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Editoriali

Radical chic o politically correct: chi comanda in Italia?

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L’Italia da tempo è affetta da un morbo intellettualoide, quello dei ‘radical chic’, o, come si chiamano oggi, dei ‘politically correct’.

Sono una malagenia derivante dai comunisti con il Rolex, quelli che vanno alla guerra con il sedere altrui. Quelli che non si capisce poi bene in nome di quale principio e di quale filosofia, – not in my backyard – sono sempre contro tutto e contro tutti, tranne che contro le loro stesse nebulose idee.

L’origine di tale classe sociale non è lontana. Lo spartiacque, ancorchè portatore di un sano e necessario antigene ad un conformismo ottocentesco dei nostri genitori, che stava uccidendo l’evoluzione delle idee, lo possiamo considerare attorno agli anni ’60, con la musica rock a far da traino e da culla, con Woodstock, l’isola di Wight e Bob Dylan e Joan Baetz e tanti altri a farne da cantori. Noi abbiamo i nostri Guccini, De Andrè, Gaber, De Gregori, Vasco Rossi, Califano, Tenco.

Tutto bene, dunque. La guerra nel Vietnam, fonte di una contestazione epocale e globale – vedi i figli dei fiori – grande sconfitta degli USA, e prolungata da Nixon per motivi politici, è stata una delle più grosse catastrofi di questo secolo. Gli unici che ne hanno beneficiato sono stati i fabbricanti d’armi e i ricostruttori. Oggi il Vietnam è un paese anche turisticamente attrattivo, lasciando ormai da parte le valanghe di cannabis consumate dai militari USA e i milioni di morti da ambo le parti, per nulla. Tutto bene, se queste manifestazioni rimanessero come fatto storico, e non fossero state strumentalizzate dalla solita sinistra come fatto ideologico e partitico. In realtà il Vietnam è stato lo strumento e il teatro di un confronto militare indiretto fra la Russia e la Cina – blocco comunista – contro il gigante imperialista e capitalista statunitense.

Per cui oggi tutto ciò che non rispecchia certe idee è ‘fascista’. Il male di questa definizione, oltre che essere un falso storico – il fascismo è stato un periodo della nostra storia e ormai è morto e sepolto– insegna alle nuove generazioni concetti non esatti e non obiettivi.

Quello che infatti bisognerebbe guardare, al di là di ogni ideologia, è l’obiettività dell’insegnamento, senza della quale la mentalità ancora da plasmare dei ragazzi viene orientata – in buona o malafede, ma propendiamo per quest’ultima – in una precisa direzione, vedi anche il recente argomento arcobaleno del gender e dell’omosessualità che si vuol far passare come normalità.

Come anche la favola del fatto che la cultura esiste solo a sinistra, visto che nelle vecchie foto del ventennio sono raffigurate alcune Camicie Nere che sorridono intorno ad un falò di libri, chiaramente di stampo contrario al regime. Ma si sa, nei regimi totalitari queste cose accadono. Come oggi in Cina, dove tutti devono giurare fedeltà al Partito, pena severe punizioni. Eppure la Cina non è un paese fascista, tutt’altro: è esattamente all’opposto, un paese da falce e martello – questo lo dico per chi ancora oggi canta ‘Bella ciao’, quando i partigiani, anche loro non scevri da colpe, sono ridotti a pochi vecchietti pieni di nastrini e medagliette, con tutto il rispetto per il ruolo della Resistenza.

L’adolescenza è una bella età, e anche l’umanità, per giungere alla maturità, deve esserci passata attraverso. L’adolescenza, ci insegnano i pedagoghi dell’età evolutiva, è l’età della contestazione; l’età in cui, contestando i genitori, ci si può formare una propria personalità e un proprio carattere, senza retaggi. In realtà, l’adolescenza della nostra società, l’età della contestazione, è passata da un pezzo, da quegli inenarrabili, irripetibili anni ’60, quando tutto era una scoperta, dal sesso alla musica, alla cultura, alle letture di autori americani. Era di moda, allora, andare in cerca di un guru, segnatamente indiano, tipo Sai Baba.

Il viaggio in India era visto come una sorta di iniziazione, e il ritorno in patria del viaggiatore visto come l’avvento di un nuovo Messia, capace di spandere attorno a sé un nuovo Verbo, a dispetto delle idee cattoliche ormai cristallizzate e onuste di sensi di colpa e di castigo dei nostri genitori e dei nostri nonni. Insomma, nuove vie spirituali per la soluzione di problemi mai risolti. Anche oggi abbiamo buddisti in ritardo, che credono di trovare la quadra della vita nella filosofia dell’annullamento. Ma non siamo orientali, checché se ne voglia far apparire.

