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Primo piano

Marsala, allerta terremoto: Parla Antonio Torrisi, Geologo del Dipartimento Regionale della Protezione Civile

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Tempo di lettura 5 minuti "La cultura della Protezione Civile va diffusa a livello scolastico a partire dai bambini"

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di Angelo Barraco

Marsala (TP) – Il terremoto di questi giorni ha messo in ginocchio ulteriormente un’Italia che ancora non aveva finito di asciugare le lacrime del precedente sisma. Una popolazione che ha visto crollare sotto lo sguardo inerme e con l’impossibilità nel reagire tutta una vita racchiusa all’interno di quelle che un tempo erano le case che rappresentavano il focolare domestico presso cui la famiglia si riuniva, conservavano le memorie del passato e del presente per poi gettare le basi di quello che sarebbe stato il futuro ma che però, un battibaleno, è stato drasticamente annientato e trasformato in polvere e calcinacci. Lo sciame sismico di questi ultimi giorni ha ulteriormente danneggiato e in molti casi distrutto definitivamente quelle strutture che avevano subito delle gravi lesioni nel corso dei precedenti terremoti e quelle Chiese antiche che un tempo erano monito per il turismo di paesini immersi nel verde, strutture in pietra che facevano da cornice ad una tela adornata di antichità e tradizioni che si incastonavano come il tetris in sistemi economici fatti di produzione autonoma con la valorizzazione e del rispetto del processo naturale che soddisfa la sempre grande richiesta dei consumatori che puntano alla qualità adesso non c’è più. La preoccupazione a seguito di quanto accaduto è tanta e gli italiani che vivono nelle regioni non colpite dal sisma temono che presto o tardi quelle terribili scosse sopraggiungano all’improvviso per spazzare via la storia e la cultura di un paese, tale timore è sopraggiunto nell’animo dei cittadini di Marsala, sopraffatti dalla memoria storica  che li ha portati indietro fino al 7 giugno del 1981, quando vi fu una forte scossa di terremoto che non provocò morti ma danni al patrimonio edilizio. Ma la Sicilia è pronta ad affrontare un eventuale sisma? La città di Marsala riuscirebbe ad affrontare un’emergenza simile a quella che ha afflitto il Centro Italia? Noi abbiamo parlato con il Consigliere Comunale Calogero Ferreri e abbiamo chiesto se la città di Marsala predispone di un Piano di Sicurezza e ci ha risposto: “al Piano anni fa ci stava lavorando l’amministrazione passata, al momento non è stato redatto e non è passato per il consiglio comunale quindi al momento non abbiamo un piano per la sicurezza”, Quindi Marsala non predispone di un Piano d’Emergenza in caso di terremoto, abbiamo chiesto, e Ferreri ha risposto: “Secondo me in Provincia di Trapani non c’è nessuno che ce l’ha, nemmeno i paesi sismici che hanno avuto terremoto negli anni 80”. Noi abbiamo controllato i documenti pubblici della Protezione Civile che fanno riferimento ai Comuni dotati di Piani comunali di Protezione e abbiamo riscontrato che il Comune di Marsala ha un piano approvato dalla giunta con delibera numero 81 il 18 marzo 2014. Dai dati della Protezione Civile emerge che in Sicilia il 49% dei Comuni è dotato di un piano di emergenza, e su un totale di 390 comuni soltanto 190 sono dotati di un piano. Il piano si articola in tre fasi: Parte generale: raccoglie tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio; Lineamenti della pianificazione: stabiliscono gli obiettivi da conseguire per dare un’adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione d’emergenza, e le competenze dei vari operatori; Modello d’intervento: assegna le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo, utilizza le risorse in maniera razionale, definisce un sistema di comunicazione che consente uno scambio costante di informazioni. 
 
