Milano, tutto pronto per la seconda edizione di artColorBike: arte e biciclette per scoprire l’ecologia e la mobilità sostenibile

MILANO – Seconda edizione ancora più ricca di contenuti per artColorBike, il progetto che promuove l’ecologia, la mobilità sostenibile e un approccio consapevole al consumo attraverso l’arte e il colore.

Dopo il successo della prima edizione, cultura, Istituzioni e aziende private si uniscono nuovamente per concretizzare un’iniziativa culturale che sceglie l’arte come strumento sociale veicolando un messaggio di responsabilità e rispetto.

Il progetto, ideato da Contexto ‐ agenzia milanese di editoria e comunicazione ‐, è realizzato in collaborazione con il Comune di Milano | Cultura, con l’Accademia di Belle Arti di Brera e grazie al contributo di Mimete, Colorificio Sammarinese, Rigo® e Talken Color.

La mostra itinerante, che inizia il suo viaggio con la tappa di Milano in occasione della Milano Design Week, prevede l’esposizione di 12 opere installative, frutto della creatività di giovani e talentuosi studenti d’arte selezionati dall’Accademia, che si sono espressi su un supporto significativo e di recupero: la bicicletta.

Guidati dal docente Dany Vescovi, gli studenti hanno trasformato dodici biciclette destinate alla rottamazione in altrettante opere d’arte, restituendole alla cittadinanza che le potrà ammirare in occasioni e momenti diversi at‐ traverso il format della mostra itinerante. Ispirandosi ai valori promossi dal progetto, i ragazzi hanno espresso la propria creatività, seguendo i percorsi individuali che fanno parte della loro ricerca artistica e utilizzando gli strumenti e i materiali messi a disposizione dagli sponsor tecnici.

Le opere verranno esposte per la prima volta a Milano dal 9 al 14 aprile 2019, in occasione della Milano Design Week 2019, in due spazi differenti della città: il Cortile d’Onore di Palazzo Moriggia | Museo del Risorgimento e lo spazio “Formidabile Lambrate” del Lambrate District Design.

L’esposizione proseguirà durante l’anno con tappe in location suggestive ed emozionanti, di interesse culturale ed artistico.

“Con artColorBike ‐afferma Vieri Barsotti, amministratore delegato di Contexto‐ percorriamo una strada originale per comunicare valori attuali e condivisi che il progetto divulga attraverso l’universo artistico, utilizzando il colore per dare nuova vita ad oggetti destinati alla rottamazione: con la loro trasformazione, i rottami esprimono rinno‐ vata bellezza e funzionalità.

Con questo progetto Contexto crea un circolo virtuoso che lega soggetti economici, Istituzioni e mondo dell’arte, creando relazioni e sinergie preziose in un cammino comune, di cui responsabilità e rispetto rappresentano le parole chiave”.

Spiega Dany Vescovi, docente dell’Accademia di Belle Arti di Brera: “Per artColorBike 2019 è stato proposto un tema: le ‘Migrazioni’ che, intese nelle loro declinazioni più ampie ‐reali, metaforiche, percettive‐, sono state campo d’indagine per un gruppo selezionato di studenti della nostra Accademia.

Quindi, che si tratti di migrazioni di popoli, di specie animali, di ioni, di cellule, di dati, o culturali, religiose e politiche, esse rappresentano un’evoluzione che fa parte del codice genetico della natura in senso più ampio.

L’oggetto ‘bicicletta’ reinventato e snaturato, dipinto e trasformato, contaminato e deframmentato, diventa opera personale ed autonoma che tende a superare i traguardi formali e concettuali legati alle consuete operazioni di destrutturazione e ricostruzione, ap‐ prodando a proposte articolate e a nuovi approcci formali”.

Sul valore artistico di artColorBike e sul ruolo di ‘incubatore’ che le imprese più sensibili possono svolgere nei confronti dei migliori talenti dell’Accademia d’arte non ha dubbi Jacopo Guzzoni, vice presidente e amministratore delegato del Gruppo FOMAS: “Mimete Metal Powders, neonata azienda del Gruppo e giovane ambasciatrice della nostra avanguardia tecnologica, sostiene artColorBike 2019 con l’intento di dare ad artisti emergenti una visibilità che il difficile mondo dell’arte non sempre riesce a fornire, portando avanti così la tradizione del Gruppo di pro‐ muovere iniziative che avvicinano l’arte all’impresa”.

“Anche nel 2019 la nostra Amministrazione sceglie di collaborare con artColorBike ‐dichiara Filippo Del Corno, assessore alla cultura del Comune di Milano‐ ribadendo l’importanza di una sinergia costruttiva ed efficace tra Istituzioni pubbliche e soggetti privati, con l’obiettivo di promuovere e rafforzare una sana e virtuosa evoluzione culturale in cui l’arte trovi sempre più i dovuti spazi e preziose energie. In un momento di grande attrattività come il Salone del Mobile e la Milano Design Week, la città diviene riferimento internazionale e guarda al futuro: è, quindi, ulteriore motivo di gioia sostenere un’iniziativa in cui i protagonisti sono i giovani talentuosi studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera, che con serietà e motivazione partecipano ad un progetto così attuale”.




