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MATER: il volto universale della madre tra arte e dolore

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Un’esposizione emozionante nella Sala Teatro Santo Spirito in Sassia a Roma

L’artista Lucia Motta dipinge madri e bambini colpiti dalla guerra, dando vita a una narrazione potente e necessaria che invita alla riflessione collettiva.

Nella suggestiva cornice della Sala del Teatro Santo Spirito in Sassia a Roma ha preso vita MATER, una toccante esposizione delle opere dell’artista Lucia Motta, promossa dalla Fondazione Sapientia Mundi e dal Lions Club Roma Accademia.

Un progetto culturale di forte impatto emotivo e sociale, nato grazie alla sensibilità del Direttore Generale della ASL Roma 1, Prof. Giuseppe Quintavalle, con il sostegno appassionato del Prof. Giuseppe Anelli, presidente della Fondazione Sapientia Mundi, e di Italo Maria Amorelli, presidente del Lions Club Roma Accademia.

La mostra si concentra sull’immagine universale della madre e del bambino, figure archetipiche che, nella narrazione pittorica della Motta, assumono una dimensione senza tempo né confini geografici. Le sue opere, realizzate con tecnica rigorosa e potente impatto espressivo, raccontano storie di esilio, resistenza e speranza, restituendo dignità ai volti spesso dimenticati delle donne e dei più piccoli.

alcune delle opere esposte

Nelle parole dell’artista, emerge con forza una riflessione sul dolore condiviso, profondo, viscerale, che unisce madre e figlio. «È un legame indissolubile – spiega Lucia Motta – che la violenza delle guerre infrange con brutalità. Quando questo vincolo viene spezzato, non si ferma solo la vita, ma si lacera l’intera coscienza del mondo. Le conseguenze si imprimono nei corpi e negli sguardi dei bambini: portano dentro un’assenza che diventa ferita permanente».

Eppure, accanto a questo dolore, nei volti delle madri dipinte da Motta si affaccia una luce ostinata: la dignità. «Nei loro occhi – continua l’artista – non c’è solo sofferenza, ma un’identità profonda, una forza che è spirito. Come nell’accezione ebraica della parola, ‘ruach’, spirito è ciò che soffia, ciò che resiste, ciò che genera vita anche nella devastazione».

La visita di S.E. il Cardinale Fernando Filoni

Un momento di particolare intensità si è vissuto durante la visita del Cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ed ex delegato pontificio in Iraq, tra i principali testimoni diretti della sofferenza dei popoli martoriati dal conflitto, al quale è stato conferito il premio “Giustizia e Pace” per “l’attività svolta a favore delle popolazioni più fragili nella continua ricerca della Pace”.

il premio conferito a S.E. il cardinale Fernando Filoni

Accolto con partecipazione e profondo rispetto, il Cardinale ha visitato con attenzione le opere, soffermandosi sui volti delle madri e dei bambini segnati dalla violenza, dal trauma della separazione, e dalla forza silenziosa della sopravvivenza.

S.E. il cardinale Fernando Filoni con Lucia Motta

Nel suo intervento ha dichiarato: «La pace deve essere disarmata e disarmante – ha detto – come ci ricorda Papa Leone. Non si costruisce con i trattati, ma con gesti concreti di accoglienza, come quelli che queste opere suggeriscono e impongono con la loro silenziosa forza».

Ha poi aggiunto: «L’arte di Lucia Motta non è decorazione, ma testimonianza. Parla all’anima e ci interroga. Ci chiede: dov’è l’altro nel nostro sguardo? La dignità che vediamo nei volti dipinti è più forte delle macerie. È un annuncio di resurrezione».

La sua presenza ha conferito un valore simbolico fortissimo all’intera esposizione, trasformando l’evento in un momento di intensa meditazione civile e spirituale.

In questo contesto, l’arte diventa ponte tra estetica e giustizia, tra bellezza e memoria collettiva. Un segno, quello di Lucia Motta, che testimonia l’appartenenza ad un’unica umanità e richiama il nostro sguardo verso chi troppo spesso resta ai margini.

La madre, in MATER, non è solo immagine: è archetipo, è sacro, è terra ferita che ancora sa generare. Un invito – potente e necessario – a rimettere al centro della nostra civiltà la fragilità come luogo dell’incontro e la dignità come fondamento della pace.

Le interviste

Lucia MOTTA
LUCIA MOTTA E S.E. IL CARDINALE FERNANDO FILONI

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