Felici oggi

All’interno un piccolo esperimento per iniziare una trasformazione totale di noi stessi

A cura del Dott. Giovanni Piersanti

Quando cominciamo a diventare più autentici, più in sintonia con noi stessi invece che focalizzati su cose esterne, la felicità arriva automaticamente.

Cosa ci rende felici? Come essere felici?

L’obiettivo non è la felicità fine a se stessa, ma una
trasformazione totale di noi stessi. Divenire più autentici, trasformare le
nostre emozioni vivendole nella semplicità.

Quattro chiavi per focalizzarci e sviluppare la felicità dentro di noi

  1. L’allegria

È indispensabile avere un atteggiamento festoso, celebrativo,
allegro. Riuscire a vivere la vita come una grande risata, renderà più facile
scoprire il proprio “sé”, la propria vera essenza. Se vivi la vita come dolore
e tristezza, diventa un peso ed allora è difficile vedere la qualità e la
bellezza di questa opportunità che viene data all’essere umano. La tristezza è
solo un’abitudine. Anche l’allegria può essere coltivata come un’abitudine.
Dobbiamo solo iniziare a cercare nella vita le cose che sono piene di luce, non
di buio, perché il modo in cui guardiamo la vita ha un effetto su ciò che si
sviluppa dentro di noi. Se vediamo luce e radiosità dappertutto, ci sentiamo
leggeri, irradiamo luce e proviamo gioia. Il significato della vita dipende da
come la interpreti: “lascia andare la tristezza e dì si alla gioia. Lascia che
la vita sia una melodia”.

  • La compassione

Di solito, quando guardiamo le persone, i nostri pensieri
sono più di critica che di semplice osservazione o di empatia. C’è un cuore
anche dentro le persone peggiori e se siamo capaci di vederlo diventiamo più
compassionevoli, non si tratta di pietà, che ci fa sentire superiori e ci
spinge a cercare di cambiare l’altro o aiutarlo. L’empatia e la compassione
implicano accettazione delle persone per ciò che sono. Comprendere la
compassione sviluppa la felicità che puoi diffondere agli altri e, a sua volta,
tornarti amplificata. Se al contrario, continuiamo ad essere crudeli, critici e
pieni di pregiudizi, alimentiamo la nostra ed altrui infelicità: diventiamo ciò
su cui si focalizzano i nostri pensieri.

  • L’amorevolezza

Buoni amici e compagnie hanno sulla felicità un effetto più
grande del nostro…. conto in banca. Relazioni amorevoli e amichevoli agiscono
sulla felicità, sulla salute ed il benessere, perché il nostro cervello
controlla i meccanismi del corpo responsabili della salute e delle malattie:
ciò che la moderna scienza definisce PNEI (psico neuro endocrino immunologia).
Proprio come lo stress può dare origine ad una malattia, l’amicizia e la
felicità aumentano di molto la resistenza alle malattie, migliorano il sistema
immunitario. Tutti abbiamo una sorgente di “amichevolezza” dentro di noi, ma la
vita oggi ci dà poche opportunità di svilupparla. Anzi, la maggioranza delle
persone non sviluppa affatto questa sorgente e ciò che chiamiamo amicizia è
spesso ipocrisia e gentilezza puramente formale. Dovremmo creare costantemente
un’atmosfera di consapevolezza amichevole e, magari, fare ogni giorno una cosa
per gli altri senza aspettarsi niente in cambio.

  • La Gratitudine

Mugugni e lamentele! Lamentarsi ostacola la vita. Una mente
che si lamenta non può essere mai in pace. Ci sono tante cose nella vita di cui
essere grati e, focalizzare l’attenzione su queste cose,  ci offre l’opportunità di apprezzare quanti doni
ci è dato ricevere. Il semplice respirare è il dono più grande! Esprimere
gratitudine ci permette di entrare in uno stato di pace e grande senso di
mistero e meraviglia.

Queste quattro chiavi che possiamo sviluppare dentro di noi
creeranno un’espansione del nostro vero essere, perché non dipendono dagli
altri ma da una nostra libera scelta.

Piccolo esperimento

Per tre giorni, decidere di non brontolare, non lamentarsi di nulla. Se il cibo non è buono, se le cose non vanno come vorremmo, se fa freddo o caldo, se abbiamo mal di testa  o qualche dolore,  per tre giorni  lasciamo perdere le nostre abitudini. “Quel che è, è, comunque sia è quel che è”. Sarà una piacevole sorpresa!

Giovanni Piersanti




Zagarolo, deraglia un treno merci. Circolazione in tilt tra Ciampino, Colleferro e Roma – Cassino

Deraglia un treno merci vicino la stazione di Zagarolo. Due carri vuoti si sono sganciati. Fermi i treni della linea Roma-Cassino. Circolazione ferroviaria sospesa dalle 4.25 di domenica 24 marzo fra Ciampino Colleferro, linea Roma – Cassino. Lo fa sapere Rfi sottolineando che nessun danno si è verificato alle persone. Le cause dello svio sono in corso di accertamento. 

I tecnici di Rete Ferroviaria Italiana sono al lavoro per riparare i danni subiti dall’infrastruttura e ripristinare le normali condizioni per la circolazione dei treni. I treni regionali diretti a Roma sono attestati a Colleferro, mentre quelli verso Cassino a Ciampino. I collegamenti a media e lunga percorrenza sono deviati sulla linea Roma – Napoli via Formia. 

Per garantire la mobilità delle persone, è stato attivato un servizio sostitutivo con autobus. È stata inoltre potenziata l’assistenza ai viaggiatori sia a bordo treno sia nelle stazioni.




L’età della pietra è fra di noi: i Greta friendly, danzatori della pioggia della Generazione X

Il 15 marzo scorso nelle piazze delle città principali
d’Italia e non solo, si è consumato un vecchio rito medioevale  che si pensava appartenesse ai tempi “bui”
della preistoria, tempi che ci si augurava non sarebbero più tornati. Nell’antico
Egitto si praticava la cultura della “danza della pioggia” e nelle culture
slave esistevano balli dedicati alla dea Perperuna, richiamando la caduta della
pioggia e la purificazione della terra dagli spiriti maligni. Oggi, la generazione del millennio ha affidato questo
gravoso compito ai giovani studenti, che guidati dal guru Greta, li ha fatti
marciare, implorando gli dei di concedere a questa umanità condizioni
climatiche più miti. Ora si aspetta con ansia il responso della dea Perperuna. Scriveva
lo storico russo Oleg Chlevnjuk: “Bisogna marciare compatti, eliminando, in
ogni senso, ogni residuo del passato.

