Il 2017 per PlayStation 4 si apre subito con un’attesissima esclusiva: Gravity Rush 2. Dopo essersi fatta conoscere da una fetta più ampia di pubblico con l’edizione remastered sempre sull’ammiraglia Sony, la shifter Kat, protagonista del titolo di Japan Studio, è finalmente tornata alla ricerca delle risposte ai troppi misteri lasciate in sospeso al termine del primo capitolo. Gravity Rush 2 ha inizio in un luogo sconosciuto, in compagnia di un gruppo di minatori che si guadagna da vivere solcando i cieli con una flotta di isole volanti, raccogliendo mineral. Cyd e Kat sono stati accolti dalla tribù e lavorano sodo per guadagnarsi da vivere. In assenza del fido compagno felino, Kat è priva dei propri poteri. Questo la costringe a indossare pesanti tute da lavoro per resistere alle alterazioni gravitazionali, almeno fino al ritrovamento del suo fido compagno. Tornata in possesso delle proprie abilità, la bella protagonista può finalmente provare a tutti di non raccontare fandonie.
La peculiare abilità di controllare a piacimento la gravità rende così la protagonista una risorsa incredibile per la piccola comunità a cui si è unita. Non è un caso che poco dopo gli affari del gruppo di minatori prendano una svolta, al punto da strappare un contratto vantaggioso al losco socio in affari che fa da tramite per la vendita dei cristalli. Dopo una lunga fase introduttiva ambientata interamente sulla cupa flotta di isole galleggianti, l'avventura di Gravity Rush 2 si sposta nella viva e lussureggiante città portuale di Jirga Pala Laho, dove i giocatori saranno chiamati a passare gran parte del tempo. Il plot di Gravity Rush 2 si sviluppa seguendo i tratti caratteristici del primo capitolo, alternando sequenze di gioco a sezioni narrative affidate ad immagini statiche che riproducono un vero e proprio fumetto interattivo. Il gioco nel corso di ben venticinque capitoli che lo compongono saprà rispondere a quasi tutti i quesiti lasciati irrisolti quattro anni fa, non solo narrando l'inizio e la conclusione di una nuova e spettacolare avventura, ma riuscendo anche a ricostruire le origini della bionda Shifter, conducendo per mano i players verso un finale malinconico e d'effetto. La ricetta di questo secondo episodio mira a recuperare tutti i migliori ingredienti che hanno reso Gravity Rush una delle esclusive più originali e apprezzate degli ultimi anni. Gravity Rush 2 , rispetto al predecessore è più colorato, più denso di elementi distruttibili, più dettagliato e affascinante. Oltre alle scontate migliorie tecniche indotte dal salto di qualità da Playstation Vita a Playstation 4, il gioco è stato profondamente rivisto dal lato del gameplay. Il sistema di controllo della gravità, in particolare, affianca al vecchio Gravity Style due nuovi stili, detti Jupiter Style e Luna Style, che si aggiungono al precedente ribattezzato Normal Style. Come suggeriscono i nomi, questi stili variano la forza gravitazionale in maniera importante: Jupiter rende il tutto più pesante, mentre Luna riduce sensibilmente l’attrazione gravitazionale e consente movimenti più fluidi. Normal, infine, si rivela la scelta più bilanciata e più vicina alla gravità terrestre. La scelta dell’uno o dell’altro stile ha conseguenze importanti sul gampeplay: Jupiter rende i colpi molto più efficaci, ma i movimenti dopo un attacco sono più pesanti e presentano meno margine di errore. Luna, al contrario, permette una maggiore precisione ma riduce l’efficacia del colpo. Ogni stile presenta poi attacchi speciali unici, che contribuiscono a differenziare l’approccio scelto dal giocatore. La possibilità di passare velocemente dal Normal, al Jupiter al Luna Style con il semplice tocco del touch pad frontale del DualShock 4, poi, rende il combattimento molto più profondo, fluido e variegato che mai. Il titolo oltre ad offrire una trama principale ampia, mette a disposizione dei giocatori una miriade di side-quest per una longevità davvero ottima nel complesso.
