Il giallo di via Poma: il criminologo Carmelo Lavorino presenta il suo nuovo libro

Dopo 30 anni l’assassino di Simonetta Cesaroni non è ancora noto

Simonetta Cesaroni fu uccisa nel pomeriggio di martedì 7 agosto 1990 in via Carlo Poma n. 2, al terzo piano di un grande complesso abitativo, a Roma, quartiere Prati.

Dopo più di trent’anni l’assassino non è ancora noto, anche se da molteplici indizi si può stabilire con ragionevole certezza chi abbia inferto le numerose coltellate alla ragazza.

Dell’omicidio si occupò in quei giorni anche il criminologo Carmelo Lavorino, e in questi giorni sarà nelle librerie il suo più recente libro, dal titolo ’VIA POMA, INGANNO STRUTTURALE TRE’.

L’autore sarà a disposizione del pubblico durante l’incontro di mercoledì 8 settembre 2021, a Gaeta, presso il Club Nautico di Gaeta, Lungomare caboto 93, nel quale si parlerà anche di altri casi, come i ‘gialli’ di Arce e di Caronia.




Vaccini: svolta autoritaria, non ‘dovere morale’

Dopo l’amara esperienza del deprecato ventennio fascista, finita la guerra, il pensiero dominante dei padri costituenti è stato quello di evitare una seconda esperienza come quella del fascismo mussoliniano. Tutti i riflettori quindi si sono concentrati su chi, preso dalla nostalgia, avrebbe voluto ritornare all’orbace, alle marcette, alle adunanze ‘oceaniche, alla premilitare per i ragazzini, e a quello che una volta si chiamava ‘sabato fascista’, e che poi, sotto altro regime, ha preso il nome di ‘settimana corta’: almeno in questo molti sono stati accontentati, rivendicando il sabato festivo come una conquista sindacale.

Democrazia, dunque, se mai questa parola in Italia ha avuto senso. Ma ciò che sta accadendo in questi giorni (e che speriamo cessi al più presto) con lo sbandierato ‘obbligo vaccinale’, negato sia dalla Costituzione Repubblicana, sia dai Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, e, se non bastasse, dalla Risoluzione del Consiglio d’Europa n. 2361 del 2021, dal titolo: ‘Considerazioni sulla distribuzione e somministrazione dei vaccini contro il Covid 19’, (in particolare al punto7.3.1 e al punto 7.3.2) ha l’amaro sapore di un ricatto e di una costrizione che fa leva su ciò che sia la nostra Costituzione, e sia la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo dichiarano assolutamente sacro e imprescindibile, cioè il lavoro. Non vogliamo parlare delle tante incongruenze e delle poche trasparenze che hanno accompagnato questa tragedia fin dall’inizio, non ci spetta e non ci compete. A fronte di centinaia di morti, ci sarà qualcuno che potrà meglio andare a fondo di tante situazioni anomale, come quella dell’azione legale di un gruppo di familiari di morti (di Covid o di terapia?) presso un ospedale tarantino. Ma sventolare un obbligo vaccinale che, sia pure in presenza di una legge, sarebbe, insieme alla legge che lo rendesse possibile, incostituzionale e contrario a qualsivoglia iniziativa democratica.

Ci sono, e c’erano anche all’inizio della dichiarata ‘pandemia’, terapie atte a guarire dal Covid 19: l’esempio ci viene dalla guarigione, all’Ospedale Spallanzani di Roma, di due cinesi curati con un integratore da pochi euro, la Lattoferrina. Una notizia che, data da un tiggì della RAI, è subito sparita in quelli successivi. Tranne a ricomparire tempo dopo, nella risposta ad una domanda della conduttrice di un programma domenicale su RAI 1, che tratta di salute. Infatti, alla domanda rivolta ad un virologo, di quelli che sempre vediamo in televisione da qualche tempo, la conduttrice s’è vista rispondere che sì, la Lattoferrina inibisce l’ingresso della proteina nelle cellule. Ma non era quello il messaggio che doveva passare. Senza parlare della sieroterapia, che guarisce ad horas, e di altri supporti medici che sarebbe troppo lungo enumerare. Non vogliamo, per quanto possibile, entrare nel merito del trattamento dei soggetti positivi: anche se la ‘vigile attenzione e tachipirina per tre giorni’ ad alcuni è sembrata un incoraggiamento ad ammalarsi. Dubitiamo che i grandi virologi, infettivologi e ricercatori non ne fossero al corrente: ma questa è solo una nostra opinione.

Il nostro tema è diverso: quanto è ‘morale’ costringere una persona a farsi inoculare un vaccino, o presunto tale, in nome di un ‘dovere morale’, quando dai fatti riportati dai media ufficiali (e non dai social) sappiamo che nessun vaccino rende immune chi lo assume, lasciandolo, come riscontrato, portatore di una carica virale simile a chi il vaccino non ha assunto? E che significano la seconda e la terza dose di tali vaccini, se non funzionano, e in pratica non si sa fino a che punto siano efficaci (e se lo siano) e per quanto tempo? E che significa ciò che riporta FIRST ON LINE sul web, in data 7 agosto a firma di Ugo Bertone:

“Per i Pharma Usa profitti record trainati dai vaccini contro la pandemia. Per Moderna utile trimestrale raddoppiato e per Pfizer si profila un fatturato di 33,5 miliardi a fine anno. E il secondo trimestre si preannuncia anche più ricco”.

Legittimo sospettare che, stante il fatto che il vaccino non ‘immunizza’, come si affrettano a dichiarare i telegiornali, (più corretto sarebbe chiamare ‘vaccinati’ e non ‘immunizzati’ i soggetti che hanno ricevuto la dose, ma tant’è, la guerra psicologica passa anche attraverso questi squallidi escamotage), questa grande campagna di vaccinazione (o di inoculazione di terapia genica sperimentale) non prescinda dai profitti delle case farmaceutiche.

Ma torniamo all’argomento principale, la deriva autoritaria imposta da questo governo Draghi che ‘tira diritto’ (vi ricorda qualcosa?) nonostante navighi controcorrente, incurante dei morti di vaccino (dei quali, ufficialmente, non è possibile stabilire la correlazione col vaccino stesso, ma che comunque sono morti, oppure le persone che hanno riportato, in maniera dimostrabile, un danno fisico irreversibile) è un fatto che tutti i giorni leggiamo sulle prime pagine dei giornali.

In pratica, a nessuno può essere inoculato il vaccino, o il prodotto di una terapia genica sperimentale, senza che lui vi acconsenta. È di questi giorni la comunicazione dell’FDA americana del termine della fase sperimentale del vaccino Pfizer, il che lo renderebbe quanto meno un ‘vaccino’.

Esiste una corrente filosofica, che parecchi medici allopatici farebbero bene a considerare, l’Olismo. Una definizione più precisa la troviamo sul web:

“Principio filosofico e metodologico di alcune scienze per il quale i sistemi complessi sono irriducibili alla mera somma delle loro parti, in modo tale che le leggi che regolano la totalità non possano mai essere riducibili alla semplice composizione delle leggi che regolano le parti costituenti.

PARTICOLARMENTE

In biologia, tesi secondo la quale, assumendo l’organizzazione dei viventi secondo livelli gerarchici (da quello atomico-molecolare agli ecosistemi), ogni livello superiore mostra valori di funzionalità e di autoorganizzazione superiore a quello che scaturirebbe dalla semplice somma degli elementi di cui è composto e che costituiscono il livello immediatamente precedente.

Definizioni da Oxford Languages

 In parole povere: siamo tutti fatti nella stessa maniera, abbiamo tutti lo stesso numero di organi interni e così via, ma ognuno di noi è diverso da un altro. Non si può quindi adottare la stessa cura per tutti. La visione olistica ci conduce a curare non la malattia, ma la persona. I ‘bugiardini’ esistono proprio perché questo principio è stato riconosciuto, e quindi il farmaco che può giovare ad alcuni, può essere nocivo ad altri. Il ‘Consenso informato’ che si fa firmare a chi deve ricevere il vaccino, serve proprio a questo: riconoscendo i limiti di una terapia (I vaccini non sono una terapia, ma una prevenzione, e non andrebbero fatti in presenza di terapie ad hoc, come accade nel nostro caso), i fabbricanti si proteggono dai danni collaterali, scaricandone la responsabilità su chi il farmaco deve assumere. Ed è chiaro che questi non ha alcuna nozione di medicina o di probabili conseguenze negative.

Concludendo, questa smania di ‘vaccinare’ l’80% della popolazione entro il 15 settembre, spingendo in tutti i modi su chi non desidera essere vaccinato, ricorda molto un regime autoritario al quale non vorremmo appartenere. Gli strumenti sono molti, a cominciare dal Green Pass, per finire alla sospensione dal lavoro con relativa sospensione dello stipendio. Questo non è democratico. La democrazia non è il regime perfetto, ma non riusciamo ad immaginare di meglio. L’impressione che si ricava da questa accelerazione è che si voglia smaltire il maggior numero di dosi di vaccino prima che questa pressione debba forzatamente cessare: cosa che ci auguriamo accada al più presto, e senza danni per chi vuole soltanto tornare ad una forma di normalità e al proprio lavoro, senza sentirsi ogni momento costretto e insidiato.




Oplofobia: in quanti modi si manifesta

Molti di noi, quando l’Unione Europea ha fatto irruzione nella nostra vita, si saranno sentiti rassicurati. In effetti, ha emanato alcune direttive davvero interessanti e necessarie, come stabilire la dimensione minima delle vongole per essere pescate: sentivamo profondamente questa esigenza, e ci auguravamo che finalmente qualcuno mettesse fine ad un eccidio di vongole in erba, una specie di strage degli innocenti. Specialmente i pescatori delle lagune che dalle vongole traggono il sostentamento loro e delle loro famiglie. Questa direttiva specifica li ha alleggeriti del peso di una eventuale accusa di vongolinfanticidio, ma soprattutto sono in pace con la loro coscienza. Ma l’attività dei due emeriti Parlamenti Europei (il primo a Strasburgo, il secondo, per non far torto a nessuno, a Bruxelles) non si è arrestata qui: abbiamo infatti altre direttive davvero entusiasmanti, come quella che riguarda le foglioline di prezzemolo, ma non solo: gli ortaggi e le sementi per essi commercializzate (direttiva di esecuzione UE 2019/1990 della commissione del 17 giugno 2019). Certamente illuminante per chi coltiva le erbe aromatiche sul balcone di casa, ma soprattutto per chi ne fa coltivazione intensiva destinata alla commercializzazione. Ma di tanti altri generi merceologici, di cui sarebbe troppo lungo esporre i vantaggi, le direttive UE hanno fatto oggetto le loro riunioni: ci siamo così resi conto della necessità di DUE sedi di parlamento e della febbrile attività di parlamentari, costretti a trasferirsi in treno da una sede all’altra ogni settimana.

Arriviamo così all’ultima, in ordine di tempo, iniziative della ECHA, acronimo della Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, un organismo che (negli enunciati) vorrebbe tutelare la salute dei cittadini europei, e per far questo, mettere al bando ogni sostanza chimica nociva alla salute umana – e non solo: pensiamo ai nostri amici pelosi che ingurgitano quintali di croccantini e mousse, senza che nessuno ci dica esattamente cosa c’è dentro.

Avremmo diverse sostanze da mettere all’indice di una tale Agenzia, non ultimo quel glifosato che genera mutazioni genetiche nell’uomo. Quel glifosato che s’è tentato più volte di eliminare dalla nostra vita, scontrandosi contro interessi lobbistici troppo grandi. Quel glifosato che, inventato da una grossa industria chimica americana, è stato acquisito da un’altrettanto grossa industria chimica tedesca, che ora lo commercializza, ma soltanto fuori della Germania. Quel glifosato che ci fa arrivare migliaia di tonnellate di grano da oltreoceano, ‘maturato’ artificialmente, a prezzi stracciati. Lo possiamo rifiutare come prodotto, ma ce lo ritroviamo nel piatto come pasta a basso costo, dalle più grosse industrie alimentari italiane. Senza contare i prodotti da forno, e tutto ciò che impiega farina.

Abbiamo parlato di oplofobia: in effetti le armi sono considerate ‘cattive’, ‘immorali’, e quindi tutto ciò che ne può colpire la diffusione e l’uso è moralmente giustificato, nella mente di alcuni. Così, si è arrivati ad assimilare il piombo delle nostre cartucce di amatori e sportivi ai più biechi prodotti chimici adoperati nell’industria alimentare, per esempio, o nella coltivazione di prodotti del suolo, i quali (è dimostrato) potrebbero molto meglio essere coltivati in maniera biologica, senza avere grosse perdite di produzione. Sì, signori, vi sembrerà assurdo, ma vogliono togliere il piombo (o meglio, la lega di piombo, stagno e antimonio di cui sono fatte le cartucce dei tiratori sportivi e amatoriali) dalle nostre cartucce.

