PARMIGIANO REGGIANO: E' CRISI

di Simonetta D'Onofrio

Il parmigiano non è un prodotto qualsiasi, uguale agli altri, bensì è uno dei più rappresentativi del made in Italy in tutto il mondo, frutto di un’accurata lavorazione. Ciò nonostante, in questo periodo sta attraversando una crisi profonda. Non è la prima nel settore. Il dopoterremoto in Emilia ha profondamente influito e gli strascichi sono tutt’oggi ancora molto evidenti. A determinare la difficoltà nella filiera del formaggio emiliano ci sarebbe una forte riduzione nella produzione, con un calo evidente anche nelle esportazioni. I rivenditori accusano le conseguenze sul margine di profitto, che vede una sensibile contrazione per il costo al dettaglio, dove si può trovare l’eccellenza emiliana anche a 10 euro al kilogrammo.
Diversi i fattori che derivano direttamente dalla crisi generalizzata che vivono le famiglie italiane, dove assistiamo a una limitazione dei consumi, costrette ad acquistare un formaggio simile che sul mercato ha costi al dettaglio inferiori, che vede più passaggi tra il produttore e il distributore, rendendo il sistema appesantito dai diversi costi, che portano gli allevatori a non coprire le spese di gestione. Lamentano anche il sottocosto costante del prodotto ai grandi commercianti, che ha portato in pochi anni il pregiato formaggio a essere acquistato mediamente nel 2012 a un prezzo 9 euro, nel 2013 a otto euro fino ad arrivare a 7 euro. Per l’anno in corso il Consorzio che gestisce il marchio “Parmigiano Reggiano”, il quale rappresenta circa 400 produttori, ha diminuito la produzione delle forma di Parmigiano Reggiano del 5 per cento.
In questi giorni il tema della crisi del Parmigiano Reggiano è approdato in Senato, in commissione Agricoltura che ha visto la partecipazione dei vertici del Consorzio di tutela, i quali hanno illustrato le loro ragioni ai politici. Il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, ha detto :“In una situazione che registra pesanti difficoltà a carico di tutti gli allevamenti – ma con aggravi specifici per quelli operanti in montagna e per i giovani allevatori che si sono insediati più recentemente non è pensabile che possa essere lasciata al mercato una selezione fra allevatori e caseifici che indebolirebbe tutto il sistema”. Critica invece è la posizione presa dalla Coldiretti che ha posto i dubbi sulla gestione da parte del Consorzio, ribadendo come sia importante valorizzare correttamente il prodotto con una corretta campagna mediatica e non puntare la sua diminuzione. Infatti il vicepresidente nazionale della Coldiretti, Mauro Tonello, nell’audizione ha detto: “Prima di pensare alla riduzione della produzione il Consorzio dovrebbe tornare a valorizzare il prodotto in Italia e all’estero, che in questi anni è stato abbandonato o ceduto nelle mani di altri soggetti, facendo il lavoro che gli compete”.
Si aggiunge anche la preoccupazione generalizzata che potrà derivare dalla cessazione del regime comunitario delle quote latte. Tutto ciò a breve potrà determinare un drastico cambiamento nel settore produttivo, con mercati meno stabili che a lungo andare condizioneranno tutti i formaggi che appartengono alle filiere dei formaggi Dop.
 




LAZIO, FERROVIE REGIONALI FL1 – FL3: QUEL GIOVEDI' UGUALE A TUTTI GLI ALTRI GIORNI DELLA SETTIMANA

di Simonetta D'Onofrio

Regione Lazio / Ferrovie – Potrebbe essere definito, quello del 29 gennaio 2015, il “giovedì nero” delle ferrovie romane, se non fosse che da qualche tempo tutti i giorni della settimana appaiono funesti per i pendolari capitolini. Pochi treni, in mezzo a un grande numero di corse saltate, treni con ritardi che superano la mezz’ora, vagoni affollati all’inverosimile, l’incertezza nell’attesa alle stazioni. La condizione degli utenti delle linee regionali non è assolutamente sostenibile. Il numero di ore lavorative o di studio saltate per colpa del malfunzionamento ferroviario ha raggiunto livelli inaccettabili in un paese che si definisce evoluto.

