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Editoriali

Senatore Scilipoti Isgrò: "Vogliamo essere un valore aggiunto alla politica laica"

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Tempo di lettura 6 minuti Parla il fondatore del Movimento Unione Cristiana

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di Roberto Ragone


Ci troviamo a Roma, nello studio del senatore Domenico Scilipoti Isgrò, Senatore della Repubblica, parlamentare di Forza Italia, per parlare del Movimento politico di cui lui è fondatore e presidente, l’Unione Cristiana’, che coinvolge non solo le chiese evangeliche, ma tutti coloro che, comunque, vedono in Gesù Cristo il loro personale salvatore.

 

Senatore Scilipoti, abbiamo letto sui media che lei ha fondato un nuovo Movimento politico, che si chiama Unione Cristiana. Lei è un politico di lungo corso, cosa l’ha spinta a fondare questo Movimento?

Mah, è un Movimento di pensiero, vogliamo dare un contributo alla politica attraverso le nostre competenze, le nostre capacità e il nostro cuore cristiano, vogliamo essere un valore aggiunto alla politica laica.

 

Quali sono gli scopi precipui che il movimento si prefigge? Faccio un’ipotesi, magari portare un po’ di moralità in un ambiente che eticamente lascia molto a desiderare?

Prima di tutto rispettare tutti quelli che non la pensano come noi attraverso il dialogo e attraverso le nostre testimonianze, e far capire qual è la strada migliore e per ottenere dei risultati nell’interesse del paese e della collettività. In più, far capire che rispettare le regole conviene sempre, perché a lungo andare chi rispetta le regole ne ha un qualcosa di positivo, per sé, per la propria famiglia, per tutta la comunità dove chi sa rispettare le regole vive.

 

Gli evangelici in Italia sono sempre stati ai margini della vita religiosa, tant’è che la maggior parte della gente non sa neanche che esista una Chiesa Cristiana Evangelica, ci considerano eretici, e quindi condannat all’inferno, ci confondono con sètte e altre aggregazioni pseudo-cristiane, e qualcuno ha perfino paura di noi perché ci considera indemoniati. Questo è certamente una conseguenza dei patti lateranensi, quando la Chiesa cattolica divenne religione di Stato, gli evangelici furono impediti nelle loro riunioni casalinghe, e il fascismo permise che i nostri fratelli fossero arrestati e mandati al confino. A questo proposito ricordiamo la famigerata circolare Buffarini Guidi, abrogata soltanto nel 1953. Pensa che questo Movimento potrà finalmente far conoscere al grosso pubblico la Chiesa Evangelica, nella sua dignità e nella sua realtà, dandole un nuovo impulso?

Io credo che tutti i cristiani, compresi gli evangelici, debbano scendere nell’attività, nella quotidianità, e quando dico attività, quotidianità, mi riferisco non soltanto all’opera che ognuno di noi compie giornalmente all’interno delle proprie competenze, ma allargare ed entrare anche nella gestione dell’amministrazione pubblica per poter dare un contributo personale ed essere valore aggiunto. Io credo che i cristiani possono essere valore aggiunto nell’attività amministrativa e politica, e questo valore aggiunto potrebbe essere determinante affinchè si possa avviare veramente un processo di cambiamento radicale, non mettendo una toppa su di un vestito vecchio, ma cercando di fare un vestito nuovo, cucito da un buon sarto, e il nostro sarto si chiama Gesù Cristo.

 

Ci parli degli argomenti che l’Unione Cristiana si prefigge di portare all’attenzione della politica e del paese.

