Editoriali
Giuseppe Conte: il re è nudo
Pubblicato
5 anni fail
Giuseppe Conte, da Volturara Appula, in provincia di Foggia, sulle montagne della Daunia, altitudine circa 550 mt. sul livello del mare, abitanti poco più di 400: praticamente un condominio. Il nome Volturara – associato all’aggettivo Appula, per la sua collocazione in Puglia – significa ‘Città degli avvoltoi’, dal latino ‘Vultur’, ‘avvoltoio’ , un rapace poco elegante che si nutre di carcasse in putrefazione, uno spazzino della natura. Un uccello rapace dalla grande apertura alare, ma non nobile come l’aquila: in realtà asservito ad uno scopo ben preciso. Un uccello dalle grandi ali, ma dalla moralità di saprofago. Un luogo che ha dato i natali al nostro, degno cittadino di quel piccolissimo Comune, figlio del segretario comunale e di una maestra elementare, cresciuto all’ombra dei Gesuiti del Collegio Nazareth, che nella evidenza delle cose lo hanno accompagnato dov’è ora: da Volturara a Bruxelles il passo è lungo.
Conte è volato a riferire alla sua superiore Ursula Von Der Leyen, non appena terminata la scontata cerimonia di fiducia al nuovo governo in Senato, lasciando il suo scranno dorato ancora caldo. Una visita lampo. L’uomo che sussurrava alla Merkel è andato a presentare alla presidente della Commissione europea la sua obbedienza, senza riceverne particolari elogi. Tutto era previsto, e non era ammesso che fosse il contrario.
Salvini fa paura. Con il suo piglio rozzo ma efficiente, con il suo vocabolario grezzo, ma espressivo ha fatto paura a tutti i papaveri dell’UE. Ha fatto paura anche per il suo potere aggregante, e per il progetto di creare una forza populista e sovranista con i capi di Stato di altri Paesi – come Orbàn e la Le Pen – che potesse bilanciare lo strapotere di una Unione Europea strumento di poteri forti che vengono da lontano. Tanto che a Bruxelles, ma anche a Strasburgo, a Parigi e a Berlino, si sono disposti a contrastarlo, e l’hanno fatto con la loro consueta efficienza da Spectre. Oggi è chiaro a tutti che il ribaltone che Salvini – definito ‘traditore’ da Conte e dai Cinquestelle, i veri traditori – aveva percepito, non era una scusa per indire nuove elezioni e capitalizzare i consensi che i sondaggi gli accreditavano.
La manovra sotterranea targata Renzi era già in atto da almeno sei mesi, e bloccava l’attività parlamentare, già prima che Matteo Salvini dichiarasse finita l’esperienza di governo. Dell’inciucio tra PD e 5stelle s’è saputo da una anonima Gola Profonda. Un ministro – di cui tutti, naturalmente conoscono nome e cognome – che non ha resistito alla tentazione di vantarsi di aver tramato con altri pentastellati per far cadere il governo, bloccandone le azioni, cosa di cui Salvini si lamentava da parecchio. La certezza è che anche Giuseppe Conte sapesse tutto, e che se ne sia fatto complice, alla luce del suo convinto europeismo. Tanti, troppi, non hanno ben compreso il motivo dell’interruzione di un esecutivo che alla fine sembrava poter durare, e il torto dell’ex ministro dell’Interno è stato quello di non spiegare chiaramente, fuor dai denti, ciò che era successo. A volte l’impulsività è segno anche di ingenuità, e ciò che circolava in quei giorni soprattutto sui social, a proposito dei rapporti fra PD e 5 Stelle non consentiva l’ipotesi di una combine. Tutta scena. Anche, e soprattutto, quando Di Maio ha dichiarato platealmente “Mai con il partito di Bibbiano”.
