Ciampino, tutti furiosi per il nuovo piano parcheggi: i futuri candidati a sindaco si mobilitano

Ci sono 575 nuovi posti a pagamento a Ciampino. La sosta oraria è aumentata da 0.70 centesimi a 1 euro l’ora ed è stato eliminato il pagamento delle frazioni di ora per cui anche chi deve sostare per 5 minuti deve comunque pagare un euro.  Il minimo integrativo per chi si trattiene oltre l’ora è di 3 euro. Inoltre, in quasi tutte le zone dove i parcheggi sono gratis c’è l’obbligo di fascia oraria, questo significa che dopo 30 minuti scatta il pagamento.  Gli abbonamenti mensili per i lavoratori sono passati da dieci euro a 50 euro. L’abbonamento mensile per la seconda auto è passatoda dieci a 65 euro. E la terza auto paga 100 euro.

Centoquindici stalli si trovano in via Mura dei Francesi, venti da via Cagliaria via dei Laghi sul lato destro più altri venti sul lato sinistro, venticinque nel parcheggio tra via Cagliari e via Pasolini, novantacinque in largo King, sessanta in largo Dublino, settantacinque in Largo Europa,ottanta tra via Mascagni e via Brodolini, venti in via Mascagni, ventitude in via Grandi sul lato direzione aeroporto, cinquantacinque in via Brodolini, otto in via Spontini.

Gabriella Sisti, ex amministratore e candidata a sindaco (area centrodestra) ha annunciato un ricorso da presentare al Presidente della Repubblica che chiederà parere al Consiglio di Stato. E ha dichiarato di voler far presentare una interrogazione parlamentare e una richiesta di parere al Ministro.

In queste ore si sta mobilitando anche la coalizione Diritti in Comune, a sostegno del candidato sindaco Dario Rose: “In questi ultimi giorni – si legge in una nota – abbiamo visto l’intero establishment politico cittadino, lo stesso che ha portato la città al commissariamento, ergersi a tutore della giustizia contro il nuovo piano parcheggi. Da una parte il vecchio centrosinistra schierato sotto il Municipio, dall’altra una ex
assessore della Giunta Terzulli, oggi illuminata sulla via di Salvini, presentare un ricorso contro le nuove strisce blu! Troviamo tutto questo un teatrino grottesco”. “Gli artefici di un bilancio comunale fallimentare, responsabili delle misure di austerità che oggi i cittadini si trovano costretti a pagare per i servizi basilari, dovrebbero avere la decenza di tacere. I ricorsi o gli aggiustamenti al piano sosta che vengono chiesti al Commissario – prosegue la nota della coalizione -, semplicemente non servono a niente. Basta leggere il comunicato che accompagna la delibera con la quale si istituisce il nuovo piano parcheggi per rendersi conto dell’assurdità di tale atto. In buona sostanza si parla della necessità di
aumentare le strisce blu e di alzare le tariffe come strumenti per migliorare la qualità dell’aria dissuadendo le persone dall’uso dell’automobile
“.
“Una follia, di fronte ad una città dove i servizi di trasporto pubblico sono pressoché inesistenti e gestiti in modo privato, dove non ci sono percorsi ciclo-pedonali e dove i pedoni rischiano giornalmente la vita a causa di un caotico sistema della viabilità. Come si può pensare che facendo pagare ai cittadini 1 euro per una sosta di mezz’ora, in un contesto saturo e vergognosamente privo di alternative all’auto privata, si stia facendo del bene all’ambiente e alla salute? L’unica cosa che si sta facendo è lucrare sul traffico per fare cassa, determinando un grave danno ai cittadini e alle aree commerciali, già gravemente colpite dalla politica incontrollata dei grandi centri commerciali. Tutto questo, secondo noi, è inaccettabile”.
“Inutili i ricorsi, serve altro che piccoli aggiustamenti in punta di piedi per non toccare alcun interesse. La delibera va annullata del tutto e il prima possibile! Questo chiediamo al Commissario e questo faremo come prima cosa al governo della città. La crisi economica che Ciampino sta vivendo deve essere pagata dai responsabili del disastro, in primis dal management delle aziende municipali. Non dimentichiamo che il servizio della sosta è stato affidato ad Asp con l’obiettivo di risanare i conti disastrati della Società (per 3 volte ricapitalizzata negli ultimi 4 anni per oltre 2,5 milioni di euro). A pagare la crisi non possono e non devono essere i cittadini che vivono e lavorano in questa città, con la scusa beffarda, per di più, che i loro sacrifici servono al bene dell’ambiente! Oltretutto non sappiamo qual’è l’agio stabilito per Asp e quale quello che resta nelle casse comunali: Il rischio è che i vasi comunicanti arriveranno a determinare ulteriore deficit per il Comune”.
“Sappiamo benissimo – conclude la nota di Diritti in Comune – che l’unico modo per migliorare la qualità dell’aria e della vita in città è un nuovo piano della mobilità sostenibile: abbattere il traffico d’attraversamento, aree pedonali, infrastrutture verdi e un nuovo rapporto serio e non
clientelare con gli enti sovracomunali. Tutto il resto sono prese in giro che non siamo più disposti ad ascoltare”.