Quindi l’adolescenza della società dovrebbe essere un fatto acquisito, e tutti dovremmo sentirci più adulti e coscienti. Tranne i ‘radical chic’, o ‘politically correct’, gli adolescenti per principio, quelli che non si sa bene cosa vogliano, ma certamente sono sempre e comunque ‘contro’: ma non si capisce neanche bene contro chi o cosa, visto che in questa società vivono, lavorano, prosperano, riuniscono i loro salottini pseudo-culturali, letterari o meno, discutono dell’ultimo film di Wim Wenders o di Sophia Coppola, o dell’ultimo Premio Strega. Sempre centellinando un Veuve Cliquot e guardando al Rolex d’oro assicurato sul polsino della camicia.

Fu proprio questo tipo di società ‘bene’ a far eleggere alla presidenza della Regione Puglia Nichi Vendola, personaggio di rottura in quanto gay e di sinistra. Degli intoccabili egocentrici, parodiati e descritti molto bene trent’anni fa da Paolo Villaggio con il suo Fantozzi. Bene, tutta questa premessa serve ad una sola cosa: spiegare il perché Salvini non riesce a far bloccare i nostri porti. Operazione legittima, secondo la legge e secondo i nostri ordinamenti, e che ha ridotto al minimo le morti in mare. Ma purtroppo il muro dei radical chic e così via fa opinione, appunto, andando a combattere con il sedere degli altri, visto che nessuno di coloro che strepitano contro il respingimento, s’è mai offerto di ospitare i malcapitati. I quali, rei soltanto d’aver dato fiducia a ciò che nella loro patria gli hanno raccontato delle meraviglie dell’Italia e del loro dolce far niente, riscuotendo ogni giorno il corrispettivo di un mese di lavoro, o forse più, fra donne facili perché a capo scoperto – e scoperto non solo quello, oggigiorno – donne che si possono tranquillamente sottoporre con violenza ai bisogni dei propri straripanti ormoni; una terra in cui se protesti perché non ti piacciono le penne al sugo e il Cordon Bleu con le patate, subito lo puoi buttar via e ti danno il pollo e il riso, quello che tu (non) mangiavi a casa tua: giusto per la nostalgia. Puoi prendere i mezzi pubblici, treno, autobus, metro, senza pagare; e se ti chiedono il biglietto puoi picchiare il controllore, l’autista, i passeggeri. E se poi ti beccano, puoi picchiare i poliziotti, i carabinieri, la finanza, i vigili urbani, prenderli a morsi e scappare. E se non riesci a scappare, puoi far causa se ti fanno male durante l’arresto.

Alcuni Comuni, come quello di Milano, ino ossequio alla filosofia radical-chic e politically correct, hanno vietato perfino l’uso del taser, e lo spray al peperoncino è di dubbia legalità. E comunque, anche se vai a processo e ti condannano, stai tranquillo, perché nessuno ti metterà in galera, nessuno ti potrà espellere e rimandare nel tuo paese d’origine: i decreti di espulsione sono di carta, si piegano in quattro e si mettono in tasca. Perché questo è il paese di Bengodi, dove anche i magistrati sono dalla tua parte nell’interpretazione della legge, e dalla parte di chi, come Carola Rackete, la legge la mette sotto i piedi in almeno cinque modi diversi.

E, vedi, neanche lei ne subisce le conseguenze. Dal ‘luogo segreto’ in cui è stata portata per ‘motivi di sicurezza’ in seguito alle proteste della Germania, vedi lettera di Seehofer a Salvini – ma non era morto il Terzo Reich? Questo è il Quarto-Merkel? E perché ve la prendete con Mussolini, il ‘dittatore de noantri’? – non si sa dove sia andata a finire. Qualcuno dice in Australia, a sfogare la sua mania, anch’essa radical-chic e politically correct di donna bianca, rasta, ricca, viziata, nata dalla parte giusta del mondo, carica di opinabili tatuaggi – che brutta moda! – che nella pratica anche lei non sa che vuole. A trentadue anni, ancora adolescente. Il che sarebbe magnifico, se non denotasse una totale mancanza di maturità.

