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Rage 2, caos e follia in un mondo post-apocalittico

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Amanti degli shooter open world, Rage 2 è arrivato e porta su Pc, Xbox One, e PS4 tutto il carico di follia e di caos necessario per passare ore ed ore di divertimento. Il gioco è frutto della stretta collaborazione tra id Software, autore del primo Rage del 2011, e Avalanche Studios, che negli anni si è fatta un nome principalmente grazie alla serie Just Cause e a Mad Max. Le due realtà hanno riversato in Rage 2 tutto il loro sapere e quello che è arrivato sugli scaffali degli store di tutto il mondo è un titolo che attinge a piene mani dalle opere più apprezzate dei due studi. Sulla carta Rage 2 si presenta con una formula pressoché invariata rispetto al primo capitolo, cioè quella di uno sparatutto supportato da un ampio open world post-apocalittico, ma ci sono tantissimi nuovi elementi che rendono la produzione davvero molto interessante. Oltre a questo c’è da sottolineare che gli sviluppatori hanno poi alle spalle il sostegno di un publisher importante come Bethesda Softworks, quindi dietro Rage 2 ci sono dei veri e propri colossi del settore che sono una vera e propria garanzia. Ma veniamo alla trama: la storia ha inizio a circa 30 anni di distanza dalle vicende di Nicholas Raine, il protagonista del precedente capitolo che era riuscito almeno apparentemente a sconfiggere le forze dell’Autorità riattivando le Arche, gli strumenti con cui l’umanità aveva pianificato di ripopolare la terra in seguito all’impatto dell’asteroide 99942 Apophis. La Zona devastata, proprio grazie all’intervento di Raine, sta lentamente assistendo alla rinascita della vita, e l’arido territorio che faceva da sfondo in Rage è ora irriconoscibile, mostrando i connotati di ben quattro aree ben distinte fra loro come zone desertiche, paludose e altre aree completamente invase dalla giungla. Nonostante gang di banditi e mutanti popolino ancora gli angoli bui della Wasteland, i sopravvissuti vivono in un clima di fragile benessere, almeno fin quando l’Autorità non torna a manifestarsi invocando l’ascesa di un nuovo protagonista. I giocatori in Rage 2 volta vestiranno i panni di Walker, un abitante di Vineland personalizzabile solo esclusivamente in base al sesso, costretto ad assumere il ruolo di ultimo Ranger in seguito alla distruzione della sua città natale. Ormai sull’orlo dell’estinzione, i Ranger sono un gruppo di supersoldati che sfruttano come Raine la tecnologia dei nanotriti, particelle robotiche presenti nel sangue in grado di garantire al loro utilizzatore poteri sovraumani. Walker si incammina verso l’entroterra della Zona devastata per mettersi in contatto con tre vecchie conoscenze dei fan di Rage, il Dottor Kvasir, John Marshall e Loosum Hagar, che assegneranno al giocatore una serie di compiti volti ad attuare il progetto Daga, il piano finale per la definitiva sconfitta dell’Autorità e del Generale Cross.

Per quanto riguarda il gameplay, una volta preso familiarità con i comandi e affrontato le prime missioni introduttive la generosa mappa di gioco inizia a popolarsi di icone colorate: fucsia, blu e arancioni. Un colore per ciascun alleato, un colore per indicare se si tratta di attività incentrate sulle uccisioni e la distruzione, la conquista e il controllo, l’esplorazione e il recupero di oggetti. Sono più di una decina le differenti attività che si possono incontrare e spaziano dalla caccia e distruzione dei Convogli, alla rimozione dei posti di blocco fino alla ricerca delle Arche e dei Ranger uccisi. Una volta ottenuta la giusta influenza, completando incarichi di ogni genere e missioni più o meno difficili, i giocatori verranno ricompensati con punti progetto da spendere ed è qui che Rage 2 inizia a mostrare i modi in cui è possibile influenzare il gameplay per plasmarlo come più lo si desidera. L’aspetto interessante, ma che in prima battuta appare un po’ confusionario a causa della presenza di tante voci all’interno dei menu, è che praticamente ogni componente di Rage 2 può essere potenziata e personalizzata: dalle abilità nanotritiche alle armi, senza scordarsi del proprio veicolo. L’importante è ottenere la giusta risorsa, anche comprandola. Può essere destabilizzante non avere un indicatore chiaro di progressione come i classici livelli o i punti esperienza, in particolare se poi ogni ramo di crescita si va ulteriormente a specializzare, ma nel gioco è tutto spiegato e riassunto in comode schede, quindi con un po’ di pazienza tutto si capisce e diventa chiaro.

