Published
1 anno faon
Otto omicidi. Questa l’accusa della Procura di Roma a Carlos Malatto, cittadino italiano e tenente colonnello dell’esercito argentino. Morti avvenute nell’ambito del Piano Condor, l’azione delle giunte militari del Sudamerica contro gli oppositori politici messa in atto alla fine degli anni ’70.
Il pm Gianfederica Dito ha, infatti, chiuso le indagini, atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio. All’ex ufficiale dell’esercito argentino viene contestato quanto compiuto a San Juan tra il 1976 e il 1977.
Tra loro anche Juan Carlo Campora, allora rettore dell’Università di San Juan, Alberto Carbajal, ex segretario locale del partito comunista, torturato e morto in cella e Marie Anne Erize, la modella e attivista argentina, con cittadinanza francese, di cui si sono perse le tracce durante quella che stata ribattezzata come la Guerra Sporca.
Nei mesi scorsi all’attenzione dei magistrati sono finte centinaia di documenti dall’Argentina e una integrazione di denuncia con cui si chiedeva di indagare su altri trenta casi avvenuti sempre a San Juan in Argentina dove le operazioni erano coordinate da Malatto.
Delle 30 ‘nuove’ vittime, 7 furono uccise e di 23 si sono perse le tracce. “Aspettiamo che la giustizia italiana faccia il suo corso come è avvenuto per il processo Condor perché i crimini contro l’umanità non possono restare impuniti.
I familiari delle vittime aspettano verità e giustizia”, commentano gli avvocati Arturo Salerni e Francesca Sassano, legali in Italia dei familiari. “La ricerca della verità non si arresta nel tempo – aggiungono -, come l’esigenza di giustizia dei familiari delle vittime, senza alcuna distinzione d’importanza. Attendiamo e sosteniamo con la difesa processuale gli sviluppi , avviati e tanto attesi dai denuncianti.
Il tenente colonnello Carlos Luis Malatto era stato individuato dai giornalisti di Repubblica in un villaggio turistico della provincia di Messina, anche se attualmente sotto processo a Roma per crimini commessi in Argentina, per cui il Paese sudamericano sta tentando la carta dell’estradizione.
I magistrati hanno affermato che Malatto “ha partecipato attivamente a varie procedure di detenzione (come gli interrogatori sotto tortura, n.d.r.) ed è uno dei più famigerati autori” della dittatura.
Malatto scappò dall’Argentina e arrivò in Italia nel 2011 ma nel 2014 Roma rifiutò la richiesta del Paese sudamericano di estradarlo. L’anno seguente, il Ministero della Giustizia italiano approvò il suo processo nella Capitale per gli omicidi di Marie Anne Erize, una modella franco-argentino e attivista; Juan Carlos Cámpora, il rettore dell’Università di San Juan; Angel José Alberto Carvajal, un funzionario del partito comunista e Jorge Bonil, un soldato.
Tuttavia, i giudici italiani si sono rifiutati di metterlo ai domiciliari, lasciandolo libero di viaggiare e di andare in vacanza al mare.
“Abbiamo chiesto alla magistratura italiana di monitorare almeno i movimenti di Malatto”, ha dichiarato Jorge Ithurburu, avvocato dell’organizzazione non governativa 24 marzo, che ha sede a Roma. “Temiamo che Malatto possa sfuggire alla giustizia. È triste che l’Italia sia ancora oggi un rifugio per i torturatori”.
L’esercito argentino, dopo il colpo di stato del 1976, distrusse sistematicamente ogni potenziale opposizione e, alla fine, uccise circa 30mila persone, quasi tutte non armate e non combattenti. Le prigioniere incinte furono tenute in vita soltanto fino alla nascita dei loro bambini e si ritiene che circa 500 piccoli furono poi affidati a coppie di militari senza figli così da allevarli.
Nel 1985, appena due anni dopo che nel Paese tornò alla democrazia, il leader del colpo di stato Jorge Videla fu condannato per violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità.
Da allora, oltre 1.000 altri ex ufficiali sono stati condannati per tortura e omicidio extragiudiziale di attivisti e oppositori politici e delle loro famiglie.
Ma molti ex ufficiali continuano a vivere nascosti in Europa, specialmente in Italia, dove molti argentini hanno legami familiari. La famiglia di Malatto, infatti, era originaria dell’Abruzzo.
Intanto per il 23 ottobre, davanti alla III Corte d’Assise, la prossima udienza del processo all’ex comandante di Marina dell’Uruguay, Jorge Nestor Troccoli, per gli omicidi della cittadina italiana Raffaella Giuliana Filippazzi e di Augustin Potenza ed Elena Quinteros.
Troccoli è attualmente detenuto nel carcere di Carinola, in provincia di Caserta, in seguito all’ergastolo passato in giudicato per la morte di una ventina di desaparecidos. In base ai capi di imputazione, la signora Filippazzi e il marito vennero sequestrati a Montevideo il 27 maggio del 1977 mentre si trovavano all’hotel Hermitage. Dopo la cattura, furono consegnati all’unità S2 Fusna, i fucilieri di Marina guidati da Troccoli. La coppia fu affidata ad “agenti della repressione del dittatore del Paraguay, Stroessner, nell’ambito del Piano Condor” e trasferita con un volo ad Assuncion e poi uccisi. I loro resti sono stati trovati nel marzo del 2013 proprio nella capitale paraguayana.