In Italia abbiamo, invece di Carola, il nostro Casarini, anche lui sempre ‘contro’. Dove c’è una legge dello Stato, fa di tutto per disobbedire, un adolescente a vita, un ‘disobbediente’ anche durante i fatti di Genova, insomma, anche pluripregiudicato. Il che non è proprio la giusta compagnia che vorremmo per i nostri figli. Casarini ha guidato l’approdo dell’Alex, la quale barca ha scaricato, stanotte verso l’una, tutti i suoi occupanti, per motivi dichiaratamente igienici. Immaginiamo la coda alle toilettes del porto di Lampedusa, dopo tanti giorni di navigazione: evidentemente non sono rimasti digiuni.

E poi parliamo di inquinamento dei mari per gli scarichi fognari delle città, dove i depuratori funzionano male o non ci sono del tutto! Un’altra nave umanitaria della Sea Eye tedesca ha preferito virare di bordo e dirigersi verso Malta, sperando di trovare meno coda ai cessi. Ma ormai il blocco dei porti non esiste più, e Salvini litiga con la Trenta perché dovrebbe mettere in atto ciò che la Meloni va predicando da anni: un blocco navale. Che non sarebbe una novità, visto che il PD, presidente del Consiglio Gentiloni, lo ha già attuato in passato. Alla faccia di Renzi che ci ha venduti per un piatto di lenticchie all’Unione Europea! Insomma, tanti migranti in Italia proprio non sappiamo dove metterli, ma pare che, secondo i 28 dell’Europa, il nostro paese sia l’unico che li può – li deve – accogliere, pena l’esser tacciati di scarsa o nulla umanità, pietà, principi cristiani, quelli stessi di cui bellamente si fottono i buddisti e gli atei, oltre che gli islamici, tranne che i profughi siano i loro. Anche il Vaticano, notoriamente inconcludente, a parte le esternazioni del Papa e dei suoi subalterni, pontifica – come è corretto dire – a proposito di accoglienza. Ma si vede che anche fra loro ci sono i radical-chic o politically correct. Perché in realtà non fanno nulla di tasca propria, tranne di recente con la Comunità di S. Egidio e le Chiese Evangeliche, creare – questo sì! – un corridoio umanitario con volicharter per profughi che realmente hanno diritto d’essere accolti, come i Siriani – perchè in Siria c’è davvero la guerra.

Allora il problema rimane insoluto. I migranti devono venire in Italia, ma dove metterli e cosa farne non si sa, se non alimentare le solite organizzazioni ‘umanitarie’ che se ne fanno carico e ci fanno la cresta. Se tutti i buonisti di maniera che protestano perchè siamo ‘cattivi e inumani’ prendessero in casa un migrante ciascuno, il problema – nostro – sarebbe risolto, ma non il loro. Perchè a loro basta protestare, anzi è un dovere civico farlo, a spese altrui. E poi? Tranne i pochi onesti, gli altri sono a spasso tutto il giorno a far danni, sapendo d’essere impuniti. E Salvini, sputtanato da Carola e dal giudice Vella, non può più reagire.

Quando un magistrato annulla l’autorità di un ministro del governo, siamo davvero a chiederci chi comanda in Italia. Sta a vedere che sono i radical-chic – o i politically correct?

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Editoriali

Da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni: 80 anni di percorso tra continuità e cambiamenti della destra italiana

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La politica italiana ha sempre ospitato una serie di correnti e movimenti, con la destra che ha attraversato varie fasi e trasformazioni nel corso del tempo. Da Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI), a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), la destra italiana ha attraversato un percorso complesso, caratterizzato da cambiamenti ideologici, sociali e politici.

L’eredità di Giorgio Almirante e il Movimento Sociale Italiano (MSI)

Giorgio Almirante è stato una figura di spicco della destra italiana nel secondo dopoguerra. Come fondatore e leader del MSI, Almirante incarnava un nazionalismo conservatore e anti-comunista. Il MSI, nato nel 1946, era erede del Partito Fascista di Benito Mussolini e rappresentava un’ala estrema della politica italiana. Tuttavia, negli anni ’70 e ’80, sotto la guida di Almirante, il MSI cercò di rinnovare la sua immagine, cercando di allontanarsi dall’etichetta di “fascista” e di inserirsi nel panorama politico mainstream.

