per l’Istituto, la cui consegna era avvenuta invece presso l’abitazione del Gargiulo, riguardava invece l’acquisto di giochi per bambini. In particolare si trattava di giostre e giochi per bambini gonfiabili che il Gargiulo utilizzava nell’ambito della sua attività ‘Facimm fest’. Nel prosieguo, la somma di oltre 11.000 euro, contabilizzata come ‘Ripristino locali interni dell’Istituto’, era utilizzata per lavori di ristrutturazione della propria abitazione, con installazione di vasca idromassaggio. Contabilizzata come ‘Studio e progettazione per tenda jack-up’, la somma di oltre 40.000 euro era destinata all’acquisto di tende e teloni per uso personale. La ‘Spesa per campagne oceanografiche’ di oltre 16.000 euro nascondeva l’acquisto di mobili. Il materiale informatico, acquistato per la somma di oltre 500.000 euro, e contabilizzato come ‘Materiali di consumo, cancelleria, beni mobili, materiali di ufficio’ sarebbe stato rivenduto a terzi e ricollocato sul mercato tramite il sito ‘Subito.it’, e solo in minima parte trattenuto dal Gargiulo per sé o ceduto a colleghi, parenti e amici. Acquisti fittizi presso aziende compiacenti: 150.000 euro per acquisti di frutta e verdura; 40.000 per acquisti all’ingrosso di saponi e detersivi; 95.000 per prodotti cartotecnici scolastici e commerciali; 40.000 per trasporto merci su strada, giustificate contabilmente con motivazioni varie, pagate dall’Istituto con bonifici poi in parte stornati su conti correnti di soggetti compiacenti, per una somma totale di 325.000 euro.
Parte del materiale oggetto di appropriazione è stato rinvenuto presso l’abitazione del Gargiulo nel corso di due successive perquisizioni, compreso un televisore di grandi dimensioni e alcuni giochi gonfiabili. Dalle indagini, inoltre, è emerso un episodio di concussione per costrizione commesso dal Gargiulo nei confronti di un’azienda che stava eseguendo dei lavori per l’Istituto Ambiente Marino Costiero.
di Roberto Ragone
MESSINA – La vasta operazione del G.I.C.O., denominata 'Dominio', scattata in seguito a indagini durate due anni, coordinate dal Comando Provinciale delle GDF di Messina, ha portato all’esecuzione di 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere, oltre a tre provvedimenti di presentazione alla P.G. emessi dal G.I.P. del Tribunale di Messina, dottoressa Monia De Francesco, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, operazione che ha colpito e smantellato il clan ‘Mangialupi’.
Con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso sono stati arrestati: Domenico La Valle, Paolo De Domenico, Francesco Laganà, Antonino Scimone, Alfredo Trovato, Salvatore Trovato e Giovanni Megna, tutti appartenenti al clan Mangialupi, operante a sud di Messina. Altre quattordici persone sono state arrestate per traffico di stupefacenti, estorsione, furti, rapine e detenzione illegale di armi. Le complesse indagini svolte dalla GDF hanno messo in luce attività economiche facenti capo in particolare al La valle, fiancheggiato da Paolo De Domenico e Francesco Laganà, cioè società di noleggio di apparecchi da gioco e scommesse, una sala giochi, un distributore di carburante, una rivendita di generi di monopolio e numerosi immobili, tutti intestati a prestanome. È stato anche accertato che il distributore di carburante fungeva anche da ‘cassa continua’ per l’organizzazione, mentre un bar di proprietà del La Valle era luogo di incontro per gli elementi della banda. Sono stati anche messi in evidenza i metodi mafiosi di gestione delle attività: le videoslot non di proprietà del La Valle subivano furti continui e danneggiamenti.
