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Cronaca

OMICIDIO LORIS STIVAL, VERONICA: "HO AVUTO UNA STORIA CON MIO SUOCERO, HA STRANGOLATO LUI IL BAMBINO"

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Tempo di lettura 3 minuti I legali di Andrea Stival sottolineano: “Andrea, il padre di Davide Stival, nonno di Loris non ha alcuna responsabilità in questa storia"

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di Angelo Barraco
 
Ragusa – Veronica Pararello, in carcere con l’accusa di aver ucciso il figlio Loris Stival il 29 novembre 2014, cambia versione in merito a ciò che sarebbe accaduto in quella terribile giornata di novembre e accusa Andrea Stival, nonno di Loris e padre di Davide Stival, di aver commesso il delitto. La donna ha dichiarato: “Ho avuto una storia con Andrea Stival, e'stato lui ad aver strangolato Loris con un cavo elettrico”. I legali di Andrea Stival sottolineano: “Andrea, il padre di Davide Stival, nonno di Loris non ha alcuna responsabilità in questa storia, le telecamere in questa vicenda hanno detto tutto, scandagliando ogni secondo di quei giorni. E' l'ennesima dichiarazione che a livello processuale e'destituita di qualunque fondamento. Andrea non e'stato mai coinvolto e la sua posizione e'stata gia'vagliata in tutti i modi”. L’uomo è stato ammesso inoltre come parte civile al processo e il suo legale vuole precisare: “Non c'e' alcuna immagine che ritragga il signor Andrea Stival entrare o uscire da quella casa. Anche le immagini dei tragitti dell'auto non hanno dato alcun elemento. A livello processuale è già emerso tutto”. Andrea Stival nega di aver avuto una relazione con la donna e riferisce: “Sono tranquillo, la mia posizione è stata vagliata da investigatori e magistratura dettagliatamente”. Le dichiarazioni di Veronica verranno trasmesse dal perito del Gup al Gup, che deciderà se sarà opportuno risentire la donna. 
 
Eventi recenti e processuali. Nel corso dell’udienza preliminare, la Procura di Ragusa ha contestato a Veronica Panarello, madre del piccolo, l’aggravante della premeditazione. Inoltre il Gup di Ragusa ha rigettato la richiesta di perizia psichiatrica su  Veronica Panarello che aveva avanzato il suo legale. Veronica Panarello in questi mesi ha reso agli inquirenti delle dichiarazioni riguardante quel tragico giorno in cui Loris è morto, queste informazioni sono di volta in volta cambiate ed evolute fino a diventare una velata confessione. Veronica chiedere di essere ascoltata e dopo un lungo interrogatorio, Venerdì 13 novembre la donna ha ammesso , di fronte al Pm Marco Rota, di non aver accompagnato il figlio a scuola in quel tragico 29 novembre 2014 ma aggiunge di non essere stata lei ad uccidere Loris e ha continuato dicendo che suo figlio, quel giorno, è salito a casa con le chiavi che gli aveva dato lei. La donna ha concluso l’interrogatorio riferendo al Pm di “avere un buco e di non ricordare” tutto il resto. Mentre la donna parlava con il Pm Marco Rota, affianco a se c’era il suo avvocato Francesco Villardita. Ricordiamo inoltre che la donna aveva sempre proclamato la sua innocenza e aveva fortemente sostenuto a gran voce di aver accompagnato suo figlio a scuola il giorno del tragico omicidio ma secondo gli inquirenti si tratta di una bugia poiché la sua auto non viene immortalata dalle videocamere della scuola, invece le telecamere di Santa Croce di Camerina sembra che immortalino la sua auto che compie il tragitto proprio in direzione del canalone. Ma i primi segnali di un cambiamento di versione della vicenda da parte di Veronica iniziano il 6 novembre scorso, quando chiama il marito Davide Stival riferendo: “Quella mattina il bambino io non l’ho accompagnato a scuola, è salito a casa da solo, usando il portachiavi con l’orsacchiotto”.
 
Ma tutto cambia ulteriormente martedì 17 novembre quando Veronica fornisce agli investigatori un’ulteriore versione dei fatti che risuona alle orecchie di chi ascolta come una flebile confessione poiché la donna riferisce agli inquirenti che Loris sarebbe morto mentre giocava con le fascette elettriche. Veronica ha affermato che si sarebbe trattato di un incidente verificatosi al suo rientro a casa. Secondo una logica consequenziale basata sugli elementi forniti dalla donna, Veronica avrebbe cercato di salvare il figlio ma in preda al panico lo avrebbe portato al Mulino Vecchio. La donna comunque continua a ripetere a gran voce di non aver ucciso suo figlio. Inoltre sono state depositate le motivazioni sul respingimento che riguarda la richiesta di scarcerazione: “Esiste un elevato grado di probabilità della responsabilità per l’omicidio di Loris Stival”. Ma quali sono gli elementi a suo carico? Le videoriprese di Veronica immortalate da sistemi di videosorveglianza pubblica e privata, l’ubicazione della donna tra le 9,25 e le 9,36 presso le zone del canalone, il mancato ingresso a scuola di Loris, le fascette ritrovate a casa.

Cronaca

In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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