Connect with us

Esteri

Bruxelles, Ufficio Europeo per la lotta alla Frode: il ricordo del magistrato tedesco Hermann Bruener

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

Generale Butticè: “Un ‘Grand Monsieur’ dell’Europa della legalità”

A cura del Generale Alessandro Butticè

BRUXELLES – Il 9 gennaio 2020, è stato decimo anniversario della morte di Franz-Hermann Bruener, il magistrato tedesco che è stato per quasi dieci anni, esattamente dal 1° marzo 2000 al 9 gennaio 2010, il primo direttore generale dell’OLAF, l’Ufficio Europeo per la lotta alla Frode.

In buona parte di questi dieci anni, esattamente fino al 16 novembre 2009, ho avuto il privilegio e l’onore di esserne stato il portavoce e il capo dell’Unità Comunicazione, ed essere testimone del suo grande amore per l’Italia, cui, come spiegherò in conclusione, ha fornito un contributo superiore a quello di tanti italiani.

È stato quindi sempre con una certa emozione che ogni anno, in occasione della consegna del Premio Argil “Uomo Europeo”, aderivo alla richiesta del presidente del Premio, Gino Falleri (storico vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e icona del giornalismo italiano, scomparso lo scorso anno), di ricordare chi era Franz-Hermann Bruener, alla cui memoria era dedicata la sezione “Comunicare l’Europa” del Premio “Argil: uomo europeo”.

Commozione particolare nel ricordare, nel decennale della sua scomparsa, un uomo che, chi ha avuto la fortuna di conoscere veramente, penetrando la coltre di riservatezza e di discrezione che spesso lo avvolgeva e dalla quale pensava di difendersi, non poteva che stimare da vivo e rimpiangere da morto.

Franz-Hermann era, innanzitutto, un uomo europeo. Era poi un tedesco nato nel 1944 e quindi cresciuto e formatosi in piena rinascita della Germania, uscita distrutta dalla Seconda Guerra Mondiale, prima di diventare la locomotiva economica dell’Unione Europea. Diplomatosi presso una delle più prestigiose scuole tedesche, prestò il suo servizio militare in un reggimento di artiglieria da montagna. Servizio militare che gli fu prolungato a seguito dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia.

Nel 1968 iniziò una carriera nel campo commerciale, prima di completare i suoi studi universitari in Diritto, Economia e Scienze Politiche nel 1976, presso l’Università di Monaco di Baviera.

Da lì l’inizio della sua carriera giudiziaria, prima come giudice istruttore, poi giudice, successivamente come pubblico ministero, prima di divenire procuratore capo a Berlino, dove, dopo la caduta del Muro, svolse anche la funzione di Pubblico Ministero nei processi contro figure di primo piano dell’ex DDR, tra i quali lo stesso leader della Germania Est, Erich Honecker.

Franz-Hermann Bruener dimostrò sempre una spiccata attitudine per le indagini contro la criminalità finanziaria ed economica e nel 1998 assunse l’incarico di Capo dell’Unità Antifrode dell’Alta Rappresentanza delle Nazioni Unite per la Bosnia and Erzegovina.

Nel marzo del 2000 giunse a Bruxelles, quale primo direttore generale dell’OLAF. Con la sua nomina, la stampa europea non mancò di sottolineare la sua indipendenza di magistrato equilibrato, dai modi sempre affabili e gentili, ma irremovibile, quando necessario, e di uomo della legalità.

Avviando l’attività dell’OLAF in un delicatissimo periodo istituzionale, che seguiva le prime dimissioni della Commissione Europea, per sospette irregolarità, dispensò ogni sua energia nella definizione della struttura organizzativa e della strategia investigativa dell’OLAF.

Non fu immune anche da difficoltà, che affrontò sempre con grande determinazione, ma con la forza della calma e del rigore della sua indipendenza e della sua grande onestà e integrità.

