Far Cry New Dawn, la saga diventa post nucleare

Far Cry New Dawn, nuovo capitolo della saga targata Ubisoft per Pc, Xbox One e Ps4, ha inizio 17 anni dopo l’apocalisse nucleare e la dittatura religiosa dello pseudo messia Joseph Seed vista in Far Cry 5 (qui la nostra recensione). In questo contesto post atomico un nuovo motivo di speranza di tornare alla vita ha bisogno di crescere tra le neonate comunità che stanno provando a ripopolare la superficie del pianeta, ma la rinascita è lenta e pericolosa. La natura ha già compiuto il suo rapido decorso dalla distruzione, per diventare rigogliosa e rifiorita. Attorno a Kim Rye e Tom Rush, la base Prosperity accoglie il punto di partenza per la rinascita, ma anche per la strenua opposizione al dominio militare delle perfide gemelle, a capo dei perfidi “Guerrieri della Strada”. Tra loro vige la legge del più forte in cui ognuno può giocare due parti: quella del piantagrane, o quella di chi risolve i problemi. Ai primi è riservata la morte, agli altri, invece, un’opportunistica sopravvivenza. Il giocatore vestirà i panni del braccio destro di Rush, a scelta uomo o donna con un minimo di personalizzazione estetica, e sarà suo compito guidare la rivincita di Prosperity e dell’intera Hope County. La storia e le avventure, svolgendosi nella stessa mappa del quinto capitolo, sono strettamente legate a personaggi e luoghi già visti nel precedente capitolo, ma mutati dal disastro nucleare. Riferimenti, in parte anche i personaggi, sono presi proprio da lì e chi l’ha giocato avrà una maggior soddisfazione nel percorrerne gli eventi. L’avventura si svolge per un totale di 22 missioni principali e circa una dozzina di ore per il completamento del titolo qualora ci si dedichi esclusivamente alla campagna. Detto ciò è bene precisare che il numero di ore che Far Cry New Dawn offre, volendo completare tutte le sfide, le sottoquest e trovando tutti i collezionabili, aumenta di molto.

Svolgere tutte queste attività ovviamente sbloccherà tutta
una serie di vantaggi che renderanno il proprio alter ego virtuale sempre più
forte e pronto ad affrontare la minaccia dei Guerrieri della Strada con maggior
possibilità di sopravvivenza. Una volta iniziata l’avventura e aver affrontato
una breve introduzione ci si troverà nella città di Prosperity. Il villaggio Diviso
in diverse aree fungerà da hub centrale dove è comodo trovare conforto dopo
ogni missione impegnativa, sia per rifocillarsi e rifornirsi di munizioni, sia
per spendere le risorse accumulate durante l’azione. Da subito quindi Far Cry New
Dawn pone il giocatore di fronte al nuovo sistema di gestione della fazione:
tutto, da Prosperity, alle armi, passando per veicoli e nemici, si divide in
quattro livelli di rarità e forza. Recuperare oggetti utili dalle macerie
dell’apocalisse, altro elemento immancabile in questo filone, servirà per
assemblare l’arsenale sempre più potente, anche se la moneta più preziosa nel
mondo Far Cry New Dawn è l’etanolo. Questo elemento è ottenibile sottraendolo
ai cattivi di turno che lo conservano negli Avamposti, marchio di fabbrica
della serie, che vanno ripuliti e riconquistati. Aperti i cancelli di
Prosperity, quello che una volta era il regno di Joseph Seed si mostra in tutta
la sua maestosità. La natura, come detto, ha preso il sopravvento e pervade
tutto il territorio di gioco in modo ancor più spettacolare che in precedenza.
Le strade sterrate che connettono i vari punti di interesse sono circondate da fitti
boschi e lunghi corsi d’acqua, portando su schermo una grossa mole di dettagli.
La mappa di gioco, che anche stavolta richiede la sola esplorazione per essere
scoperta, stupisce più per densità e qualità che per dimensioni, ma comunque
resta un territorio abbastanza vasto da scoprire e soprattutto offre tantissimi
luoghi e segreti da scoprire. In Far Cry New Dawn il crafting e la raccolta di
risorse sono i principali cambiamenti di questo capitolo, assieme
all’introduzione di alcuni elementi GdR sulla falsa riga di quanto visto negli
ultimi capitoli di Assassin’s Creed. Sotto questo aspetto l’ultimo capitolo
della saga di Ubisoft diverte e coinvolge, soprattutto grazie al bilanciamento
dei livelli armi/nemici che permettono uccisioni immediate. Di pari passo c’è
anche la progressione del personaggio, che grazie all’ottenimento di “Punti
Tratto” può sviluppare diverse abilità, alcune anche cumulabili, che concorrono
a rendere il gioco più accessibile anche nel momento in cui la difficoltà
s’impenna, soprattutto per chi si prefissa fin da subito di esplorare tutta la
mappa. Questi punti “esperienza” si ottengono principalmente completando le
sfide del gioco, ma anche correndo al salvataggio dei civili caduti nelle
grinfie dei Guerrieri della Strada e risolvendo gli enigmi legati alla scoperta
di alcuni tesori sparsi ovunque in Hope County.

