ISIS GETTA BOMBE AL CLORO DURANTE I SUOI ATTACCHI IN IRAQ

di Maurizio Costa

L'Isis comincia a perdere terreno contro l'esercito iracheno e le milizie sciite. I jihadisti, infatti, hanno perso la città di Tikrit, nel nord dell'Iraq, che era stata conquistata dalle milizie dell'autoproclamato califfato qualche mese fa, con l'obiettivo di arrivare a Baghdad. A Tikrit i jihadisti hanno stanziato il loro quartier generale nel palazzo presidenziale. I miliziani dell'Isis hanno cercato di bloccare l'avanzata dell'esercito iracheno con cecchini piazzati sopra i palazzi e anche mine antiuomo.

La notizia del giorno è che i jihadisti avrebbero utilizzato delle armi non convenzionali durante i combattimenti. Secondo la Bbc, infatti, i miliziani avrebbero gettato delle bombe al cloro, riconosciute per il classico fumo arancione che scaturisce dopo la deflagrazione. Questo tipo di armi sarebbero state create in maniera rudimentale dai jihadisti. Respirare i fumi tossici di queste bombe causa secchezza dei bronchi e dei polmoni. Lo scopo dei miliziani sarebbe quello di terrorizzare la popolazione, perché, fino ad ora, non avrebbero causato vittime.

Khaled al Obeidi, ministro della Difesa iracheno, ha affermato che “le prossime ore saranno cruciali. L'operazione ha raggiunto finora tutti gli obiettivi prefissati”. L'esercito di Baghdad ha conquistato molti quartieri cruciali di Tikrit, tra i quali quello di al-Qadsiyah, al-Hayakel, al-Daiyoum, al-Asry e al-Sinai. Durante i combattimenti sarebbero morti decine di miliziani dell'Isis che non sono riusciti a placare l'offensiva militare dell'Iraq.

Sebbene gli Stati Uniti non stiano partecipando all'offensiva nella città di Tikrit, il governo di Obama ha chiesto all'Iraq di fermare l'offensiva militare per almeno tre giorni, in modo da evacuare tutti i civili che si trovano ancora in città.




FERGUSON: FOLLA INFEROCITA CON LA POLIZIA. GRANE PER BARACK OBAMA

 

di Cinzia Marchegiani

Ferguson – Un’America spaccata da uno scandalo inquietante che ancora non si placa. A Ferguson, sono stati feriti due poliziotti, il vice capo della polizia di Ferguson tenente colonnello Al Eickhoff ha confermato che l'incidente è accaduto intorno a mezzanotte di mercoledì scorso. Gli ufficiali sono stati portati in un ospedale vicino a Ferguson, Missouri. Uno degli ufficiali è stato colpito alla fronte e l'altro è stato colpito alla spalla.

Un episodio che nasce da una situazione non affrontata nel modo migliore in questa città dove le tensioni fra le forze dell’ordine e i cittadini hanno preso una piega purtroppo irreversibile. La notte del’11 marzo 2015, circa 1.500 persone sono scese in strada davanti al dipartimento stesso della polizia per protestare contro l’uccisione di Tony Robinson, un ragazzo di 19 anni afro-americano, ucciso venerdì 6 marzo 2015 nel corso di un confronto con un agente di Polizia. La manifestazione si è svolta a seguito delle dimissioni di Thomas Jackson capo della polizia di Ferguson, che diventa il sesto funzionario costretto a dimettersi dopo che un rapporto del Dipartimento di Giustizia americano ha criticato Dipartimento di Polizia di Ferguson per pregiudizi razziali e corruzione della città la scorsa settimana. Inoltre la morte avvenuta dell’adolescente disarmato Michael Brown sotto il tiro della polizia Darren Wilson nel mese di agosto 2014 e la decisione di una grande giuria di non incriminare l'ufficiale nel novembre 2014 ha di fatto suscitato proteste a livello nazionale.

L'incidente ha prodotto anche un rapporto pubblicato dal Dipartimento di Giustizia, secondo cui la polizia di Ferguson ha creato paura e risentimento tra i residenti afro-americani, con multe, biglietti e forza eccessiva.
Secondo le prime analisi della sparatoria, i colpi che hanno ferito i due agenti di polizia, sono stati sparati da una casa su una collina di fronte alla stazione di polizia. 




INGHILTERRA: AUMENTANO VORTICOSAMENTE GLI STUPRI SUI BAMBINI

 

7.775 casi nel 2013 e 2014 rispetto A 5674 episodi di stupro su bambini nel 2009 e nel 2010