In un caso, invece, a subire un brutale pestaggio è stato un extracomunitario, reo di aver realizzato una grossa vincita presso le macchinette del La valle. Il prestigio del La Valle era tale, che anche privati cittadini si rivolgevano a lui per avere giustizia, come il proprietario di un cane da caccia di un certo valore, che ne aveva subito il furto. Il cane fu restituito, con le scuse del ladro. Sono stati quindi apposti i sigilli a tre società di noleggio di apparecchiature da gioco e scommesse e a diciotto immobili, fra i quali una lussuosa villa con piscina e un attico a Messina, una rivendita di generi di monopolio, e un’imbarcazione tipo gommone, per un complessivo valore di circa dieci milioni di euro. Arrestati inoltre, per reati che vanno dal furto all’illecita detenzione di armi, a plurime cessioni di stupefacenti e a reiterate violazioni delle disposizioni di sorveglianza speciale di P.S., anche Alberto e Francesco Alleruzzo, Angelo e Giovanni Aspri, Carmelo Bombaci, Nunzio e Santo Corridore, Francesco Crupi, Domenico Galtieri, Giuseppe Giunta, Daniele Mazza, Francesco e Gaetano Russo, e Mario Schepisi.
Rob. Rag.
Arrestato in flagranza di reato DAI Finanzieri della Compagnia di Rossano Calabro (CS), falso funzionario dell’Unione Europea. L’operazione è stata condotta con il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Castrovillari. Il falso funzionario, tale Sergio Cottignoli, presentandosi come funzionario dell’Unione Europea addetto alla revisione di progetti finalizzati ad ottenere finanziamenti ‘a fondo perduto’ destinati allo sviluppo, richiedeva indebitamente denaro, promettendo una più sollecita approvazione delle pratiche e millantando particolari conoscenze in ambito comunitario. Truffati alcuni imprenditori edili locali, impegnati nel progetto di costruzione di insediamenti turistici sulla costa calabra. Le indagini hanno preso avvio proprio dalla denuncia di costoro, non convinti della buona fede del Cottignoli. Le successive indagini consentivano di identificare nel Cottignoli, un pensionato di 76 anni, un soggetto assolutamente estraneo ad ogni attività da lui proposta, né in possesso di alcun titolo per l’intermediazione diretta con soggetti interessati alla percezione di finanziamenti comunitari. Alla richiesta del Cottignoli della somma di 48.000 euro da conferire ad una banca tedesca, uno dei denuncianti consegnava al falso funzionario un assegno a lui intestato. Immediatamente il Cottignoli veniva arrestato e posto agli arresti domiciliari. Durante la successiva perquisizione personale, e nella valigetta del Cottignoli, venivano trovati e sequestrati numerosi documenti falsi riferibili all’Unione Europea e ad Istituti bancari tedeschi, oltre a un timbro con il logo dell’Unione Europea e alcuni tesserini identificativi falsi con il titolo di ‘Revisore progetti finanziari Italia’ per conto della commissioni FESR – FSE – FEAOG – SFOP. Ad una successiva perquisizione nel domicilio dell’arrestato, rinvenuti e sequestrati timbri recanti il logo della Banca Centrale Europea, tesserini simili a quello presentato dall’arrestato e documentazioni riguardanti false pratiche di finanziamento. L’arresto del Cottignoli costituisce una utile occasione per ribadire che le procedure e l’erogazione dei finanziamenti europei, segnatamente i Fondi Europei di Sviluppo Regionale (F.E.S.R.) vengono gestite dalla Regione Calabria con procedure registrate, senza la necessità di alcun contatto diretto tra i richiedenti il finanziamento e i funzionari incaricati di seguire le pratiche amministrative di erogazione.