Di
fatto c’è molta attenzione sui parcheggi, sugli introiti per le casse comunali
derivanti dai pagamenti degli stalli e soprattutto sulla regolarità dell’utilizzo
dei posti per gli invalidi. Già lo scorso anno la polizia locale di Ciampino
diretta da Roberto Antonelli ha scoperto numerosi permessi per il parcheggio
invalidi intestati a parenti deceduti e dunque non più validi. Adesso la nuova
battaglia riguarda il portamonete dei ciampinesi

Ieri mattina c’è poi stata una manifestazione promossa dall’ex consigliere comunale Mauro Testa, possibile altro candidato a sindaco di Ciampino, dove oltre 50 cittadini hanno detto “no alle strisce blu” e chiesto un incontro con il commissario prefettizio Raffaella Moscarella.




Sardegna, vince il centrodestra. Pd primo partito e crollo del M5s. Astorre: “La strada è ancora lunga…. ma è quella giusta!”

Il centrodestra vince le Regionali in Sardegna.
Christian Solinas sarà, dunque governatore. “Oggi ha vinto la
Sardegna. Ringrazio i sardi della fiducia, è stato premiato il progetto di
governo che abbiamo presentato. Non ho mai visto un testa a testa, che non
rispondeva al vero, 14 punti di vantaggio rappresentano
un dato incontrovertibile
“, dice subito dopo la vittoria.

Astorre: “Pd primo partito. La strada è ancora lunga…. ma è quella giusta!”

Ad ammettere la sconfitta è il candidato del
centrosinistra, Massimo Zedda, che sottolinea, comunque, il buon risultato del
Pd nella competizione, primo partito e sopra il Movimento cinque stelle nelle
preferenze.

“Purtroppo non abbiamo vinto – commenta il senatore Dem e segretario regionale del Lazio del Pd Bruno Astorre – ma il dato della Sardegna è importantissimo. Pd primo partito… – prosegue Astorre – Siamo vivi altro che morti come diceva qualcuno… il campo largo (cosi’ come in Abruzzo) ci rende competitivi ed attrattivi, il M5s praticamente è stato cancellato… la strada è ancora lunga…. ma è quella giusta!”

https://www.facebook.com/brunoastorre.SenatorePd/photos/a.1206531666057153/2201322726578037/?type=3&eid=ARDykYdnPNSLxIqvn5dKp1PCfg9r2IEQPGSdtWtPuEQPui0XM-kQZJQgVRhjoqH3VJSxfs9yCB3bGLhu&xts%5B0%5D=68.ARCKcingyTvilwf_lPfJCpz8c5P0ppHJumkxiuU8SoHG80kV_fNTU4XIsITc0NPptg9-eAikI6KPf9Y7VH6dvbuLRHzdQBSqZOXsyQXVMZKG5pzScYsHfaMKXl1ISyyVyeBaGk-JkpDLCUGMOPwU3Y1EJ2MtGRWBTysC5LTb2B5_jQl8D1UkENmxSbneQXHujIzHMh03mFrJ_YIb1J90pyVLZX-PI-8op44Ly_g3KvsTgygBJP6J_iSFDjmdssU6srPKRoo1dlEZQLQJ07ZBBQkw5BwJP-QwoBp1WC6_DJeIrdODlI3kjsMIDHnPI9clL0K8jwlBMKXrX6xXJdBmDkUd6aiG&tn=EEHH-R



Onda Verde Civica, partita l’intesa tra Verdi e Italia in Comune in vista delle europee

ROMA – Sabato scorso, al teatro Quirino a pochi passi da Fontana di Trevi, è stata lanciata Onda Verde Civica: un’intesa tra i Verdi ed Italia in Comune del sindaco di Parma Federico Pizzarotti principiata dalle proteste di Greta Thunberg. L’intento ultimo è quello di formare una lista plurale, europeista ed ambientalista per le elezioni europee del 26 maggio partendo da un manifesto al quale hanno già aderito molti esponenti della società civile tra i quali Andrea Purgatori, Massimo Bray e Pierfrancesco Favino.

Al convegno hanno partecipato il co-presidente dei Verdi Europei Monica Frassoni, il coordinatore esecutivo dei Verdi Angelo Bonelli, l’unico europarlamentare dei Verdi italiani Marco Affronte, il sindaco di Cerveteri e coordinatore nazionale di Italia in Comune Alessio Pascucci e il sindaco di Parma Federico Pizzarotti.

Il tema centrale è stato ovviamente l’ambiente che
“nessuno ha trattato nelle passate elezioni del 4 marzo in Italia” ma che in
Europa ha permesso ai Verdi di raggiungere percentuali interessanti come in
Germania e in proiezione in Olanda ed in Belgio. Perciò la speranza del leader
dell’Onda Verde Civica Pizzarotti è quella di inserirsi all’interno di questo
movimento spontaneo di carattere europeo per poi assumerne la guida. Per dirla
con le parole di Monica Frassoni “mettere insieme tre elementi: il potere, la
mobilitazione e la sfida dei cambiamenti climatici e della democrazia”.