 

di Cinzia Marchegiani

Londra – Un abuso indicibile spesso mascherato o edulcorato come un atto naturale, in cui le pressioni psicologiche del violentatore condizionamento e plagiano il minore, vittima violata nella carne e nella consapevolezza. Così lo stupro diventa troppo spesso un crimine che vve sottotraccia e reso silenzioso. Nel Regno Unito l’ HMIC l’Ispettorato di Sua Maestà di Constabulary valuta in modo indipendente le forze di polizia e di polizia in tutta l'attività di squadre di quartiere che fronteggiano le forme gravi di criminalità e la lotta contro il terrorismo nel pubblico interesse. L’HMIC ha sorvegliato infiniti dati registrati acquisiti dalla Polizia, dal Ministero della Giustizia, e ha lavorato su raccolte di dati del Metropolitan Police Service e la città di Londra, realizzando controlli crociati per monitorare il territorio e fornire una serie di dati a consentire un'analisi più approfondita di come lo stupro viene affrontato in una particolare area di Inghilterra e Galles.
I dati, appena diffusi dall’ispettorato di Sua Maestà di Constabulary (HMIC), condotto dal gruppo Rape Monitoring (RMG) rilasciano una fotografia aberrante. Il rapporto annuale da poco reso pubblico dimostra che ci sono stati 5674 episodi registrati di stupro bambino nel 2009 e nel 2010, rispetto ai 7.775 casi nel 2013 e 2014. Negli ultimi quattro anni, si è registrata una tendenza terribile in incidenti registrati di stupro, con le azioni penali e condanne invece in diminuzione. I dati mostrano anche che lo stupro adulti è aumentato del 38 per cento dal 9383 casi registrati nel 2009 e nel 2010 per 12.952 nel 2013 fino al 2014.

Si legge che purtroppo gli stessi funzionari di polizia confermano che i tagli di bilancio hanno influito negativamente sul livello di servizio per le vittime di stupro: ”Quasi 17.000 agenti di polizia sono stati tagliati dal 2010. unità specializzate per reati sessuali sono stati sciolti, come gli agenti di polizia hanno in questi ultimi anni è stato schierato in posizioni più generali.”
L’HMIC decide la profondità, la frequenza e aree da ispezionare sulla base dei nostri giudizi su ciò che è nel pubblico interesse. Nel fare questi giudizi, si considerano i rischi per la popolazione, i rischi per l'integrità della polizia, la qualità del servizio, le preoccupazioni del pubblico, l'ambiente operativo, il peso delle ispezioni e dei potenziali benefici per la società derivanti miglioramenti che potrebbero derivare dal controllo .
Di fatto il crimine più nauseabondo viene perpetrato sui minori, che diventano duplici vittime del loro aguzzino, spesso è una persona che fa parte della sua quotidianità, che prima scardina la fiducia del bambino, per agire facilmente andando a manipolare la sua mente, affinché quegli atti terribili rimangano segreti e taciuti.

Per questo motivo nel Regno unito partirà un corso all’interno delle scuole che coinvolgeranno per ora ragazzi di 11 anni, cui verrà insegnata la sostanziale differenza tra stupro e sesso consensuale. Questi progetti sottoposti alle classi detti di "consenso" permetteranno di affrontare le preoccupazioni che gli stessi adolescenti vivono, perché appunto sottoposti a una pressione senza precedenti per avere rapporti sessuali in età precoce.
Le classi inizieranno quest'anno e verrà insegnato ai bambini come riconoscere e rispondere alla pressione sessuale, alla coercizione e alle tecniche manipolative, compreso mentire.
Una delle tecniche che possono essere impiegate è il " vicolo della coscienza ", un incontro originariamente ideato per aiutare gli attori di una probabile scena e imparare ad interfacciarsi con i loro personaggi. Questo corso presto sarà utilizzato nelle scuole inglesi per insegnare ai bambini i pericoli e dilemmi di consenso al rapporto sessuale.

Un universo di grande fragilità dei figli minori emerge dalla nostra attuale civiltà, frenetica e poco attenta alle sfumature caratteriali in cambiamento. Figli silenti, assenti e lontani che vivono vergogne che non sanno comprendere o come raccontare, dove il pedofilo e lo stupratore manipola mentalmente la sua capacità intellettiva. L’abuso perpetrato al minore diventa così un segreto impossibile da confessare, dove l’atto carnale diventa una colpa che è meglio dimenticare. La sensibilizzazione in questa direzione porta a prendere coscienza del proprio corpo, dell’inviolabilità che nessuno può circuire né con la forza fisica e né tanto meno quella psicologica. Il Regno Unito affronta così il mostro del secolo, gli stupri silenti che rovinano generazioni intere. Un atto dovuto, visto il report dei casi appena pubblicato. Mai è troppo tardi per iniziare a proteggere i minori.




ARGENTINA, SCONTRO TRA ELICOTTERI: 10 MORTI

Redazione

Un tragico incidente ha scosso l'Argentina per lo scontro fra due elicotteri che stavano girando le riprese di un reality per la tv francese, una sorta di "Isola dei famosi": nell'incidente sono morti otto francesi, fra cui tre glorie dello sport transalpino, e i due piloti argentini. L'impatto tra i due velivoli e' avvenuto vicino a Villa Castelli, nella provincia settentrionale di La Rioja.
 Tra le vittime ci sono la nuotatrice Camille Muffat, medaglia d'oro ai Giochi di Londra, la famosa velista Florence Arthaud e il pugile Alexis Vastine, vincitore di un btonzo olimpico. Stavano partecipando alle riprese di una programma di sopravvivenza per il canale televisivo francese TF1, "Dropped", in cui squadre di partecipanti devono sopravvivere in un ambiente sconosciuto. Al momento dell'impatto tra i due velivoli le condizioni meteorologiche erano buone e non sono ancora chiari i motivi dell'incidente. Uno dei due elicotteri apparteneva al governo locale e l'altro a quello della vicina provincia di Santiago del Estero.

