Le PdSardine per tentare di crescere nei consensi

Già, le ‘Sardine’,
questo movimento pseudo goliardico voluto e incentivato da un PD mascherato,
che sull’argomento non si pronuncia, e che riscuote il favore del presidente
del Consiglio Conte che ‘li vuole incontrare’, giusto per tenere aperte tutte
le porte e cautelarsi: se non puoi combatterli, allèati con loro per
controllarli. Possono sempre venir buoni per combattere l’odiato nemico, il
perfido Salvini.

Le Sardine si
esprimono con il ‘flash-mob’, questo comportamento molto giovane che viene da
oltreoceano, e che consiste nel radunarsi improvvisamente tutti in un luogo,
per manifestare per qualsiasi motivo, in genere ‘contro’.

E’, infatti, un
comportamento di protesta, ma solo di quella, senz’altre proposte politiche. Un
comportamento molto giovane, adolescenziale, molto aggregativo – si sa che i
ragazzi in quell’età cercano di fare gruppo, basta solo dar loro un pretesto –
e molto ‘di pancia’, supportato e reso possibile dalla connessione che oggi
permettono i social e gli smartphone. Basta un tweet e si riempie una piazza, e
vigliacco chi arriva ultimo. Una buona alternativa a quelli che una volta erano
pic-nic, gite fuori porta e passeggiate nella natura, magari con canadese e
sacco a pelo. Una iniziativa nata e condotta soltanto contro Salvini e soltanto
per contestare lui, che in molti vorrebbero vedere morto, anche fra gli uomini
di chiesa, grande esempio di democrazia, di libertà e di antifascismo… Pare
infatti che sia stata lanciata una specie di fatwa contro Matteo, da più parti,
quasi che la caccia sia aperta e chi l’ammazza prima vinca un premio, come
testimoniano sia la tentata aggressione subita poco tempo fa, sventata dalla
scorta, sia le numerose minacce ricevute per posta, insieme a cartucce di vario
calibro. Una fatwa lanciata per odio da chi invece accusa di odio proprio il
leader della Lega, mentre l’esercizio quotidiano di odio nei suoi confronti
viene dalla sinistra, ma non solo: non c’è giorno che papa Francesco non parli
di ‘odio e paura’, affiancato dal presidente Mattarella, con le stesse parole,
e l’allusione è chiara, anche da parte di chi, ricoprendo così alte cariche
istituzionali, dovrebbe badare a che qualche mente esaltata raccolga un
messaggio sbagliato. Ma tant’è, come diceva un mio caro amico, molto
importante, Mattarella è come la filosofia, “Con la quale e senza la quale
tutto rimane tale e quale”.

A parte il fatto
che senza di lui dovremmo cercare qualcun altro per tagliare nastri, fare
discorsi, appuntare medaglie, nominare cavalieri e senatori a vita, celebrare
ricorrenze, consegnare onorificenze, deporre corone d’alloro, partecipare a
Giorni della Memoria, e così via.

A memoria, invece,
ricordiamo le grandi adunanze di Beppe Grillo, i suoi ‘vaffa day’, quelli che
tutti abbiamo accolto con un sospiro di sollievo, perché finalmente qualcuno
diceva fuor dai denti ciò che tutti, più o meno, pensavamo. Mandare a quel
paese una classe politica becera e orientata solo verso il proprio ombelico era
assolutamente liberatorio.

Nacque così il
Movimento 5 Stelle, e un po’ tutti lo abbiamo caldeggiato, coccolato,
all’inizio, proprio perché non apparteneva alla Casta… all’inizio.

A proposito di
Beppe Grillo, ricordiamo una frase di Fassino, piuttosto presuntuosa e poco
profetica. Criticando, infatti, la discesa in campo di Beppe e dei ‘grillini’,
ebbe a dire pressappoco: “Fondi pure un partito, partecipi alle elezioni e poi
vediamo cosa sarà capace di fare”. Penso che oggi il buon Fassino, e cattivo
profeta, si mangi le mani, come un po’ noi tutti. Ci appariva simpatico, il
Movimento, ci piacevano i giovani, contrapposti ai soliti parrucconi mangia stipendio
e succhia vitalizi – compresi i cosiddetti ‘senatori a vita’, creati solo come
salvagente per una certa parte politica, ma lautamente retribuiti per le loro
endemiche assenze – che finalmente sarebbero stati spodestati. Oggi non si
capisce bene se i vitalizi siano ancora… vitali, e comunque i senatori a vita
sono sempre lì, e del M5S non sappiamo più come liberarci, come la carta delle
caramelle che ci si attacca alle dita. Oggi 
l’anima del Movimento è profondamente cambiata, e ogni giorno di più
mostra la sua propensione ad una forma di presenzialismo e di estremismo
dittatoriale mascherati da buonismo progressista.  Secondo B. il Movimento ha un comportamento
di estrema sinistra. Certo, oggi nessuno li può tacciare di ingenuità, data
l’operazione che fatto cadere Salvini, troppo scomodo per i loro programmi – ma
soprattutto per la figura di Di Maio, il capo riconosciuto del Movimento. Oggi
Di Maio, con il suo tiepido sorriso e la sua aria di bravo ragazzo con i
capelli a spazzola e il passato da bibitaro allo stadio, è avviato ad essere
l’uomo solo al comando, ciò che la presenza di Salvini gli avrebbe impedito.
Notiamo con soddisfazione che invece Grillo Giuseppe da Genova è tornato a fare
il comico, – che gli viene senz’altro meglio – riconfermando e ungendo di sacro
crisma Giggino a capo del partito, pardon, del Movimento, fino al 2023, data
presunta di conclusione della legislatura, – come se la vita del governo
dipendesse da lui – quando ogni danno possibile sarà stato fatto, e ogni
subalternità verso l’Unione Europea sarà stata blindata, magari in
Costituzione. E al diavolo i ‘due mandati costi quel che costi’.

Le Sardine:

Chi sono le
Sardine? Certamente oggi sono un movimento costituito, che con un tweet si
raduna nelle piazze, come al suono di una tromba. Il movimento delle Sardine è
dichiaratamente di sinistra, creato a latere del PD. Se vogliamo, una specie di
Fronte della Gioventù Piddino, rapportato ai tempi nostri, favorito dalla
facilità di comunicazione che oggi offrono i social e gli smartphone, e
dall’età pericolosamente bassa. Uno dei motivi per cui qualcuno vorrebbe, oltre
a riconoscere lo Ius Soli agli immigrati – i quali voterebbero in massa per il
partito che così generosamente li ha favoriti contro ogni logica e consuetudine
di altri paesi del mondo – dare il voto ai sedicenni, ritenuti abbastanza
maturi per decidere le sorti di una nazione – salvo poi a ricredersi qualche
anno più avanti, come fatalmente accade – è proprio quello di
ufficializzare  e riconoscere fenomeni
come le Sardine. Le quali, contro ogni logica di buongoverno, non hanno idee
politiche, almeno apparentemente. Loro sono solo ‘contro’, e manifestando soltanto
‘contro’, senza idee politiche dichiarate, non si fa politica. La politica è
fatta di idee, di proposte, di programmi, di gestione della Cosa Pubblica, di
capacità, di cultura, di maturità, di responsabilità, di iniziative ‘a favore’,
e non ‘contro’. Perfino Conte, alla sua riconferma, ha dichiarato che non
avrebbe fatto politica ‘contro’ qualcuno ma ‘per’ qualcun altro. Dichiarazione
poi quotidianamente disattesa dai fatti, ma questo è marginale e proprio nella
logica del personaggio.  Le Sardine nascono
come movimento ‘spontaneo’: ma non c’è nulla di spontaneo nell’organizzare
queste manifestazioni da parte di ragazzi dichiaratamente di sinistra Piddina.
In  realtà, questi adolescenti sono dei
‘trolls’ usciti da Facebook, di appoggio politico ed elettorale al PD, e poco
manca che prendano il posto del M5S, ormai arrivato a posizioni di Casta.
Stiamo attenti alle Sardine. Fare politica ‘contro’ può essere pericoloso. Può
evocare periodi bui della nostra storia. Infatti oggi, momento in cui si
blatera tanto contro il nulla, cioè contro quei ‘fascisti’ che non ci sono più
– a parte pochi nostalgici poco intelligenti portati in prima pagina e trattati
come se fossero un esercito – i più ‘fascisti’ sono proprio quelli che vedono
il fascismo nei loro antagonisti, rendendosi colpevoli di discriminazione e di
posizioni fondamentaliste.

Corrado Augias,
giornalista coccolato dalla sinistra, spesso su Rai 3, dal comportamento
piuttosto supponente e non buono per tutti i palati, ha dichiarato, in una
intervista televisiva, che ‘E’ facile essere di destra, perché l’uomo di destra
dice ‘Il migrante mi fa schifo’, mentre quello di sinistra è uno che ragiona”.
In questa frase infelice c’è tutta la limitata filosofia di una persona che
quando parla pontifica, convinta com’è di essere nel giusto, e che la cultura e
l’intelligenza siano solo da una parte. Queste sono forme di discriminazione e
di razzismo specifico, dettate ambedue da animosità nei confronti di una
persona, o di un gruppo di persone, che non la pensano come lui: insomma, cosa
grave per uno che ha fatto una trasmissione sulla Costituzione,
anticostituzionale. Era Voltaire che diceva che non la pensava come il suo
interlocutore, ma che si sarebbe battuto fino alla morte affinchè egli potesse
esprimere le sue idee. Alla faccia di chi ritiene che le idee – quelle buone –
siano solo da una parte, per una sorta di illuminazione divina. È il grande
equivoco della mai troppo deprecata ‘questione morale’, che attribuisce – come
nei film western – il ruolo dei ‘buoni’ a quelli che hanno terminato la guerra
dalla parte dei vincitori, e il ruolo dei ‘cattivi’ agli altri. Cari amici,
questa è la filosofia delle Sardine, il movimento ‘contro’, creato soltanto per
impedire una regolare competizione democratica, che sia sotto elezioni o no.
Che differenza c’è fra le Sardine che contestano la presenza di Salvini, e i
cortei di Casapound che vogliono contestare i comizi di avversari politici? La
logica ormai acquisita dice che i secondi 
sono fascisti, e che quindi va impedito loro perfino di parlare. Ma le
Sardine non sono diverse, se ci pensate un attimo. Solo, stanno dall’altra
parte, quella dello sceriffo buono, del giustiziere, del castigamatti. Quello i
cui omicidi – nei film western – sono giustificati dal fatto che chi muore è
sempre il cattivo. Oggi una certa parte politica li chiamerebbe ‘giustizieri
fai date’, giudice, giuria e boia insieme. Vogliamo che, anche virtualmente,
questi comportamenti abbiano spazio?

Ormai la propaganda
elettorale non ha soluzioni di continuità, e ogni giorno assistiamo in televisione
alle dichiarazioni di personaggi che dicono cose difficilmente verificabili, ma
che pesano sul nostro bilancio, per dirne una. Qualcuno dice che le tasse sono
state aumentate, e qualcun altro addirittura diminuite. Provate a vedere cosa
vi rimane in tasca a fine mese, facendo sempre le stesse cose, e saprete la
verità. Sempre che, a fine mese, ci possiate arrivare, perchè la pressione
fiscale si può esercitare anche in una forma occulta e strisciante, non
dichiarata. Attenzione alle Sardine. Non facciamoci condizionare nelle nostre
scelte e nelle nostre idee da seimila, più o meno, ragazzini che fanno casino,
cioè appena l’un per cento del nostro Paese. Possono incattivirsi, nella loro
arroganza, e diventare davvero un movimento pericoloso per la nostra
democrazia, posto che mai ne abbiamo avuta una. Ancora più pericolosi questi
piccoli pesci senza un capobranco, perché dichiaratamente non hanno bandiere di
partito. Tranne quelle che occultamente portano in piazza. E si sa che le
piazze amplificano.




Italia allo sbando e “Giuseppi” si rifà il bagno… con i soldi nostri

Ci mancavano anche i lavori per “Giuseppi” che a Palazzo Chigi stanno impegnando una squadra di operai per installare porte blindate e rifare il bagno secondo i suoi ‘desiderata’, compresa una doccia idromassaggio a otto schizzetti, come riferisce oggi un quotidiano bene informato, per un totale di circa 23.000 euro. Che pagheremo noi. Come pagheremo i programmati – ma non si sa se saranno in questa misura – duemila esuberi della Arcelor-Mittal, che ne pretende 5.000.

La società per cui
lo stesso Di Maio si occupò della conclusione dell’affare ex ILVA, sta facendo
piegare in avanti il dorso del nostro presidente del Consiglio fino al
raggiungimento dei fatidici 90 gradi – in senso figurato – nonostante lo
stesso, la cui maggior qualità non è certo la voce che vorrebbe avere quando
adotta certi toni stentorei, richiamanti il ventennio, o al massimo una
requisitoria in aula di tribunale, vada tuonando a destra e a sinistra – ma
soprattutto a sinistra – che la Arcelor-Mittal se la vedrà con lui.

Pare infatti che il
crack fosse programmato fin da luglio, e che riguardasse la volontà di
distruggere un nemico sul piano industriale, e non quella di rilevare
un’azienda e metterla a regime produttivo. Prova ne siano le testimonianze dei
dirigenti dell’ex-ILVA e l’ammanco di circa 500 milioni di materiale nelle
riserve dell’acciaieria, spariti per mai più tornare: come se, in definitiva,
non si volesse dar seguito ad un ciclo produttivo. Intanto rischiano il posto
20.000 operai, compresi quelli impiegati nell’indotto.