Sono delle riflessioni che facciamo ad alta voce, per esempio far capire che la sanità pubblica nel paese Italia non può essere produttività, ma dev’essere solidarietà, cerchiamo di far capire che dovremmo comportarci in modo corretto sotto il profilo economico e finanziario, ci rivolgiamo ai banchieri e a quelli che hanno in mano il potere economico per dire: non pretendiamo che vi comportiate come Zaccheo [citazione biblica dai Vangeli, Zaccheo era un pubblicano ed essendo stato incaricato dai Romani di riscuotere le tasse del governo di Roma, riscuoteva dagli Ebrei più del dovuto. Convertito da Gesù, rese ai malcapitati il quadruplo del maltolto], ma quanto meno restituite e chiedete scusa. Noi chiediamo la restituzione della Banca d’Italia agli Italiani, chiediamo la separazione delle banche d’affari dalle banche commerciali, a proposito dell’emigrazione diciamo che ognuno deve vivere bene a casa propria, non a parole, ma facendo un programma e investendo sui territori da dove parte questa gente, nell’agroalimentare, nelle risorse idriche, e anche nella preparazione di governi più democratici che possano permettere una buona amministrazione, avere il pane e l’acqua in quei territori, e di conseguenza quelle persone non si muoveranno dalla propria terra, dove hanno tutti gli affetti, e quindi con il pane, l’acqua, un governo più democratico di quello che attualmente hanno, e quindi che nessuno abbia più l’esigenza di abbandonare quei luoghi. Quei luoghi vengono abbandonati perché c’è carestia, c’è fame, non c’è acqua, c’è un clima pesante, ci sono governi che non rispettano le regole della democrazia, o quanto meno dei governi che non agiscono in modo giusto, e reagiscono in modo non corretto nei confronti di quel popolo. Sono questi gli elementi che poi sommandosi determinano che le popolazioni di quei territori lascino quei luoghi e si avventurino in un percorso di sacrificio, che vede come terra promessa gran parte dell’Europa. Un’altra problematica è la tutela dell’ambiente. Non possiamo permettere che ognuno agisca secondo una pretesa personalissima libertà di coscienza, secondo la quale ad esempio si possono trivellare i mari, e perché pensiamo che sia utile, mettiamo a rischio le case dei nostri fratelli. Noi diciamo invece che dovremmo mettere in atto una libertà di coscienza che sia legata anche al nostro modo di vedere e di pensare. Per quando riguarda in particolare i cristiani, noi diciamo libertà di coscienza legata alla nostra dottrina cristiana, applicando la regola ‘fai agli altri ciò che vuoi che facciano a te’. Parliamo anche di giustizia, e la giustizia dev’essere a giudizio dell’uomo, perché su questa terra c’è una giustizia, che va anche  oltre, se noi crediamo nella vita eterna, oltre la quotidianità della vita terrena. Per la giustizia della vita terrena ci sono i magistrati, per l’altra giustizia ci sarà Qualcuno più grande di noi che un giorno ci chiamerà a render conto di ciò che facciamo. Noi predichiamo anche l’amore verso l’avversario politico, non siamo per l’insulto, per dire che chi non la pensa come noi dev’essere messo fuori della porta, ma chi la pensa diversamente da noi lo vogliamo incontrare, spiegargli quali dovrebbero essere i percorsi che potrebbero portare all’interesse della collettività. Questi sono solo alcuni temi, ma poi ce ne sono molti altri e molto  importanti che dovremo affrontare. Anche per esempio un dialogo a proposito delle problematiche del terrorismo. Il dialogo fra le religioni monoteiste è importante, fermo restando che esso va condotto fra le tre grandi religioni monoteiste con amore cristiano, facendo capire che a nostro giudizio l’unica strada che si potrà percorrere è quella dell’amore che Gesù ci ha insegnato. Perché attraverso l’amore di Cristo noi riusciamo a trovare la via, la verità e la salvezza, cioè, Lui che ci dona la vita eterna.  Dobbiamo avere la forza della testimonianza, la forza di parlare con gli altri, cercare di professare le nostre idee in maniera convincente, attraverso il Vecchio Testamento, il Nuovo Testamento, e anche attraverso Gesù cristo, quel  personaggio importantissimo, che per noi è il punto centrale di tutte le nostre riflessioni.  Attraverso il Quale la ragione ha testimoniato con grande forza che Dio esiste, oltre che all’amore verso Dio che ci può cambiare, e può avviare veramente un processo di miglioramento nelle situazioni drammatiche che viviamo oggi all’interno questo paese.

 

Di recente abbiamo seguito il suo intervento in Senato a favore della libertà di scelta per le vaccinazioni, e lei ha denunciato una situazione di poca chiarezza nel merito, della quale il ministro dalla Salute Lorenzin non si sarebbe sufficientemente fatta carico. Lei pensa che questa situazione di stallo dipenda da una acquiescenza del ministro nei confronti delle lobby del farmaco?