È chiaro l’intento di incentivare la produzione e la vendita di proiettili di materiali diversi dal piombo, posto che la loro produzione, ancorché più costosa del piombo usato da sempre, non comporti, da parte delle produzioni (evidentemente industrie chimiche), un inquinamento maggiore di quello procurato dal piombo, ristretto ad alcune aree facilmente identificabili e bonificabili, che non comportano il passaggio di umani o di animali (leggi: poligoni di tiro), e soprattutto un esborso superiore all’attuale, posto che i nuovi materiali sarebbero oggetto di una sorta di monopolio. Se è vero, come dichiara l’UE nel regolamento REACH, che costituisce base per la realizzazione dell’Agenzia ECHA, che lo scopo del Regolamento riguarda la “Registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche”, non si comprende perché il piombo delle cartucce per armi da fuoco debba essere compreso in tale coacervo, non essendo compreso nella produzione di sostanze chimiche, a fronte di ciò che accadrebbe se le munizioni dovessero essere equipaggiate di proietti di varia natura, prodotti chimicamente. Il giustificato sospetto è che, come s’è fatto (dicono alcuni) per il vaccino anti-covid, si voglia procedere su superfici di grandi numeri soltanto per un fatto economico. Si creerebbe così un conflitto d’interessi, nell’Agenzia ECHA, da una parte impegnata a sostituire il piombo con altri materiali, e nel contempo impegnata a, si spera, diminuire l’inquinamento ambientale prodotto dalla produzione di nuovi materiali in quantità industriali.

A tal proposito vogliamo rimarcare ciò che dichiarano i dati ufficiali, reperibili sul sito dell’UE, a proposito dell’industria chimica dell’UE: rappresenta circa il 7,5 della produzione UE per fatturat; ha vendite pari a 565 miliardi di euro (2018) che rappresentano circa il 17% delle vendite globali di prodotti chimici; fornisce 1,2 milioni di posti di lavoro altamente qualificati diretti (2015); genera un avanzo commerciale di 45 miliardi di euro (2018), eccetera. È chiaro l’intento di fornire un ghiotto boccone ad una industria chimica europea che si presume altamente lobbizzata, in una economia centralizzata capitalista e assistenzialista in cui i posti di lavoro significano potere, e gestirli è comprensibilmente la mira di tutti. Di questa diatriba, volta a bloccare l’iniziativa dell’ECHA prima che sia attuata, si stanno occupando i rappresentanti ufficiali di chi le armi produce, usa e detiene, per qualsiasi scopo, sportivo, amatoriale o di lavoro.

Vi riportiamo alcune comunicazioni che abbiamo ricevuto.

MUNIZIONI AL PIOMBO: PREOCCUPANTI SVILUPPI DELLA CAUSA

Carissimi amici, come ricorderete lo scorso 19 giugno vi abbiamo annunciato che il Firearms United Network ha lanciato una causa presso la European Court of Justice (ECJ) contro la European Commission per arrestare il loro tentativo di mettere al bando ogni uso di munizioni a base di piombo da ogni tipo d’arma da fuoco, per tutti gli usi sportivi e su tutti i terreni (https://www.facebook.com/Firearmsuniteditalia/photos/3075925565971912/)

Il nostro presidente Tomasz W. Stępień – Firearms United President, con una raffica di post sulla nostra pagina internazionale in inglese, ha voluto aggiornarci – e pare che le autorità #EU siano di nuovo impegnate nei loro soliti giochetti.

Alla sede centrale di Firearms United sono infatti giunte numerose segnalazioni di sostenitori e organizzazioni che, alla richiesta di sostenere la nostra causa, hanno ricevuto dalla #Cortedigiustiziaeuropea una risposta negativa in quanto non rappresentati da un legale.

Si tratta di un’interpretazione volontariamente restrittiva delle norme che regolamentano la partecipazione alle cause di fronte alla #ECJ, ed è mirata specificamente a scoraggiare la partecipazione.

Il nostro presidente invita dunque chiunque abbia ricevuto una lettera di rifiuto ad inviarne una copia – scansionata, fotografata col cellulare, purché sia leggibile – all’indirizzo di posta elettronica legal@firearms-united.com

Nel frattempo, tuttavia, la #CommissioneEuropea ha chiesto alla #CEG di rigettare in toto la causa senza neppure esaminarla, inviando alla nostra sede centrale di Varsavia una copia della richiesta che riassume le sue posizioni sulla causa.

Ve ne offriamo qui un sunto, che di certo basterà per darvi un’idea della surreale posizione alla “Marchese del Grillo” (“Io so’ io, e von nun siete un ca**o”) della principale istituzione dell’#UE:

• Nessuno dei partecipanti alla causa è negativamente colpito dalla messa al bando delle munizioni a base di piombo, quindi non c’è motivo di intentare causa

• La causa è basata su documenti affetti da pregiudizio ideologico

Andiamo nei dettagli.

Per quanto riguarda il primo punto, la #EuropeanCommission si è esibita in un tanto strambo quanto preoccupante esercizio di arrampicata sugli specchi. In pratica ci è stato risposto che l’ATTUALE messa al bando delle #munizionialpiombo è valida solo per le munizioni spezzate per armi da caccia a canna liscia in alcune zone, e dunque chi non possiede tali armi per tale scopo non potrebbe fare ricorso: essenzialmente é possibile per la #EC violare “alcuni” nostri diritti, e noi non abbiamo diritto di protestare perché non li hanno violati TUTTI.

A far specie, soprattutto, è il passo che recita quanto segue:

“Il ricorso si basa su una restrizione in preparazione riguardo l’uso di munizioni al piombo, sia spezzate che non, in aree diverse dalle zone umide, da emanarsi a breve.”

In pratica la Commissione Europea AMMETTE CANDIDAMENTE di voler mettere al bando ogni e qualsivoglia tipo di munizione al piombo per ogni e qualsivoglia tipo di utilizzo civile; la Commissione Europea AMMETTE CANDIDAMENTE che considera tale divieto ormai cosa fatta; e si lamenta del fatto che il popolino voglia opporsi a tali restrizioni prima che vengano emanate anziché aspettare, come sempre, di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.

Che questo sia di lezione per chi crede che si fermeranno alle munizioni da caccia e alle aree umide: CI RIGUARDA TUTTI.

Addirittura la Commissione si spinge a dichiarare che il costo di conversione di un fucile a canna liscia all’impiego di munizioni senza piombo sia di circa 70 Euro, e che dunque ciò non costituisca una barriera economica.

Ci chiediamo quali grandi esperti abbiano fornito la loro consulenza alla Commissione al riguardo e abbiano partorito tali stime: probabilmente si parla dello stesso #analista che ogni giorno bercia in Italia contro i #legalidetentoridiarmi, perché si parla di stime che non stanno né in cielo, né in terra – in particolar modo se si considera che il #BancoNazionalediProva in Italia ha introdotto una speciale tipologia di bancatura (“Giglio”) per le armi a canna liscia adeguate all’impiego di munizioni a base di materiali diversi dal piombo, che prevede una prova forzata a 1320 bar: parliamo di livelli pressori che difficilmente un’arma di quarant’anni fa potrà sostenere dopo una conversione da 70 Euro.

Al contempo, per quanto riguarda il punto riguardante la violazione del diritto alla proprietà che tali restrizioni cagionerebbero, la Commissione Europea si esprime con quello che a nostro avviso è uno dei due punti più preoccupanti di tutta la sua posizione:

“Sebbene il diritto alla proprietà sia un principio fondamentale delle leggi europee, esso non é una prerogativa assoluta ma va considerato in base alla sua funzione nella società. È possibile introdurre restrizioni all’esercizio del diritto alla proprietà a condizione che esse rispondano all’interesse comune che l’Unione persegue e non costituiscano un intervento sproporzionato e inaccettabile in virtù dello scopo prefisso:”

Ebbene si, avete letto bene: per la Commissione Europea IL NOSTRO DIRITTO ALLA PROPRIETA’ PUO’ ESSERE VIOLATO SE CIO’ RISPONDE AGLI “INTERESSI CHE L’UE PERSEGUE”.

Di nuovo: c’è ancora chi crede che si fermeranno mai nel loro piano #disarmista? No: si sono autoinvestiti del diritto di decidere cosa possiamo possedere e cosa no, e soprattutto del potere di decidere cosa toglierci di ciò che già abbiamo e cosa invece, magnanimamente, lasciarci.

Per quanto riguarda il secondo punto, la missiva della Commissione Europea sottolinea più volte che i documenti sottoposti da Firearms United e dalle sue associazioni nazionali federate – quale ad esempio l’analisi legale fornitaci dall’associazione ceca LEX – Sdružení na ochranu práv majitelů zbraní – sarebbero da rigettarsi in quanto affette da pregiudizio ideologico (“bias”), in quanto sottoposte da associazioni a difesa del #dirittoallearmi.

Notate bene: la Commissione non dice NEPPURE UNA VOLTA che le nostre analisi e i nostri documenti siano errati in qualsiasi loro punto, solo che siano AFFETTI DA PREGIUDIZIO IDEOLOGICO.

Per intenderci: è come se vi entrassero a rubare a casa, il ladro venisse arrestato, voi vi costituiste parte civile al suo processo, e la sua difesa sostenesse che la vostra richiesta di costituzione in parte civile debba essere rigettata perché voi avete un interesse diretto nel recuperare la refurtiva.

Infine, per chi ancora avesse dubbi sulla #formamentis della #Commissione #Europea, eccovi un altro punto su cui essa basa la sua richiesta di rigetto della nostra causa:

“Si deve ricordare che in un’Unione basata sulle leggi, gli atti dell’Unione quale istituzione godono di una presunzione di legalità; spetta al ricorrente provare che il regolamento oggetto di contestazione sia illegittimo.”

In pratica, l’#UE si è investita della stessa presunzione di legittimità assoluta che è tipica dello “Stato etico” (per intendersi, gli ultimi che si sono visti sul continente europeo sono stati l’Italia fascista e la Germania nazionalsocialista), e sostiene che spetti a noi provare l’illegittimità delle regole che propone, ma al contempo chiede che ci venga PRECLUSO L’ACCESSO ALL’UNICA SEDE (quella legale) DEPUTATA A STABILIRE CIO’.

Perché per arrivare in un posto, in cui si deve arrivare per forza, si deve prendere per forza una ed una sola strada… ma se quella strada è sbarrata dalle stesse persone che ci impongono di arrivare a destinazione?

Al contempo, solo tre giorni fa è arrivata la notizia (https://www.patrick-breyer.de/…/chatcontrol-european…/) dell’approvazione da parte dello European Parliament del cosiddetto #ChatControl, ovvero della #deroga alle normative UE sulla #ePrivacy: con 537 voti a favore, 133 voti contrari e 20 astenuti, il #ParlamentoEuropeo ha stabilito che le aziende che forniscono servizi di posta elettronica o di messaggeria automatica possono implementare sistemi automatizzati di controllo dei nostri messaggi e delle nostre E-Mail, scansionarle alla ricerca di parole-chiave o contenuti sospetti, per poi denunciare le stesse alle Forze dell’Ordine.

L’UE procede sulla strada della #sorveglianza di massa e del #disarmo di massa. Con buona pace di chi dice che “il #sovranismo è stato sconfitto” (con manovre di palazzo, ovviamente): nulla, in ciò che l’#UnioneEuropea sta facendo e continua a fare, va nella direzione di riguadagnare le simpatie e il supporto dei #cittadini. E prima o poi arriveranno di nuovo, ovunque, le elezioni.

Traete voi le vostre conclusioni.

ACT TOGETHER, FEEL FREE AND MAKE CHANGES

UNARMI

Riceviamo e riportiamo anche una comunicazione da parte della UNARMI, organismo italiano di tutela di chi delle armi fa il proprio lavoro (inclusi produttori di armi e cartucce) o il proprio svago.

Mentre continuano a giungere risposte dai poligoni privati, UNARMI prosegue la sua indagine sulle conseguenze del regolamento ECHA per il divieto del possesso ed utilizzo di munizioni contenenti piombo. E’ attivo da pochi giorni sulla pagina unarmi.it/post/sondaggio-piombo-tiratori un sondaggio rivolto ai tiratori, complementare a quello già proposto a poligoni e campi di tiro, finalizzato a comprendere come potrebbero variare le abitudini degli utenti italiani qualora il regolamento in discussione venisse approvato. I dati ricavati da questo secondo sondaggio, incrociati con quelli provenienti dai poligoni, ci consentiranno di avere un’idea più completa dei danni che il regolamento potrebbe causare sul piano sportivo e su quelli connessi (commerciale, occupazionale, addestrativo…).

Il sondaggio è completamente anonimo ed è molto importante che vi sia la più ampia partecipazione possibile, di modo da avere un quadro statistico il più possibile rappresentativo della realtà. I risultati dell’indagine saranno presentati all’agenzia ECHA, alla Commissione Europea ed al governo italiano per richiedere lo stralcio del regolamento o di tutti i suoi punti critici.