Giovedì 29 gennaio 2015 sono state le linee FL1, da Orte a Fiumicino e FL3, da Viterbo a Roma Ostiense, quelle più bersagliate dai ritardi (che a molte ore dalle corse saltate continuano a contare ritardi dell’ordine dei trenta minuti), ma periodicamente la stessa situazione si verifica anche su altre linee regionali, come la Roma Nettuno o la linea Roma Cassino.

Basta percorrere un breve tratto di questo calvario quotidiano per comprendere come i cittadini siano ormai rassegnati al degrado della linea, il personale impegnato nei treni o nelle stazioni è mandato allo sbaraglio a subire gli insulti e le lamentele che dovrebbero essere indirizzate a ben altri personaggi, che lontani dalla “prima linea” sopprimono corse e pianificano il loro fallimento alle spalle di chi si trova imprigionato in un girone dantesco che corre lungi i binari.

Il Presidente della Regione Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma Ignazio Marino, i primi cittadini di tanti comuni dell’hinterland non possono più ignorare la situazione. Devono alzare la voce, imporre a Trenitalia il rispetto del contratto di servizio, palesemente disatteso. Devono difendere con tutti i mezzi, fino alla denuncia davanti ai tribunali, la vita e la dignità dei cittadini da loro amministrati, per tutelarne i diritti. Non è più possibile accettare le scuse del vettore che ha dimostrato in tutti questi anni come l’interesse rivolto alle Frecce, e a tutto il contesto dell’alta velocità non è stato un investimento aggiuntivo rispetto al servizio prestato, ma una distrazione di impegno e risorse dal trasporto locale alla più redditizia “lunga percorrenza”.




Anguillara Sabazia. Bolletta telefonica salatissima

di Simonetta D'Onofrio

 

Il 22 dicembre il governo ha lanciato il sito www.soldipubblici.gov, dove i cittadini, invitati dallo slogan “Scopri quanto spende chi e per cosa”, possono controllare quali sono i costi dei vari servizi nelle amministrazioni.
Il progetto fa parte di tutta una serie di norme volte a una maggiore trasparenza nel bilancio delle pubbliche amministrazioni, proseguendo un lavoro svolto dai precedenti governi con la pubblicazione in rete degli emolumenti dei dirigenti, delle dichiarazioni reddituali degli amministratori, dei tassi di assenza dei dipendenti comunali.
Ben venga quindi questa pagina, che ha suscitato la curiosità di molti organi d’informazione e di singoli cittadini che, volendo verificare come fossero stati spesi i (tanti) soldi che i comuni prelevano dalle nostre buste paga o dalle imposte sugli immobili, sperano che i propri amministratori riescano a dimostrarsi virtuosi, evitando spese inutili o esagerate.
Proprio il termine esagerata, però, sembra la cifra che il Comune di Anguillara Sabazia ha speso nel 2014 per le utenze telefoniche e i servizi di connessione dati. Appare infatti un costo pari a 271.000 euro, più altri novemila destinati alle infrastrutture telematiche.
Una cifra che non ha eguali nelle spese effettuate da comuni che hanno la stessa dimensione della cittadina sabatina. Bracciano, che ha più o meno le stesse dimensioni ha una spesa per lo stesso capitolo inferiore a 45.000 euro, Grottaferrata con oltre mille abitanti in più spende circa 95.000 euro, Genzano che ha cinquemila abitanti più di Anguillara spende poco più di centomila euro.
Per non parlare del confronto con quelli che vengono definiti “comuni virtuosi”. Se analizziamo le spese telefoniche dei primi tre comuni nella classifica stilata dall’omonima associazione, le spese telefoniche di Romano d’Ezzelino, cittadina di circa 15.000 abitanti in provincia di Vicenza, ha un capitolo di spese per servizi telefonici e di connessione dati pari a 23.349 euro, circa 1,59 euro per abitante, quasi un decimo di quello che dovremmo eleggere a vincitore della classifica dei comuni dissoluti (assumendo questo contrario del termine precedente come meglio identificativo per un ente che ha le spese più alte).
Le spese anguillarine non sono peggiori solo se confrontate con i piccoli comuni. Anche facendo la stessa proporzione con capoluoghi di provincia più grandi, nessuno ha spese paragonabili. Basti pensare che il comune di Arezzo, con oltre centomila abitanti (cinque volte la cittadina sabatina) paga per lo stesso servizio centomila euro meno di Anguillara. Se andiamo a verificare il costo dei servizi telefonici per abitante, potremmo osservare che, a fronte di una media nazionale di circa quatto euro per abitante, con pochissimi casi che superano gli otto euro, i cittadini della località sul lago di Bracciano pagano quasi quindici euro pro capite per i servizi telefonici comunali.
Un dato che dovrebbe far allarmare il sindaco Pizzorno e l’assessore Stronati, che ha la delega all’informatizzazione. Si sono chiesti gli amministratori, a fronte di questo dato, quale inefficienza grave determina tale esborso? Stanno prendendo provvedimenti per far sì che il prossimo anno i cittadini anguillaresi possano risparmiare cifre importanti per poter, a questo punto, diminuire la pressione fiscale?
La diminuzione di duecentomila euro, ripartita su cinquemila utenze soggette al pagamento della TASI, determinerebbe un calo della tariffa di circa 40 euro a famiglia. Poco, probabilmente, ma se calcolato in una realtà che ha la più alta percentuale regionale con le detrazioni più basse, sarebbe un passo per cercare di avvicinare i tartassati residenti di Anguillara verso la normalità rappresentata da tutti gli altri comuni.