Abbiamo voluto approfondire ulteriormente la questione con il Dott. Geologo Antonio Torrisi, del Dipartimento Regionale della Protezione Civile e abbiamo chiesto quale deve essere l’azione del cittadino dinnanzi al terremoto e quale deve essere l’azione del Comune che deve predisporre azioni per garantire la sicurezza del cittadino, a tali domande ci ha risposto: “Su questo la Protezione Civile Nazionale ha dato degli strumenti importanti ai cittadini, uno di questi è il progetto “io non rischio” che spiega passo passo se arriva il terremoto cosa fare durante il terremoto, dopo il terremoto, se sei in un luogo chiuso, in un luogo aperto. Questo è un discorso in linea generale come norma comportamentale ai cittadini ma su questo si sta facendo anche molto lavoro a livello scolastico cioè già ai bambini, nelle scuole medie inferiori come anche nelle scuole primarie e secondarie, si fa già una formazione con questi strumenti per impartire già a quel livello queste norme comportamentali che dovranno essere l’ABC della nostra formazione come cittadini. La cultura della Protezione Civile va diffusa a livello scolastico a partire dai bambini”. Al Dott. Torrisi abbiamo chiesto che Piano di Sicurezza c’è nelle scuole e ci ha riferito che: “Ogni scuola ha delle norme comportamentali sue però ci sono delle norme a prescindere dal piano generali di comportamento a prescindere da dove ci troviamo nella nostra giornata, nel momento in cui arriva un evento sismico. Il progetto “Il non rischio” ha creato dei documenti che sono semplici e intuitivi che sono chiari e che danno informazioni eccezionali”. In merito al piano di Protezione Civile Comunale il Dott. Torrisi ci ha riferito: “Ha una sua struttura ben chiara quindi qualunque piano ha una prima parte generale che raccoglie tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulle strutture del territorio poi ha la seconda parte che è quella che individua i lineamenti della pianificazione cioè si stabiliscono tutti gli obiettivi da conseguire per dare una risposta di protezione civile adeguata a qualsiasi situazione d’emergenza e nello stesso tempo il piano deve dire quali sono le competenze dei vari operatori e in fine il piano ha la parte di intervento vera e propria , il modello di intervento, che significa: assegnare le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo attraverso le risorse che ci sono e utilizzarle in maniera razionale cioè un piano deve dire chi deve fare e cosa deve fare in maniera chiara perché in un contesto di protezione civile noi dobbiamo immaginare la protezione civile come un sistema in cui convergono tutte le risorse a livello di pubbliche amministrazioni, tutti ci troviamo all’interno di quel sistema: noi come regioni, le province, i comuni attraverso il Sindaco che è la figura che è la figura per eccellenza”. “ Ogni città ha delle aree specifiche di raccolta della popolazione: "La gente deve sapere che ci si raccoglie in queste aree che devono essere individuate prima, in tempi di pace. La pianificazione ha anche questo tipo di obiettivo tra gli altri”. Si è parlato anche di prevenzione di terremoti e il Dottore ci ha riferito: “Noi purtroppo non possiamo prevedere quando avverrà il terremoto però la scienza oggi ci permette di sapere dove probabilmente avverrà il terremoto e questo è già un dato importante. Oggi gli studi di pericolosità sismica a livello scientifico hanno raggiunto dei livelli di accuratezza abbastanza importanti. L’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia è un organo scientifico di supporto alla Protezione Civile che questo problema lo affronta da anni in maniera ormai incisiva con dei risultati eccellenti quindi oggi noi possiamo dire con una certa accuratezza dove presumibilmente possano avvenire i terremoti, non sappiamo quando ma il fatto di sapere dove ci deve convincere che dobbiamo attuare li delle politiche di prevenzione sismica adeguate a difenderci e come”.  
 
In base all’Art. 11 Decreto Legge 28/04/2009 n. 39 convertito con la Legge 24/06/2009 n. 77,  A seguito del terribile terremoto del 6 aprile 2009 in Abruzzo, è stato attuato il Piano Nazionale per la prevenzione sismica, il primo piano di carattere nazionale che prevede inoltre una programmazione pluriennale di interventi. Le risorse ripartite tra Regioni sulla base dell’indice di rischio sono destinate –come si legge nel sito della Protezione Civile- a: studi di microzonazione sismica; interventi di rafforzamento locale o miglioramento sismico o demolizione e ricostruzione di edifici ed opere pubbliche di interesse strategico per finalità di protezione civile; interventi strutturali di rafforzamento locale o miglioramento sismico o di demolizione e ricostruzione di edifici privati; altri interventi urgenti e indifferibili per la mitigazione del rischio simico, con particolare riferimento a situazioni di elevata vulnerabilità ed esposizione. Cosa fare in caso di terremoto? Se ci si trova in un luogo chiuso è opportuno mettersi nel vano di una porta, vicino una parete portante o sotto una trave, oppure correre ai ripari sotto un tavolo o un letto. Qualora un soggetto si mette al centro della stanza rischia di essere colpito da oggetti in caduta. Se ci si trova all’aperto invece è opportuno allontanarsi dagli edifici, dagli alberi e linee elettriche. 