La Feltrite, ossia i cristalli provenienti dai frammenti arrivati sulla Terra con l’impatto dell’asteroide Apophis 99942, rappresentano la risorsa chiave per eccellenza che non andrà più venduta ma conservata gelosamente perché rappresenta la chiave per aumentare il livello delle abilità a nanotriti e delle armi. Oltre ai livelli si possono attivare anche dei bonus come l’aumento del raggio d’azione di un’abilità o la riduzione del suo tempo di recupero utilizzando dei Potenziamenti Nanotritici, o si possono migliorare le capacità offensive della propria arma pagando il quantitativo richiesto di mod arma. Si può scegliere una sola modifica per livello, perciò è meglio che si adatti al proprio stile di gioco. Detto ciò, è importante sottolineare che la struttura open world è piuttosto classica con varie tipologie di attività che costellano la mappa. Rispetto al primo Rage è indubbiamente evidente il passo in avanti sotto questo profilo, ma dove Rage 2 si differenzia è soprattutto nella varietà di biomi. Come abbiamo già accennato sono ancora presenti le grandi zone desertiche che inghiottono i resti dei palazzi e della vita precedente. Alla desolazione del vecchio mondo si contrappone la fitta vegetazione delle Terre Selvagge, luogo talmente incontaminato e inesplorato che districarsi tra la natura è una sfida talmente grande che riuscire ad orientarsi senza problemi sarà davvero molto difficile. Le Paludi di Sekreto invece sono un putrido e squallido collage di acquitrini e fango dove nelle zone più solide proliferano discariche a cielo aperto, mentre nelle Piane Lacerate svettano imperiose formazioni rocciose sfiancate da crepacci. Insomma, per quello che concerne l’ambientazione, in Rage 2 quello che viene posto dinanzi gli occhi di chi gioca è davvero molto bello da vedere.

Man mano che si esplorerà una più vasta sezione dell’open world a disposizione in Rage 2 si avrà accesso ad armi ben più potenti e meno convenzionali come il divertentissimo revolver Firestorm, che spara munizioni incendiarie che possono essere detonate con lo schiocco delle dita, o il cannone a impulsi, i cui danni aumentano con il surriscaldamento e con cui si potrà facilmente distruggere ogni minaccia che si para davanti al protagonista. Tutte le armi hanno inoltre un fuoco secondario che spesso rivoluziona il loro funzionamento, e ciascuna può addirittura godere di una terza modalità d’utilizzo se il protagonista si trova in status “Sovraccarico”. A completare la dotazione ci sono un immancabile set di strumenti che potranno fare la differenza in più di una occasione. Il Ranger ha a disposizione delle granate standard ma anche gli immancabili Wingstick, i famosi boomerang dotati di lame presenti anche in Rage 1. Oltre a loro, si potranno utilizzare le infusioni curative, le infusioni abilità e quelle sovraccarico, che come si comprende dal nome vanno a ricaricare le statistiche del protagonista. A dispetto della cura di cui godono le fasi shooting, esse sono solo una parte dell’esperienza offerta dal titolo. L’altra importante componenteche rende il titolo davvero degno di essere giocato è la possibilità di esplorare il vastissimo open world di Rage 2 a bordo di uno dei 16 veicoli inclusi al lancio. Tutti i mezzi di trasporto sembrano usciti direttamente da un film in stile Mad Max, e l’intero sistema delle attività presenti sulla mappa di gioco ricalca quello apparso nella trasposizione pubblicata nel 2015. L’estesa porzione della Zona devastata esplorabile in questo capitolo include alcune ambientazioni viste in precedenza nell’originale Rage come le città di Gunbarrel e Wellspring, anche se la maggior parte del territorio è controllata da alcune fazioni nemiche come i Bulli, i Cinghiali, i Sudari Immortali e i Mutanti di Abadon, che bisognerà necessariamente affrontare per completare le numerose attività che punteggiano il mondo di Rage 2. A spezzare la monotonia degli avamposti nemici sono presenti sulla mappa il Derby di Chazcar e la Mutant Bash TV, rispettivamente un sistema di gare automobilistiche su tracciato e un paio di arene in cui è possibile combattere i mutanti in cambio di gettoni con cui acquistare skin per le armi e potenziamenti. Insomma, in questo Rage 2 di cose da fare ce ne sono a bizzeffe.