CGIL: ""Gli appalti sono il nostro lavoro, i diritti non sono in appalto!"

di Simonetta D'Onofrio

"Gli appalti sono il nostro lavoro, i diritti non sono in appalto!". È lo slogan messo in campo dalla Cgil Roma e Lazio per la raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per la riforma degli appalti pubblici contro la criminalità e la corruzione. È stata lanciata ieri a Roma, in piazza del Pantheon, città che in questi ultimi mesi ha suscitato attorno a se molto clamore per gli scandali inerenti all’indagine di Mafia Capitale. Andrà avanti fino ad aprile e sarà il punto di forza per sensibilizzare la classe dirigente politica su quanto sia importante avere delle regole certe sulla gestione degli appalti e della legalità, lontano dalle infiltrazioni malavitose, preservando i lavoratori.
Anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha firmato la proposta legislativa, in sintesi possiamo sintetizzarla in tre punti: “per la garanzia dei trattamenti dei lavoratori; per il contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese; per la tutela dell'occupazione nei cambi di appalto".
Susanna Camusso ha detto che l’obiettivo fondamentale è dare “garanzie e tutele ai tanti ultimi”, perché ci sia un “lavoro di qualità” ed uno “sviluppo positivo”. Ha ribadito come sia importante tutelare il lavoratore: “vogliamo ripristinare un principio fondamentale: la clausola sociale, ovvero un lavoratore non può perdere il lavoro in ragione esclusivamente del cambio della gara d'appalto”. Il tema, ha sottolineato, è anche connesso con il Jobs act: “Siamo ancor più preoccupati davanti ai decreti della legge delega perché, per come sono fatti nella precarizzazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, si rischia di fare come prime vittime i lavoratori degli appalti. Perché al cambio di appalto, invece di conservare la propria professionalità e anzianità, potrebbero essere considerati dei neoassunti senza più le tutele precedenti”. Camusso ha sostenuto che è il "lavoro peggio retribuito, con le minori garanzie" e che se alla parola 'appalti' spesso si associa la parola 'inchieste' è perché "la non trasparenza sulle norme degli appalti determina la crescita dell'illegalità in materia economica". Ed è anche tornata a chiedere perché "invece di tagliare orizzontalmente i servizi ai cittadini non si tagliano le trentamila stazioni appaltanti che ci sono?".
La corruzione è il vero cancro dell’economia italiana, il totale dei costi diretti in Italia ammonta a 60 miliardi di euro ogni anno, pari al 4% del Pil italiano (rapporto Anti-corruzione della Commissione europea). I danni provocati sono inimmaginabili. Se pensiamo agli sforzi che gli ultimi governi stanno facendo, con la richiesta di notevoli sacrifici ai contribuenti, risulta difficile accettare che ancora si discuta del problema senza un vero affondo contro questa piaga.