I produttori del programma, che avevano gia' usato location argentine per edizioni precedenti, avevano scelto la Quebrada del Yeso, una zona desertica ai piedi della cordigliera delle Ande, per le riprese della prossima stagione. Camille Muffat, 25 anni, aveva vinto tre medaglie alle Olimpiadi di Londra nel 2012: l'oro nei 400 metri stile libero, l'argento nei 200 metri stile libero, e il bronzo con la staffetta 4×200 stile libero. Tra gli altri titoli del suo palmares, quattro bronzi ai campionati mondiali, nel 2013 a Barcellona (200 metri stile libero e staffetta 4×200 stile libero) e nel 2011 a Shanghai (200 e 400 metri stile libero).
  Florence Arthaud, che aveva 57 anni, era nota come "la fidanzata dell'Atlantico". Era stata la prima donna a compiere la traversata della "Rotta del Rum" nel 1978, quando era appena ventenne. Si piazzo' seconda nella sua categoria e undicesima in quella generale. Alexis Vastine, 21 anni, era un peso superleggero. Aveva vinto il bronzo alle Olimpiadi del 2008 a Pechino. Gli altri cinque francesi morti sono Laurent Sbasnik, Lucie Mel-Dalby, Volodia Guinard, Brice Guilbert e Edouard Gilles




GRECIA, L'EUROGRUPPO GELA I FINANZIAMENTI: CI VOGLIONO RIFORME PIÙ CORPOSE

di Maurizio Costa

Bruxelles – Già sono state gettate al vento due settimane e la Grecia è ancora in attesa dei soldi dell'Europa. Dopo aver presentato il piano di riforme, la Grecia vede allontanarsi ancora di più l'obiettivo, visto che l'Eurogruppo non ha accettato interamente le riforme di Tsipras, reputate poco incisive.

Non c'è tempo da perdere e ogni settimana che passa le casse di Atene si svuotano sempre di più. Il quantitative esasing, il piano presentato da Mario Draghi per l'acquisto dei titoli di stato dei paesi europei, non sarà attivo in Grecia, che quindi non riceverà denaro liquido dall'Europa, che compra concretamente i titoli, e non potrà reinserire denaro nell'economia statale.

Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell'Eurogruppo, ha dichiarato che "mercoledì riprenderanno i negoziati con le istituzioni, cercando una conclusione rapida e di successo". La 'troika' agirà da Bruxelles, ma allo stesso tempo i rappresentanti saranno anche ad Atene. Abbiamo concordato che non c'è tempo da perdere".

La Grecia dovrà provvedere ad aumentare le riforme del piano da presentare all'Eurogruppo. I sette punti scritti da Tsipras e Varoufakis non sono ammissibili, troppo pochi per uscire dalla crisi. Non bastano le idee di dare soldi ai poveri o di inserire telecamere sui turisti per diminuire l'evasione fiscale di bar e ristoranti. "Abbiamo detto che sosterremo la Grecia se prosegue sul cammino delle riforme – ha commentato Dijsselbloem -, ma il confronto sulle riforme deve ripartire al più presto possibile, stiamo perdendo troppo tempo, l'estensione degli aiuti è solo per 4 mesi e abbiamo già perso due settimane".

La Grecia non ha più soldi, ma intanto continua a pagare i debiti europei: entro marzo Tsipras dovrà sborsare 1,5 miliardi di euro, in varie tranche. Intanto Taipras vuole inserire gli scontrini-lotteria per aumentare il numero di ricevute fiscali e la richiesta dei cittadini dello scontrino per partecipare alla lotteria.




LIBANO: GUARDA IL VIDEO CHE FA IL GIRO DEL MONDO. LA CONDUTTRICE ZITTISCE UN ISLAMISTA

Una conduttrice di Mamri Tv tira fuori gli attibuti. "In questo studio sono io a comandare": con queste poche parole, una presentatrice di un'emittente televisiva libanese ha zittito uno studioso islamista molto scortese, diventando una celebrita' sulla rete.
Invitato a parlare del reclutamento dei cristiani in Medio Oriente da parte dell'Isis, Sheik Hani Al Sebai ha cominciato a divagare. Riportato alla realta' odierna dalla conduttrice, Rima Karaki, lo studioso si e' risentito, intimandogli di non interromperlo. "Stia zitta cosi' posso parlare, e' umiliante per me essere intervistato da lei, lei e' una donna che…".
Sebai non e' riuscito a finire la frase perche' Karaki, decisa, gli ha ricordato che "o c'e' rispetto reciproco o la conversazione finisce qui". Detto fatto, il collegamento con lo studioso islamista a Londra e' stato interrotto. Il video e' diventato virale e in poco tempo ha fatto il giro della rete, con 2,3 milioni di visualizzazioni su YouTube.




ISIS: ANCORA FOLLIA DISTRUTTRICE


LEGGI ANCHE: ISIS, SCANDALO: L'INTELLIGENCE INGLESE SA DAL 2005 CHI E' JIHADI JOHN

 

Jihadi John chiede scusa alla sua famiglia. In un messaggio inviato dalla Siria,Mohammed Emwazi, il boia dell'Isis, ha fatto sapere di essere dispiaciuto per "i problemi e i guai che la rivelazione della sua identità hanno causato" a genitori e parenti.