Onda Verde Civica è intenta ad analizzare le possibili alleanze a livello nazionale facendo sedere allo stesso suo tavolo partiti ambientalisti ed europeisti come +Europa (lo stesso Cappato è intervenuto con un breve video), Possibile (presente con Annalisa Corrado) e Diem25 il movimento di Varoufakis. Partendo da qui, l’obiettivo è quello di apportare un cambiamento al sistema economico europeo e alle istituzioni comunitarie sviluppando un clima solidale fra tutti i componenti dell’Unione, per questo “non basta essere europeisti alla Macron, ma c’è bisogno che le forze di questa alleanza condividano anche la stessa idea di futuro e di sviluppo”.




Sardegna elezioni: Solinas volata finale verso la vittoria. Crollano i pentastellati

Sono 933 su 1.840 le sezioni scrutinate in Sardegna per l’elezione del Consiglio regionale, il 50,7% delle sezioni complessive.

I dati sono stati diffusi dalla Regione: Christian Solinas (centrodestra) è in vantaggio con il 47,16%. Poi Massimo Zedda (Centrosinistra) al 33,71%, e Francesco Desogus (M5s) con il 11,29%. Seguono Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi) con il 3,16%, Mauro Pili (Sardi Liberi) con il 2,29%, Andrea Murgia (Autodeterminazione) con l’1,84% e Vindice Lecis (Sinistra Sarda) con lo 0,63%. Le schede bianche sono 3400, le nulle 394, mentre quelle con errori e voti nulli sono 6821. Sono 153 i Comuni hanno concluso tutte le procedure dello spoglio. Trentotto i voti contestati su quelli per il presidente e 191 sulle liste.

“Dalle politiche a oggi se c’è una cosa certa è che su sei consultazioni elettorali, la Lega vince 6 a zero sul Pd. Anche in Sardegna, dopo il Friuli, il Molise, Trento, Bolzano e l’Abruzzo i cittadini hanno scelto di far governare la Lega. E come in Abruzzo anche in Sardegna è la prima volta che ci presentiamo alle Regionali. Grazie a tutti quelli che hanno deciso di darci fiducia”. Così il segretario della Lega, Matteo Salvini commenta il voto in Sardegna.

Una classifica parziale che al momento dà il primato al Pd, partiva però dal 22% delle regionali del 2014 ed è in leggero ritardo anche sul risultato delle politiche del 4 marzo scorso (14,8%).

La Lega, che debutta in Sardegna per la prima volta con queste elezioni, supera il 12% ma non sfonda rispetto alle aspettative: recupera infatti solo poco più di un punto sulle politiche di marzo.

Forza Italia in netto calo: al 18% di cinque anni fa è passata al 14 delle politiche e ora si attesta sul 10%.

“Dopo questo nuovo tracollo dei Cinque Stelle mi sembra che la fine del governo si stia avvicinando”. Lo afferma Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, a margine di un convegno sull’Africa. “Siamo davanti a dati parziali, per cui la scaramanzia è d’obbligo, tuttavia siamo molto soddisfatti dell’ennesima vittoria del centrodestra dopo le politiche, e in particolare della crescita di Fratelli d’Italia e Lega, gli unici ad andare avanti”, aggiunge.

Tra i partiti della coalizione di centrodestra, Fdi mantiene il 4% delle politiche confermando un +2% rispetto al voto regionale del 2014.
Quanto al M5s, anche lui assente alle scorse regionali, si assiste ad un crollo sulle politiche di un anno fa: dal 42% al 9% circa di oggi. “E’ inutile che si confronti il dato delle amministrative con le politiche – dice il capo politico del Movimento, il vicepremier Luigi Di Maio – noi a livello amministrativo abbiamo sempre avuto risultati diversi da quello nazionale e anche in questo caso la Sardegna non fa eccezione”.

Sardegna, Di Maio: “Per il governo non cambia nulla”

“E’ un risultato netto e chiaro e per M5s non è quello delle aspettative, ma vorrei chiarire che non ero già convinto di perdere: sapevo già che sarebbe stata una partita molto difficile”. Sono le prima parole di Francesco Desogus, candidato governatore per il Movimento 5 stelle alle regionali della Sardegna. “Dico solo viva la democrazia: si dà il mandato per cinque anni a chi vince le elezioni e poi si rivedrà'”, così il presidente della Camera Roberto Fico rispondendo a Catania ai giornalisti che gli chiedevano del voto in Sardegna E’ un dato in controtendenza quello della città di Cagliari. Nel capoluogo guidato da Massimo Zedda come sindaco, il candidato del centrosinistra arriva al 43.07%.




Regionali Sardegna, exit poll: è testa a testa tra centrodestra e centrosinistra. M5s in calo anche se sempre primo partito

Riaperti alle sette i 1.840 seggi della Sardegna dove sono state avviate le operazioni per lo scrutinio delle elezioni regionali. Le urne si sono chiuse ieri alle 22 con l’affluenza che si è attestata sul 53,75% (790.347 votanti dei 1.470.401 aventi diritto), +1,5% rispetto alle precedenti consultazioni del 2014 (52,2%). In leggero aumento, dunque, ma sempre bassa: un sardo su due, in pratica, non è andato a votare.