Sempre nell’ottica del contrasto delle nefaste iniziative europee, sollecitiamo inoltre poligoni, armerie e cacciatori ad aderire alla causa in corso alla Corte di Giustizia Europea, promossa contro la Commissione Europea da Firearms United Network (di cui UNARMI è rappresentante per l’Italia), proponendosi come soggetto danneggiato mediante la modulistica predisposta da Firearms United e scaricabile dalla pagina https://bit.ly/36vMf51. L’adesione è a titolo assolutamente gratuito, ma deve essere inviata entro e non oltre il 19 luglio. La corte Europea accetta qualsiasi lingua dell’Unione, non sono quindi necessarie traduzioni: è sufficiente compilarlo e descrivere i danni, i fastidi e le limitazioni che la nuova regolamentazione porterà. Il documento, poiché non è ammessa la trasmissione via e-mail, deve essere stampato e spedito a:

Court of Justice of the European Union

European Union Court

Rue du Fort Niedergrünewald

L-2925 Luxembourg

In questo momento molto delicato è necessario che tutti diano il proprio contributo, anche se apparentemente irrilevante, poiché dalla riuscita di questi attacchi dipende il futuro del mondo del tiro e della caccia.

Roma, via dei Monti Parioli 25

c.f. 97854290588

www.unarmi.it

Più volte abbiamo sospettato che alcuni provvedimenti non fossero propriamente ‘democratici’, come annunciato: oggi ne abbiamo la certezza. Se l’Europa voluta dai Padri Fondatori è questa, meglio tonare a come eravamo prima. Purtroppo i nomi di De Gasperi, Schumann, Altiero Spinelli, Jean Monnet, Joeph Bech, Konrad Adenauer e Paul-Henri Spaak vengono sbandierati a torto. Certamente la loro idea di Europa unita non era questa.




Oplofobia: una legge per chi odia le armi?

L’intervista a Giulio Magnani, presidente della UNARMI

Esiste, in Italia, una corrente di pensiero che ‘odia’ le armi. La potremmo definire ‘oplofobia’, parafrasando la legge Zan che punisce l’omofobia. Purtroppo nel nostro caso l’oplofobia non è punita, ma incoraggiata e incentivata da chi sui giornali si lascia andare ad apprezzamenti e commenti sui fatti di cronaca che vedono sempre colpevolizzati coloro che, in alcuni casi, si difendono da rapinatori e simili, fuori e dentro casa. E come sempre accade nel nostro bel Paese, a certe prese di posizione fa da sponda una certa sinistra, come dimostra il commento di Enrico Letta a proposito del poliziotto che ha sparato ad un clandestino armato a Termini. Sulle armi, sul loro possesso e circolazione ed uso si sono dette e si scrivono ancora un sacco di corbellerie.

 Abbiamo sempre detto che il pericolo non sono le armi da fuoco, ma chi le maneggia: prova ne sia il fatto che con l’assimilazione di cittadini provenienti da nazioni in cui le armi bianche sono una tradizione, anche da noi s’è intensificato l’uso del coltello. Ora, che sia un coltello da cucina, reperibile senza problemi in un qualsiasi supermercato, o un’arma da fuoco, parliamo sempre di oggetti inerti, che non sparano da soli, né da soli si sognano di librarsi per l’aria, andando a tagliare la gola ai passanti.

Insomma, non appena da noi accade un fatto di sangue, si scatena la caccia alle streghe: la quale caccia non colpisce coloro che comunque illegittimamente si servono delle armi per delinquere, e non hanno bisogno di permessi e tasse da pagare. Il bersaglio sono sempre legittimi fruitori e utenti, persone al di fuori del circuito oscuro, coloro che le armi maneggiano per professione, per necessità, o per pura passione collezionistica; oltre che per tutta una popolazione di agonisti, che di solito, in occasione di gare internazionali, portano all’Italia numerose medaglie. Una per tutti: Jessica Rossi, medaglia d’oro per il tiro a volo ai Giochi Olimpici 2012 e detentrice del record mondiale con 99 piattelli su 100, prossima portabandiera per l’Italia ai Giochi Olimpici di Tokio.

Abbiamo intervistato Giulio Magnani, presidente della UNARMI, associazione indipendente che intende tutelare gli interessi di legittimi detentori e produttori di armi, che ha pubblicato su FACEBOOK un post in cui intende fare chiarezza su alcune notizie false o inventate che demagogicamente influenzano il giudizio del pubblico, e che qui riportiamo integralmente:

Dopo la strage di Ardea centinaia di articoli e servizi giornalistici hanno contribuito a diffondere informazioni del tutto fuorvianti quando non addirittura false o inventate di sana pianta dai soliti professionisti del disarmismo, riproposte e diffuse acriticamente e senza alcuna verifica da giornalisti di terz’ordine e strumentalizzate da politici che si propongono come legislatori su materie che, evidentemente, ignorano totalmente. Facciamo sinteticamente chiarezza sulle più ripetute:

 – “non si conosce il numero di armi detenute legalmente in Italia”. FALSO, ogni questura conosce esattamente il numero di armi, munizioni ed esplodenti detenuti legalmente nel proprio territorio di competenza, sapendo dettagliatamente di ogni singolo pezzo chi e dove lo detiene;

– “il porto d’armi sportivo viene richiesto per aggirare le norme sulla difesa personale”. FALSO, il porto di fucile per tiro a volo (c.d. “sportivo”) non consente assolutamente di girare armati ed è assolutamente equivalente, ai fini dell’acquisto di armi anche per la difesa abitativa, al nulla osta all’acquisto di armi ed a tutte le altre licenze di porto d’armi;

– “l’Italia è il secondo paese al mondo per omicidi con armi legali”. FALSO, è un dato senza riscontro, completamente inventato;

– “nei paesi dove ci sono più armi legali ci sono più omicidi e meno sicurezza”. FALSO, le statistiche europee mostrano chiaramente come i paesi con maggior diffusione di armi detenute legalmente e/o con normative più permissive siano estremamente sicuri e abbiano tassi bassissimi di omicidi o abusi con armi legali (ad es. Svizzera, Rep. Ceca, Finlandia…). Perfino il dato italiano degli ultimi anni ha visto un aumento delle licenze ed una diminuzione di omicidi ed episodi criminali… saranno per caso correlati? Una ricerca dell’Università La Sapienza di Roma ha inoltre evidenziato come nel decennio 2007-2017 gli omicidi commessi da detentori legali di armi fossero sostanzialmente marginali sul complesso;

– “le visite mediche per il rilascio del porto d’armi sono solo delle formalità”. FALSO, il primo rilascio di una licenza di porto d’armi prevede tre distinte certificazioni mediche, che diventano due ad ogni rinnovo. Il medico che rilascia la certificazione di idoneità ha facoltà di richiedere tutti gli ulteriori approfondimenti che ritenga necessari;

– “non si sa quante licenze per armi ci siano in Italia”. FALSO, periodicamente il Ministero dell’Interno pubblica i dati relativi alle varie licenze di porto d’armi in corso di validità ed è proprio in base a questi dati che vengono lanciati i soliti ingiustificati allarmi sull’aumento della diffusione delle armi in Italia;

– “dopo il rilascio della licenza non ci sono controlli per cinque anni”. FALSO, le licenze di porto per difesa personali prevedono la revisione annuale dei requisiti, per tutte le altre licenze e per i meri detentori l’Autorità di PS ha facoltà di richiedere in qualsiasi momento l’accertamento della permanenza dei requisiti psicofisici. Allo stesso modo anche segnalazioni non correlate alla detenzione delle armi (ad esempio relative alla guida o per segnalazioni o vicende giudiziarie) possono comportare la sospensione o la revoca delle licenze.

 Presidente Magnani, su Il Tempo del 23 giugno leggiamo che il poliziotto che ha sparato in una gamba contro il ghanese a Termini è indagato per ‘eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi’, e che dovrà pagarsi l’avvocato, diversamente dal clandestino, che avrà il gratuito patrocinio. Questo è qualcosa altrove non sarebbe mai successo. Lei che ne dice?

Ritengo che alla fine sia necessario per non ingenerare equivoci, dato che spesso si parla delle forze dell’ordine in termini poco lusinghieri, trattandoli da persone violente. In un caso come questo, non attivare alcun tipo di procedimento potrebbe anche, in seguito, confermare questa posizione, che io non condivido. L’organo preposto ad approfondire tutto questo è la Magistratura, a cui è demandato l’onere delle indagini, poi è ovvio che tutti ci aspettiamo che l’indagine porti ad una archiviazione, e alla conclusione che l’eccesso non c’è stato. E comunque è dichiarato l’uso legittimo.

Se posso aggiungere qualcosa, dopo l’archiviazione nessuno potrà chiedere i danni all’agente. L’Italia è uno strano paese, in cui rapinatori e aggressori chiedono – e ottengono – il risarcimento di danni nei confronti di chi si è soltanto difeso dalle loro aggressioni. Andando avanti, nel suo post su Facebook lei dichiara che ‘Dopo la strage di Ardea centinaia di articoli e servizi giornalistici hanno contribuito a diffondere informazioni del tutto fuorvianti, quando non addirittura false o inventate di sana pianta dai soliti professionisti del disarmismo, riproposte e diffuse acriticamente e senza alcuna verifica da giornalisti di terz’ordine, e strumentalizzate da politici che si propongono come legislatori su materie che, evidentemente, ignorano totalmente.’ Tutto questo è frutto di un fatto ideologico di una certa sinistra che tanti anni fa voleva addirittura disarmare la Polizia. Lei che ne dice?

Quello che lei dice salta fuori anche oggi, quando si nega alle forze di Polizia di ottenere strumenti più adatti alla loro attività, come il taser. E’ vero che esiste una base ideologica, che spesso porta i giornalisti a dover riadattare i fatti che raccontano a quella che è la versione che devono imporre ai loro lettori. Il tutto aiutato dalla completa ignoranza della materia trattata, se non addirittura rivolgersi a personaggi che vengono ritenuti esperti, ma che poi esperti non sono, quando non addirittura mettere la firma sotto articoli scritti da questi presunti esperti, Devo dire che il giornalismo italiano non sta messo molto bene in questo periodo. Ad esempio durante il periodo di riferimento della direttiva 853 del 2017 che sostituiva la 277, e che regolava il trasferimento delle armi nei paesi membri dell’UE, tutto ciò per colpire il terrorismo, mentre invece s’è andati a colpire soltanto il possesso legale delle armi e non tutto il traffico illegale, che non è stato minimamente scalfito, se non in maniera superficiale, con affermazioni del tipo di quella descritta in un documento dell’UE, in cui si dichiarava che una fonte di approvvigionamento dei terroristi erano i collezionisti, cosa che non risulta neanche da eventi di cronaca, ed è molto grave che addirittura l’UE abbia voluto formalizzare questa affermazione in un documento, per motivare e dare supporto alle restrizioni che sarebbero state molto più pesanti se non ci fosse stata la parte associativa a mettere un freno, con risultati del tutto apprezzabili. In quel periodo siamo stati bersagliati dalla stampa italiana. Però siamo stati anche contattati da giornali esteri come El Mundo, o il New York Times, che hanno pubblicato articoli interessanti, anche in televisione. Il loro approccio era totalmente differente, e spesso ci contattavano per chiedere conferma di alcune cose, pubblicavano i nostri chiarimenti e lasciavano spazio al confronto. La stampa italiana non fa niente di tutto questo, arriva la sinistra antiarmi di turno, prende e pubblica tutto, non c’è verifica, approfondimento, non c’è nulla. È successo molto raramente che qualcuno ci sia venuto a chiedere la nostra versione dei fatti, tanto che per alcune affermazioni più gravi abbiamo fatto ricorso all’Ordine dei Giornalisti.

A questo punto dobbiamo dire ai nostri lettori cos’è la UNARMI, o, per meglio dire chi è la UNARMI.

La UNARMI è la principale associazione italiana di appassionati di armi nel senso più ampio, non solo cacciatori, non solo tiratori, ma anche guardie giurate e collezionisti, e tutela a 360 gradi il possesso e l’utilizzo delle armi. Collabora con tutti gli altri soggetti che hanno un ambito specifico, e ha come scopo quello di portare un punto di vista unitario volto a superare tutte le differenze che ci sono fra le varie categorie. Il nostro settore è debole perché molto frammentato. Quando si parla di caccia, non ha interesse ad intervenire chi non è interessato alla caccia, così chi non è interessato al tiro, e così via. Nel 2016 abbiamo riscontrato che non c’era un soggetto giuridico interessato alle varie categorie, e così ci siamo costituiti.

Le faccio una domanda cattiva: siete appoggiati politicamente, o ricevete sovvenzioni?

No, assolutamente. Questo è stato scritto o sottinteso in molti articoli di giornale, non siamo associati politicamente non abbiamo sovvenzioni, poi eventualmente le varie parti politiche rispondono diversamente. Ci sono quelli che ci danno più ascolto, e quelli che invece rifiutano ogni contatto con noi. È evidente che questo si ripercuote sulle valutazioni che diamo ai vari appuntamenti elettorali.