 

di Chiara Rai

Dopo Nimrud e Hatra, gli uomini dell'Isis hanno distrutto e saccheggiato l'antica città assira di Dur Sarrukin, l'odierna Khorsabad, fondata nel 717 a.C.. La follia distruttrice dei jihadisti si è abbattuta questa volta contro il sito archeologico che ospita un'antica capitale dell'impero assiro, a circa 20 km a nord-est di Mosul, in Iraq. A lanciare l'allarme è stato il ministro delle Antichità e del Turismo iracheno Adel Shirshab precisando che le autorità stanno verificando le notizie che provengono dal nord del Paese, in base alle quali i miliziani avrebbero già distrutto diverse statue e danneggiato seriamente la città che fu fondata dal re Sargon II. "Il mondo deve fermare le atrocità che i miliziani stanno compiendo altrimenti i gruppi terroristi andranno avanti", ha allertato Shirshab.

Solo qualche settimana fa – con la motivazione che offendevano l'Islam – i miliziani del Califfo al Baghdadi avevano trafugato e distrutto oggetti di inestimabile valore conservati nel museo di Mosul. Poi con una colonna di bulldozer si era accanita contro Nimrud, la biblica Calah, un altro sito assiro. Lo scempio è poi proseguito a Hatra, città del III secolo a.C. inserita nella lista dei siti patrimonio dell'umanità dall'Unesco. Orrore e sconcerto è stato espresso a livello internazionale contro la 'guerra santa' che il Califfato sta portando avanti. Due giorni fa il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, aveva parlato di "crimine di guerra". Khorsabad (il cui nome significa "Fortezza di Sargon") fu edificata in sette anni, ma mai completata. Dopo la morte del suo ideatore, nel 705, ad appena un anno di distanza dall'inaugurazione, la città venne abbandonata dal suo successore Sennacherib, che portò la capitale di nuovo a Ninive. Tuttavia nella sua incompletezza Khorsabad mostra chiaramente le concezioni urbanistiche dei suoi costruttori: regolarità, simmetria e viabilità. La città presenta infatti una pianta quadrata. Tre delle sette porte dello spesso muro di cinta, presentano una decorazione monumentale, mentre le altre sono più semplici. Intanto, mentre continua l'offensiva delle forze irachene per cercare di strappare all'Isis la strategica area di Tikrit, un'ennesima ondata di attentati ha colpito ieri l'area di Baghdad con almeno 11 morti e 24 feriti. Funzionari di polizia hanno precisato che una prima autobomba è esplosa in un parcheggio a Mahmoudiya e 30 km a sud della capitale irachena uccidendo tre persone e ferendone altre 15. Poco dopo un altro ordigno è esploso in una strada commerciale a Husseiniyah, come altre tre vittime. E in due ulteriori attentati, avvenuti rispettivamente a sud e a est della capitale, ancora cinque persone hanno perso la vita.

Banki – Moon esorta ad agire con urgenza.
Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, si è detto "oltraggiato dalla continua distruzione del patrimonio culturale in Iraq" da parte dello Stato islamico e ha invitato "urgentemente la comunità internazionale a porre fine rapidamente a un'attività terroristica tanto efferata e a contrastare il traffico illegale di reperti". È quanto riferisce il suo portavoce. "Il segretario generale ribadisce che la distruzione deliberata del nostro patrimonio culturale costituisce un crimine di guerra e che i responsabili devono risponderne davanti alla giustizia", aggiunge. Ieri si è saputo che i militanti dello Stato islamico hanno distrutto un altro sito archeologico in Iraq, quello dell'antica capitale assira di 'Dur-Sharrukin', vicino all'attuale Khorsabad, 15 chilometri a nordest di Mossul.

Il 27 febbraio i jihadisti avevano diffuso un video in cui si vedevano i militanti che distruggevano statue nel museo di Mossul, definite dei "falsi idoli". Poi il 5 marzo avevano distrutto con le ruspe i resti della città assira di Nimrud, 30 chilometri a sudest di Mossul, e il 7 marzo era giunta la notizia della distruzione del sito di Hatra patrimonio dell'Unesco dal 1987, circa 110 chilometri a sudovest di Mossul. Inoltre, prima di questi episodi, gli estremisti dell'Isis avevano distrutto molti templi antichi, santuari, chiese e preziosi manoscritti nella città di Mossul e in diverse altre zone.

Decapitazioni shock in Libia.
L'orrore delle decapitazioni dell'Isis ha colpito di nuovo la Libia ricordando la minaccia che incombe sul paese, fragilissimo perchè ancora spaccato in due nonostante difficili negoziati di riconciliazione in corso fra Tobruk e Tripoli. Mentre l'onda lunga della destabilizzazione jihadista torna a proiettarsi anche nel vicino Mali dove un attacco, il secondo in due giorni, ha preso oggi di mira una base dell'Onu facendo almeno tre morti.

A essere decapitate sono state otto delle 11 guardie uccise venerdì scorso in un attacco portato dai miliziani del 'califfato' contro il campo petrolifero libico di Al Ghani, a sud di Sirte e dell'omonimo golfo. Informazioni sull'efferatezza del raid erano già circolate, ma ora si è appreso che otto teste sono state consegnate a un ospedale della zona e una macabra foto circola su Twitter. Il ministero degli Esteri di Vienna, dicastero coinvolto perché nell'attacco sono stati rapiti nove dipendenti stranieri dell'impianto tra cui un austriaco di 39 anni e un altro europeo (un ceco), ha precisato che ad attaccare sono stati elementi affiliati dello Stato islamico di Sirte noti per aver decapitato i 21 copti sui quali fu diffuso un video a metà del mese scorso. Nonostante le informazioni restino controverse, fonti libiche confermano che Sirte – come da tempo il 'califfato' di Derna – è ormai in mano allo Stato islamico.

