Connect with us

Cronaca

Palermo, colpo a famiglia mafiosa di Borgo Vecchio: violenze e controllo del territorio da parte del clan

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

Questa mattina, su delega dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, i Carabinieri del
Comando Provinciale hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P.
presso il Tribunale di Palermo nei confronti di 14 indagati (1 in carcere, 11 ai domiciliari e 2
obblighi di presentazione alla PG), ritenuti a vario titolo responsabili dei delitti di concorso esterno
in associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, furti, ricettazione ed estorsioni consumate e
tentate, tutti reati aggravati dal metodo mafioso e sfruttamento della prostituzione.
L’indagine, coordinata da un gruppo di Sostituti diretti dal Procuratore Aggiunto Salvatore De
Luca, costituisce un’ulteriore fase di un’articolata manovra condotta in maniera parallela e sinergica
dal Nucleo Investigativo e dal Nucleo Informativo dei Carabinieri di Palermo sul mandamento
mafioso di Porta Nuova e, in particolare, sulla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.
La prima fase dell’operazione, conclusa con l’esecuzione dei fermi di indiziati di delitto del 12
ottobre 2020, aveva permesso di individuare il nuovo reggente della famiglia mafiosa di Borgo
Vecchio in Angelo MONTI, il quale si era reso protagonista della riorganizzazione degli assetti di
quella articolazione mafiosa, affidando posizioni direttive ai suoi uomini di fiducia, individuati nel
fratello Girolamo MONTI, in Giuseppe GAMBINO, in Salvatore GUARINO e in Jari Massimiliano
INGARAO. In tale prima manovra era emersa la ribellione al pizzo di molti imprenditori e
commercianti locali che, in maniera massiccia, avevano collaborato con le Autorità e contribuito a
far arrestate i loro estortori.
Nel secondo troncone dell’indagine, emergono alcuni reati fine dell’associazione che, in tema di
esercizio del potere mafioso e di controllo capillare del territorio, connotano plasticamente la
pervicacia e l’aggressività della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.
Infatti, le investigazioni restituiscono, ancora una volta, uno spaccato caratterizzato dalla continua
ricerca, da parte di cosa nostra, del consenso verso un’ampia fascia della popolazione.
I mafiosi, in sostanza, continuano a rivendicare, con resilienza, una specifica “funzione sociale”,
attraverso alcune manifestazioni tipiche della loro protervia criminale, che si sono esplicitati:

  • nella gestione delle feste rionali;
  • nell’organizzazione dei traffici di stupefacenti (funzionali a rimpinguare la cassa del sodalizio);
  • nella gestione di alcuni gruppi criminali dediti ai furti di veicoli e ai conseguenti cavalli di
    ritorno, anch’essi funzionali ad alimentare le casse della consorteria.
    Nel corso dell’attività d’indagine, inoltre, è emerso un contesto ambientale nell’ambito del quale si
    sono configurate ingerenze di alcuni esponenti mafiosi palermitani nella risoluzione di alcune
    controversie sorte all’interno dei gruppi organizzati della tifoseria della locale squadra di calcio.

Secondo le valutazioni del GIP e della DDA di Palermo sussistono gravi indizi a carico in ordine ai
fatti che seguono.