Detto ciò è però bene sottolineare che la produzione porta con sé alcune (fortunatamente poche) criticità, ad esempio: le missioni secondarie a volte sembrano dei riempitivi e non sono mai corredate da valide motivazioni o brevi frasi di raccordo che ne giustifichino la presenza, come ormai accade in tutti gli open world moderni. La mappa, sebbene risulti essere piuttosto densa e con pochi punti morti, è di dimensioni tutto sommato modeste, e dopo aver visto i titoli di coda non tutti saranno disposti a completare ciò che manca senza avere degli stimoli narrativi. La modellazione poligonale dei volti e l’espressività dei personaggi secondari sono ridotte ai minimi termini, qualche imperfezione tecnica è presente e il frame rate non è sempre stabilissimo, nonostante si attesti sui 60 fps anche con configurazioni non all’ultimo grido. Fortunatamente bug e glitch che fanno talvolta capolino in RAGE 2 e sono involontariamente divertenti, ma fortunatamente non inficiano mai in modo importante la conduzione di gioco. In attesa dei contenuti gratuiti post-lancio e dei DLC già segnalati dalla roadmap mostrata da Bethesda, Rage 2 è un titolo che seppur non perfetto riesce a divertire senza alcuna ombra di dubbio, soprattutto se si apprezzano gli sparatutto fuori dagli schemi, dove è sempre possibile improvvisare in modo creativo ogni conflitto a fuoco. La sua natura volutamente scanzonata e folle poi rappresenta un modo divertente di affrontare un simile universo. Quindi, tirando le somme, se si vuole uno shooter totalmente folle ambientato in un universo open world in stile post-apocalittico, Rage 2 è senza dubbio il titolo che fa per voi. Caos, creatività e tante cose da fare sono gli ingredienti segreti di questo titolo, e vi assicuriamo che sono stati dosati in maniera sapiente per offrire sul piatto un prodotto davvero goloso.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8

Gameplay: 8

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise

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Luigi’s Mansion 2 HD, il titolo icona del 3DS torna su Switch in alta definizione

