Cooperazione internazionale di polizia: a Trieste la VI conferenza regionale

Questa mattina
il Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Vittorio Rizzi, ha
presieduto la sesta conferenza regionale sulla cooperazione internazionale di
polizia, presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di
Trieste.

All’evento,
organizzato e realizzato dallo SCIP – Servizio per la Cooperazione
Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale sono
intervenuti i vertici della Magistratura e delle forze di polizia delle regioni
Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, ed ha visto la partecipazione del
Direttore dell’Ufficio Coordinamento e Pianificazione per le forze di polizia,
Prefetto Maria Teresa Sempreviva.

Lo scopo di
queste conferenze regionali è quello di illustrare ai reparti territoriali le
capacità operative, la forza dei canali di comunicazione e di interoperabilità
delle banche dati, la connessione con le agenzie Interpol ed Europol, le
piattaforme disponibili e gli strumenti che attualmente sostengono, attraverso
lo SCIP, le indagini internazionali e l’attività di prevenzione che valica anche
i nostri confini.

Nel suo
intervento il Prefetto Rizzi ha sottolineato che “il senso di queste conferenze
è sviluppare la consapevolezza della strategicità della cooperazione
internazionale di polizia per affrontare le varie minacce criminali dato che
terrorismo, traffico di droga, traffico di esseri umani, cybercrime non hanno un
territorio fisico nell’era globale.

Gli strumenti di
lavoro delle forze di polizia e della magistratura non possono prescindere da
una filosofia di contrasto basata sulla condivisione e sulla cooperazione
bilaterale e multilaterale.

Il Dipartimento
della Pubblica Sicurezza esprime con le quattro forze di polizia all’interno del
Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia la propria forza,
attraverso l’unione delle specificità tecnico-operative di ciascuna
componente.

Pertanto
cooperazione, condivisione, innovazione e conoscenza sono parole chiave del
“network sicurezza” che si basano su un nuovo abito culturale che non può
prescindere dalla parola fiducia, dal trust del mondo
anglosassone.”