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Cronaca

DELITTO OLGIATA: ARCHIVIATO L’ESPOSTO DEI FAMILIARI CONTRO I MAGISTRATI

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Tempo di lettura 3 minuti Il cameriere solo il 1° aprile 2011divenne reo confesso e la condanna di 16 anni di reclusione arrivò il 14 novembre 2011 e poi confermata anche in appello il 9 ottobre 2012

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La contessa Alberiga Filo della Torre il 10 luglio 1991 fu trovata morta nella sua nella sua camera chiusa a chiave dall’interno. Nella villa erano presenti il marito, i due figli, due domestiche filippine (tra cui Violeta Alpaga, colei che trovò il cadavere della donna), la baby sitter inglese Melanie Uniacke e quattro operai che stavano adibendo l'abitazione per ospitarvi la festa d'anniversario di nozze dei coniugi Mattei, prevista proprio per quella sera

di Cinzia Marchegiani

Arriva ora come una doccia gelata per i familiari della contessa Alberiga Filo della Torre l’archiviazione della Procura Generale della Cassazione riguardo l’esposto presentato. Il PG della Suprema Corte ha ritenuto che l’azione disciplinare è avvenuta con prescrizione, secondo la cronologia dei fatti avvenuti.

Cala l'ultimo sipario su un delitto che tenne in sospeso la verità per molti anni. Un omicidio scomposto in tante sfaccettature, mentre nelle sue trame rimasero impigliati segni indelebili della scena del delitto, prove silenti e sospese pronte a riaprire le indagini e le ferite.

L'omicidio della contessa Alberiga Filo della Torre è noto come il “Delitto dell’Olgiata” avvenuto più di 23 anni fa, il 10 luglio 1991. La contessa trovata morta nella sua camera da letto fu prima tramortita con un colpo da corpo contundente (si ipotizzerà uno zoccolo) e successivamente uccisa mediante strangolamento. Dalla stanza risulteranno mancare alcuni gioielli, presumibilmente trafugati dall'assassino. Il cald case rimasto irrisolto per quasi vent’anni, vide luce solo nel 2011, quando la prova del DNA vedeva identificato il presunto colpevole nel cameriere filippino Manuel Winston. Il cameriere solo il 1° aprile 2011divenne reo confesso e la condanna di 16 anni di reclusione arrivò il 14 novembre 2011 e poi confermata anche in appello il 9 ottobre 2012. Un delitto che conserverà nelle sue memorie svolte rocambolesche prima di arrivare alla scoperta dell’assassino, dove gli indagati uno ad uno confermavano la propria innocenza.

LE PRIME INDAGINI


Per i carabinieri, l'assassino doveva essere qualcuno che la vittima conosceva e di cui si fidava, qualcuno in grado di entrare nella villa, e muoversi pressoché indisturbato, nonostante l'affollamento di quella mattina. Trovandosi il marito della vittima già in ufficio durante il delitto, i primi sospetti si incentrano su Roberto Jacono, figlio dell'insegnante di inglese dei bambini di casa Mattei, un giovane con alcuni problemi psichici che viene inquisito per alcune macchie di sangue rinvenute sui suoi pantaloni; sarà l'esame del DNA a scagionarlo. Dopo Jacono, i sospetti si spostano su Manuel Winston, un cameriere filippino licenziato poco tempo prima, ma anche lui è scagionato dalle analisi del DNA, che non conseguono risultati certi. Nell'autunno del 1991, visto l'apparente arenarsi delle indagini, il PM decide di mettere il caso in stand-by.


