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Roma

LAZIO, REGIONE. CONSORZIO GAIA SPA COME ALITALIA: RICOMPRATO CON I NOSTRI SOLDI

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Il cuore di questa vicenda non era il destino ed il futuro dei lavoratori – come hanno cercato strumentalmente di far credere – bensì tutti gli altri aspetti della vicenda, le cui dimensioni, note e meno note, sono niente affatto secondarie e in parte si possono ricostruire.


Ina Camilli – Comitato residenti Colleferro

Colleferro (RM) – Il primo tempo della partita del Consorzio Gaia spa si è giocato il 10 luglio, con la firma dell'Accordo di acquisizione da parte di Lazio Ambiente Spa, la Newco controllata al 100% dalla Regione, con un impegno di circa 14 milioni di euro. La cessione ha permesso di “non svendere il Gaia», ma l’operazione non è a costo zero.

Con la crisi economica che ha infestato le nostre economie l’impatto di questa operazione sul debito pubblico non può essere sottovalutato. Il Paese non è a rischio insolvenza, ma non è nelle condizioni di produrre abbastanza ricchezza per pagare crescenti interessi passivi sul capitale reperito e sui debiti contratti.

Nel momento in cui è assolutamente necessario mantenere sotto controllo la dinamica dei conti pubblici, contenere le spese, migliorare il ciclo passivo di gestione delle perdite, l’acquisizione del Consorzio si traduce in un peggioramento dell’indebitamento, anzi costringe il Governo a reperire le coperture necessarie per salvare 5 rami di azienda del Gruppo (esclusa EP Sistemi) e tutto ciò che di buono e di cattivo ruota intorno ad esso.

Tutti soddisfatti dell'Accordo che ha salvaguardato i posti di lavoro per i prossimi due anni ed ha confermato l’attuale dirigenza del Consorzio, alla quale sono da riferire, in concorso con altri soggetti, il disastro ed il fallimento economico del Gruppo, maturato al suo interno. 

Il cuore di questa vicenda non era il destino ed il futuro dei lavoratori – come hanno cercato strumentalmente di far credere – bensì tutti gli altri aspetti della vicenda, le cui dimensioni, note e meno note, sono niente affatto secondarie e in parte si possono ricostruire.

Al Gruppo Gaia era stato affidato l’incarico di gestire il servizio pubblico locale di raccolta e, smaltimento e incenerimento dei rifiuti; agli amministratori spettava, in autonomia e responsabilità, operare nell’interesse della pubblica amministrazione che, a sua volta, doveva controllare l'operatività delle società, le condizioni di svolgimento del servizio pubblico, il rispetto delle regole di imparzialità, l’osservanza degli obblighi di servizio pubblico, il grado di soddisfazione dell’utenza, le procedure di spesa, ecc.

I rapporti tra i due parteners dovevano essere  improntati alla  “trasparenza”, secondo il modello teorico dell'Ente pubblico locale che regola e la società che eroga il servizio, con un monitoraggio continuo della dirigenza del Gruppo da parte dell’Ente ed una verifica costante  delle informazioni, degli atti, dei risultati contabili, ecc.

Il rapporto fra Pubblico e Privato, caratterizzato dalla distinzione tra indirizzo politico e gestione privata di un servizio pubblico locale si doveva risolvere con il controllo pubblico sull’attività e sul corretto funzionamento delle società private.

I loro rapporti sono regolati da contratti di servizio e/o da convenzioni, che prevedono i livelli di prestazioni da garantire, gli strumenti per verificare gli obblighi assunti, l’economicità della gestione e la qualità dei servizi. Questi contratti sono a garanzia della trasparenza e del risultato di gestione.

Nei fatti, questo tipo di società ha il suo punto critico proprio nella trasparenza degli assetti proprietari e gestionali, che devono essere garantiti e controllati al massimo livello.