Verona, congresso delle famiglie: la stupidità e l’insensatezza governano il mondo

Per fortuna nel nostro paese c’è ancora la libertà che concede a chiunque di organizzare eventi a tema su qualsiasi argomento. Questo fa si che anche il congresso delle famiglie di Verona possa esistere. E ne sono felice. Perché ognuno ha diritto a far sentire la propria voce.
La cosa diventa grave quando a una tale manifestazione ignominiosa e reazionaria, condita di mancanza di intelligenza storica oltre che di qualsiasi forma più elementare empatica, partecipa il nostro Vicepresidente del Consiglio dei Ministri.
Un personaggio che in più occasioni, grazie ai suoi slogan e comunicazione martellante, sta indirettamente fomentando chi del razzismo ne fa una bandiera, riuscendo a materializzare nell’immaginario dei più deboli (e ahimè, sono più di quanto potessimo immaginare) la cara vecchia
favoletta de “l’uomo nero”. Tirando fuori e capitalizzando tutto quel ”peggio” che i decenni di Berlusconismo avevano fertilizzato attraverso l’impoverimento culturale e l’imbecerimento dei costumi.
Tralasciamo i gadget di plastica a forma di feto e quelle manifestazioni che travalicano di così tanto il buon gusto da non riuscire neanche ad essere oggetto di un dibattito (francamente non saprei da dove iniziare).
Tralasciamo l’improvvisata della senatrice 5 stelle che confida agli esponenti del convegno di essere stata molto combattuta in questa partecipazione ma che il suo cuore è con loro.
Tralasciamo anche qualsiasi commento su una compagine di governo all’interno della quale i due genitori si insultano e sono agli antipodi anche in questa – ennesima – buffonata, nella migliore tradizione della tanto auspicata “famiglia naturale”.
Abrogazione del divorzio, dell’aborto e anche di qualsiasi tecnica di indagine prenatale che possa indicare la presenza di malformità e malattie, messa al bando dell’omosessualità, divieto di contraccezione, e indicazioni “igieniche” più restrittive, parametro che francamente non ho ancora
approfondito per estenuazione.
Il futuro che la famiglia naturale si auspica è dunque un futuro in cui: famiglie – costituitesi con la lungimiranza che spesso vediamo in giro – possano vivere per sempre infelici e scontente, senza potersi civilmente separare, con figli gravemente malati sui quali in nessun modo si è potuto intervenire prima della nascita; un futuro in cui gli omosessuali siano costretti a sposarsi e figliare o vivere per sempre da soli, in silenzio portando nella tomba la “colpa” segreta del loro orientamento malato; un
futuro senza contraccezione in cui le malattie veneree diventino il nuovo sport e le gravidanze indesiderate aumentino del 500%.
Anziché andare contro e lottare con i mulini a vento dell’idiozia più nera e dell’assurdo che diventa ragionevolmente accettabile, forse volendo fare davvero qualcosa per il pianeta terra potremmo iniziare a dire di nuovo la verità.
Che tutto questo è un crimine contro il futuro dell’umanità, per esempio. 
E che – anche se ora abbiamo improvvisamente capito che il climate change esiste e che se vogliamo sopravvivere almeno i prossimi 100 anni in un ecosistema vivibile dobbiamo muoverci e alzare il fondo schiena – forse dovremmo riconoscere che avrebbe ancor più senso se ci occupassimo di far sì che un manipolo di imbecilli infelici e rancorosi non possa vendere come progetto per il futuro roba che 50 anni fa ci avrebbe fatto rabbrividire. 
Sveglia 2019, sarebbe ora di farla finita con queste cose ridicole e godere delle possibilità incredibili che sono oggi alla nostra portata.
Valeria De Luca




Università del porno: Rocco Siffredi abbandona Budapest e fa rotta per le Marche

Siffredi Hard Academy”, spin off del memorabile “Casa Siffredi”, tornerà nella sua versione uncensored nel prossimo autunno. La strada scelta da Re del Porno è quella d’insegnare il mestiere a giovani leve un gruppo di ragazzi selezionati in Italia per un corso intensivo alla Siffredi’s Late Night .

Abbandonata la tenuta a Budapest, pare che la Rosso Siffredi Production abbia scelto proprio la regione Marche per questa nuova edizione del riuscitissimo reality.

Addirittura le prime indiscrezioni dicono che la produzione avrebbe proprio individuato la Riviera delle Palme e la Valle del Tronto, e i comuni collinari circostanti, come set di preferenza, trovando una grande abbondanza di set naturali; i comuni prescelti parrebbero Monteprandone, Spinetoli Offida, San Benedetto del Tronto, Acquaviva, Grottammare, Ripatransone e Cupramarittima.

Ovviamente i più curiosi stanno già buttando l’occhio sui più prestigiosi resort della zona.