RIAPERTURA DEL CASO

Il caso di questo delitto nel tempo ha continuato a far parlare di se, proprio nel 2007 ci fu la riapertura a seguito di un'istanza di Pietro Mattei, vedovo della contessa, che chiede ulteriori analisi del dna alla luce delle nuove tecniche investigative su tutti i reperti ed in particolare sul lenzuolo che venne utilizzato per strangolare la vittima e sull'orologio della stessa. Accolta detta istanza, le nuove analisi svolte dai consulenti tecnici del PM non portano ad alcun risultato, così che il PM Ormanni nel maggio del 2008 richiede una nuova archiviazione. Pietro Mattei si oppone nuovamente all'archiviazione, ed il GIP Cecilia Demma, accogliendo l'istanza, dispone lo svolgimento di ulteriori analisi. L'anno seguente il nuovo PM Francesca Loy affida al RIS il compito di analizzare l'orologio e il lenzuolo alla ricerca di tracce di DNA dell'assassino. Proprio sull'orologio e sul lenzuolo, già analizzati senza alcun esito dai precedenti consulenti tecnici, vengono invece trovate dal RIS tracce evidentissime di Manuel Winston. Inoltre il PM Francesca Loy, riesaminando tutti gli atti dell'indagine, si avvede che l’assassino avrebbe potuto essere assicurato alla giustizia subito dopo il delitto se soltanto a suo tempo fossero state ascoltate tutte le registrazioni delle telefonate del Winston. La Procura, infatti, a suo tempo aveva disposto l'intercettazione delle telefonate del Winston, ma aveva omesso di ascoltare la registrazione del colloquio dello stesso con un ricettatore, al quale intendeva vendere i gioielli trafugati alla contessa. Quella registrazione, che costituiva una prova schiacciante della sua colpevolezza, è rimasta inascoltata per vent’anni negli archivi della Procura.

ESPOSTO AL CONSIGLIO DELLA MAGISTRATURA

Nel 2013 i familiari di Alberica Filo della Torre presentarono un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura, chiamando in causa l'allora procuratore aggiunto Italo Ormanni e i pubblici ministeri Cesare Martellino, Nicola Maiorano e Settembrino Nebbioso (quest'ultimo deceduto). Pietro Mattei e i suoi figli di erano dichiarati "indignati per la superficialità con cui, per 20 anni, sono state svolte le indagini, costellate di errori di ogni genere", precisando di aver chiesto la riapertura dell'inchiesta nel 2006 e di non essersi mai rassegnati alle frettolose richieste di archiviazione formulate dal PM Italo Ormanni prima nel 2006 e poi nel 2008.

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Guidonia Montecelio, botte tra ladri e padrone di casa: arrestato topo d’appartamento. E’ caccia al complice

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I Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme hanno arrestato in flagranza di reato un 23enne georgiano, senza fissa dimora e con precedenti, gravemente indiziato del reato di rapina aggravata in concorso.
Lo scorso pomeriggio, a Guidonia Montecelio, località Villanova, due soggetti si sono introdotti in un appartamento di via D’Azeglio, di proprietà di un pensionato, in quel momento in vacanza all’estero. Sul cellulare del figlio dell’uomo, che vive a casa con lui, è arrivato il segnale d’allarme dell’impianto di videosorveglianza.
Il giovane nel visionare il filmato delle telecamere in tempo reale, ha effettivamente notato la presenza di 2 persone che si stavano introducendo nell’abitazione, così ha deciso di precipitarsi a casa, chiedendo aiuto anche ad alcuni amici. Arrivati presso l’abitazione, il figlio del proprietario assieme agli amici hanno notato la coppia vista poco prima nel video dell’impianto di video sorveglianza, allontanarsi con in mano dei borsoni pieni di refurtiva, tra cui orologi e gioielli. Ne è nata una violenta colluttazione, durante la quale uno dei due è riuscito a scappare.
Sul posto sono giunti anche i Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme, allertati tramite 112 dal proprietario di casa, che sono riusciti a bloccare definitivamente il 23enne, che è stato arrestato, e su disposizione dell’Autorità Giudiziaria condotto presso il carcere di Roma Rebibbia, mentre sono ancora in corso le indagini per rintracciare il complice.

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Torvaianica, non si ferma all’alt dei Carabinieri: arrestato dopo un rocambolesco inseguimento

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I Carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno arrestato un 41enne romeno, già noto alle forze dell’ordine, gravemente indiziato del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Più nel dettaglio, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, impegnati in un servizio perlustrativo, nel transitare a Torvajanica sul Lungomare delle Meduse hanno deciso di eseguire un controllo di un’autovettura di grossa cilindrata condotta dal 41enne che viaggiava con a bordo due connazionali. L’uomo, sprovvisto di patente di guida, di documenti d’identità e di assicurazione, si dava improvvisamente alla fuga, dando inizio ad un inseguimento lungo la via Pontina e la via Nettunense, venendo poi bloccato ed arrestato a Campo di Carne.