In questi 20 anni la finalità di servizio pubblico affidata al Consorzio Gaia è diventata secondaria, travolto dai  problemi di gestione, di trasparenza e di legalità, che hanno coinvolto a largo spettro pezzi interi di apparati, funzionali ed organici al sistema integrato dei servizi territoriali di talune società partecipate a capitale pubblico.

La storia del Gruppo Gaia spa inizia nel 1990, quando viene progettata la discarica provvisoria di colle Fagiolara, a Colleferro; il sito di tal quale, con i relativi impianti ed attrezzature, di proprietà del Comune, entra in funzione nel 1992.

Nel 1997 nove Comuni laziali, compreso Colleferro, costituiscono una società pubblica, il Consorzio Gaia, per la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti e per creare occupazione.

Nel 2000 il Comune di Colleferro, in quanto proprietario del sito, ed il 

Consorzio Gaia costituiscono la società Agen S.E.L srl, cui affidano, per 10 anni, la gestione della discarica.

Nel 2004 il Consorzio diventa società per azioni, conserva la natura di società pubblica e diventa Consorzio GAIA SpA, con sede in Colleferro, capitale sociale di 6.497.822,00 euro, e svolge servizi per 48 Comuni della Provincia di Roma e Frosinone.

Gli enti locali continuano a detenere una partecipazione sul capitale azionario del Gruppo e quindi persiste il controllo della Corte dei conti.

Con la sua trasformazione in spa, le valutazioni di stima dei valori patrimoniali del Consorzio saranno considerate – in sede contabile – come preordinate ad occultare lo stato di insolvenza del Gruppo, contribuendo ad aggravare i danni erariali. 

Nel 2007 il Gruppo Gaia è ammesso all'amministrazione straordinaria, ai sensi della legge Marzano.

Secondo le stime del Ministero dello Sviluppo Economico, poi accertate giudizialmente, le passività del Gruppo e lo stato di insolvenza ammontano a 333 milioni di euro, ma le passività sono assai più elevate.

E’ la stessa Corte dei conti che, nel 2007 formula un richiamo all’Amministrazione di Colleferro (all’epoca dei fatti proprietaria del 13% delle quote del Consorzio), invitandola a controllare i conti delle sue aziende partecipate, tra cui il Consorzio, che già nel 2005 aveva uno stato debitorio di circa 92 milioni di euro. Di fatto i provvedimenti necessari a risanare il deficit di finanza pubblica non furono adottati.

Nel 2009 esce dal gruppo la FiuggiTerme, che viene acquistata da imprenditori privati a seguito di gara pubblica. 

Nel 2009 la Regione Lazio proroga il contratto di gestione ed autorizza il riordino della discarica di tal quale, con un incremento della sua capacità fino a 1.718.000 mc ed una quantità di rifiuti smaltibili di 1.500.000 tonnellate circa. Agen.S.E.L. viene autorizzata a realizzare un bacino – denominato “Fase 3”-  il cui invaso ha una capacità di 95.000 m.c. fino ad un massimo di 120.000 mc. 

Nel 2010 viene presentato il progetto per un impianto di  trattamento meccanico biologico (TMB), attualmente in autorizzazione VIA presso la Regione Lazio.

Nel 2010 il Ministero dello sviluppo economico autorizza la procedura di vendita per la cessione del Consorzio e l’espletamento della gara pubblica per l’offerta (poi andata deserta) per la improbabile ricerca di un assuntore e/o acquirente.

Nel 2011 con la legge regionale n. 15 viene costituita Lazio Ambiente spa,  con lo scopo di salvare l’azienda, impegnandosi con 20 milioni di euro ad accollarsi le sue passività.

Nello stesso anno, il Tribunale di Velletri inizia il processo sulle ipotesi di reato emerse dopo il sequestro, nel 2009, degli inceneritori, di Colleferro, nei confronti di alcuni amministratori del Consorzio. L’indagine del NOE, che evidenziarono taluni  illeciti penali, portò a 13 ordinanze di custodia cautelare e 26 avvisi di garanzia. Per tali fatti, vengono chiamati a rispondere, il 12 novembre 2013 la dirigenza consortile di allora e tra questi anche il Commissario Straordinario del Consorzio, Andrea Lolli.

