Milano, lady smile: sequestrati beni e conti correnti per 2,5 mln di euro alla regina dell'odontoiatria lombarda

 
di Angelo Barraco

MILANO – L’operazione  “Smile” eseguita dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Monza e del Nucleo Operativo del Gruppo Guardia di Finanza di Monza ha portato al sequestro di beni e conti correnti per un valore di 2,5 milioni di euro e due società  appartenenti a Maria Paola Canegrati, soprannominata la “Lady Sorriso” dell’odontoiatria. La donna è stata già coinvolta nella prima parte dell’inchiesta “Smile” che ha portato alla sua condanna a 4 anni e due mesi di reclusione.
 
Dalle indagini è emerso che le due società detenevano il monopolio delle cure odontoiatriche presso gli ospedali della Lombardia. “Lady Sorriso” è stata arrestata ad inizio anno e in questa seconda fase investigativa risulta indagata per operazioni sospette messe in atto insieme al commercialista e consulente di Bergamo. Gli accertamenti svolti dagli inquirenti hanno dimostrato che la donna avrebbe accumulato la sua fortuna attraverso attività illecite, tali verifiche hanno portato alle misure cautelative nei riguardi delle società. Su di lei pende inoltre l’accusa di aver prodotto fatture false per 1,8 milioni di euro con l’ausilio di società straniere o documenti per operazioni mai svolte. Su di lei pende il reato di evasione in concorso con il suo commercialista che è pari a 445 mila euro, a tale esorbitante cifra si aggiungono le accuse di accuse di truffa e tentata truffa aggravata e 345 mila euro provenienti dalle prestazioni odontoiatriche rimborsate dal servizio sanitario regionale, inoltre è accusata di appropriazione indebita per ingiusto profitto per una somma di 2,6 milioni di euro per aver usato carte di credito dell’azienda con fatture addebitate all’imprenditore.
 
Nella prima fase dell’indagine è stato coinvolto il 49enne Fabio Rizzi, ex senatore, nonché “padre” della Riforma della sanità in Lombardia che era stato arrestato. L’uomo era stato anche sospeso dall’incarico ed espulso dalla Lega Nord, era state arrestate anche altre 20 persone. Una vicenda che nel maggio scorso ha riacceso i riflettori sullo scottante tema della sanità e relative inadeguatezze. Un’inchiesta che coinvolse un copioso numero di persone e che portò “Lady Sorriso” a patteggiare una pena di 4 anni e due mesi di reclusione e al pagamenti di 300mila euro. Una pena che accorpa anche due episodi di corruzioni risalenti all’anno 2015 che furono denunciati dalla componente del collegio sindacale dell’ex Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate in un secondo esposto, portando in auge lo scandalo degli appalti. Una vicenda che ha coinvolto il sopracitato Fabio Rizzi, presidente della Commissione Sanitaria della Regione Lombardia e il suo portaborse Mario Longo che hanno patteggiato a 2 anni e al pagamento di 70mila e 180ila euro. 