LA FESTA IN ONORE DI MADRE SANT’ANNA

Resilienza 2 ha inoltre documentato come la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio abbia il pieno
controllo del comitato organizzatore della festa svolta in onore della patrona del quartiere “Madre
Sant’Anna” nel mese di luglio di ogni anno, il cui culto risale al lontano 1555. A portare avanti la
tradizione religiosa sono le famiglie del quartiere; infatti, i portatori della statua della Santa sono
tutti nativi di Borgo Vecchio, tanto che molti, in segno di rispetto a Sant’Anna, hanno chiamato i
propri figli Anna e Gioacchino, e molti altri si sono sposati il 26 luglio, giorno in cui si celebra
l’onomastico della Santa protettrice.
Sino a luglio 2015, il “comitato” era guidato dalla famiglia TANTILLO e, in particolare, dai fratelli
Domenico e Giuseppe TANTILLO che, nel dicembre 2015, venivano arrestati nell’ambito
dell’operazione “Panta Rei”, poiché ritenuti i reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.
In occasione della festa svolta dal 25 al 27.07.2019, le serate canore, animate da alcuni cantanti
neomelodici, venivano organizzate da un comitato che, di fatto, era controllato da cosa nostra.
I mafiosi, infatti, sceglievano e ingaggiavano i cantanti e, attraverso le cosiddette “riffe” settimanali,
raccoglievano le somme di denaro tra i commercianti del quartiere. Tali somme venivano
impiegate, oltre che per l’organizzazione della festa e l’ingaggio dei cantanti, anche per rimpinguare
la cassa della famiglia mafiosa ed essere, in tal modo, utilizzate per il sostentamento dei carcerati e
per la gestione di ulteriori traffici illeciti.
Le investigazioni consentivano, infatti, di documentare l’attivismo degli esponenti apicali della
famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, i quali, avendo il pieno controllo del comitato organizzatore
della festa patronale:
 decidevano quali cantanti neomelodici dovessero partecipare alla manifestazione;
 provvedevano al loro ingaggio mediante il denaro ricavato dalle estorsioni, dalle “riffe” e dalle
sponsorizzazioni dei gestori/titolari delle attività commerciali ubicate sul territorio;
 autorizzavano i commercianti ambulanti a vendere i loro prodotti durante la festa, disciplinando
anche la loro collocazione lungo le strade del rione.
Un ruolo di primo piano, funzionale alla realizzazione dei progetti dell’associazione mafiosa, è stato
assunto da Salvatore BUONGIORNO, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
BUONGIORNO, infatti, nella veste di agente di numerosi cantanti neomelodici:
 ha ricevuto disposizioni da Angelo MONTI e Jari Massimiliano INGARAO per l’ingaggio dei
cantanti neomelodici scelti dai predetti per le manifestazioni canore, attenendosi alle indicazioni
dei mafiosi sui nominativi dei cantanti, sui rispettivi compensi e sul luogo ove allocare il palco
delle manifestazioni;
 ha avvicinato i gestori/titolari delle attività commerciali del quartiere Borgo Vecchio e del Corso
Camillo Finocchiaro Aprile (già “Corso Olivuzza”), chiedendo loro di sponsorizzare le
manifestazioni canore mediante la dazione di somme di denaro, ponendo in essere chiare
condotte impositive,
 ha ricevuto, dal canto suo, il vantaggio di lavorare nel settore in regime di monopolio all’interno
della zona di riferimento del mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova, poiché autorizzato
dai relativi esponenti apicali mafiosi, quali Tommaso LO PRESTI, i fratelli Gregorio e Tommaso
DI GIOVANNI e Angelo MONTI.

In tale contesto risulta particolarmente significativa la vicenda inerente le relazioni dei mafiosi di
Borgo Vecchio con un neomelodico catanese (legato da vincoli di parentela ad importanti esponenti
apicali di quella criminalità organizzata), in solidi rapporti con Jari INGARAO tanto da fargli visita
presso la sua abitazione mentre questi era sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.
Nello specifico, il cantante avrebbe dovuto esibirsi nel corso di una delle suddette serate, ma
l’evento non si realizzava a causa di polemiche susseguenti alla messa in onda, il 05.06.2019, di un
noto programma televisivo, nel corso del quale venivano espressi commenti “infelici” sul conto dei
Giudici Falcone e Borsellino. L’intera vicenda e alcune successive esternazioni di vicinanza ad
esponenti della criminalità organizzata, provocava una serie di divieti di esibizione nei confronti del
cantante, emessi dalle competenti Autorità.