L'attacco, ultimo di una serie che ha preso di mira almeno quattro campi petroliferi nel frattempo riconquistati dalle forze che fanno capo a Tripoli (almeno secondo dichiarazioni di un loro portavoce), non è stato in ogni caso rivendicato. E senza firma resta per ora anche la scarica di oltre 30 razzi e bombe di mortaio che hanno colpito una base dell'Onu a Kidal, nel nord-est del Mali, dove sono morti un Casco blu e due bambini. Il gruppo qaedista "Ansar Dine" aveva rivendicato un attacco simile compiuto nel settembre scorso contro soldati delle Nazioni unite nella stessa città, a circa 1.500 km dalla capitale Bamako. Ma soprattutto un gruppo formato dal capo jihadista algerino Moktar Belmoktar si è ascritto la paternità della raffica di colpi che un uomo a volto coperto ha sparato sabato in un bar-ristorante di Bamako uccidendo cinque persone tra cui un francese e un belga: attentato che sarebbe una vendetta per l'uccisione di un altro leader fondamentalista islamico in un raid franco-maliano (la Francia a inizio 2013 guidò l'intervento militari contro i jihadisti che avevano occupato parte del nord-est del Paese per imporvi la sharia).

Eventi che confermano come la minaccia non sia ancora debellata in Mali.
Mentre imperversa ormai da mesi ad opera dell'Isis in vaste aree della Libia del dopo-Gheddafi: da Derna, sulla costa est, fino a Sirte. Il pericolo sta spingendo le due principali fazioni rivali libiche – il governo riconosciuto internazionalmente, ma riparato a Tobruk, e quello sostenuto da milizie islamiche a Tripoli – a negoziare un accordo di unità nazionale sotto l'egida dell'Onu, con colloqui itineranti che da giovedì a sabato sembrano aver fatto passi avanti nei pressi di Rabat, in Marocco. Il nuovo appuntamento è per mercoledì, ma i media libici segnalano un certo nervosismo fra i delegati 'laici' di Tobruk e tra le forze che fanno capo al generale Haftar, a dispetto delle parole di ottimismo riecheggiate ieri dal tavolo delle trattative. E riferiscono di scontri avvenuti ancora sabato attorno alla base aerea di Brak, dopo che l'Onu aveva avvertito come violazioni dell'attuale cessate il fuoco fossero destinate a rappresentare una "minaccia molto seria" per il negoziato.

Violenti scontri, Baghdad invia rinforzi a Tikrit.
L'esercito iracheno ha inviato rinforzi a Tikrit, 140 chilometri a nord-ovest di Baghdad, dove da giorni sta conducendo una dura battaglia per riconquistare la citta' sunnita, che diede i natali a Saddam Hussein e da mesi controllata dallo Stato Islamico. Lo riferiscono fonti della sicurezza all'emittente televisiva al Jazeera. Nella zona da giorni sono in corso violenti combattimenti, ai quali partecipano anche le milizie sciite. Il villaggio di al Dour, a sud di Tikrit, da pochi giorni e' in parte controllato dall'esercito iracheno. Si combatte anche nella citta' di al Karma, nella provincia sunnita di Anbar. In queste zone i militari stanno trovando una strenua resistenza da parte dei miliziani dello Stato islamico

Colpita raffineria in Siria, morti militanti Isis.
La coalizione internazionale anti Isis ha colpito ieri sera in Siria una raffineria di petrolio sotto il controllo dello Stato islamico che si trova a Tal Abyad, nella provincia di Raqqa vicino il confine con la Turchia, uccidendo 30 militanti dell' Isis. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani, che ha anche pubblicato online un video che mostrerebbe le fiamme scoppiate nella raffineria dopo il raid.