Palermo, rubavano le auto e poi chiedevano il riscatto


di Paolino Canzoneri


PALERMO – La polizia della sezione Criminalità organizzata della Mobile ha effettuato arresti per una presunta banda di 23 persone dedita a estorsioni, ricettazione e furto di veicoli commerciali. Le indagini avviate nel settembre dell'anno scorso hanno portato alla luce una organizzazione criminale i cui elementi svolgevano ruoli specifici: alcuni erano dediti al furto dei veicolo commerciali, altri fornivano luoghi sicuri dove nascondere i mezzi, altri ancora facevano da intermediari per contattare le vittime alfine di estorcere del danaro per la restituzione. Sembra inoltre che il gruppo fosse in grado di rubare anche un centinaio di veicoli al mese riuscendo ad incassare anche 200mila euro circa. Una metodologia detta "cavallo di ritorno" che non è sfuggita agli inquirenti che in pochi mesi hanno disposto la maxi operazione coinvolgendo oltre 200 agenti che in poche ore hanno compiuto gli arresti. Il capo della Squadra Mobile di Palermo ha spiegato: "Si tratta di un'operazione che ci ha permesso di annientare un'associazione a delinquere finalizzata ai furti, e alle estorsioni. Si tratta di veri e propri professionisti, che riuscivano a mantenere contatti con personaggi della criminalità organizzata palermitana. I furti dei mezzi fruttavano oltre 200 mila euro al mese. Siamo riusciti a restituire molti mezzi ai palermitani, vittime di questo giro criminale".  Ai domiciliari: Marcello Sirchia di 41 anni, Roberto Presti di 21 anni, Gaetano Castelluccio di 37 anni, Pasquale Ferrara di 30 anni, Pietro Di Mariano di 45 anni, Vincenzo Lo Verso di 47 anni, Giuseppe Di Maria di 76 anni, Gioacchino Lo Buono di 27 anni , Sebastiano Andrea Marchese di 53 anni, Salvatore Adimino di 28 anni, Ciro Lucà di 39 anni, Antonino Presti di 51 anni, Giuseppe Di Maria di 42 anni, Salvatore Carollo di 26 anni, Anna Rita Marino di 38 anni, Marcello Falcone di 43 anni, Ciro Li Crasti di 61 anni e Vincenzo Marchese di 28 anni; mentre in carcere: Antonino Noto di 34 anni, Lillo Fanara di 23 anni, Emanuele Casamento di 24 anni, Salvatore Casamento di 32 anni, Francesco Quattrocchi di 20 anni, Leonardo Algeri di 37 anni e Massimiliano Castelluccio di 48 anni.



Ferrara, massacro di Renazzo: 60 anni di carcere per i due assassini di Cloe Govoni

 

di Andrea Barbi

FERRARA -. E' finita l'attesa per i familiari di Cloe Govoni, uccisa, durante una rapina nella sua casa di Renazzo (una frazione di Cento, nel ferrarese) il 6 Novembre 2015. Due ragazzi rumeni quella notte entrarono in una villetta di campagna sperando di potersi accaparrare un ricco bottino ma, dopo essere stati colti in fragrante dall'anziana padrona di casa, l'ottantaquattrenne ex insegnante in pensione e da sua nuora, la cinquantatreenne Maria Humenic che da tempo l'accudiva; massacrarono di botte le due malcapitate. Fu proprio la badante di Cloe a riuscire a chiamare i soccorsi. Entrambe furono portate d'urgenza all'ospedale, ma per l'anziana ogni tentativo dei medici di salvarle la vita si rivelò vano, morì pochi giorni dopo il ricovero al Sant'Anna di Cona a causa delle gravi ferite subite durante la barbara aggressione, mentre la moglie di suo figlio, ferita anche lei gravemente, fortunatamente si salvò. Ieri è arrivata la sentenza del processo iniziato lo scorso ottobre.

il giudice Piera Tassoni, dopo aver valutato le richieste dell'accusa (ergastolo) e le tesi presentate dalle difese (riduzione a omicidio preterintenzionale e non voluto), ha condannato a 30 anni di carcere due giovani che abitavano nei pressi di Castelfranco: Leonard Veissel, 27 anni, e Florin Constantin Grumeza, di 23. Il giudice ha valutato che l'omicidio dell'anziana e il tentato omicidio della donna che la accudiva erano punibili con l'ergastolo, ma per via della riduzione dovuta al rito (in abbreviato, sconto di un terzo) la pena è scesa a 30 anni di carcere.

Il massacro di Renazzo sconvolse non solo l'intera comunità locale, ma ebbe grande eco anche a livello nazionale. Molti, infatti, furono i politici che non mancarono di commentare la vicenda.

Lo stesso comune di Cento decise fin da subito di costituirsi parte civile al processo contro i due malviventi.

Anche il comune, così come i famigliari, ha avuto la sua parte al termine del processo. Il giudice ha stabilito infatti un risarcimento da 15 mila euro, che va a sommarsi ai 60 mila fissati per Andrea Ardizzoni (figlio della vittima)e ai 60 mila per Maria Humeniuc, miracolosamente scampataalla furia omicida. Ora non resta che attendere le motivazioni della sentenza, per le quali il gup si è preso 90 giorni di tempo.