Tra le novità introdotte da Gravity Rush 2 fa capolino poi un comodo “Photo Mode” col quale immortalare i momenti più esaltanti dell’avventura. Grazie a filtri grafici ed abiti da indossare, sarà possibile riempire il proprio album fotografico personale e condividere gli scatti con gli altri utenti in attesa che vengano giudicati. Le funzioni multigiocatore del titolo però non si esauriscono qui: divertentissime sono infatti le "Cacce al tesoro", sfide a tempo in cui si sarà chiamati a scovare un forziere nascosto in un luogo del mondo di gioco, da riconoscere semplicemente tramite la fotografia postata da un giocatore sul web. Se si riuscirà nell'impresa non solo si riusciranno ad avere alcuni interessanti oggetti bonus e cristalli rari, ma si verrà poi chiamati a ricambiare il favore scattando un'ennesima foto che funga da indizio per qualche esploratore proveniente da altre dimensioni. Qualora il contributo sia stato d'aiuto, si riceverà una notifica accompagnata da una discreta dose di “Dobloni Dusty”, tramite i quali sbloccare elementi inediti per personalizzare la casa di Kat, nuovi filtri estetici, costumi bonus e pose da esibire sul "set". Varietà e personalizzazione saranno comunque le parole d’ordine per godere pienamente dell’esperienza di gioco. In game sarà possibile equipaggiare sino ad un massimo di tre talismani, reliquie in grado di modificare e plasmare lo stile di gioco grazie a bonus di un certo spessore. Oltre ad aumentare il numero delle schivate, il valore dei punti vita o velocità della scivolata gravitazionale, i talismani possono essere fusi tra loro per mischiarne le peculiarità, o essere sacrificati in gran numero per forgiarne di più potenti e rari. Come accennato in alto, Kat si ritrova suo malgrado a lavorare presso una colonia mineraria, per cui, tra un combattimento e l'altro, ci si potrà dedicare al farming di cristalli e talismani visitando i vari scavi posizionati nel cuore delle tempeste gravitazionali. Tali attività secondarie risultano utilissime per racimolare la preziosa valuta, recuperare potenziamenti sempre più efficaci, e – in particolare – per dare la caccia ai Nevi speciali nascosti nei più remoti anfratti del cielo. Si tratta di contenuti espressamente dedicati all'endgame del gioco, che in questo secondo capitolo si presenta più ricco e vivace che mai.
Tecnicamente parlando il gioco è una verta gioia per gli occhi. Pur non presentando modelli poligonali troppo complessi, le strutture architettoniche, i personaggi principali e tutti gli effetti speciali legati ai poteri di Kat e Raven, sono realizzati con grande meticolosità. L'attenzione ai dettagli è maniacale e spesso ci si soffermerà a osservare uno scorcio di panorama dimenticandosi di quale sia la missione in corso. Il fiore all'occhiello del gioco, però, è la colonna sonora. Il primo Gravity Rush aveva già un comparto audio eccezionale. Con il secondo episodio Kohei Tanaka si è superato, proponendo una selezione di brani dalle sonorità appassionanti e mai fuori luogo. Tirando le somme, questo nuovo capitolo della serie è una nuova perla nella collezione di esclusive per la PS4, impossibile non cedere alla grande bellezza e alla fantastica qualità del prodotto. Gli appassionati della serie saranno sicuramente felici di giocarlo, per chi invece si avvicinerà per la prima volta consigliamo di giocare il primo capitolo e di guardare lo splendido OAV, in maniera tale da non perdere neanche un passaggio della trama che veste la serie.