Il professor Giuseppe Conte, l’ex Cincinnato, l’ex Cavaliere Senza Macchia e Senza Paura, l’ex avvocato del popolo italiano e ora avvocato di Bruxelles, è uscito, da quella fiducia data al ‘suo’ governo, molto ridimensionato. Caduta la maschera, si è mostrato per quello che è, un esecutore degli ordini impartiti dalla UE, un sodale di Merkel e Macron, l’artefice di un’operazione che non è stata fatta in nome del popolo italiano, a cui sempre più si vuol togliere la dignità d’essere un popolo, padrone e sovrano in casa propria. La conversazione al bancone del bar tra Conte e la Merkel, sussurrata in un orecchio, e di cui lo stesso Conte s’è affrettato a dare una sua spiegazione, nel nome di una ormai fallimentare pretesa di ‘trasparenza’, è la dimostrazione della supinità di ‘Giuseppi’ nei confronti di una UE e di una Merkel che, pur non avendo una posizione ufficiale in seno al Parlamento Europeo, detta le regole del gioco.
Ricorda tanto il Napolitano di qualche anno fa. Come ha anche fatto con una telefonata, la Merkel, durante la formazione della nuova compagine trovaticcia, per raccomandarsi che non fosse dato spazio ai sovranisti. Così, il governo è nato da una maggioranza riguardante numeri e cifre che erano buoni il 5 di marzo del 2018, ma che ormai non sono più quelli.
Una maggioranza di carta e sulla carta, per capitalizzare – i Cinquestelle – consensi ormai svaniti, che appartengono al passato e che non crediamo tornerranno. Un governo retto da una maggioranza inesistente nel paese, buona solo per le aule parlamentari. Un’operazione concepita per evitare di subire il sorpasso – già avvenuto, secondo i sondaggi – della Lega nei confronti del M5S. Una trappola in cui siamo caduti tutti, confusi dai discorsi di Giuseppe Conte.
Non si capisce perché al Presidente del Consiglio serva tanto tempo per preparare un discorso, come è stato sia per l’intervento al Senato, quando lui stesso si è preoccupato di mostrare il suo ‘coraggio’ nello staccare la spina al governo gialloverde, sia in occasione del voto di fiducia scontato alla Camera, sia per la fiducia scontata al Senato. Non si capisce perché gli ci voglia tanto tempo per scrivere sempre le stesse banalità, con l’abuso di termini quali ‘coraggio’, ‘nuovo’, ‘crescita’, ‘lotta all’evasione fiscale’, ‘lotta alla disoccupazione’, ‘lavoro per i giovani’, ‘asili nido per tutti’, ‘responsabilità’, e via così, in un festival dell’ovvio e dello zuccheroso, e mentre, come si dice a Roma, ‘le chiacchiere stanno a zero’ ; mentre il sospetto è che quelle chiacchiere nascondano altri programmi che non si vogliono esplicitare. Per poi andare a baciare la pantofola alla Merkel e alla Von Der Leyne. Intanto la corsa alle poltrone di sottosegretario è incominciata e già finita, e qualcuno è rimasto a terra, perchè, come riferisce un quotidiano oggi, i sederi sono in numero eccedente l’effettiva disponibilità. Qualcun altro si dovrà accontentare, aspettando di scalare l’ambita posizione in appresso, come è accaduto alla ora ‘ministra’ delle Politiche Agricole Teresa Bellanova. La quale, per non smentire la sua appartenenza alla Casta controllata da Bruxelles, ha subito aperto le braccia agli OGM, Organismi Geneticamente Modificati, prodotti dalla americana Monsanto, i quali, nonostante non sia stato dimostrato scientificamente, non possono non essere a lungo termine nocivi per l’organismo umano; e al CETA, quell’accordo di libero scambio con gli USA e il Canada, da cui riceviamo migliaia di tonnellate di grano al glifosato, che in altri Paesi pare sia smaltito come rifiuto tossico. Il Glifosato è un erbicida non selettivo sospettato d’essere cancerogeno e mutageno, che viene usato specialmente in Canada per la raccolta precoce del grano, prodotto dalla Monsanto e ora anche dalla tedesca Bayer, e del quale proprio la Germania ha vietato l’uso nelle sue campagne. Un accordo, il CETA, micidiale per i nostri produttori – ma probabilmente remunerativo per i nostri politici – che troveranno il mercato interno invaso da prodotti non italiani, e quindi senza quelle caratteristiche di controllo che contraddistinguono ciò che in Italia si produce, oltre alla concorrenza sleale dei prezzi. È questo, e come tale si è immediatamente rivelato, terreno di scontro con i 5 Stelle, mentre i nostri agricoltori, lontani dall’essere protetti dal loro Ministro, già protestano.