C’è qualcosa che non è chiara, e la Lorenzin dovrebbe intervenire per  fare chiarezza. Noi sappiamo che questo piano vaccinale è stato redatto da quattro multinazionali, due delle quali hanno finanziato una cattedra a favore di un professore universitario che oltre ad essere docente universitario, è un altissimo funzionario dell’istituto Superiore di Sanità. Perciò sono quattro le lobby farmaceutiche che hanno finanziato questa cattedra, le maggiori beneficiarie di questo piano vaccinale; l’altro personaggio coinvolto era stato sospeso per un conflitto d’interessi  all’interno del Ministero della Sanità, era stato allontanato, e oggi ce lo ritroviamo a fare il piano vaccinale. Uno di questi casi, a quello che si dice, è legato al marito della Lorenzin. Per cui ci sono tante cose che si dovrebbero chiarire. Abbiamo anche un altro problema, e questo la gente lo deve sapere: s’era detto che c’era l’urgenza, ma l’urgenza, se c’era, c’era fino a ieri. Oggi noi abbiamo applicato degli emendamenti in Senato che dicono che, intanto, chi non vaccina i figli, la famiglia viene convocata dalla ASL, la quale ASL dovrebbe convincere la famiglia a far vaccinare i propri figli. Ma c’è un secondo passaggio. Nel caso in cui queste persone non dovessero aderire, pagano una penale da 100 a 500 euro, e il figlio resta non vaccinato. Allora, se il governo ha fatto un decreto d’urgenza, il decreto d’urgenza ha una motivazione precisa. Ma se tu approvi degli emendamenti all’interno del senato, dove dici che non c’è l’urgenza, e se la famiglia non aderisce alla vaccinazione deve essere convocata dalla ASL perché ai genitori venga spiegato il motivo delle vaccinazioni, può passare un mese, tre mesi, sei mesi, possono passare due anni, tre anni. Poi, che succede? Se i genitori comunque non aderiscono, pagano una penale, e così possono passare ancora anni. Allora, dov’è più l’urgenza? Cioè, se noi attraverso un emendamento abbiamo affermato che si può aspettare ancora due o tre anni, l’urgenza non ha più senso. Queste sono delle riflessioni, come dicevo prima, da uomini che hanno il cuore di Cristo, non per condannare, non per giudicare, ma per chiedere chiarezza, affinchè chi sta fuori possa capire se effettivamente quel piano che loro hanno redatto è vero, oppure quell’urgenza non corrispondeva alla realtà. Poi ci siamo posti anche un altro problema. C’è qualche vaccino, fra quelli che prima erano dodici obbligatori, poi sono diventati dieci, e se si versa la penale non c’è obbligo di nessuno dei dieci, ma nel momento in cui dovesse consentire la vaccinazione, saranno restituite le somme versate. Abbiamo messo anche in discussione anche quei quattro vaccini che fino a ieri erano obbligatori. Oggi invece, con la penale, e con la discussione fra la ASL e la famiglia, abbiamo rimesso in discussione anche ciò che era stato stabilito, cioè quelli che avrebbero dovuto essere i quattro vaccini obbligatori. In pratica, la confusione che si crea va a danno delle famiglie e dei loro figli. Questa è la chiarezza che noi chiediamo al ministro.

 

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Editoriali

Giornalismo, giornalettismo e giornalaismo: urge un fronte comune per arginare l’informazione pilotata

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Occorre tornare a suscitare opinione seriamente, a rimettere al centro le competenze e a spegnere e ignorare qualsiasi sensazionalismo

C’è l’urgenza e la necessità di fare fronte comune tra giornalisti seri e professionisti che credono nella deontologia professionale e dedicano il loro tempo agli approfondimenti e indagini per garantire il diritto all’informazione contro una malainformazione sempre più faziosa e sciatta.

Le trasmissioni tv “strillate” e costruite artatamente per portare avanti una propaganda o gogna mediatica contro il nemico di turno, i siti (soprattutto i locali territoriali) che si dedicano esclusivamente al copia e incolla al servizio del “padrone” di turno, i giornali pilotati dalla politica, la continua corsa spasmodica a caccia dello scoop stanno minando irreversibilmente una professione che va rimessa al centro con serietà e rigore prima che i lettori si ritrovino in una rete di pubblicità malsane e informazioni costruite che non rappresentano la realtà e non ricercano la verità sostanziale dei fatti.

Occorre tornare a suscitare opinione seriamente, a rimettere al centro le competenze e a spegnere e ignorare qualsiasi sensazionalismo. Ma vediamo di cosa stiamo parlando.

Nel panorama mediatico contemporaneo, la distinzione tra giornalismo, giornalettismo e giornalaismo diviene sempre più rilevante e complessa. Questi tre termini, pur avendo radici comuni, delineano sfaccettature diverse dell’informazione e della comunicazione, ognuna con le proprie caratteristiche e implicazioni.