Castlevania Dominus Collection è senza ombra di dubbio un vero e proprio pezzo da collezione per gli appassionati della serie dedicata alla lotta contro il malvagio Dracula. Questa raccolta, in particolar modo, offre un viaggio nel cuore di uno dei franchise più iconici di Konami ed è disponibile su PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox Series X|S e Steam. Il titolo include tre classici della serie Castlevania originariamente pubblicati per Nintendo DS, e sono: Castlevania: Dawn of Sorrow (2005), Castlevania: Portrait of Ruin (2006) e Castlevania: Order of Ecclesia (2008). A completare il pacchetto, troviamo due titoli bonus: Haunted Castle, la versione arcade di Castlevania, e Haunted Castle Revisited, una versione reimmaginata e ridisegnata del classico arcade con musiche riarrangiate, grafica migliorata e una giocabilità anch’essa più smart e meno legnosa. Il cuore pulsante di Castlevania Dominus Collection ovviamente risiede nei tre titoli principali per Nintendo DS, che rappresentano il periodo di massimo splendore della serie nella sua incarnazione portatile. Ognuno di questi giochi infatti è unico nel suo approccio al gameplay, ma tutti condividono quella particolare atmosfera gotica e quel livello di sfida che i fan della serie hanno imparato ad apprezzare fino in fondo. Dawn of Sorrow riprende la formula di Aria of Sorrow per Game Boy Advance, aggiungendo un sistema di magia basato sui simboli e un’ambientazione ricca di dettagli. Portrait of Ruin si distingue per la sua meccanica di gameplay a coppie, dove il giocatore può alternarsi tra due personaggi con abilità uniche, mentre Order of Ecclesia introduce un sistema di combattimento innovativo e una protagonista femminile, Shanoa, che utilizza glifi magici per sconfiggere i mostruosi antagonisti. Castlevania Dominus Collection non si limita a riproporre i giochi così come erano, ma offre una serie di opzioni che rendono l’esperienza di gioco più accessibile e moderna. La funzione di riavvolgimento, ad esempio, permette di tornare indietro nel tempo in caso di errore, una manna dal cielo per affrontare i momenti più difficili senza dover ricominciare da capo. Il quick save e il load-game sono disponibili in ogni momento, rendendo possibile salvare i progressi anche nei momenti più intensi. Inoltre, il layout dei controlli e il display per il dual screen, caratteristico dei giochi per DS, sono completamente personalizzabili, permettendo al giocatore di adattare l’esperienza alle proprie preferenze. Insomma, un bel insieme di cose per rendere l’esperienza più accessibile a tutti.
Come già accennato Castlevania Dominus Collection,oltre ai tre giochi principali, Haunted Castle e Haunted Castle Revisited, due titoli che offrono un diverso tipo di sfida rispetto ai classici per DS. Haunted Castle è la versione arcade di Castlevania, un gioco che, pur nella sua semplicità, rappresenta una parte importante della storia della serie in quanto la versione arcade classica rappresenta una vera e propria sfida per tutti coloro che cercano un intrattenimento difficile e appagante. La versione Revisited, invece, è una reinterpretazione moderna, con grafica aggiornata e un gameplay migliorato che garantisce una nuova prospettiva su un classico del passato. L’esperienza è sicuramente più accessibile della versione arcade, ma poter arrivare allo scontro con Dracula e poter salvare la sposa non è mai stato così avvincente. Insomma, con queste versioni di Haunted Castle, anche i giocatori di vecchia data potranno tornare indietro nel tempo e rivivere l’esperienza vissuta nel 1987. Castlevania Dominus Collection, essendo un titolo dedicato agli amanti della saga, offre anche una ricca modalità galleria, dove i giocatori possono esplorare artwork