Precedentemente, il danno erariale ed il “buco” lasciato dall’ex Presidente del Consorzio dal 1997 al 2004, Scaglione, ammontava rispettivamente a 150 milioni e 211 milioni di euro; nessun riscontro di progetti ed opere finanziate dalla Cassa depositi e prestiti e mai realizzate, come la seconda discarica a Colleferro, circa 30 milioni di euro, di cui il Pm di Velletri, dott. Travaglini, in audizione alla Commissione parlamentare Antimafia del 24 giugno del 2009, riferisce di non aver trovato traccia.

Nel 2012 la Corte dei Conti (Ord. n. 428/2012, 13.3.2012) condanna gran parte dell’antica dirigenza ed amministratori del Consorzio per reati consumati prima del suo commissariamento, quali distrazione di mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti; stato di insolvenza del Consorzio, danno alla Cassa DD.PP. e all’Erario dello Stato; falsificazione di perizia di stima in occasione della trasformazione del Consorzio in spa, ecc.

“La gestione fallimentare del Consorzio Gaia spa si inserisce in un contesto nel quale anche gli amministratori locali non hanno svolto la funzione di supervisione nei confronti della sua attività, nonostante il carattere pubblico della società ed il ricorso a denaro pubblico”.

A pag. 111 e 113 della Relazione della Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella Regione Lazio (Camera deputati, doc. XXIII, n. 11, 3.7.2012) si legge: “…appare comunque evidente che vi sia stata una carenza nel sistema dei controlli da parte delle autorità a questi preposte del Comune, della Regione e della Provincia.” Ed anche le indagini svolte dal dott. Travaglini hanno “evidenziato una serie di illeciti che coinvolgevano anche la pubblica amministrazione sulla gestione e commissariamento della società Gaia spa”, così come riferisce della “commistione tra parte politica e parte gestionale” nel settore dei rifiuti.

In questi anni il presidio della legalità ambientale è stato mantenuto alto 

dall’associazione Retuvasa (Rete per la tutela della valle del Sacco), ammessa 

come parte civile nel processo che si celebrerà a novembre; nel territorio, intorno alla questione ambientale, della trasparenza e della legalità si muovono con determinazione associazioni come Libera, pezzi di società civile, Comitato residenti Colleferro, e una rappresentanza qualificata e militante del mondo giovanale, come l’Ugi.

Le responsabilità di questo epilogo del Consorzio sono trasversali e pesantissime.

Perché mantenere in vita un Consorzio commissariato e in perdita? Il suo scopo era l’attività di servizio pubblico oppure – ci si chiede – il controllo del territorio attraverso lo smistamento poco lecito di contributi, affari e finanziamenti per assicurarsi un bacino di voti cui far affluire risorse economiche pubbliche da ripartire tra i diversi attori, ciascuno in quota parte? Forse perché la condivisione degli approvvigionamenti pubblici e la spartizione dei posti di potere eliminando il contenzioso, garantiva la sopravvivenza del sistema? 

Gran parte delle disponibilità ottenute dalla Cassa depositi e prestiti sarebbe stata utilizzata per preservare un’azienda in collegamento indiretto con la politica ed il sottobosco locale: “Gaia doveva essere mantenuta in vita a tutti i costi non tanto per garantire i servizi pubblici per la fornitura dei quali era stata istituita, ma per preservare i flussi finanziari necessari per farla sopravvivere”, scrivono i magistrati contabili nella sentenza. 

Chi doveva denunciare i Comuni morosi che, servendosi del Consorzio, non versavano la loro quota valutata in circa 50 milioni di euro e intanto riscuotevano la Tars dai cittadini? Chi conosceva l’ammontare passivo delle società del Consorzio stimato in 3 milioni di euro l’anno? A chi spettava tenere sotto controllo le spese di gestione, di rappresentanza, acquisto macchine di servizio, onorari, consulenze e compensi vari? Il Comune di Colleferro ha ottenuto e in quale misura il risarcimento delle spese legali e dei danni subiti?