DURISSIMO COLPO ALLA ‘NDRANGHETA DELLA COCAINA
SMANTELLATA ORGANIZZAZIONE CALABRESE LEGATA AI NARCOS
DI ROBERTO RAGONE
A conclusione di una complessa attività investigativa, condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e coordinata da questa Procura della Repubblica – DDA, con l’impiego di oltre 150 finanzieri, unità Antiterrorismo Pronto Impiego, unità cinofile e , è stata smantellata un’organizzazione internazionale di stampo mafioso legata ai narcos sudamericani, in grado di importare in Italia grossi quantitativi di cocaina. ‘Gerry’, tale il nome dell’operazione, finora ha portato all’arresto di 18 persone fra Calabria e Toscana, oltre all’esecuzione di numerose perquisizioni. Dell’organizzazione facevano parte le famiglie Bellocco di Rosarno, Molè-Piromalli di Gioia Tauro, Avignone di Taurianova, e Paviglianiti, presente sul versante jonico reggino. Tra i soggetti fermati, Bellocco Michele, accusato dell’importazione di centinaia di chili di cocaina dal Sudamerica. Gli arresti operati dimostrano come ormai i clan calabresi siano in grado di interagire alla pari con i cartelli sudamericani. Sequestrati nel porto di Livorno 300 kg. di cocaina e circa 17 chili di codeina, oltre a ricostruire un’ulteriore importazione di 57 chili di narcotico e numerosi tentativi falliti. L’operazione antidroga, condotta dalle Fiamme Gialle della Sezione G.O.A. del G.I.C.O. di Catanzaro, con il supporto del II Reparto del Comando Generale e della D.C.S.A., ha evidenziato come l’organizzazione importasse anche hashish e marijuana, e come attirasse nel traffico di stupefacenti gli investimenti di personaggi insospettabili, commercianti e professionisti Sintomatico quanto scoperto dai finanzieri: partendo infatti dalla potente organizzazione di narcos che operava fra Rosarno, Giouia Tauro, Melicucco e S. Luca, sono arrivati ad un libero professionista, finanziatore dell’attività criminosa e acquirente di ingenti partite di droga. Identificati complessivamente 32 soggetti, ognuno con un ruolo preciso: finanziatori, mediatori, oltre agli incaricati dell’accoglienza dei narcos in trasferta nel nostro paese. Arrestato anche un soggetto oriundo calabrese, da anni emigrato a Livorno, che operava nel porto con una squadra di complici per aprire i containers e spostare la merce in luogo sicuro. Importante la perdita inflitta a tutta l’organizzazione, sia sotto il profilo dei capitali investiti, che sotto quello dei mancati guadagni; la droga sequestrata, una volta messa in commercio, avrebbe fruttato alla banda oltre 100 milioni di euro. Nel corso dell’indagine è stato sviluppato lo stretto coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Firenze.
PRESTA E PEREGO: BUFERA O BUFALA?
DI ROBERTO RAGONE
Impensabili e imprevedibili, per alcuni, le conseguenze di quel funesto sabato, durante il quale una delle solite grafiche partorite da agenzie di sondaggio, o da dati statistici , ha precipitato nel baratro Paola Perego, conduttrice del programma ‘Parliamone sabato’, del quale è responsabile insieme al marito Lucio Presta, agente televisivo. Capo cosparso di cenere, il direttore di Rai 1, Andrea Fabiano, ha fatto ammenda dell’errore: “Gli errori vanno riconosciuti sempre, senza se e senza ma. Chiedo scusa a tutti per quando visto e sentito.” Terrorizzati dalla collera della Boldrini, e dalle reazioni della politica, che non si sono fatte attendere, anche i top manager della Rai, a cui non spetta di verificare le scalette dei programmi, hanno preso immediatamente le distanze da quanto accaduto. Da parte sua, Monica Maggioni, presidente della Rai, ha dichiarato di non aver visto il programma. “Quello che vedo è una rappresentazione surreale dell’Italia del 2017” ha detto “se poi questo tipo di rappresentazione viene fatta sul servizio pubblico, è un errore folle, inaccettabile. Personalmente mi sento coinvolta in quanto donna, mi scuso.” “Gli errori si fanno, e le scuse sono doverose, ma non bastano” rincara il direttore generale della Rai Campo Dall’Orto. Secondo lui, “occorre agire ed evolversi.” E questa non è la mission del servizio pubblico come vorrebbe che fosse, seconda la linea editoriale del programma. E' davvero rimarchevole notare come