 Nella sua semplicità, questo approccio
che strizza l’occhio ai GdR funziona bene lungo corso dell’avventura, ma non
porta alcuna grande innovazione. Purtroppo infatti la sensazione generale che
si ha è quella di un qualcosa che sa di già visto e pur rinvigorendo quella
struttura comprovata da anni all’interno della serie, è molto facile
raggiungerne l’apice. In questo aiutano gli Avamposti e le Spedizioni, soggetti
a loro volta alla progressione per livelli. Entrambi hanno l’utile funzione di far
guadagnare risorse in gran quantità e ogni volta che sono completati saliranno
di grado, aumentando la difficoltà in virtù di un successivo ritorno. La
completa libertà di approccio permette al giocatore di affrontare le situazioni
come meglio preferisce e, tirando le somme, risultano essere molto più
coinvolgenti degli eventi principali. Detto ciò, è innegabile che Far Cry New
Dawn sia un buon gioco, abbastanza lungo da godere e che offre un buon livello
di sfida. Purtroppo però, se si è appassionati della serie, la sensazione che
si avverte è quella di star giocando a qualcosa di già visto. Infatti,
nonostante le novità sopracitate, il gioco risulta essere un clone migliorato
dei suoi predecessori. Discorso diverso invece va fatto se non si è mai giocato
ai titoli precedenti della serie, ma visto il successo di quest’ultima, è
davvero difficile pensare che qualcuno non abbia mai affrontato uno dei tanti
titoli del franchise. A livello narrativo il gioco si attesta su un buon
livello, però, al di là di chiudere quanto lasciato in sospeso nel quinto
capitolo e presentare un paio di momenti interessanti, la scrittura non
raggiunge gli ottimi livelli visti nel capitolo precedente. Essere il sequel di
Far Cry 5 pone New Dawn in un confronto diretto, che viene però perso su quasi
tutti i fronti. Il carisma oscuro di John Seed e dei due fratelli, motivato dai
deliri di onnipotenza, vince a mani basse rispetto alla cattiveria fine a sé
stessa delle gemelle Lou e Mickey, mosse dalla semplice volontà di comandare e
arricchirsi quanto più possibile in questo nuovo mondo, che quasi faticano a
trovare ragioni per schierarsi contro gli abitanti di Prosperity.

Ubisoft avrebbe potuto far leva sull’ottima
reinterpretazione dello scenario post-apocalittico per renderlo innovativo,
diverso da tante altre opere, ma si perde tra l’ambientazione semplicemente
rivisitata e una fazione nemica vista e rivista in tanti altri videogame del
genere “dopo bomba”. Dopo cinque capitoli principali, due spin off, e molti
DLC, si ha la sensazione che Far Cry abbia bisogno di crescere e rinnovarsi per
portarsi su un nuovo livello, proprio come ha fatto la saga di Assassin’s Creed.
A livello tecnico Far Cry New Dawn poggia le sue basi sullo stesso motore che
un anno fa ha spinto il quinto capitolo canonico della serie. Rispetto a quanto
visto in passato, la sensazione che si ha è che i programmatori abbiano
preferito sacrificare un po’ di dettaglio generale, tra modelli e texture, in
cambio di una maggiore solidità e di un lavoro sull’ambientazione di alto
livello. La rifioritura è sostenuta da una vegetazione decisamente più
rigogliosa, da filtri cromatici accattivanti e da particellari più puliti. Gli
effetti sonori sono presi in larghissima parte dal predecessore, ma un ottimo
lavoro è stato svolto sulla scelta dei brani, davvero azzeccata in molte
occasioni, con tracce famose incastrate nel momento giusto al posto giusto.
Tirando le somme, questo Far Cry New Dawn, nonostante non lasci a bocca aperta
per quanto riguarda le novità, è un titolo di tutto rispetto, ambientato in un
universo molto ben caratterizzato e che garantisce la possibilità di divertirsi
per un buon numero di ore. Il titolo è perfettamente godibile sia da chi è fan
sfegatato della serie, sia da chi si avvicina al franchise di Ubisoft per la
prima volta. La grande giocabilità, l’intuitività dei comandi e un mondo vivo e
reattivo sono le qualità che rendono il software un videogame nel complesso
solido seppur non perfetto. Alla luce di quanto detto, se si è alla ricerca di
uno shooter che sposa, anche se in minima parte, alcune meccaniche da Gdr, Far
Cry New Dawn è sicuramente un’esperienza da provare.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 7,5

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




Colpito da ictus, muore Luke Perry: l’amato Dylan di “Beverly Hills 90210”

Luke Perry, il Dylan della serie cult degli anni Novanta ‘Beverly Hills, 90210‘, è morto nel pomeriggio a Los Angeles.

Giovedì scorso, l’attore era stato colpito da un ictus. Aveva 52 anni Luke Perry, il Dylan della serie cult degli anni Novanta ‘Beverly Hills, 90210‘, è morto nel pomeriggio a Los Angeles.



Giovedì scorso, l’attore era stato colpito da un ictus. Aveva 52 anni. Luke Perry era conosciuto per i suoi ruoli non solo nella serie tv “Beverly Hills 90210“, ma anche “Riverdale“. Nato a Mansfield, in Ohio, nel 1966 Perry si era trasferito a Los Angeles dopo il liceo per inseguire il sogno della recitazione. 

La sua carriera televisiva è iniziata ad appena 16 anni, in alcune soap opera, ma è il 1990 a segnare la svolta: a dargli la popolarità il ruolo dell’affascinante e solitario Dylan McKay nella serie per teenager “Beverly Hills, 90210“, arrivata in Italia due anni dopo e diventata un fenomeno cult degli anni Novanta. Milioni di ragazzine hanno sofferto seguendo le sue storie d’amore tumultuose con Brenda (interpretata da Shannen Doherty) e Kelly (interpretata da Jennie Garth).

Luke Perry è stato ricoverato lo stesso giorno in cui Fox ha annunciato una reunion con sei nuovi episodi, per la quale era stata annunciata la presenza dei colleghi dell’epoca, ma non la sua: Jason Priestley, Jennie Garth, Ian Ziering, Gabrielle Carteris, Brian Austin Green e Tori Spelling.

Dopo alcune esperienze al cinema, dal 2016 era tornato alla tv, nella serie Riverdale.




Piano regionale rifiuti, linee guida: il video confronto tra Luca Andreassi (Pd) e Marco Cacciatore (M5s)

Presentate lo scorso 31 gennaio le linee guida per il piano regionale rifiuti del Lazio 2019 – 2025: da un’economia lineare a un’economia circolare.