Sul fronte fiscale si affaccia una tassa del 2 % per i prelievi in contante eccedenti i 1500 euro mensili, nell’ambito della disincentivazione all’uso del contante: il controllo economico è una delle leve più forti nei confronti di un popolo, e il pretesto è sempre quello della lotta all’evasione fiscale, mentre chi deve evadere lo fa ancora e sempre con la massima tranquillità. Sono ‘I grande evasori’: tutti sanno chi sono, ma sono troppo potenti per attaccarli.
Mentre il sindaco di Lampedusa, all’arrivo degli 81 della Ocean Viking, strilla “Siamo accoglienti ma non stupidi!” Zingaretti tuona che bisogna aprire i porti, “Senza se e senza ma”, espressione molto cara ai nostri politici. Anche se lui, da segretario del PD, non avrebbe alcuna voce in capitolo per ordinare gli sbarchi: ma tant’è, Salvini bisogna contrastarlo sempre e comunque, e anche questo è obbedienza all’UE -Macron-Merkel-Bilderberg. Nonostante le fantasie di Conte, che millanta accordi europei per l’accoglienza ai migranti, e le minacce di una sanzione (per ora solo ipotetica) per gli Stati membri che non obbediscano, le sue richieste non hanno trovato, appunto, accoglienza. Basterà pagare la sanzione e non accogliere gli africani, sarà sempre più vantaggioso economicamente e non creerà disturbo alla popolazione e problemi al governo. Intanto quelli della Ocean Viking rimarranno tutti in Italia, stavolta sì, senza se e senza ma, mentre pare che in Libia migliaia di persone siano già pronte ad imbarcarsi sul solito gommone-navetta per venire da noi, che ormai non abbiamo più protezione. Vengono per i motivi più disparati, ma intuibili: abbiamo scoperto di recente – ma non c’è voluto molto – che tante donne in stato interessante vengono a partorire in Italia, dove hanno a disposizione il nostro sistema sanitario, con completa assistenza al parto, per il quale non pagano una lira, tanto chi paga siamo noi. Mentre a noi tocca aspettare mesi per una TAC o un esame salvavita, e le cure della Lorenzin – per non dir mancamento della Grillo – hanno tranciato in maniera assolutamente orizzontale presidi medici indispensabili, sulla base soltanto di un ipotetico numero di ingressi e distanze misurabili sulla carta.
Così, per fare un esempio, mentre a Viterbo si raddoppia l’Ospedale di Belcolle, a Ronciglione, a ventitré chilometri di strada tutta curve, impraticabile d’inverno con la neve, si chiude l’Ospedale S. Anna, una struttura che funzionava benissimo ed era completa e punto di riferimento per i paesi circonvicini, ridotta ormai a semplice Punto di Assistenza Infermieristica, privata anche della possibilità di fare un prelievo di sangue.
Dicevamo di Conte. Ci era apparso come un gigante, ma si è affrettato a dimostrare d’essere un pigmeo, agli ordini di una Europa che all’Italia s’è già presentata male, con l’inganno e l’austerity, quella misura del governo Monti che ha distrutto ad arte la nostra economia, e ancora ne subiamo gli effetti. Mentre all’orizzonte s’affacciano, tra l’altro, l’eutanasia, i matrimoni e le adozioni gay, il gender, lo Ius Soli, la patrimoniale tanto cara alle sinistre. Un’altra delle banalità ricorrenti dei discorsi programmatici di Conte è la lotta alla mafia: tutti argomenti demagogici, che fanno presa sul grande pubblico, complici i giornali e le TV di Stato.