Ambiente

Sicurezza idrogeologica, nasce “l’ANBI Air Force”

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E’ già stata simpaticamente definita l’ “ANBI Air Force” e sono le decine di droni, che quotidianamente si alzano sui comprensori italiani per controllarne la sicurezza idrogeologica, accompagnati anche da natanti radiocomandanti e sonde deputate ai controlli degli specchi d’acqua: è questa la novità più sorprendente, emersa nel meeting sulle innovazioni messe in atto dai Consorzi di bonifica ed irrigazione, dove anche la figura professionale del pilota di quadricotteri è ormai divenuta familiare negli organigrammi; l’evento è andato in scena a Vercelli, organizzato dall’Associazione Irrigazione Ovest Sesia nell’ambito della Planet Week, prologo al vertice G7 “Clima, Ambiente ed Energia” previsto a Torino a fine mese.
“Abbiamo voluto essere in questo contesto, perché siamo consapevoli di quanto facciamo a servizio del Paese e vogliamo proseguire, aumentando la capacità di fare sistema – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Nei Consorzi di bonifica c’è una grande capacità progettuale, promotrice di un modello irriguo sostenibile, che deve essere riconosciuto in un’Europa, da cui l’Italia è ancora troppo distante. La questione acqua è ormai un problema planetario.”
Se il miglior consiglio irriguo di Irriframe e la certificazione volontaria Goccia Verde, voluti da ANBI, sono il presente della sostenibilità nel settore primario, nuovi orizzonti stanno aprendosi dall’applicazione dell’Intelligenza Artificiale, i cui algoritmi vengono “addestrati” per dare risposte all’agricoltura di precisione ed alla salvaguardia idrogeologica, aumentando l’efficienza, riducendo tempi e costi.
La rete idraulica lungo la Penisola è ormai pressochè totalmente automatizzata e controllata da remoto, nonché luogo di costanti innovazioni: dai pannelli fotovoltaici galleggianti alle barriere per il recupero delle plastiche galleggianti; c’è inoltre una rinnovata concezione della manutenzione lungo i corsi d’acqua, rispettosa dei tempi della natura per favorire la conservazione degli ecosistemi.
I Consorzi di bonifica ed irrigazione sono però consapevoli dell’emergente complessità della gestione idrica di fronte alla crisi climatica: il problema di fondo è la ricerca del punto di equilibrio fra esigenze agricole ed ambientali, valorizzando le molteplici funzioni collegate alla gestione dell’acqua sui territori (dalla ricarica delle falde alla conservazione dei giardini storici); in questo quadro si chiede che l’utilizzo delle acque reflue per l’irrigazione debba essere accompagnato da una certificazione di salubrità, redatta da un ente terzo.
“C’è una profonda ingiustizia in questo Paese, che non percepisce la differenza fra il contributo ai Consorzi di bonifica, che non gravano di oneri il servizio irriguo a servizio dell’agricoltura che produce cibo e la tariffa, imposta dalle società del servizio idrico integrato, che invece legittimamente puntano anche ai dividendi per i soci – chiosa, concludendo, Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – L’Italia non ama la prevenzione, ma il futuro non può che essere legato ad un nuovo modello di sviluppo che abbia, al centro, la valorizzazione del territorio e la promozione della resilienza delle sue comunità.”

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Castelli Romani

Frascati, ospedale: intervento chirurgico con tecnica all’avanguardia

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Asportato tumore allo stomaco a un’anziana senza anestesia generale
 
Straordinario intervento chirurgico all’Ospedale San Sebastiano di Frascati dove è stato possibile evitare gravi complicanze post operatorie per Bice, una signora di 85 anni di Monte Compatri che è stata operata con anestesia spinale anziché generale per l’asportazione di un tumore esteso allo stomaco.
 
Non c’è stata necessità di ricovero in terapia intensiva e nella degenza post operatoria non si sono resi necessari farmaci analgesici.
 
La signora attualmente, a meno di una settimana dall’intervento, ha avuto una precoce ripresa ed è in buona salute, presto sarà dimessa per ricongiungersi ai suoi cari.
 
Grande soddisfazione, in merito alla tecnica anestesiologica, è stata espressa sia dalla paziente che dal chirurgo operatore, il dr. Massimiliano Boccuzzi Direttore della UOC di Chirurgia Generale e dai suoi aiuti Dr. Francesco Boccaccini e Dr.Angelo Torcasio coadiuvati dalla preziosa collaborazione del servizio di endoscopia digestiva del San Sebastiano (Dr.Fabrizio Travaglini).
 
Il Commissario Straordinario della Asl Roma 6 dott. Francesco Marchitelli e il Direttore Sanitario dottor Vincenzo Carlo La Regina si sono complimentati per questo straordinario risultato: “Questo significa salvare vite – hanno detto – siamo di fronte a un intervento che segna un passo fondamentale per la presa in carico dei pazienti complessi e in età avanzata che sempre più spesso sono costretti a subire le gravi complicanze post operatorie o addirittura a non potersi sottoporre agli interventi chirurgici perché eccessivamente rischiosi. Le persone per le persone, questa è un’altra grande testimonianza del percorso di umanizzazione della salute che abbiamo intenzione di portare avanti insieme”.
 