Questo non significa che siamo collegati ad un partito. Ce ne sono alcuni con cui abbiamo un maggior dialogo. Abbiamo contattato tutte le forze politiche, e abbiamo riscontrato quali sono quelli con cui possiamo dialogare e gli altri. Per ciò che riguarda le sovvenzioni, siamo finanziati esclusivamente con le quote associative. Tranne quelle che abbiamo ricevuto, circa 3/4000 euro in 5 anni, dalla FIREARMS UNITED, che a loro volta provenivano da raccolte in tutta Europa. Siamo a Roma, ma stiamo aprendo altre sedi in tutta Italia. Siamo un’associazione in cui viene fatto tutto su base volontaria.

Ringraziamo il presidente Giulio Magnani per la sua disponibilità. Gli auguriamo buon lavoro, specie in una nazione in cui bisogna nuotare per lo più controcorrente, e certamente lo avremo ancora sulle nostre pagine in appresso, per dar voce ad una associazione che rappresenta un gran numero di appassionati, sportivi e operatori.




Insulti alla Meloni da parte di un professore universitario di Siena: chi semina odio e ne accusa gli altri

Hanno finito con Berlusconi, stanno continuando con Salvini, hanno incominciato con la Meloni: sarebbe il momento di smetterla

Siamo al solito commento, quando si tratta di ‘una certa’ sinistra: il bue dice cornuto all’asino.

E siamo ai fatti. Sera del 20 febbraio di quest’anno, intervista del prof. Giovanni Gozzini, ordinario di storia contemporanea e storia del giornalismo presso l’Università di Siena. Rispondendo, evidentemente, ad una domanda del giornalista a proposito dell’intervento di Giorgia Meloni, in occasione della ‘fiducia’ al governo Draghi, il professore si è lasciato andare ad una serie di insulti immotivati e senza scusanti, nonostante in appresso abbia tentato di porvi rimedio.

Le espressioni adoperate del professore non hanno, e non possono essere perdonate, essendo state pronunziate in perfetta consapevolezza e lucidità; non si tratta quindi di insulti ‘colposi’, ma profondamente ‘dolosi’ e premeditati, visto che il suo giudizio è stato formulato in pectore durante l’intervento della Meloni alla Camera dei Deputati.

Che il professore debba tacciare Giorgia Meloni di ignoranza, e definirla ‘una che non ha mai letto un libro’, quando non tutti i membri dei partiti al governo sono laureati, (come la Meloni), e abbiamo come presidente della Camera un Fico che ha difficoltà, come dimostrato durante un’intervista con Lucia Annunziata, a mettere insieme un concetto che sia tale (è famosa la frase a proposito dell’ONU, che fu definita ‘egidia’ e non egida’) travalica il confine non solo dell’insulto sessista, come qualcuno l’ha voluto definire (ma non è esatto), ma offende per partito preso, per odio politico, l’atavico ‘sinistra contro destra’. Senza voler capire che siamo in un regime di democrazia, almeno a parole, e l’appartenenza ad una corrente e ad una idea che non sia la sua sono perfettamente legittime. Oltretutto l’intervento della Meloni era l’unico che non si perdesse dietro a sdolcinature e sviolinate nei confronti di un presidente del Consiglio che conosciamo soltanto attraverso l’enunciazione delle sue intenzioni, dopo aver praticamente riconfermato il governo uscente, senza quella discontinuità che sarebbe stata, a sentire Renzi, la causa prima della crisi.

Purtroppo siamo alle solite, ed è sotto gli occhi di tutti

Abbiamo un segretario del PD che in ogni intervento sottolinea la sua intenzione di ‘battere le destre’, quello che, al di là di tutti i problemi del paese, sembra essere la sua unica e sola ragione della permanenza in vita, se non in politica. Di conseguenza, abbiamo una magistratura, secondo Palamara, ‘guidata’ da una manina politica, che manda a processo Salvini come una volta faceva con Berlusconi, e di questo sono pieni i titoli dei giornali.

Abbiamo una sinistra (o presunta tale) che taccia il leader della Lega di seminare odio quando parla di respingere le ondate di clandestini che invadono la nostra nazione, e assorbono risorse economiche importanti sia per l’accoglienza e sia per il rimpatrio, oltre ad essere (ed è dimostrato) portatori di patologie che in Italia non conoscevamo più da decenni – oltre, in qualche caso, essere positivi al covid, altro che assembramenti.

E tralasciamo altri discorsi, come crimini vari, spaccio, furti, omicidi, sfruttamento della prostituzione, aggressioni alle nostre divise: non tutti, per carità. Ma ne faremmo volentieri a meno, abbiamo già i nostri delinquenti, e una buona parte di quelli dell’est europeo. Abbiamo un ministro degli Esteri che non parla, legge, e che, per la sua mansione, dovrebbe almeno conoscere un paio di lingue straniere – oltre ad una opzione per un italiano corretto. Forse ha preso dal Papa, ma si può tranquillamente dire che non ci sembra il caso. Abbiamo un ministro della salute che ha ampiamente dimostrato di non essere adeguato al compito, e i fatti lo dimostrano. Abbiamo un Commissario per il Covid che è indagato per sapere che fine abbiano fatto i miliardi spesi per le mascherine: sappiamo benissimo dove sono andati a finire i soldi delle provvigioni degli intermediari (infatti sono stati sequestrati beni per, se la memoria non mi inganna, undici milioni e rotti di euro) ma di mascherine neanche l’ombra.

Ci siamo tolti, Deo Gratias, l’Azzolina, quella che ci ha fatto sperperare più di quattro milioni di euro di banchi a rotelle, quelli che provocano il mal di schiena (oltre ad essere arrivati in ritardo) e che oggi sono accatastati da qualche parte.

Ci siamo tolti anche la spesa per circa 220 ‘Primule’, strutture in cui vaccinare tutti gli Italiani, e non solo loro, sparse il tutta Italia, che sarebbero sati un altro sperpero di denaro pubblico, considerato ‘res nullius’, cioè cosa di nessuno, mentre è il NOSTRO denaro, quelli di tutti noi.

Da quando al governo c’è la sinistra si parla sempre di ‘salvare l’Italia’ (così diceva Monti prima di precipitare il mercato immobiliare e distruggere il mercato interno), di ‘ripartenza’, di ‘luce in fondo al tunnel’, di ‘risollevare l’economia’, di ‘creare posti di lavoro’: vogliamo dire che i posti di lavoro, checchè ne pensino i vecchi democristiani che credono che mettendo insieme un’altra ILVA, ex Italsider e oggi Arcelor Mittal, si risolva il problema.

Il lavoro lo crea il mercato, e se il mercato non c’è, a causa di queste capotiche chiusure che a qualcuno piace chiamare ‘lockdown’, per renderle più importanti, anche il lavoro muore. Nessuno ha mai avanzato il sospetto che i metodi adottati non siano quelli giusti? Infatti, se ciascuno di noi adotta la mascherina (sarà efficiente?), tiene la distanza di almeno un metro da chi gli sta vicino (anche se pare che anche alla distanza di meno di un metro nessun virus sia efficace), non frequenta assembramenti, causati dal bisogno della gente di uscire dagli arresti domiciliari (mentre gli addetti ai lavori fanno tranquillamente la loro vita: quis custodiet ipsos custodes?); insomma, se andiamo al supermercato a fare la spesa, perché negare il diritto di farci una pizza la sera, quando i ristoranti adottano tutte le precauzioni, giuste o sbagliate, di legge?

L’impressione è che questa gente giallo-rossa sia altamente incapace

Il segnale d’allarme (ormai è un anno) è stato dato in ritardo, e le misure adottate sono state soltanto di chiusura, senza cercar di capire come funziona il virus realmente – e di propaganda delle vaccinazioni, senza cercar di capire come funzionano realmente questi vaccini, e se funzionano, e per quanto tempo saremmo immuni, una volta assunta la seconda dose. Oltretutto per motivi politici non si vuole adottare lo Sputnik, che, pare, sia uno dei più efficaci: i Russi saranno poco ‘democratici’, ma per ciò che riguarda la scienza, sono seri.

E non sono poi quei ‘comunisti’ tanto graditi ai nostri al potere? Ha avuto ben ragione Giorgia Meloni, nel suo intervento, a mettere i puntini sulle ‘i’ con il presidente Draghi, e ci aspettiamo ancora oggi una risposta. Arriva invece una raffica di insulti dettati solo da quell’odio politico (e non) che certi personaggi ideologizzati riescono ad esprimere quando non arrivano all’uva, tacciando gli altri di ‘presunzione’, mentre sono loro che presumono di essere superiori: e questi ci porta al mai risolto discorso della ‘questione morale’: anche se l’Unione Europea ha sancito la perfetta analogia tra comunismo e fascismo, entrambi regimi totalitari e quindi, come tali, da rifiutare. Smettiamola perciò con questa presunta superiorità (anche culturale) della sinistra.

Personalmente, se io fossi la Meloni, anche a nome di tutti coloro che nelle sue parole si sono riconosciuti come persone che nutrono ancora un sentimento di amore nei confronti della madre patria, e che non vogliono che l’Italia diventi una colonia della Germania o di altre nazioni, eleverei querela nei confronti del ‘professore’ (se insegna queste cose, il primo ad essere ‘ignorante’ e ‘bocca larga’ è lui), e arriverei fino in fondo. Da quando Fratelli d’Italia, e con lui la Meloni, hanno incominciato a salire nei sondaggi, Giorgia Meloni è stata sottoposta ad un linciaggio mediatico diffuso, e questo è il segno che qualcosa sta cambiando. Hanno finito con Berlusconi, stanno continuando con Salvini, hanno incominciato con la Meloni: sarebbe il momento di smetterla.




Il Bagaglino in Parlamento

Da dove cominciamo? Dall’inizio, è sempre meglio. Per capire, o cercare di farlo, ciò che sta succedendo sotto i nostri occhi scandalizzati. E chi non si scandalizza vuol dire che tiene per chi ha trasformato l’Italia in un teatrino di cabaret, non avendo la minima esperienza del bon ton che dovrebbe regnare in un parlamento, né curandosi minimamente dell’etica e della morale politica che dovrebbero essere nel bagaglio di ogni buon governante, soprattutto se ricopre – non per suo merito – un ruolo importante come quello di presidente del Consiglio dei ministri.

Giuseppe Conte è arrivato in medias res, convocato, pare, dai 5 stelle, presentandosi con le migliori credenziali, compresa la conoscenza di alcune lingue straniere (cosa non secondaria, visto che il suo predecessore Renzi ne aveva inventata una tutta sua, prendendola dall’inglese di Celentano), e un curriculum lungo un braccio, che pare, a detta di qualcuno, che fosse lievemente ‘ritoccato’.

C’abbiamo creduto. Abbiamo creduto a questo ‘avvocato del popolo’ (che oggi fucila i populisti, in metafora) che dichiarava fuor dai denti che quella sarebbe stata la sua unica e sola esperienza di governo, e che se avesse dovuto vivacchiare, si sarebbe dimesso, tornando, emulo di Cincinnato, alla sua Volturara Appula, provincia di Foggia, a fare l’avvocato. Ci avevamo creduto. Come avevamo creduto, ahinoi, al ‘vaffa’ di Beppe Grillo e ai 5 stelle, con la loro pretesa anticasta.

Siamo un popolo di creduloni, e come tali aspettiamo sempre il principe azzurro che ci venga a liberare dal drago. Ma purtroppo non era un principe, non erano principi, ma draghi… Potrei scriverlo anche maiuscolo, perché all’orizzonte sic stantibus rebus, abbiamo non solo lui, il Draghi della BCE, ma anche il Mortadella, che vien buon ogni tanto, speriamo solo per sparigliare le carte. Ma ormai, come recita il titolo di un programma televisivo fortemente trash, ‘tutto è possibile’.

Insomma, inopinatamente l’ex don Matteo Renzi ha deciso un giorno di minacciare Conte.

Tutti pensavamo che avesse qualche richiesta da soddisfare, e che il premier se la sarebbe cavata con due o tre poltroncine. Invece stavolta Renzi faceva (quasi) sul serio. Quasi, perché non l’abbiamo mai visto cadere se non in piedi, come i gatti. Fatto sta che, fra una cosa e l’altra, Matteo ha costretto Giuseppi alla conta dei superstiti, e i risultati li conosciamo tutti. Che questo premier avesse già manifestato un piglio personalistico – come quando andò a firmare il MES a Bruxelles senza prima consultare la Camera e il Senato, come d’obbligo – ne avevamo già contezza. Ma il suo massimo s’è espresso con i DPCM, che per un anno circa hanno sostituito d’amblè leggi leggine e passaggi parlamentari.