Il cast di Siffredi Hard Academy sarà composto 13 ragazzi e 2 ragazze che sognano di diventare registi, attori, sceneggiatori. Sono invece aperte le selezioni per le comparse, per la quale la produzione ha lasciato per ora solo un riferimento una email dove inviare la propria candidatura.

Una carriera iniziata nel 1984

La lunga carriera di attore porno per Rocco Siffredi ebbe inizio nel 1984 prosegue ininterrottamente fino al 2004, quando Siffredi la dichiara terminata a vent’anni esatti dall’esordio. Nonostante ciò nel 2007 sono pubblicati 7 suoi film inediti e fino al 2011 continua a comparire in molti film che dirige. Come da lui stesso ha dichiarato, finora è apparso in più di 1500 pellicole.

Noto al pubblico come attore, Siffredi è anche regista e produttore di film hard. Ha creato una propria casa di produzione, la Rocco Siffredi Production.

In pochi sanno che il suo nome d’arte deriva da Roch Siffredi, il protagonista del film gangster Borsalino interpretato da Alain Delon. Coniugato dal 1993 con l’ex-collega Rózsa Tassi, incontrata lo stesso anno agli Hot d’or di Cannes dalla quale ha avuto due figli, Lorenzo e Leonardo, la famiglia vive stabilmente da oltre 15 anni a Budapest.




Access Consciousness, un processo che promette di liberare la mente e rilasciare i vecchi modelli di pensiero

Secondo diverse scuole filosofiche e dottrine religiose,
noi umani: “Siamo esseri infiniti, padroni di conoscenze e capacità infinite”,
ma i traumi e le difficolta della vita ci fanno perdere tale consapevolezza
che, secondo alcuni, riguardano non solo la nostra vita attuale, ma anche le
esistenze precedenti, “bloccandoci”.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 28/3/2019

Così si potrebbe riassumere la dottrina
rappresentata da “Access Consciousness”
che vede tra i fondatori il texano Gary Douglas, un tempo uno dei membri più
importanti di Scientology.

Una sorta di associazione, quindi, che organizza corsi,
incontri e seminari per condividere quello che viene definito “un diverso punto
di vista sul mondo”, con intenti motivazionali e spirituali.

Una metodica, scomodando un termine caro ai
ricercatori, che permette di recuperare la consapevolezza della nostra
“infinità” e delle nostre capacità di superare i blocchi.

I Bars, in lingua inglese, sbarre, sono elementi di
tale insieme, la prima classe di accesso. Ci sono, secondo gli esponenti di Access
Consciousness, 32 sbarre dove sono immagazzinati tutti i blocchi
e i traumi che rendono la nostra vita meno fluente, meno appagante e meno
ricca.

I “Facilitatori”, termine che indica chi ha compiuto studi su
tali tecniche, acquisendo la capacità di intervento pratico, sarebbero dunque in
grado, toccando leggermente i 32 punti della testa, sulle tempie, leggermente
sotto gli occhi, dietro le orecchie, e così via, di far scorrere le Barre (I
Bars) e liberare l’energia elettromagnetica accumulata nel corso di molte vite
che “congelava” problemi percepiti come irrisolvibili, rendendoci ricettivi e
aperti alle infinite possibilità di cui disponiamo.

Un processo che promette di liberare la mente e
rilasciare i vecchi modelli di pensiero, attraverso un tocco leggero in
sequenza di questi 32 punti sulla testa.

E migliaia di persone, asseriscono che grazie ai
massaggi dei Bars di Access Consciousness,
hanno visto cambiare molti aspetti del loro corpo e della loro vita. Risolto problemi
in diverse aree, come nel sonno, salute, peso, soldi, sesso, relazioni, ansia,
stress e molto altro ancora. Credere, non credere a
tutto ciò?
E’ un dilemma che caratterizza da sempre il pensiero umano, perché si
riferisce all’affascinante idea di poter determinare la propria esistenza,
colmandola di gioia e gratificazioni.




Roma, l’appello di Papa Francesco: “Coinvolgimento per rinascita morale e spirituale della Città”

Roma “è un organismo delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinato e vivibile, perché tanto splendore non si degradi, ma al cumulo delle glorie passate si possa aggiungere il contributo delle nuove generazioni, il loro specifico genio, le loro iniziative, i loro buoni progetti”. Così il Papa nel suo discorso all’Amministrazione capitolina. “Questa peculiare identità storica, culturale e istituzionale di Roma postula che l’Amministrazione capitolina sia posta in grado di governare questa complessa realtà con strumenti normativi appropriati e una congrua dotazione di risorse”, ha aggiunto il pontefice. 

“Formulo perciò i migliori auspici affinché tutti si sentano pienamente coinvolti per raggiungere questo obiettivo, per confermare con la chiarezza delle idee e la forza della testimonianza quotidiana le migliori tradizioni di Roma e la sua missione, e perché questo favorisca una rinascita morale e spirituale della Città“, ha concluso il Papa. 

Al suo arrivo il Pontefice è stato accolto dalla sindaca Virginia Raggi, in tailleur nero e fascia tricolore, con cui ha scambiato una cordiale stretta di mano e alcune parole di saluto, tra gli squilli di tromba dei Fedeli di Vitorchiano.