Il giornalismo

Il giornalismo, nella sua forma più tradizionale, rappresenta l’attività professionale volta alla raccolta, alla verifica e alla diffusione di notizie attraverso mezzi di comunicazione di massa. Il giornalista, in questo contesto, opera secondo principi etici e professionali consolidati, come l’obiettività, l’imparzialità e l’accuratezza nella ricerca e nella presentazione delle informazioni. Il giornalismo tradizionale si basa su fonti verificate, ricerca approfondita e rispetto dei codici deontologici.

Il giornalismo è un pilastro fondamentale della democrazia e svolge un ruolo essenziale nel fornire informazioni accurate, analisi approfondite e dibattito pubblico. Questa professione si basa su principi etici e standard professionali volti a garantire l’obiettività, l’equilibrio e l’accuratezza nell’informare il pubblico.

Uno degli elementi chiave del giornalismo è la ricerca delle notizie. I giornalisti conducono indagini, intervistano fonti e raccolgono dati per fornire un quadro completo degli eventi e dei problemi che interessano la società. Questo processo richiede abilità come la capacità di ricerca, la curiosità intellettuale e la capacità di analizzare criticamente le informazioni.

Una volta raccolte le informazioni, i giornalisti devono verificarle accuratamente per assicurarsi che siano affidabili e veritiere. Questo processo di verifica coinvolge la conferma delle fonti, il controllo incrociato dei fatti e la ricerca di testimonianze multiple per confermare o confutare una storia. L’obiettivo è garantire che le informazioni fornite al pubblico siano il più possibile accurate e verificabili.

Oltre alla raccolta e alla verifica delle notizie, il giornalismo comprende anche la capacità di analizzare e interpretare gli eventi. I giornalisti forniscono contesto, prospettive e approfondimenti su questioni complesse, aiutando il pubblico a comprendere meglio il mondo che li circonda. Questo può includere reportage investigativi, reportage specializzati su argomenti come politica, economia, scienza e cultura, nonché l’analisi critica di eventi e tendenze.

Un altro aspetto cruciale del giornalismo è l’etica. I giornalisti devono operare secondo standard etici elevati, come l’onestà, l’integrità e il rispetto per la dignità umana. Questi principi guidano le decisioni editoriali, la gestione delle fonti e la presentazione delle notizie, contribuendo a mantenere la fiducia del pubblico nella professione giornalistica.

In un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici e culturali, il giornalismo si sta evolvendo per adattarsi a nuove sfide e opportunità. Le piattaforme digitali e i social media hanno rivoluzionato il modo in cui le notizie vengono create, diffuse e consumate, portando a nuove forme di giornalismo online, giornalismo partecipativo e giornalismo cittadino. Tuttavia, questi sviluppi presentano anche sfide come la diffusione di notizie false e la diminuzione delle entrate pubblicitarie per le organizzazioni giornalistiche tradizionali.

Il giornalismo copia e incolla

Esiste poi una forma di “giornalismo copia e incolla” consistente nella pratica giornalistica in cui i giornalisti o gli operatori dei media riproducono testi, informazioni o articoli da altre fonti senza apportare modifiche significative o senza verificarne l’attendibilità. Questa pratica può essere considerata una forma di plagio o una violazione dell’etica giornalistica, poiché non fornisce un valore aggiunto al pubblico e può diffondere informazioni errate o non verificate.

Il copia e incolla può avvenire per una serie di motivi, tra cui la mancanza di tempo o di risorse per condurre ricerche originali, la pressione per pubblicare rapidamente nuove notizie o la mancanza di rigore editoriale nel verificare le fonti e le informazioni. Tuttavia, questa pratica compromette l’integrità e la credibilità del giornalismo, minando la fiducia del pubblico nelle organizzazioni giornalistiche e nell’informazione in generale.

Per contrastare il giornalismo copia e incolla, è essenziale promuovere la responsabilità editoriale e l’etica giornalistica. I giornalisti devono essere incoraggiati a condurre ricerche originali, a verificare accuratamente le fonti e a fornire contesto e analisi alle notizie, anziché limitarsi a riprodurre informazioni senza critica. Le redazioni giornalistiche devono anche impegnarsi a stabilire procedure e standard rigorosi per garantire che le notizie pubblicate siano accurate, verificate e originali.