Il che,
moltiplicando per famiglie, fa, ad occhio, almeno 60.000 persone: una città,
per esempio, come Viterbo tutta intera. Non siamo d’accordo sulla negoziazione
che Conte sta mettendo in atto, che prevede, secondo lui, 2000 esuberi: il che
comunque fa 6000 persone, tranne l’eventuale perdita di lavoro sull’indotto.
Quando il ministro Di Maio ha svenduto il nostro gioiello industriale, la più
grande azienda siderurgica europea, a certi personaggi, più che delle offerte
che essi facevano sulla carta, e sugli impegni che poi sono stati regolarmente
disattesi, avrebbe dovuto indagare sulla qualità delle persone e sul loro
coinvolgimento nel mercato mondiale dell’acciaio. Ma, si sa, non si manda un
ragazzo a fare il lavoro di un uomo: lo abbiamo già scritto. È una bella cosa
avere ministri giovani e rampanti ( non sempre), ma ci vuole anche esperienza.
In campo industriale, è frequente il caso di una azienda concorrente che ne
acquisisce un’altra soltanto per toglierla dal mercato.

Ma questo,’
Giggino  er  bibbitaro’ non poteva saperlo, data appunto
la sua giovane età e la sua totale mancanza di esperienza specifica nel
ministero che si era  autoattribuito.
Temiamo ora, visti i fatti, per la politica estera, affidata a cotanto
personaggio. Purtroppo il costo di tanta ingenuità lo pagheranno gli operai che
rischiano il posto, e, alla fine della fiera, tutti gli Italiani. Dicevamo che
l’Italia è allo sbando: in realtà, allo sbando c’è questo governo
raccogliticcio, fatto di seconde linee: i più furbi si sono tenuti indietro,
già sapendo che non sarebbe durato. Oggi, fra un Conte ex Cincinnato buono per
tutte le stagioni, che crede che per risolvere i problemi basti prendere
l’aereo e andare a parlare con le persone – infatti lo vediamo dappertutto, con
e senza cravatta, secondo le occasioni, in alcuni casi con il maglione alla
Marchionne (ma magari!), ma sempre con le scarpe nere tirate a lucido – quando
poi manca, a lui come ad altri, posto che ce ne sia la capacità, il tempo
materiale per fare le cose.

Ma tant’è, Mussolini
ha tracciato una via, evidentemente, come quando, raccontava Giorgio Bracardi
ad Alto Gradimento, programma radiofonico di Renzo Arbore che i meno giovani
ricorderanno, riuscì, secondo il fido Catenacci, a fermare un’eruzione
dell’Etna – o del Vesuvio, poco importa. La filosofia è quella. Fra
l’allagamento periodico di Venezia, i fiumi che rischiano lo straripamento,
frane e smottamenti dovuti al degrado idrogeologico, tornados che buttano giù
alberi, intere foreste o pini marittimi urbani, causando danni comunque da
rifondere, il povero Giuseppi non trova pace, mentre Giggino, da parte sua, fa
il Salvini del vecchio governo, comportandosi esattamente come faceva il Matteo
tanto criticato per il suo presenzialismo, ma in effetti oggi vediamo solo lui.
Il Di Maio capopopolo dei Cinquestelle; il quale, trascurando l’attività dovuta
per il suo secondo mandato ministeriale, cioè agli Affari Esteri, si occupa
invece di tutto ciò che in italico suolo accade. Abbiamo anche capito perché
abbia voluto farlo fuori: gli faceva ombra: ciò che faceva ieri Matteo, fa oggi
Giggino, senza che un altro vicepresidente del Consiglio lo sovrasti con la sua
personalità. Vediamo anche, a 24 pollici per alcuni, ma è possibile più grande,
avendo un televisore con lo schermo di maggiore ampiezza, il faccione
sorridente a prescindere di Zingaretti in maniche di camicia, il quale prima e
dopo i pasti ci ricorda, orami da circa un mese, non avendo altri
argomenti,  che ‘loro’ hanno evitato l’aumento
dell’IVA, quello che invece Salvini non solo non avrebbe evitato, ma avrebbe
caldeggiato. Dimenticando che il ‘salasso’ era stato ordinato dall’asse
Macron-Merkel-Moscovici-Dombrowski, e non da Matteo; con il quale, comunque
avremmo evitato la ‘catastrofe’. E che comunque bisogna smontare tutto ciò che
Salvini ha realizzato, in una furia iconoclasta a cnhe questa a prescindere;
rispolverando quello ‘ius soli’, trasformatosi per breve tempo in ‘ius
culturae’, affiancato dal voto ai sedicenni e dall’esclusione dalle urne degli
anziani, nel disperato tentativo di raccattare voti per il suo Partito Decotto.
Poveretti, oggi “litigano su tutto”, dopo appena tre mesi insieme – o quattro,
ma è lo stesso. Abbiamo un governo? Meglio sarebbe di no, a questo punto. Il
tutto condito da una geniale pensata da quattro aficionados del PD e della
rete, che si sono inventati le sardine, al soldo di ‘qualcuno’. Ma, si sa,
quando si può gabellare un movimento per ‘spontaneo’, questo fa più presa nella
mentalità di chi crede ancora alla Befana.

Siamo proprio alla
frutta. È chiaro che i ragazzi fanno gruppo, non importa contro chi, anche solo
per andare allo stadio, o ad un concerto di musica rock, o ad una adunata in
piazza a capodanno. Potevano mai lasciarsi scappare questa occasione? La figura
poi delle sardine, con tanti pescetti dipinti su carta colorata, sa tanto di
Carnevale, quando noi stessi ritagliavamo le maschere da metterci sul viso con
un elastico dietro la nuca. So’ ragazzi, lasciateli giocare. Ma non venite a
dirci che questa è una manifestazione politica. La politica è una cosa seria,
perché riguarda la gestione di una nazione, e i suoi destini. O, almeno, lo
era, fino a qualche decennio fa. Basta vedere i personaggi che oggi la
popolano. Insomma, non siamo in buone mani. Qualcuno prevede elezioni in
primavera. Qualcun altro in settembre, quando maturano non i grappoli d’uva, ma
i vitalizi. Quelli che a parole avrebbero dovuto essere aboliti. Tutto ciò
mentre Salvini sospetta che il nostro presidente del Consiglio abbia usato male
i risparmi degli Italiani – leggi Cassa Depositi e Prestiti – per ingraziarsi
certi personaggi a Bruxelles, con i quali mostra perfetta sintonia, ma una
certa subalternità, al fine di salvare le banche tedesche, dall’Italia già
abbondantemente salvate in passato. Non si fanno le nozze con i fichi secchi.
Questa ‘maggioranza’, tale solo in parlamento, non avrà lunga vita, come già
avevamo pronosticato da queste colonne. Rimettiamo le cose a posto. E
ricordiamoci, quando saremo davanti alla scheda elettorale – il più presto possibile
– di tutte le menzogne, i disservizi, le faziosità, l’odio contro chi è
dall’altra parte, per poi accusarne gli avversari politici, i toni di comando e
di delirio di onnipotenza, le incapacità, le inesperienze, le trappole, i
tradimenti e quant’altro abbiamo dovuto subire, noi Italiani, da questa gente,
che s’è aggrappata ad un cavillo elettorale – una maggioranza solo
parlamentare, peraltro già scaduta – per prendere in mano le nostre sorti, a
vantaggio di una Unione Europea che ha in pratica usurpato la nostra sovranità,
facendoci i conti in tasca e costringendoci 
a manovre di austerità senza alcun motivo, se non quello di ‘avere i
conti a posto’: ma nei confronti di chi?




Ronciglione, rapinatori indisturbati e residenti in continuo stato d’allerta: è allarme sicurezza

RONCIGLIONE (VT) – Carabinieri allertati di continuo, con altrettanti interventi nella zona fra Poggio Cavaliere e Punta del Lago, a Ronciglione, in provincia di Viterbo.

Ladri ancora più audaci a Ronciglione

Entrano nelle case nonostante sia chiaro che c’è gente. Pare che a Punta del Lago abbiano fatto una vera e propria razzia, addirittura sfondando il muro di una villa in cui non riuscivano ad entrare altrimenti.

A Poggio Cavaliere, durante la serata di ieri sono entrati nella villa del sig. G. D. B., il quale ha fatto in tempo a vedere qualcuno che scappava dalla finestra della camera da letto, situata al piano superiore rispetto al living.

Insomma, non se ne può più. Tutti gli abitanti di questi quartieri della periferia di Ronciglione vivono ormai in stato di allerta.

Si sentono cani abbaiare insistentemente, sistemi d’allarme che suonano continuamente, residenti che si avvertono reciprocamente via Whatsapp.

Certamente sarà difficile per tutti allontanarsi dalla propria abitazione, nel timore di subire l’ennesimo furto. 

D’altra parte i carabinieri del posto sono sempre sulla breccia e più di ciò che fanno non possono fare, dato anche l’esiguo contingente a disposizione.

Come già scritto, i furti in appartamento sono sottovalutati dai nostri beneamati politici, che preferiscono litigarsi sulle poltrone piuttosto che creare una situazione di ordine sociale.

È molto difficile, anzi raro, o anche di più: a memoria di chi scrive non ricordare d’aver letto dell’appartamento di un politico svaligiato, date anche le scorte che si auto attribuiscono generosamente.

Siamo alle solite: siamo cittadini o sudditi? La spaccatura fra paese reale e la nostra politica si allarga sempre più, è diventata un crepaccio largo e profondo. Ma state tranquilli, a caderci dentro siamo soltanto noi.




Lo strano caso di Liliana Segre

Io sono dalla parte degli Ebrei. Lo sono per molti motivi, e da molto tempo. Posso dire d’esserlo sempre stato, senz’ombra di dubbio. Lo sono a causa della persecuzione subita dai nazifascisti. Lo sono per la loro storia, che mi ha insegnato a conoscere quel popolo. Lo sono perché sono un piccolo popolo, ma ricco di vittorie. Lo sono perché il soldato israeliano, come si diceva una volta, è il migliore del mondo. Lo sono perché hanno trasformato in un giardino quello che era soltanto deserto. Lo sono perché ritengo che quel territorio che hanno strappato alla desolazione spetta loro di diritto, come contemplato nell’Antico Testamento. Mi hanno entusiasmato due episodi, della loro storia più recente: la guerra dei sei giorni, condotta da Moshe Dayan, un generale con un occhio solo, una guerra lampo che ha permesso loro di riconquistare il territorio del Sinai; il raid di Entebbe, con la liberazione di tutti i passeggeri – tranne un’anziana signora – di un volo della El Al sequestrato da terroristi palestinesi con la connivenza di Idi Amin Dada, dittatore ugandese, che offrì loro supporto logistico.

Era il periodo dei dirottamenti, e tutti seguivamo con interesse ognuno di questi episodi. Anche questa fu una vittoria di tutto il popolo ebraico, in Italia segregato in ghetti, ma sempre in grado di risollevare la testa. Sono stato a tavola con Eli Wiesel, per due anni consecutivi, quando vivevo a Bari, invitato a cene di Pesach, cioè la commemorazione della fuga del popolo ebraico dall’Egitto, con il ‘passaggio’ dell’angelo della morte. Eli Wiesel, reduce dal campo di sterminio di Auschwitz, è stato insignito del premio Nobel per la pace nel 1986.

Ho stretto la mano, una sera, al Teatro Petruzzelli, prima dell’incendio che lo ha distrutto, al rabbino Toaff. Non sempre ho ricevuto da qualcuno di loro la stessa dimostrazione di amicizia, ma c’è il buono e il cattivo dappertutto, ed è sbagliato fare di tutte le erbe un fascio. Per esempio, stimo molto Enrico Mentana, come professionista. Molto meno Gad Lerner, per la sua faziosità pelosa. Non mi piacciono George Soros, né la famiglia Rotschild, e tanto meno quella Rockfeller, per la loro smania di dirigere il mondo. Non è tra le mie simpatie neanche l’onorevole Fiano, per la sua appartenenza ad una sinistra che si mostra, da una parte amica della causa palestinese; dall’altra demagogicamente si schiera in difesa di persone, come la Segre, minacciate da presunti ‘fascisti’, e comunque, antisemiti. Ma i primi antisemiti, caro Fiano, sono proprio gli eredi dei comunisti, quali voi vorreste essere. Oppure, con un doppio avvitamento carpiato, siete da due parti, secondo l’occasione?

Un bel giorno, si affaccia sulla scena pubblica una distinta signora, molto elegante, con una bella capigliatura bianca: una donna d’immagine, che colpisce subito la fantasia di tutti. E’ una di quelle persone che sono riuscite a sopravvivere ai campi di sterminio, si chiama Liliana Segre, è ebrea. Suppongo a causa del suo passato, per il quale merita rispetto, ma anche per il suo attivismo politico, viene elevata dal presidente Mattarella al rango di senatrice a vita. Diventa un personaggio pubblico, e le sue interviste vengono trasmesse in televisione. Viene anche invitata in diverse occasioni più o meno istituzionali, durante le quali dice e fa ciò che lei sa che gli altri si aspettano da lei, cioè parla della persecuzione, dei fascisti, delle leggi razziali italiane, delle deportazioni e così via. Tutti argomenti del “Per non dimenticare”. Nessuno vuole dimenticare quei momenti bui della nostra società. E nessuno ha alcunché in contrario a che vengano ricordati. Ma la nostra sinistra ha il sasso in tasca.

È un momento politicamente difficile, per la sinistra e per il M5S. Di Maio e i suoi compagni di partito hanno appena gabbato Matteo Salvini, bloccando ogni attività del governo gialloverde, e facendogli credere, con dichiarazioni fuor dai denti, che mai sarebbero andati con il PD.

Di contro, il buon Zingaretti, l’uomo che ride a prescindere, ha dichiarato che mai sarebbe andato con i grillini. Il gioco, suggerito da quel Machiavelli di Matteo Renzi, è fatto. Salvini chiede elezioni e si ritira dal governo, Di Maio e Conte si alleano con i presunti avversari piddini. Nasce un governo che ha la maggioranza in Parlamento, ma non nel paese. Soffia infatti un vento di destra che vorrebbe al potere la Lega, o magari un nuovo centrodestra. Per questo è obbligatorio bloccare qualsiasi tentativo di andare a nuove elezioni, che la Lega, con Salvini, vincerebbe a man bassa. Ricordo ancora l’espressione sollevata del presidente Mattarella quando, uscendo alla Vetrata, annunciò che il governo era fatto, fra M5S e PD. Anche lui temeva, date le sue origini politiche, una vittoria di Salvini.

