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Ambiente

Contrasto ai cambiamenti climatici, dai Consorzi di Bonifica opere per 2 miliardi di euro

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Vincenzi (Presidente ANBI): “Si stima che per mettere in sicurezza il territorio nazionale siano necessari oltre 33 miliardi di euro: tanti, ma ben 7 volte in meno di quanto, stanti le attuali condizioni, saranno spesi per riparare danni senza dare prospettive di sicurezza, indispensabili per qualsiasi disegno di sviluppo.”
 
“Parlare di contrasto ai cambiamenti climatici è un’indispensabile prospettiva planetaria, ma con insufficienti risultati pratici ed immediati, dimostrandosi l’attuale impossibilità di efficaci accordi internazionali, stanti le forti disparità economiche e sociali fra Paesi. E’ fondamentale, quindi, concentrarsi sulle politiche di adattamento, consci che in discussione non è il futuro del Pianeta, ma quello delle prossime generazioni”: ad affermarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto al Festival del Pensiero Consapevole, svoltosi a Piacenza.
 
“Quest’anno – conferma il meteorologo, Alessandro Bruscagin, presente al recente salone Remtech di Ferrara – nel NordOvest italiano  si sono registrate temperature superiori di quasi 2 gradi alla media recente, mentre in Emilia Romagna le massime annue segnano +2,3 gradi; il trend dell’aumento termico sull’Italia è di 0,4 gradi ogni 10 anni. Ciò comporta un drastico cambiamento nella distribuzione delle precipitazioni, oggi più irregolari sia nello spazio che nel tempo.”
 
“Se a questo quadro aggiungiamo le incognite legate alle eccezionali temperature, che ancora si registrano nelle acque del mar Mediterraneo, abbiamo la percezione di un’Italia diventata hub climatico, di cui l’uragano Daniel, che ha sconvolto la Libia, rischia di essere solo il prologo” aggiunge Vincenzi.
 
L’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche ricorda infatti che,  nei primi 7 mesi del 2023 (terzo anno più caldo dal 1800 e con il mese di luglio più caldo di sempre, grazie a punte di 48 gradi), si sono già verificati 4 uragani mediterranei  ed in Italia si registra una media 11 eventi estremi al giorno.
 
“I Consorzi di bonifica stanno realizzando, nel rispetto dei cronoprogrammi, opere per circa 2 miliardi, ma è evidente che sono insufficienti e che bisogna accelerare ad iniziare dall’ormai prossimo avvio del Piano Idrico Nazionale – prosegue il Presidente di ANBI – Sono necessari urgenti investimenti per evitare pesanti conseguenze per l’economia del Paese: dal 2013 al 2021 si sono spesi 20 miliardi di euro per riparare i danni post-emergenze, che sono solo una parte minoritaria delle conseguenze negative per un territorio; nello stesso periodo sono stati spesi però solo 2 miliardi circa, cioè un decimo, per interventi di prevenzione idrogeologica! E’ necessario invece aumentare la capacità di resilienza delle comunità attraverso infrastrutture ecocompatibili e multifunzionali, consapevoli dei molteplici interessi che, salvaguardando le priorità di legge, gravano sulla risorsa idrica.”
 
Conclude Vincenzi: “Si stima che per mettere in sicurezza il territorio nazionale siano necessari oltre 33 miliardi di euro: tanti, ma ben 7 volte in meno di quanto, stanti le attuali condizioni, saranno spesi per riparare danni senza dare prospettive di sicurezza, indispensabili per qualsiasi disegno di sviluppo.”
 
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Emergenza meteo, osservatorio ANBI: “Contingenza climatica ad alto rischio”

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Francesco Vincenzi, Presidente ANBI: “Il futuro del Paese non può essere affidato alla buona sorte del tempo”
 
 
“L’Italia, che si distende nel Mediterraneo, sta offrendo l’immagine climatica di un vascello in balìa degli eventi meteo, cui solo la buona sorte ha impedito nei giorni scorsi di trasformarsi in disastri annunciati, limitando i pur sempre grandi disagi degli allagamenti. Resta comunque alta la preoccupazione per quanto potrà registrarsi nelle prossime ore di previsto maltempo.” E’ allarmato il commento di Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) all’evolversi della situazione meteo soprattutto nel Nord Italia, dove cementificazione e sfavorevoli condizioni climatiche limitano fortemente la capacità di assorbimento dei suoli.
 