A seguito dei successi ottenuti nel suo primo mandato quinquennale ottenne, nel febbraio del 2006, la conferma per un secondo mandato da parte della Commissione, del Parlamento e del Consiglio europei. Mandato che non riuscì però a terminare, perché stroncato da un’incurabile malattia, che non gli evitò però di dedicarsi sino alle ultime ore della sua vita – e io ne sono stato testimone diretto – al mandato che aveva ricevuto. Pur consumato dalla malattia, che trattava con distacco e noncuranza, così come aveva trattato alcuni suoi collaboratori non sempre leali, qualche settimana prima di morire aveva presieduto una indimenticabile celebrazione solenne del decennale dell’OLAF, alla quale aveva avuto la squisitezza di invitare tutti i vecchi funzionari dal momento della sua creazione. E fece un discorso sui prossimi dieci anni dell’Ufficio, come se fosse stato certo, incurante della malattia che lo stava consumando, che lui sarebbe ancora stato lì, con i suoi investigatori.

I principali risultati che sono stati unanimemente riconosciuti a Franz Hermann Bruener – soprattutto alla luce degli anni che sono seguiti alla sua direzione – sono quelli d’avere reso l’OLAF, seppure allora giovane servizio investigativo europeo, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. Non è un caso che la sala magna dell’Accademia Anticorruzione Europea di Vienna sia stata dedicata alla sua memoria. Come non è un caso che Franz Hermann Bruener sia considerato e ancora ricordato come un “Grand Monsieur” e non solo a Bruxelles, ma anche a New York e Washington, sedi delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale, e nelle maggiori capitali del mondo.

Dalla Cina al Sud Africa, dall’Atlantico al Mediterraneo, il suo nome è stato sinonimo di Europa della legalità contro l’internazionale del crimine.

Franz Hermann Bruener è stato anche un maestro della trasparenza e dei rapporti con i media nel rispetto della legalità. I rapporti con la stampa dell’OLAF, sotto la sua guida, sono stati di grande apertura, sempre limitati però dall’assoluto rispetto della legge, compreso quello del segreto investigativo e dei diritti di tutti: tra i primi quelli delle persone soggette a indagini.

La sua politica di comunicazione e dei rapporti con la stampa – della quale chi scrive, quale suo portavoce, è stato il principale esecutore – era quella della trasparenza, ma nella legalità assoluta. Per un uomo di legge ed un Magistrato con la M maiuscola come Franz Hermann Brüner, il fine non giustificava mai i mezzi. I mezzi dovevano sempre essere quelli consentiti dalla legge e nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini. In questa politica non c’era spazio per le fughe di notizie, che Bruener ha combattuto duramente, e per un rapporto di complicità tra investigatori e giornalisti. C’era invece lo spazio per la creazione di una nuova politica di mutuo rispetto tra giornalisti e investigatori. Con Franz Hermann Bruener l’OLAF ha inaugurato un’inedita politica di comunicazione e informazione come strumenti di lotta alla frode, coinvolgendo i servizi investigativi di tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea e le associazioni nazionali della stampa, oltre la Federazione Internazionale dei Giornalisti. Da questa nuova politica è nata una tavola di discussione, prima al mondo, tra giornalisti e investigatori europei, che è spesso stata presa ad esempio dalle Nazioni Unite e da diversi Paesi oltre Europa, dagli Emirati Arabi ad Honk Kong, dall’Algeria al Qatar.

Non posso concludere il ricordo di Franz-Hermann Bruener senza rammentare che è stato anche un grande estimatore dell’Italia e della Guardia di Finanza, in particolare, sostenendo più volte pubblicamente che la reputazione di capitale della frode che l’Italia ha avuto per anni (e grazie a lui, oggi non è più così) non rende giustizia né alla realtà delle cose né agli sforzi, davvero esemplari, che l’Italia, anche e soprattutto grazie alla Guardia di Finanza, che gli ho fatto scoprire ed amare non meno di un vero finanziere, ha compiuto e continua a compiere nella lotta alle frodi ai danni degli interessi finanziari dell’Unione Europea.

In un’intervista ad un organo di stampa italiano, qualche mese prima della sua scomparsa, ricordava come l’Italia sia uno dei Paesi in cui si scopre annualmente un numero molto elevato di frodi e irregolarità. “Non bisogna però dimenticare – sottolineava all’intervistatore – che è anche il Paese che dispone degli arsenali di protezione penale e investigativa tra i più avanzati a livello europeo. E per noi è molto più facile indagare in Italia che in altri Paesi. Gli strumenti d’indagine utilizzati in Italia sono tra i più avanzati al mondo. Nella lotta alle frodi comunitarie si usano strumenti d’indagine avanzatissimi: si pensi alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Strumenti raramente utilizzati nella maggior parte degli altri Paesi per tali tipi di illeciti. Le forze di polizia e la magistratura italiane dispongono di strumenti che spesso vengono invidiati dai colleghi di altri Paesi. È quindi abbastanza naturale che i casi scoperti siano superiori”.