Messina: cosa nostra dietro il traffico della carne

 

di Paolino Canzoneri

 

MESSINA – All'indomani dei controlli sugli animali d'allevamento nel territorio di Sant'Agata di Militello, il quadro che ne esce è piuttosto preoccupante. Una grande inchiesta dal nome "Gamma Interferon" coadiuvata dalla Polizia in merito al fenomeno dilagante della macellazione clandestina, aveva portato ad oltre 33 misure cautelari.
 
Di fronte al GIP Andrea La Spada e al pubblico ministero Luca Melis un primo importante interrogatorio era previsto per i due principali indagati Salvatore Borgia e Nicolino Gioitta nel carcere di Gazzi che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Preoccupano non poco i dati forniti dalla commissione speciale istituita dalla Regione che evidenzia come la Sicilia sia la regione con il numero più alto di focolai di tubercolosi bovina e come a Messina la brucellosi tocchi livelli altissimi rispetto il resto dello stivale.
 
La criminalità organizzata silente controlla il mercato alimentare delle carni e questo lo ha palesemente ravvisato il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta durante una conferenza stampa a Palazzo D'Orleans alla luce degli arresti di mercoledi scorso: "Cosa nostra controlla una parte importante del mercato alimentare delle carni, attraverso attività come la macellazione clandestina di capi e talvolta con la gestione diretta di alcuni macelli. Accanto a questi fatti c'è stato un fenomeno estremamente inquietante che riguarda l'attività dei veterinari.Spesso ci siamo ritrovati con imprese non in regola con le informative antimafia: è la mafia che esercita legalmente per omessi controlli e omesse attività amministrative. Veterinari che invece di fare due controlli l'anno ne facevano uno solo o non ne facevano affatto dichiarando di averli fatti. Un mondo inquietante in cui ci sono profili di complicità consapevole e interessata e profili legati ad una certa logica "alla Don Abbondio", di lavarsene le mani e voltarsi dall'altra parte violando le norme e mettendo in pericolo la salute dei cittadini.".
 
Parole che tuonano come un allarme da ascoltare e accogliere attentamente per evitare il dilagarsi di tale illegalità estesa su tutto il territorio del Parco dei Nebrodi, zona che coinvolge le province di Catania, Enna e Messina in un sistema di connivenze e complicità che agevola l'attività criminale:"Nell'ennese, poi, la fanno da padrone i clan tortoriciani e il clan catanese Santapaola mentre nei Nebrodi abbiamo registrato la presenza collaterale della 'Ndrangheta. Tutti insieme gestiscono l'intero sistema. Chi subiva furti di animali malati non li denunciava per incassare i premi dell'Unione Europea per gli allevamenti sani, un sistema di questo tipo ha bisogno di complicità diffuse, di un quadro di responsabilità molto difficile da accertare.  Fatti ignobili che meritano la condanna di tutto il popolo siciliano che si trova inconsapevolmente vittima di comportamenti inaccettabili che abbiamo tutti il dovere di combattere". I provvedimenti immediati per fermare tempestivamente il fenomeno saranno rivolti nella rotazione dei veterinari addetti ai controlli delle Aziende Sanitarie della provincia di Palermo (ASP), partendo da quelle messinesi parallelamente al potenziamento dei sistemi di controllo e ispezione della Regione.
 
Rosario Crocetta in una conferenza stampa a Palazzo D'Orleans nel capoluogo siciliano ha aggiunto cifre e stime che la dicono lunga sull'emergenza del caso riferendosi chiaramente al furto di circa 30mila ovini e 6mila bovini registrato durante tutto il 2015 scorso nell'intera area della provincia messinese e che restano senza qualsiasi controllo di qualità e salubrità finendo nelle mani del mercato clandestino: "I capi infetti rubati non vengono dichiarati cosi non rischiano di perdere la premialità europea per gli allevamenti sani e finiscono poi per essere macellati clandestinamente. La Regione non è stata a guardare e ha collaborato all'inchiesta della la procura di Messina".
 