A testimoniare le emergenze sfiorate sono i dati del settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche: le perturbazioni si sono concentrate soprattutto sulle aree montane dell’Emilia Romagna, della Toscana e della Liguria per poi spostarsi a Nord, coinvolgendo la Lombardia ed il Triveneto, dove le cumulate di pioggia hanno superato i 100 millimetri in una manciata di ore, facendo alzare, il livello dei corsi d’acqua, ben oltre la soglia di guardia.
 
Molti i fiumi in piena, che hanno fatto temere esondazioni, altresì finora limitate: in Emilia Romagna, il record è del torrente Aveto (bacino del fiume Trebbia), il cui livello è salito di m.4,20 in sole 2 ore e mezza; nella stessa regione, in 9 ore, sono caduti 192 millimetri di pioggia su Bosco Carniglio, in provincia di Parma. Le portate dei fiumi appenninici emiliani registrano valori elevatissimi: oltre a quelli di Nure (mc/s 68,32, record del decennio) e Taro (salito in una settimana da mc/s 7,14 a mc/sec 200,88!), vanno segnalati gli exploit idrologici di Secchia, Enza, Panaro, Parma e Baganza.
 
Dopo lunghi mesi di sofferenza il fiume Po ha subìto un generalizzato incremento di portata, ma la situazione complessiva è sotto controllo: a Pontelagoscuro, segnato +35% sulla media del periodo.
 
In Valle d’Aosta cresce la portata della Dora Baltea, mentre i fiumi piemontesi  si sono stabilizzati dopo le impennate a seguito delle piogge dei giorni scorsi; primi innevamenti si registrano sulle vette alpine.
 
Anche la Lombardia è stata oggetto di nubifragi sparsi su buona parte del territorio regionale con l’esondazione del Seveso, che ha provocato pesanti allagamenti a Milano; lungo il corso del fiume tracimato le cumulate di pioggia hanno superato i 100 millimetri (mm.103 a Seveso); criticità si sono registrate anche sul Mella, nel Bresciano. La crescita repentina del lago di Como, esondato in alcune zone, ha influenzato l’andamento delle portate del fiume Adda, cresciuto fino al 49%; le riserve idriche regionali risultano superiori alla media di circa il 20% (fonte: ARPA Lombardia).
 
“Le vasche di laminazione, alcune appena inaugurate, nonché i sistemi di telecontrollo e di automazione, che ci permettono di eseguire le necessarie manovre idrauliche con grande rapidità, stanno proteggendo interi comuni – evidenzia Alessandro Rota, Presidente di ANBI Lombardia – Ora però è indispensabile che vengano messe a disposizione le risorse economiche necessarie per dare corpo alle progettazioni previste dal Piano di Efficientamento della Rete Idraulica nella nostra regione come nel resto del Paese.”
 
In Trentino Alto Adige, dove forti piogge hanno gonfiato gli alvei fluviali, va segnalato l’eccezionale exploit del  torrente Aurino, che in poche ore ha visto aumentare la portata da circa 10 metri cubi al secondo a ben mc/s 135! Anche il fiume Adige ha registrato un innalzamento del livello di m. 4,5 ,mentre l’Isarco è cresciuto di m. 3,5.
 
In Friuli Venezia Giulia è allarme rosso, così come in Veneto, dove destano preoccupazione soprattutto gli alti livelli raggiunti dai fiumi Livenza (+m.4 rispetto alla scorsa settimana), Bacchiglione (cresciuto di circa 2 metri rispetto a 7 giorni fa), Brenta e Piave (fonte: ARPA Veneto).
 
Fra i grandi bacini naturali del Nord solo il livello del Benaco è ancora in crescita, mentre per gli altri la situazione si è stabilizzata ampiamente sopra la media con i laghi di Como e Maggiore (rispettivamente al 108,8% e al 129,3% di riempimento) a rischio di localizzati straripamenti.
 
In Liguria non si sono registrate criticità di rilievo, nonostante le forti piogge, che flagellano la riviera di Levante  da oltre una settimana (su Varese Ligure sono caduti mm. 369 in 6 giorni); ad aggravare la situazione sono state anche le raffiche di vento che, in alcuni casi, hanno superato i 100 chilometri all’ora.
 