Barney: Wilma dammi la clava-Triptorelina  che devo bloccare la pubertà a Ciottolina

Proprio qui sta l’ incoerenza della generazione millennio, anziché eliminare ogni residuo sta proprio ripiombando nell’era preistorica, promuovendo ed abbracciando principi ed usi di quell’era remota. L’uomo preistorico esce dalla sua caverna, questa volta non con la clava ma con la siringa pronta ad iniettare una dose di Triptorilina a degli adolescenti per bloccare loro la pubertà e disporli alle novità del “gender policy”. Qui non ci sono i Greta friendly per difendere la natura ma i cavernicoli moderni con tanto di via libera del Comitato di Bioetica , ribellandosi contro la natura e con la presunzione di fermarne il corso naturale.

La “dolce morte” ed i sepolti vivi della cultura
persiana dei tempi di Erodoto

La propensione della generazione millennio verso culture e riti appartenenti a tempi passati emerge anche nell’accanimento verso l’eutanasia. In un interessantissimo studio di Emanuele Vaj, “Riti funebri degli indiani d’America”, capitatomi per caso, trovo il seguente passaggio: “Tra i Comanche, i vecchi e gli ammalati venivano abbandonati da tutti ad eccezione delle loro famiglie, non già per crudeltà ma nella convinzione che gli spiriti stavano invadendo i loro corpi.” Quanta coincidenza con la “pietas” dei fautori della “dolce morte” verso i sofferenti e gli anziani stanchi della vita! Il millennio scivola verso la cultura persiana attestata da Erodoto e cioè l’usanza rituale della sepoltura di persone vive e questa volta come offerta a qualche “ragione umanitaria”. Fino a qualche decennio fa l’Italia era un paese di fede cattolica. Un vento forte laicista ha spazzato via le buone pratiche
di una civiltà cristiana e gradatamente sta confezionando un essere libero,
libero e senza regole  come il suo
antenato che vagava tra le caverne. Libero e senza legami.

La famiglia da smantellare e un “divorzio breve” per facilitare la sua  disgregazione

Verità naturali vengono contestate e dire che la
procreazione che scaturisce dall’unione di un uomo con una donna rischia di
finire al rogo, fine di tutti gli eretici. Ciò che è stato sarà e ciò che si è
fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole.

I tempi di Wilma e Barney, di Fred e Betty rivivono fra di noi

La vita ha perso il suo valore  peggio di quello che ha fatto la lira contro l’euro. Per la Generazione X, un cane randagio fa più pena che un bambino abortito e gettato nel bidone dei rifiuti. Gli aborti non si contano, sono milioni di vite che mancano all’appello. Anche nelle lontane culture precolombiane e come si legge con più
enfasi in quelle mesoamericane e sudamericane i sacrifici dei bambini è ben
documentato sia da rilievi archeologici che da fonti scritte. A titolo esemplificativo
si possono documentare interi scheletri di neonati e di feti, oltre a femori e
crani smembrati rinvenuti presso la torbiera sacrificale di El Manati, oltre ad
altri referti macabri rinvenuti nella regione Maya di Comalcalco. Bene dice il
Siracide – 9  Ciò che è stato sarà e ciò
che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole.

Il passato è fra di noi, l’uomo è libero, senza
vincoli e senza legami

Scippi e violazioni di domicilio privato riempiono la cronaca giornaliera della stampa e fatti delittuosi non allarmano più le coscienze. L’uomo con la sua clava abbatte chiunque gli ostacola la rapina o il furto  ed il ragazzo bullo del quartiere terrorizza la scolaresca e osa minacciare il suo professore. Il Giudice supremo giudica, analizza, pondera e poi concede leattenuanti generiche. Motivo della concessione dell’attenuante perché il criminale  ha agito preso da una tempesta emotiva. Fu questa la  tempesta che invase Caino il giorno che uccise suo fratello Abele? Chi non la pensa come loro o è xenofobo, o è omofobo, o è razzista, o è fascista. Ancora si sente l’eco della voce sonora di Amedeo Nazzari nella Cena delle Beffe: Chi non beve con me peste lo colga. Oggi si sente dare dell’omofobo oppure dello xenofobo, del fascista oppure del razzista.

Nei tempi bui si trascinavano nelle arene i “fanatici cristiani”

Nel medioevo venivano timbrati con segni d’infamia, ebrei, saraceni,eretici, lebbrosi, la popolazione dei cagots al confine franco-spagnolo e  le prostitute. I fautori del dilagante “pensiero unico” non stanno facendo altro che copia incolla del medioevo. Ogni era ha avuto i suoi discriminati e i sopranominati  sono le categorie marginali che più di tutte
hanno subito nel Medioevo questo tipo di discriminazione.

Ha ragione Siracide, nulla cambia, oggi come ieri

L’Italia langue e chi pensa di risolvere il suo malessere spostando la lancetta del tempo indietro nell’ora degli antenati Wilma e Barney, Fred e Betty, a noi familiari perché animati nella produzione di Hanna-Barbera, sbagliano. Non si può, perché  si rischia di peggiorare la situazione.

L’occhio al futuro lo sguardo al passato

Il paese sente il vuoto di grandi uomini imprenditori
e politici come Enrico Mattei, come gli Agnelli, il Ferrari, il Del Vecchio e l’Adriano
Olivetti , solo per citarne alcuni, personaggi capaci di trainare il paese
verso la crescita economica ed un sviluppo tecnologico. I moderni
predicatori  del pensiero unico
sinistroidi e radical chic, hanno creduto di portare progresso, lavoro, welfare,
sanità e sicurezza  con la loro
eutanasia, unioni civili, uteri in affitto, divorzi brevi e quant’altro.