Si profila un testa a testa tra centrodestra e centrosinistra. Il Movimento Cinque stelle sarebbe, invece, in calo ma resterebbe il primo partito. Questo secondo gli exit poll sul voto del consorzio OPINIO ITALIA per la Rai.
Negli exit poll il candidato del centrodestra Christian Solinas oscillrebbe tra il 36,5% e il 40,5% mentre Massimo Zedda del centrosinistra sarebbe tra il 35 e il 39%. Il candidato pentastellato Francesco Desogus è dato, invece, tra il 13,5 al 17,5%

Più marcato il divario fra le coalizioni se si guarda il voto di lista: il centrodestra si attesterebbe al 42-46%, il centrosinistra (28-32%). I 5S si collocherebbero sotto il 20% (14-18%).
M5S, comunque, primo partito con una forbice tra il 14,5 e il 18,5, seguita dal Pd che registra una forchetta tra il 12,5 e il 16,5% mentre la Lega si piazza terza con percentuali che vanno dal 12 al 16. Quarta Forza Italia (6-10%), infine Fratelli d’Italia (2,5-5). Sono i dati del secondo exit poll del Consorzio Opinio Italia per Rai su un campione del 100%.

“Dagli exit poll risultiamo prima forza politica. Attendiamo i risultati definitivi. Considerando che è la prima volta che ci presentiamo alle regionali in Sardegna siamo molto soddisfatti del fatto che entreremo nel consiglio regionale per la prima volta”. Lo si legge in una nota del Movimento 5 stelle, dopo i primi exit poll sul voto in Sardegna.

“Sono solo exit poll ma denotano comunque due tendenze. Un grande recupero di Massimo Zedda e il crollo verticale dei Cinque stelle. Aspettiamo domattina i dati reali”. Così Matteo Ricci commenta su Twitter a nome del Pd i primi exit poll sul voto per la Regione Sardegna.
“Il centrodestra unito è la formula vincente e si dovrebbe spiegare ai nostri elettori perché si persiste in un’altra formula per il governo nazionale. Questo dovrebbe portare ad una seria riflessione nella Lega ma non sono ottimista che possa avvenire prima delle elezioni europee”, dice l’azzurra Laura Ravetto commentando i dati.

“Gli italiani vogliono cambiare”. Il messaggio dei cittadini è chiaro: “chiedono una politica economica e una politica estera univoca”, dice il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani a Che tempo che fa commentando gli exit poll delle regionali in Sardegna.

Le operazioni di spoglio iniziano alle 7. La proclamazione del vincitore è attesa nella tarda mattinata, mentre ci vorrà più tempo per conoscere i nomi dei 60 consiglieri regionali eletti.




Franceschini e Astorre a Genzano per sostenere Nicola Zingaretti alla segreteria del Pd

GENZANO (RM) – Sabato scorso si sono riuniti nella sala dell’ex enoteca comunale di Genzano di Roma (ora un centro per gli anziani) tutti i vertici amministrativi legati al mondo del centrosinistra per ascoltare l’onorevole Dario Franceschini, grande sostenitore di Nicola Zingaretti per la segreteria del Partito Democratico. Vicino al leader di AreaDem, componente strategica del PD, siede il segretario generale del Lazio Bruno Astorre.

Astorre: “Incrementare la partecipazione”

Bruno Astorre auspica nella “creazione di gruppi in modo da poter incrementare la partecipazione”. Mancano pochi giorni alle primarie dem del 3 marzo e il nodo è far sapere alle persone che chiunque può votare ma soprattutto spingere le persone ai gazebo. Il segretario regionale riconosce che le modalità di elezione all’interno del partito democratico debilita l’elettorato che si ritrova spaesato dopo le convenzioni regionali e nazionali e dopo il voto al congresso regionale. Insomma serve chiarezza per raggiungere un milione di voti: obiettivo che sbaraglierebbe la strada per le europee.

Nel Lazio la lista in sostegno di Zingaretti sarà composta dalla consigliera comunale di Genzano Martina Ortolani, il sindaco di Albano Laziale Nicola Marini e dal sindaco di Velletri Orlando Pocci. Dopo gli interventi della consigliera e dei due sindaci, prende la parola l’onorevole Dario Franceschini il quale si sta spendendo in tutta Italia per portare Nicola Zingaretti a capo della segreteria dem.