Del resto, Matteo Renzi, che sarà anche un Pinocchio eccetera eccetera, ma le cose sa vederle in anticipo,  ha sempre detto che, andando a votare, avrebbero consegnato il paese a Salvini. Occorreva quindi combattere questo pericoloso avversario politico. E come, se non tacciandolo di razzismo, di antisemitismo, di odio? Infatti, la commissione parlamentare ventilata, forse in buona fede, da Liliana Segre, è “Contro l’odio”. Quell’odio che la sinistra e i grillini hanno sempre dimostrato nei confronti di Salvini, e che invece vorrebbero attribuire al capo della Lega. Quindi nell’ottica della delegittimazione, è partita anche la campagna Segre.

Due quotidiani in edicola ieri, 12 novembre, due ‘giornaloni’, portano in prima pagina la notizia relativa a quella che sarebbe una bufala, cioè le duecento pretese minacce quotidiane di  antisemiti nei confronti della Segre. Pare invece, a ciò che scrivono, che qualche insulto l’abbia ricevuto (come un po’ tutti noi, sui social), ma nell’ordine di poche decine al’anno. La decisione di dare una scorta di due carabinieri a Liliana Segre era apparsa subito esagerata e strumentale, diretto ad amplificare ad arte una situazione di pericolo leghista. Ora possiamo dire, guardando queste notizie, che lo strumento politico che la sinistra ha voluto creare contro Salvini – per traslazione colpevole di odio antisemita, di nuovo nazifascismo e di nazionalpopulismo, oltre che di razzismo – è proprio quella minuta e signorile vecchietta reduce dal campo di sterminio, Liliana Segre, non sappiamo quanto consapevole del suo ruolo. E allora, le persone che stanno al governo, e che vorrebbero portare la nostra nazione in una condizione di ‘crescita’ e di benessere, nonché di stabilità politica (a parole), e che poi nei fatti dimostrano d’essere ben altro, sono queste. Uno Zingaretti che sorride sempre e che ricorda che il PD ha salvato l’Italia dall’aumento dell’IVA – mentre l’IVA non sarebbe aumentata neanche con Salvini. Un Di Maio che, glissando sul suo ‘tradimento’ del compagno di governo, dichiara che facendo cadere il governo Salvini avrebbe voluto monetizzare il vantaggio elettorale che i sondaggi gli attribuivano, così ammettendo di essere comunque ancora in minoranza.

Il premier Giuseppi, mancato Cincinnato, che secondo alcuni ha diversi scheletri nell’armadio, e che dichiarò alla Vetrata che avrebbe fatto un governo ‘per’ qualcuno e non ‘contro’ nessuno, e invece non manca occasione per scagliarsi contro un Salvini che era stato al suo fianco fino all’ultimo, non subodorando il voltafaccia. Tra parentesi, quando stipulò il millantato accordo con Malta per i migranti ebbe a dire che aveva fatto più lui in un giorno che Salvini in sei mesi. Risultato: Malta manda le vedette libiche a respingere i barconi, e i migranti che arrivano ce li cucchiamo tutti noi, perché Merkel e Co. vogliono prima ‘vagliarne la qualità’. Avere strumentalizzato la figura di una reduce da Auschwitz-Birkenau per cercare di screditare un avversario politico, al punto di attribuirle una scorta (la tenga pure, oggi una scorta non si nega a nessuno, tranne a chi ne ha bisogno, come il colonnello Ultimo o il giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle BR sotto casa, definito ‘rompicoglioni’ dal ministro Scajola, per la sua insistenza nel chiederne una – proprio quel personaggio, Scajola, a cui hanno intestato un appartamento al centro di Roma ‘a sua insaputa’) denota il carattere delle persone e il loro progetto sinistroide. Vorremmo affidare il nostro futuro a persone così? Persone che non sanno se agitare la bandiera rossa e appoggiare i terroristi palestinesi; e che poi diventano filo ebraici quando si tratta di tacciare di ‘odiatore’ l’avversario politico? Personalmente farei un’altra scelta, ma questo è tacito. E comunque, è vero che ‘in amore e in guerra tutto è lecito’, come recita un proverbio. Ma è anche vero che a governare una nazione ci vogliono persone che abbiano principi sani e onesti; che siano al di sopra di ogni sospetto; e che, come diceva Cesare di sua moglie, non devono soltanto apparire onesti, ma devono esserlo. E qui mi sa che non ci siamo.




Ronciglione, è di nuovo emergenza rapine in villa: torna la paura tra i residenti

RONCIGLIONE (VT) – È da circa un mese che a Ronciglione, ridente cittadina in provincia di Viterbo, si verificano furti in appartamenti e ville. La tecnica di intrusione è semplice: una porta o una finestra scardinata, un vetro rotto, una recinzione scavalcata, e la banda – almeno tre o quattro malviventi – sono in casa tua; di notte alle 3, di giorno alle 17, di mattina alle cinque, mentre tutta la famiglia gode l’ultimo sonno, comodamente a letto.

Quattro ingressi in 48 ore

Abbiamo contato quattro ingressi in quarantottore, davvero degli stakanovisti: due in villa, a Villaggio 91, più uno, sempre in villa, nelle adiacenze di Villaggio 91, in via di Poggio cavaliere. Il quarto addirittura in un quartierino abbastanza nuovo, dietro la caserma dei Carabinieri!

Dicevamo che la tecnica di intrusione è quella che già abbiamo visto, da queste parti, e anche le vie di avvicinamento sono consuete:

Per esempio, nel caso di Villaggio 91, il noccioleto di Tedeschi che sta alle spalle del complesso. Sono evidentemente persone che conoscono bene i luoghi e gli abitanti. Vien da pensare alla banda di giostrai arrestata qualche anno fa dalla squadra guidata dal maresciallo Longobardi, allora comandante di stazione e ora in pensione.

L’azione fu coordinata, a quanto si ricorda, insieme ad altri carabinieri, di Capranica ed altre stazioni.

Le persone arrestate furono otto, e possiamo legittimamente pensare che siano state associate alle patrie galere. Se la banda, come sembra, è la stessa, certamente la pena inflitta a ciascuno di loro non è stata congrua, visto che a breve distanza sono già in libertà: oppure in permesso premio, come piace oggi fare ad alcuni magistrati che vivono nelle nuvole. Secondo noi, la pena deve servire a punire, e non solo al ‘recupero’ dei banditi; i quali, ben lungi dal farsi ‘recuperare’, adottano tutti i sistemi per uscire prima del dovuto, non ultimo la ‘buona condotta’, che permette uno sconto di pena del 25%: cioè in pratica di un quarto della ormai inefficace ‘pena’.

Nel concedere tali benefici bisognerebbe tener conto – ma pare che, dalla cronache, questo non si faccia – delle recididive specifiche. Se uno è un delinquente incallito, dovrebbe essere tenuto lontano dalla gente onesta e civile quanto più possibile, e le pene, in caso di nuovo arresto, dovrebbero consentire una pena tale da sconsigliarlo, per tarda età, di continuare a delinquere.

Due parole sui furti in appartamento

Abbiamo seguito, più d’una volta, casi in cui un cittadino per bene, svegliato nel cuore della notte, e trovandosi di fronte a tre/quattro individui magari anche mascherati, abbia avuto la triste sorte d’esser massacrato di botte. L’alternativa è stata quella di armarsi e uccidere l’intruso, o gli intrusi, con conseguenze più pesanti per chi si è difeso, spaventato, nel suo diritto, che per i complici. Questa è una stortura della nostra Italia. Troppo spesso i furti in appartamento vengono considerati reati minori, mentre sono quelli che rivestono una maggior pericolosità sociale, come anche i furti d’auto, le rapine a farmacie e supermercati, e gli scippi: tutti reati che incidono negativamente sulla qualità della vita delle persone oneste, e che andrebbero sanzionati con molta più severità. È necessario un maggior controllo del territorio, tale da prevenire e scoraggiare le intrusioni domestiche, notturne o diurne, con abitanti o senza. Certamente è necessario che le nostre forze dell’ordine vengano riportate all’organico che consentiva loro, una volta, di controllare efficacemente città e campagne: parliamo di Carabinieri, ma anche di Polizia di Stato. Per esempio, i Carabinieri di Ronciglione devono controllare una zona molto vasta, che arriva addirittura a Monte Romano: di questo si avvalgono i malintenzionati. Se sono da una parte, non possono essere dall’altra. Il rischio che tutti corriamo è quello di avallare una svolta autoritaria delle istituzioni: questo ci garantirebbe più sicurezza, pene più giuste, niente permessi premio, nessuna indulgenza per chi dimostra di non saper vivere in un contesto sociale sano e civile. Quindi vediamo bene quale sia la pericolosità sociale del sottovalutare – o depenalizzare addirittura – reati come quelli di cui parliamo.

Creazione di ronde di cittadini, rischio di giustizia sommaria, rischio che il cittadino per bene, subendone le conseguenze anche civili nei confronti degli aggressori,  si difenda oltre il limite consentito da una legge che, seppur riformata, non corrisponde – dovendo passare sotto le forche caudine discrezionali della nostra magistratura – a quello che sarebbe una difesa reale ed efficace: e che comunque si dovrebbe considerare come eccezionale.

Siamo un paese che non ha la fortuna di avere un governo efficace e competente. La nostra salute, fisica e psicologica, è l’ultimo dei pensieri dei nostri ministri, tutti tesi come sono a soddisfare le lobby che versano ricchi contributi nelle loro ‘fondazioni’, e ad accontentare quelle clientele che porteranno loro voti alle prossime elezioni: oltre ad insultare ed incolpare chicchessia – specialmente la vecchia gestione, senza tener conto che di quella facevano parte anche loro – delle loro incapacità. Morale della favola: muniamoci di allarmi, di sensori meglio se esterni, di telecamere che possano registrare le intrusioni e permettere di identificare i malviventi, tanto ormai sono conosciuti.

E confidiamo nelle nostre poche forze dell’ordine, che anche di notte sono disponibili all’intervento, a qualsiasi ora, e di questo sono testimone. Soprattutto non confidiamo nell’intelligenza di chi queste forze dell’ordine dovrebbe meglio gestire, perché è un valore molto labile – se esiste.




Giuseppe Conte: il re è nudo

Giuseppe Conte, da Volturara Appula, in provincia di Foggia, sulle montagne della Daunia, altitudine circa 550 mt. sul livello del mare, abitanti poco più di 400: praticamente un condominio. Il nome Volturara – associato all’aggettivo Appula, per la sua collocazione in Puglia – significa ‘Città degli avvoltoi’, dal latino ‘Vultur’, ‘avvoltoio’ , un rapace poco elegante che si nutre di carcasse in putrefazione, uno spazzino della natura. Un uccello rapace dalla grande apertura alare, ma non nobile come l’aquila: in realtà asservito ad uno scopo ben preciso. Un uccello dalle grandi ali, ma dalla moralità di saprofago. Un luogo che ha dato i natali al nostro, degno cittadino di quel piccolissimo Comune, figlio del segretario comunale e di una maestra elementare, cresciuto all’ombra dei Gesuiti del Collegio Nazareth, che nella evidenza delle cose lo hanno accompagnato dov’è ora: da Volturara a Bruxelles il passo è lungo.

Conte è volato a riferire alla sua superiore Ursula Von Der Leyen, non appena terminata la scontata cerimonia di fiducia al nuovo governo in Senato, lasciando il suo scranno dorato ancora caldo. Una visita lampo. L’uomo che sussurrava alla Merkel è andato a presentare alla presidente della Commissione europea la sua obbedienza, senza riceverne particolari elogi. Tutto era previsto, e non era ammesso che fosse il contrario.

Salvini fa paura. Con il suo piglio rozzo ma efficiente, con il suo vocabolario grezzo, ma espressivo ha fatto paura a tutti i papaveri dell’UE. Ha fatto paura anche per il suo potere aggregante, e per il progetto di creare una forza populista e sovranista con i capi di Stato di altri Paesi – come Orbàn e la Le Pen – che potesse bilanciare lo strapotere di una Unione Europea strumento di poteri forti che vengono da lontano. Tanto che a Bruxelles, ma anche a Strasburgo, a Parigi e a Berlino, si sono disposti a contrastarlo, e l’hanno fatto con la loro consueta efficienza da Spectre. Oggi è chiaro a tutti che il ribaltone che Salvini – definito ‘traditore’ da Conte e dai Cinquestelle, i veri traditori – aveva percepito, non era una scusa per indire nuove elezioni e capitalizzare i consensi che i sondaggi gli accreditavano.

La manovra sotterranea targata Renzi era già in atto da almeno sei mesi, e bloccava l’attività parlamentare, già prima che Matteo Salvini dichiarasse finita l’esperienza di governo. Dell’inciucio tra PD e 5stelle s’è saputo da una anonima Gola Profonda. Un ministro – di cui tutti, naturalmente conoscono nome e cognome – che non ha resistito alla tentazione di vantarsi di aver tramato con altri pentastellati per far cadere il governo, bloccandone le azioni, cosa di cui Salvini si lamentava da parecchio. La certezza è che anche Giuseppe Conte sapesse tutto, e che se ne sia fatto complice, alla luce del suo convinto europeismo. Tanti, troppi, non hanno ben compreso il motivo dell’interruzione di un esecutivo che alla fine sembrava poter durare, e il torto dell’ex ministro dell’Interno è stato quello di non spiegare chiaramente, fuor dai denti, ciò che era successo. A volte l’impulsività è segno anche di ingenuità, e ciò che circolava in quei giorni soprattutto sui social, a proposito dei rapporti fra PD e 5 Stelle non consentiva l’ipotesi di una combine. Tutta scena. Anche, e soprattutto, quando Di Maio ha dichiarato platealmente “Mai con il partito di Bibbiano”.