i politici, e loro propaggini, si preoccupino di certi temi che potremmo definire altamente sociali e spirituali, e non di quelli pratici, con la nazione che fa acqua da tutte le parti. Insomma, come direbbe William Shakspeare, ‘Much ado about nothing’, ‘Molto rumore per nulla’. La notizia bomba è che Paola perego starebbe per tornare a Mediaset, come pubblica anche il settimanale Oggi, per condurre una nuova edizione de 'La Talpa' suo vero grande successo, che ha riscosso percentuali d'ascolto sopra i 4 milioni a puntata, con un picco di 5.7 in chiusura. Bisognerà in ogni caso, se già non è stato fatto, prima risolvere la controversia fra la Triangle, detentrice dei diritti de 'La Talpa', e Mediaset, per cui non sono chiare le ragioni di queste indiscrezioni. Vista la nuova politica low cost di Italia 1, bisogna vedere se Canale 5 è pronta a ricevere il reality. L'estromissione di Paola Perego dalla trasmissione del sabato pomeriggio suscita tuttavia alcuni interrogativi. La prima ad essere provocata dalla famosa grafica, infatti, sarebbe stata la deputata PD Lorenza Bonaccorsi, componente della Commissione di Vigilanza Rai, secondo la quale "Su certi argomenti non si scherza". A lei aveva fatto eco il collega di Sinistra Italiana Fratoianni, mentre Roberto Fico, Cinquestelle, presidente della Commissione, dichiarava che "Quanto avvenuto…..è esattamente la negazione di servizio pubblico". Come è evidente, tutte le altre reazioni autorevoli – Maggioni, Campo Dall'Orto, Boldrini – sono state successive. Guardiamo la cosa da un altro punto di vista. Sembra che alla Perego, per 'La Talpa', sia stato offerto un compenso all'incirca quadruplo rispetto alla cifra della trasmissione Rai, e l'occasione per salire su quel treno sarebbe passata una volta sola. Ma per interrompere il rapporto con la Rai prima del tempo, Perego e Presta avrebbero dovuto sborsare una penale molto pesante. La Bonaccorsi, Fratoianni e Fico sarebbero stati complici, più o meno consapevoli, o vittime, di una manovra per la quale ora Paola Perego ha potuto cessare il rapporto con la Rai senza sborsare un euro, potendo così ora accettare la conduzione del reality, anche alla luce dei risparmi che la Rai, con l'aiuto dei sindacati, sta cercando di realizzare, cessando le collaborazioni esterne, e incentivando i contratti interni. Una grande bufala? Se fosse così, ci sarebbero cascati un po' tutti, e ora chi riderebbe sarebbero proprio Presta e Perego, finte vittime di una presunta prepotenza.
L’IRA DELLA BOLDRINI CONTRO LA PEREGO
BUFERA SUL PROGRAMMA DEL SABATO POMERIGGIO
DI ROBERTO RAGONE
Non sono un difensore dei programmi Rai, che ritengo responsabili del progressivo rimbambimento degli Italiani che li seguono. Sono decenni che la Rai, correndo dietro a Mediaset e all’audience, direttamente proporzionale al costo degli spot, che la Rai ha rinunciato ad una televisione di qualità. Oggi i gusti della parte più consistente della piramide dei telespettatori vengono soddisfatti da programmi come ‘Ballando con le stelle’, ‘Standing ovation’, ‘Storie vere’, ‘Tempo e denaro’, ‘Torto o ragione’, – pietosa imitazione di Forum, in onda alla stessa ora – ‘Detto fatto’, due ore e mezzo di programma del nulla, in replica addirittura alle 4,50 del mattino. L’elenco potrebbe continuare, ma sarebbe impietoso farlo. L’impressione che si ricava da tutto questo, è che alcuni dei programmi citati – e non dico quali, ma lo spettatore attento lo può capire da solo – siano stati montati per dare a qualche conduttrice/conduttore un posto in Rai-TV. Da sempre c’è in fondato sospetto che in Rai si possa lavorare per ‘amicizie’ e ‘conoscenze’, a scapito dei talenti e della qualità, ma anche questo, come tante altre cose, è stato assimilato come ‘normale’ dalla massa, e quindi è divenuto legittimo. Non sono quindi particolarmente propenso alla difesa di un particolare programma, come ‘Parliamone sabato’, né a quella di Paola Perego, onesta travet di un carrozzone troppo coinvolto nella politica, con troppi dirigenti, troppo costoso per le tasche degli abbonati – una volta pagare l’abbonamento era giustificato dal fatto che non c’erano introiti pubblicitari, poi arrivò ‘Carosello’, che oggi