Per Franceschini, Zingaretti è l’unico che rappresenta il cambiamento

Franceschini ha già affermato in un’intervista al Corriere della Sera che l’idea di una lista unitaria per le Europee è positiva a patto che a guidarla sia proprio Zingaretti. E guardando anche alle prossime amministrative che porteranno al voto 3.500 comuni, Franceschini vuole che sia la mobilitazione delle primarie a motivare i suoi a livello locale. Per l’onorevole, Zingaretti è l’unico che rappresenta il cambiamento e un cambio di rotta. Ma poi si parla di un Pd aperto a tutti anche a Renzi per evitare fratture e perdite di voti. Zingaretti viene presentato come l’unico che è uscito vincitore nel generale bagno di sangue nella battaglia contro Lega e Movimento 5 Stelle, anche se a guardare le percentuali delle scorse regionali nel Lazio è chiaro che se Pirozzi (5%) fosse rimasto all’interno del centrodestra di Parisi (31%), Zingaretti sarebbe arrivato secondo col 33%.
L’onorevole Franceschini continua il suo discorso presentando questo governo come un’orda di “incompetenti, ignoranti e possiamo dirlo: fascisti”. D’altronde “quella tra M5S e Lega è un’accozzaglia”: sì, ma resa necessaria prima dal Rosatellum (scritto dal Pd e FI) essenzialmente proporzionale che rende obbligatoria una coalizione post elettorale e poi dall’abbuffata di pop corn del PD. Franceschini in un passaggio, forse non troppo chiaro, accosta questo governo ai passati esecutivi targati Berlusconi: quello che manca in entrambi i casi è la reazione forte e decisa della sinistra. Zingaretti sicuramente uscirà vincente dalle primarie anche per assenza di competizione interna ma il problema urgente del Partito Democratico resta sempre il programma.

Negli ultimi anni in cui la sinistra ha guidato il paese nessuna iniziativa legislativa è stata presa in termini di giustizia, corruzione, evasione fiscale, conflitto di interessi, ambiente e sanità. E forse volgendo lo sguardo alle passate iniziative, il governo gialloverde acquisisce un senso solo come espiazione.




Ciampino, elezioni: l’archeologo Dario Rose si candida a sindaco

“Sarà Dario Rose il candidato Sindaco a guidare la coalizione Diritti in Comune, espressione di movimenti, associazioni, cittadine e cittadini promotori del Manifesto per la rinascita della città. Cinquantatré anni, 2 figli, archeologo, Rose è un profondo conoscitore della storia e dei beni culturali di questo territorio, avendo dedicato molti anni allo studio del patrimonio archeologico del Comune di Ciampino, da tempo impegnato, con Ciampino Bene Comune e altre associazioni del territorio, alla la difesa del verde, dell’acqua pubblica e dei beni comuni”. E’ quanto si legge in una nota diffusa a margine della sua presentazione pubblica avvenuta al Geff Cafè. 
“Dopo aver aderito al Manifesto – dice Rose – è nata subito l’esigenza di tradurre quei principi e valori comuni in un progetto di cambiamento per la città. Ho accettato di dare la mia disponibilità per condurre questa sfida impegnativa, a nome di una coalizione larga e plurale, che abbiamo chiamato Diritti in Comune. Mi ha convinto la ricchezza e la diversità dei percorsi politici e civici che si sono uniti, insieme all’espressione di una cittadinanza attiva che, giorno dopo giorno, continua ad aderire a questa proposta”. 
“E’ un progetto di cambiamento – prosegue Rose – che nasce dal basso e dalla necessità di segnare una forte discontinuità con una classe dirigente di lungo corso, che ha portato l’amministrazione al commissariamento. Con responsabilità mettiamo insieme competenze, passione e lavoro collettivo, per ridare diritti e coesione sociale ad una comunità cittadina, che oggi appare fortemente disgregata di fronte ad un territorio, per troppo tempo manomesso da speculazione e degrado”. 
“Da oggi ci mettiamo al lavoro – conclude Rose – con un laboratorio programmatico condiviso. La difesa dei beni comuni, la centralità dei servizi pubblici locali, un sistema di mobilità sostenibile e di città ecologica, un nuovo strumento di governo per la tutela e la salvaguardia del territorio, sono per noi fondamenta per ricostruire un modello di città aperta, pubblica, inclusiva, vivibile, a misura di cittadino”. 




Corruzione nel processo Maugeri-San Raffaele, Roberto Formigoni condannato a 5 anni e sei mesi

E’ stato condannato a 5 anni e 6 mesi, con un leggero sconto di pena per prescrizione, l’ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, accusato di corruzione nel processo Maugeri-San Raffaele. Lo ha deciso la Cassazione, che ha respinto anche gli altri ricorsi dei coimputati. In appello Formigoni era stato condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere. Il sostituto procuratore generale di Milano, Antonio Lamanna, ha firmato l’ordine di esecuzione della pena.

Ad eseguire il provvedimento sono stati delegati i carabinieri e sarebbe stato indicato come carcere la struttura di Bollate. 

I giudici hanno abbassato la pena rispetto ai 7 anni e 6 mesi inflitti in primo grado perché hanno preso atto che una parte delle accuse, in particolare quelle relative al San Raffaele, erano prescritte. La Cassazione ha respinto poi il ricorso degli altri imputati mentre ha ritenuto inammissibile quello proposto dai legali dell’unica donna sotto accusa, Carla Dites, che nei precedenti gradi di giudizio era stata assolta. I giudici hanno anche confermato la condanna a 7 anni e 7 mesi per Costantino Passerino, ex direttore generale della Fondazione Maugeri, e a 3 anni e 4 mesi per l’imprenditore Carlo Farina.

