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Editoriali

SE POTESSI AVERE MILLE LIRE AL MESE

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Tempo di lettura 2 minuti Oggi il re è nudo. La legge “Dimensione Italia” è senza veli e sta facendo trasparire tutte le sue vergogne.

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di Emanuel Galea

Contestualizzando la vecchia canzone, magari sostituendo “lire” con “euro”, ci si trova perfettamente d'accordo nel condividere la dichiarazione di Giorgio Squinzi: "Il Paese ha subito un grave arretramento ed è diventato più fragile, anche sul fronte sociale".

A Squinzi  fa eco  l’ufficio studi degli industriali:"i danni sono commisurabili solo con quelli di una guerra".

La canzone “Se avessi mille lire al mese !”  ricorda lo swing italiano degli anni 30 e 40 e pertanto l’avvicinamento dei due periodi contingenti  non risulta affatto surreale.

Il 15 dicembre, sempre su queste pagine ho scritto un altro articolo intitolato  RENZI E LETTA ED I LORO "VORREI MA NON OSO . La Legge di Stabilità stava ancora in itinere. Si sentivano i tuoni di Renzi seguiti da fumate di pace  dal narghilè di Letta. S’intravedeva il disagio degli Alfaniani, l’inquietudine del vecchio apparato PD ed i segnali con l’alfabeto morse provenienti dalla Germania, tutti ingredienti che non promettevano niente di buono.

Oggi il re è nudo. La legge “Dimensione Italia” è senza veli e sta facendo trasparire tutte le sue vergogne.

I “forconi” non si arrendono e domenica saranno davanti al Papa. Il cardinale Bagnasco benedice la protesta e la giudica più che giusta. Sindacati, partiti, casalinghe, industriali , commercianti e consumatori si alzano in un coro all'unisono un grido d’insoddisfazione.

Da Letta e Renzi ci si aspettava molto di più. Non hanno osato davanti alle lobby che tengono incatenata l’economia del paese. Lo scandalo condono “ slot  machine” è la prova del nove. L’ultimo strappo sulle slot machine, stanziando meno fondi ai Comuni virtuosi è una dichiarazione dell’impotenza della politica.

Ha ragione da vendere Giorgio Squinzi. Da questa classe politica c'e' poco da sperare. E’ stata solo una vana illusione pensare che finalmente si dicesse la parola “fine” all’odioso furto del finanziamento pubblico. La stella nascente Renzi ed il nuovo che avanza Letta hanno dovuto rallentare il passo e seguire i vecchi saggi.

Ahimè, anche su questo fronte c'e' da registrare una completa delusione. Finta e parziale cancellazione, diluita nel tempo. Resiste ancora il finanziamento ai gruppi parlamentari, alle partecipate, all’editoria. C’era da aspettarselo, i partiti sono attaccati a questi privilegi come le telline o meglio le cozze agli scogli che per rimuoverle, il più delle volte, occorre romperle e raschiare bene.

Della legge elettorale ne hanno fatto un campo di battaglia e della spending review non rimane che Carlo Coffarelli con la sua Commissione ed il suo apparato.

Notizie di oggi ci dicono che per il 2014 il Consiglio Superiore della Magistratura ha già preventivato un aumento delle sue spese pari al 34%, questo mentre l’azienda Italia languisce e mette all’asta quel poco che le è rimasto, la Telecom docet.

Alle Camere si dibatte sulla stabilità, sulle riforme, sul lavoro. I burocrati oltr'Alpe preparano altri paletti da sottoporre a Roma. E’ una storia senza fine.

Non c’è più spazio per rimedi palliativi, a mali estremi, estremi  rimedi.  Aggredire la spesa pubblica seriamente è diventata un’emergenza. Chi ignora ciò si assume una grossa responsabilità.

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Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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