Ma quando gli si parla di ‘uomo solo al comando’ s’incazza. Mah! La pandemia, mal condotta e peggio riparata, trasformando l’Italia in una tavolozza cangiante, ha mostrato, con i discorsi in TV, se non a reti unificate, quasi, il vero carattere di Conte. Ora gli è andata buca la conta dei suoi, anche se in extremis è riuscito a rosicchiare un paio di parlamentari poco fedeli e molto ‘venali’ alla concorrenza. Insomma, il mercato delle vacche – absit iniuria nei confronti delle ministre – si è svolto regolarmente e si è disteso sotto gli occhi di tutti, bellamente annunciato fuor dai denti dallo stesso Giuseppi. Proprio quel mercato tanto condannato da Giggino De Maio, qualche anno fa impiegato allo stadio S. Paolo, (non c’è nulla di male, ma ci chiediamo dove sta l’esperienza) ora ministro degli esteri, in tempi non troppo lontani: ma a proposito di personaggi a lui non graditi. Tutti infatti cercano gli ‘Scilipoti’, ormai transfuga per antonomasia, per rimpolpare il proprio carniere: a costi che conosciamo bene.

Ora, in un paese con persone serie al governo, Giuseppe Conte avrebbe già dato le dimissioni. Al contrario, si è recato, sì, da Mattarella, ma solo per studiare con lui una exit strategy. Cioè, dopo cinquanta minuti di conciliabolo, l’iniziativa di ‘allargare la maggioranza’. Se hai forato una gomma perché usurata, la devi cambiare. Non puoi pretendere di farla camminare ancora con qualche rattoppo: prima o poi ti lascerà per strada. E poi, cosa diranno quelli che ti vedono andare su di un’auto così rappezzata? Dov’è la dignità dell’uomo? O è un ‘uomo senza dignità’, parafrasando il titolo di un romanzo? Evidentemente ci sono uomini (o presunti tali) che a queste cose non ci badano; che non hanno, cioè, alcun rispetto per la propria faccia. In un paese, dicevamo, con persone serie al governo, l’unica via da praticare sarebbe stata quella di indire nuove elezioni: anche con il covid, visto che tutta l’Europa sta votando o voterà, nonostante la pandemia. Si vuole invece ‘allargare la maggioranza’: sappiamo tutti a quale parte del corpo maschile appartiene quella pelle che più la tiri e più s’allunga (o s’allarga). E questa è l’operazione che il buon Giuseppi, cresciuto dai Gesuiti, vuole mettere in atto, e di cui ha discusso con il buon Mattarella, sempre meno utile alla nazione, tranne nel conferire onorificenze qualsivoglia, tagliare nastri, deporre corone, pronunciare discorsi scritti da altri. Sappiamo tutti – e soprattutto lo sanno Conte e Mattarella – che se si va a votare vince il centrodestra, perché ormai i cittadini sono stufi di questi personaggi al governo.

Ma se vince il centrodestra, il governo che ne conseguirebbe dovrebbe scegliere il prossimo presidente della Repubblica italiana. Il quale, ancorchè inutile sotto il profilo operativo, potrebbe rompere le uova nel paniere a parecchi. Comprese, e non ultime, le lobby che governano l’Unione Europea, legate a tutta una serie di personaggi che prendono decisioni planetarie, durante riunioni annuali che si tengono in gran segreto in alberghi sempre in nazioni diverse. A dirla tutta, una Supermassoneria mondiale, che propugna il Nuovo Ordine Mondiale, del quale anche il papa Francesco pare sia – dalle sue asserzioni – un partigiano. Ma non andiamo troppo in là. Cedere il bastone del comando per Giuseppi e Mattarella proprio non se ne parla. A qualsiasi costo, e Renzi queste cose le sa. E conosce anche nei dettagli le ‘segrete cose’. Così, sulla nostra pelle – si può essere di una parte o dell’altra, ma questo è un grave ‘vulnus’, come ad alcuni piace dire, alla nostra democrazia: cioè qualcosa, come l’Unicorno, di cui abbiamo sempre sentito parlare, ma che mai, nei secoli, abbiamo potuto vedere e toccare con mano. Allargare la maggioranza è soltanto un eufemismo, per dire ben altro.

Oggi partono le offerte commerciali che mai vorremmo vedere in un contesto politico, quando si tratta del bene della nazione. È partito un reclutamento a tutti i costi. Salvini, Meloni e Berlusconi, per non dire di Lupi, – tacciati, in mancanza di meglio, di negazionismo e di antieuropeismo, secondo noi più che legittimo – non devono andare al potere. Prima di tutto perché rischierebbero di poter scegliere il prossimo presidente della Repubblica. Poi perché questo non sarebbe gradito all’UE, burattino nelle mani dei grossi capitali mondiali che già hanno preparato tutto un percorso obbligato per l’Italia e gli Italiani. I quali, quando capiranno davvero ciò questa gente vuole fare, gli si addrizzeranno i capelli in testa. Per dirne una: l’UE vuole che, dopo l’operazione Monti, aumentiamo ancora gli estimi catastali dei nostri immobili, e che cancelliamo l’esenzione IMU della prima casa, quella voluta da Berlusconi. In seguito a ciò, i prezzi del mercato immobiliare sono ancor più crollati, e, per esempio, i Cinesi, stanno facendo man bassa delle nostre più belle e prestigiose residenze. Avete capito?




“Lo Stato siamo noi”: dove va l’Italia?

E così il governo dice che sono pronti i ‘ristori’ per le aziende che hanno dovuto chiudere a causa dei provvedimenti anti-pandemia, o dichiarati tali. In verità, tutti i provvedimenti emanati con decine di DPCM, che rispecchiano soltanto la volontà di ‘uomo solo al comando, sono stati orientati piuttosto a bloccare ogni attività economica, che a provvedere in maniera efficace a bloccare il dilagare di una pandemia che parecchi medici degni di fede, e scienziati, negano per lo meno che abbia quelle caratteristiche di letalità che tutti temono, in isterica attesa di un vaccino che ci possa finalmente liberare dagli arresti domiciliari a cui siamo condannati.

Anche le resistenze più dure ad un vaccino che ha diverse incognite al suo interno, e parecchi sospetti di nocuità, di fronte al rilascio per decorrenza dei termini, è vincente. Tutti vorremmo riprendere la nostra vecchia vita, e se per farlo dobbiamo farci inoculare un prodotto che secondo alcuni potrebbe essere nocivo, lo faremo, affrontando il rischio, secondo il rapporto costo-beneficio, comune comunque ad ogni farmaco.

Rimane da guardare a cosa mira questo governo – o, per meglio dire, questo premier, il quale evidentemente obbedisce a disposizioni che vengono da lontano, fino al punto (lapsus freudiano) di lasciarsi sfuggire in TV una frase che abbiamo sentito da Luigi XIV, l’ultima volta: “Lo Stato siamo noi”.

Noi chi? Non certamente noi cittadini, sballottati qua e là dai vari colori delle regioni, le quali ambiscono il più scuro, dato che per loro significa ricevere provvidenze e contributi a fondo perduto, a debito sui prestiti che la UE magnanimamente ci elargisce. Facendo chiudere le imprese private di piccole dimensioni, a vantaggio delle grosse holding, in Italia arriveremo ad un punto in cui i ristori saranno la regola.

Insomma, da uno Stato liberale e democratico, ad una amministrazione statalista e assistenzialista, di tipo totalitario. Il che sembra essere assolutamente la mira di un premier che ha blindato a suo favore le cariche dei Servizi, e che va secretando atti pubblici, come i rapporti del CTS. Ci chiediamo ancora di che abbiano parlato Conte e Bergoglio durante un colloquio privato di mezz’ora avvenuto prima della pandemia. Sappiamo che la loro comune appartenenza è quella gesuitica, e che il card. Parolin è il mentore (o lo è stato) di Conte, cresciuto, guarda caso in un collegio di Gesuiti.

Vorremmo sapere CONTE CHI E’, DA DOVE VIENE, E CHI LO HA DESIGNATO PER IL PREMIERATO, visto che non ha un partito di appartenenza a chi rispondere per scelte più o meno gradite. Sappiamo anche dai vari media che – Deo gratias – la sua popolarità va sempre più precipitando, ma è chiaro dai fatti che a lui non importa più di tanto, non dovendo supportare voti al suo non esistente partito. Insomma, un invulnerabile.

Nessuno si fa più incantare dalle sue chiacchiere di ‘avvocato del popolo’ e che la sua esperienza politica sarebbe iniziata e finita col governo gialloverde: tutte bugie. Alle bugie di Renzi eravamo abituati, ma erano più istrioniche e pinocchiesche.

Questo personaggio, invece, è ben altra cosa. Nonostante ormai tutti osservino le disposizioni relative alle mascherine e al distanziamento, i contagi crescono, i morti anche, i ricoverati pure, e non c’è più posto nelle terapie intensive, che intervengono sulle patologie polmonari, mentre è dimostrato dall’inizio che si tratta di un’affezione cardiaca; e molti muoiono: allora, per Covid o per cure sbagliate? e perchè non si adottano le cure che ormai sono evidenti, con tecniche e prodotti alla portata di tutti? E le notizie che ci danno i media, RAI TV in testa, sono veritiere? E perchè Conte non risponde alle pur qualificate critiche che gli vengono dal mondo scientifico e medico?

Le provocazioni sono state molte, e incisive, ma tutto è caduto nel nulla, secondo la ben collaudata tecnica vaticana, quella di non alzare polvere. Il libro di Speranza, che parlava di guarigione è stato ritirato dal commercio: evidentemente il nostro non aveva ben compreso che di guarigione dal Covid NON SI DEVE PARLARE, perchè l’unica via dev’essere il vaccino. Ci ritroveremo come in Cina, con un capitalismo di Stato? Oppure come in quella che era l’URSS, dove per avere una camicia dovevi metterti in coda, e non potevi sceglierne il colore? Eccetera eccetera?

Ma questo assistenzialismo è peggiore, più subdolo, proprio perchè si ammanta di ciò che non è, cioè di una mai negata, ma mai praticata, democrazia. I giochi sono fatti. A meno di una rivoluzione in piazza, che non ci auguriamo, non abbiamo alternative. Neanche quel voto che, come vediamo anche in USA, non risolve nulla: posto che, con la scusa del Covid, ci facciano andare alle urne. Brogli permettendo.




Giudici a orologeria e processo a Salvini: ci risiamo

E così, anche Salvini andrà a processo. Sotto la mannaia di una giustizia ‘all’italiana’, malata non tanto di ‘autonomia’, o di protagonismo (quello lo lasciamo ai vari magistrati in cerca di pubblicità), quanto di politica, di falsa ideologia – l’ideologia ha a che fare con le idee, qui c’è solo da prendere poltrone e assicurarsi un congruo vitalizio – di istruzioni dall’alto.

Il processo di Salvini, in un momento in cui l’Italia è invasa da tutte le parti da barchini di ‘migranti’ – turisti – provenienti anche e soprattutto da nazioni in cui qualche volta si vive meglio che da noi, ma nazioni il cui ventre non è molle come il nostro, che stanziamo 100 milioni per le ONG in un momento in cui le famiglie e gli operatori economici non riescono ad andare avanti e a tenere aperti gli esercizi commerciali; nazioni in cui se sei condannato vai in galera, e che Dio ti aiuti; nazioni in cui noi Italiani andiamo anche a fare le vacanze, e magari qualcuno s’è anche comprato una casetta; nazioni che ci accolgono perché portiamo denaro: Algeria, Tunisia, per dirne un paio. Gente che potrebbe venire in Italia con un volo di linea, ma che preferisce il barchino ‘sganciato’ da una nave madre perché con l’aereo dovrebbe avere tutti requisiti per l’espatrio, e poi senza sovvenzioni. Col barchino, invece, in un paio d’ore di mare calmo, magari con un bell’olio abbronzante protezione 10, sono già bell’e arrivati. Trovano il pullman che li carica, li porta in albergo. Il ristorante che li rifocilla, lo Stato Italiano che li sovvenziona con una cifra quotidiana, le organizzazioni di accoglienza che li prenotano quando sono ancora al largo, e che ricevono fior di quattrini per gestirli… Insomma, se dovessimo andare in un’agenzia di viaggi, sceglieremmo senz’altro l’Italia. Con il barchino. È anche ammesso – consigliato – protestare per il cibo, per il wi-fi che non funziona bene, per il materasso che non è comodo: ma che gli raccontano, a questa gente, prima di imbarcarli? Alla fine della fiera, checchè ne dicano gli avversari politici, l’unico momento in cui sono diminuiti gli sbarchi, e di conseguenza gli esborsi dello Stato italiano, e di conseguenza anche i morti in mare, è stato quello in cui l’allora ministro Salvini ha operato con incisività e decisione, adottando l’unica soluzione possibile ed efficace: la chiusura dei porti. Essendo, nel frattempo, andata buca ogni altra soluzione prospettata – millantata – e mai praticata, come un accordo internazionale con la Libia ed altri paesi di transito: evidentemente le forze in campo (leggi: criminalità organizzata) non hanno permesso alcun accordo.