La nuova legge “spazzacorrotti” – La decisione della Suprema Corte sarà ora trasmessa alla Procura generale di Milano per l’esecuzione della pena. Formigoni, seppure per un breve periodo, dovrebbe andare in carcere. Con la condanna definitiva già da venerdì potrebbero aprirsi le porte del carcere per Formigoni. Infatti, non appena verrà trasmesso il dispositivo della sentenza della Cassazione, il sostituto pg Antonio Lamanna, titolare del fascicolo, emetterà l’ordine di esecuzione della pena. Ordine che verrà immediatamente eseguito a meno che, come probabile, Formigoni non si costituisca spontaneamente. Nonostante abbia più di 70 anni, in base alla nuova legge “spazzacorrotti” non può godere più dei benefici legati all’età che gli avrebbero consentito altrimenti di evitare la cella e di espiare la pena in detenzione domiciliare. Non è escluso, però, che la difesa dell’ex governatore presenti una istanza per chiedere che possa scontare la condanna a casa.

Berlusconi: “Umanamente dispiaciuto” per Formigoni – “Umanamente dispiaciuto”. Così il leader di FI, Silvio Berlusconi, si è definito alla notizia della condanna di Formigoni, che ha a lungo militato in Forza Italia.

Lupi: “Immutate stima e gratitudine per Formigoni” – “La condanna dell’amico Roberto Formigoni dà un’immagine di persona che non corrisponde al bravissimo amministratore pubblico che tutti hanno conosciuto e che ha trasformato la Lombardia nel modello di buon governo cui milioni di cittadini oggi ancora ne godono i frutti. Resta incomprensibile come sia possibile condannare un politico che ha fatto delibere, oggetto della corruzione, inappuntabili e corrette. La mia amicizia, stima e gratitudine per Roberto resta immutata”. Lo ha dichiara Maurizio Lupi, presidente della componente NcI-Usei della Camera dei deputati.

Buffagni (M5s): “Noi al governo, condanna di Formigoni: ecco il cambiamento” –“Ho iniziato il mio cammino nel Movimento per combattere contro personaggi come Mr. B e contro il Celeste ed il suo impero. Oggi mentre gli italiani ci hanno mandato al governo del paese Formigoni andrà in carcere per corruzione dopo che solo qualche mese fa abbiamo anche approvato la legge spazzacorrotti che non lo farà scappare dalle sbarre dati i gravi reati! Il Cambiamento”. Lo ha scritto il sottosegretario Stefano Buffagni in post su Facebook.




Reddito di cittadinanza: più complesso l’iter per gli stranieri

Diventa più complesso il percorso del reddito di cittadinanza per gli stranieri extracomunitari: la commissione Lavoro del Senato ha approvato un emendamento della Lega al decretone che vincola l’accesso alla presentazione di “certificazione” di reddito e patrimonio e del nucleo familiare rilasciata dallo Stato di provenienza, “tradotta” in italiano e “legalizzata dall’Autorità consolare italiana”. Esentati i rifugiati politici e chi proviene da Paesi dai quali non è possibile ottenere la certificazione. Il ministero del Lavoro avrà però tre mesi per stilare la lista di questi Paesi.

In caso di dimissioni volontarie non avrà diritto al reddito di cittadinanza il solo componente del nucleo che si è dimesso, non tutta la famiglia. Lo prevede un emendamento M5S approvato dalla commissione Lavoro del Senato, che corregge la norma contenuta nel decretone che prevedeva invece l’esclusione per 12 mesi dalle dimissioni volontarie l’intero nucleo familiare.

Ieri è arrivata una stretta contro i ‘furbetti’ del divorzio: la commissione Lavoro del Senato ha approvato l’emendamento della Lega che prevede che qualora la separazione o il divorzio sia avvenuto dopo il primo settembre 2018, gli ex coniugi che facciano domanda di reddito di cittadinanza devono certificare di non risiedere più nella stessa casa con “apposito verbale della polizia municipale”.




Rousseau ha deciso: no al processo a Salvini

M5s al voto online sulla piattaforma Rousseau sul caso Diciotti e l’autorizzazione a procedere chiesta dal tribunale dei ministri nei confronti del ministro Matteo Salvini.