A proposito di mafia, di quelle ufficiali noi ne abbiamo almeno tre. A queste s’è aggiunta, di recente la più crudele, la nigeriana – arrivata con i barconi – quella del commercio degli organi. Certamente di mafie ce n’è ancora di più, di quelle che tengono il profilo tanto basso da non essere individuate. Ma ce n’è una che ci avviluppa tutti – alla fine la mafia è un fatto culturale e storico – e che circola nei corridoi del potere politico, tanto che non è appropriato chiamarla mafia, perché non ne ha i metodi; ma, alla fine, i risultati sono gli stessi. È una sorta di organismo amorfo, mutante, proteiforme. Ricorda un’ameba, che si trasforma secondo le sue esigenze, e che clona se stessa, moltiplicandosi, in un groviglio inestricabile e inestricato, che si nutre di corruzione, di mazzette, di favori, di poteri, di inciuci, di clientele, di voti di scambio; che si nutre di intrighi di palazzo, di pugnalate alla schiena, di tradimenti; che si cerca, si avviluppa, si mescola, si prende e si lascia, mai mostrando il suo vero volto, ma a volte mescolandosi e incastrandosi in poteri in odore di illegalità, al punto che non si distinguono più i limiti dell’uno e dell’altro. Alla ricerca del potere che diviene fine a se stesso, confondendo il fine col mezzo; potere politico, potere economico, clientele. L’Italia è il Paese delle raccomandazioni e dei raccomandati, della ricerca dell’onorevole o del monsignore, per trovare lavoro, essere promossi agli studi, sistemarsi la vita: in cambio di voti.
Oggi, da ciò che vediamo leggendo fra le righe, lo scopo dei politici non è più l’amministrazione della Repubblica; quella Res Publica, o Cosa Pubblica – la casa di tutti – che una volta era affidata a probiviri, da gente integra, al di sopra di ogni sospetto, ( da cui il termine ‘candidato’, dalla veste candida di ognuno che simboleggiava la sua mancanza di colpe) oggi asservita a chi il potere lo vuole esercitare per i propri scopi e non certo per il bene dei cittadini. La corsa alle poltrone è diventata un fenomeno tale, che non è più possibile tenerlo nascosto, è sotto gli occhi di tutti.
Ma ciò che fa orrore, quando se n’è acquisita l’immagine, è questo organismo ectoplasmatico, impalpabile e amorfo che muta, si trasforma, permea, corrode, corrompe, unisce e divide, prendendo ogni volta la forma che più riesce ad ingannare il popolo bue, ma mai quella vera, autentica e veritiera. Quello che vediamo nei programmi politici, e quello che ci ammanniscono come orientamento politico, non è mai la verità; o, per meglio dire, la realtà. È solo fuffa per gli idioti, controinformazione, menzogna, con il contentino, quando a loro aggrada, di portarci al voto; che poi viene utilizzato come all’ameba fa comodo. Oggi abbiamo un governo che non risponde alla volontà popolare, accuratamente dribblata. Un governo giuridicamente esatto, costituzionalmente perfetto, derivato dagli accordi proteiformi dei corridoi del palazzo, con un ‘pigmeo’ a capo dello stesso. Un ex-gigante ridimensionato, a cui va tutta la nostra compassione di uomini liberi. Mentre lui, libero, non è.
Correlati
Potrebbe interessarti
-
Governo, si apre la crisi: Giuseppe Conte oggi dal Presidente della Repubblica per le dimissioni
-
Governo, fiducia risicata per Conte
-
Caso Gregoretti e responsabilità condivise: il GUP di Catania ascolterà il premier Conte il 28 gennaio
-
“Lo Stato siamo noi”: dove va l’Italia?