Il professor Giuseppe Conte, l’ex Cincinnato, l’ex Cavaliere Senza Macchia e Senza Paura, l’ex avvocato del popolo italiano e ora avvocato di Bruxelles, è uscito, da quella fiducia data al ‘suo’ governo, molto ridimensionato. Caduta la maschera, si è mostrato per quello che è, un esecutore degli ordini impartiti dalla UE, un sodale di Merkel e Macron, l’artefice di un’operazione che non è stata fatta in nome del popolo italiano, a cui sempre più si vuol togliere la dignità d’essere un popolo, padrone e sovrano in casa propria. La conversazione al bancone del bar tra Conte e la Merkel, sussurrata in un orecchio, e di cui lo stesso Conte s’è affrettato a dare una sua spiegazione, nel nome di una ormai fallimentare pretesa di ‘trasparenza’, è la dimostrazione della supinità di ‘Giuseppi’ nei confronti di una UE e di una Merkel che, pur non avendo una posizione ufficiale in seno al Parlamento Europeo, detta le regole del gioco.

Ricorda tanto il Napolitano di qualche anno fa. Come ha anche fatto con una telefonata, la Merkel, durante la formazione della nuova compagine trovaticcia, per raccomandarsi che non fosse dato spazio ai sovranisti. Così, il governo è nato da una maggioranza riguardante numeri e cifre che erano buoni il 5 di marzo del 2018, ma che ormai non sono più quelli.

Una maggioranza di carta e sulla carta, per capitalizzare – i Cinquestelle – consensi ormai svaniti, che appartengono al passato e che non crediamo tornerranno. Un governo retto da una maggioranza inesistente nel paese, buona solo per le aule parlamentari. Un’operazione concepita per evitare di subire il sorpasso – già avvenuto, secondo i sondaggi – della Lega nei confronti del M5S. Una trappola in cui siamo caduti tutti, confusi dai discorsi di Giuseppe Conte.

Non si capisce perché al Presidente del Consiglio serva tanto tempo per preparare un discorso, come è stato sia per l’intervento al Senato, quando lui stesso si è preoccupato di mostrare il suo ‘coraggio’ nello staccare la spina al governo gialloverde, sia in occasione del voto di fiducia scontato alla Camera, sia per la fiducia scontata al Senato. Non si capisce perché gli ci voglia tanto tempo per scrivere sempre le stesse banalità, con l’abuso di termini quali ‘coraggio’, ‘nuovo’, ‘crescita’, ‘lotta all’evasione fiscale’, ‘lotta alla disoccupazione’, ‘lavoro per i giovani’, ‘asili nido per tutti’, ‘responsabilità’, e via così, in un festival dell’ovvio e dello zuccheroso, e mentre, come si dice a Roma, ‘le chiacchiere stanno a zero’ ; mentre il sospetto è che quelle chiacchiere nascondano altri programmi che non si vogliono esplicitare. Per poi andare a baciare la pantofola alla Merkel e alla Von Der Leyne. Intanto la corsa alle poltrone di sottosegretario è incominciata e già finita, e qualcuno è rimasto a terra, perchè, come riferisce un quotidiano oggi, i sederi sono in numero eccedente l’effettiva disponibilità. Qualcun altro si dovrà accontentare, aspettando di scalare l’ambita posizione in appresso, come è accaduto alla ora ‘ministra’ delle Politiche Agricole Teresa Bellanova. La quale, per non smentire la sua appartenenza alla Casta controllata da Bruxelles, ha subito aperto le braccia agli OGM, Organismi Geneticamente Modificati, prodotti dalla americana Monsanto, i quali, nonostante non sia stato dimostrato scientificamente, non possono non essere a lungo termine nocivi per l’organismo umano; e al CETA, quell’accordo di libero scambio con gli USA e il Canada, da cui riceviamo migliaia di tonnellate di grano al glifosato, che in altri Paesi pare sia smaltito come rifiuto tossico. Il Glifosato è un erbicida non selettivo sospettato d’essere cancerogeno e mutageno, che viene usato specialmente in Canada per la raccolta precoce del grano, prodotto dalla Monsanto e ora anche dalla tedesca Bayer, e del quale proprio la Germania ha vietato l’uso nelle sue campagne. Un accordo, il CETA, micidiale per i nostri produttori – ma probabilmente remunerativo per i nostri politici – che troveranno il mercato interno invaso da prodotti non italiani, e quindi senza quelle caratteristiche di controllo che contraddistinguono ciò che in Italia si produce, oltre alla concorrenza sleale dei prezzi. È questo, e come tale si è immediatamente rivelato, terreno di scontro con i 5 Stelle, mentre i nostri agricoltori, lontani dall’essere protetti dal loro Ministro, già protestano.
Sul fronte fiscale si affaccia una tassa del 2 % per i prelievi in contante eccedenti i 1500 euro mensili, nell’ambito della disincentivazione all’uso del contante: il controllo economico è una delle leve più forti nei confronti di un popolo, e il pretesto è sempre quello della lotta all’evasione fiscale, mentre chi deve evadere lo fa ancora e sempre con la massima tranquillità. Sono ‘I grande evasori’: tutti sanno chi sono, ma sono troppo potenti per attaccarli.

Mentre il sindaco di Lampedusa, all’arrivo degli 81 della Ocean Viking, strilla “Siamo accoglienti ma non stupidi!” Zingaretti tuona che bisogna aprire i porti, “Senza se e senza ma”, espressione molto cara ai nostri politici. Anche se lui, da segretario del PD, non avrebbe alcuna voce in capitolo per ordinare gli sbarchi: ma tant’è, Salvini bisogna contrastarlo sempre e comunque, e anche questo è obbedienza all’UE -Macron-Merkel-Bilderberg. Nonostante le fantasie di Conte, che millanta accordi europei per l’accoglienza ai migranti, e le minacce di una sanzione (per ora solo ipotetica) per gli Stati membri che non obbediscano, le sue richieste non hanno trovato, appunto, accoglienza. Basterà pagare la sanzione e non accogliere gli africani, sarà sempre più vantaggioso economicamente e non creerà disturbo alla popolazione e problemi al governo. Intanto quelli della Ocean Viking rimarranno tutti in Italia, stavolta sì, senza se e senza ma, mentre pare che in Libia migliaia di persone siano già pronte ad imbarcarsi sul solito gommone-navetta per venire da noi, che ormai non abbiamo più protezione. Vengono per i motivi più disparati, ma intuibili: abbiamo scoperto di recente – ma non c’è voluto molto – che tante donne in stato interessante vengono a partorire in Italia, dove hanno a disposizione il nostro sistema sanitario, con completa assistenza al parto, per il quale non pagano una lira, tanto chi paga siamo noi. Mentre a noi tocca aspettare mesi per una TAC o un esame salvavita, e le cure della Lorenzin – per non dir mancamento della Grillo – hanno tranciato in maniera assolutamente orizzontale presidi medici indispensabili, sulla base soltanto di un ipotetico numero di ingressi e distanze misurabili sulla carta.

Così, per fare un esempio, mentre a Viterbo si raddoppia l’Ospedale di Belcolle, a Ronciglione, a ventitré chilometri di strada tutta curve, impraticabile d’inverno con la neve, si chiude l’Ospedale S. Anna, una struttura che funzionava benissimo ed era completa e punto di riferimento per i paesi circonvicini, ridotta ormai a semplice Punto di Assistenza Infermieristica, privata anche della possibilità di fare un prelievo di sangue.
Dicevamo di Conte. Ci era apparso come un gigante, ma si è affrettato a dimostrare d’essere un pigmeo, agli ordini di una Europa che all’Italia s’è già presentata male, con l’inganno e l’austerity, quella misura del governo Monti che ha distrutto ad arte la nostra economia, e ancora ne subiamo gli effetti. Mentre all’orizzonte s’affacciano, tra l’altro, l’eutanasia, i matrimoni e le adozioni gay, il gender, lo Ius Soli, la patrimoniale tanto cara alle sinistre. Un’altra delle banalità ricorrenti dei discorsi programmatici di Conte è la lotta alla mafia: tutti argomenti demagogici, che fanno presa sul grande pubblico, complici i giornali e le TV di Stato.

A proposito di mafia, di quelle ufficiali noi ne abbiamo almeno tre. A queste s’è aggiunta, di recente la più crudele, la nigeriana – arrivata con i barconi – quella del commercio degli organi. Certamente di mafie ce n’è ancora di più, di quelle che tengono il profilo tanto basso da non essere individuate. Ma ce n’è una che ci avviluppa tutti – alla fine la mafia è un fatto culturale e storico – e che circola nei corridoi del potere politico, tanto che non è appropriato chiamarla mafia, perché non ne ha i metodi; ma, alla fine, i risultati sono gli stessi. È una sorta di organismo amorfo, mutante, proteiforme. Ricorda un’ameba, che si trasforma secondo le sue esigenze, e che clona se stessa, moltiplicandosi, in un groviglio inestricabile e inestricato, che si nutre di corruzione, di mazzette, di favori, di poteri, di inciuci, di clientele, di voti di scambio; che si nutre di intrighi di palazzo, di pugnalate alla schiena, di tradimenti; che si cerca, si avviluppa, si mescola, si prende e si lascia, mai mostrando il suo vero volto, ma a volte mescolandosi e incastrandosi in poteri in odore di illegalità, al punto che non si distinguono più i limiti dell’uno e dell’altro. Alla ricerca del potere che diviene fine a se stesso, confondendo il fine col mezzo; potere politico, potere economico, clientele. L’Italia è il Paese delle raccomandazioni e dei raccomandati, della ricerca dell’onorevole o del monsignore, per trovare lavoro, essere promossi agli studi, sistemarsi la vita: in cambio di voti.
Oggi, da ciò che vediamo leggendo fra le righe, lo scopo dei politici non è più l’amministrazione della Repubblica; quella Res Publica, o Cosa Pubblica – la casa di tutti – che una volta era affidata a probiviri, da gente integra, al di sopra di ogni sospetto, ( da cui il termine ‘candidato’, dalla veste candida di ognuno che simboleggiava la sua mancanza di colpe) oggi asservita a chi il potere lo vuole esercitare per i propri scopi e non certo per il bene dei cittadini. La corsa alle poltrone è diventata un fenomeno tale, che non è più possibile tenerlo nascosto, è sotto gli occhi di tutti.

Ma ciò che fa orrore, quando se n’è acquisita l’immagine, è questo organismo ectoplasmatico, impalpabile e amorfo che muta, si trasforma, permea, corrode, corrompe, unisce e divide, prendendo ogni volta la forma che più riesce ad ingannare il popolo bue, ma mai quella vera, autentica e veritiera. Quello che vediamo nei programmi politici, e quello che ci ammanniscono come orientamento politico, non è mai la verità; o, per meglio dire, la realtà. È solo fuffa per gli idioti, controinformazione, menzogna, con il contentino, quando a loro aggrada, di portarci al voto; che poi viene utilizzato come all’ameba fa comodo. Oggi abbiamo un governo che non risponde alla volontà popolare, accuratamente dribblata. Un governo giuridicamente esatto, costituzionalmente perfetto, derivato dagli accordi proteiformi dei corridoi del palazzo, con un ‘pigmeo’ a capo dello stesso. Un ex-gigante ridimensionato, a cui va tutta la nostra compassione di uomini liberi. Mentre lui, libero, non è.




Tutti tranquilli (si fa per dire): c’e’ Lord Conter il cavaliere che da bianco è diventato nero

E così abbiamo un ‘nuovo governo’. Cioè, metà del governo vecchio, più un’altra armata fra vecchi PD e raccogliticci nuovi elementi eterogenei, da cui si comprende come gli sforzi del Cavaliere Nero ‘Giuseppi’ Conte lo abbiano portato a raschiare il fondo del barile. Ma non da solo. Già, il Cavaliere Nero, quello che si era presentato come Sir Galahad, il Cavaliere Bianco senza macchia e senza paura, l’avvocato degli Italiani. Ma che tale non si è dimostrato. All’inizio lo avevamo creduto un novello Cincinnato, con quella dichiarazione che aveva rilasciato al suo esordio, che diceva pressappoco così: La mia esperienza politica inizia e finisce qui. Dopo questo governo, non rimarrò in politica. Lo faccio solo per amore degli Italiani e dell’Italia. Più o meno. Il sen so era quello. Ma poi qualcosa è cambiato, facendoci capire che in politica i miracoli non esistono. Il sospetto, però che la sua condotta fosse già viziata all’inizio da alcune riserve mentali, sorge quando si da’ un’occhiata a chi è ‘Giuseppi’ Conte, il Cavaliere senza macchia e senza paura, il sir Galahad che dal bianco ha virato improvvisamente al nero più fosco. Quando si è presentato a giurare davanti a Mattarella, lo stesso (Mattarella) avrebbe potuto dirgli che poteva farne a meno, che era ancora ‘sotto giuramento’, come succede nei tribunali per i testimoni. Giurare e stragiurare fedeltà alla Repubblica – e non all’Italia – non giova alla condotta di un presidente del Consiglio: non ha semplicemente senso. Come per la campanella. Conte è succeduto a se stesso, passandola da una mano all’altra, in una ennesima comica finale che tutta questa compagine governativa rappresenta, riproponendosi alla nostra memoria come la famosa armata raccogliticcia del cavaliere Brancaleone da Norcia. Un’armata radunata in fretta e furia per evitare non già l’aumento dell’IVA, ma le elezioni che il Capo dello Stato sarebbe stato costretto ad indire, sciogliendo le camere. L’abbiamo visto, invece, il Presidente, sorridente e felice, dopo che Conte aveva sciolto la riserva nelle sue mani: una delle rare occasioni in cui ha mostrato buonumore, bisogna dire. Possiamo pensare che si sia sentito sollevato. E possiamo legittimamente pensare che il suo sollievo sia dipeso dal fatto che finalmente le comprensibili pressioni esogene che lo preoccupavano sarebbero cessate. Tutto andava nella direzione giusta. Riportano alcuni giornali che nel momento più delicato della trattativa la Merkel ha telefonato a Conte, spronandolo a fare il governo a tutti i costi ‘per fermare i sovranisti’.