Il passaggio dall’MSI a Alleanza Nazionale

Negli anni ’90, con la fine della guerra fredda e il crollo del comunismo, la destra italiana subì un cambiamento significativo. Nel 1995, il MSI si trasformò in Alleanza Nazionale (AN), sotto la leadership di Gianfranco Fini. Fini cercò di allontanare il partito dagli elementi più estremisti e fascisti, adottando una retorica più moderata e democratica. AN divenne parte integrante del sistema politico italiano, entrando a far parte di coalizioni di governo e accettando i principi della democrazia pluralista.

La rinascita della destra con Fratelli d’Italia

Tuttavia, il vento della destra italiana ha continuato a soffiare, e nel 2012 è stato fondato Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (Fdl-AN), guidato da Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Il partito si è posizionato come l’erede ideologico dell’AN e ha abbracciato un nazionalismo conservatore e identitario. Meloni, in particolare, ha portato una ventata di freschezza alla destra italiana, attrattiva soprattutto per i giovani e per coloro che si sentono trascurati dalle élite politiche tradizionali.

L’ascesa di Giorgia Meloni e la nuova destra italiana

Giorgia Meloni, nata nel 1977, rappresenta una nuova generazione di leader della destra italiana. Con una retorica forte e decisa, Meloni ha saputo capitalizzare sul malcontento verso l’establishment politico e sulle preoccupazioni riguardanti l’immigrazione, la sicurezza e l’identità nazionale. Fratelli d’Italia ha ottenuto risultati significativi nelle elezioni politiche, consolidando la sua posizione come uno dei principali partiti di destra in Italia.

La destra italiana nel contesto europeo

Il percorso della destra italiana, da Almirante a Meloni, riflette anche le tendenze più ampie all’interno della destra europea. La crescente preoccupazione per l’immigrazione, l’identità nazionale e la sovranità statale ha alimentato la salita di partiti di destra in molti paesi europei. Tuttavia, ciascun paese ha le sue specificità e la sua storia politica unica, che influenzano il modo in cui la destra si presenta e agisce.

La Frammentazione della Destra Italiana: Un’Analisi Politica

La politica italiana è stata da sempre caratterizzata da una molteplicità di partiti e movimenti, ognuno con la propria ideologia e visione politica. Tra questi, la destra italiana non è stata immune dalla frammentazione, che ha avuto un impatto significativo sul paesaggio politico del Paese.

Origini della Frammentazione

Per comprendere appieno la frammentazione della destra italiana, è necessario analizzare le sue origini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha visto la nascita di una serie di partiti politici di destra, che spaziavano dall’estrema destra nazionalista a movimenti conservatori più moderati.

Tuttavia, nel corso degli anni, la destra italiana ha subito numerose scissioni e divisioni interne, spesso dovute a conflitti personali, divergenze ideologiche e lotte di potere. Questi fattori hanno contribuito alla creazione di una serie di partiti e movimenti di destra, ognuno con il proprio leader carismatico e seguaci devoti.

Le Principali Fazioni

La frammentazione della destra italiana ha portato alla creazione di diverse fazioni e gruppi politici, ciascuno con le proprie caratteristiche e obiettivi. Tra i principali vi sono:

  1. Forza Italia: Fondato da Silvio Berlusconi nel 1994, Forza Italia è stato uno dei principali partiti di centro-destra in Italia per diversi decenni. Tuttavia, nel corso degli anni, il partito ha subito diverse scissioni e ha visto la nascita di nuove formazioni politiche.
  2. Lega Nord: Originariamente un movimento separatista del Nord Italia, la Lega Nord si è trasformata in un partito nazionale di destra sotto la leadership di Matteo Salvini. La Lega Nord è nota per le sue posizioni anti-immigrazione e euroscettiche.
  3. Fratelli d’Italia: Un partito di destra nazionalista fondato da Giorgia Meloni nel 2012, Fratelli d’Italia è diventato uno dei principali attori della destra italiana. Il partito si basa su un nazionalismo conservatore.
  4. Movimento Sociale Italiano (MSI): Originariamente un partito neofascista fondato nel dopoguerra, il MSI è stato successivamente trasformato in Alleanza Nazionale e infine assorbito da Forza Italia. Tuttavia, una parte dei suoi ex membri ha continuato a operare all’interno di movimenti di estrema destra.

Impatto sulla Politica Italiana

La frammentazione della destra italiana ha avuto un impatto significativo sulla politica del Paese. Innanzitutto, ha reso difficile per la destra italiana presentare un fronte unito e coeso, spesso conducendo a coalizioni fragili e instabili.