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1943/1944, “linea Gustav”teatro di feroci combattimenti: Medaglia d’Oro al Valor Civile per la Provincia di Frosinone

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“Territorio di rilevante importanza strategica, in quanto posto a ridosso della ‘Linea Gustav’ e attraversato dalla via Casilina, maggiore arteria di collegamento tra la Capitale ed il Sud del Paese, dal 10 settembre 1943 fu teatro di una violenta occupazione militare e subì devastanti bombardamenti che causarono la distruzione di ingente parte del patrimonio edilizio e culturale. La popolazione, oggetto di feroce barbarie e costretta allo sfollamento, sorretta da eroico coraggio, profonda fede nella libertà ed altissima dignità morale, sopportava la perdita di un numero elevato di concittadini ed indicibili sofferenze, offrendo un luminoso esempio di abnegazione, incrollabile fermezza ed amore patrio”. 1943/1944 – Provincia di Frosinone.
 
È questa la motivazione con la quale stamattina, presso il salone di rappresentanza dell’Amministrazione provinciale di Frosinone, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fissato sul gonfalone della Provincia di Frosinone, la Medaglia d’Oro al Valor Civile. Alla cerimonia di conferimento, dall’alto profilo istituzionale, accolti dal Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano, hanno preso parte il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Prefetto di Frosinone Ernesto Liguori, il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e lo storico e giornalista Paolo Mieli. Presenti in sala anche le massime autorità civili, militari e religiose, gli amministratori provinciali e tantissimi sindaci del territorio.
 
A scandire i vari momenti della cerimonia è stata la presentatrice Valeria Altobelli che ha anche letto una testimonianza di Giuseppina Capuano, nata ad Aquino il 19-10-1905 e residente a Piedimonte San Germano in via Petrone, defunta il 16 aprile 2009, tratta dal libro ‘Tra le pieghe della memoria’ di Elena Montanaro.
 
 
IL PRESIDENTE DI STEFANO: “UN TRIBUTO AI NOSTRI VALOROSI CITTADINI”
 
“La Medaglia D’Oro al Merito Civile è un segno tangibile dell’ammirevole coraggio e della straordinaria resilienza dimostrata dalla nostra provincia durante i terribili eventi legati alla seconda guerra mondiale. Le ferite del passato hanno modellato il nostro presente, ma non hanno mai minato la nostra determinazione e la nostra speranza nel futuro” ha detto il Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano.
 
“Quando ogni pilastro era stato raso al suolo, abbiamo trovato la forza di ricostruire, quando il destino sembrava contro di noi, abbiamo trovato la forza di resistere. Il conferimento di questa alta onorificenza su cui ho l’obbligo morale e istituzionale di ringraziare, per l’impegno profuso, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ci insigne di un compito ancora più importante: quello di impegnarci solennemente ad assicurare che le sofferenze patite non siano vane, che le vite perdute non siano dimenticate, e che le lezioni apprese siano tramandate alle future generazioni”, ha aggiunto.
 
“Questa medaglia rappresenta un tributo ai nostri valorosi cittadini, che hanno dimostrato con la loro forza d’animo che la vita e la speranza possono risorgere anche dalle ceneri della distruzione. In questo giorno solenne, giuriamo di onorare il passato, di abbracciare il presente e di costruire un futuro che rifletta la forza e la dignità che ha sempre contraddistinto il nostro territorio” ha concluso il Presidente di Stefano.
 
 
IL SINDACO MASTRANGELI: “LA NOSTRA POPOLAZIONE HA SUBITO L’IMMANE DRAMMA DELLE VIOLENZE”
 
Il primo cittadino della città capoluogo di Provincia ha ripercorso brevemente quei drammatici momenti. “La nostra è stata una popolazione civile che ha vissuto sulla propria pelle anche l’immane dramma delle violenze ad opera dei goumiers francesi su donne, uomini e bambini” ha spiegato in un passaggio il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ricordando le ‘marocchinate’. Inoltre ha anche sottolineato “l’altissimo prezzo pagato dalla Città di Frosinone nel corso del sanguinoso conflitto bellico”. 
 