Tutto in un click, l’agroalimentare pronto per l’Expo di Milano


Si è svolta a Roma la presentazione ufficiale del sito internet www.italianqualityexperience.it, interamente dedicato ai prodotti dell’agricoltura made in Italy. Durante l’incontro, dove hanno partecipato il presidente dell’Unione italiana delle Camere di commercio, Ferruccio Dardanello, il presidente della Fondazione Symbola partner dell’iniziativa, Ermete Realacci, insieme al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, si è parlato delle eccellenze del territorio italiano come il vino, l’olio, i formaggi ecc., racchiuse in un’unica piattaforma digitale e rappresenta un bacino potenziale della nostra economia nazionale, un valore complessivo di circa 260 miliardi di euro, fondamentale per l’intera l’economia nazionale.
Un sito web facile da consultare, che farà conoscere i prodotti appartenenti alla filiera dell’agroalimentare, in tutto il mondo, contraddistinti anche per la sicurezza nella produzione tutelata nel territorio italiano, con una quota dei prodotti con residui chimici contenuta allo 0,2%, che rappresenta un dato basilare se ci confrontiamo con quelli europei: una percentuale quasi 10 volte inferiore rispetto alla media europea (1,9%) e oltre 30 volte più bassa di quella extracomunitaria (6,3%).
Italian Quality Experience, il portale nato per iniziativa di UNIONCAMERE e delle Camere di commercio in occasione dell'Expo 2015 rappresenterà circa 700mila imprese della filiera allargata e rientra nella pianificazione del Governo in Agenda Italia 2015 per l’Expo, ed è patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dal Ministero dei Beni, le Attività Culturali e il Turismo, dal Ministero dell’Ambiente e, per le attività di promozione all’estero, dalla EXPO 2015 S.p.A..

Tra le novità  più significative nel portale troviamo uno spazio dedicato ai racconti e i video delle filiere dell’agroalimentare italiano ( con la collaborazione con Symbola e la RAI). Ogni narrazione è stata paragonata ad un “viaggio esperienziale” in grado di stimolare l’interesse del navigatore verso quei territori dove si trovano le produzioni e la grande ricchezza di beni culturali e paesaggistici che li circondano. Un modo per portare l’Expo fuori dall’Expo.
Al progetto, capace di diffondere la conoscenza della piattaforma su scala internazionale un ruolo di rilievo sarà giocato dalle 105 Camere di commercio italiane e dalle 81 Camere di commercio italiane all’estero che, anche attraverso la rete dei 1700 ristoranti italiani nel mondo dislocati in 55 Paesi nei cinque continenti, consentiranno di raggiungere oltre 60 milioni di persone.
ll presidente di UNIONCAMERE Ferruccio Dardanello ha sottolineato: "I prodotti agroalimentari italiani sono famosi in tutto il mondo, mentre è meno noto l’universo delle tante imprese che hanno reso e rendono possibile questo miracolo ogni giorno. Siamo consapevoli che è difficile dare la rappresentazione di un sistema così complesso e della ricchissima varietà di imprese, dalla più grande alla più piccola, che sono distribuite su tutto il territorio, che operano in più settori, che si intrecciano tra loro in diversi legami di filiera. Però abbiamo trovato una chiave di lettura che pensiamo possa facilitarne la comprensione: le filiere agroalimentari allargate in una visione tridimensionale, nella quale emergano le capacità dell’imprenditore di mettere insieme in un mix il territorio, la tradizione e il talento.”




Tutto in un click, l’agroalimentare pronto per l’Expo

di Simonetta D'Onofrio

Si è svolta ieri la presentazione ufficiale del sito internet www.italianqualityexperience.it, interamente dedicato ai prodotti dell’agricoltura made in Italy. Durante l’incontro, dove hanno partecipato il presidente dell’Unione italiana delle Camere di commercio, Ferruccio Dardanello, il presidente della Fondazione Symbola partner dell’iniziativa, Ermete Realacci, insieme al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, si è parlato delle eccellenze del territorio italiano come il vino, l’olio, i formaggi ecc., racchiuse in un’unica piattaforma digitale e rappresenta un bacino potenziale della nostra economia nazionale, un valore complessivo di circa 260 miliardi di euro, fondamentale per l’intera l’economia nazionale.
Un sito web facile da consultare, che farà conoscere i prodotti appartenenti alla filiera dell’agroalimentare, in tutto il mondo, contraddistinti anche per la sicurezza nella produzione tutelata nel territorio italiano, con una quota dei prodotti con residui chimici contenuta allo 0,2%, che rappresenta un dato basilare se ci confrontiamo con quelli europei: una percentuale quasi 10 volte inferiore rispetto alla media europea (1,9%) e oltre 30 volte più bassa di quella extracomunitaria (6,3%).
Italian Quality Experience, il portale nato per iniziativa di UNIONCAMERE e delle Camere di commercio in occasione dell'Expo 2015 rappresenterà circa 700mila imprese della filiera allargata e rientra nella pianificazione del Governo in Agenda Italia 2015 per l’Expo, ed è patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dal Ministero dei Beni, le Attività Culturali e il Turismo, dal Ministero dell’Ambiente e, per le attività di promozione all’estero, dalla EXPO 2015 S.p.A..