Non sono questi, certo, i temi in cima ai pensieri
degli italiani. Se questa è l’agenda che si prospetta in alternativa, allora la
ripresa dell’Italia deve attendere ancora.




Albano Laziale, quando nasce un fratellino: come comportarsi?

A cura della Dott.ssa Francesca Bertucci – Centro Psicologia Castelli Romani

Quando nasce un fratellino molti genitori si preoccupano delle reazioni emotive e comportamentali dell’altro figlio. Il primogenito, all’arrivo del secondo figlio, potrebbe vivere una fase faticosa della propria vita. Potrebbe sentire di perdere l’amore e l’affetto dei suoi genitori, può provare dolore, tristezza e risentimento. È la forma di gelosia più comune che possa manifestarsi in una famiglia. Essa è inevitabile e non si può prevenire del tutto. Tuttavia, è importante evitare le situazioni che potrebbero peggiorarla.

Penelope Leach, in un suo libro sull’argomento, scrive: “Immaginate che vostro marito un giorno venga a casa proponendovi di accettare un’altra moglie proprio come voi, immaginatelo ora mentre usa quello stesso tipo di frasi che solitamente si usano per dire ad un bambino che sta arrivando un fratellino”.
“Avremo con noi un altro bambino, tesoro, perché abbiamo pensato che per te sarebbe bello avere un fratellino o una sorellina con cui giocare. Non ti vorremmo meno bene per questo, ci ameremo tutti.”
potrebbe essere anche: “Avrò con noi una seconda moglie, tesoro, perché abbiamo pensato che per te sarebbe bello avere un po’ di compagnia e un aiuto in casa.”
La gelosia si manifesta perché il bambino può provare paura ed insicurezza, può temere di essere meno amato e meno considerato rispetto all’altro. La sua insicurezza può essere legata soprattutto alla figura
materna. Infatti, se prima la relazione con quest’ultima era caratterizzata dall’immagine di una diade, “Ci siamo io e la mamma!”, adesso l’immagine è quella di un triangolo relazionale, “Ci siamo io, la mamma ed il
fratellino!”. Inoltre, i cambiamenti sono concreti, mettono al centro la relazione tra la mamma ed il neonato. Una relazione fatta di cure e attenzioni, per soddisfare i bisogni del più piccolo.

E’ probabile che il primogenito possa diventare fastidioso perché preoccupato che i genitori possano volergli meno bene di prima e può regredire a stati infantili. Quando il bambino è geloso, non riesce a
controllare razionalmente il suo comportamento, ha bisogno dell’aiuto di un adulto.
L’entrata del fratellino è, pur sempre, l’inizio di una nuova conoscenza. Un estraneo che può creare curiosità ma anche paure e timore. Dall’altra parte aiuta il maggiore a capire che non sempre può pensarsi al centro dell’universo materno e lo aiuterà a costruire strategie e processi mentali che arricchiranno la propria vita emotiva e cognitiva. Tale fase di sviluppo sarà il primo passo per mettere le basi di quel lungo processo di separazione-individuazione che lo porterà a sviluppare, gradualmente e nel tempo, la propria identità.

Come sostenere il primogenito in questo importante momento di crescita e cambiamento?
Il ruolo del papà è fondamentale poiché diventerà la figura di sostegno e di completamento della mancanza della mamma. Inoltre, l’osservazione da parte del bambino di gesti e sentimenti affettuosi del papà nei confronti della mamma potrebbe permettergli di immedesimarsi in tali sentimenti, senza sentirsi escluso.
La figura del padre è una risorsa essenziale in questa nuova fase della vita familiare.
Inoltre, è fondamentale essere comprensivi e rassicuranti con il bambino, soprattutto osservare i suoi comportamenti, che qualche volta, possono risultare inspiegabili e definiti come capricci. Invece, è importante, mettersi nei suoi panni, per provare a capire il suo punto di vista e quello che può sembrare un capriccio, magari è una richiesta di attenzione e maggiore vicinanza dei genitori.

Sarebbe opportuno rassicurarlo rispetto a questo faticoso momento di cambiamento facendogli capire che i suoi genitori non l’abbandoneranno mai. Parlare con il bambino, ascoltarlo ed aiutarlo a tirar fuori le emozioni, positive e negative, offrendo spazi e tempo per parlare dei propri sentimenti, di ciò che lo turba, di ciò che desidera, delle sue paure.

Inoltre, i genitori potranno coinvolgerlo negli aspetti di accudimento e
cura del fratello minore, promuovendo la vicinanza tra fratelli per permettere al figlio maggiore di non sentirsi escluso.

Mantenere le abitudini precedenti è un altro aspetto importante, cercando di fare le stesse cose che si facevano prima dell’arrivo del fratellino.
Infine, sarebbe importante evitare il confronto continuo tra fratelli, ogni bambino è diverso dagli altri, quindi potrebbe essere un bene tenere a mente sia i limiti che le risorse che contraddistinguono ognuno
come essere unico e speciale.

Centro psicologia Castelli Romani- Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa-Psicodiagnosta dell’età evolutiva-Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.psicologocastelliromani.it
piazza Pia 21 00041 ALBANO LAZIALE




Tragedia a Bologna, due ragazzini di 11 e 14 anni precipitano dall’ottavo piano: morti

Due ragazzini sono morti dopo essere precipitati dall’ottavo piano di un palazzo della periferia di Bologna, via Quirino di Marzio. Si tratta di un 14enne e un 11enne: due fratelli, appartenenti a una famiglia di origine africana che vive da tempo in Italia.

Il padre è stato portato in Questura per accertamenti. Al momento non è ancora chiara la sua posizione in relazione alla tragedia: i due figli sono caduti dall’ottavo piano, intorno alle 10. Il 118 ha tentato invano di rianimare i ragazzi. Prosegue intanto il sopralluogo della polizia scientifica e della squadra mobile.

Al momento non si conoscono le cause di quello che è successo. 

Secondo quanto si apprende, la Polizia sta sentendo diversi testimoni. Non è chiaro se i genitori fossero o meno in casa quando sono caduti. Sul posto sono arrivati anche il presidente del quartiere Reno Vincenzo Naldi e rappresentanti dei servizi sociali del Comune.