L'assessore regionale della Sanità Baldo Gucciardi, presente alla conferenza stampa a fianco di Rosario Crocetta, assicura il mano pesante: "Non ci saranno sconti per nessuno. Scatta la sospensione immediata per i veterinari oggetto di provvedimenti dell'autorità giudiziaria. Non si tratta solamente di lotta alla mafia ma tutela della salute pubblica". L'Assomacellai di Confesercenti nelle parole del presidnete di Fiesa Assomacellai Giampaolo Angelotti ha dedicato uno speciale ringraziamento alle forze dell'ordine e nel contesto ha lanciato un appello accorato: "Fate pulizia fino in fondo. Le responsabilità dei pochi non devono danneggiare il lavoro onesto di centinaia di opeatori del settore. Ringraziamo Procura e forze dell'ordine che hanno fatto emergere una vera e propria filiera della carne adulterata". 



Varese, maxi frode: sequestro da 100 milioni di euro

 

Redazione


VARESE – La Guardia di Finanza di Varese, a partire dall'alba di oggi, sta dando esecuzione a dodici ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Varese, nell'ambito di un'indagine per una maxi frode fiscale, contestualmente a sequestri preventivi di beni per cento milioni di euro. Le fiamme gialle, nel contesto della stessa inchiesta coordinata dal Procuratore Capo di Varese Daniela Borgonovo, stanno eseguendo perquisizioni in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo.




Milano, Giuseppe Sala indagato per falso in Expo: si autosospende da sindaco

Redazione

 

MILANO – Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ex ad di Expo, risulta indagato nell'inchiesta sulla 'Piastra dei servizi' dalla procura generale di Milano. Da una richiesta di proroga indagini, era emerso che la procura generale, dopo aver avocato l'inchiesta alla procura, ha iscritto nuovi nomi nel registro degli indagati. Tra loro figura il primo cittadino milanese.

A Sala viene contestata dai magistrati un'ipotesi di falso. A coordinare l'inchiesta è il sostituto pg di Milano Felice Isnardi che poco più di un mese fa ha avocato l'indagine togliendola alla Procura che aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo. Richiesta che era stata 'bocciata' dal gip. Con le nuove indagini della Procura generale è arrivata l'iscrizione di Sala.

"Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco". Lo ha spiegato il sindaco di Milano Giuseppe Sala in una nota. "Determinazione – ha aggiunto – che formalizzerò domani mattina nelle mani del Prefetto di Milano"




San Lazzaro di Savena: arrestati falsi finanzieri che derubavano i portapizza

 

Redazione

 