Diciamolo chiaramente: Salvini è pericoloso perché non è un fautore dell’Unione Europea

Già, proprio quella organizzazione sovranazionale (già il vocabolo causa rigetto) che vuole comandare, vorrebbe comandare, comanda, comanderà, continua a comandare in Italia. Tenendoci per gli attributi, cioè tenendoci per un debito pubblico dovuto in massima parte a interessi sul debito, che potremmo in un attimo decidere di azzerare, come hanno fatto alcuni. Per esempio, la Germania non ha mai pagato i suoi debiti di guerra, eppure ha goduto degli interventi economici anche dell’Italia al momento della riunificazione delle due Germanie. Ora con il Recovery Fund, riceviamo in prestito il denaro che noi stessi abbiamo versato nelle casse della UE; per impiegare il quale dobbiamo redigere un piano di spesa da sottoporre alla Commissione europea per l’approvazione. E il MES si staglia all’orizzonte, pericoloso portatore di Troka. Intanto le attività che sono l’ossatura della nostra economia chiudono, sacrificate anche dalle norme anti-covid, procrastinate fino alla fine di ottobre: salvo rimando, molto probabile.

Da Mani Pulite in poi – ma forse anche da prima – assistiamo all’uso politico della Magistratura

Mani Pulite ha distrutto il partito di maggioranza relativa, l’allora Democrazia Cristiana, e non solo. Sono passati per il tritacarne uomini politici ‘pericolosi’, come Craxi, che, anche se a qualcuno non piace, è stato un grande statista.  Un pensiero a chi si è suicidato in carcere, e a chi ha visto la propria vita distrutta. Quello che è uscito indenne da tutte le indagini è stato il PCI. Per disposizioni dall’alto? Forse i nostri pronipoti potranno saperlo, e conoscerne anche i nomi di chi ha dato gli ordini. Come i processi a Berlusconi, il processo a Salvini è un processo politico, e questo è sotto gli occhi di tutti. Come è sotto gli occhi di tutti che anche le indagini su Fontana sono orientate politicamente: nessuno si è preoccupato di indagare sugli 11 milioni di euro dei cittadini che Zingaretti ha utilizzato per acquistare mascherine che poi non s’è ben capito se sono andati in fumo o no. 11 milioni, e non 500.000 euro come nel caso lombardo. Nessuno s’è preoccupato di farcelo sapere. È sotto gli occhi di tutti che Bocelli ha dovuto chiedere scusa, e rimangiarsi ciò che aveva liberamente espresso, perché quel messaggio non doveva passare, e il cantante avrebbe perso gli agganci che sono necessari per non essere inghiottito dall’oblìo. È sotto gli occhi di tutti che Renzi ha cambiato all’ultimo il proprio voto a favore di Salvini, probabilmente perché è riuscito ad ottenere qualcosa, in cambio di un voto che avrebbe spedito il ‘Capitano’ davanti al magistrato di Palermo. Forse l’insabbiamento della indagine CONSIP, che sta trascinando Lotti, mentre Renzi Sr. ne rimane fuori? È sotto gli occhi di tutti che il governo sta sfruttando l’emergenza Covid come uno spauracchio per evitare la messa in mora di una compagine che ormai si regge sugli stecchini. È sotto gli occhi di tutti che questo governo è pasticcione, impreparato, incompetente, fazioso, e che le sue delibere sono per lo più targate DPCM, l’uomo solo al comando. È sotto gli occhi di tutti che il nostro ministro della Salute non è preparato per quel compito, e che il vero ministro è Sileri. È sotto gli occhi di tutti che la Lamorgese è una burocrate messa al posto di Salvini solo per obbedire a certe disposizioni, che certamente non contemplano misure che possano arrestare il flusso migratorio in entrata – in pratica, l’invasione – nel nostro territorio: anche lei risponde a precise istruzioni dall’alto. È sotto gli occhi di tutti – e anche sulle pagine dei quotidiani – la frase che Palamare ha pronunciato, riportata da una intercettazione telefonica, per cui “Salvini ha ragione, ma bisogna fermarlo”. Solo questo dovrebbe far cadere un governo come il nostro. Ma poi, ‘chi’ vorrebbe far cadere Salvini? Certamente il nostro governo, che risponde ai diktat europei, i quali sono frutto di un controllo superiore: infatti anche l’UE è uno strumento, come sono uno strumento i politici europei, longa manus di certi poteri. E andando a ritroso, percorrendo la scala gerarchica non dichiarata si arriva ad una ‘cupola’, i cui agenti non sono – o sono – facilmente identificabili: certamente non dall’uomo della strada, ma da chi è addentro alle segrete cose. Mentre un po’ di fumo negli occhi arriva da un Mattarella che commemora la strage di Bologna – i cui esecutori non sono mai stati individuati, nonostante gli otto ergastoli a Mambro e Fioravanti, palesemente non colpevoli almeno di quella strage – e quella di Ustica: i cui colpevoli sono evidenti ed individuati, ma non è possibile dirlo perché il colpevole è un paese che condivide con noi la presenza nella NATO.

Il processo a Salvini è un processo politico, ed è anche un processo ad orologeria, nella migliore tradizione dalla giustizia-clava adoperata da una sinistra che, quando non riesce a battere gli avversari politici nelle urne, lo fa cercando vie traverse

A settembre, se non saranno rimandate, ci sono le amministrative, e fa comodo scrivere sui giornali delle malefatte di Salvini, che ha ‘sequestrato’ i migranti della Open Arms, allo scopo di far perdere voti ad una destra che è già maggioranza nel paese. La Lamorgese lo ha fatto molto più a lungo, quando per 11 giorni ha impedito lo sbarco della Ocean Viking con 104 profughi a bordo, giusto per non compromettere la tornata elettorale in Umbria. Lo sbarco è stato autorizzato solo dopo il – rovinoso – risultato delle urne, nonostante il puerile escamotage. Con Salvini al governo, le ONG erano state attivissime nella protesta e nella denuncia di presunte violazioni da parte del ministro, con esposti alla magistratura, puntualmente accolti e tramutati prontamente in richieste – da parte dei magistrati – di procedimenti penali. Nel caso Lamorgese nulla di tutto ciò è stato fatto, né denunce da parte della Open Arms, né interventi della magistratura. Questo appalesa, se ce ne fosse ancora bisogno, la presenza di una camera di regia occulta lucida e precisa. In realtà, oltre agli onorevoli di varia estrazione partitica, anche la magistratura di Agrigento si era recata più volte a bordo delle navi al largo di Lampedusa. Nel caso Lamorgese – che non esiste, in pratica – nessun intervento. Sostanzialmente si è trattato della stessa situazione che era stata considerata passibile di procedimento penale, ma all’epoca il ministro era Salvini. Né le ONG, che secondo alcuni quotidiani sono foraggiate nientemeno che dal miliardario ebreo ungaro-americano George Soros, hanno mai inteso denunciare un governo di sinistra.

Ci auguriamo che la verità venga fuori. Ciò che l’ex ministro dell’Interno ha fatto, è stato bloccare sbarchi altrimenti incontenibili, come sta succedendo ora, nell’interesse dell’Italia e degli Italiani, riducendo anche i morti in mare. Oggi i libici sparano addosso ai migranti in fuga. Ma già, questo amore per la nostra patria e per il nostro popolo è condannato soprattutto dall’Europa, che ci vuole trasformare in ‘europei’. Già lo siamo, per acquisizione geografica. Parafrasando Metternich, possiamo dire che ‘L’Europa è una mera espressione geografica’, definizione che il conte attribuì all’Italia. Ma eravamo nel 1847. Oggi non è più così.




Ma chi c’è al governo?

È bastato il discorsetto, prolisso ma diligentemente recitato alla Camera dal nostro ministro della Salute, con la sua aria da ginnasiale ripetente e impreparato, a far crollare le quotazioni della borsa di Milano di quasi il 5%, con improvviso rialzo dello spread e conseguente aumento degli interessi sui nostri titoli di Stato, e del nostro debito pubblico.

Si sa che quando la Borsa fa su e giù c’è gente che guadagna senza muovere un dito. Di solito queste manovre sono propiziate da discorsi come quello del nostro Roberto Speranza (la speranza vera, tanto per fare una battuta, è che presto lasci il posto a chi è qualificato a quell’incarico), che non possiamo tacciare di insider trading, data la sua posizione e la sua evidente buonafede. Possiamo pensare però, legittimamente, che qualcuno gli abbia messo in mano quei fogli: non è credibile che il ministro Speranza abbia fatto tutto da solo. Magari ha voluto ricalcare le dichiarazioni dell’esperto americano Antony Fauci; quello che non si riesce a comprendere è il perché lo abbia fatto, e perché lo abbia fatto proprio in questo momento. In più, si parla di una ‘recrudescenza’ ipotetica e lontana nel tempo: cioè di una condizione che, se avverrà, – e voci più autorevoli sia di quella di Fauci, sia di quella di Speranza, lo negano – avverrà quando ormai saremo preparati e informati certamente più di ieri, cioè nel 2021, verso l’autunno, più di un anno ancora per ricominciare a vivere.

Dicevamo un discorsetto piuttosto prolisso, infarcito di ovvietà, di espressioni che si possono definire banali e allarmanti senza motivo. Citiamo a caso: “Ci vuole misura nelle nostre affermazioni (e ci mancherebbe, ma è proprio quella che è mancata) e non dobbiamo mai dare dichiarazioni (o notizie?) contraddittorie ai cittadini. Una seconda ondata o una recrudescenza è possibile. (possibile è anche che gli asini volino, ma non è probabile). L’intervista di ieri di Antony Fauci è molto chiara. (abbiamo bisogno di supporto per dichiarare ai cittadini ciò che si considera ’possibile’? Oppure possiamo ipotizzarlo da soli? E chi è Antony Fauci? L’oracolo?) L’epidemia non è conclusa, ci sono ancora focolai attivi (di solito se si fanno certe affermazioni bisogna anche rispondere a quattro domande: quando, dove, come e perché. E magari anche ‘chi’: se fosse un giornalista sarebbe bocciato) il virus continua a circolare (questa sarebbe comica, se non si trattasse del virus che ha fatto centinaia di migliaia di vittime in tutto il mondo: ma è proprio così?). Siamo sulla strada giusta, ma il nemico non è vinto (con un rigurgito di patriottismo, sembra di sentire la canzone del Piave, e gli austriaci che sul Carso continuano a sparare cannonate contro i nostri soldati)”.

Risparmio ai lettori – e al ministro – le susseguenti banalità, che servono solo ad allungare il brodo di un discorso che pronunciato a braccio, ove mai Speranza ne fosse avvezzo – non è Sgarbi! – avrebbe comportato pochi minuti di eloquio, lascio a voi giudicare di che livello. Evidentemente, una laurea in Scienze Politiche – se non vado errato, altrimenti accetto correzioni – non è sufficiente a supportare il peso di un ministero, e la responsabilità di interventi parlamentari.  “Molte regioni sono a zero, o prossime allo zero”, “convivendo con il Covid […] ne deriva inevitabilmente il moltiplicarsi delle probabilità di incontrare il virus”. Mascherine, igiene personale, quarantena, “E’ con le misure che governo e regioni hanno adottato che ‘abbiamo’ salvato la vita a migliaia di persone…”. Insomma, come si dice in altre occasioni ‘un intervento a tutto campo’, sinteticamente aria fritta.

A smentire cotante affermazioni, leggiamo un articolo che riporta l’intervista ad un premio Nobel per la medicina nel 2011, l’americano Bruce Beutler, il quale dichiara: “La seconda ondata non ci sarà”. Né, secondo il prof. Beutler, il vaccino sarà risolutivo, nonostante la pubblicità che i nostri governativi gli vogliono assolutamente fare, né si sa se la sua presunta azione immunitaria durerà nel tempo. “E’ molto probabile che solo un vaccino efficace potrà sconfiggere la pandemia” dichiara Beutler, e non citando altre fonti, ma di suo. Insomma, vaccino sì, ma è presto per fare previsioni: una seconda ondata è improbabile, dato che ormai si è sviluppata quella che si chiama ‘immunità di gregge’. Ed è anche presto – il vaccino ancora non è pronto, né se ne conoscono le caratteristiche – per fare previsioni a proposito dell’eliminazione dei rischi. Comunque una seconda ondata non è assolutamente nelle previsioni. Il solo e unico effetto che ha avuto il discorso del ministro è stato quello di spaventare – sono molto impressionabili – le Borse internazionali. E visto che già abbiamo, o abbiamo avuto una fama di untori, tutti si sono affrettati a vendere i nostri titoli, fagocitati avidamente da chi gioca al ribasso. Oggi, 12 giugno, si manifesta un timido accenno di ‘rimbalzo’, ed era normale che ciò accadesse. I titoli di Stato italiani sono sempre stati oggetto degli investimenti esteri, particolarmente da parte di banche di Stati che notoriamente mostrano poca stima nei nostri confronti. Ma gli investimenti sono sempre stati remunerativi, ancor di più quando una circostanza malaugurata innalza lo spread e aumenta il rendimento.

