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Roma

Omicidio Luca Varani: rinvenuti biglietti d'addio scritti da Marco Prato

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Tempo di lettura 3 minuti In un messaggio si legge: "chiedo scusa a tutte le persone a cui ho fatto qualcosa. Vi scrivo mentre me ne sto andando"

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di Angelo Barraco
 
Roma – Rinvenuti messaggi d’addio scritti con mano incerta da Marco Prato, il ragazzo di 30 anni accusato insieme all’amico Manuel Foffo si aver cagionato la morte di Luca Varani. Messaggi che sono stati rinvenuti dagli inquirenti nella stanza d’albergo dove il ragazzo si rifugiò a seguito del delitto compiuto lo scorso marzo. In uno dei messaggi si legge: “chiedo scusa a tutte le persone a cui ho fatto qualcosa. Vi scrivo mentre me ne sto andando” poi è stato rinvenuto anche un messaggio rivolto ai genitori in cui scriveva: “Mamma e papà vi amo e vi ho sempre amati, non ho rancore o rabbia, solo amore per voi. Sto male o forse sono sempre stato così, ho scoperto cose orribili dentro di me e nel mondo. Fa troppo male la vita. Non avete nessuna responsabilità nè avete fatto nulla per essere complici dell'autolesionismo. Cercate di essere sereni, amatevi e non sentitevi mai in colpa”.
 
 I messaggi sono stati rinvenuti nel corso del sopralluogo che il pm Francesco Scavo e i Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale e del Ris hanno effettuato il 22 settembre al Collatino, in Via Igino Giordano, luogo in cui avvenne il massacro ai danni di Luca Varani. Tanto il materiale acquisito tra cui un computer di Foffo che verrà analizzato dagli esperti. I messaggi che affiorano magicamente come spiragli di luce in una vicenda che ha perso lucentezza il 4 marzo scorso, quando l’alcool e la cocaina annebbiavano le giovani menti di Marco Prato e Manuel Foffo, che hanno seviziato e colpito a martellate e coltellate il loro amico Luca Varani di 27 anni, cagionandone la morte.
 
I cento colpi hanno frantumato la testa e la bocca del povero Luca, in balia di una furia omicida che mirava a saziare un piacere di sangue, dolore e provocare sofferenza con il supplemento dell’abuso e della droga che scorreva nelle vene. Gli accertamenti hanno appurato che le armi utilizzate per uccidere Luca presentano tracce biologiche di Prato e Foffo.
 
Droga, alcool, sesso e morte: è questo l’agghiacciante scenario che si è prospettato dinnanzi agli inquirenti che hanno messo mano ad una matassa difficile da sbrogliare. I due giovani accusati del delitto si trovano in carcere ma non viene loro contestata la premeditazione, inoltre si sono accusati a vicenda in merito alla coltellata inferta al cuore di Luca. Il 9 Marzo 2016, quando non si conoscevano ancora le dichiarazioni di Prato, il suo legale dichiarava che il ragazzo: “era a casa di Foffo quella sera dove è andato poi Luca Varani, ma le cose non sono andate come è stato detto fino ad oggi”. A seguito dell’interrogatorio ha dichiarato invece che “abbiamo reso l’interrogatorio e chiarito quale è stato il nostro ruolo nella vicenda che è del tutto diverso da quello che ci è stato attribuito fino ad ora. Al magistrato è stato detto cosa sia accaduto in tutti i particolari. Il mio assistito ha detto al magistrato tutto quello che si ricordava. Non conosco quale sia la versione di Manuel, ma non ci sono state mosse contestazioni”. La ricostruzione di Foffo viene ritenuta credibile dalla Procura, inoltre riferisce che dopo il delitto sia lui che Prato hanno dormito abbracciato sul letto.
 
Intanto Foffo si è difeso a gran voce dicendo che “Marco Prato dice bugie. Non sono un predatore sessuale”. Un contesto in cui la bolgia infernale è diventata incontrollata e Varani è stato stordito, secondo i perito, con un mix di droga e alcool e poi torturato con una violenza che ricorda il terribile delitto dell’88 avvenuto del quartiere Magliana ad opera del “Canaro” che si è vendicato e sotto effetto di cocaina ha torturato e ucciso colui che esercitava continue pressioni coercitive sulla sua persona. La ragazza di Luca Varani invece sostiene a gran voce che il suo ragazzo è finito in quella bolgia infernale a seguito di un inganno. Ma sono tanti i particolari che lasciano ancora tanti dubbi in merito a questa oscura vicenda, una su tutte è la presenza del tanto discusso video in cui sarebbe stata immortalata la scena del delitto e poi sarebbe stata cancellata. Sarebbe stato Foffo ad immortalare la scena in pochi secondi ma non è chiaro se la vittima fosse già morta o ferita. Foffo: “A casa sono venuti Giacomo, Alex, Riccardo e Luca. Giacomo è amico di Marco, credo che lo abbia chiamato per necessità di soldi. Marco ha versato dell'EN, un medicinale tipo sonnifero, nel bicchiere di Giacomo. Non conosco la finalità di questo gesto ma lui si era assopito sul divano”. 