I debiti sorti anteriormente al trasferimento sono ricompresi nella cessione? Il Consorzio, come faceva fronte ai bisogni di liquidità? Chi paga i debiti verso le amministrazioni comunali? Mentre i debiti crescevano diminuiscono i compensi degli amministratori? Il mantenimento dei livelli occupazionali è garantito per quanti anni?

Prima della Regione Lazio, nessun soggetto privato subentrante o assuntore aveva accettato di rilevare i pesanti oneri di Agensel, che certo non poteva essere collocata sul libero mercato come un’azienda “sana”, a causa delle sue inadempienze, come il mancato accantonamento degli oneri di gestione per la coltivazione della discarica post mortem, quantificati in 25milioni 125mila euro per i nuovi volumi e in 8 milioni 224mila euro per il pregresso; la mancata realizzazione delle opere per salvaguardare la gestione postuma della discarica, ecc.

Sappiamo che la raccolta di rifiuti, in un comprensorio di oltre 1600 Kmq con circa 400.000 abitanti in 44 Comuni, non ha prodotto ricchezza per la comunità, ma debiti, passività, oneri, illegalità pervicace, ecc.

Non sono ancora noti i termini dell’Accordo che tutti ci auguriamo contenga specifiche previsioni ed interventi più penetranti, in modo da cinturiare l’interesse pubblico ed indirizzare la politica aziendale verso la regolarità della gestione del servizio, con una reale prevalenza del soggetto e dell’attività pubblica.

A Colleferro, dopo il dissesto del Consorzio, si guarda ora con attenzione ad altre situazioni critiche, come l’Auditorium.

 

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Castelli Romani

Frascati: eletti i presidenti delle Commissioni Affari Istituzionali e Bilancio

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Eletti ieri i presidenti della Commissione Affari Istituzionali e della Commissione Bilancio, Patrimonio e Partecipate del Comune di Frascati, rispettivamente Maria, detta Emanuela, Bruni e Roberto Mastrosanti.

Una nuova elezione che segue le dimissioni, sembrerebbe senza alcuna motivazione, di Anna delle Chiaie e Marco Lonzi.

La Commissione Affari Istituzionali, da Statuto del Consiglio Comunale, spetta di diritto alle opposizioni che siedono a Palazzo Marconi che oggi erano rappresentate dalla stessa Emanuela Bruni, Roberto Mastrosanti, Anna delle Chiaie e Matteo Angelantoni con la sola assenza di Marco Lonzi.

Maria, detta Emanuela, Bruni

All’unanimità dei presenti viene eletta la dottoressa Bruni, già candidata sindaco nel 2021 del centro destra Frascatano: un curriculum vitae che spazia dalla carriera giornalista, a ruoli istituzionali – la prima donna a presiedere il cerimoniale di Palazzo Chigi – ed, attualmente, consigliere del CdA del MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.

Roberto Mastrosanti

Per la Commissione Bilancio, Patrimonio e Partecipate viene eletto, sempre all’unanimità dei presenti compresi i capogruppo dei partiti di maggioranza di Palazzo Marconi, l’avvocato Roberto Mastrosanti, già sindaco della città: una regola non scritta, ma sempre rispettata dall’assise tuscolana, attribuisce sempre alle opposizioni tale presidenza in virtù del fatto che trattasi, pur sempre, di una commissione di controllo.
Si ricuce così il rischio di un blocco dell’attività politica del Consiglio Comunale.
A caldo il commento del commissario cittadino di Forza Italia, nonché membro della segreteria provinciale, il dottor Mario Gori: “Eletti due consiglieri comunali con grande esperienza Amministrativa ed Istituzionale, oltre che stimati professionisti, che, sicuramente, eserciteranno le loro funzioni nell’interesse della collettività”. Si aggiunge poi, nella serata, dalle pagine Facebook, il commento della Lega Frascati che oltre ad augurare un “buon lavoro” ai neoeletti scrive: “su queste commissioni parta un percorso di costruzione di una alternativa politico-amministrativa all’attuale giunta a guida PD”.