Il racconto dei testimoni. Quando è arrivato il personale sanitario, racconta un testimone, sono iniziate le manovre per rianimare i due ragazzini. “Ma poi gli infermieri si sono messi le mani nei capelli”. I due cadaveri sono stati notati da diverse persone che abitano nei condomini delle vicinanze. Il luogo della tragedia è una sorta di cortile interno, una rientranza di via Di Marzio che conduce a vari numeri civici dei palazzoni di questa zona popolare della periferia ovest del capoluogo emiliano. Nell’area diversi agenti della Polizia




Castel Gandolfo, al teatro Petrolini l’appuntamento con Roberta Bruzzone

CASTEL GANDOLFO (RM) – La Psicologa forense e Criminologa investigativa più famosa d’Italia Roberta Bruzzone sarà a Castel Gandolfo il prossimo venerdì 29 marzo 2019 al Teatro comunale Petrolini (ore 19) per parlare del suo ultimo libro “Io non ci sto più”.

Un vademecum fondamentale per riconoscere i manipolatori affettivi, le cosiddette “sanguisughe” della vita degli altri, egocentrici e che assorbono energie e potenziale di altre persone a loro vicine per nutrire il proprio disturbo narcisistico, la propria carenza di autostima.

Interverranno:
Milvia Monachesi, Sindaco Castel Gandolfo
Cristiano Bavaro , Vice Sindaco Castel Gandolfo
Marta Toti, avvocato e Presidente Consiglio Comunale Castel Gandolfo,
Francesca Barbacci Ambrogi, Consigliere con delega ai Servizi Sociali
Cinthia Vercelloni, presidente Associazione GENS Albana
Maria Grazia Piccirillo, presidente Associazione Culturi Amo

Modera
Chiara Rai, giornalista




Reddito di cittadinanza, perdita requisiti anche in caso di donazioni, successioni o vincite al gioco

Vincere al gioco potrebbe non essere una buona notizia per chi ha ottenuto il reddito o la pensione di cittadinanza.

Con una novità introdotta durante l’esame alla Camera è ora previsto che ”la perdita dei requisiti si verifica anche nel caso di acquisizioni di somme” sopra gli importi previsti ”a seguito di donazione successione o vincite”.

L’importo è di 6.000 euro e sale di 2.000 euro per ogni componente della famiglia, fino ad un massimo di 10.000 euro. Il superamento della soglia deve essere comunicato entro 15 giorni.

La novità, che ovviamente non riguarda solo i giochi ma tutti gli incrementi di ‘ricchezza’ che porta sopra le soglie definite, era già nella logica del provvedimento ma durante il passaggio alla Camera è stato introdotta una ulteriore formulazione che precisa chiaramente che non si può superare la soglia anche nel caso in cui questi denari siano stati regalati, ereditati o vinti al gioco.

Quest’ultimo aspetto non è sfuggito all’Agenzia Agipro, specializzata nei giochi. Ovviamente il meccanismo scatta anche se la vincita è minore ma, sommandola a quanto già si possiede, si superano le soglie previste per i requisiti patrimoniali.

Questi sono articolati a seconda delle tipologie di famiglia

Così se il valore base da non superare è di 6.000 euro, è previsto un incremento di 2.000 euro per ogni familiare successivo al primo, fino ad un massimo di 10.000 euro. Ci sono poi ulteriori incrementi dal terzo figlio in poi e per eventuali familiari con disabilità. Dal terzo figlio la somma si incrementa di 1.000 euro mentre per ogni disabile di 5.000 euro.




Sanità laziale, botta e risposta tra l’assessore D’Amato e il consigliere Barillari

Un buco di quasi un miliardo di euro all’interno del fondo di dotazione della sanità laziale. Questo quanto evidenziato lo scorso 10 marzo da Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio del M5S nonché membro della Commissione Sanità, che ha inviato una lettera al titolare del ministero dell’Economia Giovanni Tria, nella quale asserisce che “A quanto risulta dal verbale della riunione congiunta del tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza del 26 luglio 2018, persiste una grave criticità relativa al fondo di dotazione negativo per un negativo di 994,247 mln euro, la cui risoluzione è stata richiesta fin dal 2011”.

D’Amato: “Barillari fa molta confusione”

Sulla questione abbiamo
sentito l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato il quale ha
asserito che “Il consigliere Barillari fa molta confusione. Il disavanzo del
servizio sanitario regionale ossia la differenza annuale tra ricavi e costi è
stato ridotto di oltre 40 volte. Partiva da circa 2 miliardi nel 2006 ed è
stato ridotto a 45 milioni ultimo consuntivo certificato. Il dato finale 2018
sarà ancora migliore, ma attendiamo i tavoli di verifica. È evidente- continua
l’assessore- che il Cons. Barillari non conosce la contabilità pubblica,
tantomeno i bilanci del sistema sanitario. Il fondo di dotazione, benché
negativo, è infatti una delle tante voci che compongono il patrimonio netto
della sanità laziale; voce quest’ultima positiva per oltre 1 miliardo e mezzo
di euro a garanzia della solidità finanziaria del sistema. Pertanto non vi è
alcun ‘buco’ in bilancio”.

Alla nostra domanda sulla necessità di intessere un dialogo con i ministeri della Salute e dell’Economia, D’Amato ha risposto che “Se dopo dodici anni di commissariamento e oltre circa 50 tavoli di verifica ci fossero ancora misteri sui conti della sanità regionale dovremmo richiedere di commissariare il Ministero dell’Economia e quello della Salute. Il tema del fondo di dotazione negativo risale tra l’altro alla riforma contabile del sistema sanitario nazionale del 1992. Attribuire quindi la responsabilità di tale posta contabile all’attuale amministrazione è clamorosamente strumentale”.

Zingaretti e il suo
entourage si dicono orgogliosi del fatto che l’indice dei Lea (livelli
essenziali di assistenza) sia aumentato.