Ha vinto il “Sì” all’immunità a Salvini

Hanno votato in 52.417, il 59,05% contro l’autorizzazione a procedere.
“Relativamente alla risposta: “Si, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, quindi deve essere negata l’autorizzazione a procedere” hanno votato 30.948 (59,05%). Relativamente alla risposta: “No, non è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, quindi deve essere approvata l’autorizzazione a procedere” hanno votato 21.469 (40,95%) La maggioranza ha pertanto deciso che il fatto è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, quindi deve essere negata l’autorizzazione a procedere”, si legge sul blog delle Stelle a conclusione della votazione sulla piattaforma Rousseau.
“Far votare i cittadini fa parte del nostro Dna, lo abbiamo sempre fatto come accaduto per il contratto di Governo. L’altissimo numero di votanti dimostra anche questa volta che Rousseau funziona e si conferma il nostro strumento di partecipazione diretta”: così in un post su facebook Luigi Di Maio ha commentato il voto su Rousseau sul caso Diciotti. “Con questo risultato i nostri iscritti hanno valutato che c’era un interesse pubblico e che era necessario ricordare all’Europa che c’è un principio di solidarietà da rispettare”, aggiunge. “Sono orgoglioso di far parte dell’unica forza politica che interpella i propri iscritti, chiamandoli ad esprimersi. Presto ci saranno votazioni anche sulla nuova organizzazione del MoVimento 5 Stelle” conclude il vicepremier.
“Li ringrazio per la fiducia, ma non e’ che sono qui a stappare spumante o sarei depresso se avessero votato al contrario – ha detto Matteo Salvini -. Sarei stato disponibile ad affrontare anche qualsiasi altro voto, non ho problemi. Se uno ha la coscienza a posto come ce l’ho io non vive con l’ansia”. “Per me il Governo non era e non è in discussione: il processo, il voto in Abruzzo, il voto in Sardegna, i sondaggi…. il Governo va avanti, punto”, ha detto ancora Salvini. “Manderò un sms a Luigi Di Maio. Lo ringrazio per la correttezza, l’avrei ringraziato anche se il voto fosse stato diverso perchè lui si era espresso in maniera chiara”, ha detto ancora Salvini. “In democrazia – ha aggiunto – il popolo è sovrano. I Cinquestelle sono stati sempre duri, ma per altri tipi di reati: di solito i parlamentari venivano processati per truffa, corruzione. Questo era un atto politico per il bene degli italiani, ne ero convinto io ed anche la maggioranza dei loro elettori”.

“I parlamentari M5S se la sono cavata, non è colpa loro la decisione, possono continuare a stare a braccetto con la Lega”, ha detto Silvio Berlusconi a Quarta Repubblica su Rete 4 commentando l’esito del sondaggio online a favore dell’immunità per Matteo Salvini.
In serata il vicepremier Luigi Di Maio a Montecitorio per l’assemblea congiunta dei parlamentari M5S. “Se sono preoccupato? Sono preoccupato per la mia vista con questi flash…”, ha scherzato il leader M5S, circondato da telecamere e fotografi, a chi gli chiedeva del voto su Rousseau sul caso Diciotti. Nutritissima la presenza di esponenti del governo M5S alla congiunta. A Montecitorio sono infatti arrivati il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il titolare del Mit Danilo Toninelli, il ministro per il Sud per il Sud Barbara Lezzi, il Guardasigilli Alfonso Bonafade, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro e il ministro della Sanità Giulia Grillo.

Salvini si è detto tranquillo

“Ho fatto il mio dovere e ho difeso i miei concittadini, come prevede la Costituzione. Ho difeso la mia Patria, come è dovere di ogni cittadino”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti evidenzia: ‘Il governo non rischia di cadere’. “Sul governo si va avanti. Ho preso un impegno con gli italiani e intendo portarlo avanti”, dice Luigi Di Maio. Ma il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi (Lega) precisa: “E’ abbastanza chiaro che il voto su Salvini è un voto sul governo. D’altra parte anche dentro il Movimento mi sembra ci siano quelli più filogovernativi e quelli meno. È giusto anche capire il mondo dei 5 Stelle che cosa ne pensa. “Questa consultazione per noi non avrà conseguenze, per gli altri non lo so. Noi non obblighiamo nessuno a far nulla, stiamo lì e prendiamo atto delle scelte”, aggiunge.

“Da capo politico – sottolinea – sosterrò il risultato della consultazione online sul caso Diciotti”. “Qualcuno si è lamentato del quesito – ha aggiunto senza nominare esplicitamente Beppe Grillo – ma è lo stesso quesito che verrà posto in Giunta per le autorizzazioni. Non parlo sui se e sui ma”.
“Ho fatto il mio dovere e ho difeso i miei concittadini, come prevede la Costituzione. Ho difeso la mia Patria, come è dovere di ogni cittadino”, ha detto il ministro Salvini, da Ozieri (Sassari).

I politici “devono sempre andare a testa alta davanti ai giudici, senza avere nulla da temere, specialmente se fanno scelte consapevoli e motivate”. Ma quello della Diciotti, è un “caso anomalo” – dice in merito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vito Crimi – in quanto un tribunale “sta indagando un intero governo per un’azione che rientra nelle proprie politiche e nelle scelte fatte in campagna elettorale, per le quali si è stati votati”.

Beppe Grillo puntualizza la sua battuta sulla consultazione virtuale. “La mia – dice – era solo una battuta, montata ad arte contro il M5S”, dice tornando sul tweet ironico lanciato sulla consultazione online (definita qualcosa a metà “tra il comma 22 e la sindrome di Procuste”) sul caso Diciotti sulla piattaforma Rousseau. “Piena fiducia nel capo politico Luigi Di Maio”, sottolinea.

La decisione del M5S di affidare alla piattaforma Rousseau l’autorizzazione a procedere o meno sulle accuse al ministro dell’Interno Salvini sulla nave Diciotti è, invece, secondo il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, “una scelta ridicola che offende la democrazia parlamentare, che cerca di togliere ogni responsabilità al M5S incapace di decidere se stare dalla parte del diritto o del giustizialismo”. Tajani ha poi annunciato che Forza Italia voterà “no” nelle sedi istituzionali.