tutti rimpiangiamo – troppo costoso come gestione, con stipendi troppo alti, e soprattutto con le nomine fatte per via politica. Tuttavia il ‘caso’ montato a scapito della Paola nazionale ha assunto proporzioni e termini esagerati. Da quello che avrebbe potuto essere uno scherzo, un paradosso, siamo arrivati addirittura al presidente, anzi alla presidenta, della Camera dei deputati Laura Boldrini. La quale nel suo profilo Facebook ‘Basta Bufale’ ha pubblicato un pistolotto repressivo di quella grafica pubblicata durante la trasmissione di sabato 18. Secondo lei, le donne dell’est sono rappresentate come (cito testualmente): “animali domestici di cui apprezzare la mansuetudine, accondiscendenza, sottomissione.” In pratica dei ‘peluche’. Così la società avrebbe “fatto un passo indietro di un secolo.” Ancor più grave che il fatto sia accaduto durante una trasmissione di servizio pubblico. Sappiamo da tempo che la Rai non è un servizio pubblico, ma un servizio ‘a servizio’ di chi la gestisce e la orienta politicamente, da ‘Porta a porta’, al mattutino ‘Agorà’, e così via. “Così” continua la Boldrini “si rischia di vanificare i tanti sforzi che la Rai stessa sta facendo per dare un’immagine della donna dignitosa e contemporanea.” Già, come con i costumi di ‘Ballando con le stelle’, che mostrano più di ciò che nascondono, per attirare più ‘audience’. Si augura, l’ineffabile donna Laura, che “siano fatte le dovute verifiche e siano presi adeguati provvedimenti.” In pratica, chi ha cacciato la Perego è stata lei. Si lamenta, la presidenta, del fatto che con questa lista si propongano stereotipi sorpassati da decenni, si renda la donna un oggetto, propiziando così il ‘femminicidio’, termine orribile ma imposto dall’imperante becero retrogrado e obsoleto – deo gratias – femminismo, che ancora qualcuno dall’alto del proprio scranno si ostina a voler imporre. “Con una lista del genere non si fa altro che proporre stereotipi sorpassati da decenni: si rende la donna un oggetto, e da questo alla violenza il passo è breve. In un tempo in cui, nel nostro Paese, una donna ogni tre giorni viene ammazzata dall’uomo che dovrebbe amarla, dobbiamo impegnarci tutti per contrastare lo squallore di certe rappresentazioni e dare alle donne la dignità e il rispetto che meritano.” Amen. Ma qual è la lista che cotanto scalpore avrebbe provocato, e che certo sarebbe passata inosservata al pubblico, senza invece accendere un dibattito nel merito? Il titolo recitava: ‘I motivi per scegliere una fidanzata dell’Est’. Motivi, aggiungo io, tutti da verificare. 1) Sono tutte mamme, ma dopo aver partorito recuperano un fisico marmoreo. Il lato senz’altro positivo, in periodo di decremento demografico, è che siano tutte mamme, recuperare un fisico ‘marmoreo’ – forse l’estensore intendeva ‘scultoreo’ ‘ non è altro che ciò che fanno le nostre compagne di vita andando in palestra. Forse donna Laura Boldrini preferirebbe donne grasse e sfiancate? La linea si recupera per rispetto di sé, e non soltanto per mantenere un buon rapporto con il marito e quindi avere un matrimonio solido. 2) Sono sempre sexy, niente tute, né pigiamoni. Come sopra: se parlate con un consulente familiare, vi dirà le stesse cose. Per le donne: cercate sempre di mantenere vivo il rapporto con vostro marito, senza per questo trasformarvi in geishe tuttofare. Quello che conta nel matrimonio è l’equilibrio, il rispetto reciproco, l’essere pari, ma soprattutto non dimenticare quali sono state le ragioni che ci hanno spinto l’uno verso l’altra, e viceversa, e non farle dimenticare a lui. 3) Perdonano il tradimento. Perdonare, se non si vuole che tutto vada a catafascio, è qualche volta necessario. Nessuno è santo, neanche la donna, che sia dell’est o dell’ovest, e perdonare è comunque facoltativo e non istituzionale, anche oggi. Nonostante la Boldrini. 4) Sono disposte a far comandare il loro uomo. Intendiamoci sul termine ‘comandare’. Nella famiglia, come nella società, esistono i ruoli. Se volessimo fare tutti le stesse cose nello stesso momento sarebbe il caos. Il ‘comando’ presuppone una presa di responsabilità e lo svolgimento di un ruolo. Purtroppo, da quando la donna è diventata moderna e come la Boldrini vuole che sia, la famiglia si è sfasciata. Essere disposte a far comandare il marito, non è segno di sottomissione, ma di intelligenza. Qualcuno avrà la responsabilità di alcune cose, e qualcun altro di altre. Una voce che nella diatriba boldrinesca non appare è: Amore. Si vive insieme, si fanno le cose insieme, ci si dividono i compiti per Amore. 