Ma su questo ci sono
forti dubbi dato che essi contengono numerosi e diversi valori, alcuni dei
quali sono in negativo. Ma l’assessore alla sanità laziale ci fa sapere che “Dopo
12 anni di piano di rientro del Lazio oggi è necessario aprire una nuova fase.
Il sistema sanitario regionale è in sostanziale equilibrio
economico-finanziario avendo ridotto di ben 40 volte il disavanzo originario e
i Lea, con 180 punti, sono sopra la soglia di adempienza con margini di
miglioramento soprattutto nell’assistenza territoriale. È ora necessario
superare la lunga stagione del commissariamento, modificando l’approccio che
deve essere prioritariamente rivolto agli esiti di salute andando, dove
necessario, a incidere puntualmente in singole realtà che necessitano di un
affiancamento. Questo approccio viene proposto anche nel documento che le
Regioni hanno elaborato come contributo per il nuovo patto per la salute”.

Barillari: “D’Amato sta sottovalutando la situazione”

Sentito al telefono, il consigliere del Movimento 5 Stelle Davide Barillari asserisce che “La Regione ed in particolare D’Amato stanno sottovalutando la situazione sapendo quanto sia grande l’impatto di questo fondo di dotazione negativo”.

Il ministero della
Salute sta comunque valutando il caso che sarà anche oggetto di verifica al
prossimo tavolo tecnico del 28 marzo quando si deciderà necessariamente se il
Lazio uscirà o meno dal Commissariamento. L’Osservatore d’Italia è in grado di
rivelare che il M5S sta preparando un dossier tecnico che è in fase finale di elaborazione,
il quale affronterà in maniera dettagliata tale problematica. Giovedì alle 11 e
20, i grillini hanno inoltre ascoltato una delle Asl più esposte.

Riguardo il patrimonio
netto della sanità laziale che secondo D’Amato sarebbe in attivo di un miliardo
e mezzo, Barillari ricorda come “tra l’inizio e la fine del 2018, la Regione,
rendendosi conto di questo problema enorme mai affrontato dal 2011, emana 3
decreti che si rivolgono alle Asl chiedendo una verifica celere per capire come
è composto questo fondo e perché è così negativo. Queste informazioni -continua
il consigliere- non sono arrivate. I risultati di D’amato sono frutto di una
forzatura non supportata da dati (che dovrebbero arrivare tra l’altro a
giugno)”.

Il dossier dei grillini
analizza anche la possibilità che questi debiti inagibili siano trasferiti su
due fondi. Così si può affermare che una parte del buco finanziario non esiste
andando però incontro a problemi economici relativi a ricorsi e decreti
ingiuntivi; mentre un’altra parte si può considerare come credito non
riconoscendo più le fatture.

Sul nodo, ancora tutto
da sciogliere, è intervenuta anche il ministro della salute Giulia Grillo che
asserisce: “Lasciamo fare ai responsabili dei tavoli di monitoraggio il loro
lavoro. Certo, quando leggo nei verbali che il Lazio è l’unica regione che da
anni ha un fondo di dotazione negativo per circa 1 miliardo qualche domanda me
la pongo. Le liste sono chiaramente un indicatore importante dello stato di
salute in una regione, ma non sono un fattore dirimente nel commissariamento”.

Sarebbe forse
necessario che il neo segretario del PD nonché governatore laziale, Nicola
Zingaretti chiarisse in una conferenza stampa la situazione finanziaria della
Sanità della Regione. Ma anche il fatto che ricopre simultaneamente il ruolo di
commissario alla sanità e quindi di controllore e quello di governatore e
quindi di controllato. Cumulando così tre cariche molto impegnative che
difficilmente riuscirà a gestire nel migliore dei modi. Così che giovedì era
assente in aula “per motivi istituzionali” proprio mentre si votava una legge
sui riders importante per il PD.




Ancri affronta il tema dell’Autonomia differenziata su richiesta di alcune Regioni: coinvolti costituzionalisti e studenti

L’ANCRI affronta il tema dell’autonomia differenziata, chiesta con forza da alcune regioni, coinvolgendo costituzionalisti e giovani studenti.
Il Prof Saulle Panizza dopo aver affrontato nello specifico i richiami all’unità nazionale nella nostra Carta costituzionale, ha ricordato anche i tentativi di rottura di questi principi.
Il tema del riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle Regioni a statuto ordinario, si è imposto al centro del dibattito a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nel 2017.

Dopo aver sottoscritto tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, su richiesta delle tre regioni, il negoziato è proseguito ampliando il quadro delle materie da trasferire rispetto a quello originariamente
previsto. Nella seduta del 14 febbraio 2019, il Ministro per gli Affari regionali ha illustrato in Consiglio dei ministri i contenuti delle intese da sottoporre alla firma.