Sull’argomento si sono confrontati Luca Andreassi (segretario organizzativo provinciale Pd, consigliere comunale di Albano Laziale con delega ai Rifiuti e professore di ingegneria all’università di Tor Vergata) e Marco Cacciatore consigliere regionale M5s presidente X° Commissione (Urbanistica-Politiche Abitative-Rifiuti

Officina Stampa del 28/2/2019 il confronto tra Andreassi (Pd) e Cacciatore (M5s)
Cinque grandi azioni, dunque, con l’obiettivo di far entrare il Lazio in una dinamica virtuosa di economia circolare: Vediamo quali
  1. 70% di differenziata entro il 2025: la Regione sosterrà con 57 milioni nei prossimi tre anni isole ecologiche e impianti di compostaggio e con il passaggio alla Tarip (Tariffa puntuale) entro il 2020 per tutti i Comuni. “Chi produce meno rifiuti, meno paga”.
  2. Riduzione dei rifiuti Riduzione del 50% il fabbisogno di conferimento in discarica e inceneritori.
  3. Riconversione di Colleferro prevista la riconversione dell’impianto di termovalorizzazione di Colleferro, una delle aree a maggior tasso d’inquinamento del Lazio, puntando sulla realizzazione di un presidio industriale altamente tecnologico e senza impatto ambientale.
  4. Stop all’export dei rifiuti Ogni territorio – come avviene in tutta Italia e in tutta Europa e come prevedono la legge e le normative europee – dovrà chiudere il ciclo dei rifiuti all’interno del proprio territorio
  5. Infine lotta senza quartiere ai reati ambientali legati ai rifiuti.

L’approvazione in Consiglio regionale avverrà entro luglio 2019. Un atto importante che darà un forte impulso alla svolta sostenibile del Lazio, e si inserisce in un’iniziativa organica che il Lazio ha intrapreso con tante diverse azioni concrete: come quella della lotta all’inquinamento dell’aria, della guerra ai rifiuti plastici, al sostegno alle imprese green.




Rocca di Papa, “Unadonnavale” fa il pieno di solidarietà

ROCCA DI PAPA (RM) – Tanti i giovani guidati dalla vigilessa di Rocca di Papa Simona Cotichini pronti ad aiutare le famiglie dei Castelli Romani
presenti lo scorso venerdì alla cena di beneficenza che si è tenuta presso una delle più belle e rinomate locations dell’area dei Castelli romani: il ristorante La Foresta.

Una rappresentanza dei ragazzi di “Unadonnavale” ospiti nella puntata del 28/2/2019 di OfficinaStampa insieme alla presidente Simona Cotichini

La mission di questi ragazzi

è quella di essere vicini agli anziani e alle donne residenti nel territorio castellano che si vergognano a chiedere aiuto alle istituzioni pur vivendo nel disagio: senza i soldi per mettere un pasto a tavola e i beni di prima necessità per condurre una vita dignitosa. E sono davvero tanti ragazzi e ragazze che stanno portando a Rocca di Papa e dintorni una ventata di freschezza.

Cotichini: “Tutto è cominciato con un’idea, nata un pomeriggio dell’estate 2017″

Ballano, cantano e hanno fondato una compagnia teatrale che porta gli spettacoli in giro per l’area metropolitana e con gli incassi forniscono aiuti concreti, bussando alle porte dei compaesani in difficoltà e gli portano un sorriso e la spesa ma non solo quello.
“Tutto è cominciato con un’idea, nata un pomeriggio dell’estate 2017 – racconta Simona Cotichini, presidente dell’associazione Unadonnavale -Siamo un gruppo di roccheggiani, doc e adottivi, uniti dalla stessa, grande passione per l’arte e per la musica. Per questo abbiamo dato vita all’associazione “UnaDonnaVale”. Volevamo comunicare emozioni, passando dal canto alla danza, attraverso scritti originali. Lo scopo era quello di far breccia e lasciare un segno nel cuore delle persone, trattando temi del quotidiano nell’unico modo in cui l’emozione comunica davvero, con la forza di esperienze vissute realmente. L’idea è arrivata in teatro, con un primo spettacolo “Pagine di Donna”, andato in scena fra marzo e maggio a Rocca di Papa, Cecchina e Frascati. Sull’onda dell’entusiasmo e con tanto ancora da raccontare, abbiamo creato un secondo spettacolo, “Ad ogni Passo”, che andrà in scena nei prossimi 7 e 8 marzo al teatro civico di Rocca di Papa”.

Tanti ospiti istituzionali alla serata di beneficenza

Venerdì scorso l’associazione ha organizzato una cena di beneficenza al ristorante La Foresta dove erano presenti duecento persone tra cui diversi sindaci e amministratori del territorio come il sindaco di Rocca Priora Damiano Pucci, il sindaco di Velletri Orlando Pocci, il consigliere veliterno Salvatore Ladaga, il consigliere di Albano e della Città Metropolitana Massimiliano Borelli, il consigliere regionale Antonello Aurigemma e rappresentanti della Regione. Presente anche il primo cittadino di Rocca di Papa Emanuele Crestini e ospite d’onore della serata di beneficenza il prefetto Francesco Tagliente. L’ex questore di Roma e di Firenze si è complimentato con Simona Cotichini per l’iniziativa: “Fare della beneficenza fa bene, fa sentire meglio. L’altruismo appaga. Dare è più gratificante che avere”.

Toccante il monologo di Edoardo Cofani

“Ero troppo timida ma avrei voluto raccontare a quel ragazzino riflesso nello specchio di come ogni mattina ero costretta ad indossare, sotto un grosso fiocco blu, il grembiule bianco col mio nome ricamato qui sul taschino. Roberta. Quel grembiule che mi soffocava e di cui mi vergognavo tanto”.

L’appuntamento con la solidarietà è fissato dunque per i prossimi 7 e 8 marzo al teatro civico di Rocca di Papa con lo spettacolo “Ad ogni Passo”.




Musica d’autore con la maiuscola: Terzo album e nuovo videoclip per gli “Inverso”

Una musica particolare e contaminata, curata nei minimi dettagli, che trova una propria dimensione al di là delle definizioni quella della band romana degli Inverso che lo scorso mese di dicembre ha presentato il terzo album dal titolo “Profumi e Preludi”.

Carlo Picone, compositore e autore e componente degli Inverso ospite nella puntata del 28/2/2019 di Officina Stampa

Un percorso iniziato nel 2012

Gli Inverso proseguono dunque il percorso iniziato nel 2012 di ricerca interiore e musicale, esplorando nuovi lidi e combinando insieme talento e fantasia che restituisce all’ascoltatore un sound piacevole fatto di elementi jazzistici a tratti malinconico e a tratti allegro, con testi che descrivono perfettamente le nostre giornate e il nostro umore altalenante quotidiano.

Terzo album consegnato alla storia della musica cantautorale italiana

La band, che vede Emmanuele Di Pace alla batteria, Vincenzo Picone al basso, Carlo Picone alla chitarra, piano e voce, Anna Russo al violoncello e Vincenzo Citriniti al sax, consegna alla storia della musica cantautorale italiana questo terzo album che rappresenta sicuramente un grande traguardo per gli Inverso che in 5 anni di attività hanno messo in cantina più di 100 live, oltre 10 videoclip, realizzato colonne sonore di 4 lungometraggi, partecipato a trasmissioni televisive regionali e nazionali, e intervistati da oltre 50 radio continuando a riscuotere sempre maggiore interesse e consensi con il loro raffinato e coinvolgente repertorio.

“Questa libertà” la prima traccia dell’album diventa videoclip

Di prossima uscita il videoclip tratto dal brano “Questa libertà” che rappresenta la traccia numero uno dell’album “Profumi e Preludi” in cui i musicisti creano una “confusione ordinata”. Una musica, quella degli Inverso, dalle mille sfaccettature e volti, in cui l’arrangiamento e i testi sono studiati attentamente per dare risalto ai temi trattati quali l’attesa, il viaggio, la semplice realtà e il sogno. Tutti temi visti da una prospettiva diversa quindi inversa, perché, come amano ricordare alla fine di ogni live, “Inverso” non è solo il nome della band ma una vera e propria filosofia di vita.




Jump Force, i manga più noti diventano un picchiaduro

Jump Force, il nuovo titolo prodotto da Bandai Namco e sviluppato da Spike Chunsoft, è finalmente arrivato su Pc, Ps4 e Xbox One. Il gioco ha la caratteristica di unire ben 42 lottatori appartenenti alle saghe che hanno fatto la storia del fumetto giapponese e di renderli dei lottatori formidabili tutti da giocare. Tra Dragon Ball, One Piece, Ken il Guerriero, i Cavalieri dello Zodiaco, Naruto, City Hunter e molti altri, c’è davvero l’imbarazzo della scelta per chiunque sia cresciuto a pane e manga. Non a caso il videogame è uscito nell’anno del 50esimo anniversario di Weekly Shōnen Jump, conosciuta anche semplicemente come Shōnen Jump. Per chi non lo sapesse stiamo parlando di una delle più longeve testate settimanali di manga pubblicate in Giappone che vanta milioni di fan in tutto il mondo. Tale successo è dovuto al fatto che la maggior parte delle avventure che pubblica sono arrivate anche in occidente e in Italia, sia in formato cartaceo che nelle loro trasposizioni video in forma di anime. Detto ciò, veniamo alla trama dell’ultimo prodotto Bandai Namco: Jump Force ha inizio con la creazione del proprio alter ego virtuale tramite un editor di personaggi non troppo complesso. Una volta creato l’eroe che accompagnerà il giocatore lungo la “campagna”, il quale grazie a un cubo magico riceverà gli stessi poteri degli eroi dei manga, verrà chiesto di entrare a far parte di uno tra tre team: il team Dragonball, il team Naruto e il team One Piece. La scelta non è per niente tecnica o strategica, bensì legata a quali personaggi animati si è più affezionati. I guerrieri hanno infatti tutti meccaniche di combattimento simili, con le mosse speciali che però differiscono molto fra loro. Dopo un breve tutorial che serve a spiegare l’esecuzione delle combo base e delle mosse avanzate e speciali, i giocatori vengono catapultati nella base della J-Force, un mondo vivo dove si trovano tanti NPC e giocatori reali da tutto il mondo con cui interagire, negozi, punti di interesse e chioschetti dove avviare missioni e battaglie offline e online.

Benché chi si trova
dinanzi lo schermo possa muoversi abbastanza liberamente già dopo il tutorial,
e avviare ad esempio battaglie offline o con giocatori in rete, alcune sezioni
sono bloccate e richiedono l’avanzamento nella storia single-player. Quest’ultima
però è il vero e proprio punto dolente del gioco. Essa infatti è piuttosto
banale e man mano che si prosegue propone una serie di missioni troppo simili
fra loro e ripetitive in successione, intermezzate da scene con audio in
giapponese. La storia lega le battaglie l’una con l’altra ma la narrazione
appare a volte forzata e frammentaria. Alcuni scontri si affronteranno con il
proprio alter-ego e altre con uno dei personaggi degli anime, mentre altre
ancora con un team di tre lottatori. In questo modo si avverte una sensazione
di varietà che nello stesso tempo però mina alla continuità dello schema di
combattimento. Il titolo a livello d’identità può essere definito un
picchiaduro con tendenze rpg-free roaming, infatti la progressione è legata agli
eventi della storia single-player che permettono pian piano di sbloccare
lottatori e skill. Nelle pause tra ogni battaglia i giocatori sono liberi di
girare per il mondo di gioco affrontando battaglie offline e online con
matchmaking, o affrontando gli altri player che girano liberi per la base.
Inoltre, nei negozi è possibile acquistare abilità, tecniche e oggetti
cosmetici per potenziare il proprio eroe. Le skill possono essere livellate
anch’esse. A volte quindi si avverte una sensazione di smarrimento e
ridondanza, che può risultare fastidiosa per chi volesse semplicemente buttarsi
nella lotta come ci si aspetterebbe da un gioco di questo genere. Per chi non
fosse particolarmente interessato alla storia, comunque, è sempre possibile
dedicarsi alle sole battaglie in single e multiplayer, anche se il gioco perde
molto della sua appetibilità.

A livello di combat
system Jump Force è un gioco poco tecnico che si riduce molto spesso a un
button smashing sfrenato. Per capirci meglio, sulla versione Xbox da noi
testata l’attacco impeto, eseguibile con tasto X è quello “debole”, mentre
quello pesante si esegue con Y. Essi possono essere combinati tra loro o si può
premere ripetutamente il medesimo tasto per realizzare le combo, più rapide e
meno efficaci le prime, più lente e letali le seconde. Il numero di attacchi
concatenabili dipende da personaggio ma, nel complesso, si ha la sensazione
che, in tali azioni, la differenza tra i lottatori sia davvero minima, così
come per le proiezioni, attivabili premendo B, utili per danneggiare
l’avversario quando mantiene la guardia che si attiva con RB. La basilare
mappatura dei comandi permette ovviamente il salto utilizzando il tasto A, lo
scatto con LB, lo switch tra i membri del team tramite la pressione di LT e la
ricarica della barra di energia con RT che consente di eseguire le mosse
speciali combinando il grilletto destro + frontali. Il tutto non richiede
particolari predisposizioni o abilità con i picchiaduro e risulta, nel pieno
animo fan-service dell’opera, accessibile anche a chi vuole cimentarsi con Jump
Force solo per amore dei propri beniamini. I virtuosismi, in realtà, sono
permessi, quanto meno sulla carta: schivate, combinazioni tra attacchi classici
e speciali, switch durante le combo, ragionamenti sugli attacchi elementali,
etc… dovrebbero consentire anche ai più abili di sfruttare il combat system con
maggior profondità. In realtà, a causa delle ridottissime finestre temporali
per l’attivazione, ad esempio, di un contro-attacco e per via della confusione
che si viene a creare sullo schermo, si fa grande fatica a cogliere gli attimi
necessari per compiere i “virtuosismi” e si finisce ad optare per la pressione
compulsiva delle mosse più semplici. Tanto più vista l’entità importante del
danno arrecato da un comodissimo attacco impeto che va a segno nella sua combo
completa.

Per quanto concerne
il comparto tecnico, Jump Force presenta delle animazioni molto curate nelle
sequenze di lotta, ma quelle delle cut-scene e dei dialoghi sono a volta
grossolane e sembrano realizzate in fretta, con qualche problema di
sincronizzazione fra il movimento delle labbra e il parlato. Il gioco gira
abbastanza fluidamente a 30fps e per il tipo di azione che offre è più che
adeguato. Quando ci sono molti giocatori in lobby abbiamo però riscontrato
qualche problema di lag. Per quanto riguarda i dialoghi, essi sono in inglese o
giapponese, a second del gusto dell’utente. Mentre gli effetti sonori sono
assolutamente fedeli a quelli che si possono ascoltare negli anime. Uno degli
aspetti più allettanti è sicuramente la personalizzazione dei combattenti. Si
possono applicare tatuaggi, segni distintivi, costumi e accessori appartenenti
ai vari personaggi dei manga. Ovviamente, più si conoscono le differenti serie
ed i relativi personaggi, e più questo ambito acquisisce appetibilità.
All’inizio ci sarà ben poco da applicare per customizzare l’avatar ma, man mano
che si accumulano punti, si potranno acquistare nuovi oggetti e rendere il
proprio personaggio davvero unico. L’accesso giornaliero al gioco, inoltre,
premia i giocatori più assidui con ulteriori punti da spendere. Tirando le
somme, Jump Force, visto il grande potenziale e i milioni di fan del genere è
un titolo che poteva dare assolutamente di più. Lottatori bilanciati male,
meccaniche estremamente semplicistiche e un livello di sfida tarato verso il
basso da una parte, tutti i personaggi più amati dai fan dei migliori manga di
Shōnen Jump e un buon comparto grafico dall’altra, Jump Force è il tipico
esempio videoludico dell’occasione sprecata. Quello che sulla carta poteva
infatti essere il crossover definitivo finisce invece per inciampare su quelli
che sono gli elementi base di qualsiasi picchiaduro che si rispetti: la
giocabilità e il bilanciamento generale tra i lottatori. Anche l’aspetto
grafico in 3D non rende giustizia al titolo trasformando i personaggi quasi in
action figures non sempre belle da vedere e poco espressive. Magari uno stile
grafico più platform, come quello visto nel bellissimo Dragon Ball FighterZ, a
nostro avviso avrebbe reso giustizia ai tanti personaggi presenti. Detto ciò,
quindi ci sentiamo di consigliare questo Jump Force solo ed esclusivamente ai
fan più appassionati, disposti a chiudere un occhio sulle meccaniche e sulla
trama.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica 6

Sonoro: 7,5

Gameplay: 6

Longevità: 7

VOTO FINALE: 6,5

Francesco Pellegrino Lise




Onda Verde Civica, partita l’intesa tra Verdi e Italia in Comune in vista delle europee

ROMA – Sabato scorso, al teatro Quirino a pochi passi da Fontana di Trevi, è stata lanciata Onda Verde Civica: un’intesa tra i Verdi ed Italia in Comune del sindaco di Parma Federico Pizzarotti principiata dalle proteste di Greta Thunberg. L’intento ultimo è quello di formare una lista plurale, europeista ed ambientalista per le elezioni europee del 26 maggio partendo da un manifesto al quale hanno già aderito molti esponenti della società civile tra i quali Andrea Purgatori, Massimo Bray e Pierfrancesco Favino.

Al convegno hanno partecipato il co-presidente dei Verdi Europei Monica Frassoni, il coordinatore esecutivo dei Verdi Angelo Bonelli, l’unico europarlamentare dei Verdi italiani Marco Affronte, il sindaco di Cerveteri e coordinatore nazionale di Italia in Comune Alessio Pascucci e il sindaco di Parma Federico Pizzarotti.

Il tema centrale è stato ovviamente l’ambiente che
“nessuno ha trattato nelle passate elezioni del 4 marzo in Italia” ma che in
Europa ha permesso ai Verdi di raggiungere percentuali interessanti come in
Germania e in proiezione in Olanda ed in Belgio. Perciò la speranza del leader
dell’Onda Verde Civica Pizzarotti è quella di inserirsi all’interno di questo
movimento spontaneo di carattere europeo per poi assumerne la guida. Per dirla
con le parole di Monica Frassoni “mettere insieme tre elementi: il potere, la
mobilitazione e la sfida dei cambiamenti climatici e della democrazia”.

Onda Verde Civica è intenta ad analizzare le possibili alleanze a livello nazionale facendo sedere allo stesso suo tavolo partiti ambientalisti ed europeisti come +Europa (lo stesso Cappato è intervenuto con un breve video), Possibile (presente con Annalisa Corrado) e Diem25 il movimento di Varoufakis. Partendo da qui, l’obiettivo è quello di apportare un cambiamento al sistema economico europeo e alle istituzioni comunitarie sviluppando un clima solidale fra tutti i componenti dell’Unione, per questo “non basta essere europeisti alla Macron, ma c’è bisogno che le forze di questa alleanza condividano anche la stessa idea di futuro e di sviluppo”.




Franceschini e Astorre a Genzano per sostenere Nicola Zingaretti alla segreteria del Pd

GENZANO (RM) – Sabato scorso si sono riuniti nella sala dell’ex enoteca comunale di Genzano di Roma (ora un centro per gli anziani) tutti i vertici amministrativi legati al mondo del centrosinistra per ascoltare l’onorevole Dario Franceschini, grande sostenitore di Nicola Zingaretti per la segreteria del Partito Democratico. Vicino al leader di AreaDem, componente strategica del PD, siede il segretario generale del Lazio Bruno Astorre.

Astorre: “Incrementare la partecipazione”

Bruno Astorre auspica nella “creazione di gruppi in modo da poter incrementare la partecipazione”. Mancano pochi giorni alle primarie dem del 3 marzo e il nodo è far sapere alle persone che chiunque può votare ma soprattutto spingere le persone ai gazebo. Il segretario regionale riconosce che le modalità di elezione all’interno del partito democratico debilita l’elettorato che si ritrova spaesato dopo le convenzioni regionali e nazionali e dopo il voto al congresso regionale. Insomma serve chiarezza per raggiungere un milione di voti: obiettivo che sbaraglierebbe la strada per le europee.

Nel Lazio la lista in sostegno di Zingaretti sarà composta dalla consigliera comunale di Genzano Martina Ortolani, il sindaco di Albano Laziale Nicola Marini e dal sindaco di Velletri Orlando Pocci. Dopo gli interventi della consigliera e dei due sindaci, prende la parola l’onorevole Dario Franceschini il quale si sta spendendo in tutta Italia per portare Nicola Zingaretti a capo della segreteria dem.

Per Franceschini, Zingaretti è l’unico che rappresenta il cambiamento

Franceschini ha già affermato in un’intervista al Corriere della Sera che l’idea di una lista unitaria per le Europee è positiva a patto che a guidarla sia proprio Zingaretti. E guardando anche alle prossime amministrative che porteranno al voto 3.500 comuni, Franceschini vuole che sia la mobilitazione delle primarie a motivare i suoi a livello locale. Per l’onorevole, Zingaretti è l’unico che rappresenta il cambiamento e un cambio di rotta. Ma poi si parla di un Pd aperto a tutti anche a Renzi per evitare fratture e perdite di voti. Zingaretti viene presentato come l’unico che è uscito vincitore nel generale bagno di sangue nella battaglia contro Lega e Movimento 5 Stelle, anche se a guardare le percentuali delle scorse regionali nel Lazio è chiaro che se Pirozzi (5%) fosse rimasto all’interno del centrodestra di Parisi (31%), Zingaretti sarebbe arrivato secondo col 33%.
L’onorevole Franceschini continua il suo discorso presentando questo governo come un’orda di “incompetenti, ignoranti e possiamo dirlo: fascisti”. D’altronde “quella tra M5S e Lega è un’accozzaglia”: sì, ma resa necessaria prima dal Rosatellum (scritto dal Pd e FI) essenzialmente proporzionale che rende obbligatoria una coalizione post elettorale e poi dall’abbuffata di pop corn del PD. Franceschini in un passaggio, forse non troppo chiaro, accosta questo governo ai passati esecutivi targati Berlusconi: quello che manca in entrambi i casi è la reazione forte e decisa della sinistra. Zingaretti sicuramente uscirà vincente dalle primarie anche per assenza di competizione interna ma il problema urgente del Partito Democratico resta sempre il programma.

Negli ultimi anni in cui la sinistra ha guidato il paese nessuna iniziativa legislativa è stata presa in termini di giustizia, corruzione, evasione fiscale, conflitto di interessi, ambiente e sanità. E forse volgendo lo sguardo alle passate iniziative, il governo gialloverde acquisisce un senso solo come espiazione.




Orrore a Madrid: uccide la madre e se la mangia

Ha ucciso la madre dopo l’ennesimo litigio, ne ha smembrato il corpo dividendolo in piccoli pezzi che ha sparso per la casa, mangiandone un pezzetto alla volta con l’aiuto del cane.

Il momento dell’arresto da parte della polizia

L’incredibile, macabra, vicenda di cannibalismo che ha scosso l’opinione pubblica, è avvenuta a Madrid. La polizia ha rinvenuto il cadavere smembrato di Maria Soledad Gomez, 66 anni, dopo la denuncia di un’amica che non la vedeva da un mese. Allarmata, ha quindi contattato gli agenti che si sono recati nella casa in cui la donna abitava con il figlio di 26 anni, Alberto Sanchez Gomez. Il giovane è parso subito strano alla polizia che, insospettita, ha insistito per poter entrare dentro l’abitazione.

Qui, la macabra scoperta del cadavere, ormai putrefatto, e diviso in contenitori tupperware sparsi per la casa. Lo shock è stato talmente forte che uno dei poliziotti non ha retto ed è uscito dall’abitazione dando di stomaco.




Velletri, Banca Popolare del Lazio: quell’operazione definita “truffaldina” (L’inchiesta 5 parte)

Prosegue l’inchiesta su Banca Popolare del Lazio e sugli affidamenti a società senza garanzie, sui conflitti d’interesse non dichiarati e sulle “doppie vesti” di alcuni componenti del consiglio di amministrazione e della stessa presidenza che si trovano a gestire casi dai quali sarebbe opportuno che si astenessero.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa lo scorso 21/02/2019

Nella scorsa puntata abbiamo parlato della società Protercave S.p.a. amministrata da G.C., una persone che in questa storia ricopre tre ruoli: amministratore della Protercave SPA, presidente della Apifidi Centro Italia che garantisce l’affidamento per la Protercave SPA (G.C. che garantisce G.C. ricordate?) e componente del cda della Banca Popolare di Spoleto dove, caso vuole, nello stesso periodo è stato assunto il figlio di Massimo Lucidi, attuale Ad della Banca Popolare del Lazio, come dirigente di una filiale in Roma Prati.