Quello che irrita ogni buon cittadino italiano, alla fine, è proprio questa ingerenza nei nostri affari interni, che riporta alla mente un’altra ingerenza del genere, quella di Adolf Hitler. E sappiamo com’è andata a finire. Questo è uno dei motivi ‘fondanti’ della nuova ‘maggioranza’ solo parlamentare, ma gradita alla Merkel e ai suoi sodali. Ma in che mani siamo? Un altro motivo fondante di questo ‘nuovo’ governo voluto da Renzi (lo avevamo detto che avrebbe ricicciato dopo il suo ingresso ufficiale nel Club Bilderberg, durante l’ultima riunione, la 67esima, a Montreux, in Svizzera, dal 30 maggio al due giugno) è la grande abbuffata di poltrone che si prospetta: 140 superpoltrone da spartire, per ridisegnare la mappa del potere. E nel 2022 la nomina del Presidente della Repubblica: scommettiamo che andrà a Prodi? Mentre, come scrive un quotidiano in prima pagina, con i comunisti al potere i Vescovi stappano bottiglie di champagne e i migranti fanno festa.

Diciamo intanto che Salvini, bene o male, aveva e continua ad avere contro tutti, ma proprio tutti, compreso il papa Bergoglio, un gesuita portato al soglio pontificio dopo aver costretto alle dimissioni Benedetto XVI. Delle oscure trame del Vaticano poco o nulla sappiamo. Sappiamo però che esse sono oscure – e per il grosso pubblico incomprensibili – tanto da indurre Francesco a scegliere di non abitare nelle stanze avite di S. Pietro, ma di far capo a Santa Marta. Timore di far la fine di Giovanni Paolo Primo? Il sospetto è legittimo, guardando poi cos’è successo con il Secondo, autore di una rivoluzione epocale, che il buon Luciani evidentemente non era idoneo a provocare.

Insomma, dietro Conte si intravvede la longa manus del potere gesuita, se non papale. Sarà ormai noto ai più che ‘Giuseppi’ ha studiato in un collegio facente capo ad una fondazione tenuta dal cardinal Silvestrini, recentemente scomparso (niente male, morto un Papa se ne fa un altro, figuriamoci un cardinale).

Silvestrini è stato il più grande protettore di Conte

Pare che fosse (Silvestrini) addirittura il potere della Curia romana dietro Andreotti, il successore del cardinal Casaroli. Uno dei gesuiti che hanno brigato per portare Bergoglio dov’è adesso. E chi è oggi l’uomo più potente dopo Bergoglio? Proprio monsignor Pietro Parolin, attuale segretario di Stato del Vaticano. Quello che strillava più forte degli altri contro Salvini. E con Parolin c’è un coacervo di personaggi legatissimi a Conte, il professore più appoggiato dal Vaticano. Praticamente uno che ha lo stesso potere che aveva Andreotti. D’altronde, da Volturara Appula a Roma il passo è lungo, e se non hai chi ti aiuta non lo potrai mai compiere.

Zingaretti. Ne vogliamo parlare?

In piena crisi di uomini e vocazioni – un po’ come la chiesa Cattolica – il PD è stato costretto ad eleggerlo segretario. Ormai i DEM hanno in mano un fascio di foglie secche, un partito logorato dagli scandali – anche se sottaciuti, per lo più – distrutto da Renzi, pieno di personaggi stanchi politicamente, ormai non più in grado di esprimere nulla, per la maggior parte svogliati, disinteressati, inquisiti, condannati, processati, scaduti come lo yogurth. Zingaretti, l’uomo del nulla, s’è mostrato subito svogliato, incredulo, inadeguato. Secondo lui questo matrimonio non sarebbe stato da fare, e la sua posizione iniziale lo dimostrava. Ancor più quando Di Maio ha portato a venti, tassativi ed irrinunciabili, i dieci punti iniziali. Si sarà sentito un poveraccio lo Zinga con i suoi soli cinque punti.

L’accordo ha sfiorato il fallimento

Ma dietro le quinte c’era chi ha brigato per forzare la mano ai Cinquestelle. Nell’ordine, Renzi, Prodi, Merkel, l’Unione Europea, cioè il club Bilderberg. Il Cavaliere Nero ha fatto il resto. Una volta nei piccoli paesi delle nostre provincie, specialmente nel meridione, esisteva la figura del sensale, quello che presiedeva al mercato del bestiame, aiutando compratori e venditori, e con lo stesso savoir faire organizzava i matrimoni. Senza che una famiglia o l’altra dovessero compromettersi, rischiando la faccia con un rifiuto, si occupavano di portare da una famiglia all’altra le proposte e le condizioni per unire due giovani – che in pratica s’erano solo visti per strada, o a messa, ma che non avevano mai neanche scambiata una parola – e combinare il matrimonio. Si chiamavano – absit iniuria – ‘ruffiani’. In senso buono, naturalmente. Ma certamente Zingaretti e Di Maio non sarebbero convolati ad ingiuste nozze senza l’opera di mediazione di Giuseppe Conte. Il segretario del PD avrà tirato un sospiro di sollievo, accorgendosi che c’era qualcuno molto più capace di lui che gli toglieva le castagne dal fuoco. Di Maio avrà benevolmente accolto l’intervento tanto invocato del Cavaliere Nero, accorgendosi troppo tardi della fregatura. Infatti, il più del tempo lui dovrà pensare non ai suoi venti punti cinquestellati per ridare diritti ai cittadini, ma soltanto delle questioni che riguardano l’Italia all’estero. Così se lo sono tolto dai piedi. Ai bambini si dice d’andar fuori a giocare, di solito, quando danno fastidio. In più dovrà anche imparare almeno l’inglese, e speriamo che i risultati siano migliori di quelli di don Matteo Renzi con il suo inglese ‘creativo’. Spicca in tutto questo la mancanza di spessore di Zingaretti, (a proposito lui, l’inglese, lo conosce?) il quale dall’inizio s’è messo in bocca due o tre slogan che andava ripetendo continuamente, in ogni occasione, ricordando il ragazzino di Miseria e Nobiltà, a cui avevano detto di ripetere, a chiunque lo avesse interrogato, la stessa frase, cioè “Vincenzo m’è padre a me.” Così Zingaretti a tutti ripeteva che “E’ finito il governo dell’odio (l’unico odio è stato quello dei Piddini contro Salvini), abbiamo un governo di svolta per salvare l’Italia (attenti alle svolte, non sai cosa c’è dietro l’angolo. Quanto poi a salvare l’Italia, già ci hanno pensato gli Americani nel 44, dopo Garibaldi. E non credo che ci trovassimo in quella condizione).” Quanto poi alla ‘discontinuità’ che lui invocava, intendendo un ‘governo nuovo’, in realtà il governo è nato vecchio. Solo alcuni elementi sono nuovi. Non si capisce bene perché si vada a caccia del nuovo quando il vecchio alla fine funzionava, ed è stato interrotto non da Salvini, ma da quella frangia di 5stelle che ha votato per Ursula Von Der Leyen alla Commissione europea.

Quattordici voti fuori dagli accordi che hanno permesso l’elezione della Von Der Leyen (per appena nove voti) e dato un taglio netto al governo gialloverde, separando appunto il giallo dal verde. In pratica, il governo era già defunto quando Conte, in Senato, gli ha dato il colpo di grazia, dicendo che se nessuno aveva il coraggio di farlo, la parola fine l’avrebbe messa lui, andando ipso facto dal Presidente della Repubblica. Zingaretti si è sentito in dovere di rassicurare gli elettori promettendo il ‘nuovo’, ma il nuovo non sempre è meglio del vecchio, specie quando rispecchia una maggioranza solo parlamentare. (L’ingresso di LEU nell’esecutivo rispecchia proprio l’esigenza di ottenere i ‘numeri’ al Senato). L’unica novità sarà quella di smontare ciò che di buono aveva fatto Salvini: si riapriranno i porti, (ritornando ai morti in mare, a favorire gli scafisti e i mercanti di uomini, ridando vigore alle associazioni che lucrano sui migranti, riempiendo le nostre strade di disperati o di delinquenti senza dimora, pericolosi per il cittadino medio), si abrogheranno i decreti sicurezza, si imporrà una tassa sui patrimoni, eccetera eccetera. Nel nome della novità a tutti i costi, con lo spauracchio di un aumento dell’IVA che, a quanto pare sarebbe assorbita in sede di produzione e non peserebbe sui consumatori, in realtà per distruggere ciò che gli Italiani, la maggior parte, hanno visto con favore. Magari anche in materia di legittima difesa, ritornare a quella leggina – l’art 52 CP – che non tutela le persone per bene. L’Italia non ha mai negato la salvezza in mare. Ma una cosa è raccogliere in mare ottanta, cento disperati su di un gommone lasciato apposta lì perché affondi, un’altra è portarli sempre tutti in Italia, trasformandola in un immenso campo profughi. E qui ci sarebbe da dire tanto. In ogni caso, lo Zinga, compiuta la sua missione impossibile, ha deciso di tornarsene al palazzo della Regione, dove lui è qualcuno, rinunciando ad una vita politica senza certezze, visto come i governi vanno e vengono. Probabilmente anche suggestionato da tutte le fonti d’informazione che danno a questo governo vita breve. Meglio stare alla Regione, dove potrà comodamente continuare a raccogliere il frutto delle proprie fatiche, magari commissariando ancora i Comuni per costringerli, nonostante un referendum popolare plebiscitario abbia sancito che l’acqua è un bene comune, e non va privatizzata, ad accettare l’amministrazione della società Talete, che pare abbia grossi problemi di contabilità da recuperare sugli utenti, per cui l’attuale bolletta idrica di noi cittadini con Talete sarebbe quintuplicata, e di questo testimoniano tutti coloro che da anni pagano l’acqua alla Società Talete. Non sappiamo per far bene a chi, dato che da sempre l’acqua è stata fornita ai cittadini dal proprio Comune. Ma tant’è: a questo governo l’Europa ha già aperto le braccia e le gambe, lasciando intendere che da oggi in poi gli sforamenti e le flessibilità saranno più che possibili, addirittura graditi, anzi a controllare questi fattori economici ci vedrebbero bene proprio un italiano, magari quel Gentiloni che con il suo stile inglesizzante vanta anche qualche quarto di nobiltà. Paolo Gentiloni Silveri, dei Conti Gentiloni Silveri, signori di Filottrano, Cingoli, Macerata e Tolentino, laurea in Scienze Politiche alla Sapienza, dal 1990 giornalista professionista. Un uomo grigio, grigio nei capelli, grigio negli abiti di sartoria, grigio nei comportamenti: tanto, come diceva il maggiordomo dai guanti grigi accarezzando il lato B della sua padrona “Signora – alle sue rimostranze – il grigio va su tutto”. Insomma, da oggi ogni problema è risolto, i media non fanno altro che adottare toni trionfalistici per ogni minimo rumore politico, cantiamo Alleluia, l’Italia è finalmente salva, giusto sul ciglio del burrone, ma grazie a Dio è arrivato il favoloso Settimo Cavalleggeri; avviata così ora verso un sicuro futuro di crescita e di benessere, con lo spread ai minimi storici e il debito pubblico avviato all’annientamento.

Mattarella chiede ufficialmente ‘Un ruolo di primo piano nella UE’, ciò che non s’era mai sognato di fare col governo gialloverde: ma sarà ‘super partes’?

I Dem hanno i loro ai posti di combattimento, (hanno già incominciato a tirar calci ai grillini), anche se qualche curriculum rimane basso, ma proprio basso – come lo Zinga, con il suo diploma di odontotecnico che immaginiamo in cornice, appeso dietro alla poltrona della scrivania del suo studio privato, come di prassi. O qualcun altro/a che vanta la terza media, e di cui neanche Wikipedia riporta la biografia: ma che volete, quando si va al Sindacato non ti chiedono di più. E comunque è vietato criticarlo/a, soprattutto per il suo abbigliamento ‘creativo’.
Su tutti svetta il Cavaliere Nero, novello Brancaleone da Norcia, divenuto avvocato dei migranti – dei quali non contrasterà più l’accoglienza, ma la caldeggerà – che con il curriculum lungo due braccia sopperisce ad ogni mancanza. Mala tempora currunt.




Quando la storia si ripete: 8 settembre 1943 – 3 settembre 2019. Rosseau salva la faccia a tutti

Il paese dei voltagabbana, 8 settembre 1943 – 3 settembre 2019: Come voltagabbana abbiamo una bella tradizione. Qualcuno ha paragonato, a ragione, Giuseppe Conte al Badoglio del dopo 8 settembre. Senza voler fare della dietrologia sterile e nostalgica, i tedeschi si trovarono improvvisamente in un paese nemico e a questa condizione reagirono da par loro, trucidando enormi masse di innocenti. I tedeschi sono fatti così, è nel loro DNA, e nel tempo non sono cambiati. Non reagiscono, infatti, alla richiesta di danni di guerra, né hanno mai voluto consegnare i loro criminali, rei di aver compiuto quelle stragi che tutti conosciamo. Tranne poi a chiedere scusa, come di recente, da un palco pubblico, ma assolutamente gratis, in Polonia.

Così, da buon Italiano rispettoso della tradizione e del globalismo europeo, il professor Giuseppe Conte, dal curriculum lungo due braccia, ha ‘svenduto’, con il suo collega Tria, alla Merkel & Co. la manovra economica che invece molti si sarebbero aspettati, rendendo noto, a parer suo, d’aver evitato, novello supereroe, la manovra di infrazione da parte della UE. La quale UE è sgradita alla maggioranza degli Italiani, ma tant’è, noi ‘non contiamo un cazzo’, come disse il marchese del Grillo ai suoi compagni occasionali di bisbocce.