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Luigi’s Mansion 2 ritorna, a più di 10 anni dalla sua uscita originale su Nintendo 3DS, in versione rimasterizzata per Nintendo Switch. Questa nuova edizione in alta definizione del piccolo capolavoro del colosso nipponico offre l’opportunità di rivivere una delle avventure più amate del fratello di Mario, con una veste grafica rinnovata e alcune migliorie tecniche. Ma come si comporta questo titolo del 2013 nel panorama videoludico attuale? Analizziamo nel dettaglio questa riedizione per scoprire se il fascino di Cupavalle resiste ancora alla prova del tempo oppure è destinato a soccombere sotto il peso degli anni. Seguendo in modo abbastanza diretto dal primo episodio, uscito su Game Cube nel lontano 2001, Luigi’s Mansion 2 HD (al tempo Luigi’s Mansion 2 o Luigi’s Mansion Dark Moon negli Usa) catapulta i giocatori nuovamente nell’avventura con un incipit decisamente semplice: dopo la vittoria dell’idraulico in verde nel primo capitolo, i fantasmi si sono acquietati e vivono in serenità con gli umani, permettendo al Professor Strambic di continuare i suoi studi con grande efficienza. Un “misterioso intervento esterno”, però, distrugge e frammenta la pietra a forma di luna che teneva sotto controllo gli spiriti, mandandoli in agitazione e costringendo lo scienziato a chiedere il soccorso del miglior acchiappafantasmi in circolazione. Così in men che non si dica quel fifone di Luigi si trova nuovamente impegnato a catturare spettri con aspirapolvere alla mano e gambe tremolanti. Questa volta però non si troverà più in una sola, vasta, magione, ma dovrà spostarsi in differenti aree per recuperare i pezzi del cristallo, scoprire chi si nasconde dietro le quinte e ripristinare tutto alla normalità, assicurandosi che nessuno dei suoi amici sia finito nei guai. Il tutto è possibile grazie al genio di Strambic, che oltre a essere il massimo esperto di fantasmi è anche riuscito a sviluppare una tecnologia chiamata “pixeltrasporto”, in grado di muovere Luigi da una parte all’altra del mondo sfruttando schermi e telecamere come veicolo. Da qui inizia un’avventura tendenzialmente in linea con gli altri episodi, che vede il buon Luigi esplorare ogni angolo delle location da lui visitate alla ricerca di tesori, chiavi, fantasmi e segreti: insomma, tutto il necessario per proseguire di livello in livello e soddisfare le richieste di Strambic. Idealmente la progressione ricorda un po’ quella di un metroidvania, in quanto c’è la libertà di muoversi in aree tutto sommato limitate, da sbloccare di volta in volta, mentre vengono mostrati al tempo stesso tanti passaggi apparentemente inaccessibili, muri misteriosi che sembrano nascondere qualcosa, stanze prive di accesso o sistemi di controllo che sembrano non rispondere alle sollecitazioni di chi gioca.

Luigi questa volta avrà insomma un bel da fare dovendo ripuloire ben cinque magioni infestate nel tentativo di ricomporre la pietra a forma di Luna e domare gli ectoplasmi aiutato dal fido aspirapolvere Poltergust 5000, versione potenziata del modello 3000 comparso in Luigi’s Mansion, e da una torcia multifunzione. Sulla carta per avere la meglio basterebbe “sparaflashare” gli evanescenti invasori per poi pescarli con l’aspirapolvere assecondando i loro movimenti. Nella pratica, però, i dispettosi fantasmi faranno di tutto per vendere cara la melma ricorrendo a trucchetti, armature o alla forza bruta: tutte cose che costringeranno i giocatori a indebolirli, aggirarli o quant’altro prima di poter procedere con la cattura. Su 3DS, come accennato, queste meccaniche soffrivano un poco i limiti del sistema di controllo, ma qui sono una vera goduria e bastano davvero pochi minuti per prenderci la mano e farsi trascinare dalla moltitudine di interazioni escogitata da Next Level Games e Nintendo per spremere fino all’ultima goccia le possibilità del Poltergust 5000 e il pensiero laterale dei giocatori. Il Poltergust 5000 nasce per aspirare i fantasmi, OK, ma nulla vieta di invertire il flusso e/o sfruttarlo per sollevare tappeti, afferrare tende, tovaglie e in generale passare al setaccio le magioni infestate svelandone i vari segreti o espugnandone le ricchezze in modo da potenziare il proprio arsenale. Sempre grazie all’aspirapolvere si può, ad esempio, afferrare oggetti congelati e trasportarli fino alla fiamma più vicina, oppure gonfiare dei palloncini e creare una piccola mongolfiera per raggiungere aree altrimenti inaccessibili; e queste sono solo alcune delle tante interazioni possibili per sfruttare o aggirare i limiti fisici del gioco. La torcia a sua volta non si limita a rendere vulnerabili gli spiriti ma consente di attivare interruttori e meccanismi, mentre l’Arcobaluce – sorta di versione “mariesca” degli ultravioletti – è in grado di svelare porte e oggetti nascosti aggiungendo di fatto una dimensione extra all’avventura, obbligando così il giocatore a prestare particolare attenzione a tubi mancanti, zerbini e persino ai complementi d’arredo apparentemente asimmetrici. Attorno a queste dinamiche gli sviluppatori hanno costruito un sistema di enigmi incredibilmente sofisticato; le missioni inizialmente appaiono circoscritte, ma col procedere del gioco diventano sempre più elaborate facendo “esplodere” il level design delle singole magioni e servendo alcune delle boss fight più creative mai viste in un videogioco Nintendo. Di contro il cuore dell’esperienza resta la caccia, e anche sotto questo aspetto dopo le prime semplici battute è necessario ricorrere all’astuzia e a tutte le opportunità offerte dai propri strumenti, senza contare le occasionali disinfestazioni da ragni, piante carnivore e altre simpatiche creaturine che infestano le aree di gioco.