Dopo un breve incontro e un colloquio con i familiari di Virginia Raggi, papa Francesco e la sindaca sono entrati nello studio di quest’ultima e si sono affacciati dal balcone che dà sui Fori Romani. I due, sempre dialogando molto cordialmente, si sono poi riuniti nello studio per un colloquio privato.

“Roma è una città aperta, città del multilateralismo e del multiculturalismo”, ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi. “L’attenzione verso i più deboli significa anche avere riguardo per i più giovani che erediteranno ciò che noi seminiamo oggi. Roma accoglie il suo appello: il progresso economico e sociale avviene anche attraverso il rispetto dell’ambiente. La città si onora di avere un rapporto speciale e unico con Papa Francesco”.




Ancri, lo storico del Risorgimento Michele D’Andrea riceve la tessera di socio d’onore

“Per aver testimoniato da molti anni con azioni, parole e scritti il suo amore verso la Patria, di cui ha saputo raccontare con grande efficacia i simboli e le idealità che li hanno generati”.

Al termine delle celebrazioni della “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera” organizzate a Bologna dall’Associazione Nazionale insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI)  il presidente dell’ANCRI Tommaso Bove, il vice presidente Domenico Garofalo e il Delegato ai rapporti istituzionali prefetto Francesco Tagliente, hanno consegnato la tessera d’onore dell’ANCRI allo storico Michele D’Andrea.

Un passato nella dirigenza del Quirinale, Michele D’Andrea si occupa di storia, di cerimoniale, di musica del Risorgimento e di araldica militare: suoi sono lo stendardo presidenziale, gli attuali stemmi dell’Esercito, della Marina dei Carabinieri e della Polizia di Stato, per la quale ha creato anche i nuovi distintivi di qualifica. Ha pubblicato libri di protocollo e di storia, tiene in tutta Italia conferenze dal taglio originale e brillante, è socio fondatore dell’Accademia del Cerimoniale.

Il suo impegno di divulgatore storico è sintetizzato nella motivazione del riconoscimento letta dal prefetto Tagliente alle autorità presenti alla cerimonia: “Per aver testimoniato da molti anni con azioni, parole e scritti il suo amore verso la Patria, di cui ha saputo raccontare con grande efficacia i simboli e le idealità che li hanno generati”.

Alla cerimonia hanno partecipato il Sindaco di Bologna Virginio Merola, il Prefetto di Bologna Patrizia Impresa, il Questore di Bologna Gianfranco Bernabei, il Rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini, il Consigliere della Regione Emilia Romagna Stefano Caliandro, Il prof Tomaso Francesco Giupponi, ordinario di Diritto costituzionale, Ufficiali dei Carabinieri e delle altre Forze Armate nonché il presidente territoriale dell’ANCRI Salvatore Giarrizzo e  i delegati ANCRI di varie regioni presenti a Bologna per partecipate alle celebrazioni della “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera”




Oltre lo zaino: chiuso il concorso di Nava Design e Open Milano More than back pack, lo zaino ideale è organizzato e sicuro

Svelati i nomi dei vincitori del concorso
“More than backpack, apri la mente e progetta lo zaino”,
lanciato da Nava Design in collaborazione con lo spazio co-working Open Milano
in occasione del Salone del Mobile 2018.

Il concorso, che si è rivolto a studenti e
designer di ogni età e che invitava a progettare il proprio zaino ideale calato
per una quotidianità urbana sempre più veloce e tecnologica, ha portato alla
raccolta di un importante numero di progetti, tutti interessanti per l’idea e
il piano di sviluppo che li accompagnava.

La giuria, formata dal direttore creativo
di Nava Design, Gian Carlo Soresina, dal docente del Politecnico di Milano,
Giulio Ceppi, dalla designer e docente dell’Università di Bologna, Sabina
Betti, dal sociologo e docente dell’Università Cattolica di Milano, Leonardo
Previ e da Giorgio Fipaldini, ideatore e founder di Open, ha valutato i
progetti in base ai parametri di fattibilità, attinenza e originalità, e
decretato un vincitore per ognuna delle categorie tematiche previste dal
contest: travel, smart e design.

Il premio della categoria Design è stato
assegnato al trio di designer Cristian Li Voi, Nicola Checchi e Filippo
Bregoli. Il loro zaino ON TIME, ottimo connubio tra funzionalità ed estetica,
con tasche esterne in rete, borsa interna estraibile e abbinamento di più
materiali, è stato considerato il più aderente ad una possibile realizzazione.
A loro, oltre al significativo omaggio dello zaino Nava della linea “Milano”
disegnato da Naoto Fukasawa, l’opportunità di vivere uno stage in azienda per
seguire in prima persona il processo di sviluppo del modello.

Danilo Battistelli è il vincitore della
categoria Smart e dello zaino della linea Passenger. Il
safety backpack da lui progettato, dotato di airbag negli spallacci e nel
dorso, è pensato per diminuire i rischi causati dalle cadute dai mezzi su due
ruote. Pulizia di forme ed essenzialità di volumi i plus apprezzati dalla
giuria.