Ai neo presidenti auguriamo un buon lavoro.

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Castelli Romani

Rocca Priora, elezioni: intervista a 360 gradi a Anna Zaratti

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Anna Zaratti, classe 1983, sposata. Una laurea in biologia cellulare molecolare ed un master in genetica forense, oggi docente nella scuola media secondaria.

Una chiacchierata in serenità davanti ad un caffè cercando di capire cosa spinge una ragazza della sua età ad una competizione elettorale.

Anna, anche con te, ci diamo del tu? Come sei arrivata alla politica?

(sorride serena) Si si, diamoci del tu. Ho respirato in casa questa passione.
I primi momenti di vita politica li ho vissuti all’università ed è stata per me un bel banco di prova perché ho compreso in pieno il concetto che la “vera politica parla sempre”.

Spiegami un po’ questa tua ultima affermazione

Vedi non è una questione di ideologie contrapposte ma il concetto stesso che la politica è arte del fare e del discutere. Ha come fine il bene delle persone, della comunità.
Quindi va da se che costruire una strada, una scuola, non è né di destra né di sinistra è semplicemente da FARE e questo si vede ancora di più in un ambito, come quello locale, dove bisogna necessariamente superare questi steccati ideologici.

Quindi vuoi dirmi che alla fine gli steccati ideologici crollano o meglio debbono venire meno di fronte a questo tuo principio?

(il sorriso diventa serio) Certo che si.
La contrapposizione ideologica porta sempre allo scontro delle persone e non al chiarimento delle idee e quindi compiere delle scelte sulla base del FARE deve essere, necessariamente, il principio di chi si presenta di fronte agli elettori.

A Rocca Priora la scelta del tuo partito, Fratelli d’Italia, di cui sei presidente, viene vista come una scelta sofferta. È vero?

Ma neanche tanto.
Quello che ci rimproverano è il discorso delle solite facce, delle solite persone.
Ti faccio un esempio: tu lasceresti una Ferrari o un aereo in mano ad una persona che non l’ha mai guidata?
Io tentennerei nel farlo, preferirei avere qualcuno al fianco che mi insegnasse a farlo, mi spiegasse come tirare fuori al meglio le potenzialità della Ferrari o dell’aereo.
Ecco: guidare una macchina amministrativa, di certo, non è una cosa facile.
C’è bisogno di chi ha le capacità di farlo e che permetta a “noi giovani” di fare esperienza creando poi una nuova classe dirigente.

Quindi fare quella che un tempo era la “gavetta” è necessario anche in politica?

Ancora di più. Si dice spesso che chi governa debba essere un buon padre o una buona madre di famiglia.
Ma non mi risulta che ci sia il “manuale del perfetto genitore” bisogna fare esperienza sul campo ed avere vicino donne e uomini che di “esperienza” ne hanno già e che ci permettano di acquisire con loro quelle capacità amministrative e di governo necessarie per il bene della popolazione.

Mi ha colpito molto nella riunione del 24 aprile quando hai parlato di biodiversità e nello specifico del Bosco del Cerquone. Ho appuntato un acronimo “ZSC” mi spieghi cosa significa e come può diventare quella località il valore aggiunto per Rocca Priora?