IL TRAFFICO DI STUPEFACENTI

Le indagini hanno anche dimostrato che la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio ha organizzato,
anche in relazione alle esigenze di sostentamento economico dei sodali, un florido traffico di
sostanze stupefacenti. Dal complesso delle investigazioni emergono i ruoli dei singoli associati, i
dettagli organizzativi, la contabilizzazione degli investimenti e dei ricavi, nonché l’afflusso di
denaro nella cassa della famiglia mafiosa.
In particolare, Angelo MONTI aveva delegato al nipote Jari Massimiliano INGARAO l’intero
settore delle attività illecite legate alle sostanze stupefacenti. Quest’ultimo, nonostante fosse
sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, è riuscito a organizzare e coordinare tutte le attività
funzionali al traffico, reperendo le sostanze stupefacenti, principalmente sul canale di fornitura con
la Campania, e a rifornire le varie piazze di spaccio del quartiere, delegando, a seconda dei ruoli, i
fratelli Gabriele e Danilo, Marilena TORREGROSSA, Carmelo CANGEMI, Francesco Paolo
CINA’, Saverio D’AMICO, Davide DI SALVO, Giuseppe Pietro COLANTONIO, Salvatore LA
VARDERA, Francesco MEZZATESTA, Giuseppe D’ANGELO, Nicolò DI MICHELE, Gaspare
GIARDINA, Gianluca ALTIERI e Vincenzo MARINO.

I FURTI E LE ESTORSIONI CON IL “CAVALLO DI RITORNO”

Infine, l’operazione ha permesso di evidenziare, ancora di più, la capacità di controllo capillare del
territorio da parte degli affiliati al sodalizio mafioso in trattazione. Infatti, qualsiasi attività illecita
non sarebbe potuta essere svolta all’interno del quartiere di Borgo Vecchio senza l’avallo di cosa
nostra e senza aver destinato parte degli utili alla cassa della famiglia mafiosa. Non fanno eccezione
i ladri di biciclette o di motocicli i quali, oltre ad essere assoggettati alla “prevista” autorizzazione,
devono anche destinare al sodalizio mafioso parte dei proventi della ricettazione o della restituzione
ai legittimi proprietari con il cosiddetto metodo del “cavallo di ritorno”.
Il relativo approfondimento investigativo svelava l’esistenza di un’autonoma organizzazione
criminale specializzata in tale settore, completamente asservita a cosa nostra.

Cronaca

Da Bracciano ad Anguillara fino a Morlupo: strade pericolose e buche killer. Si corre ai ripari solo con i limiti di velocità

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Calzante l’analisi del consigliere comunale di Anguillara (Sinistra in Comune) Enrico Stronati

Buche come crateri che con la pioggia hanno l’effetto di tanto laghetti artificiali. La provincia a Nord di Roma è piena tanto che la Città Metropolitana ha dovuto prendere dei provvedimenti riducendo drasticamente i limiti di velocità. La decisione ha scatenato un fiume di condivisibili polemiche da parte dei residenti dell’area che giustamente vorrebbero si tappassero le buche anziché limitare la velocità delle auto in strade ad alto scorrimento.

Di fatto Città Metropolitana è stata chiara: «Verificato – si legge nell’ordinanza – che allo stato attuale non sono disponibili le risorse economiche necessarie per gli interventi di manutenzione necessari per la messa in sicurezza delle strade in oggetto; Considerato che le condizioni attuali delle strade pregiudicano l’incolumità per tutte le categorie di utenti anche nell’ipotesi del pieno rispetto della velocità massima consentita ed imposta di 70 chilometri orari e 90 chilometri. Preso atto della gravità della situazione».

L’ordinanza è dettagliata e riguarda più strade oltre le principali già dette. Infatti l’atto con effetto immediato, del limite massimo di velocità in 30 chilometri orari, riguarda tutte le categorie di utenti in transito lungo la strada provinciale 4/a “Settevene Palo II” dal chilometro 0+500 aI chilometro 14+300 e dal chilometro 16+500 al chilometro 17+746 (fine tratto); la strada provinciale 15/b “Palidoro Crocicchie” dal chilometro 0+000 al chilometro 14+000; la strada provinciale 41c “Statua” dal chilometro 0+000 aI chilometro 3+660 e dal chilometro 5+400 al chilometro 11+233 (fine tratto); la strada provinciale 493 “Braccianese” dal chilometro 0+000 al chilometro 9+320, dal chilometro 10+200 al chilometro 20+000, dal km 20+675 al chilometro 21+400 e dal chilometro 26+060 al chilometro 33+330 (fine competenza).