La giovane Giulia Alessandri ha vinto il
premio Travel con il suo “Zip-to-One”, uno zaino modulare, pensato per
adattarsi alle esigenze del fruitore, che all’occorrenza si scompone in due
parti per contenere separatamente il necessario della giornata, tra
attrezzature di lavoro, cambio per un breve stay out o per una sosta in
palestra. A lei, in omaggio, l’organizzato zaino Gate, il miglior prodotto del
brand per il viaggiatore urbano.

Un impegnativo seppur stimolante lavoro
quello vissuto dalla giuria per selezionare i tre vincitori tra le tantissime
proposte innovative in concorso. Con la conferma che la creatività è viva, che
si alimenta di studio e intuizioni e sogni e che, se affiancata ad un reale bisogno,
sa essere concreta, utile, lungimirante. Con la conferma che genialità e
funzionalità possono convivere.




Felici oggi

All’interno un piccolo esperimento per iniziare una trasformazione totale di noi stessi

A cura del Dott. Giovanni Piersanti

Quando cominciamo a diventare più autentici, più in sintonia con noi stessi invece che focalizzati su cose esterne, la felicità arriva automaticamente.

Cosa ci rende felici? Come essere felici?

L’obiettivo non è la felicità fine a se stessa, ma una
trasformazione totale di noi stessi. Divenire più autentici, trasformare le
nostre emozioni vivendole nella semplicità.

Quattro chiavi per focalizzarci e sviluppare la felicità dentro di noi

  1. L’allegria

È indispensabile avere un atteggiamento festoso, celebrativo,
allegro. Riuscire a vivere la vita come una grande risata, renderà più facile
scoprire il proprio “sé”, la propria vera essenza. Se vivi la vita come dolore
e tristezza, diventa un peso ed allora è difficile vedere la qualità e la
bellezza di questa opportunità che viene data all’essere umano. La tristezza è
solo un’abitudine. Anche l’allegria può essere coltivata come un’abitudine.
Dobbiamo solo iniziare a cercare nella vita le cose che sono piene di luce, non
di buio, perché il modo in cui guardiamo la vita ha un effetto su ciò che si
sviluppa dentro di noi. Se vediamo luce e radiosità dappertutto, ci sentiamo
leggeri, irradiamo luce e proviamo gioia. Il significato della vita dipende da
come la interpreti: “lascia andare la tristezza e dì si alla gioia. Lascia che
la vita sia una melodia”.

  • La compassione

Di solito, quando guardiamo le persone, i nostri pensieri
sono più di critica che di semplice osservazione o di empatia. C’è un cuore
anche dentro le persone peggiori e se siamo capaci di vederlo diventiamo più
compassionevoli, non si tratta di pietà, che ci fa sentire superiori e ci
spinge a cercare di cambiare l’altro o aiutarlo. L’empatia e la compassione
implicano accettazione delle persone per ciò che sono. Comprendere la
compassione sviluppa la felicità che puoi diffondere agli altri e, a sua volta,
tornarti amplificata. Se al contrario, continuiamo ad essere crudeli, critici e
pieni di pregiudizi, alimentiamo la nostra ed altrui infelicità: diventiamo ciò
su cui si focalizzano i nostri pensieri.

  • L’amorevolezza

Buoni amici e compagnie hanno sulla felicità un effetto più
grande del nostro…. conto in banca. Relazioni amorevoli e amichevoli agiscono
sulla felicità, sulla salute ed il benessere, perché il nostro cervello
controlla i meccanismi del corpo responsabili della salute e delle malattie:
ciò che la moderna scienza definisce PNEI (psico neuro endocrino immunologia).
Proprio come lo stress può dare origine ad una malattia, l’amicizia e la
felicità aumentano di molto la resistenza alle malattie, migliorano il sistema
immunitario. Tutti abbiamo una sorgente di “amichevolezza” dentro di noi, ma la
vita oggi ci dà poche opportunità di svilupparla. Anzi, la maggioranza delle
persone non sviluppa affatto questa sorgente e ciò che chiamiamo amicizia è
spesso ipocrisia e gentilezza puramente formale. Dovremmo creare costantemente
un’atmosfera di consapevolezza amichevole e, magari, fare ogni giorno una cosa
per gli altri senza aspettarsi niente in cambio.

  • La Gratitudine

Mugugni e lamentele! Lamentarsi ostacola la vita. Una mente
che si lamenta non può essere mai in pace. Ci sono tante cose nella vita di cui
essere grati e, focalizzare l’attenzione su queste cose,  ci offre l’opportunità di apprezzare quanti doni
ci è dato ricevere. Il semplice respirare è il dono più grande! Esprimere
gratitudine ci permette di entrare in uno stato di pace e grande senso di
mistero e meraviglia.

Queste quattro chiavi che possiamo sviluppare dentro di noi
creeranno un’espansione del nostro vero essere, perché non dipendono dagli
altri ma da una nostra libera scelta.

