Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
Il fenomeno delle baby gang e gli ultimi gravissimi episodi di violenza sono stati al centro di un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è svolto nel pomeriggio di martedì a Napoli.
Oltre al ministro dell’Interno Marco Minniti, e i vertici Nazionali e provinciali delle Forze e corpi di polizia erano presenti il procuratore distrettuale della Repubblica di Napoli e i capi della magistratura minorile.
Per descrivere il fenomeno delle bande minorili il Ministro ha usato espressioni incisive: “Non dico che le baby gang siano terroristi – ha detto – ma usano metodiche di carattere terroristico: quella di colpire perché si è casualmente in un posto.
Abbiamo un’assimilazione di metodiche tipiche di altre attività criminali. C’è una violenza nichilista che non ha alcun rispetto per il valore della vita, ed è ancora più drammatico se impatta con dei giovanissimi”. Al termine del Comitato il ministro ha spiegato le sue prossime mosse: pugno duro, subito 100 agenti in più e, se necessario, privazione della patria potestà nei casi più gravi. “Non consentiremo alle baby gang di cambiare le abitudini dei giovani napoletani. L’idea – ha detto il Ministro – è di avere dieci distretti di polizia, così da avere un responsabile del distretto in contatto con le municipalità. Ci muoveremo per rafforzarla direttamente dal Ministero ed è importante che il presidente della municipalità possa parlare con il responsabile della pubblica sicurezza”.
Abbiamo chiesto a Francesco Tagliente, già direttore dell’Ufficio Ordine e Sicurezza pubblica del Ministero, poi Questore e Prefetto, cosa pensa del piano annunciato dal Ministro. Ecco cosa ci ha risposto: “L’escalation della criminalità delle bande minorili non può essere ricondotto solo a un problema di polizia con l’invio di nuovi rinforzi. Il problema peraltro non è solo di Napoli. Ho apprezzato moltissimo il Ministro Minniti quando ha detto che “Bisogna liberare questi figli, dall’ossessione di modelli negativi, da condizionamenti, dall’uso e dall’istruzione alla violenza. E dobbiamo occuparci di come questi figli vengano affidati a percorsi educativi all’altezza di questa sfida. Togliere la potestà è una delle cose più delicate che possano esistere, ma può costituire uno strumento fondamentale per salvare la prospettiva di ragazzi e ragazze”.
Sono anche io fortemente convinto che la funzione educativa è imprescindibile e che per incidere su questo fenomeno criminale, per recuperare a una educazione i figli di famiglie criminali è necessario limitare o sospendere la potestà genitoriale Sono convinto che sia necessario intervenire anche sulla potestà dei genitori a prescindere se l’escalation della criminalità dipende dal contesto familiare ed ambientale dove vivono i ragazzi, che i giovani scelgano volontariamente di entrare in una baby gang in prospettiva di un guadagno in termini economici o di autostima o se le origini delle bande minorili dipendano da fattori culturali quali la vita familiare, i valori e il sistema scolastico. Ritengo anche che per quei minorenni con precedenti storie giudiziarie serie, che continuano a macchiarsi di reati orribili, non basta solo la comunità. Penso Giuseppe Mastini, conosciuto alle cronache giornalistiche con il nome di Johnny lo Zingaro che, capetto di tre coetanei, a soli 11 anni aveva alle spalle anche una sparatoria con la Polizia.
Correlati