-
Lotta al Covid, uomo avvisato mezzo salvato… Conte: più rigore per evitare nuove misure restrittive per le attività produttive
-
Recovery Fund, Conte: “Se perderemo questa sfida avrete il diritto di mandarci a casa”
Editoriali
Da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni: 80 anni di percorso tra continuità e cambiamenti della destra italiana
Pubblicato
1 mese fail
15 Febbraio 2024da
wp_8394578
La politica italiana ha sempre ospitato una serie di correnti e movimenti, con la destra che ha attraversato varie fasi e trasformazioni nel corso del tempo. Da Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI), a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), la destra italiana ha attraversato un percorso complesso, caratterizzato da cambiamenti ideologici, sociali e politici.
L’eredità di Giorgio Almirante e il Movimento Sociale Italiano (MSI)
Giorgio Almirante è stato una figura di spicco della destra italiana nel secondo dopoguerra. Come fondatore e leader del MSI, Almirante incarnava un nazionalismo conservatore e anti-comunista. Il MSI, nato nel 1946, era erede del Partito Fascista di Benito Mussolini e rappresentava un’ala estrema della politica italiana. Tuttavia, negli anni ’70 e ’80, sotto la guida di Almirante, il MSI cercò di rinnovare la sua immagine, cercando di allontanarsi dall’etichetta di “fascista” e di inserirsi nel panorama politico mainstream.
Il passaggio dall’MSI a Alleanza Nazionale
Negli anni ’90, con la fine della guerra fredda e il crollo del comunismo, la destra italiana subì un cambiamento significativo. Nel 1995, il MSI si trasformò in Alleanza Nazionale (AN), sotto la leadership di Gianfranco Fini. Fini cercò di allontanare il partito dagli elementi più estremisti e fascisti, adottando una retorica più moderata e democratica. AN divenne parte integrante del sistema politico italiano, entrando a far parte di coalizioni di governo e accettando i principi della democrazia pluralista.
La rinascita della destra con Fratelli d’Italia
Tuttavia, il vento della destra italiana ha continuato a soffiare, e nel 2012 è stato fondato Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (Fdl-AN), guidato da Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Il partito si è posizionato come l’erede ideologico dell’AN e ha abbracciato un nazionalismo conservatore e identitario. Meloni, in particolare, ha portato una ventata di freschezza alla destra italiana, attrattiva soprattutto per i giovani e per coloro che si sentono trascurati dalle élite politiche tradizionali.
L’ascesa di Giorgia Meloni e la nuova destra italiana
Giorgia Meloni, nata nel 1977, rappresenta una nuova generazione di leader della destra italiana. Con una retorica forte e decisa, Meloni ha saputo capitalizzare sul malcontento verso l’establishment politico e sulle preoccupazioni riguardanti l’immigrazione, la sicurezza e l’identità nazionale. Fratelli d’Italia ha ottenuto risultati significativi nelle elezioni politiche, consolidando la sua posizione come uno dei principali partiti di destra in Italia.
La destra italiana nel contesto europeo
Il percorso della destra italiana, da Almirante a Meloni, riflette anche le tendenze più ampie all’interno della destra europea. La crescente preoccupazione per l’immigrazione, l’identità nazionale e la sovranità statale ha alimentato la salita di partiti di destra in molti paesi europei. Tuttavia, ciascun paese ha le sue specificità e la sua storia politica unica, che influenzano il modo in cui la destra si presenta e agisce.
La Frammentazione della Destra Italiana: Un’Analisi Politica
La politica italiana è stata da sempre caratterizzata da una molteplicità di partiti e movimenti, ognuno con la propria ideologia e visione politica. Tra questi, la destra italiana non è stata immune dalla frammentazione, che ha avuto un impatto significativo sul paesaggio politico del Paese.
Origini della Frammentazione
Per comprendere appieno la frammentazione della destra italiana, è necessario analizzare le sue origini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha visto la nascita di una serie di partiti politici di destra, che spaziavano dall’estrema destra nazionalista a movimenti conservatori più moderati.