È anche per questo che Franz-Hermann Bruener, un gentiluomo dai tratti affabili e dai modi sempre gentili e rispettosi del prossimo, è rimpianto da chi l’ha veramente conosciuto e sarà ricordato, nella storia della costruzione europea, come un “Grand Monsieur” dell’Europa della legalità. (alessandro butticè per OsservatoreItalia)

Esteri

Gaza, l’esercito israeliano prende il controllo dell’ospedale

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

L’esercito israeliano ha preso il controllo dell’ospedale Shifa a Gaza City e ha chiesto ai membri di Hamas all’interno di uscire ed arrendersi.

Lo ha fatto sapere il portavoce militare, citato dai media. La stessa fonte ha detto che finora sono state “catturate dai soldati 80 persone sospette” e che “alcune di queste sono state confermate come terroristi operativi”. Il portavoce ha poi aggiunto “che numerosi uomini armati di Hamas sono stati uccisi e feriti negli scontri a fuoco sul terreno dell’ospedale”. 

L’esercito aveva annunciato un’operazione militare “di alta precisione” nella struttura ospedaliera, la più grande della città palestinese, in seguito alle informazioni di intelligence sulla presenza di alti funzionari di Hamas nel complesso medico. Secondo quanto riferito da testimoni sono avvenuti bombardamenti. 

“Sappiamo che i terroristi di Hamas si sono raggruppati all’interno dell’ospedale di Al-Shifa] e lo stanno usando per organizzare attacchi contro Israele”. Lo ha detto il portavoce militare israeliano Daniel Hagari in un video pubblicato su X, aggiungendo che l’esercito di Tel Aviv avrebbe condotto uno “sforzo umanitario” durante l’assalto e sottolineando che non vi è “nessun obbligo” per i pazienti e il personale medico di evacuare la struttura sanitaria.

Secondo il Ministero della sanità di Gaza sono circa 30.000 le persone, tra cui civili sfollati, pazienti feriti e personale medico, che sono intrappolate all’interno del complesso medico di al-Shifa. Lo riporta Al Jazeera. “Chiunque tenta di muoversi viene preso di mira dai proiettili” ha scritto il ministero su Telegram.

Lo stesso ministero ha lanciato un appello a tutte le organizzazioni internazionali per “fermare immediatamente questo massacro (israeliano) contro i malati, i feriti, gli sfollati e il personale medico all’interno dell’ospedale al-Shifa”. Lo riporta Al Jazeera. Gli sfollati, aggiunge il ministero, sono intrappolati in 2 edifici dell’ospedale. Un incendio è scoppiato vicino al cancello e sono stati segnalati casi di soffocamento tra donne e bambini che si trovano all’interno degli edifici. Prendere di mira chiunque si avvicini alle finestre è un altro reato contro le istituzioni sanitarie, conclude il ministero. 

Continua a leggere

Esteri

Russia, un plebiscito per Putin: eletto con quasi il 90%

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Le proteste dei seguaci di Alexei Navalny, gli attacchi alle regioni di confine con l’Ucraina e un allarme droni sugli aeroporti di Mosca non hanno impedito a Vladimir Putin di portare a termine senza incidenti di rilievo la maratona elettorale che lo ha confermato presidente con percentuali record che sfiorano il 90%: è il quinto mandato dopo già 24 anni trascorsi al potere, l’orizzonte ora è il 2030.

E lo zar, presentandosi in serata al quartiere generale della campagna elettorale, ha ringraziato i russi per la “totale fiducia”. Promettendo che il Paese diventerà più forte e avvertendo gli avversari che “nessuno ci intimidirà o ci schiaccerà”. Putin, inoltre, ha rotto il silenzio sul suo oppositore morto in carcere circa un mese fa, nominandolo in pubblico e affermando che la sua scomparsa è stata un “evento triste”. 

