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Cronaca

Genova, ponte Morandi: al via la demolizione i primi di settembre

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“Per i primi di settembre, direi entro la prima settimana, potremmo iniziare la demolizione di ponte Morandi”. A fornire questo termine temporale è il sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti Edoardo Rixi. Per quanto riguarda i tempi che l’operazione comporterà, “questo dipende dalla tecnica che verrà usata e da quanti cantieri in contemporanea si riesce ad aprire. Penso comunque – aggiunge Rixi – che si vada verso un mix tra l’utilizzo di microcariche esplosive e smontaggio”.

Intanto Autostrade per l’Italia fa sapere di aver versato finora 714mila euro di contributi economici per le primissime necessità a 74 famiglie di Genova, costrette ad abbandonare la propria abitazione a causa del crollo del viadotto Polcevera. Questa cifra salirà a circa 1,5 milioni di euro lunedì mattina.
Nubifragio su Genova, Polcevera non spaventa – Come annunciato dall’allerta gialla, un violento temporale si è abbattuto su Genova in serata. Per circa un’ora la città è stata interessata da un vero nubifragio, ma nessuna criticità è stata registrata nella zona del cantiere per la rimozione delle macerie di ponte Morandi. Nel torrente Polcevera, dove la maggior parte dei detriti del viadotto sono caduti il 14 agosto, il livello dell’acqua si è alzato dopo essere rimasto in secca per tutto il giorno. “Ci sono 10 centimetri d’acqua – dice Sergio Gambino, consigliere comunale con delega alla Protezione civile – non c’è problema”, dice. Il moncone est di ponte Morandi, quello più a rischio perchè la carreggiata rimasta è sospesa e sorretta sono dagli stralli, è stata battuta dal vento, ma i georadar non hanno registrato allarmi. “Sono caduti in 30 minuti 60 millimetri d’acqua”, dice Gambino. “Ci sono stati allagamenti diffusi, soprattutto nei sottopassi, il livello dei piccoli rivi si è rapidamente innalzato e repentinamente abbassato senza creare problemi”.

Si risolve con l’uscita di scena dei due interessati la polemica sulla presenza nella commissione ispettiva del Mit di Brencich e Ferrazza: il primo ha dato le dimissioni, mentre al secondo ha revocato l’incarico Toninelli. I periti incaricati dai pm affermano che anche le condizioni del moncone del lato ovest del ponte Morandi “sono gravi, se non gravissime”. Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, boccia l’ipotesi di un ingresso della Cdp in Atlantia o comunque nella galassia Benetton.
Attenzione intanto per l’allerta meteo in Liguria. L’estensione dell’allerta gialla per temporali e vento fino alle 8 di domani ha prolungato fino a quell’ora il blocco delle attività sulle macerie di ponte Morandi nel letto del torrente Polcevera. L’allerta doveva terminare alle 24 di oggi. Ma vanno avanti le attività di polizia giudiziaria, specialmente la repertazione di materiali, al di fuori della zona interdetta a causa dell’allerta.

Ferrazza poteva chiudere viadotto Morandi – Roberto Ferrazza, ex presidente del Comitato tecnico amministrativo che vagliò il progetto di Autostrade per sanare il viadotto Morandi era l’unico che, nella veste di provveditore alle opere pubbliche, sentiti gli enti locali, poteva provvedere a far chiudere il traffico sul ponte: il livello di usura della struttura, pur molto elevato, non faceva scattare un obbligo di legge rispetto alla chiusura della circolazione ma Ferrazza avrebbe se non dovuto, potuto farlo. Queste, secondo fonti del Mit, sono le motivazioni che hanno portato il ministero a sollevare dall’incarico di presidente della commissione ispettiva, l’architetto Ferrazza. L’ormai ex presidente dovrebbe, secondo fonti interne alla procura, finire nel mirino dei magistrati assieme ai vertici di Autostrade e a un altro componente della Commissione, Antonio Brencich, che ha rassegnato le dimissioni: “E’ diventata una questione politica – ha detto – lascio per serietà”. Sia Brencich, in qualità di esperto, che Ferrazza come presidente del Comitato tecnico amministrativo interno al Provveditorato avevano dato parere favorevole al progetto di Autostrade per la messa in sicurezza del ponte. Eppure, si legge nella relazione del comitato che è già stata acquisita dalla procura, nel progetto “si rilevano alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo” e in particolare “il metodo Sonreb-Win è scientificamente ormai ritenuto fallace”. Nelle conclusioni, infatti, il Comitato parla di “elementi discutibili” per quanto riguarda la stima “della resistenza del calcestruzzo” e mette in evidenza che “non viene precisato” il tipo di tassello per il test di pull out che serve per sondare la resistenza del calcestruzzo stesso. Una notazione “non marginale” perché è documentato che alcuni tasselli “potrebbero portare a sovrastime anche del 100%”.

Ferrazza,accusa ministero è uno scaricabarile – “Sono stato estromesso dall’incarico sui giornali senza neppure una telefonata o una comunicazione ufficiale. Sono rimasto stupito per modi e contenuto”. Lo dice, intervistato da Corriere della Sera, Repubblica e Stampa, il Provveditore ligure alle opere pubbliche Roberto Ferrazza destituito dall’incarico di capo della commissione ispettiva sul ponte Morandi. All’accusa di non aver chiuso il traffico, riferita da fonti del Mit, replica: “Mi vengono attribuiti questi poteri, vedremo – riporta il Corriere -. Io sostengo una tesi diversa ma che lo sostenga io è del tutto ininfluente. Passerò comunque la serata a rileggermi i testi sull’argomento. A me risulta di non avere questi poteri, però posso sbagliarmi”. “In italiano si chiama scaricabarile – dice come riporta la Stampa -. Mi dispiace che questa dichiarazione non abbia nome e cognome. Quella sarebbe stata dignità. E la dignità è merce molto rara al giorno d’oggi.

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In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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