Tecnicamente si è trattato di un intervento chirurgico di gastrectomia subtotale per una voluminosa neoplasia gastrica a un’anziana con un quadro clinico complesso perché già operata alcuni anni fa per una neoplasia del colon e venti giorni fa sottoposta a intervento per una frattura di femore post traumatica, sempre presso il San Sebastiano.
 
In considerazione dell’età avanzata e delle varie comorbidità, in accordo con la paziente, l’equipe della UOSD di Anestesia e Rianimazione del San Sebastiano con il Responsabile Dott. Benedetto Alfonsi, afferente al Dipartimento di Emergenza diretto dalla Dott.ssa Carla Giancotti, ha deciso di non eseguire l’intervento in anestesia generale, bensì in anestesia locoregionale, che è stata effettuata dal Dr. Benedetto Alfonsi in collaborazione con il Prof.Fabrizio Fattorini.  
 
All’anestesia spinale, necessaria per l’intervento chirurgico, è stato associato l’ESP Block bilaterale, un blocco di fascia ecoguidato della parete posteriore del torace.
 
Il blocco di fascia è stato effettuato per garantire l’analgesia post operatoria senza la necessità di oppiacei. I blocchi di fascia rappresentano attualmente un ulteriore passo avanti nel controllo del dolore post operatorio. Per migliorare il comfort operatorio, durante l’intervento la paziente è stata lievemente sedata. Ora sta bene e l’intervento è riuscito.
 
Tale testimonianza è importante anche dal punto di vista scientifico alla luce del continuo incremento di pazienti over 80 con molteplici comorbilità che sempre più spesso si rivolgono all’Ospedale di Frascati, essendo collocato in un’area demograficamente ricca di case di riposo per anziani e di pazienti geriatrici.
 
“Da vari anni – dichiara il  dottor Massimiliano Boccuzzi, direttore UOC di Chirurgia Generale dell’Ospedale di Frascati – sono in aumento gli anziani sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore che prima erano uno scoglio difficile da superare per alcune tipologie di pazienti e da anni chirurghi ed anestesisti sono impegnati nell’affinamento di tecniche anestesiologiche e chirurgiche mininvasive, che ci possano condurre ad una sensibile riduzione dei rischi anestesiologici e delle complicanze chirurgiche, in tali tecnologie la Asl Roma 6 si sta dimostrando un importante punto di riferimento permettendo agli operatori di poter crescere e perfezionare nuove tecniche a basso impatto di complicanze post operatorie”.

 

Privo di virus.www.avast.com

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Ambiente

Clima, osservatorio ANBI: “Dopo l’estate anticipata, l’inverno ritardato”. Ecco il quadro nazionale

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Assieme a raffreddori ed influenze, nonché al rischio di gelate per le colture, lo sbalzo termico verso il basso dei giorni scorsi ha portato una benefica discesa nelle temperature dei mari italiani, ricondotte a livelli più in linea con le medie del periodo. Secondo i dati del Programma europeo Copernicus e dell’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF), a livello mondiale si registrano, da oltre un anno, le acque marine più calde di sempre, così come conferma il report “European State of the Climate 2023” per quelle, che bagnano i confini esterni del Vecchio Continente.

“Un aspetto della crisi climatica poco percepito dall’opinione pubblica è la sua complessità: la biosfera è unica e l’alterazione di un elemento influisce sull’equilibrio generale – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Per questo, confinare la siccità come un problema meramente agricolo è un gravissimo errore, perché molteplici sono i servizi ecosistemici apportati: dall’equilibrio ambientale all’attrattività turistica.”

Secondo il report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, chi non pare beneficiare dell’instabilità climatica di questi giorni sono la Sicilia e la Calabria dove, ad esempio, il fiume Lao è al 43% della portata media di questo periodo e l’Ancinale tocca addirittura -95% (fonte: Centro Funzionale Regionale Protezione Civile Calabria); entrambe le regioni sono caratterizzate da enormi deficit idrici, a causa di molti mesi privi di significative precipitazioni.

In Puglia, nei giorni scorsi, si sono registrate piogge sull’Alto Salento (quasi 10 millimetri) e sul Leccese (fino a mm. 5), ma i bacini del Tavoliere trattengono il 37% di acqua in meno rispetto al 2023, cioè mancano oltre 112 milioni di metri cubi.