SAN LAZZARO DI SAVENA – Nella scorsa primavera un addetto alla consegna a domicilio di una pizzeria di San Lazzaro di Savena aveva denunciato di essere stato derubato del denaro in suo possesso da due uomini che si erano spacciati per agenti della Guardia di Finanza e l’avevano sottoposto ad un controllo stradale.
I due uomini in abiti borghesi ed a bordo di un’autovettura, fermavano lungo la strada l’addetto alle consegne delle pizzeria a bordo del proprio ciclomotore e qualificatisi come Finanzieri – mostrando una placca ed un tesserino con foto e nominativo – , simulavano un controllo fiscale affermando, immediatamente, che lo scontrino in possesso della vittima non andava bene ed erano necessarie ulteriori verifiche. Avrebbero quindi dovuto recarsi presso la pizzeria, i due sedicenti finanzieri si facevano consegnare dalla vittima la carta d’identità ed il denaro in suo possesso nonché l’incasso della giornata ammontane a poche centinaia di €uro. Durante il tragitto, però, i due autori si dileguavano facendo perdere le proprie tracce.
A seguito di questa denuncia i militari della Compagnia Carabinieri di San Lazzaro di Savena hanno sviluppato una serie di accertamenti per risalire agli autori, ma nel corso dell’attività hanno anche scoperto che il giovane denunciante non era l’unica vittima di azioni di questo tipo. E’ stato possibile accertare 11 diversi episodi operati sempre con lo stesso modus operandi del “falso Finanziere”.
Gli accertamenti hanno consentito di individuare i responsabili di queste truffe in tre uomini, già noti alle FF.PP.. Nel corso di perquisizioni effettuate presso le abitazioni dei due venivano rinvenuti e sequestrati gli attrezzi del mestiere utilizzati per mettere in atto la simulazione del controllo stradale: un distintivo con placca di appartenenza all’Associazione Nazionale dei Finanziari d’Italia (associazione dei militari della Guardia di Finanza in pensione) contraffatto, un distintivo con placca di appartenenza all’Associazione Nazionale Carabinieri (associazione dei militari dell’Arma dei Carabinieri in pensione), una pistola a salve 8 mm con relativo munizionamento e palesi segni di manomissioni al tappo rosso nonché alcune carte di credito, telefono cellulare e buoni pasto provento di altre attività delittuose.
Inoltre veniva recuperata una “lista” nella quale, con dovizia di particolari, erano state trascritte le targhe con a fianco la data ed il luogo di avvistamento, dei ciclomotori e veicoli in uso ad altri fattorini delle pizzerie insistenti nella Provincia. Acquisiti questi dati gli indagati, utilizzando un’applicazione gratuita presente sul proprio smartphone – di pubblico utilizzo e scaricabile gratuitamente -, verificavano se i mezzi annotati fossero o meno assicurati in modo da poter procedere, con tale escamotage, al loro controllo.
Nel pomeriggio del 09 dicembre 2016 in San Lazzaro di Savena e Castel Guelfo di Bologna, militari del Nucleo Operativo di San Lazzaro di Savena, davano esecuzione a provvedimento cautelare emesso dal Gip. Dr. Alberto Gamberini del Tribunale di Bologna – ufficio G.I.P., richiesto dal Sost. Proc. Dott. Claudio Santangelo della Procura della Repubblica di Bologna, con il quale sottoponevano agli Arresti Domiciliari un indagato ed altri due all’obbligo di dimora nei rispettivi Comuni di residenza.




Fabrizio Corona rinviato a giudizio: In due giorni versati circa 400 mila euro di tasse su quei contanti

 
di Angelo Barraco
 
Milano – Il Gup di Milano Marchiondelli ha rinviato a giudizio l’ex Re dei paparazzi Fabrizio Corona, con le accuse di intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione in merito alla somma di 2,6 milioni di euro di cui una parte è stata rinvenuta nel controsoffitto e un’altra parte è stata invece rinvenuta all’interno di due cassette di sicurezza in Austria. E’ stata rinviata a giudizio anche la sua collaboratrice Francesca Persi e per loro il processo inizierà il 25 gennaio. Il Tribunale del Riesame di Milano, nelle motivazioni che hanno portato alla conferma del provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’ex Re dei Paparazzi, scrive che Fabrizio Corona ha una “inusuale inclinazione a delinquere e le modalità di esecuzione e organizzazione” i merito all’intestazione fittizia di beni e inoltre viene evidenziata “una sicura capacità delinquenziale, oltre che l'inserimento in un contesto organizzato e ben collaudato”. Corona è tornato nuovamente in cella il 10 ottobre scorso, mentre era in affido ai servizi sociali. Per il Riesame c’è il “pericolo concreto e attualissimo” che possa assumere “analoghe condotte criminose”. Nel corso delle dichiarazioni spontanee, Corona avrebbe parlato al Gup di Milano e avrebbe detto: “Tra ieri e l'altro ieri ho versato circa 400mila euro di tasse su quei contanti, ora datemi la possibilità di uscire e di tornare a casa”. Il legale inoltre ha specificato che Corona  è “preoccupato ma pronto a dare battaglia”. La difesa è pronta a dimostrare che il denaro sequestrato al’ex Re dei Paparazzi è di provenienza lecita e vuole dimostrarlo attraverso la documentazione “per dimostrare che Fabrizio ha iniziato a pagare le imposte su quelle somme” specifica il legale. 
 