Il professor Conte, apparso come sir Galahad all’orizzonte di una politica che voleva essere pettinata, ordinata, per funzionare – leggi M5S-Lega – ci aveva gabbati tutti, e incominciavamo, nonostante le altre amare esperienze, a confidare in lui, nella sua esperienza di giurista, nel suo aplomb all’inglese, nei suoi nodi alla cravatta che rasentavano la perfezione, nei suoi colletti della camicia sempre impeccabili, sempre uguali. Fino all’attacco fuori della grazia di Dio in Senato, contro un Salvini che ha avuto l’unico torto di sbagliare i… conti, non calcolando che, cadendo il governo, non saremmo andati alle elezioni, ma ad un governo di rattoppo della legislatura. E confidando, probabilmente, nel fatto che fino ad allora i 5 stelle e il PD se l’erano date di santa ragione, sui social, sui media, in parlamento e dovunque fosse possibile.

Confidando nei ‘duri e puri’, capo quel Di Maio che non più di una settimana prima aveva dichiarato pubblicamente che mai sarebbe andato con il ‘partito di Bibbiano’: cioè con il PD. Un PD che già un’altra volta aveva tentato, senza convinzione, di amalgamarsi con i duri e puri, ma senza risultato, un incontro, se ricordate trasmesso in streaming: condizione ormai sparita dal vocabolario cinquestellato. Che dire? Conte, lo scrivono i giornali, già da sei anni era un fan del Giglio magico (chi l’avrebbe mai detto?).

E Giggino Di maio, ‘er bibbitaro’, come alcuni lo definiscono – soprattutto quel Berlusconi che farebbe meglio a star zitto: il più delle volte sta zitto, al massimo legge, e fa parlare gli altri – il duro e puro per eccellenza, l’abbiamo visto in costume da bagno, anche lui al mare. Dopo aver criticato il suo collega Salvini alla spiaggia Papeete, che probabilmente diventerà luogo di pellegrinaggio, con annesso Mojito. È un piccolo uomo; anzi, un piccolo ragazzo. Senza il suo abito blu con annessa cravatta, è davvero insignificante, fisicamente. Ma ancor più s’è rivelato un piccolo uomo in questa occasione. Doveva salvare la faccia, e ha evocato Rousseau, del quale s’era completamente scordato, preso nell’ingranaggio della politica reale, quella che bada solo alle poltrone e alle posizioni di prestigio. Ha evocato Rousseau, e tutti si sono precipitati a votare sulla piattaforma – pare… non abbiamo i conteggi in mano, ma le cifre sono bulgare. Tranne che qualcuno, sui social, ha riscontrato che venivano contati solo i voti per il Sì all’inciucio. Un voltagabbana anche Di Maio? I fatti direbbero di sì. Ma di una dimensione ridotta, siamo proprio alla frutta.

Una volta erano i grandi uomini che cambiavano opinione, oggi ci dobbiamo accontentare. Comunque vale sempre l’osservazione di qualcuno che mi fece, anni addietro, a proposito di ben altra faccenda, e cioè che non si manda un ragazzo a fare il lavoro di un uomo. I maligni potrebbero dire che abbiamo altri esempi: Renzi, ad esempio, dovrebbe, secondo quanto da lui dichiarato pubblicamente insieme alla sua sodale Santa Maria Elena Boschi, – a proposito del famoso fallimento del tentativo napoletanizzato di modifica della Costituzione – essere fuor della politica e dei santissimi. O cabbasisi, per dirla con Camilleri. Il quale, nato con la falce e martello tatuata sul cuore, tale è andato nel regno dei più, lui sì, coerente fino all’ultimo. A differenza, absit iniuria, di Napolitano, convertitosi dall’orbace alla camicia rossa nel 1945, dopo un ‘ripensamento’.

Insomma, per farla breve, il concetto è chiaro: nel DNA italiota c’è un germe che ci porta a ‘cambiare opinione’ un po’ troppo e un po’ troppo in fretta. Se poi questo cambio precede una situazione di convenienza, transeat: l’uomo non è di legno, come scriveva quel viaggiatore di commercio mettendo in conto alla ditta le prestazioni sessuali delle prostitute: dopo tutto, per fare il suo lavoro, era costretto a sta lontano da casa, e si sa, quando certe cose premono, non riesci più a dormire. Quello che rimane è uno spettacolo squallido della nostra politica e dei nostri politicanti – incluso lo spettacolo indecente della riunione al Senato in cui Salvini fu massacrato da un Conte che aveva già cambiato giacchetta, ma nessuno lo sapeva. Peccato. Avevamo incominciato a pensare che esistesse Babbo Natale, e magari anche Sir Galahad, il cavaliere bianco, senza macchia e senza paura. Purtroppo, come nella barzelletta, vince sempre il Cavaliere Nero, e a lui ‘nun je dovete rompe li cojoni.’




Niente governo giallorosso di lunga durata: ecco perchè

Tutto secondo copione. Salvini processato in aula da Conte, e gratificato, dal presidente del Consiglio, degli epiteti di “Irresponsabile, ignorante, codardo”. Certamente il Capitano non immaginava di dover affrontare una siffatta corte, dove il giudizio aveva già subito il vaglio della Cassazione PD-Grillina, ed era passato in giudicato.

Mentre Giuseppe-Mastro Titta-Conte leggeva in aula del Senato quel famoso discorso che i tiggì per due o tre giorni ci avevano informati che lui stava “Rivedendo, limando, completando”. Tanto che il dubbio che questa affermazione non fosse reale, ma solo un fatto interlocutorio da parte dei giornalisti Rai era sorto in più d’uno. Era invece un inopinato atto d’accusa verso il vicepresidente leghista, solo contro tutti.

“La frittata è fatta” aveva sentenziato l’altro vicepresidente Giggino Di Maio. Non sapevamo che fosse così indigesta, addirittura avvelenata. Volevo bene a Conte. Oltre tutto è un mio conterraneo, e lo reputavo una persona di alto livello, come aveva dato ad intendere fino a ieri. Non sapevo, nessuno di noi poteva immaginare, che si fosse anche lui schierato con il M5S, sempre – per carità – con il suo aplomb di a “Avvocato del Popolo (italiano)”, e sempre con quell’aura di trasparenza istituzionale che lo ha contraddistinto in questi quattordici mesi.

Non c’era bisogno, infatti, di essere opachi per rovesciare addosso a Matteo Salvini qualunque insulto, arrivando perfino a stigmatizzare l’azione, stupida e ripetuta, di Salvini, di impugnare un rosario e di raccomandarsi alla Madonna. Quella se la poteva risparmiare. Ma tant’è, quando si divorzia, vien fuori tutto. Solo che io, come altri, pensavamo che Conte fosse al di sopra dei giochi: così non si è dimostrato. Un’avvisaglia era giunta, per la verità, quando aveva imposto lo sbarco di migranti dalla Open Arms, e Salvini aveva obbedito.

Conte non sta, lo ha dimostrato, dalla parte degli Italiani che non gradiscono che il loro Paese sia nel disordine più totale, con stranieri che accoltellano, che si spogliano nudi per strada, che defecano nei giardini pubblici. Senza controllo, insomma. Stranieri che se ne fregano del decreto di espulsione – l’assassino della ragazza cinese al bar era stato espulso già due volte, ma era ancora qui – stranieri che picchiano i nostri carabinieri e poliziotti, oltre ai controllori sui treni e sui mezzi pubblici. Lo dico da anni. Gli Italiani non erano xenofobi, né razzisti, e una parte di loro opera ancora l’accoglienza: ma non in questo modo. Xenofobi e razzisti ci hanno fatti diventare con le iniziative del governo PD, sei anni in cui il quarto governo non eletto ha imperato, senza democrazia. Con l’unico scopo di fare le marchette all’Europa e ai suoi lobbisti – vedi petrolieri: ne sanno qualcosa le nostre coste trivellate entro le dodici miglia per iniziativa di Renzi, nonostante fosse stato proibito per iniziativa popolare, con relativa distruzione e inquinamento dei fondali.

Ne sanno qualcosa le torri estrattive in alto mare, che resteranno lì ad imperitura memoria, anche questo un dono di Matteo Renzi ai petrolieri: infatti, nonostante il contratto di estrazione ne prevedesse lo smontaggio, l’allora presidente del Consiglio permise che il miliardo di lire che ne costituiva il costo rimanesse nelle tasche dei suoi ‘amici’. I quali, tra l’altro, pagavano all’Italia la percentuale più bassa in assoluto per l’estrazione, con la clausola che al di sotto di una certa quantità non avrebbero pagato nulla: e tutto ciò senza che nessuno andasse a controllare le quantità estratte, cioè, in pratica, GRATIS! Sapevamo che IL Bullo avrebbe ricicciato, ed eccolo qua, pronto e pimpante e con lo zaino pieno di sorprese.

Pare, ma non c’è da fidarsi, che abbia detto che vuol fare il commissario nel Parlamento Europeo, e che il governo del nostro Paese non gli interessa. Chissà! Sarebbe la prima volta che dice la verità, se fosse vero. È vero, invece, che il M5S negli ultimi tempi – e non tanto ultimi – stava bloccando l’azione del governo, cosa che aveva fatto reagire Salvini fuor dai denti, su tutti i giornali. E il giorno dei Lunghi Coltelli è arrivato. Solo che dalla parte di Di Maio & Co. c’era anche Conte. Fra le quinte, ma non tanto, riesumato alla bisogna, appare ancora una volta il professor Prodi. Vogliamo spiegarci il perchè? Se vogliamo analizzare la questione dello stacco della spina al governo che, secondo Conte, andava così bene, tanto da negare il blocco alle sue azioni operato da ministri cinquestellati, dobbiamo analizzare i fatti, e non le parole, andando indietro di un anno, e considerando – e questo è presumibilmente il nodo della questione – che l’italia è un Paese NATO, un Paese nel quale gli Americani hanno installato sotto quella autorevole egida (e non ‘egidia’, come ebbe disgraziatamente a dire uno dei meno acculturati componenti della nostra compagine governativa, e ne taccio il nome per misericordia, ma tutti se lo ricorderanno con il pugno alzato e la barbetta alla Che Guevara) un considerevole numero di impianti militari, tali da avere il controllo strategico del Mediterraneo.

Un controllo guadagnato attraverso l’entrata in guerra contro il nazifascismo, con grande dispiegamento di uomini e mezzi. Niente si fa per niente. Certo l’intervento bellico è stata l’occasione per piantare un ben robusto paletto strategico nel centro del Mediterraneo. Ma tant’è, l’Italia ha aderito allora e non ha mai manifestato l’intenzione di uscire dal Patto Atlantico. Dicevo, guardiamo i fatti, come riferito da altre fonti. Nel novembre 2018 Di Maio vola in Cina, dopo la sua visita del settembre dello stesso anno, per stabilire un complesso programma di cooperazione con il presidente Xi, che arriva a Roma il 21 marzo del 2019, per firmare il memorandum della ‘Via della Seta’. Un accordo bilaterale peraltro già impostato da Renzi e Gentiloni. Le firme definitive verranno apposte all’accordo il 23 di maggio 2019, a Villa Madama. Presenti Xi, con i suoi ministri, Conte con Luigi Di Maio. Assente Matteo Salvini, che va al Forum di Confcommercio. Nel memorandum, al capitolo ‘cooperazione bilaterale’, nonostante gli avvertimenti e le raccomandazioni degli USA, appare la parola chiave ‘Telecomunicazioni’.

A questo accordo reso pubblico il Washington Post reagisce duramente, con un articolo che stigmatizza la condotta del governo italiano, accusandolo di rompere gli accordi con gli USA, e di sfidare Trump e la sua amministrazione. Un altro fatto è che qualche mese prima della firma dell’accordo, Giorgetti era stato convocato a Washington, dove aveva dovuto rassicurare gli Americani sulla capacità politica di Salvini di fermare la svolta filocinese dei suoi partner pentastellati. Almeno sulle questioni più importanti, ma specialmente a proposito dell’adozione di Huawei come partner per il 5G, la banda larga accusata di spionaggio in quanto legata strettamente al governo cinese. Giorgetti rassicura gli alleati USA a proposito delle gare che potrebbero consentire l’adozione di Huawei come partner, e dagli States torna con in tasca un decreto di rafforzamento del Golden Power, da approvare in Senato, in pratica un decreto anti-Huawei.

Un altro fatto è che il 22 maggio del 2019 Giorgetti è a Milano, alla Camera di Commercio americana, presente l’ambasciatore americano in Italia Eisenberg, a cui il sottosegretario garantisce un cambio di governo qualora i 5 stelle non rispettassero gli accordi da lui stretti con Washington. Un fatto è che l’11 luglio 2019 il Consiglio dei Ministri approva il decreto che intensifica la vigilanza sui contatti di Huawei sulla banda larga e sullo sviluppo della connessione 5G. Il decreto quindi deve solo essere convertito in legge in Senato. Di Maio viene convocato all’ambasciata USA a Roma per una colazione con l’ambasciatore. Pare che anche in quell’occasione il vicepremier abbia rassicurato Eisenberg a proposito della ‘Via della Seta’, dicendo che si trattava di accordi già presi da altre amministrazioni, e che la firma era solo stata una doverosa ratifica. Di Maio in quell’occasione rassicura Eisenberg a proposito del nodo cruciale 5G, per il quale si stava accelerando l’approvazione del decreto legge Golden Power, che avrebbe fermato Huawei.

Un altro fatto è che, al contrario di quanto riferito all’ambasciatore americano, in Senato i 5 stelle affossano il decreto anti-Huawei, raccogliendo le lamentele dei Cinesi che lo reputano discriminatorio. La questione, per gli Americani, è di vitale importanza strategica, poiché riguarda segreti militari a proposito di infrastrutture esistenti in Italia, centro strategico del Mediterraneo. Al punto tale che gli USA hanno inserito sia Huawei Italia che il centro di ricerca Huawei di Milano in una Black List. Washington assiste incredula all’avanzata italiana di Huawei, nonostante la messa al bando da Trump perchè in odore di spionaggio per i suoi stretti legami con il governo di Pechino. Un fatto è che Eisenberg ad un certo punto, invece di convocarlo, piomba direttamente nell’ufficio del sottosegretario Giorgetti.