Nonostante le sfide, il giornalismo rimane un elemento essenziale della società democratica, svolgendo un ruolo critico nel garantire la trasparenza, la responsabilità e il dibattito pubblico. In un’epoca di crescente polarizzazione e disinformazione, il giornalismo di qualità è più importante che mai per garantire la salute e la vitalità della democrazia.

Il giornalettismo

Il giornalettismo è un termine utilizzato per descrivere una pratica giornalistica che si distingue per la sua superficialità, sensazionalismo e mancanza di rigore etico e professionale. Questo fenomeno si manifesta spesso attraverso la semplificazione e la drammatizzazione delle notizie, con un’enfasi sullo scandalo, sull’intrattenimento e sulla creazione di sensazioni forti piuttosto che sull’accuratezza e sulla completezza dell’informazione. Questa forma di comunicazione mediatica può essere spinta da interessi commerciali, politici o ideologici, sacrificando la completezza e l’accuratezza delle informazioni a favore dell’attrazione di pubblico e della generazione di click e visualizzazioni.

Una delle caratteristiche distintive del giornalettismo è il suo focus sulle notizie più spettacolari o sensazionali, a volte a discapito di questioni più rilevanti o complesse. Questo approccio può portare a una distorta percezione della realtà, in cui eventi minori o isolati vengono sovradimensionati mentre questioni cruciali vengono trascurate.

Il giornalettismo è spesso associato a una certa forma di giornalismo popolare, che cerca di attirare l’attenzione del pubblico attraverso titoli accattivanti, foto suggestive e articoli sensazionalistici. Questo tipo di giornalismo tende a privilegiare il lato emotivo delle storie piuttosto che la loro sostanza, incoraggiando una cultura di consumo veloce delle notizie piuttosto che una riflessione critica e approfondita.

Una conseguenza del giornalettismo è la perdita di fiducia nel giornalismo come istituzione e nel ruolo dei media come custodi dell’informazione pubblica. Quando le persone sono bombardate da notizie sensazionalistiche e spettacolari, possono diventare scettiche riguardo alla veridicità e all’attendibilità delle informazioni, alimentando la diffidenza nei confronti dei media e delle istituzioni democratiche in generale.

Il giornalettismo può anche avere implicazioni negative per il dibattito pubblico e il funzionamento della democrazia. Quando le notizie sono presentate in modo distorto o sensazionalistico, possono influenzare le opinioni e i comportamenti delle persone, portando a decisioni politiche o sociali basate su informazioni errate o parziali.

Per contrastare il giornalettismo e promuovere un giornalismo di qualità, è fondamentale sostenere e difendere il rispetto per i principi etici e professionali del giornalismo, come l’obiettività, l’imparzialità e l’accuratezza. Inoltre, i consumatori di notizie possono contribuire a contrastare il giornalettismo cercando fonti informative affidabili, valutando criticamente le notizie e cercando una varietà di punti di vista su un dato argomento.

Il giornalaismo

Infine, il giornalaismo rappresenta una nuova forma di produzione e diffusione di notizie che emerge dall’era digitale e dei social media. Caratterizzato dalla decentralizzazione della produzione e della distribuzione dell’informazione, il giornalaismo si basa spesso su fonti non tradizionali, come i social network, i blog e i forum online. Se da un lato questa democratizzazione dell’informazione ha contribuito a una maggiore diversità di voci e punti di vista, dall’altro ha anche sollevato preoccupazioni riguardo alla veridicità e all’affidabilità delle fonti, dato che spesso mancano i controlli e le verifiche tipiche del giornalismo tradizionale.

Il termine “giornalaismo” potrebbe essere una creazione linguistica che si riferisce a un’evoluzione o a una variante specifica del giornalismo, magari connotata da caratteristiche distintive rispetto alla pratica tradizionale del giornalismo.

Tuttavia, se intendiamo trattare questo termine come una fusione tra “giornalismo” e “alaismo”, potrebbe essere interessante esplorare come l’alaismo, in politica, si riferisce a un’ideologia o un movimento che cerca di seguire la dottrina o le politiche di un leader carismatico, adattandole o interpretandole a seconda delle circostanze o delle necessità del momento.

Quindi, se applichiamo questa concezione al giornalismo, potremmo ipotizzare che il “giornalaismo” sia una pratica giornalistica che segue o promuove le idee, le politiche o l’agenda di un individuo, di un gruppo o di un’ideologia specifica, piuttosto che aderire ai principi tradizionali di obiettività, imparzialità e verifica delle fonti.