Tra le novità nella comunicazione del sistema di comunicazione nazionale possiamo vedere anche i racconti e i video delle filiere dell’agroalimentare italiano ( con la collaborazione con Symbola e la RAI). Ogni narrazione è stata paragonata ad un “viaggio esperienziale” in grado di stimolare l’interesse del navigatore verso quei territori dove si trovano le produzioni e la grande ricchezza di beni culturali e paesaggistici che li circondano. Un modo per portare l’Expo fuori dall’Expo.
Al progetto capace di diffondere la conoscenza della piattaforma su scala internazionale un ruolo di rilievo sarà giocato dalle 105 Camere di commercio italiane e dalle 81 Camere di commercio italiane all’estero che, anche attraverso la rete dei 1700 ristoranti italiani nel mondo dislocati in 55 Paesi nei cinque continenti, consentiranno di raggiungere oltre 60 milioni di persone.
“I prodotti agroalimentari italiani sono famosi in tutto il mondo – ha sottolineato il presidente di UNIONCAMERE Ferruccio Dardanello – mentre è meno noto l’universo delle tante imprese che hanno reso e rendono possibile questo miracolo ogni giorno. Siamo consapevoli che è difficile dare la rappresentazione di un sistema così complesso e della ricchissima varietà di imprese, dalla più grande alla più piccola, che sono distribuite su tutto il territorio, che operano in più settori, che si intrecciano tra loro in diversi legami di filiera. Però abbiamo trovato una chiave di lettura che pensiamo possa facilitarne la comprensione: le filiere agroalimentari allargate in una visione tridimensionale, nella quale emergano le capacità dell’imprenditore di mettere insieme in un mix il territorio, la tradizione e il talento.”




LAZIO, BANCHE POPOLARI: E' CRISI

di Simonetta D'Onofrio

Licenziamenti collettivi. È questa è la preoccupazione che sta attanagliando i lavoratori della Dexia Crediop, Banca quasi centenaria, specializzata nei settori delle infrastrutture (Autostrade, TAV, Energie alternative, Telecomunicazioni, Ospedali, investimenti degli Enti locali, ecc.) e dei servizi di pubblica utilità, che rischiano il licenziamento, circa 180 persone, dimenticate dalla politica.
“Il patrimonio di pertinenza di tre Banche Popolari italiane bruciato in un fallimento parastatale franco-belga e le Istituzioni italiane finora sono indifferenti”, così commentano le sigle sindacali più rappresentative del settore credito per quanto concerne la situazione che si è creata in un settore così importante per il nostro Paese. Il Gruppo Dexia – sostanzialmente fallito e nazionalizzato dagli Stati di Francia e del Belgio – attualmente ne mantiene il controllo con il 70% del capitale, le restanti quote sono detenute da importanti banche italiane: Banca Popolare dell’Emilia Romagna (10%), Banca Popolare di Milano (10%) e Banco Popolare (10%).  Il Crediop, che negli ultimi 10 anni prima della crisi ha invece finanziato oltre 45 miliardi di euro di investimenti in Italia, potrebbe svolgere in collaborazione con altri attori pubblici o privati un ruolo importante per il rilancio del Paese, mettendo a disposizione le sue competenze e il patrimonio dei soci italiani che altrimenti rischia di essere irrimediabilmente perso.

I Governi di Francia e Belgio, d’intesa con la Commissione Europea, hanno recentemente deciso di mettere in liquidazione la Banca italiana, avviando conseguentemente al licenziamento i suoi 177 lavoratori (una prima tranche pari ad oltre 1/3 già nelle prossime settimane) e iniziando il trasferimento oltralpe di capitali, attività finanziarie e lavoro. Il personale e il know how saranno dispersi. Il patrimonio, di cui il 30% in mani italiane, sarà dissipato nella liquidazione di un gruppo parastatale estero famoso solo per le dimensioni gigantesche dei propri errori e delle buonuscite milionarie accordate ai propri amministratori – in genere ex funzionari pubblici o esponenti del sottobosco politico franco-belga.