Se il titolo originale ha proposto una più che discreta esperienza portatile, in questa occasione è opportuno chiedersi se e quanto abbia giovato la transizione a una nuova piattaforma. La risposta è a nostro avviso: decisamente più performante ma meno “peculiare” rispetto alla piccola console portatile della grande N. A livello puramente visivo, nulla da dire: pur non raggiungendo le vette di Luigi’s Mansion 3, questa edizione HD del secondo capitolo risulta comunque molto curata, potendo godere di modelli e texture ricreati da zero e un impatto scenico dovuto al cambio di proporzioni dello schermo decisamente più efficace. Molto bene invece per quello che concerne il lato controlli, che tornano a contemplare l’utilizzo dell’analogico destro (assente su 3DS) per rendere più agile il movimento che su portatile risultava piuttosto sacrificato. Forse il cambiamento più importante che il gioco ha vissuto in positivo. Esplorazione e combattimenti risultano quindi più fluidi e divertenti, così come tutte le prove “speciali” che vedono variare il gameplay. Dove si paga lo scotto è nella trasposizione dell’esperienza “stereoscopica” originale: in particolare basta vedere i boss, comunque tuttora apprezzabili, per cogliere come la messinscena sia frutto di un design collegato allo speciale effetto visivo offerto dallo schermo superiore di Nintendo 3DS, risultando sacrificata, se non quasi banalizzata, quando riprodotta in modo tradizionale. E’ necessario, quando si parla di Luigi’s Mansion 2 HD evidenziare due note sulla longevità e il multigiocatore. Per quanto concerne la durata, il titolo si assesta sui livelli del terzo capitolo, quindi intorno alle 10/15 ore per una partita classica, salendo se si va alla ricerca del completismo, sebbene il tutto possa risultare un po’ allungato per via del continuo “vai e vieni” dovuto alla struttura a missioni. Per quanto riguarda il multigiocatore tocca constatare come il tutto sia in linea con il titolo d’origine, mancando quindi di una modalità storia cooperativa e limitandosi invece alla Torre del Caos in cui collaborare fino a 4 giocatori, in wireless locale o online, per superare le tante e appassionanti sfide proposte. Tirando le somme, poter tornare a giocare a Luigi’s Mansion 2 HD è sempre un piacere, soprattutto perché in termini di level design, struttura degli enigmi e gestione dell’arsenale è sicuramente il capitolo più interessante della serie, persino al netto del terzo. In più il salto in avanti per quanto riguarda il sistema di controllo offerto a suo tempo da 3DS rappresenta una vera benedizione, persino più gradita del passaggio all’alta definizione. Certo, aggiornare anche il sistema dei salvataggi sarebbe stato un gradito cambiamento, ma tutto sommato non possiamo lamentarci. Tuttavia tra gioco base, contenuti extra e tutte le cose da fare per completare il titolo al cento per cento, ci sarà da spassarsela davvero per molte ore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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iPhone pieghevole nel 2027, un nuovo brevetto online fa esplodere i rumors

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iPhone pieghevole? Tornano i rumors. Le ultime indiscrezioni arrivano proprio da un nuovo brevetto che Apple ha registrato negli Stati Uniti. Il lancio però dovrebbe avvenire tra qualche anno, non prima del 2027. Il nome del documento, ripreso dal sito Cnet, è “dispositivi elettronici con display pieghevoli durevoli”, depositato nel 2021 ma concesso il 16 luglio di quest’anno. Al suo interno, alcune soluzioni che la Mela potrebbe seguire per realizzare l’iPhone Flip, ossia un telefono che si chiude a conchiglia, come il recente Motorola Razr 50 Ultra. Il testo elenca in modo dettagliato la presenza delle varie componenti del prodotto, dalla batteria alla ricarica wireless, connettività Bluetooth e Wi-Fi, display led o lcd, microfoni e sensori capacitivi, tattili e così via. C’è un riferimento esplicito ad un display pieghevole di 180 gradi, o completamente piatto, in linea con le declinazioni attualmente sul mercato anche a marchio Samsung e Oppo. Se sembra alquanto certo che Apple stia esplorando la possibilità di lanciarsi nel mercato dei pieghevoli, più dubbi sussistono sulle tempistiche. L’analista Ross Young ha affermato che un modello del genere è stato posticipato ad almeno il 2025. Più o meno la stessa tempistica suggerita dall’analista esperto di Apple, Ming Chi Kuo, che ha ribadito la possibile finestra di presentazione. C’è chi va anche oltre: i ricercatori di TrendForce sottolineano che le rigorose procedure di controllo qualità di Cupertino e l’aumento nella richiesta di pannelli flessibili porterà l’azienda a concludere un primo lotto di disponibilità dell’iPhone Flip non prima del 2027, quanto Samsung sarà alla nona generazione di Galaxy Z Flip. Insomma, stando alle nuove indiscrezioni nel futuro degli smartphone della Mela il dispositivo pieghevole sembra essere presente. Non resta altro che aspettare per saperne di più.

F.P.L.

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree, molto più che una semplice espansione

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione enorme e sorprendente, che conferma la posizione di FromSoftware tra i migliori team di sviluppo in circolazione nel panorama videoludico contemporaneo. Il dlc (anche se chiamarlo così è riduttivo) è ovviamente disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, quindi tutti coloro che hanno potuto giocare a Elden Ring (qui la nostra recensione), potranno cimentarsi in questa nuova avventura e proseguire il loro cammino. Ricordiamo a tutti coloro che sono interessati a intraprendere questo nuovo viaggio che per entrare nell’universo offerto da Shadow of the Erdtree è necessario aver ucciso Radahn e Mohg. Una volta fatto ciò si deve interagire col bozzolo di Miquella, parlando prima con un NPC che si troverà proprio lì davanti. Essendo una macro-area da visitare dopo l’endgame, il livello di difficoltà dei nemici al suo interno è piuttosto sostenuto. Questo vuol dire che provare a esplorare stando al di sotto di un livello medio che si aggira attorno al 140, o addirittura di parecchio inferiore, si va incontro alla morte anche coi nemici più insignificanti. Prendere sotto gamba il livello è un errore da non fare in quanto per chi volesse provare l’ebbrezza di addentrarsi nel “nuovo mondo”, l’impatto sarà assolutamente traumatico. Gli antagonisti sono capaci di uccidere con uno o due colpi e le zone più avanzate, assieme a quelle segrete e ai boss facoltativi, risultano quasi impossibili da completare. Eppure Elden Ring Shadow of the Erdtree, così come il gioco principale, non è mai scorretto col giocatore. Ovviamente il titolo impartirà dure lezioni ancora una volta, ma quando si inizierà a comprendere il gioco delle minacce che piagano la Terra delle Ombre, affrontare ogni ostacolo sarà fonte di assoluta soddisfazione. Differentemente da quanto i più possano pensare, l’aumento di livello non è la chiave per poter dominare sul campo di battaglia. Stavolta From Software ha applicato una sorta di sistema di potenziamento interno all’espansione che funziona grossomodo come i pezzi di maschera già visti in Sekiro. Va da sé che le reali differenze durante l’avanzamento, e soprattutto durante gli scontri coi boss, si notano solo raccogliendo i frammenti sparsi per la mappa di gioco, taluni ben nascosti o accessibili solo dopo alcune fasi di sbarramento. Una volta fermi ai Luoghi di Grazia, si potrà consultare il menù arricchito con una nuova voce che consente di migliorare in modo permanente alcune delle statistiche passive. Questa scelta adottata per Elden Ring Shadow of the Erdtree ha una duplice funzione: non rendere il contenuto troppo semplice anche per i veterani e obbligare i giocatori a esplorare davvero a fondo ogni angolo di mappa. L’esperta FromSoftware non ha però reso semplice l’accesso a tutte le aree, e in questa espansione si percepisce un senso della scoperta ancora più meraviglioso e sbalorditivo, reso tale da un design delle aree molto più articolato e complesso.