In un contesto simile, il giornalaismo potrebbe essere caratterizzato da una marcata parzialità, sensazionalismo e mancanza di rigore nel fornire informazioni. Questo tipo di giornalismo potrebbe essere utilizzato per promuovere un’agenda politica o ideologica specifica, manipolando o distorcendo le informazioni per adattarle a una narrativa predefinita.

È importante sottolineare che, sebbene questa interpretazione del termine “giornalaismo” possa avere delle implicazioni negative, non rappresenta l’intera gamma di pratiche giornalistiche. Il giornalismo etico e professionale rimane fondamentale per garantire l’informazione accurata e la salvaguardia della democrazia.

La diffusione dei social media e delle piattaforme online ha inoltre alimentato la proliferazione di fenomeni quali le fake news, l’echo chamber e la polarizzazione dell’opinione pubblica. Questi sviluppi pongono nuove sfide per il giornalismo, che deve adattarsi a un ambiente mediatico sempre più frammentato e competitivo, senza compromettere l’integrità e l’attendibilità dell’informazione.

In conclusione, il giornalismo, il giornalettismo e il giornalaismo rappresentano tre approcci diversi alla comunicazione mediatica, ciascuno con le proprie caratteristiche e implicazioni. Mentre il giornalismo tradizionale cerca di garantire l’accuratezza e l’obiettività delle informazioni, il giornalettismo e il giornalaismo possono privilegiare sensazionalismo e semplificazione a scapito della qualità dell’informazione.

In un’era in cui la tecnologia e i social media hanno rivoluzionato il modo in cui consumiamo e produciamo notizie, è essenziale riflettere sulle implicazioni di questi cambiamenti per il futuro del giornalismo e della democrazia.

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Editoriali

Da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni: 80 anni di percorso tra continuità e cambiamenti della destra italiana

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La politica italiana ha sempre ospitato una serie di correnti e movimenti, con la destra che ha attraversato varie fasi e trasformazioni nel corso del tempo. Da Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI), a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), la destra italiana ha attraversato un percorso complesso, caratterizzato da cambiamenti ideologici, sociali e politici.

L’eredità di Giorgio Almirante e il Movimento Sociale Italiano (MSI)

Giorgio Almirante è stato una figura di spicco della destra italiana nel secondo dopoguerra. Come fondatore e leader del MSI, Almirante incarnava un nazionalismo conservatore e anti-comunista. Il MSI, nato nel 1946, era erede del Partito Fascista di Benito Mussolini e rappresentava un’ala estrema della politica italiana. Tuttavia, negli anni ’70 e ’80, sotto la guida di Almirante, il MSI cercò di rinnovare la sua immagine, cercando di allontanarsi dall’etichetta di “fascista” e di inserirsi nel panorama politico mainstream.

Il passaggio dall’MSI a Alleanza Nazionale

Negli anni ’90, con la fine della guerra fredda e il crollo del comunismo, la destra italiana subì un cambiamento significativo. Nel 1995, il MSI si trasformò in Alleanza Nazionale (AN), sotto la leadership di Gianfranco Fini. Fini cercò di allontanare il partito dagli elementi più estremisti e fascisti, adottando una retorica più moderata e democratica. AN divenne parte integrante del sistema politico italiano, entrando a far parte di coalizioni di governo e accettando i principi della democrazia pluralista.

La rinascita della destra con Fratelli d’Italia

Tuttavia, il vento della destra italiana ha continuato a soffiare, e nel 2012 è stato fondato Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (Fdl-AN), guidato da Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Il partito si è posizionato come l’erede ideologico dell’AN e ha abbracciato un nazionalismo conservatore e identitario. Meloni, in particolare, ha portato una ventata di freschezza alla destra italiana, attrattiva soprattutto per i giovani e per coloro che si sentono trascurati dalle élite politiche tradizionali.

L’ascesa di Giorgia Meloni e la nuova destra italiana

Giorgia Meloni, nata nel 1977, rappresenta una nuova generazione di leader della destra italiana. Con una retorica forte e decisa, Meloni ha saputo capitalizzare sul malcontento verso l’establishment politico e sulle preoccupazioni riguardanti l’immigrazione, la sicurezza e l’identità nazionale. Fratelli d’Italia ha ottenuto risultati significativi nelle elezioni politiche, consolidando la sua posizione come uno dei principali partiti di destra in Italia.