Le Organizzazioni Sindacali negli ultimi 60 giorni hanno avanzato più volte proposte per cercare una risoluzione del problema, chiedendo incontri al MEF ed al MISE, per un confronto condiviso, che a tutt’oggi ancora non c’è stato. Il 7 gennaio, nel piazzale antistante il Ministero dell’Economia, hanno organizzato una manifestazione con i lavoratori di Dexia Crediop per sollecitare l’intervento delle Autorità Pubbliche contro lo smantellamento della loro Banca e il licenziamento dei suoi lavoratori e un incontro con il Governo Renzi.
Ad aggrevare la situazione di Dexia c’è una crisi di settore in cui la vicenda si colloca. L’intera categoria sciopererà il prossimo 30 gennaio, per contestare la decisione unilaterale di ABI di dare disdetta e successiva disapplicazione dei contratti collettivi di lavoro dal 1 aprile 2015. E’ l’inizio di un periodo caldo per i lavoratori dei sevizi finanziari, che vedono progressivamente sgretolarsi la rete di tutele del posto di lavoro, senza che nessuno operi per contrastare la crisi in atto.
 




Operazione Fiore Calabro. Arrestati tre esponenti della 'ndrangheta a Roma

di Simonetta D'Onofrio

 

Non solo Mafia Capitale. Le ‘ndrine calabresi hanno esteso in maniera capillare i loro interessi nel territorio laziale. Nell’operazione “Fiore Calabro”, scattata stamattina, sono stati posti sotto custodia cautelare tre commercianti presenti a Roma e nei paesi a nord della capitale.
Gli arrestati, appartenenti alle ‘ndrine Palamara-Scriva-Mollica-Morabito operanti nel settore jonico della provincia di Reggio Calabria, erano l’anello di collegamento tra l’organizzazione situata nella regione di origine e il territorio romano. Si tratta di Scriva Placido Antonio, Morabito Domenico e Mollica Domenico Antonio, elementi di vertice nell’organizzazione malavitosa.
Contestualmente sono stati disposti i sequestri di alcune attività commerciali intestate agli arrestati, o a prestanomi, ma direttamente riconducibili agli interessi degli stessi. In particolare è stata sequestrata una gioielleria in Circonvallazione Trionfale (a pochi passi dal Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio) di cui era titolare Placido Antonio Scriva, un negozio di ottica a Morlupo e un alimentari sempre nella cittadina sulla Flaminia, intestati a prestanome, ma riconducibili a Domenico Morabito, e un’azienda di commercio carni di Campagnano di proprietà della famiglia Scriva.
Sono stati inoltre posti sotto sequestro oltre una decina d’immobili riconducibili a Morabito e a Mollica. Gli arresti odierni attestano un duro colpo all’organizzazione, che contava numerosi affiliati, sempre nella provincia di Roma, e che aveva organizzato anche una rete di usura che coinvolgeva vittime in diverse province italiane.
Le operazioni di polizia hanno riguardato, oltre alla Squadra Mobile di Roma, anche le unità di Reggio Calabria, Milano, Mantova e Viterbo.
La ‘ndrina Palamara-Scriva-Mollica-Morabito si è attestata nella capitale a seguito della “Faida di Motticella” che negli anni ‘80/’90 vide contrapporsi nei paesi aspromontani di Africo, Bruzzano Zeffirio e la sua frazione “Motticella”. Tutto iniziò col sequestro della farmacista Concetta Infantino, avvenuto nell’83, che ha visto coinvolti i Mollica, seguito circa due anni dopo dall’assassinio di Pietro Scriva, allora considerato il boss del clan Scriva-Mollica, operato per mano di Saverio Mollica, che rappresentò l’incipit della spaventosa spirale di sangue e omicidi.




