Garlasco, omicidio Chiara Poggi: respinta l'istanza di revisione del processo

 
di Angelo Barraco

 
Milano – Respinta l’istanza di revisione del processo sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007, per il quale è stato condannato in via definitiva, a 16 anni Alberto Stasi, l’ex fidanzato della giovane. La Corte d’Appello di Brescia ha dichiarato il non luogo a procedere. Le novità che avrebbero portato ad un’inchiesta bis sul delitto di Garlasco sono emerse nel dicembre scorso, quando A.S. è stato iscritto nel registro degli indagato. Si era appreso inoltre che tale iscrizione era un atto dovuto a seguito della scoperta del Dna estrapolato dalle unghie di Chiara e che sarebbe compatibile con quello del ragazzo, che sarebbe amico del fratello della giovane. La mamma di Stasi ha presentato un esposto che è stato accolto dalla Procura di Pavia che con sequenzialmente ha aperto una nuova indagine. Le analisi che hanno portato a questa svolta investigativa sono state eseguite da un genetista incaricato dal legale di Stasi che si è affidato a una società di investigazione. Secondo queste analisi, quindi, l’assassino di Chiara sarebbe quindi un amico del fratello della giovane, frequentatore abituale della casa di Via Pascoli 8. Ma gli elementi a carico di questo soggetto sarebbero diversi.
 
Si apprende intanto che il giovane era già stato interrogato ben due volte dagli inquirenti, la prima volta il giorno successivo all’efferato delitto e una seconda volta invece l’anno dopo. Come riporta il Corriere della Sera “l’alibi allora fornito (pur considerato «solido») presenterebbe anomalie e incongruenze. Il giovane avrebbe mentito sui propri movimenti convinto di non venire smascherato, come peraltro inizialmente era avvenuto”. Si parla quindi di verifiche che si sarebbero potute fare nel momento stesso ma che invece non sono state fatte. Una notizia che non lascia certamente indifferente l’opinione pubblica che in tutti questi anni si è divisa tra innocentisti e colpevolisti nei salotti televisivi. Un’Italia che ha sempre voluto capire cosa realmente sia accaduto in quella casa di Via Pascoli n.8. Elementi che hanno messo in discussione il quadro accusatorio contro Stasi che oggi sta scontando una condanna a 16 anni di carcere per omicidio volontario al carcere di Bollate e la famiglia Poggi, che ancora oggi attende risposte concrete. Nuovi elementi che hanno rimesso in discussione tutto, facendo trapelare una verità ben distante da quella nota all’opinione pubblica. La legge consente che a seguito di una condanna in via definitiva è possibile ottenere la revisione del processo in presenza di elementi nuovi, tali elementi riguardano l’identità del presunto colpevole che gli investigatori avrebbero individuato dal Dna maschile rinvenuto sotto le unghie di Chiara. Il 12 dicembre del 2015 la Corte di Cassazione conferma la condanna a 16 anni per Alberto Stasi, per l’omicidio di Chiara Poggi. Alberto Stasi è stato assolto in primo e in secondo grado, e poi condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere nell'appello 'bis' per l'omicidio della sua fidanzata, uccisa il 13 agosto 2007 nel piccolo centro della Lomellina. A quasi un anno di distanza del verdetto con cui, dopo l'annullamento con rinvio da parte della Suprema Corte dell' assoluzione di secondo grado, si è stabilito che Stasi avrebbe "brutalmente ucciso la fidanzata", la Cassazione ora dovrebbe mettere la parola fine ad un giallo che va avanti da oltre otto anni. "La sentenza di rinvio dà atto che il movente non è stato individuato ma poi si industria a costruirne uno legato alla vicenda delle immagini pornografiche", con il timore che Chiara potesse distruggere "l'immagine di ragazzo perbene e studente modello di Alberto" ma "la logica ci viene in soccorso e impone di escludere l'insostenibile ipotesi secondo la quale per evitare che la sua fidanzata rendesse nota la passione per la pornografia decidesse di ucciderla costituendosi come alibi proprio quel pc pieno di immagini pornografiche consegnato la mattina dopo ai carabinieri". Lo ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Oscar Cedrangolo, nella sua disamina nella sentenza di appello bis che ha condannato Alberto Stasi a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco nel 2007. Il pg ha sottolineato come emerge dagli atti una "debolezza dell'impianto accusatorio perché se gli indizi sono forti è inutile cercare a tutti i costi un movente che non si riesce a trovare". La sentenza d'appello condanna Stasi senza riconoscergli l'aggravante della crudeltà e ad avviso del pg, "alla fine di una sentenza del genere non si spiega l'indulgenza della Corte nell'escludere l'aggravante se si dice che Chiara è stata "brutalmente uccisa: è il solito inaccettabile sistema di un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma così non si fa giustizia, ma si aggiunge dolore a dolore".
 
L’omicidio. Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a contattare telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente mangiando due pizze prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea. Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara. Chiama subito i soccorsi e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi. Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi). Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Ha destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiama il 118 fosse troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa ne fosse pieno. Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.