Politica
Meloni – Berlusconi: oggi il faccia a faccia
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7 mesi fail

I due leader si incontreranno oggi alle 16 in via della Scrofa negli uffici di Fratelli d’Italia
Oggi pomeriggio Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si incontreranno per siglare una tregua.
La sinistra dunque “si metta l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione”, dice la leader Fdi dopo aver passato la domenica a rintuzzare gli “attacchi scomposti della sinistra”.
E dopo una serie di contatti telefonici con il Cav, pone le premesse per una tregua, dopo le tensioni che hanno reso turbolenta la partenza della nuova maggioranza. Ci sarà un faccia a faccia, intorno alle 16, negli uffici di FdI, a via della Scrofa. Con l’auspicio di entrambe le parti di un epilogo ben diverso rispetto all’incontro di giovedì scorso alla Camera.
Intanto si è stemperato il clima, grazie al lavoro “di fioretto” dei pontieri, lungo l’asse fra Gianni Letta (che ieri è andato ad Arcore) e il nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa. Un punto di caduta potrebbe alla fine trovarsi sulla Giustizia. Meloni per quel posto pensa da tempo all’ex magistrato Carlo Nordio. Ma, secondo varie ricostruzioni, ci sarebbero margini di trattativa. In alternativa Berlusconi è pronto a rivendicare il Viminale (con una figura di alto profilo, di garanzia), o il Mise, che è però uno dei dicasteri chiave per la premier in pectore. Altrimenti, in ultima istanza, Fi chiederebbe un ministero in più di quelli della Lega.
Finora sono quattro quelli attribuibili a Forza Italia, fra cui gli Esteri per Antonio Tajani. Ad ogni modo, l’esito della trattativa dovrà incastrarsi con i desiderata della Lega, che non sembra incline a rinunciare al Viminale, e si è già assicurata il Mef con Giancarlo Giorgetti (a meno che si riapra l’opzione di Fabio Panetta). Su un aspetto Meloni non arretra, si sottolinea in ambienti del suo partito: la volontà di avere ministri di alto profilo e chiudere senza perdere tempo, entro il 25 ottobre.
“Si mettano l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione. Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci”, ha scritto Meloni criticando gli “attacchi scomposti della sinistra, un vero e proprio insulto ai cittadini che hanno scelto da chi essere rappresentati”. L’ultimo affondo del Pd è arrivato pochi minuti dopo. “Nella trattativa per la formazione del governo entrano in campo i figli di Berlusconi, cioè i proprietari di Mediaset – ha notato Enrico Borghi -. Di cosa parlano con Meloni? Del futuro dell’azienda? Cose inconcepibili in qualunque altro paese occidentale”. Di certo, le tensioni dopo lo strappo di FI in Senato e lo scontro sul caso degli appunti di Berlusconi su Meloni, hanno prodotto un’incertezza tale da generare preoccupazione anche nella famiglia del Cavaliere. Non solo per gli scenari legati al governo, ma anche per il subbuglio che attraversa il suo partito. Dopo l’esclusione dal governo per il veto di Meloni, Licia Ronzulli mira alla guida del gruppo al Senato, e un azzurro a lei vicino, Giorgio Mulè è l’alternativa a Barelli per Montecitorio. Dopo la formazione dei gruppi e l’elezione dei vicepresidenti delle Camere, se si arriverà a una tregua, si completerà il soduku dei ministeri. Salvini, che a vedere i suoi social ha trascorso parte della domenica a raccogliere castagne, è destinato alle Infrastrutture. FdI intende tenersi stretti Difesa (Adolfo Urso), appunto il Mise (si parla dell’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato), poi anche Transizione ecologica, Famiglia e Cultura. Potrebbe rientrare nella partita anche Letizia Moratti. Per il Lavoro è concreta l’ipotesi di Marina Calderone, presidente dell’Ordine dei consulenti del Lavoro. Avrebbe anche il compito di riformare le pensioni, anche estendendo agli uomini ‘Opzione donna’ per superare la Legge Fornero: via dal lavoro già a 58-59 anni e con 35 anni di contributi, ma perdendo fino al 30% della pensione.
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Politica
Emilia Romagna, decreto maltempo: stanziati oltre due miliardi
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5 giorni fail
23 Maggio 2023
Si è concluso il Consiglio dei ministri chiamato a varare il decreto legge maltempo.
“Vorrei raccontare i provvedimenti licenziati, che offrono prime importanti risposte ai territori colpiti dall’alluvione in Emilia Romagna” ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al tavolo con il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e le parti sociali della regione.