Piccolo esperimento

Per tre giorni, decidere di non brontolare, non lamentarsi di nulla. Se il cibo non è buono, se le cose non vanno come vorremmo, se fa freddo o caldo, se abbiamo mal di testa  o qualche dolore,  per tre giorni  lasciamo perdere le nostre abitudini. “Quel che è, è, comunque sia è quel che è”. Sarà una piacevole sorpresa!

Giovanni Piersanti




L’età della pietra è fra di noi: i Greta friendly, danzatori della pioggia della Generazione X

Il 15 marzo scorso nelle piazze delle città principali
d’Italia e non solo, si è consumato un vecchio rito medioevale  che si pensava appartenesse ai tempi “bui”
della preistoria, tempi che ci si augurava non sarebbero più tornati. Nell’antico
Egitto si praticava la cultura della “danza della pioggia” e nelle culture
slave esistevano balli dedicati alla dea Perperuna, richiamando la caduta della
pioggia e la purificazione della terra dagli spiriti maligni. Oggi, la generazione del millennio ha affidato questo
gravoso compito ai giovani studenti, che guidati dal guru Greta, li ha fatti
marciare, implorando gli dei di concedere a questa umanità condizioni
climatiche più miti. Ora si aspetta con ansia il responso della dea Perperuna. Scriveva
lo storico russo Oleg Chlevnjuk: “Bisogna marciare compatti, eliminando, in
ogni senso, ogni residuo del passato.

Barney: Wilma dammi la clava-Triptorelina  che devo bloccare la pubertà a Ciottolina

Proprio qui sta l’ incoerenza della generazione millennio, anziché eliminare ogni residuo sta proprio ripiombando nell’era preistorica, promuovendo ed abbracciando principi ed usi di quell’era remota. L’uomo preistorico esce dalla sua caverna, questa volta non con la clava ma con la siringa pronta ad iniettare una dose di Triptorilina a degli adolescenti per bloccare loro la pubertà e disporli alle novità del “gender policy”. Qui non ci sono i Greta friendly per difendere la natura ma i cavernicoli moderni con tanto di via libera del Comitato di Bioetica , ribellandosi contro la natura e con la presunzione di fermarne il corso naturale.

La “dolce morte” ed i sepolti vivi della cultura
persiana dei tempi di Erodoto

La propensione della generazione millennio verso culture e riti appartenenti a tempi passati emerge anche nell’accanimento verso l’eutanasia. In un interessantissimo studio di Emanuele Vaj, “Riti funebri degli indiani d’America”, capitatomi per caso, trovo il seguente passaggio: “Tra i Comanche, i vecchi e gli ammalati venivano abbandonati da tutti ad eccezione delle loro famiglie, non già per crudeltà ma nella convinzione che gli spiriti stavano invadendo i loro corpi.” Quanta coincidenza con la “pietas” dei fautori della “dolce morte” verso i sofferenti e gli anziani stanchi della vita! Il millennio scivola verso la cultura persiana attestata da Erodoto e cioè l’usanza rituale della sepoltura di persone vive e questa volta come offerta a qualche “ragione umanitaria”. Fino a qualche decennio fa l’Italia era un paese di fede cattolica. Un vento forte laicista ha spazzato via le buone pratiche
di una civiltà cristiana e gradatamente sta confezionando un essere libero,
libero e senza regole  come il suo
antenato che vagava tra le caverne. Libero e senza legami.

La famiglia da smantellare e un “divorzio breve” per facilitare la sua  disgregazione

Verità naturali vengono contestate e dire che la
procreazione che scaturisce dall’unione di un uomo con una donna rischia di
finire al rogo, fine di tutti gli eretici. Ciò che è stato sarà e ciò che si è
fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole.

I tempi di Wilma e Barney, di Fred e Betty rivivono fra di noi

La vita ha perso il suo valore  peggio di quello che ha fatto la lira contro l’euro. Per la Generazione X, un cane randagio fa più pena che un bambino abortito e gettato nel bidone dei rifiuti. Gli aborti non si contano, sono milioni di vite che mancano all’appello. Anche nelle lontane culture precolombiane e come si legge con più
enfasi in quelle mesoamericane e sudamericane i sacrifici dei bambini è ben
documentato sia da rilievi archeologici che da fonti scritte. A titolo esemplificativo
si possono documentare interi scheletri di neonati e di feti, oltre a femori e
crani smembrati rinvenuti presso la torbiera sacrificale di El Manati, oltre ad
altri referti macabri rinvenuti nella regione Maya di Comalcalco. Bene dice il
Siracide – 9  Ciò che è stato sarà e ciò
che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole.

Il passato è fra di noi, l’uomo è libero, senza
vincoli e senza legami

Scippi e violazioni di domicilio privato riempiono la cronaca giornaliera della stampa e fatti delittuosi non allarmano più le coscienze. L’uomo con la sua clava abbatte chiunque gli ostacola la rapina o il furto  ed il ragazzo bullo del quartiere terrorizza la scolaresca e osa minacciare il suo professore. Il Giudice supremo giudica, analizza, pondera e poi concede leattenuanti generiche. Motivo della concessione dell’attenuante perché il criminale  ha agito preso da una tempesta emotiva. Fu questa la  tempesta che invase Caino il giorno che uccise suo fratello Abele? Chi non la pensa come loro o è xenofobo, o è omofobo, o è razzista, o è fascista. Ancora si sente l’eco della voce sonora di Amedeo Nazzari nella Cena delle Beffe: Chi non beve con me peste lo colga. Oggi si sente dare dell’omofobo oppure dello xenofobo, del fascista oppure del razzista.