inediti, bozzetti di sviluppo, istruzioni e packaging originali. L’enciclopedia inclusa è un compendio completo ed esaustivo che contiene dati su nemici, equipaggiamenti, oggetti e altro ancora, rendendola una risorsa preziosa per chi vuole immergersi completamente nell’universo di Castlevania. Infine, il lettore musicale integrato permette di ascoltare tutte le tracce audio originali dei singoli giochi e di creare playlist personalizzate con i propri brani preferiti, un tocco di classe che aggiunge ulteriore valore alla collezione. Castlevania Dominus Collection è indubbiamente un prodotto di nicchia, destinato al novanta per cento ai fan della serie e a coloro che hanno già avuto modo di apprezzare questi giochi all’epoca della loro uscita originale. Tuttavia, l’ottimo lavoro di porting, le opzioni di personalizzazione e i contenuti aggiuntivi rendono questa collezione interessante anche per chi si avvicina alla serie per la prima volta. Va detto che, nonostante la qualità dei giochi, il peso degli anni si fa sentire. Le meccaniche di gioco, per quanto ancora solide e divertenti, possono apparire datate a un pubblico abituato a standard più moderni. Tuttavia, è proprio questa fedeltà all’originale che renderà felici i puristi, che potranno rivivere le stesse emozioni di un tempo senza compromessi. Tirando le somme, Castlevania Dominus Collection dimostra ancora una volta quanto la serie sia riuscita a lasciare il segno sui vari sistemi operativi in cui si è manifestata. Resta di certo l’amaro in bocca per la mancanza di un nuovo capitolo da ormai dieci anni, senza contare che non si ha ancora notizia di una riproposizione del memorabile Symphony of the Night al pubblico, ma i tre capitoli per Nintendo DS qui proposti sono ancora oggi favolosi da giocare. Che si voglia rivivere l’esperienza intransigente degli originali o che si preferisca utilizzare i miglioramenti di qualità della vita rappresentati dalla possibilità di riavvolgere il tempo e di salvare in ogni momento, in ogni caso Dawn of Sorrow, Portrait of Ruin e Order of Ecclesia sono capaci di garantire decine di ore di intrattenimento di altissima qualità, permettendo anche a chi non li aveva giocati negli anni 2000 di scoprire tre videogiochi che rappresentano eccellenze assolute. Provatelo, scoprite se non lo avete mai fatto l’incredibile profondità della serie e provate a battere i giochi senza gli “aiutini” per un’ esperienza indimenticabile.
Il Pc è pronto a vivere una nuova vita ed evolve nelle funzionalità. Alla conferenza Ifa 2024 di Berlino, appuntamento cardine per le innovazioni tecnologiche che vedranno l’arrivo nel corso dei prossimi mesi, il settore dei computer è pronto a vivere una nuova vita. Tutti i principali produttori, da Lenovo ad Asus, Acer, Samsung e Hp, hanno presentato nuovi modelli, uniti dal filo conduttore dell’intelligenza artificiale. Dopo gli anni della pandemia e il boom di vendite per le necessità di smart working e didattica a distanza, il particolare settore ha vissuto tempi difficili, con trimestri continui di decrescita. Il trend sta per cambiare proprio grazie alla promessa dell’intelligenza artificiale di dare agli utenti opportunità mai viste di produzione di contenuti, soprattutto in termini di velocità e creatività. Nelle previsioni di fine giugno, gli analisti di Canalys hanno affermato di aspettarsi spedizioni dei cosiddetti ‘Ai Pc’ in aumento del 44% dal 2024 al 2028. Si passerà, stando ai numeri, da circa 48 milioni di computer venduti quest’anno a oltre 100 milioni nel 2025 e più di 205 milioni entro il 2028. In quattro anni, quasi 7 computer comprati su 10 avranno un hardware capace di eseguire calcoli di intelligenza artificiale. Non a caso, i fornitori di semiconduttori come Intel, Amd e