“È un decreto legge con i primi interventi urgenti, molto corposo, ci sono molte misure”, ha aggiunto.
“Il decreto legge prevede la sospensione dei termini relativi ai versamenti tributari e contributivi fino 31 agosto. Sul tema delle utenze è stata deliberata la sospensione da parte di Arera. Per quanto riguarda i mutui, non c’è bisogno di una norma. Su questo fa fede il protocollo d’intesa con Abi sulla sospensione dei mutui in caso di eventi calamitosi” ha detto Meloni.
“Per la scuola c’è un fondo da 20 milioni di euro per la continuità didattica, e la facoltà al ministro dell’Istruzione, con ordinanza, a lavorare con una certa flessibilità all’adempimento degli esami di maturità con gli istituti coinvolti” ed è prevista “la cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti fino a 90 giorni, una misura coperta fino a 580 milioni di euro. E c’è anche una una tantum fino a 3mila euro per i lavoratori autonomi costretti a interrompere l’attività, con copertura fino a 300 milioni di euro”.
“Complessivamente questo primo provvedimento prevede uno stanziamento di oltre 2 miliardi di euro per le zone colpite dall’alluvione – ha sottolineato la premier – . Credo sia giusto ringraziare tuti i ministri”. “Nella situazione attuale in cui si trova l’Italia, trovare 2 miliardi di euro in qualche giorno non è una cosa facile. Va dato atto a tutto il governo di essersi dedicato all’emergenza con il massimo della concentrazione, disponibilità e operatività possibile”.
“Il ministero degli Affari esteri ha previsto un contributo a fondo perduto per le imprese esportatrici danneggiate dall’alluvione a valere sul fondo Simest (supporta la crescita delle imprese italiane nel mondo – ndr) con una copertura di ulteriori 300 milioni di euro. C’è poi la creazione di una quota riservata di 400 milioni di euro” che riguarda tassi agevolati a fondo perduto” ha precisato Meloni sottolineando che “ci sarà fase di ricostruzione, sulla quale ancora non siamo ancora in grado di quantificare complessivamente le necessità e i danni, ma insomma in passato interventi di emergenza da 2 miliardi di euro non so se si erano visti”.
“Il ministro della Cultura Sangiuliano prevede l’aumento temporaneo di un euro dei biglietti di ingresso ai musei, utilizzando i proventi di questa misura per ripristinare i beni culturali interessati” ha fatto sapere Meloni durante l’incontro.
L’intervento di Bonaccini
“Ringrazio il Cdm per velocità e lo sforzo”, ha detto il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini parlando con Giorgia Meloni dopo il consiglio dei ministri. “Nella velocità e nell’efficacia nel dare una risposta a cittadini e imprese ci sarà la possibilità di essere capiti. C’è chi ha perso tutto o quasi”. “Grazie alla premier per essere venuta nella nostra terra ferita e così ai ministri e ai sottosegretari. Abbiamo portato il sistema delle imprese, i professionisti e i sindacati. È un modo di lavorare che abbiamo già sperimentato e che è stato utilissimo per affrontare l’emergenza e la ricostruzione. C’è chi ha perso tutto e chi quasi tutto”. “Solo i danni alle strade sono di un miliardo”, ha aggiunto.
“Giovedì verrà la presidente Von der Leyen” nei paesi alluvionati, ha aggiunto Bonaccini, aggiungendo che “servirà poi un decreto per la ricostruzione. Per il terremoto con 12 miliardi di euro di danni abbiamo ricostruito quasi tutto. Abbiamo bisogno di norme di semplificazione per una capacità di intervento adeguata ad una ricostruzione che sia fatta bene, nel pieno rispetto della legalità ma anche rapida, per far ripartire una regione prima per export procapite. Sono miliardi di euro di danni: Ci sono 300 frane attive, sono venuti giù interi boschi, c’è il tema dei fiumi e c’è il tema delle strade e delle infrastrutture”.
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Politica
Chiara Colosimo è la nuova presidente della Commissione Antimafia
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5 giorni fail
23 Maggio 2023
Chiara Colosimo è stata eletta nuovo presidente della Commissione Antimafia.
I parlamentari dell’opposizione sono usciti dall’aula prima del voto, in segno di protesta dopo che il centrodestra ha deciso di sostenere la propria candidata sulla quale Pd, M5s e avs avevano espresso la loro contarietà.