(gli brillano gli occhi ed il suo sorriso risplende) Mi fa piacere che ti sia soffermato su questo argomento lo serbo nel mio cuore dai tempi in cui, in università, facevo ricerca.
Noi abbiamo la fortuna di avere una Zona Speciale di Conservazione, ZSC appunto.
Prova a chiudere gli occhi e pensare al nostro territorio in periodo compreso tra 600 mila anni fa e 40 mila anni fa … beh! quello è il Bosco del Cerquone.
Un unicum per il nostro territorio, una zona non contaminata dalle successive forestazioni, i castagni ad esempio, che mutarono moltissimo l’aspetto delle nostre zone.
Li si conservano ancora querce, tigli ed aceri tipici della nostra zona.
Un vero e proprio Santuario Ecologico, un campionario, passami il termine, di molteplici biodiversità, sia faunistiche che floreali.
Si potrebbe creare un indotto turistico magari un vero e proprio centro di ricerca assieme alle università arrivando fino all’ARPA.
Ma quello che diventa ancora più necessario è quello che Claudio Fatelli ha esposto nella riunione a cui tu facevi riferimento: creare quelle strutture capaci di accogliere turisti e ricercatori. Oltre l’indotto ci vuole la capacità recettiva.

Sempre in quella stessa occasione hai ampiamente parlato di Sport ma cosa rappresenta per te?

Qui il discorso si ampia.
Siamo troppe volte abituati a considerare lo sport esclusivamente come pratica sportiva, come attività.
Ma se andiamo a guardare bene lo Sport è la base dell’inclusione, è simbolo e sinonimo di pace, basta guardare nel mondo antico quando durante il periodo olimpico si interrompeva ogni guerra.
Lo Sport insegna a fare tesoro delle sconfitte.
Lo Sport educa i giovani ad una disciplina comportamentale, è la scuola delle regole.
Lo Sport deve diventare un progetto educativo, sociale, inclusivo non esclusivamente motorio.
Quindi una progettualità di questo genere deve diventare l’anima di ogni azione amministrativa.

Un progetto ambizioso, il tuo, ma non si può non condividere

Beh aggiungo che Rocca Priora ha avuto la fortuna di essere stato uno dei primi paesi dei Castelli Romani a dotarsi di un complesso sportivo polivalente. Oggi quella realtà può e deve diventare una Cittadella dello Sport proprio in questo ambito che ho appena descritto. E lo si può fare anche utilizzando strutture ecocompatibili che ne farebbero un unicum nel suo genere.

Sei alla tua seconda esperienza come candidato al consiglio comunale. C’è qualcosa che nella prima tua prima esperienza ti ha colpito?

Si! Non te lo nascondo – dice guardandomi fissa negli occhi – ho sentito forte il peso della responsabilità delle persone che avevano riposto in me la loro fiducia. Un peso importante ma che oggi, ancora di più, mi spinge a fare meglio.
Ma stavolta ho dietro di me una bella squadra che mi supporta e mi sprona ad andare avanti e quello che chiedo ai roccaprioresi è di non smettere mai di stimolarmi anche il giorno dopo le elezioni ricordandogli la mia piena e totale disponibilità a riceverli ogni volta che lo riterranno necessario.
Ed in più, mi prendo l’impegno, già da ora, di incontrarli spesso, in una Assemblea Pubblica, per fare il punto della situazione. Un impegno concreto che mi permetta di ascoltare i loro suggerimenti, le loro idee e, perché no, anche le eventuali lamentele.

Le mie interviste, lo avrai letto, si chiudono sempre con una bacchetta magica che io ti presto e che può far avverare due desideri: uno per te, per la tua famiglia ed uno per la tua città …

Beh facile per la mia famiglia: la serenità e l’armonia e quella capacità di comprendersi sempre.
Per Rocca Priora ho un sogno: una Ludoteca, un luogo che permetta ai giovani di trovarsi e di incontrarsi.
Un luogo che permetta loro di poter tornare ad essere comunità che si unisce e che crea valore aggiunto. E questo lo si può fare utilizzando quelli spazi, troppe volte abbandonati e che, grazie al PNRR il Comune di Rocca Priora sta recuperando appieno.

L’avevo conosciuta dalle parole di alcuni amici che me l’avevano descritta come una donna tenace ma piena di voglia di fare e di capacità di fare sintesi: avevano ragione.
Grazie Anna ed un grosso in bocca al lupo.