Ricordiamo che la Guardia di Finanza ha sequestrato l’abitazione milanese dell’ex re dei paparazzi sita in Via De Cristoforis dal valore di 2 milioni e mezzo di euro. Tale provvedimento è stato disposto dal Tribunale di Milano che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari, che hanno chiuso l’inchiesta su Corona per intestazione fittizia, frode fiscale, violazione di norme patrimoniali in relazione alle misure di prevenzione. Ma veniamo al caso di Corona nei particolari. Dalle indagini è emerso, secondo quanto dichiarato dai finanziari, che le attività d’indagine “hanno consentito di appurare come l'immobile oggetto del sequestro, nella piena disponibilità di Corona, fosse stato acquisito, previa intestazione formale a un prestanome, con risorse finanziarie prevalentemente provento delle azioni distrattive commesse in danno della società fallita”. Si apprende inoltre che l’appartamento era stato acquistato nel 2008 e secondo i Giudici “con una liquidità da ritenere di origine illecita costituita dal proventi di illeciti tributari e fatti di bancarotta” poiché “Fabrizio Corona era persona che viveva, almeno in parte, di un flusso costante di somme provenienti dagli illeciti tributari e dalle condotte di bancarotta ai danni della Corona's”.
 
L’abitazione era intestata a Marco Bonato, suo collaboratore e i giudici sottolineano “Dal momento dell'acquisto Corona è sempre stato residente al civico 13 di via De Cristoforis e ha mantenuto con continuità la disponibilità dell'immobile che il proprietario formale non ha invece mai abitato”. Inoltre i Giudici riportano che i soldi della compravendita dell’immobile provengono dai conti della Fenice “a partire dagli 1,1 milioni di euro suddivisi in 22 assegni circolari di 50mila euro ciascuno emessi il 26 febbraio 2008 che risultano ritirati in banca dall'avvocato Tommaso Delfino su delega di Corona. Sono stati versati su un conto cointestato a due coniugi calabresi nei giorni successivi in favore del pregiudicato calabrese Vincenzo Gallo, che appare cosi' il beneficiario finale del pagamento”. Fabrizio Corona è stato arrestato il 10 ottobre con l’accusa di intestazione fittizia di beni in relazione alla vicenda relativa al ritrovamento di un milione e 700 mila euro in contanti rinvenuti nel controsoffitto della casa di una sua collaboratrice Francesca Persi.
 
Corona, dal carcere di San Vittore,ha parlato di  due conti: “I contanti sequestrati e quelli portati in Austria (900mila euro, secondo Corona) sono frutto del mio lavoro e di quello della società Atena (amministrata dalla Persi) e avevo intenzione di pagare le tasse”. L’8 novembre si è tenuta davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano l’udienza per decidere se revocare o meno l’affidamento ai servizi sociali.
 L’ex re dei paparazzi ha dichiarato: “Mi sento accerchiato, ho commesso un errore ma non un reato, se mi date il tempo per pagare le tasse su quei contanti potrò proseguire nell'affidamento, perché sono una persona onesta che ha guadagnato un mucchio di soldi ammazzandosi di lavoro” aggiungendo inoltre “Sono andato a denunciare la bomba carta esplosa sotto casa mia la scorsa estate e da lì è partito tutto, mi hanno trattato come un criminale, ma io su quei contanti (1,7 milioni di euro sono stati trovati in un controsoffitto) sono ancora in tempo per pagare le tasse”. 
 
Arrabbiato Don Mazzi, fondatore della Fondazione Exodus: “Corona caro, prima di tutto non venire da me perché sono troppo buono e mi hai fregato. Più che pentito per averlo accolto, mi sono arrabbiato mi pare di essere stato imbrogliato. Forse peccando di superbia ero convinto che non avesse voglia di fregarmi e invece, forse, c'è stato un periodo in cui si è convinto di non fregarmi, ma dopo è venuto fuori ancora il Corona” ha aggiunto inoltre “Io sono arrabbiato che sia in galera la galera a Corona e a persone così non serve, bisogna che trovi un altro luogo e, soprattutto, un po' più di pazienza, è stato troppo poco con me” e ha aggiunto “Intanto ho detto che si cerchi un altro che Don Mazzi ha da fare  io sono apertissimo a dieci casi anche peggiori di lui, perché Corona è in effetti un caso mass-mediatico, ma non avete idea di che casi ho seguito e che sto seguendo e cosa ho nelle mie comunità, perché forse sono diventato l'unico prete che ancora prendi questi casi”.