Non sappiamo cosa si siano detti, ma è facile ipotizzare che l’argomento, vista la incontrollabilità degli uomini Cinquestelle, sia stato un ampio rimpasto di governo, eliminando tutti i componenti filocinesi, ciò che invece Di Maio e soci non hanno voluto. La crisi di governo, quindi, si può facilmente ipotizzare – dati i contatti continui del ministro Centinaio con lo stato maggiore pentastellato – che debba servire ad un forzato rimpasto di governo, a cui guardano con attenzione Trump e la sua amministrazione. Questo il motivo per cui Salvini, a cui si è attribuita ogni colpa, ha inteso staccare la spina a questo governo, nonostante il discorso di chiusura di Conte, un vero e proprio programma elettorale; come quello, del resto, pronunciato alla Vetrata da un Di Maio che ci auguriamo si sia reso conto della figura poco felice fatta a proposito del controllo di un Movimento, che, proprio perchè tale, è sempre ‘in movimento’, con le anime più varie e diverse, incontrollabili, e più che altro estremiste. Un tale coacervo di persone che non seguono il capo senza alcun dubbio non può guidare il governo della nostra nazione, a meno di una selezione che solo Di Maio – dove sono finiti i ‘Duri e Puri’? – può mettere in atto, sfrondando il Movimento di quelle frange che agendo autonomamente, e non nell’ottica di governo, possono portare solo danni. Filocinesi sono i Piddini, come Gentiloni, che per primo ha partecipato al Forum della ‘Via della Seta’ nel 2017. C’è anche il redivivo Prodi, che sta spingendo per un governo giallorosso, non gradito agli USA. Sembra che Prodi sia un punto di riferimento delle massime cariche di governo cinese, al punto di partecipare alle riunioni a porte chiuse della China Development Bank. Ora le posizioni sono più chiare, e anche il perchè delle cose.

Da una parte Prodi, Gentiloni, il PD, che vogliono tornare a governare. Ma tornare al PD sarebbe un tornare indietro, con l’assurdo che coloro che si autodefiniscono ‘progressiti’, oggi sarebbero invece più conservatori della destra. Dall’altra il M5S, a cui si è accodato Giuseppe Conte, con il loro programma che senza dubbio è più populista dei populisti, e questo non lo dico come una diminutio. Terzo incomodo, un Centrodestra che vuole prendere in mano le redini della nazione, probabilmente la soluzione che più piacerebbe agli Americani. Anche se Trump ha detto che gli piacerebbe vedere Salvini e Di Maio riabbracciarsi. Quindi, niente governo giallorosso. O altrimenti, un governicchio che tutti dichiarano di non volere: un governo che durerebbe ‘L’espace d’un matin’. Lo spazio d’un mattino.




Tutti contro Salvini: dalla carità pelosa dei buonisti politically correct al sorridente e demagogico Giggino

Ormai dovremmo sapere quale Italia vogliamo. Il messaggio è arrivato forte e chiaro dalle ultime elezioni europee, e questo ha spaventato qualcuno, anzi, molti, legati ad un carrettino che è fatto di convenienza politica ed economica, e non di amore per la nostra Nazione.

La vittoria della Lega, e in particolare di Matteo Salvini, alle ultime elezioni europee, è il segnale che qualcosa è cambiato nella coscienza dei cittadini. Ancor più se questo viene visto come un voto di protesta. Un tale voto non va mai sottovalutato, né, come di solito, squalificato, perché se la gente protesta, vuol dire che qualcosa non va, che il disagio è diffuso, e che si vorrebbe cambiare una situazione poco gradita ai più. Il cavallo di battaglia della Lega – leggi Salvini – è stato, ed è senz’altro, la riduzione dello sbarco di gente più o meno disperata che approda in Italia da Lampedusa o da porti vicini, come ‘porti sicuri’, in cerca di una soluzione alla propria condizione di non agiatezza.

A questo punto, dopo anni di accoglienza, propiziata e programmata da Matteo Renzi, in cambio di uno sforamento economico che gli consentisse l’elemosina di 80 euro elettorali (per cui ebbe a dire che “80 euro sono pochi per chi ne ha tanti, ma tanti per chi ne ha pochi”, concetto presuntuosamente offensivo del ricco verso il povero, a cui si mette in mano la monetina, meglio se di rame) gli Italiani si sono stufati di essere ‘invasi’ da ospiti poco graditi, specialmente quando creano disordine e minacciano la proprietà e l’integrità della ‘gente comune’ – definizione che ci consente di distinguerci dalla gente ‘non comune’, come quella che appartiene alla Casta.

Come diceva qualcuno tempo fa, “Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani”. Parafrasando, potremmo dire che “Non tutti i migranti sono delinquenti, ma ‘quasi’ tutti i delinquenti sono migranti”. Il quasi è doveroso, considerando il nostro background abituale di delinquenza endemica e fisiologica.

Con i barconi abbiamo importato una tipologia di reati che da noi erano praticamente spariti, come quelli che più fanno male all’uomo della strada. In più, s’è consolidata una categoria di stranieri che sempre più aggrediscono a scopo preventivamente intimidatorio – e in genere impunemente – gli appartenenti alle nostre Forza dell’Ordine, senza che questi possano adeguatamente difendersi. Prepotenti che pretendono di viaggiare gratis sui nostri mezzi pubblici e si ribellano a qualsivoglia forma di regola. Ci auguriamo che quanto prima siano distribuiti i Taser, o Pistole Elettriche, visto che quelle vere servono solo di decorazione.

Abbiamo importato anche un’altra mafia – come se non ne avessimo già abbastanza delle nostre – quella nigeriana, la più crudele. Quella che uccide le persone per prelevarne gli organi, affidati per l’espianto e la conservazione ad un ‘medico del deserto’, e rivenderli sul mercato internazionale. Quella che ha ucciso la piccola Daniela Mastropietro, a Macerata, e fatto a pezzi il suo corpo ancora vivo – secondo i riscontri autoptici – non prima di averne prelevato ciò che avrebbe dato un guadagno ai suoi assassini. Ma in carcere c’è andato chi ha cercato, impulsivamente, di vendicare la ragazza, sparando, nei luoghi di spaccio, evidentemente noti, addosso ai ‘neri’ che li frequentavano, peraltro senza causare grossi danni. Per Innocent Osegale si sono aperte le porte del carcere, sì, anche se i suoi complici hanno goduto dell’ipergarantismo caratteristico dei nostri giudici, e quindi sono fuori, uccellini di bosco, ma aspettiamo l’appello e la relativa riduzione di pena.

Questi fatti di cronaca, purtroppo, non sono più sporadici. Ricordo che una volta un omicidio teneva le prime pagine dei giornali per settimane. Oggi non si fa più in tempo a pubblicarne uno, che subito si deve aggiornare la prima pagina: ove questo ultimo avvenimento la meriti. Ormai anche gli omicidi devono accontentarsi di passare dietro a notizie più interessanti, perché di gente uccisa ne abbiamo fin sopra i capelli. Specialmente di coltello, da quando la nostra cultura è cambiata.

Non sappiamo perchè Matteo Salvini abbia innescato improvvisamente un procedimento che ha portato, non ad una crisi di governo, ma ad una situazione anomala, nella quale molti argomenti sono in sospeso: come, ad esempio, la sfiducia da votare a Giuseppe Conte. E molti passaggi sono controversi, come, ancora, quello che permetterebbe il taglio dei 345 parlamentari, pur avendo un Conte sfiduciato, e quindi non più a capo del governo; rendendo così, fatalmente, inefficace il taglio dei parlamentari.

Politicamente Matteo Salvini non è nato ieri. La sua mossa può essere apparsa avventata, ma certamente uno con la sua esperienza non è una persona che agisca avventatamente. Possiamo intuire che, sentendosi minacciato dal ritorno di Renzi con il suo Movimento Azione Civile – un Renzi che, ricordiamolo, non ha mai abdicato al suo ruolo di guida politica dei gruppi parlamentari di cui si sera conquistato il favore quando era al potere – e avendo esattamente valutato la votazione in sede europea di Ursula van der Leyen alla presidenza della Commissione Europea con i voti decisivi (14) dei grillini, per appena 9 voti, contro la linea della Lega, che appoggiava un altro candidato, meno smaccatamente europeista, abbia inteso anticipare prima dello scoppio del temporale, l’inciucione che si era venuto radunando sul suo capo da parte del M5S, i cui appartenenti – la base – non condividono la linea leghista.

In ogni caso, ha costretto gli avversari a venire allo scoperto. Il Movimento 5S, infatti, è eterogeneo nella sua composizione. Parecchi sono ex Piddini, molti sono di sinistra ideologica – leggi Fico con il pugno alzato – e molti hanno voglia di tornare a mettere la croce sul contrassegno PD alle prossime elezioni.

Il quadro è chiaro: da una parte il PD – con un evanescente Zingaretti che, nonostante le sue assurde comparsate in TV, non da’ l’impressione di convincere nessuno – che sa che sic stantibus rebus gli conviene non andare alle urne, in previsione di un’alleanza con il M5S. Dall’altra Renzi, che, dopo la sua investitura ufficiale durante l’ultima riunione ‘segreta’ della Biderberg, sapevamo che nel giro di un paio di mesi sarebbe spuntato fuori come un misirizzi, spalleggiato dai ben noti ‘poterif forti’ d’oltreoceano, e magari non solo quelli.

Last but not least, il buon Di Maio, che, nella sua veste sempre sorridente, come il Dalai Lama, propone cose assurde da attuare, ma demagogiche al punto da sembrare di prendere per il sedere coloro che ancora gli credono. Di Maio, diciamola tutta, è quello che meno avrebbe da guadagnare, nonostante le sue asserzioni, da una tornata elettorale. Oggi i sondaggi dicono che il M5S ha perso parecchio in termini di consensi, e siccome questa crisi si gioca proprio sui sondaggi, a Giggino non conviene andare alle urne. A cavallo dei sondaggi, poi, ci sono la Meloni e Berlusconi, a cui farebbe comodo, come alla Lega, andare a votare.

In tal caso, il 39% di Salvini- se non di più – si potrebbe sommare ad un 10% prevedibile da parte di Fd’I, e un 20% di Berlusca. Con L’Altra Italia o con Forza Italia? Poco importa, tanto il contenuto è sempre quello. Anche se il buon Silvio dimostra di voler vendere cara la pelle, rifiutando di andare alle urne – per ora solo un’ipotesi – unitariamente, con gli altri due partiti. Questo ci darebbe un governo di maggioranza, di centrodestra, molto poco gradito a qualcuno che, nonostante le smentite, sta in realtà governando la nostra nazione da tempo – e non accusateci di complottismo.

Ma il nemico più pericoloso, per questa gente, è proprio Matteo Salvini con la Lega. In regimi poco democratici gli avversari politici si eliminano, di solito, fisicamente. Anche se questo è accaduto più volte negli USA, che definire regime poco democratico proprio non si può: ma sarebbe troppo lungo, e ci porterebbe fuori tema, investigare qui sull’origine di queste morti, da Abraham Lincoln in poi. Nei regimi più ‘democratici’, o presunti tali, l’avversario politico lo si denigra, lo si squalifica, lo si mette in difficoltà.

Esattamente ciò che sta accadendo in Italia con Salvini, attaccato perfino, mica tanto velatamente, proprio dal papa. Tutti contro Salvini, potremmo dire, o Salvini contro tutti? Ambedue le definizioni vanno bene. Il campo di battaglia ora è il mare, i migranti (termine coniato per non usare quello illecito di clandestini, ciò che in realtà sono), le navi ONG, e, ultimamente, perfino il ministro Trenta, il Presidente del Consiglio Conte, e non ultimo il TAR del Lazio, che ha inteso, violando una precisa norma del Ministero dell’Interno, consentire l’ingresso nelle acque territoriali italiane alla Open Arms, con i suoi circa 150 digraziati, tra i quali le agenzie di stampa mettono sempre in evidenza i bambini e le donne, tutte o quasi, stranamente, in stato interessante; per cui, calcolando i tempi del viaggio, si può facilmente presumere che siano pregne dei carcerieri che le hanno tenute prigioniere, e che il pargoletto che scodelleranno in un ospedale italiano sarà figlio di un delinquente.

Ci chiediamo perchè la stessa richiesta che è stata inoltrata con successo al TAR del Lazio non sia stata inoltrata ad un organo simile di Malta, della Spagna o della Francia. Forse perchè in Italia la strada era già stata spianata, dubbio più che legittimo, e si era certi del suo accoglimento, con conseguente sconfitta della linea dura di Salvini? Arriva anche un’altra nave ONG, come riferiscono i media, con, salvo errori, 350 ‘migranti’ a bordo. Naturalmente sempre verso le nostre coste. Le quali coste non si dimostrano per nulla europee, nei fatti, ma soltanto italiane. Sappiamo già come andrà a finire.

Facciamo notare, però, che di regola le leggi vanno rispettate,e non violate in nome di una presunta umanità: chissà cosa pensano gli anziani indigenti condannati per furto di una busta di prosciutto o un pezzo di parmigiano al supermercato: a loro la clausola ‘umanità’ non è stata applicata. Il bombardamento, quindi, dei media, intesi ad orientare l’opinione pubblica, e dei post sui social – grande veicolo di diffusione di massa – sono tutti contro Salvini, al fine di screditarlo, specialmente da parte dei cosiddetti ‘politically correct’, nuova denominazione dei ‘radical-chic’. Riteniamo molto più umanitario, se si fosse in buona fede, ma così evidentemente non è, intervenire non sul sintomo del male – i barconi – ma sulle cause. Consentire ancora dopo anni ai trafficanti di uomini di accumulare illecitamente milioni di dollari affidando alle onde del mare, affinchè trovino un comodo – o meno comodo – passaggio per le coste italiane in una nave ONG allertata via telefono satellitare (pare che i transfughi siano forniti alla partenza di ben precisi numeri da chiamare), puzza tanto di malafede e di complicità da parte di qualcuno.