Tuttavia, nel corso degli anni, la destra italiana ha subito numerose scissioni e divisioni interne, spesso dovute a conflitti personali, divergenze ideologiche e lotte di potere. Questi fattori hanno contribuito alla creazione di una serie di partiti e movimenti di destra, ognuno con il proprio leader carismatico e seguaci devoti.
Le Principali Fazioni
La frammentazione della destra italiana ha portato alla creazione di diverse fazioni e gruppi politici, ciascuno con le proprie caratteristiche e obiettivi. Tra i principali vi sono:
- Forza Italia: Fondato da Silvio Berlusconi nel 1994, Forza Italia è stato uno dei principali partiti di centro-destra in Italia per diversi decenni. Tuttavia, nel corso degli anni, il partito ha subito diverse scissioni e ha visto la nascita di nuove formazioni politiche.
- Lega Nord: Originariamente un movimento separatista del Nord Italia, la Lega Nord si è trasformata in un partito nazionale di destra sotto la leadership di Matteo Salvini. La Lega Nord è nota per le sue posizioni anti-immigrazione e euroscettiche.
- Fratelli d’Italia: Un partito di destra nazionalista fondato da Giorgia Meloni nel 2012, Fratelli d’Italia è diventato uno dei principali attori della destra italiana. Il partito si basa su un nazionalismo conservatore.
- Movimento Sociale Italiano (MSI): Originariamente un partito neofascista fondato nel dopoguerra, il MSI è stato successivamente trasformato in Alleanza Nazionale e infine assorbito da Forza Italia. Tuttavia, una parte dei suoi ex membri ha continuato a operare all’interno di movimenti di estrema destra.
Impatto sulla Politica Italiana
La frammentazione della destra italiana ha avuto un impatto significativo sulla politica del Paese. Innanzitutto, ha reso difficile per la destra italiana presentare un fronte unito e coeso, spesso conducendo a coalizioni fragili e instabili.
Inoltre, la frammentazione ha alimentato la polarizzazione politica in Italia, con i vari partiti di destra che competono per attirare l’elettorato con discorsi populisti e promesse di cambiamento. Questo ha contribuito a una maggiore instabilità politica e ha reso difficile per il Paese affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali.
Prospettive Future
Il futuro della destra italiana rimane incerto, con molte domande sulla sua capacità di unirsi e presentare un fronte coeso. Tuttavia, con l’aumento del nazionalismo e del populismo in Europa, è probabile che la destra italiana continui a giocare un ruolo significativo nella politica del Paese. In conclusione, la frammentazione della destra italiana è stata una caratteristica persistente della politica italiana, con profonde implicazioni per il Paese nel suo complesso. Mentre la politica italiana continua a evolversi, sarà interessante osservare come la destra italiana si adatterà e influenzerà il futuro del Paese.
Conclusioni
Il percorso della destra italiana da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni è stato caratterizzato da continuità e cambiamento. Mentre alcuni principi fondamentali, come il nazionalismo e il conservatorismo, sono rimasti costanti, il modo in cui questi principi sono stati interpretati e presentati è cambiato nel corso degli anni. Con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la destra italiana si trova oggi in una fase di rinnovato vigore e ambizione, giocando un ruolo sempre più centrale nel panorama politico nazionale.
Correlati
Le ricerche sociologiche, oggi, vedono un forte cambiamento nell’assetto familiare. Tale condizione ha origine sia da un mutamento nel concetto di genitorialità che nel ruolo della famiglia all’interno della società: cambiano le persone, si modificano le strutture familiari, mutano le coppie, si spostano gli interessi di ogni singolo individuo, passando dalla condivisione all’individualizzazione.
Molti aspetti legati alla natura psicologica del singolo soggetto subiscono un cambio repentino: si pensa più a sé stessi che agli altri. In questo scenario, siamo di fronte a molte trasformazioni che vanno ad incidere, inevitabilmente, sulla composizione della famiglia stessa.