La destra italiana nel contesto europeo

Il percorso della destra italiana, da Almirante a Meloni, riflette anche le tendenze più ampie all’interno della destra europea. La crescente preoccupazione per l’immigrazione, l’identità nazionale e la sovranità statale ha alimentato la salita di partiti di destra in molti paesi europei. Tuttavia, ciascun paese ha le sue specificità e la sua storia politica unica, che influenzano il modo in cui la destra si presenta e agisce.

La Frammentazione della Destra Italiana: Un’Analisi Politica

La politica italiana è stata da sempre caratterizzata da una molteplicità di partiti e movimenti, ognuno con la propria ideologia e visione politica. Tra questi, la destra italiana non è stata immune dalla frammentazione, che ha avuto un impatto significativo sul paesaggio politico del Paese.

Origini della Frammentazione

Per comprendere appieno la frammentazione della destra italiana, è necessario analizzare le sue origini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha visto la nascita di una serie di partiti politici di destra, che spaziavano dall’estrema destra nazionalista a movimenti conservatori più moderati.

Tuttavia, nel corso degli anni, la destra italiana ha subito numerose scissioni e divisioni interne, spesso dovute a conflitti personali, divergenze ideologiche e lotte di potere. Questi fattori hanno contribuito alla creazione di una serie di partiti e movimenti di destra, ognuno con il proprio leader carismatico e seguaci devoti.

Le Principali Fazioni

La frammentazione della destra italiana ha portato alla creazione di diverse fazioni e gruppi politici, ciascuno con le proprie caratteristiche e obiettivi. Tra i principali vi sono:

  1. Forza Italia: Fondato da Silvio Berlusconi nel 1994, Forza Italia è stato uno dei principali partiti di centro-destra in Italia per diversi decenni. Tuttavia, nel corso degli anni, il partito ha subito diverse scissioni e ha visto la nascita di nuove formazioni politiche.
  2. Lega Nord: Originariamente un movimento separatista del Nord Italia, la Lega Nord si è trasformata in un partito nazionale di destra sotto la leadership di Matteo Salvini. La Lega Nord è nota per le sue posizioni anti-immigrazione e euroscettiche.
  3. Fratelli d’Italia: Un partito di destra nazionalista fondato da Giorgia Meloni nel 2012, Fratelli d’Italia è diventato uno dei principali attori della destra italiana. Il partito si basa su un nazionalismo conservatore.
  4. Movimento Sociale Italiano (MSI): Originariamente un partito neofascista fondato nel dopoguerra, il MSI è stato successivamente trasformato in Alleanza Nazionale e infine assorbito da Forza Italia. Tuttavia, una parte dei suoi ex membri ha continuato a operare all’interno di movimenti di estrema destra.

Impatto sulla Politica Italiana

La frammentazione della destra italiana ha avuto un impatto significativo sulla politica del Paese. Innanzitutto, ha reso difficile per la destra italiana presentare un fronte unito e coeso, spesso conducendo a coalizioni fragili e instabili.

Inoltre, la frammentazione ha alimentato la polarizzazione politica in Italia, con i vari partiti di destra che competono per attirare l’elettorato con discorsi populisti e promesse di cambiamento. Questo ha contribuito a una maggiore instabilità politica e ha reso difficile per il Paese affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali.

Prospettive Future

Il futuro della destra italiana rimane incerto, con molte domande sulla sua capacità di unirsi e presentare un fronte coeso. Tuttavia, con l’aumento del nazionalismo e del populismo in Europa, è probabile che la destra italiana continui a giocare un ruolo significativo nella politica del Paese. In conclusione, la frammentazione della destra italiana è stata una caratteristica persistente della politica italiana, con profonde implicazioni per il Paese nel suo complesso. Mentre la politica italiana continua a evolversi, sarà interessante osservare come la destra italiana si adatterà e influenzerà il futuro del Paese.

Conclusioni

Il percorso della destra italiana da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni è stato caratterizzato da continuità e cambiamento. Mentre alcuni principi fondamentali, come il nazionalismo e il conservatorismo, sono rimasti costanti, il modo in cui questi principi sono stati interpretati e presentati è cambiato nel corso degli anni. Con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la destra italiana si trova oggi in una fase di rinnovato vigore e ambizione, giocando un ruolo sempre più centrale nel panorama politico nazionale.

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Costume e Società

Famiglie allargate si o no?