GOOGLE TAX: LA SPAGNA CI RIPENSA

di Simonetta D'Onofrio

La chiamano in tutto il mondo col nome di “Google tax”. L’imposta sulle transazioni effettuate in rete è stata applicata da alcune nazioni per tutelare i produttori locali a confronto con le attività delle multinazionali che vendono, in regime di fiscalità diversa da quella della nazione in cui viene effettuato l’acquisto.
L’applicazione della tassa ha diviso i commenti degli economisti: c’è chi in nome di una maggiore equità di trattamento fiscale ha invocato la “Google tax”, chi invece ne ha messo in luce gli aspetti negativi, in primis la minore possibilità dei consumatori di riuscire a ottenere prezzi vantaggiosi, e l’eventuale ricorso a canali di distribuzione clandestini.
La Spagna è stata una delle prime nazioni ad applicare l’imposizione (1 gennaio) , applaudita da alcuni settori della nostra economia italiana, in primis gli editori, che avevano provato a far introdurre anche da noi il balzello. Ci erano quasi riusciti col governo Letta, ad opera del presidente della Commissione Bilancio alla Camera, Francesco Boccia, ma l’arrivo del governo Renzi, che ha deciso di non applicare l’imposta, ha cancellato il provvedimento.
Forti sono state le critiche a questa scelta, sia da Sinistra che da Destra, polemiche che hanno accomunato Pippo Civati a Maurizio Gasparri, tutti ad accusare il Premier di “fare un favore alle multinazionali della rete”. Ma il dietro front del Governo di Madrid, in altri termini il ripensamento e quindi una revisione, fa riflettere sul risultato ottenuto con le misure più restrittive adottate nella legge sul copyright. Il testo legislativo portato avanti dal Governo Rajoy aveva trovato una forte contestazione dalla minoranza, che fin dall'inizio l'avevano critcata.  La legge definisce i punti fondamentali da seguire per gli operatori commerciale del web, un compenso fisso pagato per lo sfruttamento della proprietà intellettuale spagnola,  un'imposta da “versare” per poter usufruire deicontenuti editoriali, ad esempio delle news riprese sui motori di ricerca e dagli aggregatori di notizie. Ora, dopo che gli editori iberici, raggruppati sotto la sigla dell’Aede, avevano richiesto a gran voce di normare la “giungla” nel digitale (una richiesta d’aiuto alla politica iberica), bussano alle porte del governo spagnolo affinché siano più clementi con i big del Web. Ma chi sono? Uno fra tutti, Google, che dopo la decisione imposta dal Governo spagnolo, ha immediatamente (metà dicembre) discriminato dalle “news” le informazioni a cura degli editori spagnoli. Ciò sta a dignificare che le connessioni Web si siano drasticamente ridimensionate, procurando una grande perdita di denaro per gli introiti commerciali.
In conclusione non ci resta che attendere una decisione condivisa da tutti i membri dell’Unione Europea, per mettere fine a un gap normativo di portata internazionale, che sia soft per tutti, grandi e piccini del meraviglioso mondo di Internet.
 




REGIONE LAZIO, EXPO 2015: ATTESA PER LA SOCIETA' INCARICATA PER LA REALIZZAZIONE E ALLESTIMENTO

di Simonetta D'Onofrio

Regione Lazio
– Si deve attendere ancora qualche altro giorno per sapere il nome della società che verrà incaricata dalla Regione Lazio per la realizzazione e l’allestimento alla manifestazione più attesa dell’anno, l’Expo 2015. Il bando, prorogato al 12 gennaio, termine ultimo per il ricevimento delle offerte relative alla gara per lo spazio espositivo di Regione Lazio, Roma Capitale e Unioncamere Lazio, prevede un importo complessivo a base di gara a procedura aperta pari a 500.000 euro (IVA esclusa), di cui 10.000 euro (IVA esclusa) per oneri della sicurezza specifica non soggetti a ribasso.

Un’entità economica importante, vista la crisi economica, che servirà a portare la regione Lazio ad avere un ruolo primario nell’evento internazionale, all’interno di Palazzo Italia. Un progetto fondamentale per il Lazio, dove il soggetto vincitore dovrà attuare interventi mirati all’ideazione, alla progettazione, alla realizzazione dell’allestimento e sviluppo dei contenuti dello spazio espositivo nel Padiglione Italia.

