Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
“Conviene alla Rai, al servizio pubblico affidare un programma a Filippo Facci che si esprime così sul giornale: “una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa? Può la tv pubblica essere affidata a chi fa vittimizzazione secondaria?”, dichiara Sandro Ruotolo responsabile informazione del Partito Democratico.
“E che dice il comitato etico della Rai? Il servizio pubblico può consentire una lettura del genere sulle donne? Pensateci bene dirigenti di viale Mazzini.
Il servizio pubblico è di tutti ma non può esserlo dei sessisti, dei razzisti e del pensiero fascista”, conclude Ruotolo.
“Io sono il pretesto per cannoneggiare il governo.
Qualsiasi giornalista in questa fase si trova a vivere una specie di ricatto, l’ha scritto anche Michele Serra qualche giorno fa”.
Lo dice Filippo Facci in un’intervista a Repubblica.it nella quale sostiene anche di non essere affatto rassegnato a perdere la conduzione della nuova striscia quotidiana pensata per Rai2, dopo le polemiche per un suo articolo sulla denuncia per violenza sessuale nei confronti del figlio di Ignazio La Russa.
Sulle conseguenze economiche di un eventuale stop, il giornalista sostiene che “la Rai non paga così tanto, ma sono soldi che mi servirebbero a campare. Comunque ripeto: sono un pretesto per battaglie molto più grandi di me, addirittura vengo messo assieme a Eugenia Roccella quando poi è una vita che le scrivo contro per le sue posizioni anti-abortiste”.
Ma lei alla fine è di destra o no? “Per niente, mai. Ho scritto sull’Unità e su Repubblica a 24 anni. Sono radicale e l’unica direzione che mi è stata proposta fu Radio Radicale, da Marco Pannella. Non sono un personaggio dell’egemonia culturale della destra, come ha scritto qualcuno, non vado neanche in redazione, semmai vado in montagna”.
Facci commenta anche la decisione presa dalla Questura di Milano, che ha inviato nei giorni scorsi un provvedimento di ammonimento per stalking nei suoi confronti a seguito delle dichiarazioni della ex compagna da cui ha avuto due figli. “Questione di pochissimo conto, parliamo di una persona che io ho lasciato nel 2019, non è la mia ex moglie ma la madre dei miei figli – dice ancora il giornalista a Repubblica.it -. Lo stalking non è di chi lascia, no? E l’ho lasciata per un’altra donna con cui andrò a convivere. Comunque si tratta di uno scambio di mail e basta, tra l’altro questa persona l’ho anche denunciata io perché mi ha messo le mani addosso davanti ad altre persone”.
Ordine dei giornalisti, FNSI, Usigrai e GiULiA e si riservano una denuncia al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti di Milano. Le leggi, le norme deontologiche, il Manifesto di Venezia. Ma prima di tutto il principio di umanità e di rispetto primario verso le persone, “rendono intollerabile quanto scritto da Filippo Facci sulla violenza denunciata a Milano da una ragazza di 22 anni, di cui il giornalista scrive su Libero dell’8 luglio (“fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa”)
“Non c’è alcun diritto di critica in un linguaggio di tale violenza, che calpesta ogni regola di umana solidarietà e di buon senso, e non è schermo il fatto che la denuncia della giovane si sia trasformata in un caso politico, come se questo consentisse l’oltraggio verso la querelante. Non sono i toni dissacranti e ironici a turbare, ma la totale insensibilità su un problema che sconvolge le donne, tutte le donne, con un approccio disposto a violare ogni codice di civile rispetto” è la presa di posizione delle commissione pari opprtunità dell’Ordine dei giornalisti e GiULiA giornaliste.