Nel frattempo altre regioni hanno intrapreso il
percorso per la richiesta di condizioni particolari di autonomia.
Su questo argomenti di particolare rilevanza per il sistema istituzionale l’Associazione Nazionale degli Insigniti dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana (ANCRI) ha ritenuto di fornire il proprio contributo
di conoscenza coinvolgendo studenti e docenti di diritto costituzionale.
Cogliendo l’occasione delle celebrazioni della “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera” l’ANCRI, proseguendo il proprio “Viaggio tra i valori e i simboli della Repubblica”, ha
organizzato una serie di eventi a Pisa, Bologna, Ferrara e Brindisi, che raccontano e spiegano, attraverso diverse forme espressive, i pilastri ideali e simbolici della nostra democrazia.
A Pisa per divulgare la conoscenza dei valori costituzionali e dei simboli della Repubblica, l’Associazione dei Benemeriti ha affrontato il tema della “Unità d’Italia nella Costituzione” coinvolgendo appartenenti al
mondo accademico di due diverse generazioni.
Sul tema è intervenuto il giovane universitario Matteo Ghezzi in rappresentanza degli studenti del 1^ anno di Giurisprudenza, che ha fatto una dotta e applauditissima relazione sull’Unità d’Italia e la Carta
Costituzionale, con proiezioni e suggestioni nelle prospettive delle giovani generazioni.
A seguire è intervenuto il costituzionalista Saulle Panizza, titolare del Corso di “Ordinamento costituzionale e diritti della persona” presso l’Università di Pisa che ha trattato in maniera diffusa del tema “L’Unità di Italia nella Costituzione Italiana”
“Il tema dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione – ha esordito il prof Panizza – è di grande attualità e investe il dibattito politico-istituzionale di questi mesi. Si tratta di un profilo delicato che non può andare
disgiunto dai principi di unitarietà e solidarietà che caratterizzano la nostra Carta. Non casualmente, direi, – ha aggiunto- l’art. 116 richiama un procedimento rinforzato, una legge da approvarsi a maggioranza
assoluta e l’esigenza del rispetto dei principi di cui all’art. 119, tra cui vi sono quelli di coordinamento della finanza pubblica, di perequazione, solidarietà e rimozione degli squilibri economici e sociali tra i territori
della Repubblica”.
Affrontando nello specifico i richiami all’unità nazionale nella nostra Carta costituzionale il prof Panizza ha sottolineato che “La Costituzione italiana contiene una serie di disposizioni che guardano già all’Unità in
sé come a un valore. Si pensi all’unità familiare (art. 29), alla rappresentanza unitaria dei sindacati (art. 39), alla trasformazione del latifondo e alla ricostituzione delle unità produttive nell’ambito della
proprietà terriera (art. 44). Con specifico riferimento all’unità nazionale, poi – ha proseguito – i riferimenti sono numerosi, a partire dalla fondamentale affermazione contenuta nell’art. 5, secondo cui la Repubblica,
una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali e attua, nei servizi che dipendono dallo Stato, il più ampio decentramento amministrativo. Una formula di equilibrio tra esigenze di unità e
indivisibilità, da un lato, e di autonomia e decentramento, dall’altro, che ha ispirato nei decenni successivi anche altre Costituzioni: si vedano, in termini analoghi, l’art. 2 della Costituzione spagnola e l’art. 6 di quella
portoghese”.
Molti – ha detto ancora – sono anche i richiami nel Titolo V della Parte II, sia nella versione originaria sia in quella successiva alla profonda revisione operata tra il 1999 e il 2001: i livelli essenziali delle prestazioni, la
legislazione concorrente, l’esercizio delle funzioni amministrative, i principi ispiratori dell’autonomia finanziaria, il potere sostitutivo esercitabile dal Governo, sono tutti concetti che richiamano direttamente
o indirettamente il valore dell’unità nazionale. Così come lo richiamano molti altri articoli che si riferiscono al concetto di Nazione, di Patria o di Repubblica (si noti, a proposito di quest’ultima, come il termine compaia ben nove volte nei primi dodici articoli, contenenti i principi fondamentali)”.
Proseguendo il sui intervento ha affrontato anche il tema del grado di concretezza di questi richiami costituzionali. “E’ fondamentale osservare – ha sottolineato – che la nostra Costituzione non si è limitata a
una indicazione astratta ma ha previsto tutta una serie di istituti e di strumenti di attuazione e di garanzia dell’unità nazionale. In primo luogo la figura del Presidente della Repubblica, che l’art. 87 qualifica Capo dello Stato e rappresentante dell’unità nazionale. La giurisprudenza costituzionale, a tal proposito, ha avuto modo di precisare che il Presidente della Repubblica la rappresenta non soltanto nel senso dell’unità territoriale, ma anche e soprattutto nel senso della coesione e dell’armonico
funzionamento dei poteri, politici e di garanzia, che compongono l’assetto costituzionale della Repubblica (sent. n. 1/2013). In secondo luogo – ha proseguito – attraverso il principio dell’unità della giurisdizione costituzionale, espresso nell’unicità dell’organo competente ad amministrarla, come la Corte costituzionale ha rivendicato fin dai primi mesi di funzionamento (sent. n. 38/1957). Ma una garanzia in tal senso – ha aggiunto ancora – è anche rappresentata dalla rigidità della nostra Carta e dai particolari procedimenti che si richiedono per una sua modifica (artt. 138 e 139).
Concludendo il suo intervento il Prof Panizza ha ricordato i tentativi di rottura di questo principio dell’unità nazionale nel corso del tempo. “Più di un provvedimento – ha detto – in vero, spesso adottato dalle regioni, ha rischiato di minare questo principio, ma la Corte costituzionale è stata ferma nel ricondurre il quadro di insieme alla legittimità costituzionale. Si pensi, solo per fare qualche esempio, all’annullamento della delibera della Provincia di Bolzano che riteneva di poter non riprodurre l’emblema
della Repubblica italiana sugli attestati, i diplomi e le certificazioni per le scuole, mantenendo solo quello della Provincia autonoma (sent. n. 328/2010). O alla violazione della Costituzione riscontrata nella legge
della Regione Veneto che pretendeva di indire un referendum consultivo che chiedeva all’elettore di esprimersi con un “sì” o un “no” sul quesito “Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana?” (sent. n. 118/2015). Ancor più recentemente, merita segnalare la sent. n. 183/2018 che, a proposito dell’uso dei vessilli regionali, ha operato una lettura congiunta degli artt. 5 e 12 della Carta, escludendo così che lo Stato possa essere costretto a far uso di simboli che la Costituzione non consente
di considerare come riferibili all’intera collettività nazionale.

Per il secondo anno consecutivo l’Associazione Nazionale degli Insigniti dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana (ANCRI) celebra a Pisa la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e
della Bandiera”.
L’incontro- dibattito condiviso con Prefettura, Regione, Provincia, Comune, Università e Ordine degli avvocati, si è tenuto domenica 17 marzo alla Gipsoteca di Arte Antica dell’Università di Pisa, alla presenza di
rappresentanti delle istituzioni, Amministrazioni, Enti, Associazioni, degli insigniti di Pisa e della società civile.
Gli interventi sono stati introdotti dall’Inno Nazionale intonato a sorpresa dal tenore Marco Voleri.