Inoltre, la frammentazione ha alimentato la polarizzazione politica in Italia, con i vari partiti di destra che competono per attirare l’elettorato con discorsi populisti e promesse di cambiamento. Questo ha contribuito a una maggiore instabilità politica e ha reso difficile per il Paese affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali.

Prospettive Future

Il futuro della destra italiana rimane incerto, con molte domande sulla sua capacità di unirsi e presentare un fronte coeso. Tuttavia, con l’aumento del nazionalismo e del populismo in Europa, è probabile che la destra italiana continui a giocare un ruolo significativo nella politica del Paese. In conclusione, la frammentazione della destra italiana è stata una caratteristica persistente della politica italiana, con profonde implicazioni per il Paese nel suo complesso. Mentre la politica italiana continua a evolversi, sarà interessante osservare come la destra italiana si adatterà e influenzerà il futuro del Paese.

Conclusioni

Il percorso della destra italiana da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni è stato caratterizzato da continuità e cambiamento. Mentre alcuni principi fondamentali, come il nazionalismo e il conservatorismo, sono rimasti costanti, il modo in cui questi principi sono stati interpretati e presentati è cambiato nel corso degli anni. Con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la destra italiana si trova oggi in una fase di rinnovato vigore e ambizione, giocando un ruolo sempre più centrale nel panorama politico nazionale.

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Costume e Società

Famiglie allargate si o no?

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Le ricerche sociologiche, oggi, vedono un forte cambiamento nell’assetto familiare. Tale condizione ha origine sia da un mutamento nel concetto di genitorialità che nel ruolo della famiglia all’interno della società: cambiano le persone, si modificano le strutture familiari, mutano le coppie, si spostano gli interessi di ogni singolo individuo, passando dalla condivisione all’individualizzazione.

Molti aspetti legati alla natura psicologica del singolo soggetto subiscono un cambio repentino: si pensa più a sé stessi che agli altri. In questo scenario, siamo di fronte a molte trasformazioni che vanno ad incidere, inevitabilmente, sulla composizione della famiglia stessa.

Quello che cambia oggi rispetto a circa 50 anni fa è legato alle cause della nascita delle nuove famiglie “allargate”, “ricomposte” o “ricostituite. Mentre un tempo le famiglie ricostituite si formavano dopo la morte di un coniuge, dagli anni ‘70, invece, con la possibilità anche in Italia di ricorrere a separazione e divorzio, si sono verificati cambiamenti sociali e culturali che hanno portato ad una nuova struttura di queste famiglie.

Le famiglie “allargate”, ovvero le famiglie composte da due partners che hanno vissuto l’esperienza della fine di un precedente matrimonio, da cui almeno uno ha avuto figli che attualmente vivono con loro, hanno la caratteristica di avere confini più labili e incerti rispetto alla famiglia “tradizionale”, sia in termini biologici che legali. I processi relazionali sono sicuramente più complessi, sia nella comprensione che nella gestione, sono flessibili e hanno un inizio e un’evoluzione molto rapida.

Le famiglie ricostituite sono state definite “cespugli genealogici”, per la loro ampia estensione orizzontale anziché verticale. Mentre alcuni studiosi non appoggiano totalmente questi cambiamenti, altri fanno fronte alle nuove forme familiari che non possono essere ignorate, ma devono essere comprese e sostenute.

Le famiglie ricostituite vivono la crisi di chi, con storie diverse e diversi modi di affrontare i problemi, deve trovare dei compromessi per affrontare insieme nuove situazioni.
Gli studi affermano che i precedenti rapporti coniugali e la loro chiusura siano stati rielaborati, con una buona definizione delle attuali relazioni e con confini chiari, in modo che i partner possano iniziare un nuovo rapporto senza rancori passati. È importante che i figli non abbiano un atteggiamento oppositivo verso il nuovo partner, sperando in una riappacificazione tra i suoi genitori. Questo sarà direttamente proporzionale ai livelli di chiarezza e definizione raggiunti.