Nei tempi bui si trascinavano nelle arene i “fanatici cristiani”

Nel medioevo venivano timbrati con segni d’infamia, ebrei, saraceni,eretici, lebbrosi, la popolazione dei cagots al confine franco-spagnolo e  le prostitute. I fautori del dilagante “pensiero unico” non stanno facendo altro che copia incolla del medioevo. Ogni era ha avuto i suoi discriminati e i sopranominati  sono le categorie marginali che più di tutte
hanno subito nel Medioevo questo tipo di discriminazione.

Ha ragione Siracide, nulla cambia, oggi come ieri

L’Italia langue e chi pensa di risolvere il suo malessere spostando la lancetta del tempo indietro nell’ora degli antenati Wilma e Barney, Fred e Betty, a noi familiari perché animati nella produzione di Hanna-Barbera, sbagliano. Non si può, perché  si rischia di peggiorare la situazione.

L’occhio al futuro lo sguardo al passato

Il paese sente il vuoto di grandi uomini imprenditori
e politici come Enrico Mattei, come gli Agnelli, il Ferrari, il Del Vecchio e l’Adriano
Olivetti , solo per citarne alcuni, personaggi capaci di trainare il paese
verso la crescita economica ed un sviluppo tecnologico. I moderni
predicatori  del pensiero unico
sinistroidi e radical chic, hanno creduto di portare progresso, lavoro, welfare,
sanità e sicurezza  con la loro
eutanasia, unioni civili, uteri in affitto, divorzi brevi e quant’altro.

Non sono questi, certo, i temi in cima ai pensieri
degli italiani. Se questa è l’agenda che si prospetta in alternativa, allora la
ripresa dell’Italia deve attendere ancora.




Albano Laziale, quando nasce un fratellino: come comportarsi?

A cura della Dott.ssa Francesca Bertucci – Centro Psicologia Castelli Romani

Quando nasce un fratellino molti genitori si preoccupano delle reazioni emotive e comportamentali dell’altro figlio. Il primogenito, all’arrivo del secondo figlio, potrebbe vivere una fase faticosa della propria vita. Potrebbe sentire di perdere l’amore e l’affetto dei suoi genitori, può provare dolore, tristezza e risentimento. È la forma di gelosia più comune che possa manifestarsi in una famiglia. Essa è inevitabile e non si può prevenire del tutto. Tuttavia, è importante evitare le situazioni che potrebbero peggiorarla.

Penelope Leach, in un suo libro sull’argomento, scrive: “Immaginate che vostro marito un giorno venga a casa proponendovi di accettare un’altra moglie proprio come voi, immaginatelo ora mentre usa quello stesso tipo di frasi che solitamente si usano per dire ad un bambino che sta arrivando un fratellino”.
“Avremo con noi un altro bambino, tesoro, perché abbiamo pensato che per te sarebbe bello avere un fratellino o una sorellina con cui giocare. Non ti vorremmo meno bene per questo, ci ameremo tutti.”
potrebbe essere anche: “Avrò con noi una seconda moglie, tesoro, perché abbiamo pensato che per te sarebbe bello avere un po’ di compagnia e un aiuto in casa.”
La gelosia si manifesta perché il bambino può provare paura ed insicurezza, può temere di essere meno amato e meno considerato rispetto all’altro. La sua insicurezza può essere legata soprattutto alla figura
materna. Infatti, se prima la relazione con quest’ultima era caratterizzata dall’immagine di una diade, “Ci siamo io e la mamma!”, adesso l’immagine è quella di un triangolo relazionale, “Ci siamo io, la mamma ed il
fratellino!”. Inoltre, i cambiamenti sono concreti, mettono al centro la relazione tra la mamma ed il neonato. Una relazione fatta di cure e attenzioni, per soddisfare i bisogni del più piccolo.

E’ probabile che il primogenito possa diventare fastidioso perché preoccupato che i genitori possano volergli meno bene di prima e può regredire a stati infantili. Quando il bambino è geloso, non riesce a
controllare razionalmente il suo comportamento, ha bisogno dell’aiuto di un adulto.
L’entrata del fratellino è, pur sempre, l’inizio di una nuova conoscenza. Un estraneo che può creare curiosità ma anche paure e timore. Dall’altra parte aiuta il maggiore a capire che non sempre può pensarsi al centro dell’universo materno e lo aiuterà a costruire strategie e processi mentali che arricchiranno la propria vita emotiva e cognitiva. Tale fase di sviluppo sarà il primo passo per mettere le basi di quel lungo processo di separazione-individuazione che lo porterà a sviluppare, gradualmente e nel tempo, la propria identità.