Colosimo è stata eletta con 29 voti, quelli della maggioranza. Quattro preferenze sono andate a Dafne Musolino del gruppo Autonomie e c’è stato anche un astenuto. I voti del solo centrodestra sulla carta erano 30 ma uno di loro viene dato per assente. L’elezione è stata salutata da un applauso.
I vicepresidenti della commissione Antimafia sono Mauro D’Attis (Fi) e Federico Cafiero de Raho (M5s). Il primo è stato eletto con 29 voti, il secondo con 13. Ci sono state poi 4 schede bianche e una nulla.
Dopo l’elezione, Colosimo ha voluto fugare ogni sospetto sulla sua presunta vicinanza con l’ex terrorista dei nar Luigi Ciavardini: “Io non ho amicizie. Ho semplicemente espletato, nelle mie funzioni di consigliere regionale, quello che mi era concesso e che era anche dovuto e cioè incontrare anche persone che sono state o sono detenute. Conosco il presunto Ciavardini, esattamente come lo conoscono moltissimi altri eletti di altre appartenenze politiche, poiché lui è in un’associazione che si occupa, come da articolo 27 della Costituzione, del reinserimento di altri detenuti nel momento in cui hanno scontato le loro pene”.
“Nella mia vita hanno sempre parlato i fatti e le battaglie che ho condotto sin qui. Con il profondo rispetto che devo ai familiari delle vittime, li invito qui. Questa è casa loro, possono venire qui quando vogliono e indicare loro le priorità”, ha proseguito Colosimo che più volte è stata ospite della trasmissione Officina Stampa condotta dalla giornalista Chiara Rai, commentando l’appello che i familiari delle vittime di mafia e terrorismo rivolsero alle forze politiche a non votare per lei alla presidenza della Bicamerale d’inchiesta. “E’ evidente – ha aggiunto parlando dell’attività della Commissione – che le mafie in questi anni hanno cambiato volto, hanno lasciato gli attentati per diventare più subdole e pericolose perché si infiltrano nella nostra quotidianità”.
“Dobbiamo dare una risposta ai più giovani – ha dichiarato – perché l’arresto di Messina Denaro non è stato solo uno straordinario colpo inferto alla criminalità mafiosa. Ma perchè ci deve ricordare che non siamo a finis terrae, che la criminalità non è ancora sconfitta e il nostro obiettivo deve essere questo perché le giovani generazioni possono ancora fermare le mafie ed è a loro che dobbiamo il nostro impegno e quello della commissione Antimafia”. “Per questo faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità”.
Durissimo il commento del capogruppo del Pd in Commissione, Walter verini: l’elezione di Chiara Colosimo “rappresenta uno schiaffo che la Commissione e questo paese non meritavano. Hanno dimostrato sordità e chiusura, e con questa presidenza la Commissione parte azzoppata e poco legittimata”. La Commissione Antimafia, comunque, c’è “e serve impegno. Le mafie ci sono e sono pericolose – dichiara Verini – penetrano nei gangli della società e sarà nostro compito fare in modo che questa Commissione non sia una occasione persa”. Per quanto riguarda Italia Viva che con la senatrice Raffaella Paita ha accusato il Pd e il M5S di essersi “spartiti i vari ruoli di vicepresidente e segretario” dell’Antimafia, Verini ribatte: “Italia Viva falsifica la realtà delle cose. Noi siamo rientrati in Aula per votare Cafiero De Rhao vicepresidente perché è una garanzia, l’esatto contrario delle spartizioni”.
“Le polemiche di questi giorni sulla presidenza della commissione Antimafia rischiano di compromettere la credibilità e l’autorevolezza di un’istituzione delicata e importante per la nostra democrazia. Riteniamo che vadano ascoltate le preoccupazioni delle associazioni delle vittime della mafia e del terrorismo e di Salvatore Borsellino: sono loro che interpretano al meglio i valori della Giustizia presenti nella nostra società. La commissione Antimafia è un pilastro dell’impegno istituzionale per la legalità, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione. Gli atti della commissione sono nella storia del lavoro investigativo contro le mafie. Per il M5s è dunque irrinunciabile che per la presidenza venga indicata una figura che interpreti lo spirito della legge con cui abbiamo istituito la nuova Commissione”, avevano invece affermato i componenti del M5s in Commissione.
Posizione contraria alla nomina di Colosimo era stata espressa anche da Avs: “La maggioranza avrebbe dovuto farsi carico delle preoccupazioni dei familiari delle vittime delle stragi su Chiara Colosimo alla presidenza della commissione parlamentare Antimafia e avanzare una proposta diversa. In queste condizioni è importante che le opposizioni chiedano unitariamente maggiore rispetto istituzionale e per questo anche noi non parteciperemo al voto per eleggere il o la presidente”.