In Toscana sono Garfagnana e Lunigiana, le aree maggiormente colpite da vere e proprie “bombe d’acqua” su territori, che già da oltre una decina di giorni stanno subendo la furia di eventi estremi: è così accaduto che su alcuni comuni del Massese, ma anche di Lucchesìa e Pistoiese, si sono registrate cumulate di pioggia di oltre 140 millimetri in 24 ore, sommatesi agli oltre 550 millimetri caduti nelle settimane precedenti (ad esempio, su Rocca Sigillina e Parana), mettendo in crisi il territorio a causa di frane e smottamenti; sul Passo della Cisa (in provincia di Massa Carrara) sono caduti ben 257 millimetri di pioggia in 24 ore. Fiume Magra e torrente Carrione sono andati in piena con livelli cresciuti di oltre 2 metri in poco tempo, così come i fenomeni meteo hanno fatto schizzare la portata del fiume Serchio a mc/s  291 (la media di ottobre è di mc/s 24 ca.); crescono anche la Sieve e soprattutto l’Arno, la cui portata supera i 100 metri cubi al secondo, mentre assai più contenuto è l’innalzamento dell’Ombrone.
 
“A Sud della Toscana la situazione è per ora notevolmente diversa – precisa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – a testimonianza di un’Italia, dove emerge evidente l’esigenza di nuove infrastrutture idrauliche, come invasi e laghetti, capaci di calmierare situazioni fortemente differenziate, trasformando la minaccia idraulica in risorsa idrica per i momenti di bisogno.”
 
Nelle Marche, i fiumi, tranne la Potenza, hanno portate in calo.
 
In Umbria, il lago Trasimeno torna ad abbassarsi così come il fiume Nera.
 
Nel Lazio, i livelli dei laghi di Bracciano e Nemi guadagnano pochi centimetri, così come il fiume Tevere, mentre restano stabili le portate di Aniene e Fiora.
 
Al Sud continua l’apporto irriguo alle campagne come testimoniano i livelli settimanali dei bacini in Basilicata (-5 milioni di metri cubi circa) e Puglia (quasi 3 milioni di metri cubi in meno).
 
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Macchine a idrogeno: una tappa significativa nella transizione verso un’economia più verde e sostenibile

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Dal MASE 100 milioni per gli investimenti sulla filiera delle componenti per la produzione di idrogeno rinnovabile

Il Ministro Pichetto: “Ulteriore passo avanti nel potenziamento di una tecnologia strategica per il Paese”

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato l’avviso per selezionare progetti di investimento sullo sviluppo della filiera di componenti per la produzione di idrogeno rinnovabile. La dotazione economica complessiva è pari a cento milioni di euro e rientra nell’investimento sull’idrogeno previsto dal PNRR. Le imprese interessate potranno presentare le proposte progettuali ad Invitalia, soggetto gestore della misura, dal prossimo 29 novembre fino al 12 gennaio 2024.

“Con la pubblicazione dell’avviso – spiega il Ministro Gilberto Pichetto – si fa un ulteriore passo in avanti per lo sviluppo e il potenziamento della filiera italiana dell’idrogeno rinnovabile, tecnologia strategica in particolare per i settori industriali ‘hard-to-abate’ e per i trasporti a lunga distanza”.

I progetti finanziabili potranno riguardare la creazione o l’ampliamento di unità produttive di componenti degli elettrolizzatori, dispositivi per la compressione e lo stoccaggio dell’idrogeno, sistemi di interfaccia con impianti di produzione di energia rinnovabile, ma anche la ricerca industriale e la formazione di personale correlate all’investimento.

Il futuro: macchine a idrogeno e la sostenibilità

L’uso dell’idrogeno come vettore energetico è una tendenza in crescita nell’ambito delle tecnologie sostenibili. Le macchine a idrogeno, come veicoli a celle a combustibile e apparecchiature per la produzione di energia, stanno guadagnando popolarità per la loro capacità di ridurre le emissioni di carbonio e contribuire alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Celle a combustibile per veicoli: guidando verso un futuro sostenibile

I veicoli a celle a combustibile (FCV) rappresentano uno dei settori più promettenti nell’uso dell’idrogeno come carburante. Questi veicoli utilizzano un processo di elettrolisi per generare idrogeno da fonti di energia rinnovabile o idrogeno prodotto da fonti convenzionali. L’idrogeno viene quindi utilizzato in una pila a combustibile per produrre energia e alimentare il veicolo, con l’unico sottoprodotto dell’acqua.