5) Sono casalinghe perfette e fin da piccole imparano i lavori di casa. Una volta a scuola si studiava una materia che si chiama va ‘Economia domestica’. Una moglie che sappia cucinare, tenere la casa in ordine, crescere i figli e farli studiare, attaccare un bottone, azionare la lavatrice, stirare, mettere un punto, togliere una macchia, non è una schiava, è una rarità. Rendiamoci conto che la donna, nella famiglia, ha un compito fondamentale, e non perché sia un peluche. La donna è moglie, madre, sorella, amante. La famiglia si regge su di lei. La famiglia ha incominciato a sgretolarsi proprio sotto le bordate di un femminismo stupido e retrogrado, perché cieco. 6) Non frignano, non si appiccicano e non mettono il broncio. Dobbiamo pensare che frignare, appiccicarsi e mettere il broncio siano qualità predilette dalla signora Boldrini, e che lei le applichi nella sua relazione coniugale. Se così fosse, non invidieremmo il marito. Avere vicino una persona che ti risponde sempre con asprezza non è piacevole. I più bei matrimoni si sono sciolti per un comportamento del genere. Riassumendo: per Laura Boldrini le donne, per essere moderne come la Rai si sta sforzando, con i suoi programmi, di farle diventare, devono: 1) dopo il parto lasciarsi andare e diventare obese; 2) girare per casa in tuta e pigiamone – il che, considerando il n.1, diventa inguardabile, come avere per casa Dumbo. 3) cacciare di casa il marito ad ogni minimo accenno e sospetto di tradimento, e magari mentre dorme versargli addosso una confezione di acido muriatico acquistata al discount. 4) prevaricare il loro uomo, schiavizzarlo e costringerlo ai loro voleri, magari anche di perversione sessuale. 5) far crescere lo sporco in tutta la casa, ordinare i pasti alla tavola calda, utilizzando piatti, posate e bicchieri di carta, portare quotidianamente i panni in tintoria, affidare i presunti figli ad apposita organizzazione per la loro educazione ed istruzione. 6) Ogni giorno, prima e dopo i pasti, frignare, appiccicarsi con il marito e rendergli la vita impossibile, tanto per fargli capire chi comanda in casa. Cui prodest? Campo Dall’Orto, direttore generale della Rai, ha preso la palla al balzo, parlando di un presunto e futuro rimescolamento dei programmi per il quale ‘Parliamone sabato’ avrebbe comunque trovato la sua fine naturale. La verità è un’altra, e i commenti dai toni eccessivamente accesi lo confermano: Boldrini comanda, Dall?orto esegue, i giornali si accodano e si uniscono al coro. Grottesco. Era solo uno scherzo, qualcosa di bassa lega, ma su cui impiantare una futile discussione di gossip pomeridiano. È diventato un caso nazionale. C’è qualcuno che non ha il senso dell’umorismo. Si chiama Laura Boldrini ed è la presidenta della camera dei deputati.
· ‘LA GUERRA DI PIERO’
QUANDO LA POLITICA CI COSTRINGE AD UCCIDERE
DI ROBERTO RAGONE
Assistiamo da anni, ormai, alla trita polemica della difesa personale, se sia o no legittima: quando è legittima o quando è un eccesso, quando è un diritto, e quando un abuso. Su questo tema si sono consumati i banchi della politica, senza trovare soluzione. Da una parte gli ipergarantisti, per i quali uccidere è sempre e comunque sbagliato, e quindi, munirsi di un’arma è da potenziali assassini affetti da paranoia. Dall’altra, chi ritiene che difendere con ogni mezzo la propria vita, i propri beni, la propria casa, la propria famiglia, sia sacrosanto; un diritto che dovrebbe essere garantito da un regime democratico; un diritto, oltre che costituzionale, anche legale e umano. Opinioni muro contro muro, su cui soffiano opposte parti politiche per attizzare il fuoco, ognuna portando le proprie ragioni. E così, ogni volta che accade un fatto di sangue, come in questi giorni con l’oste Mario Cattaneo in provincia di Lodi, – alcuni dicono abbia volontariamente ucciso un rapinatore