L’età dei figli è importante: i bambini in età prescolare potrebbero manifestare regressioni, nascondendo il desiderio di farsi accudire. Per i ragazzi la necessità di conferme da parte del genitore biologico potrebbe invece lasciare il posto alla rabbia verso il genitore acquisito, soprattutto nella fase adolescenziale, all’interno della quale avviene il processo di costruzione della loro identità e questo totale mutamento potrebbe essere percepito come un ostacolo.
In questa fase, per i figli, il formarsi di una famiglia allargata, sancisce definitivamente la fine della relazione tra i genitori biologici, e spesso questo può portare alla paura inconscia che affezionandosi al genitore acquisito, in qualche modo si “tradisca” quello biologico. La causa che ne consegue è che ciò potrebbe portare i figli ad allearsi con quest’ultimo e sviluppare un senso di protezione morboso.

In ogni caso la genitorialità è ancora più difficile poiché i genitori dovranno imparare a gestire eventuali conflitti e gelosie tra i fratelli acquisiti. Nelle famiglie allargate è opportuno costruire nuove identità familiari, nuove stabilità ed equilibri.
A tale proposito, non si può dare una risposta definitiva alla domanda “Le famiglie allargate sì o no?”, poiché essendo in continua espansione necessitano di sostegno e di supporto. Sicuramente nelle famiglie ricostituite possono innescarsi situazioni particolari, ma dare una “valutazione” negativa o positiva non è certo il modo migliore per andare verso un processo di accettazione.

Di concerto, le famiglie ricostituite possono racchiudere al loro interno grandi risorse ed elementi di ricchezza per tutti i componenti, i quali si troveranno a contatto con abitudini, tradizioni, modelli e storie diverse dalle proprie.

Tutto questo, se integrato con nuovi “ingredienti” e abitudini comuni diviene un elemento fondamentale per la crescita e il benessere di tutti, portando alla costruzione di nuovi equilibri.

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Riforma tributaria e abrogazione legge Pittella: l’Avvocato Lucarella presenta petizione alla Camera dei Deputati

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La legge Pittella da ormai due anni ha cambiato le carte in tavola per migliaia di contribuenti italiani: da un giorno all’altro anni di sacrifici economici e investimenti legali andati in fumo per effetto della legge 215/2021 (partorita dal Parlamento a seguito dell’emendamento che prese il nome dal suo proponente).
La questione, molto dibattuta in ambito giuridico, ha scatenato molti effetti sul piano umano e di vita reale per singoli cittadini ed imprese soprattutto medio-piccole: in pratica la legge, prevedendo la non impugnabilità dei famosi estratti di ruolo (rilasciati dalla ex Equitalia), comporta il non potersi più difendere da atti dell’amministrazione esattoriale ritenuti illegittimi se non quando una intimazione di pagamento, un pignoramento, una istanza di fallimento dovessero essere notificati.
L’Avv. Angelo Lucarella, già vice presidente coord. Commissione Giustizia del Ministero dello Sviluppo Economico, docente a.c. in Diritto processuale tributario – Università degli studi di Napoli Federico II e tra gli esperti giuristi italiani invitati dal World Justice Project 2023 (sostenuto dalla Commissione Europea), ha depositato il 30 dicembre 2023 una petizione per la riforma legislativa secondo quanto previsto dall’art. 50 della Costituzione italiana.
“Si tratta di un atto doveroso: bisogna rimettere i cittadini, che avevano promosso contenziosi per cartelle esattoriali ritenute illegittime, in condizione di difendersi.
Il fatto che una legge dello Stato, di punto in bianco, faccia blocco al diritto di difesa con un effetto retroattivo implicito è contro la Costituzione italiana perché crea disparità di trattamento e violazione del diritto di difesa. Principi e diritti, quest’ultimi, anche tutelati a livello europeo e internazionale.
Con la petizione, per quanto anzitutto fatto ed atto simbolico, si istruisce un procedimento legislativo che vedrà interessarsi della questione una Commissione parlamentare apposita.
La speranza è che si giunga alla abrogazione della legge Pittella o quantomeno ad una norma c.d. di interpretazione autentica affinché si dichiari, una volta per tutte, che non è possibile alcun effetto retroattivo implicito. Sulla scorta di questa ipotetica soluzione legiferare per la riapertura dei termini contenziosi per i contribuenti che vogliono continuare le cause all’epoca avviate o quantomeno consentire loro di conciliare con l’erario allo stato del giudizio prima della legge Pittella.
Inoltre è la stessa Corte Costituzionale con la recente decisone 190/2023 ad invitare il legislatore ad intervenire quanto prima sulla questione.
Quindi ne va dello stato di diritto e della credibilità del sistema delle leggi democratiche”.
È quanto commenta l’avv. Lucarella.

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