Non va meglio in Basilicata, dove è impietoso il confronto tra la quantità d’acqua invasata quest’anno e negli anni passati: nella seconda metà di Aprile 2023, rovesci torrenziali avevano fatto confluire ben 14 milioni di metri cubi d’acqua nei bacini della regione; attualmente le disponibilità idriche sono più che dimezzate (-54%) ed il deficit, nonostante un recente apporto di piogge (mln. mc. 2,74), si attesta a quasi 124 milioni di metri cubi (fonte: Autorità Bacino Distrettuale Appennino Meridionale).

Notizie preoccupanti arrivano anche dall’Abruzzo, dove il deficit pluviometrico registrato nei primi 4 mesi del 2024, unitamente alla poca neve caduta sull’Appennino, ha pressochè dimezzato la quantità d’acqua trattenuta nel bacino di Penne, il principale ad uso irriguo, dove mancano all’appello circa 3.600.000 metri cubi; fiducia si ripone nello scioglimento del manto nevoso ora presente a Campo Imperatore (cm. 34) e che potrebbe incrementare la portata del fiume Tavo, che alimenta l’invaso.

Nel Lazio il livello del lago di Bracciano rimane, come un anno fa, 1 metro al di sotto dello zero idrometrico, mentre continua a calare il piccolo lago di Nemi, ora 34 centimetri sotto il livello del 2023. Il fiume Tevere rimane largamente sotto media, così come decrescente è il livello dell’Aniene, mentre incrementi si registrano nei flussi della Fiora.

In Umbria crescono le portate dei fiumi Velino e Topino, mentre cala il Chiascio e l’altezza idrometrica del lago Trasimeno scende a -cm. 1,28.

“E’ la persistente condizione di allarme ecosistemico nel principale lago dell’Italia centrale, l’immagine di un Paese che, al di sotto degli Appennini, non riesce a recuperare il deficit idrico, dovuto a mesi di insufficienti apporti pluviali. E’ quantomai urgente prepararsi a gestire, in maniera condivisa e nel rispetto delle priorità di legge, una condizione d’emergenza che, seppur in maniera non uniforme, appare inevitabile nei mesi a venire” commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Restano modesti, nonostante gli incrementi registrati questa settimana, i livelli dei fiumi nelle Marche. A far da contrappeso rimangono i circa 53 milioni di metri cubi invasati nei bacini e che, pur essendo inferiori a quelli del 2023 caratterizzato da fenomeni meteorologici estremi nei primi 4 mesi dell’anno, rappresentano una garanzia d’approvvigionamento per i mesi più caldi e secchi.

Sull’Appennino di Toscana è apparsa tardivamente la neve, che era mancata in inverno: cm. 44 sull’Abetone, oltre 30 centimetri in Garfagnana, mentre sull’Amiata il manto è superiore ai 20 centimetri. Ricchi d’acqua sono i principali alvei con l’eccezione dei bacini più a Sud (Ombrone, Albegna, ecc.).

In Liguria tornano a crescere le portate dei fiumi Vara e Magra, mentre registrano un abbassamento quelle dell’Entella e dell’Argentina.

In Emilia Romagna, oltre mezzo metro di neve è ora presente sui monti bolognesi, reggiani e parmensi (cm. 63 a Lagdei), mentre su quelli romagnoli la cumulata si attesta tra i 15 ed i 30 centimetri.

In Veneto, il bilancio idrico resta ampiamente positivo, nonostante drastiche riduzioni di portata per i fiumi Adige, Piave, Livenza, mentre Bacchiglione, Brenta e Muson dei Sassi scendono addirittura sotto media.

Anche in Lombardia le riserve idriche restano largamente confortanti (+45% sulla media), seppur il fiume Adda cali, pur mantenendo una portata superiore a quella degli scorsi 7 anni.

Ad eccezione del lago di Como, i grandi bacini naturali del Nord restano vicini al colmo: Maggiore 97,7%; Sebino 93,6%; Benaco 98,6%.

I fiumi sono in calo anche in Piemonte ad iniziare dal Po, che resta comunque sopra la media, mentre Tanaro e Stura di Lanzo tornano sotto.

In Valle d’Aosta, infine, il manto nevoso supera i 2 metri e mezzo nelle stazioni sopra i m. 2200; terminati temporaneamente gli apporti dalla fusione nivale, dovuta all’anomalo anticipo d’estate della scorsa settimana, le portate dei corsi d’acqua hanno subìto una decisa contrazione: a Nus, la Dora Baltea in 7 giorni è passata da mc./s 29 a mc/s 6,50 (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta)!

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