Il capo del Cremlino si è aggiudicato tra l’87% e l’89% delle preferenze, con gli altre tre candidati-comparsa praticamente annientati. Il comunista Nikolai Kharitonov, in seconda posizione, si è fermato al 4,7%, quello di Gente Nuova, Vladislav Davankov, al 3,6% e quello del Partito liberaldemocratico Leonid Slutsky al 2,5%. I tre giorni in cui si sono svolte, per la prima volta, le consultazioni hanno dato i risultati sperati anche in termini di partecipazione, secondo i dati ufficiali. L’affluenza alle urne è stimata ad oltre il 73%, rispetto al 67,5% registrato nelle precedenti presidenziali, nel 2018. Mentre si attende ancora il dato del voto elettronico. 

Una partecipazione massiccia, tra l’80% e il 90%, è stata annunciata anche nelle quattro regioni ucraine parzialmente controllate dalle truppe di Mosca e annesse dalla Russia nel 2022: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Qui la vittoria di Putin è stata, se possibile, ancora più netta. Le percentuali che gli sono attribuite arrivano fino al 95% nel Donetsk, al 94% nel Lugansk, al 93% nella regione di Zaporizhzhia e all’88% in quella di Kherson. 

Continua a leggere

Esteri

Presidenziali in Russia, lunghe file ai seggi: 74 arresti in tutto il Paese

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Si tratta di una maratona elettorale destinata a riconfermare Vladimir Putin – che ha votato online – alla guida del Paese per un quinto mandatoSi tratta Lunghe file si stanno formando davanti a diversi seggi elettorali nel centro di Mosca, come ha constatato l’ANSA.

Sulla storica via Arbat si era formata una coda di alcune centinaia di persone intorno a mezzogiorno, quando era in programma la protesta indetta da Navalny. La polizia, presente in forze, si limita a sorvegliare la situazione e regolare il flusso degli elettori. Diversi media e social mostrano anche file in altri seggi, fra cui uno a San Pietroburgo.

Lunghe file di elettori anche fuori dai seggi elettorali poste in diverse ambasciate russe all’estero, attorno a mezzogiorno. Lo testimonia, postando molti video e foto sui social, la Novaya Gazeta Europe. Le immagini mostrano tantissime persone ad Astana, nel Kazakhstan, lo stesso a Berlino, a Istanbul e a Sofia.

Yulia Navalnaya, la vedova di Aleksei Navalny, ha scelto la fila degli elettori fuori dall’ambasciata russa a Berlino per celebrare l’iniziativa “Mezzogiorno contro Putin”, rilanciata dal marito poco prima di morire. Come si vede da diversi account social, è apparsa rilassata e sorridente, con in mano un mazzo di fiori, mentre in tanti la salutano e le chiedono un selfie. E’ stata accolta da applausi e abbracci.

Sale a 74 il numero di persone arrestate in tutto il Paese per aver protestato fuori dai seggi in quest’ultima giornata elettorale. Lo rende noto la ong, Ovd-Info.

A metà della terza e ultima giornata delle presidenziali in Russia l’affluenza dei votanti ha superato il dato del 67,5% registrato nel 2018, quando le elezioni si tennero in un solo giorno, secondo quanto riferisce la Commissione elettorale centrale, citata dalla Tass.

Secondo Mosca, un attacco di drone ucraino ha colpito un seggio elettorale per le presidenziali russe nella parte della regione ucraina di Zaporizhzhia occupata: lo scrive la Tass, citando un politico filorusso locale. L’attacco, scrive l’agenzia russa, è avvenuto nella cittadina di Kamenka-Dneprovskaya, vicino alla linea del fronte, e l’edificio colpito della locale Casa della Cultura, che ospitava il seggio, ha preso fuoco. Non ci sono vittime, ma il Ministero russo per le emergenze afferma che non si è potuto intervenire per spegnere le fiamme perché “gli attacchi nemici continuavano”.

Due molotov contro l’ambasciata russa in Moldavia

Una persona ha lanciato due bottiglie molotov contro l’ambasciata russa a Chisinau, in Moldavia, dove erano in corso le operazioni di voto per le presidenziali. “Due bottiglie molotov sono state lanciate nel cortile dell’ambasciata, l’aggressore è stato arrestato dalle forze dell’ordine”, ha detto alla Tass il portavoce della missione diplomatica, Anatoly Loshakov.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti