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Cronaca

Mafia a Bari: clan arrestato per estorsione, rapina e lesioni

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Putignano: operazione “Enigma” dei Carabinieri di Gioia del Colle. Arrestati 8 soggetti per estorsione aggravata dal metodo mafioso, rapina e lesioni.

A Putignano – quartiere San Pietro Piturno e Bari, oltre 50 Carabinieri della Compagnia di Gioia del Colle, supportati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia, dal Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno e da un elicottero del 6° Nucleo Elicotteri dei Carabinieri di Bari, alle prime luci dell’alba, hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse a carico di 11 soggetti, ritenuti, a vario titolo, responsabili di “estorsione e tentate estorsione aggravate dal metodo mafioso”, nonché di “rapina” e “lesioni personali aggravate”.

Il primo provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Bari, dott. Giovanni Abbattista, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, ha colpito G.G. 21enne, ritenuto il capo del gruppo criminale, L.G. 33enne, G.M. 22enne, P.F.E. 19enne e S.D. 20enne, tutti già noti alle Forze dell’Ordine, che, riuniti tra di loro, avvalendosi della forza di intimidazione, derivante dalla fama criminale del gruppo di appartenenza nota nel contesto sociale di Putignano, avevano messo in atto reiterate condotte violente nei confronti di un imprenditore del luogo, di suo figlio, collaboratore in azienda, e degli altri componenti della sua famiglia, al fine di farsi corrispondere la somma di 3.000 euro mensili.

Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Gioia del Colle e coordinate dalla DDA di Bari, hanno permesso di documentare le diversi azioni compiute, da maggio a ottobre dello scorso anno, dagli arrestati ai danni delle vittime, consistite in pedinamenti, minacce verbali, aggressioni fisiche e danneggiamenti. Come quando l’autovettura condotta dal titolare dell’azienda, all’interno della quale vi era anche il figlio, è stata bloccata dal gruppo per le vie di Putignano e fatta oggetto di calci e pugni, con la rottura dello specchietto retrovisore e danni alla carrozzeria.

A ottobre scorso, poi, si è consumata l’ennesima, efferata azione da parte del gruppo criminale, oggetto del secondo provvedimento cautelare. Oltre ai citati G.G. 21enne, P.F.E. 19enne e S.D. 20enne, a finire in manette per “rapina” e “lesioni personali aggravate” sono C.L. 23enne, C.M. 21enne e M.V. 23enne. Nel corso di una festa danzante organizzata in un locale di Turi, il commando ha raggiunto il figlio dell’imprenditore e, dopo averlo accerchiato, lo ha colpito ripetutamente con pugni, calci, tavoli e parti di sedie precedentemente distrutte. Prima di lasciare il locale, uno degli indagati ha strappato dal collo del giovane una collanina in oro con crocifisso e tre ciondoli, quale trofeo dell’aggressione commessa. A nulla è valso, nella circostanza, l’intervento di un amico del giovane che, nel tentativo di difenderlo, è stato fatto oggetto di violente percosse.

Le indagini hanno accertato come i fatti si inseriscano in un più ampio contesto criminale e possano essere letti come il tentativo di finanziare la compagine criminale di appartenenza, attiva nel comune di Putignano e facente capo a GENCHI Francesco, affiliato al clan Capriati, il cui decesso, avvenuto per cause naturali nel gennaio del 2020, ha determinato uno stravolgimento negli equilibri e una maggiore difficoltà, del gruppo stesso, di reperire le risorse economiche destinate ai traffici illeciti.

Durante le perquisizioni effettuate dai Carabinieri nel corso dell’esecuzione delle misure, sono stati rinvenuti, nelle parti ad uso comune delle palazzine dove abitano gli arrestati, 60 grammi di eroina e 50 grammi di hashish, oltre a bilancini di precisione e a telefoni cellulari, verosimilmente utilizzati per le attività di spaccio.

Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati tradotti presso le case circondariali di Bari, Trani e Matera a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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