Su di un altro fronte, il premier Conte va avanti con i suoi DPCM, senza rendersi conto del fatto che questo comporta: ormai il Presidente del Consiglio è l’unico a legiferare in questo paese, a prendere decisioni che diventano legge, l’uomo forte al potere. Bisogna dire che la parte che si è autoattribuita rende, specialmente quando è propagandata da una tv pubblica che è fortemente ‘governativa’: cioè sinistrorsa. Di una ‘sinistra’ che in nome dell’attaccamento alle sedie riesce a tener buone le anime discordanti e minoritarie dei Cinquestelle. Pare infatti da sondaggi effettuati, e senza dei quali ormai i nostri politici non possono andare avanti, che Giuseppi abbia un gradimento espresso da parte degli Italiani del 58%. Conte sarà oggi interrogato dal Procuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, e con lui il ministro dell’Interno Lamorgese e il ministro della Salute Roberto Speranza – a proposito della mancata istituzione della ‘zona rossa’ a Nembro e ad Alzano Lombardo – come persone ‘informare sui fatti’: lui si è detto ‘sereno’, nel solco della tradizione da Andreotti in poi – e non solo. Siamo sereni anche noi: perché agitarsi, sappiamo tutti come andrà a finire, visto l’attacco politico rivolto alla destra in generale e a Fontana in particolare.

Non ci è dato di sapere invece quale sia il gradimento di colui che si considera – riflessivo: lui considera sé stesso – il prossimo Presidente del Consiglio dopo Conte, cioè Giggino Di Maio. Il quale si è trovato coinvolto in una ‘grezza’ di portata internazionale nei confronti dei genitori di Giulio Regeni, con la vendita all’Egitto di Al Sisi di due navi da guerra della Fincantieri, tanto da ricevere ‘minacce di morte’ ed essere prontamente fornito di scorta: lui che diceva che “I cittadini sono la mia scorta”. Incredibile! Né Giggino – non più ‘bibitaro’ – poteva fare diversamente. L’Egitto è uno dei paesi esteri con cui l’Italia ha un commercio fondamentale per la nostra economia, e le due navi non sono certamente l’unica pietra dello scandalo. Lo scandalo sarebbe venire a conoscenza dell’entità delle esportazioni di prodotti della nostra industria bellica. Scandalo, naturalmente, per gli italici pacifisti; come fu in passato, quando si scoprì che i milioni di pezzi di piccole mine antiuomo disseminate in Iraq, e che causavano ferite invalidanti non solo ai soldati, ma anche ai bambini che giocando le raccoglievano – erano sparse dall’alto, con aerei militari – erano di fabbricazione italiana. Tanti a cui oggi mancano un piede, una gamba, un occhio o una mano, devono dire grazie al nostro italico ingegno. Per ciò che riguarda la famosa ‘verità’ sul caso Regeni, penso che ormai lo abbiamo capito tutti. Chiedere ad Al Sisi chi abbia torturato e ucciso Giulio è come chiedere all’oste se il vino è buono.

Intanto i ‘Soliti idioti’ se la prendono con le statue. Mutuando l’idiozia dall’estero, dove hanno cancellato il Film ‘Via col Vento’ e gettato giù la statua di Cristoforo Colombo, adesso in Italia vogliono rimuovere quella di Indro Montanelli, famoso razzista e schiavista odiatore dei ne(g)ri (!). Tutto questo nell’ottica della protesta per la morte di George Floyd, il quale in vita mai avrebbe sognato d’avere tanti onori. Non era un angioletto, George Floyd, e nella circostanza aveva anche resistito all’arresto: non per questo avrebbe meritato quella fine, certo. Ma sfruttare l’onda per combattere una battaglia politica a favore di Joe Biden contro Trump, e di conseguenza contro la destra anche nelle nostre strade, è assolutamente fuori luogo. Specialmente quando anche una Boldrini si inginocchia platealmente in aula, seguita da altri. Di persone di colore uccise dai poliziotti americani ne abbiamo viste ancora, nel tempo, ora che tutti hanno in tasca uno smartphone. L’esplosione del caso di George Floyd è soltanto propaganda politica, e noi ci prestiamo a questo perché Trump – nel bene o nel male, poco importa – è l’anti-Europa. Ci chiediamo per l’ennesima volta: ma chi c’è al governo?

P. S. della faccenda di Bonafede e dei trecento e rotti mafiosi messi fuori dal 41 bis non se n’è saputo più nulla. Qualcuno ha notizie?




Programma di governo? Prolungare l’emergenza coronavirus!

A quanto pare, a settembre le scuole di ogni ordine e grado riapriranno i battenti, per accogliere sui loro banchi milioni di alunni, dalle primarie (che brutto, preferivo ‘elementari’) fino all’ultimo anno di liceo.

Il panorama non è incoraggiante: anzi, decisamente desolato e angosciante. Infatti i nostri figli e nipoti saranno messi in una teca di plexiglas, come gli insetti da collezione, e in più, oltre ad osservare una distanza sanitaria stabilita ‘ad oculum’, senza una reale consistenza scientifica (c’è chi giura su di un metro, chi su uno e mezzo, chi addirittura su quattro: ma quattro sono troppi, un’aula diventerebbe uno stadio di calcio), ognuno dei milioni di ragazzini e ragazzine dovrà indossare una mascherina, naturalmente di produzione statale, dati i costosi macchinari importati, pare dalla Cina, per produrre UN MILIARDO di mascherine chirurgiche al mese, stretto fabbisogno per tutti noi.

Intanto chi è stato a scuola (non possiamo giurare su ognuno dei nostri componenti l’attuale governo, e sul loro grado di istruzione, altamente variabile: abbiamo avuto un ministro dell’Istruzione con la terza media, abbiamo un segretario di partito con il diploma di odontotecnico e un ministro degli Esteri chissà come) ricorda benissimo quanto sia difficile tenere incollati ai banchi gli alunni, ricorda l’odore di chiuso che si sprigiona dall’aula alla fine dell’ora di lezione, ricorda soprattutto quanto sia difficile tenere a bada venti o più anime innocenti dopo un’ora di immobilismo.

Ancor più se in quel giorno le ore sono quattro, o cinque. Ai miei tempi eravamo anche quaranta, in classe, e si adottava il turno pomeridiano alternato: ma la nostra ‘leva’ era abbondante. Dopo la guerra le coppie volevano ricominciare a vivere, e crescere i figli non era così difficile: la madre a casa, senza volersi ‘realizzare’, ma sentendosi già realizzata come madre e moglie; il padre al lavoro, e la domenica la passeggiata e il gelato, in una città (parlo della mia città natale, Bari) che permetteva di camminare in piena sicurezza, e in cui potevi passeggiare al Lungomare con altre centinaia di persone – sorridenti.

Oggi l’espressione più comune è ‘ingrugnato’, e nessuno è più sicuro di poter passeggiare in luoghi affollati. In più, oggi c’è la guerra alla famiglia, e sappiamo da che parte arrivi. Comunque, i tempi sono cambiati, come è giusto che sia, – tranne la volontà di distruggere la famiglia naturale – e non si può continuare a vivere in un modo che non rispecchia la realtà che troviamo fuor della porta. Solo che oggi è molto più difficile e costoso crescere figli. Soprattutto in uno Stato come è diventata l’Italia. Leggiamo che altri governi, anche europei, adottano politiche di incentivo alla procreazione e all’assistenza non solo dell’infanzia, ma anche della coppia genitoriale. Sono Stati nordici, lontani da noi milioni di anni – e magari con altri problemi. Noi abbiamo iniziative effimere e inefficaci: si sente ogni tanto parlare di ‘bonus bebè’ e altre menate simili, ma sono come gli ottanta euro di Renzi: solo politica. Infatti nulla ha risolto la nostra situazione di decremento demografico, tranne l’importazione di coppie meglio disposte alla procreazione, dagli stati africani e arabi. Ma non è questo il tema di oggi.

Quello che colpisce di un ministro – o ‘ministra’, termine che non fa pensare al Parlamento, ma piuttosto al pranzo di mezzogiorno – come la Azzolina, per quanto qualificata a termini di curriculum, ma assolutamente senza esperienza di governo,  è la sua prontezza nello stabilire che occorrono quattro miliardi di euro per riparare le scuole in degrado, e non solo, ma per impiantarne di nuove perché, ‘per non creare problemi alle famiglie’ (Azzolina dixit), non si pensa di adottare il doppio turno quotidiano, come era anche una volta, quando, appunto, le classi erano troppo numerose, ma piuttosto di creare nuovi impianti per contenere gli alunni costretti alla distanza ‘sociale’.

Questo ha comportato anche un nuovo computo (chissà perché) dell’ora di lezione, che passa da 50 a 40 minuti; cosa inspiegabile, visto che il doppio turno non si concretizzerà. Altra innovazione, oltre alle mascherine e alla distanza, è il fatto che ogni ragazzino sarà chiuso in una teca di plexiglas, così da non poter avere un sia pur fortuito contatto con il compagno – non più di banco. Non basta: saranno fornite visiere trasparenti come quelle indossate da medici e infermieri a contatto con infezioni conclamate. Andare a scuola con la celata sarà come affrontare una lizza medioevale – o giù di lì. E fin qui, per chi in Italia ha seguito le ultime acrobazie di governi come quello che abbiamo attualmente, tutto normale: nel senso che ormai le cose che potrebbero meravigliare gli Italiani sono veramente da scoprire. Normale è la mafia, normali le mazzette, normali le stravaganze di alcuni giudici, normali le uscite dalle carceri senza aver scontato neanche metà della pena, normali gli uxoricidi (non femminicidi, termine coniato con animo certo non sereno), normale il fatto che i nostri ministri siano ‘scelti’ con criteri politici e non di merito o di competenza.

Tutto normale – per noi, che in Italia ci viviamo da sempre. Ma quello che colpisce i meno sprovveduti è il fatto che le misure di protezione – mascherine, plexiglas, distanze – siano già previste nella loro essenza fino a settembre. Mentre da tutte le parti si grida alla fine di una pandemia che, secondo alcuni che fanno i conti dei morti secondo la statistica dei preventivi, non esiste. E per alcuni non è mai esistita. Salta agli occhi il fatto che per tre mesi tutti i morti in ospedale sono stati attribuiti al virus: nessuno è più morto di appendicite, di cancro, di morbillo micidiale (Lorenzin), di infarto, di trauma cranico, di indigestione, di coma etilico, di overdose, di unghia incarnita, o di altre affezioni. Qualcuno aveva interesse ad ingrossare le file delle ‘morti Corona’?

Perché, come in Germania, non sono state fatte almeno alcune autopsie, per stabilire se le morti fossero avvenute ‘per’ Coronavirus o ‘in conseguenza’ di Coronavirus? Ora, non vogliamo negare le file di camion militari e i crematori con lista d’attesa. Ma non abbiamo mai potuto capire – e questo sarebbe stata la prima cosa da spiegare a noi cittadini – che cosa sia, o cosa fosse questo virus. Che fosse Corona lo sappiamo bene. Ma abbiamo anche, fra le righe, imparato che di Corona ogni anno ne abbiamo ospitato uno: il membro di una famiglia numerosa e mutevole. Questo, pare, era, o è, il diciannovesimo – non importa il nome che gli vogliamo dare. E sembra che, come gli altri, si metterà a cuccia, continuando, forse, a sopravvivere. Ma Corona è anche il virus del raffreddore. E allora? Come prevedere che a settembre sarà ancora micidiale? Come impostare un anno scolastico – fra tre mesi – con lo stanziamento di quattro miliardi per rinnovare gli istituti scolastici, quando fino ad oggi, nonostante le ripetute denunzie di inadeguatezza abbiamo sopportato che il soffitto delle aule cadesse sulle teste dei ragazzi durante le ore di lezione? Perché proprio ora? Perché imporre e prevedere l’uso di mascherine ancora a settembre? Perché prevedere l’uso di visiere e diaframmi di plexiglas come se le lezioni si svolgessero in una corsia di terapia intensiva? Forse il nostro governo ha degli interessi nella vendita delle mascherine e degli aggeggi di plexiglas, già installati in tutti i supermercati e farmacie?

E i quattro miliardi che la Azzolina chiede per lavori di adeguamento: sappiamo che gli appalti sono il boccone preferito di certa gente, c’è forse qualcuno che già si sta leccando i baffi? È proprio necessario spendere questo denaro, oltretutto preso a prestito dalla BCE? Ma soprattutto: a chi conviene che il virus Corona sopravviva fino a settembre, il che giustificherebbe tutto il denaro speso e preventivato? Posto che le mascherine chirurgiche sono monouso – quelle prodotte in Italia – di quante mascherine avremmo bisogno, solo per la scuola? E come e dove e da chi saranno smaltite? E chi potrà lucrare sullo smaltimento e sul riciclo? Proprio perché siamo Italiani e sappiamo come vanno queste cose, possiamo dire che, a dir poco, c’è poca trasparenza in questa operazione. Come in quella della ‘ministra’ Bellanova e dei 500 (o 600) mila regolarizzazioni di ‘braccianti’, o supposti tali, irregolari, già ritenuti non idonei dai nostri coltivatori diretti. Sappiamo purtroppo sulla nostra pelle che in politica è come in prestidigitazione: guarda la mano sinistra e intanto la destra agisce (o viceversa) e il trucco è confezionato.