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Castelli Romani

Castel Gandolfo, iniziati i lavori al parcheggio di via Giovanni Paolo II

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Castel Gandolfo – Da oggi sono ufficialmente iniziati i lavori di manutenzione straordinaria presso il parcheggio multipiano situato in Via Giovanni Paolo II, adiacente alla sede ASL Roma 6. L’intervento, realizzato dalla Città Metropolitana di Roma Capitale, comporterà alcune modifiche temporanee alla viabilità interna e il divieto di sosta per consentire il corretto svolgimento delle operazioni.

I lavori prevedono la manutenzione straordinaria delle aree interne del parcheggio, inclusi importanti interventi sull’impianto elettrico, al fine di garantire maggiore sicurezza e funzionalità alla struttura. Questo parcheggio è un nodo di scambio fondamentale per i numerosi utenti che quotidianamente si recano agli sportelli e ai poliambulatori della ASL.

Il Sindaco di Castel Gandolfo, Alberto De Angelis, ha espresso il suo apprezzamento per l’intervento: “Ringrazio la Città Metropolitana, nelle persone del Sindaco Gualtieri e del Vice Sindaco Sanna, per questo intervento che permetterà di mettere in sicurezza e valorizzare questo nodo di scambio che quotidianamente viene molto utilizzato dagli utenti che si recano agli sportelli e poliambulatori della nostra Asl”.

I lavori saranno eseguiti con la massima celerità possibile per ridurre al minimo i disagi per i cittadini. Ulteriori aggiornamenti saranno forniti periodicamente per informare la popolazione sull’avanzamento dei lavori e su eventuali ulteriori modifiche alla circolazione.

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Castelli Romani

Rocca Priora, incastrato il ladro seriale delle auto

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Arrestato dai carabinieri il ladro seriale che rubava dentro le macchine parcheggiate in sosta vicino ai negozi in pieno centro a Rocca Priora. Per due giorni si sono ripetuti furti all’interno di alcune auto che l’uomo forzava dopo aver visto i proprietari scendere per fare degli acquisti nella zona di via San Sebastiano in centro. I Carabinieri della locale stazione dopo aver ricevuto tre denunce da due uomini anziani e un perito informatico della zona, che avevano visto sottrarsi telefonini , tablet , iPad e altri oggetti dalle loro auto. Si sono appostati e l’altra mattina lo hanno fermato in flagranza di reato mentre tentava di aprire la macchina di un ottantenne del posto. Il ladro è stato arrestato e ritrovata tutta la refurtiva asportata precedentemente dalle auto in sosta davanti ai negozi in centro.

Presso il Tribunale di Velletri c’è stato il processo per direttissima per la convalida dell’arresto che è stato eseguito dal giudice monocratico. Il 35enne egiziano, già conosciuto alla Giustizia per furto, ricettazione e altri reati, ha patteggiato la pena ed è stato rimesso in libertà al momento. Con divieto di avvicinamento a Rocca Priora e altre prescrizioni imposte dalla magistratura.

I cittadini vittime dei furti hanno ringraziato a lungo i carabinieri del posto per essere intervenuti velocemente e aver identificato e arrestato l’autore ritrovandogli in casa sua sempre nella cittadina dei Castelli tutta la refurtiva che è stata restituita ai legittimi proprietari .

In particolare un iPad di lavoro molto importante per il perito informatico che lavora per importanti aziende del settore.

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Roma

Roma, metro Piramide: la banchina degli impuniti

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È senza soste l’impegno della vigilanza nelle stazioni metro di Roma.
Ma come potete vedere dalle foto le difficoltà maggiori avvengono in questo preciso momento presso la stazione Piramide della Linea B (sono circa le 18) dove un folto gruppo di borseggiatori bosniaci, si ostina a restare sulla banchina incurante degli avvisi della Guardie Giurate predisposte al servizio che li stanno invitando a lasciare la stazione.
Una situazione a dir poco incresciosa che mostra in pieno i limiti di un sistema giuridico che rischia di confermare sempre di più il concetto di “impunità” per chi si macchia di tale reati.

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