notturno, altri che il fatto sia stato solo un tragico incidente, lo deciderà la magistratura, accertando la ‘verità processuale’ dei fatti – tornano alla ribalta le due fazioni. Chi dice, come Fabrizio Rondolino ad Agorà, che “Chi uccide un ladro è un delinquente”, e vorrei sapere cosa ne pensano poliziotti e carabinieri; o chi, invece, ritiene la difesa un diritto, e l’eccesso di legittima difesa qualcosa da eliminare. Diciamo subito una cosa: è facile, a mente fredda, giudicare l’operato di chi s’è trovato, di notte e al buio, mentre l’allarme ancora suona, ad affrontare due o più energumeni, giovani e violenti. È troppo facile crocifiggere come assassino chi invece è una vittima delle circostanze. L’orrore dell’uccisione di un essere umano l’ha rappresentata molto bene Fabrizio De Andrè, nei versi toccanti de ‘La guerra di Piero’. L’orrore di una morte è descritto fino in fondo. Piero, che s’è trovato di fronte un uomo, ‘in fondo alla valle’, che la pensava come lui, ma aveva una divisa diversa. “Sparagli Piero, sparagli ora/e dopo un colpo sparagli ancora”: per essere sicuro d’uccidere. Ma Piero si attarda, pensando di alleviare la sofferenza dell’altro, sparandogli in fronte, o nel cuore, per una morte istantanea, anche se “Vedere gli occhi di un uomo che muore” è una frase terribile. Questa esitazione è fatale per Piero. Infatti l’altro lo vede, ha paura e “Imbracciata l’artiglieria” “Gli ricambia la cortesia”. Quell’istante ha perduto Piero, che cade in terra “senza un lamento”, e in attimo s’accorge che la sua vita finisce lì. Qualcuno dirà: è la guerra. Bene, anche questa è una guerra. Anche qui bisogna decidere in un attimo cosa fare. Anche noi abbiamo paura, come il soldato che uccide Piero. Uccidere è contro la natura umana, e se ne porta il marchio per tutta la vita. Questo accade anche a coloro a cui è capitato in guerra, specialmente se hanno avuto il tempo di ‘vedere gli occhi di un uomo che muore’. Su un punto siamo d’accordo, con i garantisti: uccidere non è mai una cosa bella; possiamo dire che non è mai una cosa giusta. Allora, dov’è il guasto? Non è certamente nel fatto, sbandierato dai media a suon di statistiche improbabili, che i reati sono diminuiti e che la nostra percezione del pericolo è eccessiva, e quindi la colpa è nostra nel valutare un pericolo inesistente: in pratica, siamo tutti paranoici. Noi diciamo invece che anche se le statistiche dovessero dire il vero, ci sono sempre furti, rapine e aggressioni, e questo non è cancellabile con una statistica. Al prossimo aggredito e rapinato mostreremo le statistiche, e gli dimostreremo che si sbaglia, non è possibile che abbia subito un’aggressione e una rapina, perché le statistiche dicono il contrario. In realtà, se le denunce sono diminuite, il sintomo è allarmante, perché vuol dire che il cittadino giudica la denuncia di un reato solo un fastidio e una perdita di tempo, e questo significa una perdita di fiducia nelle forze dell’ordine e nelle istituzioni. Se poi polizia e carabinieri non sono messi in grado di effettuare un adeguato controllo del territorio, se le leggi sono sbagliate e male applicate, se le pene non sono certe, se è certa invece l’impunità – solo l’1% dei colpevoli sono processati e condannati -, se fra indulti, buona condotta, legge Gozzini e varie i delinquenti escono troppo presto; se poi i reati fino a cinque anni di detenzione sono depenalizzati, e polizia e carabinieri non ti arrestano neanche più; se le carceri sono piene e non c’è più posto, e quindi si tende a comminare pene alternative, che lasciano i colpevoli in libertà: se tutto questo causa ciò di cui abbiamo parlato, bene la colpa è della politica, e di chi ne ha il controllo. Il guasto è dei governi, e le vittime siamo noi cittadini, non adeguatamente difesi, messi sotto processo quando siamo costretti a difenderci, e condannati all’ergastolo dalla nostra coscienza quando malauguratamente dovessimo togliere la vita a qualcuno. Uccidere un altro essere umano è un evento tragico, e nessuno se lo augura. Speriamo che qualcuno lo capisca e provveda, invece di occuparsi solo di faccende di partito e di maggioranze.
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