Complessivamente la Giunta regionale del Lazio ha stanziato per la partecipazione all’Expo, circa 4 milioni e 500 mila euro. Tra gli obiettivi fondamentali dell’Ente vi è la valorizzazione di cento prodotti scelti nel settore agroalimentare, che rappresenteranno l’eccellenza laziale, capaci di attirare il “pianeta” nel territorio (26 vini, 14 carni e salumi, 26 legumi, ortaggi e frutta, 10 formaggi, 8 prodotti da forno e dolciari, 4 oli e 12 altri prodotti). Lo stand, che rimarrà fisso a disposizione all'interno del Padiglione Italia la Capitale e la sua Regione, è ampio circa 140 metri quadri e sarà fondamentale per dimostrare al mondo intero quanto sia i importante la cultura enogastronomica e culturale della regione. I percorsi previsti all’interno del padiglione Lazio sono otto: “Cibo e turismo: Roma capitale globale”, sulla centralità di Roma nelle politiche alimentari internazionali; “Il cammino dell’acqua”, dedicato all’acqua come risorsa culturale, storica ed economica; “Città e campagna: interazioni” esplorerà i rapporti antichi e nuovi tra realtà urbane e agricole, “Crescere meglio: eccellenze e sostenibilità“ , verterà a svelare la continuità tra storia, prodotto locale e innovazione; “Il genio e l’innovazione” dove si potranno le diverse fasi della ricerca scientifica e tecnologica, “L’origine e la qualità” rivolto ai migliori prodotti tipici e “Tutte le strade portano a Roma” e “L’area centrale dei Fori” che dovranno far conoscere i progetti di Roma Capitale per la riqualificazione del patrimonio archeologico.
Una vetrina fondamentale, anche per incrementare la mano d’opera e manifatturiera, dove l’investimento è come una puntata al gioco, che se ben sfruttata può portare enormi soddisfazioni, mentre in caso di flop ne pagheranno le conseguenze tutti gli italiani.
 




ROMA, VIGILI URBANI: LA CISL FP SCENDE IN CAMPO IN DIFESA DEI LAVORATORI

di Simonetta D’Onofrio

Roma Capitale – Come andrà a finire la vicenda sui vigili urbani di Roma Capitale, sotto la lente di ingrandimento dal 31dicembre scorso per non essersi presentati sul posto di lavoro? Si dovrà attendere qualche settimana prima di avere un quadro completo di quanto accaduto e i provvedimenti che eventualmente l’amministrazione capitolina potrà e dovrà adottare in merito a un episodio che ha fatto scuotere l’opinione pubblica e la politica.

Quel che è certo è sicuramente la posizione del sindacato, la vertenza andrà necessariamente avanti con un crescendo di iniziative a tutela della professionalità e la dignità dei lavoratori e cittadini davanti ad una amministrazione sempre più chiamata a gestire le emergenze generate dalla miopia di una politica sulla gestione del personale e dei servizi ormai acclarata. A dirlo è il sindacato della funzione pubblica della Cisl, che ha aggiunto che difenderà a spada tratta i lavoratori “incriminati” nella vicenda: “La prima ad essere licenziata è la politica miope del sindaco Marino sulla macchina organizzativa di questa città. Sta dissipando un patrimonio di 24.000 dipendenti che ogni giorno fanno si che Roma possa erogare servizi ad oltre tre milioni di abitanti e assolva al suo ruolo di Capitale d’Italia.”

Infatti il Segretario dell’organizzazione sindacale di Roma e Lazio della Funzione Pubblica Cosentino in una nota comunica: “In queste ultime ore il Sindaco continua ad infangare ciò che non conosce. Infanga gratuitamente 6.000 lavoratori della polizia locale, sta distruggendo un settore quello della scuola che conta oltre 10.000 lavoratrici tra personale di ruolo e precariato storico. Continua a mettere a repentaglio i servizi alla città con politiche miopi sui 12.000 dipendenti tra tecnici amministrativi, assistenti sociali, autisti, operatori della protezione civile, custodi dei musei e tutti colori che ogni giorno sono gli unici ad essere il fronte-office dell’Amministrazione.”

Sotto l’aspetto delle modalità organizzative dell’ente avanzano le critiche, considerate carenti per un’amministrazione grande come quella di Roma Capitale e che si nasconde enfatizzando mediaticamente l’”incidente”.
Non si può paragonare un corpo di polizia locale a quello di un commissariato, poiché è molto più piccolo e non si può sempre continuare a giocare alla caccia alle streghe, ribadisce in sintesi il sindacato FP Cisl, una gestione complessa che dovrà essere finalmente sdoganato dall’assurda ambiguità del ruolo, diritti di un impiegato, oneri di un appartenente alle forze di polizia.