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di Michele Santulli
FROSINONE
– Fino a poco tempo fa il capoluogo Frosinone assieme al capoluogo Campobasso erano le sole, o quasi, due città italiane a rappresentare, tra gli altri, due primati esclusivi: massimi consumatori di cemento armato, zero presenza di pinacoteche o gallerie pubbliche, livelli tra i più bassi di promozione culturale e attività sportiva, secondo i resoconti SIAE. Ora Campobasso si è dotata di un imponente complesso espositivo di migliaia di metri quadrati di proprietà della Regione e, anche da poco, di una pinacoteca, il Museo Pistilli, in sinergia Comune e Provincia. Di conseguenza Frosinone, oltre a qualche altro primato, e senza polemica alcuna, è rimasta detentrice di quello di unico capoluogo d’Italia senza una pinacoteca, neppure a livello embrionale. Basti pensare che se avviene, come avviene nel mondo civile, che un cittadino voglia donare alla Provincia o al Comune a vantaggio della collettività una collezione o solo un’opera d’arte, scandalosamente e grottescamente le due istituzioni non avrebbero e non saprebbero dove collocarli al pubblico godimento ed edificazione, salvo nel deposito o in qualche ufficio! Quindi ulteriore depauperamento culturale e sociale. Ma quanto deve più di tutto spaventare è il fatto che si è perso completamente, almeno così parrebbe, il senso e il valore del bello autentico a contatto di un contesto urbanistico così degradato e di una offerta culturale e artistica, quando presente, palesamente sconclusionata e raffazzonata.
E l’assenza di una pinacoteca a Frosinone è …
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