Dopo i saluti di Antonio Cerrai delegato ANCRI per la Toscana, moderati dal giornalista Cristiano Mencacci, sono intervenuti Tommaso Bove, presidente nazionale dell’ANCRI, Barbara Gambini dell’Ordine degli Avvocati, il Prorettore Marco Gesi dell’Universitá di Pisa, Michele Conti Sindaco di Pisa, Antonio Mazzeo Consigliere Regionale e Giuseppe Castaldo Prefetto di Pisa.
Agli interventi giuridici sono stati aperti con un apprezzatissimo intervento del giovane universitario, Matteo Ghezzi che, parlando in rappresentanza degli studenti del 1^ anno di Giurisprudenza, ha fatto una dotta relazione su “L’Unità d’Italia e la Carta Costituzionale: proiezioni e suggestioni nelle prospettive delle giovani generazioni” riscuotendo applausi a scena aperta.
“E’ difficile – ha esordito Matteo Ghezzi – dare una prospettiva giovanile e al contempo consapevole di ciò che significa unità. Ancor di più risulta problematico collegare l’idea di unità con il divampante regionalismo
differenziato che caratterizza i nostri giorni. Ritengo il tema del regionalismo un tema assai moderno ed estremamente attuale anche se in poco tempo ben sedimentato nella nostra mente e, seppur con qualche
iniziale difficoltà, anche nei rapporti con lo Stato.

La riflessione che necessariamente sorge spontanea è quella che ci fa chiedere se un eccesso di autonomia regionale possa provocare lesioni alla forma di stato unitaria, se si tratti effettivamente di “promuovere” le autonomie regionali come previsto dall’art 5, o se il regionalismo differenziato possa rompere gli equilibri che dalla riforma del titolo V a oggi si sono andati a creare tra stato e regione”.
“Le regioni – ha proseguito Matteo Ghezzi – svolgono un ruolo fondamentale nel caratterizzare il nostro ordinamento come moderno. Ma ciò che mi sembra necessario pretendere è maggiore ponderazione nel
procedere a tali richieste; riflettere sulle conseguenze di un eccesso di regionalismo, che è un fenomeno giovane, recente, come detto, e che di conseguenza deve ben sedimentarsi nei rapporti con tutti gli altri
livelli territoriali affinché possa risultare efficace.
Non dimentichiamoci inoltre che vi sono già 5 regioni a statuto speciale che godono di condizioni particolari di autonomia dal punto di vista amministrativo, legislativo e finanziario e alle quali, si affiancherebbero Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, e che dunque, anche nei rapporti tra regioni dovrebbero crearsi nuovi equilibri che non è da escludere portino a contrasti.
E’ un tema estremamente delicato – ha concluso – che da giovane studente di giurisprudenza mi rende pieno di quesiti e, anche di qualche dubbio, ma, al contempo, è appassionante e carico di interesse l’idea di regionalismo a più velocità”.
Subito dopo Matteo Ghezzi ha preso la parola il costituzionalista Saulle Panizza il quale ha poi, insieme con il Sindaco di Pisa Michele Conti e il Presidente della Provincia Massimiliano Angori, preso parte a una tavola rotonda, moderata dal giornalista Tommaso Strambi, sul tema “Unità, Autonomie Regionali e Costituzione”.
I lavori della mattinata si sono chiusi con l’intervento conclusivo dell’ex Prefetto di Pisa Francesco Tagliente

Enrico Pellegrini




Marmellata, salute e dieta: la pectina naturale come rimedio per prevenire i tumori

Sembra che marmellate,
composte e gelatine
contengano una sostanza gelificante
derivata da una fibra alimentare in grado di alterare i processi di
progressione tumorale: la pectina.

La sostanza, sintetizzata dalla buccia degli agrumi
e dalla polpa delle mele,
è infatti usata comunemente come conservante in molti alimenti.

Il video servizio e l’intervista a Cinthia Vercelloni e Laura Borgognoni trasmessa a Officina Stampa del 21/3/2019

Lo studio, condotto da Vic Morris dell`Institute of Food Research e pubblicato sulla rivista della Federazione delle Società Americane di Biologia Sperimentale (Faseb), ha scoperto che una particolare forma di pectina modificata in laboratorio rilascia un frammento molecolare in grado di bloccare la progressione cancerogena a qualsiasi stadio.

Oltre il 40% delle cellule malate vengono “indotte al
suicidio” attraverso un processo naturale detto apoptosi,
e il cancro non è in grado di svilupparsi ulteriormente.

La scoperta non è completamente nuova, ma sviluppa i risultati di alcune
ricerche dell’università della Georgia, già pubblicate sulla rivista Glycobiology,
che dimostravano il potere della pectina
contro il tumore alla prostata
.

 
Qualche cucchiaino di marmellata al giorno potrebbe, dunque, contribuire alla
prevenzione dei tumori.

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Banca Popolare del Lazio, contenzioso con Volsca Ambiente e Servizi: a giugno l’udienza decisiva. (L’inchiesta 9 parte)

Volsca Ambiente Società per Azioni di Diritto Privato completamente partecipata dalla Pubblica Amministrazione nel 2008 serve i Comuni di Velletri, Albano laziale, e Lariano. E sempre nel 2008 la sua situazione economico – finanziaria è a dir poco disastrosa poiché la società ha debiti nei confronti dei fornitori e banche per circa 30 milioni di euro rispetto a crediti da riscuotere verso i “Comuni clienti” di circa 18 milioni di euro.

A dicembre 2008 il credito di circa un milione di euro della Banca Popolare del Lazio era già interamente maturato, principalmente per sconto fatture del Comune di Velletri.

Il video servizio su Banca Popolare del Lazio trasmesso a Officina Stampa il 21/4/2019

Nello stesso mese, l’assemblea dei soci composta dai sindaci Marco Mattei, Raffaele Montecuollo e Fausto Servadio nomina Presidente del Consiglio di amministrazione della Volsca Ambiente Spa l’Avv. Piero Guidaldi insieme all’Amministratore Delegato Rag. Franco De Felice ed al Consigliere Alessandro Tronci.

Dopo un tentativo di provare a fare delle transazioni con i fornitori utilizzando i crediti vantati verso i Comuni, la dichiarazione di dissesto del Comune di Velletri arrivata ad ottobre 2009, fa cadere ogni tentativo di sanare la società a causa degli inevitabili ritardi che la gestione commissariale del Comune di Velletri avrebbe accumulato per eseguire i pagamenti a favore della Volsca Ambiente Spa.