Qualcomm, sono in una corsa serrata per sviluppare chip ottimizzati, non solo dal punto di vista delle prestazioni ma anche del consumo energetico, una delle principali preoccupazioni quando si tratta di applicare l’IA a processi quotidiani. E dietro l’angolo c’è Apple che il 9 settembre svela la nuova linea di iPhone, che ha già lanciato la sua Apple Intelligence ancora esclusa dai Paesi dell’Unione Europea, in attesa che la tecnologia si conformi alle stringenti richieste del Digital Markets Act continentale in termini di privacy e condivisione dei dati. Nei giorni di Ifa, dopo il lancio del Samsung Galaxy Book 4 Edge da 15 pollici con chip Snapdragon X Plus a 8 core, Asus ha tolto il velo ai portatili Zenbook, Vivobook, ExpertBook e Nuc Mini Pc, con processori Intel Core Ultra 9 (Serie 2). Tutti Copilot Pc+, certificati per poter sfruttare al massimo il chatbot di Windows 11, un po’ la contrapposizione di ChatGpt e Google Gemini sugli smartphone. In Germania, Acer ha risposto con gli Swift Go 14 Ai e Swift 14 Ai, disponibili anche con processori Amd, mentre Lenovo prosegue con i prototipi che anticipano il futuro. Se a febbraio, durante il Mobile World Congress, il marchio aveva puntato su un modello di notebook “trasparente”, con uno schermo in grado di mostrare l’ambiente circostante da spento, questa volta è toccato all’Auto Twist Ai PC. Si tratta di un notebook sperimentale, la cui vendita non è prevista al momento, con una cerniera motorizzata, pensato per seguire l’utente mentre si muove in una stanza o su un palco. Ancora una volta, l’intelligenza artificiale è protagonista, per la possibilità di rispondere ai comandi vocali di chi sta dinanzi, così da chiudere o aprire il coperchio e trasformarsi in un tablet, girando il pannello di 360 gradi per piegarlo sul dorso. Un formato che apre a interessanti riflessioni per il futuro, quando i computer potranno diventare delle interfacce più complete con cui interagire, anche in maniera naturale, magari facendo a meno degli elementi che ne hanno fatto la storia, dal mouse alla tastiera.
Nobody Wants to Die, titolo sviluppato da Critical Hit Games disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, è un’avventura di stampo noir ambientata nella città di New York del 2329. Protagonista dell’avventura è il detective James Karra che si trova a dover indagare su una serie di misteriosi omicidi. Il poliziotto però non è solo, ma dovrà affrontare le indagini assieme alla giovane collega Sara Kai, suo braccio destro nonché personaggio fondamentale nel corso della storia. Fin dai primi passi mossi in questo thriller decisamente molto curato per quanto riguarda l’aspetto grafico, siamo rimasti affascinati dall’atmosfera da detective story in stile Blade Runner, dove però il focus devia totalmente dalle dinamiche di combattimento che ci si aspetterebbe. Nel corso di tutta la durata di Nobody Wants to Die, infatti, non si incontrerà alcuna sequenza di combattimento. Un vero peccato perché a nostro avviso qualche sparatoria avrebbe sicuramente messo più pepe al tutto. Come si può intuire, quindi, i cardini della produzione sono racchiusi tutti in tre elementi: storia, personaggi e ambientazione. A livello narrativo l’avventura ha inizio con il detective James Karra che torna a lavorare in polizia dopo un recente incidente in seguito al quale sembra aver avuto delle conseguenze sulla sua salute psichica. Proprio nel suo giorno di riposo viene incaricato dal suo capo di indagare sul presunto suicidio di uno degli uomini più ricchi di New York, Edward Green. L’uomo si accorgerà ben presto però che il caso affidatogli non è quel che sembra e, in compagnia della sua collega, Sarah, si troverà invischiato in un intrigo politico estremamente pericoloso e complesso.
