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di Christian Montagna
Tutti almeno una volta nella vita si saranno chiesti dove vanno a finire i beni sequestrati alla mafia. Enormi distese di terre, appezzamenti, lussuose ville stile hollywoodiano, ingenti quantità di denaro e tante altre attività, sono state nel corso degli anni oggetto di sequestri in seguito agli arresti dei capi mafiosi o dello smantellamento di interi clan. Il tesoro finora racimolato ammonta a tre miliardi e mezzo di euro che, se fossero investiti intelligentemente potrebbero fruttare molto. La cifra incassata dallo Stato in seguito a sequestri penali e amministrativi di beni mafiosi a quanto pare però non viene correttamente spesa. In tempi come questi di profonda crisi e di tagli ai bilanci, pare veramente un enorme spreco. Il tesoro incassato dal Fug ( Fondo unico di giustizia) potrebbe indubbiamente essere di aiuto alle numerose attività vittime della feroce spending review.
Nei processi di confisca dei beni, si incontrano diverse dimensioni: quella investigativa e giudiziaria di competenza della magistratura e delle forze di polizia; quella politica ed una economica che consiste nella valorizzazione territoriale delle risorse sottratte con la violenza; sociale, culturale ed educativa che punta alla dimostrazione della non invincibilità delle mafie. Attualmente, i beni confiscati in via definitiva sono 11.238 concentrati per il 90% in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Lombardia. Ad essi fanno capo attività finanziarie, attività immobiliari, commerciali, aziende alberghiere e della ristorazione. Eppure, nella maggioranza dei casi tutte queste strutture non riescono ad essere riutilizzate. Soltanto dal 1991 al 2011, la Direzione investigativa antimafia, ha sequestrato oltre due miliardi tra case e capitali. In molti casi, L' Agenzia dei beni sequestrati che si occupa della riassegnazione degli immobili, si inceppa e i beni restano vuoti e inutilizzati. Soltanto poche delle terre che un tempo appartenevano alla mafia alla 'ndrangheta e alla camorra sono state coltivate da giovani imprenditori. Al momento, nessun piano dal governo è stato emanato per recuperare l' immenso tesoro a disposizione eppure, attualmente la stragrande maggioranza dei lavoratori è in cassa integrazione straordinaria senza salario. I sindacalisti incalzano, gli operai si disperano ma l'unico proprietario di questo tesoro continua ad essere sempre e solo lo Stato.