Anguillara una cittadina in crescita demografica accelerata dagli anni ’70, oggi sembra un bel quadro con una cornice malandata.

In largo dello Zodiaco le buche sono più grandi e visibili dello stesso battistrada. Che siano spazi privati o comunali, le buche si fanno sentire soprattutto sui pneumatici degli automobilisti e nelle scivolate dei ciclisti.

Calzante l’analisi del consigliere comunale di Sinistra in Comune Enrico Stronati: «La situazione di molte delle nostre strade è indecente, sono tanti anni – ormai – che non esiste un vero programma di manutenzione della viabilità e delle cunette che sono ormai piene di rifiuti e detriti che impediscono all’acqua di defluire aumentando l’usura e il danneggiamento del manto stradale. Le amministrazioni precedenti si sono trovate ad affrontare il baratro del default finanziario e i finanziamenti erano ridotti al lumicino. Il Covid ha portato nelle casse comunali svariati milioni di euro. Esiste un elenco di decine di opere finanziate con i fondi del PNRR. Non c’é, quindi, bisogno di impegnare i fondi del bilancio comunale per soddisfare il desiderio della politica vecchio stampo di voler dimostrare di “fare”. Peraltro è stata illusa la popolazione al momento della cessione del servizio idrico ad Acea (a spese del cittadino) affermando di utilizzare la squadra degli operai comunali, liberati dall’impegno delle manutenzioni idriche, per sistemare le strade. Come se i nostri operai disponessero dei macchinari necessari per una simile missione. Non è stata neanche sfruttata la fortunata coincidenza con i lavori per la posa delle condotte del metano e della fibra per rifare le strade oggetto dei lavori e pulire le cunette. Solo a Ponton dell’Elce, grazie alla posa delle condotte del metano in programma sin dal 2011 (non certo opera del comune) si ha una situazione decente. Sulle strade fatte a metà da Unidata spesso capita di incrociare automobilisti contro mano per sfruttare la carreggiata sistemata. La memoria collettiva spesso dimentica gli accadimenti, ma è importante ricordare che l’ultima manifestazione pubblica organizzata per protestare contro il degrado dilagante delle strade, una costante nel tempo che abbraccia le ultime 3 o 4 consiliature, fu organizzata proprio da un gruppo di persone vicinissime all’attuale amministrazione. Evidentemente costoro, oggi, si spostano per la città via aria».

Il sindaco Angelo Pizzigallo sa che quello delle buche è un problema da risolvere: «La strada dietro largo dello zodiaco è privata. comunque, noi interverremo a breve su Poggio dei pini, l’altra metà di via dei Vignali, via della Mainella, via Grazioli, via comunale di San Francesco ed altre strade.

Le strade colabrodo con buche enormi come crateri oppure piccole e profonde e la viabilità priva di sicurezza con scarsa illuminazione e segnaletica ci sono anche a Castelnuovo di Porto, Rignano, Morlupo e Monterotondo. 

A Castelnuovo è pietoso lo stato in cui versa la via che porta in autostrada. Anche la via prima della rotonda dell’autostrada è completamente distrutta e come se non bastasse le l’autovelox fa crescere la rabbia degli automobilisti: «I pneumatici si rompono un mese sì e l’altro pure – dice un pendolare – i limiti di velocità non servono da soli. C’è bisogno di rifare completamente l’asfalto». A Rignano via delle Grotte è trapuntata di crateri. A Morlupo sono diverse le strade dissestate e le segnalazioni sui social:«In via Antonio Gramsci chiamo tutti i giorni – ha detto una cittadina – ma non si vede nessuno. Fino a che qualcuno non si fa male, specialmente quando piove».