Il deputato del Pd Michele Anzaldi commenta alcune indiscrezioni giornalistiche sulla posizione che il premier Conte avrebbe riguardo il voto online voluto dal M5S sul caso Diciotti (‘Sbagliato affidarsi al voto online’) subito dopo smentite (‘Mai espresso posizione su voto online, non interferisco’): ‘Sembrerebbe – dice Anzaldi – proprio un incidente da ufficio stampa che certifica quello che tutti noi pensiamo e cioè che il voto sulla piattaforma Rousseau sia stato già deciso. Del resto i dubbi su questa consultazione aperta agli iscritti del M5s sul caso Diciotti non ce li ho solo io, ma anche le autorità garanti’.

In serata fonti della presidenza del Consiglio, riferiscono che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non ha mai espresso, neppure in modo informale, alcuna posizione o commento in ordine alla consultazione in corso sulla piattaforma Rousseau. In particolare, il presidente del Consiglio non intende in alcun modo influenzare le espressioni di voto degli iscritti, né tantomeno intende interferire nelle autonome valutazioni che spettano ai senatori.




Toninelli sulla A22: “Ritorno a gestione totalmente pubblica”. Biancofiore: “Che gaffe, all’81% già è pubblica!”

Dopo i disagi sulla A22 del Brennero, il ministro Toninelli annuncia ‘un’ispezione’ per verificare che il concessionario abbia garantito ‘adeguatamente’ la sicurezza e il ‘ritorno a una gestione totalmente pubblica e più conveniente’, visto che la concessione è scaduta e deve essere rinnovata. ‘Un’altra gaffe’, per Michaela Bianfofiore, di Fi: ‘O il ministro non sa o finge di non sapere- La società è già pubblica, partecipata all’oltre 81% da enti pubblici’. Il piano di Toninelli sarebbe di lasciare la gestione ‘totalmente’ alle due province autonome più alcuni Comuni, senza nessun privato. In gioco c’è la riduzione delle tariffe, limitando gli extraprofitti e i dividendi.

“Vogliamo vederci chiaro sui disagi che si sono verificati negli ultimi giorni sulla A22 autostrada del Brennero. È infatti già in corso un’ispezione per verificare che il concessionario sia intervenuto adeguatamente per garantire la sicurezza degli utenti, come prevede la convenzione”. Lo dice il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, in una nota nel quale ricorda che la concessione è scaduta da anni e si è “ad un passo dal rinnovo con una gestione totalmente pubblica e più conveniente”. “Per la gestione dell’A22 la concessione è scaduta da anni e siamo a un passo da rinnovarla con una gestione totalmente pubblica e più conveniente per i territori e per chi viaggia – aggiunge – Nonostante ciò l’attuale concessionario, la cui gestione non si può dire sia stata soddisfacente in questi giorni, e che in questi anni di proroga ha continuato a godere di ricchi profitti, ha fatto ricorso contro la rivoluzione che stiamo mettendo in atto. Una scelta incomprensibile, a meno che la si legga alla luce del tentativo di continuare a guadagnare con gli enormi dividendi di una concessione che non vorrebbero finisse mai”. “Ma noi non ci fermeremo – conclude – siamo convinti della rivoluzione nella gestione delle autostrade che stiamo portando avanti. Una rivoluzione che garantirà pedaggi più bassi ed equi, servizi migliori e utili reinvestiti sul territorio”.

“Sono esterrefatta dalle affermazioni del ministro degli infrastrutture e trasporti, Toninelli, in merito all’autostrada del Brennero. O il ministro non sa o finge di non sapere o siamo innanzi all’ennesima gaffe, quando annuncia che la gestione dell’A22 tornerà pubblica”. Lo afferma la deputata altoatesina di Forza Italia Michaela Biancofiore. “La società autostrada del Brennero – spiega – è già pubblica, partecipata all’oltre 81% da enti pubblici e la differenza con quella che lui chiama “rivoluzione” pare consti nel concedere semplicemente la concessione a una nuova società A22 al 100% pubblica, ma gestita dagli stessi enti pubblici di oggi, che lui dice non sono stati efficienti e ai quali ha inviato un’ispezione”. “Una partita di giro insomma – prosegue la deputata – che evidentemente il ministro ignora e che nulla ha a che fare con la governance dell’A22, che è di eccellenza, ma che ha sempre dovuto subire le ingerenze e le limitazioni della politica, essendo la concessione un vero e proprio tesoretto. La posizione di Forza Italia, che da sempre si pone dalla parte dell’economia di mercato e della concorrenza è sempre stata chiara e netta, avremmo preferito la gara che probabilmente sarebbe stata vinta dall’A22 stessa, in quanto concessionario uscente, ma oggi chiediamo perlomeno che si metta la parola fine all’ordinaria amministrazione e si affidi senza avere a cuore solo i profitti e il possesso degli accantonamenti, una concessione fondamentale che non può vivere di ordinaria amministrazione ma ha bisogno di investimenti, regole e decisioni, subito”.