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Castelli Romani

Castel Gandolfo, sulle sponde del lago appare un cartello del Comune “Attenzione pericolo di Morte”

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L’assessore Tiziano Mariani: “La settimana scorsa sono stati rinvenuti degli ordigni bellici inesplosi”

“Attenzione pericolo di morte, divieto di accesso nell’area e nello spazio lacuale antistante. Presenza di ordigni bellici inesplosi”. Questo quanto riportato dalla segnaletica, apparsa da qualche giorno e messa dal Comune di Castel Gandolfo che dice chiaramente che nel lago ci sono bombe inesplose che stanno lì dalla seconda guerra mondiale.

La segnaletica richiama due ordinanze (ndr. come scritto sui cartelli stessi) del 2013 e del 2021

Il fatto che esistano ben due ordinanze sta a significare che il pericolo della presenza di ordigni bellici si conosce da almeno 11 anni ma il segnale di pericolo, inequivocabile nella sua interpretazione, è stato messo pochi giorni fa:

Il cartello si trova sull’arenile del lago Albano di Castel Gandolfo, tra il vecchio porticciolo e il civico 7 di via dei Pescatori, vicino a un circolo di canoa direttamente con accesso in acqua per disabili.

Il cartello ha scatenato non poche polemiche e messo preoccupazione tra più di qualche operatore balneare e turistico nonché dei residenti che qualche bracciata lì intorno, almeno in questi anni e ultimi tempi, l’hanno azzardata: “Ci chiediamo perché sia comparso adesso – dicono altri residenti del posto – ci sembra davvero strano e il messaggio è inquietante: se si fa il bagno c’è il pericolo che esploda una bomba. Naturalmente vieteremo ai nostri figli di frequentare la zona, ci manca anche la disgrazia e poi magari ci sentiamo dire che ci avevano avvisato”.

Dal Comune, risponde l’assessore alle Attività produttive Tiziano Mariani: “La settimana scorsa sono stati rinvenuti degli ordigni bellici inesplosi e il Genio Civile ha provveduto alla bonifica. In via precauzionale abbiamo deciso insieme a Prefettura e Arma dei carabinieri di apporre la segnaletica e le boe che delimitano alla zona di pericolo in attesa di effettuare una bonifica più generale dell’area. Il sindaco ha già richiesto un intervento diretto della Regione o in alternativa i fondi per poter effettuare quanto prima l’intervento”.

Questi ordigni, rimasti dormienti per decenni, rappresentano un rischio reale e tangibile per chiunque si avvicini alle rive del lago. La presenza di ordigni bellici inesplosi, sebbene sorprendente nonostante abbastanza frequente nell’area dei Castelli Romani, è un fenomeno che semina paura e non incoraggia il rilancio turistico di qualità tanto auspicato per l’intera provincia. I resti dei conflitti passati continuano a emergere, minacciando la sicurezza e la stabilità delle comunità locali. Tuttavia, la loro scoperta sulle rive tranquille del Lago serve da promemoria urgente dell’importanza di affrontare questi pericoli con determinazione e urgenza. «Le autorità locali devono agire prontamente – dicono alcuni residenti – per identificare e rimuovere in modo sicuro gli ordigni bellici rimasti, proteggendo così il pubblico da potenziali rischi mortali. Allo stesso tempo, è essenziale educare il pubblico sulla natura di questa minaccia e sull’importanza di rispettare i divieti d’accesso per garantire la sicurezza di tutti». Lo scorso anno, a fine agosto, un bomba risalente alla Seconda Guerra Mondiale è stata trovata nella tarda mattinata di una tranquilla domenica nei pressi del lago. La scoperta è stata fatta da una persona che stava passeggiando lungo il percorso naturalistico di via dei Pescatori. Scattato l’allarme alle forze dell’ordine, sul posto sono arrivati i carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo. La bomba, una spoletta lunga 10 centimetri non pericolosa, al momento del ritrovamento si trovava a qualche metro di distanza dalla riva. Il cartello apparso pochi giorno fa lascia presagire che il pericolo sia davvero concreto.

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