Quello che cambia oggi rispetto a circa 50 anni fa è legato alle cause della nascita delle nuove famiglie “allargate”, “ricomposte” o “ricostituite. Mentre un tempo le famiglie ricostituite si formavano dopo la morte di un coniuge, dagli anni ‘70, invece, con la possibilità anche in Italia di ricorrere a separazione e divorzio, si sono verificati cambiamenti sociali e culturali che hanno portato ad una nuova struttura di queste famiglie.
Le famiglie “allargate”, ovvero le famiglie composte da due partners che hanno vissuto l’esperienza della fine di un precedente matrimonio, da cui almeno uno ha avuto figli che attualmente vivono con loro, hanno la caratteristica di avere confini più labili e incerti rispetto alla famiglia “tradizionale”, sia in termini biologici che legali. I processi relazionali sono sicuramente più complessi, sia nella comprensione che nella gestione, sono flessibili e hanno un inizio e un’evoluzione molto rapida.
Le famiglie ricostituite sono state definite “cespugli genealogici”, per la loro ampia estensione orizzontale anziché verticale. Mentre alcuni studiosi non appoggiano totalmente questi cambiamenti, altri fanno fronte alle nuove forme familiari che non possono essere ignorate, ma devono essere comprese e sostenute.
Le famiglie ricostituite vivono la crisi di chi, con storie diverse e diversi modi di affrontare i problemi, deve trovare dei compromessi per affrontare insieme nuove situazioni.
Gli studi affermano che i precedenti rapporti coniugali e la loro chiusura siano stati rielaborati, con una buona definizione delle attuali relazioni e con confini chiari, in modo che i partner possano iniziare un nuovo rapporto senza rancori passati. È importante che i figli non abbiano un atteggiamento oppositivo verso il nuovo partner, sperando in una riappacificazione tra i suoi genitori. Questo sarà direttamente proporzionale ai livelli di chiarezza e definizione raggiunti.
L’età dei figli è importante: i bambini in età prescolare potrebbero manifestare regressioni, nascondendo il desiderio di farsi accudire. Per i ragazzi la necessità di conferme da parte del genitore biologico potrebbe invece lasciare il posto alla rabbia verso il genitore acquisito, soprattutto nella fase adolescenziale, all’interno della quale avviene il processo di costruzione della loro identità e questo totale mutamento potrebbe essere percepito come un ostacolo.
In questa fase, per i figli, il formarsi di una famiglia allargata, sancisce definitivamente la fine della relazione tra i genitori biologici, e spesso questo può portare alla paura inconscia che affezionandosi al genitore acquisito, in qualche modo si “tradisca” quello biologico. La causa che ne consegue è che ciò potrebbe portare i figli ad allearsi con quest’ultimo e sviluppare un senso di protezione morboso.
In ogni caso la genitorialità è ancora più difficile poiché i genitori dovranno imparare a gestire eventuali conflitti e gelosie tra i fratelli acquisiti. Nelle famiglie allargate è opportuno costruire nuove identità familiari, nuove stabilità ed equilibri.
A tale proposito, non si può dare una risposta definitiva alla domanda “Le famiglie allargate sì o no?”, poiché essendo in continua espansione necessitano di sostegno e di supporto. Sicuramente nelle famiglie ricostituite possono innescarsi situazioni particolari, ma dare una “valutazione” negativa o positiva non è certo il modo migliore per andare verso un processo di accettazione.
Di concerto, le famiglie ricostituite possono racchiudere al loro interno grandi risorse ed elementi di ricchezza per tutti i componenti, i quali si troveranno a contatto con abitudini, tradizioni, modelli e storie diverse dalle proprie.
Tutto questo, se integrato con nuovi “ingredienti” e abitudini comuni diviene un elemento fondamentale per la crescita e il benessere di tutti, portando alla costruzione di nuovi equilibri.