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Le ricerche sociologiche, oggi, vedono un forte cambiamento nell’assetto familiare. Tale condizione ha origine sia da un mutamento nel concetto di genitorialità che nel ruolo della famiglia all’interno della società: cambiano le persone, si modificano le strutture familiari, mutano le coppie, si spostano gli interessi di ogni singolo individuo, passando dalla condivisione all’individualizzazione.

Molti aspetti legati alla natura psicologica del singolo soggetto subiscono un cambio repentino: si pensa più a sé stessi che agli altri. In questo scenario, siamo di fronte a molte trasformazioni che vanno ad incidere, inevitabilmente, sulla composizione della famiglia stessa.

Quello che cambia oggi rispetto a circa 50 anni fa è legato alle cause della nascita delle nuove famiglie “allargate”, “ricomposte” o “ricostituite. Mentre un tempo le famiglie ricostituite si formavano dopo la morte di un coniuge, dagli anni ‘70, invece, con la possibilità anche in Italia di ricorrere a separazione e divorzio, si sono verificati cambiamenti sociali e culturali che hanno portato ad una nuova struttura di queste famiglie.

Le famiglie “allargate”, ovvero le famiglie composte da due partners che hanno vissuto l’esperienza della fine di un precedente matrimonio, da cui almeno uno ha avuto figli che attualmente vivono con loro, hanno la caratteristica di avere confini più labili e incerti rispetto alla famiglia “tradizionale”, sia in termini biologici che legali. I processi relazionali sono sicuramente più complessi, sia nella comprensione che nella gestione, sono flessibili e hanno un inizio e un’evoluzione molto rapida.

Le famiglie ricostituite sono state definite “cespugli genealogici”, per la loro ampia estensione orizzontale anziché verticale. Mentre alcuni studiosi non appoggiano totalmente questi cambiamenti, altri fanno fronte alle nuove forme familiari che non possono essere ignorate, ma devono essere comprese e sostenute.

Le famiglie ricostituite vivono la crisi di chi, con storie diverse e diversi modi di affrontare i problemi, deve trovare dei compromessi per affrontare insieme nuove situazioni.
Gli studi affermano che i precedenti rapporti coniugali e la loro chiusura siano stati rielaborati, con una buona definizione delle attuali relazioni e con confini chiari, in modo che i partner possano iniziare un nuovo rapporto senza rancori passati. È importante che i figli non abbiano un atteggiamento oppositivo verso il nuovo partner, sperando in una riappacificazione tra i suoi genitori. Questo sarà direttamente proporzionale ai livelli di chiarezza e definizione raggiunti.

L’età dei figli è importante: i bambini in età prescolare potrebbero manifestare regressioni, nascondendo il desiderio di farsi accudire. Per i ragazzi la necessità di conferme da parte del genitore biologico potrebbe invece lasciare il posto alla rabbia verso il genitore acquisito, soprattutto nella fase adolescenziale, all’interno della quale avviene il processo di costruzione della loro identità e questo totale mutamento potrebbe essere percepito come un ostacolo.
In questa fase, per i figli, il formarsi di una famiglia allargata, sancisce definitivamente la fine della relazione tra i genitori biologici, e spesso questo può portare alla paura inconscia che affezionandosi al genitore acquisito, in qualche modo si “tradisca” quello biologico. La causa che ne consegue è che ciò potrebbe portare i figli ad allearsi con quest’ultimo e sviluppare un senso di protezione morboso.

In ogni caso la genitorialità è ancora più difficile poiché i genitori dovranno imparare a gestire eventuali conflitti e gelosie tra i fratelli acquisiti. Nelle famiglie allargate è opportuno costruire nuove identità familiari, nuove stabilità ed equilibri.
A tale proposito, non si può dare una risposta definitiva alla domanda “Le famiglie allargate sì o no?”, poiché essendo in continua espansione necessitano di sostegno e di supporto. Sicuramente nelle famiglie ricostituite possono innescarsi situazioni particolari, ma dare una “valutazione” negativa o positiva non è certo il modo migliore per andare verso un processo di accettazione.

Di concerto, le famiglie ricostituite possono racchiudere al loro interno grandi risorse ed elementi di ricchezza per tutti i componenti, i quali si troveranno a contatto con abitudini, tradizioni, modelli e storie diverse dalle proprie.

Tutto questo, se integrato con nuovi “ingredienti” e abitudini comuni diviene un elemento fondamentale per la crescita e il benessere di tutti, portando alla costruzione di nuovi equilibri.

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