Come sostenere il primogenito in questo importante momento di crescita e cambiamento?
Il ruolo del papà è fondamentale poiché diventerà la figura di sostegno e di completamento della mancanza della mamma. Inoltre, l’osservazione da parte del bambino di gesti e sentimenti affettuosi del papà nei confronti della mamma potrebbe permettergli di immedesimarsi in tali sentimenti, senza sentirsi escluso.
La figura del padre è una risorsa essenziale in questa nuova fase della vita familiare.
Inoltre, è fondamentale essere comprensivi e rassicuranti con il bambino, soprattutto osservare i suoi comportamenti, che qualche volta, possono risultare inspiegabili e definiti come capricci. Invece, è importante, mettersi nei suoi panni, per provare a capire il suo punto di vista e quello che può sembrare un capriccio, magari è una richiesta di attenzione e maggiore vicinanza dei genitori.

Sarebbe opportuno rassicurarlo rispetto a questo faticoso momento di cambiamento facendogli capire che i suoi genitori non l’abbandoneranno mai. Parlare con il bambino, ascoltarlo ed aiutarlo a tirar fuori le emozioni, positive e negative, offrendo spazi e tempo per parlare dei propri sentimenti, di ciò che lo turba, di ciò che desidera, delle sue paure.

Inoltre, i genitori potranno coinvolgerlo negli aspetti di accudimento e
cura del fratello minore, promuovendo la vicinanza tra fratelli per permettere al figlio maggiore di non sentirsi escluso.

Mantenere le abitudini precedenti è un altro aspetto importante, cercando di fare le stesse cose che si facevano prima dell’arrivo del fratellino.
Infine, sarebbe importante evitare il confronto continuo tra fratelli, ogni bambino è diverso dagli altri, quindi potrebbe essere un bene tenere a mente sia i limiti che le risorse che contraddistinguono ognuno
come essere unico e speciale.

Centro psicologia Castelli Romani- Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa-Psicodiagnosta dell’età evolutiva-Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.psicologocastelliromani.it
piazza Pia 21 00041 ALBANO LAZIALE




“La casa delle farfalle”, l’appuntamento da non perdere con la foresta tropicale: dal 23 marzo a Roma

ROMA – La leggenda narra che se una farfalla ci si poggia addosso e si esprime un desiderio, quel desiderio si avvererà.

Centinaia di farfalle, di tantissime e
variegate specie, volano liberamente in una riproduzione di foresta tropicale
creata per darvi la possibilità di vederle da vicino.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 21/3/2019

Dopo il successo delle precedenti due
edizioni, dal 23 marzo torna a Roma “La Casa delle Farfalle”: un giardino
magico e incantato all’interno del quale ammirare centinaia di farfalle
tropicali variopinte e di raro pregio, libere di sprigionare tutta la loro
bellezza e vivacità.

Allestita in via Appia Pignatelli 450
fino al 9 giugno, “La Casa delle Farfalle” è una serra tropicale, un vero e
proprio angolo di paradiso nel cuore della città in cui passeggiare osservando
da vicino alcune delle farfalle più spettacolari del mondo, seguendone il ciclo
vitale in un ambiente che riproduce il loro habitat naturale.

In occasione della sua terza edizione
primaverile, inoltre, “La Casa delle Farfalle” ha allestito il primo “Orto
delle Farfalle”, un bellissimo giardino ricco delle piante più gradite alle
farfalle autoctone, ma ricco anche di piante indispensabili alla nostra
alimentazione.

L’Orto delle Farfalle ha lo scopo di
diventare un punto di ristoro per le nostre farfalle, ma allo stesso tempo un
giardino piacevolmente fruibile per coltivare ortaggi e piante aromatiche.

Il percorso de “La Casa delle Farfalle”,
immerso tra le meraviglie della natura, permetterà ai visitatori di guardare, e
in alcuni casi anche toccare dal vivo, non solo i bruchi e le crisalidi delle
farfalle o i vari tipi di bozzoli delle falene, ma anche altri insetti noti per
le loro caratteristiche uniche, come gli insetti stecco, gli insetti foglia e
le blatte fischianti del Madagascar e ormai divenuto nostra mascotte, il
simpatico millepiedi gigante.

L’esplorazione de “La casa delle Farfalle”
è un’imperdibile esperienza rivolta anche alle scuole, essa ha infatti
l’obiettivo non solo di emozionare i suoi visitatori ma anche quello di
catturare l’attenzione, far nascere passioni e rafforzare la nostra convivenza
con la natura.

Per rendere l’esplorazione della casa
delle farfalle più accattivante e costruttiva, biologi ed entomologi guideranno
i visitatori a immergersi nell’affascinante mondo delle farfalle, svelando loro
tecniche adattative e curiosità.

La Casa delle Farfalle vi aspetta dal 23
Marzo al 9 Giugno 2019 dal Lunedì al Venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19
Sabato, Domenica e Festivi dalle 9.00 alle 19.00 con ultimo ingresso 30 minuti
prima della chiusura.

lsdpr