 
LO STORICO PAOLO MIELI: “NON DIMENTICHIAMO QUANTA DIGNITÀ LE NOSTRE FAMIGLIE ABBIANO AVUTO NEL RESISTERE”
 
Una attenta e puntuale lectio magistralis, quella tenuta dallo storico e giornalista, professor Paolo Mieli, ringraziato più volte dal Ministro e dal Presidente della Provincia per la sua presenza. Mieli ha raccontato delle “violenze subite da questa provincia” e delle “marocchinate”, evidenziando come “far passare la storia delle sofferenza di questa area solo per le violenze subite dai liberatori è stato un trucco per omettere le sofferenze degli otto mesi che hanno preceduto la liberazione”, che “sono il motivo della medaglia”. “Se potessi vivere in un mondo in cui tutti si comportano come si comportarono i cittadini di questo territorio né sarei lieto” ha ancora detto, mettendo in evidenza la dignità e la resistenza del popolo ciociaro e raccomandando di “non dimenticare quanta dignità le nostre famiglie abbiano avuto nel resistete, nel non farsi abbattere”.
 
 
IL MINISTRO PIANTEDOSI: “L’INTERA CIOCIARIA FU, IN VIRTÙ DELLA SUA VALENZA STRATEGICA, PESANTEMENTE SEGNATA E COLPITA”
 
“Sono lieto di poter consegnare questa medaglia alla Provincia di Frosinone – ha detto fra l’altro il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi -. Un importante riconoscimento voluto  a tributo delle ingenti perdite umane, delle immani sofferenze, delle privazioni, dei diffusi fenomeni di distruzione e devastazione che questo territorio ha dovuto patire durante il secondo conflitto mondiale”.
 
“Un conferimento, quello alla Provincia – ha aggiunto il titolare del Viminale in un altro passaggio – a cui tengo particolarmente, nella consapevolezza che l’intera Ciociaria fu, in virtù della sua valenza strategica, pesantemente segnata e colpita nel corso dei tragici eventi bellici”.
 
“Rievocare le pene sofferte dal popolo ciociaro da parte dei nazifascisti, e anche dalla parte di truppe aggregate degli alleati, deve servire a riconoscere il merito di una comunità che, nonostante le immani sofferenze patite, scelse di proiettarsi e credere nel futuro oltre ogni rivendicazione, senza cedere a tentazioni divisive. I ciociari, come il resto degli italiani, compirono enormi sforzi per contribuire, una volta conclusa la tragedia della seconda guerra mondiale, alla rinascita del nostro paese” ha concluso il Ministro dell’Interno.
 
CENNI STORICI
 
La Linea Gustav è stata una linea difensiva tedesca che si estendeva lungo l’Italia centrale durante la seconda guerra mondiale. Costruita nel 1943-1944 in risposta all’inasprimento dell’offensiva alleata in Italia, la Linea Gustav era uno dei principali ostacoli che l’Asse doveva superare per avanzare verso il nord e liberare il Paese dall’occupazione tedesca.
 
La linea si estendeva approssimativamente da Pescara sulla costa adriatica fino a Grosseto sulla costa tirrenica, attraversando montagne, fiumi e terreni difficili. Era costituita da una serie di fortificazioni, bunker, trincee, campi minati e ostacoli naturali, progettati per rallentare e bloccare l’avanzata delle forze alleate.
 
La battaglia per superare la Linea Gustav è stata estremamente feroce e ha visto pesanti combattimenti tra le forze tedesche e alleate. Gli Alleati hanno lanciato diverse offensive lungo la linea, tra cui la battaglia di Monte Cassino, una delle più celebri e sanguinose della guerra. Questa battaglia, in particolare, ha coinvolto scontri durissimi e pesanti perdite su entrambi i fronti, con gli Alleati che hanno cercato di sfondare le difese tedesche per avanzare verso Roma e il nord Italia.
 
Nonostante le difficoltà e le perdite, gli Alleati sono riusciti a rompere la Linea Gustav nell’ambito dell’operazione Diadem nel maggio 1944. Questo successo ha permesso loro di avanzare verso Roma, liberata il 4 giugno 1944, e di continuare la loro campagna per la liberazione dell’Italia settentrionale.
 
L’avanzata alleata per liberare l’Italia dopo aver superato la Linea Gustav ha rappresentato un momento cruciale nella guerra in Europa, portando alla caduta del regime fascista e alla fine dell’occupazione tedesca nel Paese. Tuttavia, la campagna per la liberazione dell’Italia è stata lunga e difficile, e ha comportato ingenti perdite umane e materiali su entrambi i lati.
 
 
 
 
Privo di virus.www.avast.com

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