Fra livelli che si sviluppano in verticale man mano che aumenta il tenore di vita dei cittadini, auto volanti che affollano i cieli ed enormi insegne luminose a fendere l’oscura decadenza di una metropoli in cui piove sempre o quasi, l’ambientazione di Nobody Wants to Die si ispira in maniera palese a Blade Runner ed è ovviamente un peccato che la si possa solo ammirare da lontano. Sono presenti infatti sequenze in cui il protagonista si ritrova a contemplare il profilo della sua New York e il traffico che scorre fra i palazzi, magari mentre si affaccia dallo sportello aperto della sua stessa auto volante. Tuttavia, una volta messo in moto il veicolo, l’atto di viaggiare verso una qualsiasi destinazione viene rappresentato in maniera automatica, senza la possibilità di pilotare il mezzo. Di fatto i momenti in cui viene concesso di esplorare lo scenario sono pochi e limitati, a dimostrazione di come il contorno scenografico dell’avventura sia appunto questo: un semplice sfondo, pensato per arricchire e contestualizzare un gameplay che di fatto si limita all’analisi delle scene del crimine o ai puzzle che concludono un’indagine andando a sommare i vari elementi. A livello di giocabilità, una volta giunti sulla scena del crimine si può azionare un dispositivo in grado di “riavvolgere il tempo” e rivelare elementi da approfondire e visualizzare, ricorrendo anche ad apparecchi come la fotocamera, la lampada UV e il visore a raggi X per ricostruire di volta in volta ciò che è accaduto e chi ha fatto cosa. Questa parte dell’esperienza è piacevole e molto ben coreografata, ma come detto risulta parecchio guidata. L’interfaccia del gioco, infatti, dispensa suggerimenti in continuazione, al punto che la modalità di visualizzazione teoricamente deputata a fornire dei consigli si rivela inutile. Viene detto fino a dove far scorrere il tempo, che strumento utilizzare e quando, rendendo futile persino la ruota di selezione dei dispositivi; e così anche il gameplay stesso di Nobody Wants to Die si rivela semplicemente funzionale alla narrazione e nient’altro.
L’ambientazione oscura scelta dal team polacco è di certo la componente meglio riuscita dell’intera produzione perché, al netto delle sue evidentissime ispirazioni, riesce a far emergere una discreta personalità all’interno delle suggestioni cyberpunk grazie ad un retro-futurismo datato ma efficace: l’impatto scenografico prestato da Blade Runner è qui mescolato ad un’estetica anni Quaranta, generando una dose di malinconia mista a tristezza nell’osservare auto volanti e dal design antiquato sfrecciare tra le piogge acide di una notte perenne. La colonna sonora doom jazz accompagna le elucubrazioni di un protagonista costretto a vivere per sempre nonostante la mancanza di stimoli reali, tratteggiando i confini di un universo in cui l’immortalità non è un dono, ma una condanna a vivere con i propri rimorsi. L’Unreal Engine 5 è qui utilizzato per donare un elevato grado di dettaglio ad ambientazioni contenute e ben diverse tra di loro, con un preset “Qualità” che fa sfoggio di un ray tracing corposo e di un’illuminazione efficace, mentre quello “Prestazioni” – che mantiene stabilmente i 60 fps – smorza il colpo d’occhio facendo calare la definizione e riducendo i giochi di luce. Tirando le somme possiamo dire che questo Nobody Wants to Die è nel complesso un’avventura a base narrativa caratterizzata da un’affascinante ambientazione cyberpunk, che attinge a piene mani da alcune opere piuttosto celebri, come il già citato Blade Runner, per raccontare una storia interessante e coinvolgente, costruita interamente sui due protagonisti. È vero: il gameplay si limita all’analisi delle scene del crimine e gli sviluppatori non hanno osato sconfinare, infarcendo anzi le meccaniche investigative di suggerimenti contestuali che rendono l’esperienza parecchio guidata, ma non per questo meno piacevole. Se quello che si cerca è un titolo tranquillo, con un’ambientazione molto suggestiva e che sia privo di una componente action, allora Nobody Wants to Die è il titolo che fa per voi.