Correlati
Editoriali
Riforma tributaria e abrogazione legge Pittella: l’Avvocato Lucarella presenta petizione alla Camera dei Deputati
Pubblicato
2 mesi fail
5 Gennaio 2024
La legge Pittella da ormai due anni ha cambiato le carte in tavola per migliaia di contribuenti italiani: da un giorno all’altro anni di sacrifici economici e investimenti legali andati in fumo per effetto della legge 215/2021 (partorita dal Parlamento a seguito dell’emendamento che prese il nome dal suo proponente).
La questione, molto dibattuta in ambito giuridico, ha scatenato molti effetti sul piano umano e di vita reale per singoli cittadini ed imprese soprattutto medio-piccole: in pratica la legge, prevedendo la non impugnabilità dei famosi estratti di ruolo (rilasciati dalla ex Equitalia), comporta il non potersi più difendere da atti dell’amministrazione esattoriale ritenuti illegittimi se non quando una intimazione di pagamento, un pignoramento, una istanza di fallimento dovessero essere notificati.
L’Avv. Angelo Lucarella, già vice presidente coord. Commissione Giustizia del Ministero dello Sviluppo Economico, docente a.c. in Diritto processuale tributario – Università degli studi di Napoli Federico II e tra gli esperti giuristi italiani invitati dal World Justice Project 2023 (sostenuto dalla Commissione Europea), ha depositato il 30 dicembre 2023 una petizione per la riforma legislativa secondo quanto previsto dall’art. 50 della Costituzione italiana.
“Si tratta di un atto doveroso: bisogna rimettere i cittadini, che avevano promosso contenziosi per cartelle esattoriali ritenute illegittime, in condizione di difendersi.
Il fatto che una legge dello Stato, di punto in bianco, faccia blocco al diritto di difesa con un effetto retroattivo implicito è contro la Costituzione italiana perché crea disparità di trattamento e violazione del diritto di difesa. Principi e diritti, quest’ultimi, anche tutelati a livello europeo e internazionale.
Con la petizione, per quanto anzitutto fatto ed atto simbolico, si istruisce un procedimento legislativo che vedrà interessarsi della questione una Commissione parlamentare apposita.
La speranza è che si giunga alla abrogazione della legge Pittella o quantomeno ad una norma c.d. di interpretazione autentica affinché si dichiari, una volta per tutte, che non è possibile alcun effetto retroattivo implicito. Sulla scorta di questa ipotetica soluzione legiferare per la riapertura dei termini contenziosi per i contribuenti che vogliono continuare le cause all’epoca avviate o quantomeno consentire loro di conciliare con l’erario allo stato del giudizio prima della legge Pittella.
Inoltre è la stessa Corte Costituzionale con la recente decisone 190/2023 ad invitare il legislatore ad intervenire quanto prima sulla questione.
Quindi ne va dello stato di diritto e della credibilità del sistema delle leggi democratiche”.
È quanto commenta l’avv. Lucarella.
Correlati
SEGUI SU Facebook
I più letti
-
Scienza e Tecnologia2 giorni fa
Unicorn Overlord, il videogame strategico-tattico che lascia a bocca aperta
-
Scienza e Tecnologia2 giorni fa
Contra Operation Galuga, il grande classico ritorna su pc e console
-
Scienza e Tecnologia2 giorni fa
Spotify si evolve, oltre all’audio arrivano anche in Italia i video musicali
-
Esteri1 giorno fa
Presidenziali in Russia, lunghe file ai seggi: 74 arresti in tutto il Paese
-
In evidenza1 giorno fa
Meteo, arriva l’anticiclone nordafricano: attesa una primavera calda!
-
Sport18 ore fa
Velletri, chiusa una casa di riposo abusiva: denunciate due persone
-
Roma17 ore fa
Roma, tempi duri per ladri e borseggiatori: al centro storico arrestate 12 persone
-
Sport18 ore fa
Palermo, arrestato “barbiere pistolero”