Minacce interne al Califfato. Martellato dai cieli dai raid della coalizione internazionale e sul terreno dal pressing delle truppe irachene e delle milizie sciite, lo Stato Islamico sembra cominciare a logorarsi anche all'interno. E' quanto emerge da un reportage dal Washington Post, che per la prima volta testimonia le defezioni e il dissenso che starebbero logorando l'aura di invicibilita' del 'califfato'. "La tensione e' provocata dal dissenso tra i miliziani locali e i foreign fighters, i volontari stranieri, ma anche dagli infruttuosi tentativi di reclutare cittadini pronti ad andare sulla linea del fronte", scrive il quotidiano. Il risultato e' che al momento "la maggiore minaccia alla capacita' dello Stato Islamico di perdurare sembra arrivare dall'interno, pecche' le sue grandiose promesse non collidono con la realta' sul terreno", ha raccontato al quotidiano l'analista, Lina Khatib, alla guida del Carnegie Middle East Center a Beirut. Il segno piu' forte di attrito e' la tensione tra i foreign fighters e e i miliziani locali, sempre piu' risentiti dal trattamento preferenziale riservato agli stranieri, pagati di piu' e con migliori condizioni di vita: ai foreign fighters viene permesso di vivere nelle citta' (dove i raid della coalizione sono abbastanza rari per il timore che vengano colpiti i civili), mentre ai siriani tocca stare negli avamposti rurali, piu' vulnerabili, ha raccontato al quotidiano un attivista che vice nella citta' di Abu Kamal, al confine tra Siria e Iraq. La tensione e' tale che ci sono state anche sparatorie in strada, come la scorsa settimana quando alcuni foreign fighters e un gruppo di siriani hanno incrociato le armi perche' questi ultimi avevano disobbedito all'ordine di un comandante kuwaitiano, rifiutandosi di andare sulla linea del fronte con l'Iraq. E non e' stato l'unico episodio di questo tipo: a gennaio a Ramadi, in Iraq, un gruppo di locali si e' scontrato con un altro, composto soprattutto di ceceni, dopo che questi ultimi avevano deciso di tornare in Siria. Ci sono infatti segnali che i jihadisti stranieri, sempre piu' disillusi, cercano di tornarsene a casa: alcuni attivisti nelle provincie siriane di Deir al-Zour e Raqqa hanno raccontato di tentativi di varcare il confine con la Siria. A febbraio nella citta' di Tabqa, nella provincia di Raqqa, vennero ritrovati i corpi di 30/40 uomini, la gran parte dai tratti asiatici: secondo attivisti locali, erano proprio jihadisti che stavano cercando di scappare e invece sono stati catturati. Non a caso nelle ultime settimane, nel Califfato, l'
Isis ha imposto il divieto ai camion di trasportare uomini senza permesso. E non solo. Secondo l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, nelle ultime settimane ci sono stati 120 pubbliche esecuzioni di jihadisti: alcuni erano accusati di spionaggio, uno di aver fumato, ma la gran parte sarebbero stati invece solo miliziani che cercavano di fuggire

Jihadi John chiede scusa ai parenti. Jihadi John chiede scusa alla sua famiglia. In un messaggio inviato dalla Siria,Mohammed Emwazi, il boia dell'Isis, ha fatto sapere di essere dispiaciuto per "i problemi e i guai che la rivelazione della sua identità hanno causato" a genitori e parenti. Lo riferisce il Sunday Times. Il Sunday Telegraph, dal canto suo, scrive che almeno 320 dei 700"foreign fighters" britannici, andati in Siria a combattere con l'Isis, sarebbero già tornati in patria, smentendo i dati forniti dal governo di sua Maestà.




OMICIDIO NEMSTOV: UN SOSPETTATO SI FA ESPLODERE. TUTTE LE NOVITA'

di Chiara Rai

Un ceceno sospettato per l'omicidio del leader dell'opposizione russa Boris Nemtsov è stato accerchiato dalla polizia a Grozny, ma prima di essere catturato si è fatto saltare in aria con una granata. Lo riferiscono fonti investigative. E' accaduto nella serata di sabato 7 marzo. L'uomo era stato accerchiato in un appartamento della capitale cecena. Quando la polizia gli ha intimato di arrendersi, il sospettato, ha lanciato una prima granata contro gli agenti, senza causare feriti, poi ne ha fatta esplodere un'altra per uccidersi.

Nemstov, nemico di Putin, è stato freddato con quattro colpi alle spalle mentre attraversava il ponte che porta alla Piazza Rossa, a Mosca. Boris Nemtsov, 55 anni, ex ministro dell’Energia nel governo di Viktor Chermiadyn quando il presidente della Russia era Boris Eltsin, è morto sul colpo.

Arrestati altri due sospettati. Altre due persone sono state arrestate per l'omicidio del leader dell'opposizione russa, Boris Nemtsov. Lo riferisce l'agenzia statale russa Ria Novosti. Sale così a quattro il numero delle persone accusate di aver avuto un ruolo nel delitto commesso lo scorso 27 febbraio a Mosca. I due nuovi arresti sono stati effettuati nella Repubblica meridionale dell'Inguscezia. Secondo quanto dichiarato dal segretario del Consiglio di sicurezza dell'Inguscezia, Albert Barahoev, i fermati sarebbero collegati ai due uomini arrestati in precedenza, i cugini Anzor Gubashev e Zaur Dadayev. In particolare, uno dei due sarebbe il fratello minore di Gubashev. Tutti e quattro sono ceceni.

I due sospettati fermati per l'omicidio dell'oppositore russo, Boris Nemtsov, sono cugini e uno dei due avrebbe prestato servizio negli ultimi 10 anni nelle forze cecene. I nuovi dettagli sono emersi dalle dichiarazioni della madre di Zaur Dadayev che ha respinto le accuse nei confronti del figlio che avrebbe pianificato ed eseguito l'omicidio di Nemtsov, il 27 febbraio, assieme al cugino, Anzor Kubashev. "Sono stata informata oggi che mio figlio Zaur Dadayev e' stato arrestato perche' sospettato di essere coinvolto nell'omicidio di Boris Nemtsov, non posso crederci, non può aver commesso questo crimine", ha dichiarato Aaimani Dadayeva. "Mio figlio e mio nipote sono adulti, hanno piu' di 30 anni, i miei nipoti, i Kubachev, lavorano a Mosca e non ho mai sentito dire che fossero coinvolti in qualcosa di illegale", ha assicurato la donna. Il figlio Zaur, secondo il racconto della madre, ha combattuto wahabiti (islamici ultraconservatori) e gruppi armati criminali, mentre era nel battaglione ceceno 'Nord'. "Ha servito onestamente la sua patria, non puo' aver commesso questo crimine", ha insistito piu' volte la donna. Secondo Vladimir Markin, portavoce del Comitato Investigativo Federale, equivalente russo dell'Fbi, i due avrebbero pianificato ed eseguito l'omicidio di Nemtsov e non vi sarebbero altre persone coinvolte. Sembra che si sia arrivati a loro soprattutto attraverso l'esame del Dna, grazie a campioni di materiale biologico raccolti sull'auto utilizzata per l'agguato alla vittima