La Protercave è stata presentata proprio dall’attuale Ad Massimo Lucidi e affidata per un milione e 600 mila euro senza garanzie.

Quella lettera dell’avv. Petronio che coinvolge lo studio del notaio Capecelatro

Al termine di questa prima parte la giornalista Chiara Rai, conduttrice di Officina Stampa ha poi letto una lettera che coinvolge un’altra volta, dopo il caso della Millenium e del consigliere di maggioranza Salvatore Ladaga, l’attuale presidente della Banca Popolare del Lazio Edmondo Maria Capecelatro, storico notaio di Velletri.

La lettera è scritta dall’Avvocato Ugo Petronio il 12 giugno del 2017 e indirizzata a Alessandro Di Giacomantonio, Manolo Di Giacomantonio e Patrizia Mattacchioni con oggetto cause di usucapione davanti al Tribunale di Velletri riferite a vari procedimenti relativi Alessandro Di Giacomantonio, Elvezio Di Giacomantonio, Manolo Di Giacomantonio e Patrizia Mattacchioni. La lettera fa inoltre riferimento ad una precedente lettera datata 5 maggio 2017 indirizzata a Loris Di Giacomantonio. Per chiarezza specifichiamo che Elvezio è il padre di Loris e Patrizia Mattacchioni è la cognata di Loris).

Una situazione definita “temeraria” e “truffaldina”

Ma cosa dice la missiva? In pratica l’avvocato Petronio rimette il suo mandato nei confronti dei suoi clienti Di Giacomantonio, che gli sono stati presentati dallo studio notarile Capecelatro, perché il 5 maggio la Banca Popolare del Lazio si è costituita con un atto d’intervento rispetto una situazione definita dallo stesso Petronio “temeraria e truffaldina” di cui lo stesso Petronio dichiara di non esserne al corrente sebbene gli atti confermino invece il contrario.

La vicenda

Di che parliamo? Praticamente Loris Di Giacomantonio, cliente storico del notaio Capecelatro che con il suo gruppo portava allo studio notarile almeno 50 atti l’anno, risulta garante di un debito della società Building House Srl nei confronti della banca per oltre 1 milione di euro. Come liberare i garanti del debito dai propri beni per evitare che questi venissero presi dalla banca?

Su consiglio del Notaio Capecelatro di cui ricordiamo che sia Elvezio che Loris sono clienti storici, i signori Di Giacomantonio Alessandro (figlio di Elvezio garante) e Patrizia Mattacchioni (cognata di Loris) si “mettono contro i garanti Loris ed Elvezio” per richiede l’usucapione dei beni del padre e del cognato (si proprio quelli a garanzia del mutuo concesso dalla banca).

Un particolare molto singolare in quanto il figlio avrebbe cominciato ad usucapire quando aveva 15 anni. Rispetto a questa operazione, iniziata in sordina, non appena la Banca, ignara dei fatti descritti, ne viene a conoscenza, si mette ovviamente di traverso e Petronio sentita puzza di bruciato rimette il mandato e lo fa nero su bianco con la famosa lettera letta in studio da Chiara Rai, nella quale l’avvocato ravvede nella proposizione dei giudizi di usucapione anche un comportamento definito dallo stesso come “truffaldino” ai danni della Banca Popolare del Lazio e nella quale fa altresì presente che i clienti gli erano stati indirizzati dal “Dott. Scotti dello Studio Capecelatro di Velletri”.

Dagli atti risulta che tutti sapevano tutto

Lo studio del notaio Capecelatro affida i suoi clienti Di Giacomantonio all’avvocato Ugo Petronio tanto che il legale addirittura elegge domicilio a Velletri in Piazza Cairoli, 44 proprio presso lo studio del Notaio Capecelatro.

Il notaio che in pratica con questa operazione non fa certo gli interessi della banca si espone ancora di più. Come? Il 10 ottobre 2016 sottoscrive addirittura una relazione detta “ipocatastale” richiesta dal Giudice dell’usucapione e depositata dai Di Giacomantantonio per mezzo del loro legale Petronio, quale atto istruttorio necessario per ottenere la sentenza di usucapione.

Gli atti parlano chiaro

Allora Petronio sapeva? Gli atti parlano chiaro: nella relazione ipocatastale depositata quasi un anno prima della lettera in cui dichiarava di non sapere si certifica dell’esistenza del credito della banca.

Il notaio presidente e quell’atto che sottrae di fatto i beni immobili alla garanzia del credito della Banca Popolare del Lazio

Ma non è finita perché il notaio Capecelatro prima della procedura di usucapione poi naufragata pur sapendo che sia Loris Di Giacomantonio che Elvezio avevano già in precedenza prestato garanzie fideiussorie dal 2007 per gli affidamenti concessi dalla Banca Popolare del Lazio, stipula il 22 febbraio 2011 addirittura un contratto di Mutuo con il quale iscrive ipoteca sui beni di Di Giacomantonio Elvezio ed a favore della Banca di Credito Cooperativo di Roma, sottraendo di fatto i beni immobili alla garanzia del credito della Banca Popolare del Lazio.

Il notaio Pistilli (associato Capecelatro) e il mutuo su un immobile abusivo

Successivamente il 6 luglio 2011 il notaio Paolo Pistilli, associato dello studio notarile Capecelatro, stipula un mutuo a favore del gruppo Di Giacomantonio con garanzia reale su un appartamento ad uso ufficio a Lariano.

L’immobile in sede di espropriazione immobiliare promossa dalla Banca Popolare del Lazio nei confronti dei Di Giacomantonio Loris ed Elvezio è risultato totalmente abusivo essendo in realtà un piano PilotY come è stato accertato dal consulente tecnico nominato dal Giudice dell’esecuzione e come risultava evidente dalla lettura dell’atto di provenienza con il quale la società Elios 88 aveva venduto il detto piano piloty ai Di Giacomantonio in data 22 novembre 2004.

Quei “buoni consigli” che non hanno funzionato

Nell’ulteriore tentativo di salvare i beni dei debitori, quindi scatta poi l’idea dell’usucapione che però va male e che succede? Petronio alza le mani e i Di Giacomantonio perdono tutto. Per loro i “buoni consigli non sono funzionati” nonostante tutti i tentativi fatti per far andare in porto l’operazione “purgazione”.