Come disse l’onorevole Amato quando si trattò di fare entrare l’Italia nell’area euro: si va avanti e si vede cosa succede. Se nessuno protesta, si continua fino al punto di non ritorno. Oggi il 30%, pare, dei pubblici esercizi non riaprirà l’attività, e questo impoverisce tutti noi. Il governo, dopo tanti proclami, non ha ancora fatto l’unica cosa che avrebbe dovuto, cioè mettere soldi liquidi in tasca a negozianti, ristoratori, artigiani, eccetera. Qualcosa è arrivato filtrando fra le strette maglie della burocrazia, ma in cifre insufficienti. L’Italia è un paese terremotato, dove c’è tutto da rifare. Ma c’è qualcuno che rifarà prima degli altri. Ci chiediamo soltanto: come fa questo qualcuno a prevedere una sussistenza virale ancora a settembre, ciò che renderebbe necessarie- e non superflue – le misure programmate? Si chiama per caso Otelma? Oppure il virus sopravviverà per volontà politica? E soprattutto: di che portata sarà il business vaccinale su cui pare già si stiano accapigliando Bill Gates e suoi omologhi? Di che portata sarà la presunta e annunciata obbligatorietà di vaccinazione, comunque anticostituzionale, e che discriminazione – anch’essa contro la Costituzione – comporterà in chi non voglia sottoporvisi? E la App ‘Immuni’, fino a che punto sarà uno strumento di controllo nei nostri confronti? E il registrare i nostri contatti, mantenendone notizia fino a un mese, non somiglia tanto ad una disposizione sovietica vecchia maniera, quando invece siamo ormai tutti tracciabili con dispositivi palesi ed occulti? Il tracciato sui pavimenti dei luoghi pubblici, fino a che punto condizionerà la nostra idea di libertà, quando lo Stato ci dice perfino dove mettere i piedi al supermercato, alla Posta, o altrove? E soprattutto: a chi conviene mantenere una condizione di emergenza, sia pur creata ad arte?




Il marasma “fantozziano” di questo governo: dallo starnuto nel gomito alla guerra alle movidas

Fin dall’inizio, passata la prima brutta impressione d’allarme, abbiamo avuto il sospetto di una condotta non proprio regolare del nostro governo. Il segnale, il primo, è stato quello derivato dalla mancata attuazione di ciò che la Gazzetta Ufficiale prescriveva, in data 31 gennaio 2020, e pubblicato il giorno successivo, in relazione ad una, secondo qualcuno, presunta, condizione di stato di emergenza di sei mesi, in relazione ad un possibile contagio epidemico.

Riportiamo qui uno stralcio della delibera del Consiglio dei Ministri, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 31 gennaio 2020, a firma del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte:

1) In considerazione di quanto esposto in premessa, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 7, comma 1, lettera c), e dell’articolo 24, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, e’ dichiarato, per 6 mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili.
2) Per l’attuazione degli interventi di cui dell’articolo 25, comma 2, lettere a) e b) del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, da effettuare nella vigenza dello stato di emergenza, si provvede con ordinanze, emanate dal Capo del Dipartimento della protezione civile in deroga a ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico, nei limiti delle risorse di cui al comma 3.
3) Per l’attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell’effettivo impatto dell’evento in rassegna, si provvede nel limite di euro 5.000.000,00 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all’articolo 44, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1. La presente delibera sara’ pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Delibera passata praticamente inosservata, principalmente nei vari telegiornali e sulle pagine dei media

Il tutto, scopriremo poi ‘per non creare allarme’. Si temevano infatti assalti ai supermercati per l’approvvigionamento di derrate alimentari, (qualcuno, fresco di studi(?) ricordava forse ancora l’assalto ai forni descritto dal Manzoni nei suoi ‘Promessi Sposi’) e conseguenti disordini.

Questa pavidità ha avuto come conseguenza la mancata percezione del rischio da parte di tutti i cittadini. Le mascherine, di cui oggi abbiamo esemplari anche firmati, e che alla fine della fiera rimarranno a milioni nei depositi di chi le ha prodotte, erano tabù, come oggetto allarmante da presentare per le strade (usate da sempre in Cina e Giappone) e sconsigliate, praticamente proibite dalla stessa OMS e dai suoi dirigenti nelle loro comparse in televisione.

Piuttosto, cosa comica se non fosse tragica, era raccomandato lo starnuto nel gomito, come se poi di questo gomito ci fosse una prescrizione per lo smaltimento, trattandosi evidentemente di materiale sanitario pericoloso. Avremmo dovuto tagliare le maniche delle nostre giacche? Avremmo dovuto sottoporle a sanitizzazione – che ai tempi non si sapeva ancora cosa fosse? Avremmo dovuto portarle al crematorio, come i corpi di migliaia di persone che erano state private anche di un ultimo saluto della propria famiglia? Nessuno ce la ha mai spiegato. Fatto sta che improvvisamente quella grottesca raccomandazione è sparita dalla circolazione. Con un timido accenno ad indossare le – introvabili – mascherine ma, come dice il gran Cancelliere spagnolo a Milano Antonio Ferrer nei Promessi Sposi, al suo cocchiere, quando si trova dinanzi alla moltitudine di popolo che aveva assaltato i forni perché la fame non guarda in faccia nessuno, “Adelante Pedro, con juicio” e poi aggiunge “si puedes”. Aveva infatti, avendo la coscienza sporca, paura di essere aggredito. Penserà poi lo stesso Renzo ad evitare l’aggressione e a farlo passare indenne, lui e la sua carrozza, attraverso la moltitudine di scalmanati. Insomma, attorno alle mascherine sì – mascherine no – è cresciuto un giallo degno delle migliori firme del genere. Qualcuno le ha acquistate a 5000 euro, pare, su Internet. Chi le ha vendute è stato poi indagato. Non si conosceva la differenza fra le chirurgiche, la FFP2 e le FFP3. Qualcuno andava ad acquistare quelle che usano gli operai in particolari situazioni, nei negozi di ferramenta. Per farla breve, essendo deficitario nell’argomento ‘mascherine’, il governo ha preferito ‘far lo gnorri’. Fino a che si sono realizzate vere e proprie truffe internazionali da parte in particolare di grossisti – pare – cinesi, che pretendevano il pagamento anticipato di milioni di euro, salvo poi a non inviare una beata cippa. Stendiamo un velo pietoso sulle mascherine. Troppo lunga e articolata sarebbe la ‘saga’ relativa.

Dalla padella nella brace: dalle mascherine ai tamponi

Anche qui, prescritti solo ai sintomatici, trascurando gli asintomatici che pareva fossero contagiosi. Ora pare che non lo siano più. I ventilatori polmonari, ordinati in fretta e furia dalla solita Cina, sono arrivati. S’è poi scoperto che l’affezione del virus non era polmonare, ma cardiaca: su questo argomento esistono almeno due scuole di pensiero, attualmente, e comunque i malati continuano ad essere curati per un’affezione polmonare acuta, in attesa del vaccino, altro business internazionale che ha creato una corsa alla sua realizzazione. Sembrava che ci volessero tre anni perché fosse pronto, poi uno e mezzo: oggi pare che per dicembre, saltando tutti i passaggi di sicurezza di test sugli animali, avremo finalmente questo toccasana – naturalmente obbligatorio. Sette miliardi di persone avranno lo stesso obbligo. Viva la globalizzazione! Mentre invece una cura efficace al 99,99% è quella del plasma di chi ha già superato la malattia. Ma questa soluzione è aspramente combattuta dalle case farmaceutiche, si può intuirne il perché. Non andiamo oltre.

Oggi le mascherine sono obbligatorie, la ‘distanza sociale’ dev’essere calcolata – non s’è capito bene in base a cosa, un metro, uno e mezzo, due, quattro – uccidendo l’esistenza di migliaia, o decine di migliaia, di esercizi pubblici, bar, ristoranti eccetera. Nel frattempo il governo Conte approfitta dell’eccezionalità dell’occasione – che pare intenzionato a procrastinare sine die – come di una circostanza molto ‘comoda’ per fare e disfare secondo come al suo governo aggrada. Siamo in pieno marasma, e in contraddizioni di cui, andando in fondo, si comprende come siano state dettate non da interessi almeno politici, ma di parte. Infatti sono stati stanziati 120 mln di euro per la promozione all’acquisto di monopattini elettrici: saranno una nuova terapia per il virus? Analogamente il contributo è stato previsto per le biciclette, con un contributo – sempre con la solita trappola burocratica – fino al 60% per l’acquisto di biciclette, – massimo fino a 500 euro – anche con pedalata assistita. Forse nell’improbabile ipotesi che la gente non affolli più i mezzi pubblici? Mah! Infatti le prebende si realizzano soltanto in centri con 50.000 abitanti, in su. Prevediamo un ritorno a ‘Ladri di biciclette’, come nel film di De Sica.

Intanto infuria la guerra alle ‘movidas’

In fine settimana la gente, stufa d’esser reclusa, e cercando di sopravvivere ad un regime che, oltre che pecione e ignorante, s’è rivelato anche autoritario alla sovietica, si riversa per le strade, cercando un po’ d’aria, fisica, psicologica, affettiva. La sopravvivenza di chi è costretto a stare in apnea per sei giorni, e il settimo vuole tirar su la testa, e prendere un bel respiro. Non siamo fra quelli che stigmatizzano tali comportamenti. Si sa che quando le leggi sono ingiuste è lecito violarle, lo diceva lo scrittore e pensatore americano David Henry Thoreau, incarcerato nel 1848 per non aver versato – 1 dollaro – la tassa di finanziamento per la guerra in Messico. Quella che oggi si chiama ‘Disobbedienza civile’. Ciò che i nostri miopi governanti non hanno colto, nel comportamento dei ragazzi che si radunano ai Navigli o altrove, in praticamente tutte le città d’Italia, nel fine settimana, è proprio la ragione profonda che li spinge a disobbedire. Non è la bramosia di un aperitivo, ma la convinzione profonda dell’incapacità di chi queste norme ha varato ‘ad oculum’, ad occhio, giusto perché qualcosa bisognava fare o dire, o comandare, ma senza – anche loro – un’effettiva convinzione, né competenza, se non quella dettata dai vari collegi di ‘esperti’ sanitari, magari bravi medici, ma poco avvezzi a sondare l’animo umano. Si disobbedisce quando in coscienza si è profondamente convinti dell’iniquità di certe ordinanze. E quando, alla fine, si scopre che ciò che ‘essi’ comandano, loro stessi non lo rispettano, come invece vorrebbero facessimo noi. Siamo in una democrazia che sta pericolosamente virando verso un’autoritarismo di tipo totalitario. Ne è la prova, fra le altre, il fatto che finalmente, dopo averlo tanto sospettato, abbiamo scoperto che la Magistratura adopera il suo potere per fini politici: le frasi intercettate e pubblicate da un quotidiano sono rivelatrici. A chi giova tutto questo? A chi giova, oltre al nostro governo – che ha salvato il grillino Bonafede dopo l’esodo biblico dal 41 bis: ma non erano quelli delle dimissioni pur se soltanto sfiorati da un sospetto? – che si regge sulla colla dei loro scranni e che ha tutto l’interesse a che questa condizione li legittimi ad emettere quelli che ormai sono soltanto DPCM, Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, come in un regime dittatoriale, l’uomo solo al comando, saltando a piè pari il Parlamento, garanzia di democrazia, o almeno di contraddittorio? Mettendo la ‘fiducia’ persino sulle due mozioni di sfiducia che avrebbero colpito Bonafede, e minacciando di mettere in crisi il governo? A nostro parere, Salvini è stato salvato in extremis proprio dalla pubblicazione delle famose intercettazioni di Palamara; dopodichè qualunque procedimento giudiziario sarebbe stato una stortura nei suoi confronti.

La ‘movidas’: sono il sintomo di un malessere che questi personaggi raccogliticci che ci troviamo al governo con incarichi distribuiti come le cartelle del bingo (questa a te, questa a me, e di questo fa fede la loro, in generale, grande incompetenza specifica, tranne alcuni, non hanno colto. Sono il germe di una rivoluzione, di una coscienza che si ribella. Non come le Sardine – puzzolenti, ormai, fuori dal frigo, – nate soltanto contro Salvini, e quindi con una vita breve già per definizione. Questo violare certe regole è disobbedienza civile, dettata dalla coscienza di ciascuno di noi. Abbiamo capito. Il re è nudo, e non da ora. Adesso basta. Ridateci la nostra libertà anche di sbagliare, e trattateci da esseri umani, e non da pecore da governare con i 60.000 controllori senza autorità: altra pecionata di cui, se sarà realizzata, qualcuno pagherà le conseguenze. Non sappiamo chi abbia avuto questa infelice e peregrina idea, ma di certo questo ci da’ la misura di chi c’è dietro a coloro che siedono negli scranni del governo. Un governo che per la sua incompetenza, impreparazione, improvvisazione e paura di perdere il consenso politico, non ha adottato certe misure: oggi hanno sulla coscienza – posto che ne abbiano una – quelle file di camion militari carichi di bare diretti ai crematori. Un governo serio si sarebbe già dimesso in massa.