Ciò significa che i veicoli a idrogeno non emettono gas serra o inquinanti atmosferici diretti. Inoltre, offrono prestazioni simili ai veicoli a benzina o diesel e tempi di ricarica più veloci rispetto alle auto elettriche, rendendoli una scelta interessante per chi cerca soluzioni di mobilità sostenibile.

Produzione di energia verde con l’idrogeno

Oltre all’uso nei trasporti, l’idrogeno viene utilizzato anche nella produzione di energia verde. Le celle a combustibile stazionarie possono convertire l’idrogeno in elettricità e calore per applicazioni residenziali, commerciali e industriali. Questo approccio consente di immagazzinare energia in eccesso proveniente da fonti rinnovabili, come l’energia solare e eolica, e di utilizzarla quando necessario.

Sfide e sviluppi futuri

Nonostante le promettenti applicazioni dell’idrogeno, ci sono sfide da superare. La produzione, lo stoccaggio e il trasporto dell’idrogeno richiedono attenzione particolare, e le tecnologie per migliorare l’efficienza e ridurre i costi stanno ancora evolvendo. Inoltre, è essenziale che l’idrogeno venga prodotto da fonti rinnovabili per massimizzare i benefici ambientali.

L’uso delle macchine a idrogeno rappresenta una tappa significativa nella transizione verso un’economia più verde e sostenibile. Con ulteriori investimenti nella ricerca e nello sviluppo, potremmo vedere una crescente adozione di queste tecnologie nei prossimi anni, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale e a mitigare il cambiamento climatico.

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Al via la presidenza italiana per la European Union of Water Management Associations

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Vincenzi: “Riportare saggezza nel restauro della natura e nel governo dell’acqua per evitare che i sogni diventino incubi!”
 
 
Toccherà a Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), guidare per un anno la European Union of Water Management Associations (EUWMA), la cui annuale assemblea si è tenuta a Roma; subentra al belga Sam Coulier, la cui presidenza di turno si è caratterizzata per l’impegno comune sul tema della risalita del cuneo salino.
 
A EUWMA aderiscono le organizzazioni pubbliche, locali e regionali di gestione dell’acqua di dieci Stati europei: Belgio, Italia, Ungheria, Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Romania e Paesi Bassi.
 
“Dobbiamo evitare che l’acqua diventi un business per pochi ed un problema per molti” ha esordito Vincenzi in sede di presentazione degli obbiettivi della presidenza italiana, che intende caratterizzarsi per evitare l’affermarsi di derive culturali, che tendono a contrapporre agricoltura ed ambiente.
 
“La crisi climatica ha favorito il rinascere di una coscienza comune sull’indispensabile funzione dell’acqua ma, di fronte all’estremizzazione localizzata degli eventi atmosferici, non possono esistere ricette omogenee, che vanno invece adattate alle singole realtà territoriali, pur nella condivisione degli obbiettivi – prosegue il neoPresidente di EUWMA  – Argomento fondamentale è la revisione della Direttiva Quadro Acque del 2000, perché disegnata su una realtà idrica, che non c’è più e la sua pedissequa applicazione rischia di creare gravissimi danni proprio a quelle realtà, che traggono linfa vitale dalla presenza dell’acqua sul territorio.”
 
Ormai unanime è la convergenza di EUWMA sulla necessità di nuove infrastrutture capaci di trattenere maggiori quantità d’acqua da utilizzare nei momenti di bisogno; gravi segnali arrivano, infatti, da tutta Europa: dalla desertificazione di territori spagnoli, dove non piove da 6 anni alle cospicue perdite di produzioni agricole in Germania.
 
“E’ necessario evitare approcci ideologici, partendo dalla consapevolezza  che viviamo in un ambiente gestito, per la cui salvaguardia vanno perseguiti obbiettivi realistici, definendo azioni realizzabili ed il loro calendario, aiutati anche dall’innovazione tecnologica – evidenzia il  Presidente di ANBI –  Bisogna incrementare la resilienza di territori e loro comunità, definendo piani di gestione della siccità e delle alluvioni; in questo è determinante riconoscere il ruolo dell’agricoltura nella manutenzione dell’ambiente naturale adattato all’uomo, vale a dire l’agroecosistema.”
 
Manifesta la conclusione di Francesco Vincenzi: “Dobbiamo riportare saggezza nel restauro della natura e nel governo dell’acqua per evitare che i sogni diventino incubi!”
 
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