I pignoramenti che subisce la società Volsca Ambiente ormai sono all’ordine del giorno. Così i vertici iniziano ad analizzare meticolosamente tutta la documentazione contabile da cui viene fuori che il conto economico che partiva dal gennaio 2009 fino al mese di ottobre 2009, grazie ad un forte taglio delle spese inutili e superflue, risultava in attivo. In pratica la gestione del periodo aveva prodotto utili. E su questo fondamentale presupposto, che garantiva la funzionalità della società l’Assemblea dei soci (Mattei, Montecuollo e Servadio) su proposta del Consiglio di Amministrazione, approvò di intraprendere la procedura di concordato preventivo.

Il 22 dicembre 2009 viene depositata avanti il Tribunale di Velletri la proposta concordataria che prevede il pagamento integrale dei creditori privilegiati e nella misura del 65% dei chirografari, percentuale ridotta a circa il 53% dal dott. Marco Costantini, Commissario Giudiziale nominato dal Tribunale di Velletri.

Su questa proposta di concordato, che prevedeva la salvaguardia di tutti i rapporti di lavoro subordinato e la liquidazione della Volsca Ambiente Spa così da dare vita alla nuova realtà Volsca Ambiente e Servizi Spa, vennero invitati tutti i creditori chirografari a votare all’udienza del 20 maggio 2017.

A fronte di creditori ammessi al voto rappresentativi del debito chirografario per poco più di 15 milioni di euro i voti favorevoli rappresentarono circa il 64% pari a quasi 9 milioni di euro.
Addirittura votarono a favore sia l’Ufficio Entrate che la Banca Popolare del Lazio alla quale era stato riconosciuto l’intero credito iscritto in bilancio di poco più di un milione di euro.

I creditori approvano a larga maggioranza e il Tribunale di Velletri, il 4 dicembre 2010 emise il decreto di omologa, nel quale veniva nominato il dott. Iacovino Umile Commissario liquidatore della Volsca Ambiente Spa con il compito di procedere alla liquidazione della società, pagando i creditori nella misura indicata nella proposta concordataria.

Nel rispetto della proposta concordataria e del provvedimento di Omologa del Tribunale di Velletri il 15 dicembre 2010 si procede alla scissione della società con la costituzione della nuova società Volsca Ambiente e Servizi Spa, sotto il rigido controllo del Commissario Giudiziale Marco Costantini.

Mentre la nuova società Volsca Ambiente e Servizi Spa proseguiva l’attività di raccolta e trasporto rifiuti, avendo i soci nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione che vedeva l’Avv. Piero Guidaldi Presidente, il Rag. Franco De Felice Amministratore Delegato e il nuovo consigliere Vice Presidente Tony Bruognolo, la Volsca Ambiente Spa posta in liquidazione venne affidata alla cura esclusiva del dott. Iacovino Umile che operava sotto il controllo del Commissario Giudiziale dott. Marco Costantini e del Tribunale di Velletri.

La nuova Volsca Ambiente e Servizi Spa, nel rispetto del decreto di omologa ha anche provveduto a restituire alla Volsca Ambiente Spa in liquidazione la somma di quasi tre milioni di euro quale patrimonio netto, in 72 rate mensili oltre interessi.

Successivamente il 4 marzo del 2014 l’Avv. Guidaldi entrò nel Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare del Lazio.

Il 27 aprile 2016 Guidaldi cessa il proprio ruolo di Presidente della Volsca Ambiente e Servizi Spa.

Nel dicembre del 2016, la Banca Popolare del Lazio richiede al Tribunale di Velletri la risoluzione del concordato preventivo della Volsca Ambiente Spa in liquidazione e la dichiarazione di fallimento della stessa società.

Il Tribunale di Velletri con sentenza del 5 giugno 2017, dichiara la risoluzione del concordato preventivo e il fallimento della Volsca Ambiente Spa in liquidazione, nominando curatore fallimentare il Dott. Marco Coculo che subentra al Dott. Iacovino Umile.

Contro la sentenza di fallimento viene proposto reclamo dai soci e la Corte di Appello di Roma nel confermare la sentenza del Tribunale di Velletri ribadisce che “deve condividersi la pronuncia di risoluzione del concordato, essendo stata dimostrata la sopravvenuta non attuabilità del piano concordatario, in ragione di circostanze obiettive non imputabili al debitore”.

Aperta la procedura fallimentare il curatore Dott. Marco Coculo ha immediatamente formato lo stato passivo verificando l’esistenza e la quantificazione dei crediti di ogni singolo creditore; in particolare in sede di esame della posizione creditoria della Banca Popolare del Lazio, quest’ultima è risultata creditrice di circa 500mila euro, somma ben al di sotto rispetto la cifra di oltre un milione di credito che le era stato invece riconosciuto durante la proposta di concordato.

Sembra che anche a causa della dichiarazione di fallimento i creditori chirografari non riusciranno a recuperare un granché del rispettivo credito.

In ogni caso ci risulta che la Banca Popolare del Lazio abbia fatto una causa alla nuova Volsca Ambiente e Servizi Spa alla quale chiede il pagamento del proprio credito maturato con la vecchia Volsca, oggi ridotto a meno di 500mila euro e l’ultima udienza prima della sentenza è fissata avanti il Tribunale di Roma per il 25 giugno 2019.

Spulciando nei documenti abbiamo riscontrato delle anomalie anche in questa vicenda. Abbiamo infatti potuto accertare che il Notaio Edmondo Maria Capecelatro era il notaio che procedeva alla stipula di gran parte degli atti della società Volsca almeno fino al 2008, oltre che notaio di fiducia del Sindaco dell’epoca e che la Volsca Ambiente era proprietaria di un terreno a Velletri con il quale la Banca avrebbe potuto garantire il proprio credito.

Perchè quando nel lontano 2006 la Volsca venne affidata dalla Banca Popolare del Lazio l’istituto di credito non si garantì con un privilegio ipotecario sui terreni di proprietà della Volsca?

Sembra infatti che tutti i crediti privilegiati della vecchia Volsca siano stati o comunque verranno soddisfatti per intero.

Il Notaio avrà ritenuto di dover comunicare il proprio conflitto di interessi in sede di delibera di affidamento alla Volsca?

Per ora si attende l’ultima udienza del 25 giugno.