Salerno, estorsioni e violenze per agevolare clan: 16 indagati

 

Redazione

 

SALERNO – Maxi operazione dei carabinieri del Comando Provinciale di Salerno nell'Agro nocerino – sarnese. Dall'alba di stamattina, oltre cento militari, con l'ausilio di unità cinofile e il supporto di un elicottero, stanno eseguendo un'ordinanza applicativa di misure cautelari – emessa dal Gip del Tribunale di Salerno, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 16 indagati. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione, usura, lesioni personali e trasferimento fraudolento di valori, tutti aggravati dal metodo mafioso.




Milano, cadavere nella cava: arrestato l'ultimo compagno e un suo amico

 

Redazione

MILANO – Sono state arrestate due persone per l'omicidio di Gabriella Fabbiano, la 43enne uccisa con un colpo di pistola e ritrovata senza vita nel laghetto di una cava a Cernusco sul Naviglio, nel Milanese. In manette il presunto omicida e il complice che avrebbe aiutato il killer ad occultare il cadavere. L'indagine dei carabinieri è stata coordinata dai pm Francesco Cajani e Alberto Nobili della procura di Milano. I due arrestati sono Mario Marcone, l'uomo di 42 anni che aveva avuto una relazione con la vittima e che era già stato indagato nei giorni scorsi, e il suo amico Fabrizio Antonazzo, 60enne di Cernusco sul Naviglio, a carico del quale gli investigatori hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza in ordine alla soppressione del cadavere di Fabbiano. Marcone ha confessato e ha raccontato che l'omicidio è avvenuto all'interno del suo appartamento la sera del 30 novembre al termine di una lite scoppiata per gelosia. A incastrarlo le tracce di sangue trovate in casa e nella sua auto.




Palermo, caos pentastellato: forum M5s Sicilia offline e account bloccati

 

di Paolino Canzoneri


PALERMO – Aleggia un caos assoluto nelle fila del M5S e questa volta a saltare è il forum del movimento che con la scritta "Il Forum è temporaneamente offline" non lascia dubbi sul fatto che si tratti di un malfunzionamento dovuto ad un presunto hackeraggio volontario che ne causa anche il blocco degli account. Secondo Mauro Giulivi e Loredana Ceruso de La Repubblica Palermo, i gestori del forum si sarebbero accorti dell'ammissione al forum online senza autorizzazione anche da parte di un gruppo di attivisti al momento coinvolti nell'inchiesta delle firme false fra cui Vincenzo Pintagro, colui che denunciò la vicenda delle firme false, e Daniele Romano.
 
Sito prontamente oscurato e denuncia verso ignoti presentata. Mauro Giulivi di M5S Sicilia in una mail girata agli utenti iscritti scrive: "Voglio avere la certezza che nessun dato sia stato compromesso. Ho deciso quindi di sporgere denuncia contro ignoti anche a tutela dei dati personali di tutti”. Sembra però che per questo quesito non ci vogliano indagini complesse perchè Adriano Varrica oltre ad essere uno storico esponente del movimento sembra esserne l'amministratore con tanto di password. Erano già sorte delle recenti polemiche fra gli attivisti all'indomani della partecipazione al compleanno di Varrica di un grande gruppo di esponenti sospesi per la vicenda delle firme false. Visto come il "Grillo di Palermo", Varrica sembra essere un candidato acclamato per Palazzo delle Aquile per le prossime amministrative ma al momento sembra tutto congelato per via delle indagini che rallentano l'ascesa del movimento a Palermo. Al momento il Forum è temporaneamente offline e il movimento "si scusa per il disagio".