Qualcuno che finanzia le navi ‘umanitarie’, qualcuno che distribuisce telefoni satellitari, qualcuno che, a terra, distribuisce carte di credito firmate UNHCR, qualcuno che ha interesse a mettere nei problemi il nostro Paese, il nostro governo e il nostro Ministro dell’Interno. Molto più ‘umanitario’ sarebbe andare a monte, all’origine di questo esodo assurdo, eliminandone le cause, impedendo le morti in mare, e consentendo a questa gente di rimanere nella propria terra. E punendo, finalmente, chi lucra sulla pelle dei disgraziati, sia quelli che fuggono dalla fame e dalla misera, sia quelli che fuggono dalla guerra – e sia quelli che vengono in Italia per affiliarsi alla mafia nigeriana e per commettere ogni sorta di nefandezza.

Questo, al popolo italiano, cari amici politici e non, glielo dovete. Altrimenti siete tutt’uno con i trafficanti di carne umana. Con buona pace dei ‘politically correct’, che nei loro salottini di velluto, nel pomeriggio, mordicchiando un biscottino e sorbendo una tazza di tè, dovranno cambiare l’argomento delle loro conversazioni. Gli Italiani hanno dimostrato quale Italia vogliono. Non quella caldeggiata da Di Maio, Renzi, Zingaretti, D’Alema (pare che Baffino sia spuntato di nuovo) & Co., ma un’Italia più giusta verso chi ama l’ordine e la legalità. E non solo. Con un accordo intramoenia PD-M5S, a cui parteciperebbe anche Matteo Renzi insieme ai ‘cespugli’ di sinistra, avremmo subito, come riferisce un autorevole quotidiano, una patrimoniale per finanziare il salario minimo e l’ampliamento del reddito di cittadinanza, un buon 70% del quale è stato bocciato. Sull’immigrazione subito via i Decreti Sicurezza e sì allo ius soli, con conseguente incremento degli sbarchi. Sì all’eutanasia e alle adozioni dei bambini alle coppie gay. Le elezioni non le vuole Di Maio, non le vuole Renzi, non le vuole Zingaretti: la palla passa, una volta dipanata la matassa di questa crisi anomala, al capo dello Stato, Sergio Mattarella.

Vedremo allora da che parte sta, se da quella degli Italiani, o da quella del partito da cui proviene.




Omicidio Vicebrigadiere Cerciello. Tutto pronto per la sceneggiata: tranquillo, Elderino, che papà ti riporta a casa

Stiamo per assistere ad un remake, come si dice in inglese, della sceneggiata che fu messa in atto all’epoca della morte di Meredith Kercher. Attori principali Rudy Guede – condannato per ‘Omicidio in concorso con altri’, attualmente in cella – Raffaele Sollecito e Amanda Knox, attualmente assolti con formula piena. Per cui non si capisce in concorso ‘con chi’ Guede avrebbe commesso l’omicidio, stante il fatto che altre presenze non sono state accertate sulla scena del crimine. E, a quanto pare, neanche quelle di Amanda e Raffaele. Per la legge, dunque, Amanda e Raffaele sono innocenti, e anche per il professor Lavorino, noto criminologo, il quale ha però messo l’indice sulle indagini e le repertazioni scientifiche fatte non proprio in maniera impeccabile: come, ad esempio, la contaminazione – o presunta tale – sul gancetto del reggiseno di Meredith. Anche ai tempi dell’omicidio di Mez si mobilitò la cavalleria. Arrivarono Sollecito padre da Giovinazzo, e Knox padre dagli USA, lancia in resta, per togliere dalle panie della nostra giustizia i relativi figli. I quali, si sa, sono ‘piezz’ ‘e core’ anche per i genitori oltreoceano; soprattutto quando debbano cadere nelle mani di polizia e carabinieri di una nazione subalterna come l’Italia. Una polizia considerata probabilmente un po’ peciona e da operetta, insomma, come descritta in certi film, decisamente di serie B, con il commissario che mangia un panino alla mortadella con i piedi sulla scrivania, e le macchie di unto sulla camicia, mentre dalla finestra di sotto si vede passare una gondola e si sente cantare ‘O Sole Mio’. Conclude il quadro un fiasco di Chianti a garganella per mandar giù il panino, e un Catarella a cui sfugge di mano la porta. Insomma, un quadro da Eduardo di “add’a passà ‘a nuttata’”, quando gli Italiani si accalcavano ai banchi degli spacci UNRRA e una ragazza la potevi avere con una stecca di sigarette o un paio di calze di nailon.

Ethan Lee – sembra d’essere in un film di John Wayne, uno dei suoi figli si chiama appunto Ethan , potrebbe essere “I quattro figli di Katie Elder “– è sbarcato non ad Anzio, anche se probabilmente gli sarebbe piaciuto, con un Camillus tattico fra i denti, ma a Roma, deciso a riportare indietro suo figlio. La certezza di questo, e la sua arroganza nei nostri confronti, gli deriva certamente dalla sua posizione economica e dalla sua provenienza americana. Si sa che gli Americani in ogni frangente invocano le proprie Ambasciate e Consolati, dietro a cui c’è lo Stato: “Nessuno sarà lasciato indietro”, anche a sproposito. Insomma, ci fa pensare ad un ‘sovranista’ sui generis: uno che, invece di venire in Italia ad ammirare la nostra cultura e la nostra civiltà millenaria, a differenza della sua, di soli trecento anni, viene per darci del ‘pecione’sventolando mazzi di dollari.

Passi, finchè questa valutazione la indirizzi ad un privato cittadino. Ma non all’Arma dei Carabinieri

Così facendo, insulta tutto il popolo italiano – quello buono – tranne il partito dell’antipolizia, che si manifesta nei suoi salienti in alcune occasioni, ed è ben definito. Ma la parte buona della nazione tifa ancora Italia, nei suoi valori, e i Carabinieri, a parte le dovute eccezioni, sono fra queste. Quindi, come ai tempi di Meredith arrivarono a portafogli aperto sia Sollecito che Knox (il quale beneficiò di una sottoscrizione nazionale per togliere la figlia dalle grinfie di quei cattivoni ignoranti dei poliziotti italiani), anche Ethan Lee è arrivato a togliere il figlio da quella brutta cella del carcere italiano e riportarlo – manco a dirlo – dritto filato a casa, magari con una tirata d’orecchi e uno scappellotto, mentre il padre si è sbrigato, a nome suo proprio, della sua famiglia, e magari di tutto lo Stato della California, tanto non costa nulla, a rivolgere le sue più sentite condoglianze alla famiglia di Cerciello e alla sua vedova di 43 giorni.

Riportare a casa quel piccolo “presunto” assassino sarebbe come dare l’ennesima coltellata sia alla moglie, che a Mario, che a tutta l’Arma dei Carabineri – oltre che alla nazione. Quindi, investigatori privati assoldati dagli avvocati – italiani e americani – sono stati sguinzagliati nella movida di Trastevere, alla ricerca di testimoni che possano suffragare le fantasiose tesi della difesa. Quelle, cioè, che vedrebbero il giovane Elder colpevole soltanto di eccesso in legittima difesa – magari “putativa” – per aver accoltellato uno “strano uomo” che credeva volesse strangolarlo, come riportano i nostri maggiori quotidiani. Uno dei quali già parla di un supertestimone spuntato negli ultimi momenti, e che avrebbe assistito all’omicidio. Non sappiamo quale sia il succo di questa testimonianza, ma possiamo nutrire forti dubbi sulla sua autenticità, qualora descriva una scena che avvalori le tesi della difesa. Il giustificato sospetto è quello di utilizzare la leva universale del denaro californiano per sollevare il peso della colpa dalle spalle di Elder. Se infatti l’accusa fosse derubricata in “eccesso in legittima difesa”, Elderino ‘di papi suo’ ne subirebbe una condanna così lieve, da giustificare l’intenzione del padre di riportarselo a casa. Speriamo che ora, lubrificati da ricompense in dollari, non si affaccino sul palcoscenico attori di varia e diversa estrazione, come ragionevolmente reperibili in quel gran calderone che è la movida di Trastevere. Se mettiamo a confronto le note caratteristiche e i curricula degli interpreti principali, cioè Elder Lee e Mario Cerciello, certamente la bilancia pende a favore di quest’ultimo. Infatti Mario nella sua attività di custode della legge era il più attivo della Stazione CC alla quale faceva riferimento; aveva avuto i gradi in seguito ad un concorso, ed era impegnato anche nel sociale. Abbiamo la testimonianza di una mamma che riferisce che, dopo aver accompagnato la figlia in ospedale per una situazione critica, pur essendo fuori servizio, era rimasto tutta la notte a vegliarla. Era nei Cavalieri di Malta, per accompagnare i malati con i Treni Bianchi a Lourdes o dove si facesse un pellegrinaggio. Si era sposato, a trentacinque anni, dopo un lungo fidanzamento, con la ragazza del “colpo di fulmine” reciproco, solo da 43 giorni. Quella notte era in regolare servizio con il collega Varriale, in zona di spaccio, in borghese. Se guardiamo il giovane Elder, vediamo un ragazzo che quella notte era evidentemente ubriaco e drogato, “impasticcato”, come riferisce un guardamacchine egiziano interrogato, e con il suo amico in cerca di cocaina. Aveva commesso una rapina, sottraendo lo zaino a Sergio Brugiatelli, e una tentata estorsione al fine di recuperare i 100 euro spesi per una finta dosa di “neve”, più la dose stessa di coca. Era armato illegalmente di un coltello militare di genere proibito, un’arma a tutti gli effetti, progettata per uccidere persone, e non per tagliare bistecche: tale è la differenza tra un’arma impropria e il suo contrario, un’arma militare dei Marines. Il suo italiano poteva anche non essere perfetto, ma capire “Carabineri” e guardare un tesserino militare, a vent’anni, non può essere così difficile. Li vediamo anche nei telefilm da quattro soldi, che i nostri televisivi ci ammanniscono, gli “Agenti speciali” dell’FBI fare irruzione con le armi, gridando “Effebiai, nessuno si muova!” (Chissà perché tutti gli agenti dell’FBI sono ‘speciali’, non ne esistono di ‘normali’?) Che poi quello fosse uno “strano uomo”, come riferisce un quotidiano che lui abbia detto, da’ da pensare: chissà come dev’essere nella testa di Elder, un uomo “normale”. Che poi volesse strangolarlo è una sua illazione, o un ‘consiglio’ del suo avvocato difensore. In realtà, ci sono undici coltellate, sferrate in pochi secondi con estrema violenza, a testimoniare del fatto che Elder Lee non volesse difendersi, ma volesse uccidere un carabiniere che aveva capito che stava per arrestarlo. Ne testimonia la prima coltellata giunta al cuore, inferta alle spalle. Ne testimonia la fretta di lasciare il Bel paese con il primo volo, la mattina seguente. Ne testimoniano lo zaino e i vestiti insanguinati nascosti nel vaso portafiori all’ingresso dell’Hotel Le Meridien. Ne testimonia il coltello, ripulito e nascosto nel sottotetto della stanza d’albergo occupata da lui e dal suo amico. Ne testimoniano i trascorsi di Elder, mandato in Italia dal danaroso genitore per “toglierlo da cattive compagnie” , probabilmente ragazzi come lui del mondo della droga o peggio. Tutto dice che l’omicidio di Mario Cerciello, vicebrigadiere dell’Arma Benemerita, è stato volontario, e che si sarebbe voluto sfuggire alla giustizia italiana, quella che secondo le fantasie di alcuni è peciona, fatta di commissari poco intelligenti, che hanno la camicia con macchie del’unto del fritto mattutino della moglie, e che non vedono un delinquente neanche se glielo metti sotto il naso. E che, sempre secondo le fantasie di alcuni, magari sono pronti a barattare il proprio dovere con qualcos’altro.

Forse in USA guardano ancora i nostri film neorealisti

non si sono accorti che l’aria è cambiata, che non si può più avere una ragazza a letto per un paio di calze di nailon o una stecca di sigarette. Gli stereotipi sono duri a morire. Ci auguriamo che Ethan Lee non riesca, scatenando contro l’Arma tutto il peso economico e politico della sua nazione, a fare in modo che l’adorato figlio torni in patria con lui: sarebbe una palese ingiustizia, che toccherebbe tutti i carabinieri, in servizio e non, e di conseguenza tutta la parte buona della nostra nazione. Perché certa gente non può pensare di venire in Italia a commettere un tale reato, e tornarsene a casa impunemente. Con Meredith Kercher è andata così, praticamente, stando alle sentenze, un omicidio senza colpevoli, o punito in parte. Ci auguriamo di non assistere al bis di quella rappresentazione. E ci auguriamo che gli avvenimenti spengano l’arroganza di Ethan Lee, il quale ha fatto presentare ricorso al Tribunale del Riesame per la scarcerazione del figlio.

Ma non gli basta. La sentenza sarebbe prevista, come di prassi, per settembre: ma lui vuole far riaprire il Tribunale nel mese di agosto, a suo uso e consumo per tirar fuori suo figlio il più presto possibile, con rischio di fuga. Pretesa assurda: ci sono altri imputati in cella che aspettano la sentenza del Tribunale del riesame, ma nessun avvocato difensore si sogna di far riaprire l’attività apposta per lui. Almeno una cosa potremmo insegnare a questo padre poco accorto: che l’arroganza non paga. Pensi piuttosto a come ha educato suo figlio: l’albero si vede dai frutti che da’. Se Elder è arrivato all’estremo di uccidere selvaggiamente a coltellate un carabiniere, certamente la colpa è di chi non gli ha insegnato che “certe cose non si fanno”. Ci viene da pensare alle conseguenze dell’uccisione di un poliziotto americano da parte di un giovane Italiano ubriaco e drogato: secondo voi, come sarebbe andata a finire? Ricordate Sacco e Vanzetti?