Uno dei fermati è poliziotto. Uno dei due uomini fermati ieri in relazione all'omicidio del leader dell'opposizione russa Boris Nemtsov, è un poliziotto che ha lavorato in Cecenia. Lo riportano le agenzie di stampa russe, citando Albert Barakhayev, segretario del Consiglio di sicurezza della regione dell'Inguscezia. I due arrestati sono Gubashev Anzor e Dadayev Zaur e sarebbe proprio quest'ultimo ad aver prestato servizio, per circa 10 anni, nelle forze di sicurezza del ministero dell'Interno ceceno. Nessuna conferma è ancora arrivata dalle autorità cecene.

L'amico di Nemtsov. Dopo l'omicidio di Nemtsov, che era un aperto oppositore di Vladimir Putin e in particolare della politica della Russia in Ucraina, alcuni dei suoi amici hanno puntato il dito contro il Cremlino. In particolare alcuni amici del politico assassinato hanno sollevato la domanda sul perché la polizia abbia impiegato così tanto, 11 minuti, per arrivare sul luogo del delitto e hanno chiesto come sia stato possibile che gli venissero sparati contro sei colpi per poi darsi alla fuga in una zona che è controllata da telecamere a circuito chiuso. Le autorità russe hanno negato ogni coinvolgimento nell'omicidio e Putin lo ha definito una vergognosa tragedia, promettendo che avrebbe fatto tutto il possibile per trovare i responsabili e portarli davanti alla giustizia




GRECIA, GELATA DELL'EUROGRUPPO: LA LISTA DELLE RIFORME NON E' COMPLETA

di Alberto De Marchis

Sembrava quasi fatta eppure la gelata dell'Eurogruppo è arrivata sonante per il compagno Varoufakis che sembra non piacere a Bruxelles. E' stato lo stesso Varoufakis che nella mattinata ha alzato la cresta, parlando di un Atene che non avrebbe più chiesto prestiti e di un referendum sull'euro poi smentito: non era "sull'euro". Adesso il ministro delle Finanze elleniche deve attututire lo schiaffo. La lista di riforme che la Grecia ha inviato all'Ue "non e' completa" e per essere attuata richiedera' "tempi lunghi". Cosi' il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, ha risposto a una lettera ricevuta venerdi' dal nuovo governo di centrosinistra di Atene. "Questo documento sara' utile nel processo di identificare la lista di misure di riforme – ha scritto Dijsselbloem – ma le proposte hanno bisogno di un ulteriore discussione". Una 'gelata' che arriva alla vigilia della riunione che si terra' domani a Bruxelles. Motivo forse anche per cui Alexis Tsipras ha chiamato oggi il presidente della Bce Mario Draghi confermando il rispetto dell'Eurotower e chiedendogli di non sottostare a pressioni politiche. Inizialmente Dijsselbloem, aveva ieri risposto "in maniera positiva" alla lettera inviatagli dal ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, che aveva chiesto di iniziare immediatamente i colloqui tecnici con i creditori (Ue, Bce e Fmi) sulla base delle sette riforme proposte nella missiva. Lo afferma un portavoce del governo greco. "Dijsselbloem ha spedito una lettera ieri notte per rispondere al ministro delle Finanze Varoufakis", fa sapere il portavoce, "ha riposto in maniera positiva al ministro greco, sottolineando la necessita' che i negoziati continuino nella sede del gruppo di lavoro dell'Eurogruppo e tra i team tecnici in modo da applicare la decisione del 20 febbraio. In tale data i ministri delle Finanze dell'area euro avevano acconsentito a estendere di quattro mesi il piano di aiuti ad Atene alla condizione che il governo Tsipras gli sottoponesse una lista di riforme economiche e che quest'ultima venisse valutato positivamente dai creditori. La prima tranche di riforme proposte sara' sul tavolo dell'Eurogruppo di lunedi' prossimo. Insomma si tratta di un vero e proprio terremoto ellenico.
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SITUAZIONE LIBICA: L'ITALIA CHIEDE AIUTO ALLA UE

di Chiara Rai

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha riunito questa mattina a Palazzo Chigi i ministri degli Esteri Paolo Gentiloni, degli Interni Angelino Alfano, della Difesa Roberta Pinotti e il sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti nel consueto incontro sulla situazione libica e sulla lotta al terrorismo.