Diversa la posizione del Terzo Polo: “Noi ci siamo distinti perché non si esce dalle aule del Parlamento, men che meno se si tratta dell’Antimafia. Ovviamente non abbiamo votato per Chiara Colosimo, ma per Dafne Musolino che è una bravissima senatrice. Ma abbiamo avuto un atteggiamento rispettoso delle istituzioni. Il M5S e il Pd si sono spartiti come sempre i ruoli e hanno portato a casa un vicepresidente e un segretario”, ha spiegato la parlamentare Raffaella Paita uscendo dalla commissione Antimafia dopo l’elezione del presidente. “Pd e M5S anno raggiunto un accordo tra di loro senza neanche condividere. E anche se Cafiero De Raho è un nome di tutto rispetto, io per i vicepresidenti e i segretari ho votato scheda bianca”, ha aggiunto.
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Politica
Comunali, Schlein: “il Partito e’ in ottima salute”. La segretaria annuncia battaglia per i ballottaggi
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2 settimane fail
17 Maggio 2023
Giorgia Meloni vede in queste comunali una conferma dell’onda lunga che l’ha portata a palazzo Chigi. E, forte del risultato parziale delle amministrative, rilancia con decisione sulle riforme. Al momento l’unica certezza è che il primo tempo è finito 4 a 2 per il centrodestra: sono quattro i capoluoghi che andranno a loro sin dal primo turno avendo superato la soglia del 50% più 1.
Ma il Pd, analizzando i dati scorporati, il giorno dopo tira un sospiro di sollievo e mostra a sua volta ottimismo spiegando di essere il primo partito in quasi tutti i capoluoghi (dato peraltro confermato da un’analisi di Youtrend). Quindi mostra soddisfazione anche il segretario del Pd Elly Schlein che annuncia battaglia per il secondo turno.
Amministrative, Schlein: ‘Il Partito e’ in ottima salute’
“In questa tornata ci rialziamo con slancio, la destra frena. Guardiamo con grande ottimismo al secondo turno”, spiega Schlein dal Nazareno. “Il centrodestra conferma la sua forza di coalizione di governo, il valore della stabilità e della chiarezza di fronte agli italiani”, gli replica Meloni rilanciando subito la carta delle riforme: “il risultato del voto amministrativo – argomenta commentando i risultati delle comunali – è una ulteriore spinta all’azione del governo, il consenso degli elettori ci sprona ad accelerare sulla realizzazione del programma di riforme economiche, sociali e istituzionali”. Ma l’ analisi forse più puntuale del voto viene da Matteo Renzi che rileva come “ancora non abbia vinto nessuno: la vera partita si gioca ai ballottaggi”.
Infatti i ballottaggi del 28 e 29 maggio ad Ancona, Brindisi, Vicenza, Pisa e Siena saranno decisivi per stabilire il vincitore. Nel primo turno il centrodestra ha conquistato quattro sindaci nei comuni capoluogo di Latina, Sondrio, Treviso e Imperia con l’ex ministro dell’Interno e sindaco uscente Claudio Scajola, il centrosinistra due, a Brescia e Teramo. L’affluenza è scesa di poco, al 59,03% (-2,19% rispetto al voto precedente). In silenziosa attesa resta il Movimento Cinque Stelle che sembra avere difficoltà ad esprimersi sui risultati non certo lusinghieri di questo primo turno. Oggi a parlare per tutti ci ha pensato il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri che si è mostrato assai prudente: “dobbiamo aspettare il verdetto. Il M5S è al ballottaggio in molti comuni e grandi città come Brindisi. Il M5S ha sempre avuto difficoltà storiche sul territorio. Ma abbiamo avviato con Conte un progetto per un maggiore radicamento”.
Ma nascosti dall’anonimato alcuni parlamentari non nascondono un certo malumore. Non va meglio nel Terzo Polo dove continuano le schermaglie tra Renzi e Calenda: l’ex premier annuncia l’ingresso nella sua forza politica di Naike Gruppioni, imprenditrice bolognese eletta con Azione e di Giulia Pigoni di Sassuolo. Piccata la replica di Carlo Calenda che parla di “scippo” e aggiunge: “mi permetto solo di notare che, per rispetto alla comunità che l’ha eletta sei mesi fa quasi senza conoscerla, una comunicazione preventiva sarebbe stata più elegante”.