Continua a leggere

Cronaca

Il Capo della Polizia Giannini avvia il suo corso sull’antiterrorismo all’Università degli Studi della Tuscia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 2 minuti

image_pdfimage_print

Nell’aula magna della sede di Santa Maria in Gradi, oltre duecento studentesse e studenti hanno assistito alla lezione del Prefetto Lamberto Giannini, Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza e docente dell’Università degli Studi della Tuscia.
Il Capo della Polizia ha tenuto una lezione dal titolo “Evoluzione della minaccia terroristica: strumenti di prevenzione e contrasto. “Siamo molto onorati di poter annoverare tra i nostri docenti il Prefetto Giannini che, nonostante i gravosi impegni istituzionali, continua a incoraggiare le nuove generazioni a occuparsi di un tema delicato che merita un approccio scientifico” ha dichiarato il Rettore Stefano Ubertini, secondo il quale “l’Ateneo ha costruito una grande capacità di unire riflessione teorica ed esperienze professionali che permettono ai nostri giovani di comprendere meglio come muoversi in un mondo sempre più interessato da cambiamenti veloci e radicali”.
La lezione di venerdì è stata l’avvio del corso di Diritto dell’antiterrorismo e dell’antimafia che Lamberto Giannini tiene per la laurea magistrale del corso “Scienze della politica, della sicurezza internazionale e della comunicazione pubblica” insieme al Vice Prefetto Andrea Nino Caputo. Percorrendo molte vicende del terrorismo italiano e internazionale, la lezione ha messo a fuoco il legame tra la complessità dei rischi e la necessità di trovare strumenti di azione sempre inseriti nel solco del diritto costituzionale. “È fondamentale per coloro che lottano contro il terrorismo avere una profonda conoscenza dei fenomeni, della loro evoluzione e delle modalità con cui si manifestano. Solo così riusciamo ad adottare misure efficaci per contrastarli.
La lotta contro il terrorismo non può e non deve essere limitata alle operazioni di polizia, ma richiede una cultura che fornisca gli strumenti adeguati a prevenire gli attacchi” ha sottolineato il Prefetto Giannini a conclusione della sua lezione. Sul tema della sicurezza, l’Ateneo viterbese ha molto investito in questi anni con un indirizzo dedicato sia nella laurea triennale in Scienze politiche che in quella magistrale e con un nuovo Dottorato di ricerca. Di recente, inoltre, è nato anche il Laboratorio di criminologia e criminalistica che permette a studentesse e studenti di svolgere esercitazioni in materia di balistica e ricostruzione della scena del crimine.



Continua a leggere

Cronaca

Civitavecchia, escalation di furti nei negozi: arresti

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuti
image_pdfimage_print

CIVITAVECCHIA (RM) – Prosegue l’attività dei Carabinieri della Compagnia di Civitavecchia volta a contrastare i reati predatori. Nell’ambito di un più ampio piano strategico di controllo del territorio su tutta la provincia, disposto dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, sono stati intensificati i controlli nella fascia costiera.In particolare i Carabinieri della Sezione Radiomobile di Civitavecchia hanno arrestato due persone, un 55enne ed un 41enne, entrambi già noti alle forze dell’ordine, sopresi in flagranza di reato, mentre tentavano di asportare da un esercizio commerciale denaro e altri oggetti. I fatti sono accaduti nella notte tra martedì e mercoledì scorso, in pieno centro a Ladispoli, ove veniva segnalata la presenza dei due individui che, mediante effrazione della saracinesca, erano entrati all’interno di un chiosco. L’immediato intervento dei militari ha permesso di fermare i due soggetti, che nel tentativo di sottrarsi all’identificazione, hanno ingaggiato una violenta colluttazione con i militari, che sono riusciti comunque ad avere la meglio arrestandoli. L’attività d’indagine condotta dai militari ha poi permesso di accertare che i due avevano, nella stessa giornata, effettuato altri tre furti sempre nel comune di Ladispoli. La refurtiva è stata recuperata dai militari e restituita ai commerciati, vittime dei furti.Gli arresti sono stati convalidati, presso il Tribunale di Civitavecchia, che ha poi disposto il trasferimento del 41enne presso il carcere di Civitavecchia mentre per il 55enne l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

 

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

SEGUI SU Twitter

I più letti