Al centro della riunione non gli esiti della visita del premier in Ucraina e Russia ma anche la volontà di tenere alta l'attenzione sul conflitto nel mediterraneo, bersaglio e meta di conquista da parte dei terroristi che stanno letteralmente prendendo in mano l'intero territorio, infatti in queste ultime ore almeno dieci capi dell'autoproclamato Stato islamico si sono trasferiti in libia al fine di "svegliare" le cellule dormienti e "addirittura" sono stati fermati due terroristi carichi di esplosivo che si stavano dirigendo in Algeria .

Dunque la volontà del Governo è quella di tenere alta l'attenzione sulla Libia ed esortare i Paesi dell'Unione Europea ad essere uniti non soltanto su Ucraina e Russia.

Intanto, Proseguono in Marocco i negoziati tra le fazioni libiche con la mediazione dell'inviato dell'Onu Bernardino Leon. In agenda la formazione di un governo di unità nazionale, il cessate il fuoco e il ritiro delle milizie dalle città.

L'incontro a Riga e l'appello alla Ue. La discussione sulla Libia che i ministri degli Esteri dell'Ue avranno oggi a Riga come primo punto sul tavolo del Consiglio informale (Gymnich) è "simbolicamente molto importante, per essere uniti non solo quando parliamo di Ucraina e Russia ma anche di Mediterraneo e di Libia". Lo ha sottolineato il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, prima dell'inizio della riunione. L'ex titolare della Farnesina ha riferito di essere reduce da una telefonata con l'inviato dell'Onu per la Libia, Bernardino Leon, impegnato nei negoziati a Rabat per un dialogo nazionale. "Sta andando abbastanza bene ma ci vorra' tempo e le difficolta' sono molte", ha riferito la Mogherini, "in ogni caso abbiamo bisogno di partire dall'interno della Libia e il lavoro che facciamo qui oggi e' volto a preparare tutte le misure che l'Ue puo' decidere a sostegno di una ricostruzione del Paese".

Il deputato Tobruk, i colloqui di Rabat resteranno indiretti. I colloqui in corso a Rabat tra le parti in conflitto in Libia "resteranno indiretti". E' quanto ha rivelato un delegato del Parlamento di Tobruk, Abdel Muniam al Jarai, al sito web libico al Wasat. Parlando del dialogo in corso in Marocco sulla crisi libica, il deputato ha spiegato che "si sta lavorando per arrivare subito ad un cessate il fuoco e al riconoscimento della legittimità del parlamento di Tobruk come rappresentante legale dell'unità del popolo libico"; e ha aggiunto che "al momento non è stato scelto alcun nome tra le personalità di cui si parla per il ruolo di capo del nuovo governo di unità nazionale"




UOMO USTIONATO DAL PROPRIO IPHONE

Redazione
New York
– Mentre si parla solo del nuovo iPhone 6, un uomo di New York si sta riprendendo dalle ustioni di secondo e terzo grado dopo che il suo iPhone è esploso nella tasca dei pantaloni. Si è trattata di una brutta disavventura per Erik Johnson riferendosi al suo iPhone che teneva in tasca quando è esploso spontaneamente. Secondo quanto riferisce la stampa americana ha infatti provato sulla sua pelle gli effetti di un iPhone surriscaldato. Quella volta aveva però con sé anche il suo iPhone di quinta generazione. Il dispositivo era in tasca. Mi sono chinato per prendere le chiavi e tutto quello che ho sentito un forte calore e fumo che esce dal pantalone ed all'istante la mia gamba ha preso fuoco. L'uomo racconta che ha poi provato a prendere il mano il telefonino. Ma si deve essere surriscaldato tanto da non permettermi di cacciarlo dalla tasca anzi mi ha inpedito anche di abbassarmi i pantaloni, che sono stato costretto a strappare.  Ma che ha dovuto lasciarlo subito, perché era bollente.Ad Erik Johnson non è rimasto altro da fare se non recarsi all'ospedale.

Qui i medici lo hanno subito ricoverato dove è rimasto per 10 giorni in un reparto ustionati dell'ospedale prima di essere dimesso finalmente a casa Martedì con ustioni di secondo e terzo grado sulla sua coscia. Quanto accaduto  è solo l'ultimo di una serie di casi in cui il protagonista è lo smartphone di Cupertino. L'anno scorso Jake Parker, 18enne inglese, si è addormentato con il suo iPhone 5 appoggiato al braccio. Il giorno dopo si è svegliato con una bruciatura la cui vescica, una volta scoppiata, ha lasciato al ragazzo un buco la cui profondità raggiungeva il muscolo. E' invece a febbraio del 2014 una ragazzina americana di 14 anni è finita all'ospedale con ustioni di secondo grado a coscia e schiena. Le era improvvisamente scoppiato l'iPhone 5C che teneva, come sempre, nella tasca posteriore dei pantaloni. Per quanto riguarda il caso di Erik Johnson la Apple non ha rilasciato commenti, riservandosi il diritto di formulare un'ipotesi appena avrà un quadro più completo sull'accaduto.Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta dell'ennesimo caso segnalato e rimbalzato alle cronache circa i rischi connessi all'uso di telefonini e smartphone che sono diventati oggetti insostituibili nella vita di ognuno di noi. Proprio per questo, è necessario che le case produttrici adottino maggiori accorgimenti, anche in termini d'informazione ai consumatori per evitare che si ripetano casi analoghi anche se le aziende produttrici, consigliano ai clienti di non coprire mai uno smartphone a causa del rischio di surriscaldamento.