Amatrice, dopo 3 anni dal sisma è ancora emergenza. Palombini: “Tempi biblici per le procedure”

AMATRICE (RI) – A distanza di due anni e mezzo dal sisma dell’agosto 2016, L’Osservatore d’Italia è tornato ad Amatrice.

Sulla strada si riconoscono ancora le rovine di decine di ristoranti ed hotel costretti alla chiusura

Il video servizio su Amatrice trasmesso a Officina Stampa del 21/02/2019

La giornata è soleggiata e gli abitanti ne traggono nuova energia per affrontare un altro giorno di attesa per una ricostruzione che non è ancora partita. Solo pochi giorni fa, Amatrice e le 69 frazioni sono state colpite da esose nevicate che hanno costretto la popolazione ad avvicinarsi a Roma.

L’intervista a Maria storica commerciante di Amatrice

L’intervista di Gianpaolo Plini per L’Osservatore d’Italia

La proprietaria di “Maria Sport”, un negozio di abbigliamento che sorge all’interno del Centro Commerciale il Triangolo, racconta come “le scorse settimane le temperature sono scese sotto i -20 c° distruggendoci fisicamente e mentalmente: si blocca tutto, dalle attività commerciali allo smistamento delle macerie: ci si sente soli”.

L’intervista a Filippo Palombini sindaco di Amatrice

L’intervista di Gianpaolo Plini per L’Osservatore d’Italia

Il sindaco Palombini, ingegnere sismico, spiega che il problema sono i detriti e le macerie che bloccano la ricostruzione. La Regione è deputata allo smistamento delle macerie mentre il comune si occupa solo delle ordinanze per quegli immobili pericolosi che vanno abbattuti. Mentre la rimozione dei detriti è bloccata al centro storico, dove hanno perso la vita molte persone, per disposto della procura. Idem per le 103 chiese dell’area, le quali sono sotto osservazione da parte del MIBAC.

Il secondo passaggio sarà quello della microzonazione sismica che i tecnici svolgeranno verso gli inizi di giugno. Ad oggi i cittadini che detenevano la residenza in una casa dichiarata modulo E vivono all’interno delle SAE (soluzioni abitative di emergenza) che sono 1900 nel cratere e 500 ad Amatrice. Si è discusso spesso della loro efficienza e, a due anni e mezzo dal sisma, si può affermare tranquillamente che non risultano essere adatte. Dalle testimonianze istituzionali e non che siamo stati in grado di raccogliere, è evidente che le SAE non rappresentano una sicurezza per i cittadini delle aree terremotate. Sono più che soventi i problemi legati all’umidità che alza i pavimenti o fora i soffitti non avendo i tetti a spiovente. La domanda è come mai vengono utilizzate a quelle latitudini? Le soluzioni abitative sono state acquistate prima del terremoto non tenendo conto che le strutture vanno adattate all’ambiente circostante (una casa al mare non può essere identica ad una casa in montagna). In molti ora risiedono entro i confini della zona franca urbana e perciò sono esentati dal pagamento delle imposte. In realtà la condizione è più complessa e presenta dei risvolti che suscitano molti interrogativi. L’emolumento dell’Enel, per esempio, è sospeso (lo paga il comune) fino al termine del 2019 quando i cittadini aretini dovranno pagare anche gli arretrati che, nel frattempo, si saranno cumulati in 2 o 3 mila euro. Una proposta più consona sarebbe stata quella di rimborsare interamente e senza nulla pretendere le tariffe delle bollette calcolando il consumo medio. Qualora qualcuno oltrepassasse la media indicata, allora paga l’ammontare in eccedenza.

Una questione urgente è il popolamento delle zone colpite dal sisma

È preoccupante analizzare il numero di abitanti rimasti e la loro età media. I giovani non hanno scelta: o partecipano alla rimozione delle macerie con tutti i danni psicologici che ne derivano oppure fanno i bagagli e vanno via. Bisogna ripartire dalle case modulo B, quelle con danni non troppo ingenti, che dalla prossima primavera dovrebbero cominciare ad essere ristrutturate. L’ex sindaco di Amatrice, il consigliere regionale Pirozzi è riuscito a far approvare una legge sul terremoto e la prevenzione che, con rischi di incostituzionalità, permette “ai proprietari delle seconde case dichiarate inagibili di installare, anche sul terreno non di proprietà, fino alla completa ristrutturazione dell’immobile, una o più strutture abitative temporanee e amovibili”.

Il sindaco Palombini utilizza parole forti nei confronti del terzo commissario alla ricostruzione Farabollini, professore all’università di Camerino, che “non ha capito dove sta, sbagliando totalmente approccio e quindi: o questo ruolo non è giusto per lui oppure non l’ha capito”.
Il 14 gennaio scorso, il primo cittadino ha accolto il sottosegretario alle aree terremotate Vito Crimi. Sono tre i punti principali dell’analisi del tavolo tecnico. Il primo riguarda lo sblocco dei finanziamenti, 2,3 miliardi nel 2017 fino a un miliardo e mezzo nel 2019, che però non sono spendibili a causa delle procedure bibliche, farraginose e non adatte ad una situazione di estrema emergenza. Il secondo, quello del rinnovo dei contratti a termine dei dipendenti comunali è stato licenziato in ritardo dalla Finanziaria mentre ancora nessuna notizia per i contratti dei segretari. Il terzo punto riguarda il PASS (Presidio assistenza Socio-Sanitaria): il sindaco ha ottenuto un’automedica e un’ambulanza con la permanenza stabile di un medico. Ma il ruolo che svolgono è solamente quello di trasferimento del malato all’ospedale di Rieti. Per lo storico ospedale Grifoni si stanno ancora svolgendo le gare per gli appalti.

È pleonastico che il grimaldello per la rinascita delle aree colpite dall’ondata sismica è lo sviluppo del turismo. Bisogna ricostruire gli alberghi, ristrutturare le seconde case per combattere l’abbandono del territorio soprattutto da parte dei giovani e dare, così, impulso al commercio che ora sembra quasi al limite della sopravvivenza.