Il Regno delle Ombre è una mappa affascinante e con un design complesso e raffinato che conquista. Tuttavia è doveroso fare una menzione speciale ai dungeon/legacy, che presentano le medesime qualità. Anche qui il team di From Software è riuscito a creare livelli pieni di anfratti, percorsi alternativi, uscite, scorciatoie e connessioni all’interno di architetture colossali e uniche. Tra quelle esplorate ce ne sono due in particolare che abbiamo apprezzato. Autentiche opere di ingegneria studiate nei minimi dettagli: dalla disposizione dei nemici a quella delle sezioni interconnesse con una naturalezza disarmante. Un altro aspetto positivo positivo di Elden Ring: Shadow of the Erdtree riguarda la significativa riduzione del numero di mini-dungeon. Ora ce ne saranno di meno, ma più interessanti, elaborati e complessi. Spesso con meccaniche uniche e con boss sempre differenti, che garantiranno uno stimolo costante per quanto concerne l’esplorazione. Altro punto di forza della produzione sono i boss. In Elden Ring: Shadow of the Erdtree ce ne sono circa una decina, e sono tutti assolutamente straordinari sia per design che per le meccaniche di combattimento. E’ davvero sorprendente vedere come il team di From Software continui a sorprendere la sua fan base con creature così imponenti e ricche di personalità, capaci di proporre battaglie uniche, intense e sempre molto complesse da affromntare. Oltre a quanto detto, quest’espansione di Elden Ring ha un altro merito, ovvero: riuscire a sorprendere anche per il numero smodato di armi, talismani e magie aggiuntive, oggetti peraltro pensati per modificare sensibilmente lo stile di qualunque giocatore. Si vede chiaramente che l’intento di FromSoftware nella Terra delle Ombre è stato chiaramente uno solo: offrire un gran quantitativo di strumenti adatti a ogni genere di build, dotati di mosse e poteri così unici da spingere i giocatori a testarli anche se non necessariamente ottimali. E se da una parte alcune combinazioni del gioco base restano spettacolarmente efficaci e difficilmente sostituibili, riteniamo che FromSoftware abbia davvero trovato la chiave di volta qui, perché è stato praticamente impossibile non cambiare varie volte specializzazioni ed equipaggiamento dinanzi a certe novità. Ci sono ben otto categorie di armi del tutto nuove, e alcune di queste coprono delle mancanze significative del gioco base. A tutto ciò va anche sommato un discreto numero di ottime nuove stregonerie e un mix incredibile di incantesimi Il risultato finale? Un vero paradiso per chi ama sperimentare con statistiche ed equipaggiamento. Tirando le somme, questo Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione incredibile, un lavoro di grande pregio che torna in parte alle origini dei souls, senza però tradire lo spirito del gioco base né abbandonare le caratteristiche che lo hanno fatto amare da così tanti giocatori. Si tratta di un lavoro impressionante, capace di stupire sia per il suo incredibile map design sia per la varietà delle novità introdotte. Impossibile, davanti a un’opera simile, non confermare il già notevole voto del gioco base. Impossibile lasciarselo sfuggire se avete amato il titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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