CASALESI: ECCO IL BUNKER DEL BOSS MICHELE ZAGARIA. GUARDA LE FOTO

di Christian Montagna

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Caserta – Era il 26 luglio 2010 quando la polizia scientifica diffuse l’ identikit aggiornato del boss Michele Zagaria, storico capo dei Casalesi. Grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, il 7 Dicembre 2011 gli uomini della III Sezione della Squadra Mobile di Napoli lo arrestarono all’interno di un bunker di cemento armato costruito sotto un’ abitazione di Casapesenna. Eppure, il boss super latitante era stato cercato in tutta la nazione e all’estero ma l’omertà della gente aveva contribuito alla sua latitanza di anni.


Le condanne. Il 19 giugno 2008, nel processo d'appello del maxiprocesso Spartacus, viene condannato alla pena dell'ergastolo, insieme ad altri componenti del clan dei Casalesi. Il 13 ottobre 2010 la Corte d'assise di Latina infligge a Zagaria l'ergastolo risultando il mandante dell'omicidio di Pasquale Piccolo, ucciso il 21 luglio 1988 a Gaeta. Il 15 ottobre 2010 riceve una nuova condanna all'ergastolo dalla Corte d'appello di Latina.


La Polizia di Stato ha pubblicato le foto di quei bunker in cui si sono nascosti per anni latitanti, a cominciare da quello di Zagaria. Abbandonate però ogni immaginario collettivo, lusso, santini ed extra tecnologia non sono sempre gli ingredienti principali di queste abitazioni.


Come si nascondono i superlatitanti? Come vivono, cosa fanno mentre le forze dell’ordine danno loro la caccia? Difficile stabilirlo ma con un po’ di immaginazione, attraverso le foto esclusive è possibile tracciare uno stile di vita tipo all’interno di quei bunker.


Il bunker di Zagaria. Il rifugio bunker del boss dei Casalesi è stato “profanato” all’alba quando il latitante ormai privo di elettricità si arrese. All'operazione partecipò, inoltre, personale del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Squadra Mobile di Caserta e del Nucleo Prevenzione Crimine Campania . Considerato il “re del cemento”, aveva fatto anche della sua dimora una degna abitazione. Una scala a strapiombo nell’abitato incastrata tra due pareti permetteva l’accesso al bunker. Grandi stanze dotate di comfort; sul tavolo i libri sulla criminalità organizzata, alle pareti il poster di “Che” Guevara e in giardino la statua della Madonna.

 




NAPOLI, CAMORRA: DURO COLPO AI CASALESI. 44 ARRESTI

Redazione

Napoli – Blitz anticamorra della Dia di Napoli. La Dia sta eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 44 persone, ritenute appartenenti al clan dei Casalesi. È in corso di esecuzione anche un decreto di sequestro preventivo di beni sul conto di cinque aziende nel settore della distribuzione dei giochi elettronici da intrattenimento per un valore complessivo stimato in 20 milioni di euro circa.

Nel corso dell'operazione, sono stati sequestrati 3200 videopoker e slot machine, distribuiti tra le province di Napoli e Caserta da 5 aziende; il valore del sequestro è di circa 20 milioni di euro. Le indagini hanno rivelato anche la presenza del clan Russo non solo nella provincia di Caserta ma anche nel Napoletano, dove sono state arrestate 8 persone ritenute vicine ai Russo.

C'è anche un noto fantino, Mario Minopoli, tra gli arrestati nel corso del blitz della Dia di Napoli nell'ambito dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea sul gruppo Russo del clan dei Casalesi. Il fantino, che ha condotto il cavallo Madison Om, è accusato di averlo fatto pur consapevole che il cavallo era di proprietà di un esponente del clan. Rispondeva direttamente al boss, Massimo Russo, detto Paperino, esponente apicale della fazione Schiavone dei Casalesi, Mario Minipoli, driver conosciuto negli ippodromi nazionali e internazionali. A Russo, attraverso prestanome, era legata una soscieta' proprietaria di cavalli, la O.M. Srl che, nella sua scuderia, annoverava un trottatore baio maschio nato in Italia nel 2006, di pregio, Madison Om, 74 corse, ha totalizzato 15 vittorie e 35 piazzamenti, vincendo oltre 91 mila euro in premio. Il sulky era guidato quasi esclusivamente da Mario Minopoli. Il fantino, il 28 agosto scorso e' stato uno degli otto destinatari di un daspo singolare del questore di Cesena, dopo un sit-in di protesta all'ippodromo Savio del 27 giugno scorso a sostegno del mondo dell'ippica.




NAPOLI SALUTA "GENNY", IL 17ENNE UCCISO DALLA CAMORRA. PADRE ZANOTELLI: "ALZIAMO LA TESTA"

Redazione

Napoli – Palloncini bianchi all'entrata della chiesa e un lungo applauso hanno salutato, alle 7.50, l'arrivo del feretro di Gennaro Cesarano, il 17enne ucciso poco prima delle 5 di domenica 6 settembre in piazza Sanità a Napoli. Folta la presenza di forze dell'ordine all'esterno della basilica nel cuore del quartiere. La cerimonia è pubblica, come richiesto dalla famiglia e concesso dalla Questura di Napoli. Tanti i ragazzi che indossano una maglia bianca con la foto del giovane; un grande striscione bianco con la scritta azzurra «Genny vive» è stato esposto all'interno della chiesa. Presente in chiesa il vicesindaco di Napoli, Raffaele Del Giudice. I funerali sono celebrati da padre Alex Zanotelli.
In una città divisa in due, "spaccata tra la Napoli bene e quella 'malamente', anche le nostre mani grondano sangue" e "Dio non manderà nessuno a salvarci, toccherà a noi dire basta". C'è un'assunzione di responsabilità e un invito a cambiare nelle parole pronunciate da padre Alex Zanotelli durante l'omelia per il funerale di Gennaro Cesarano. Tante lacrime e un dolore composto da parte di tutti i presenti, tantissimi ragazzi, che ascoltano il padre comboniano nel ricordo del 17enne ucciso nel rione Sanita'. "Non ci puo' essere sangue e Dio – aggiunge Zanotelli – non è possibile tanto sangue versato in questi giorni". Invoca quindi l'impegno di tutti, dalle istituzioni alla scuola e alle forze dell'ordine, per "costruire una Napoli pulita, per uscire dal tunnel della droga e della violenza. Tutti insieme – assicura – possiamo vincere". Prima dell'uscita del feretro, il parroco Antonio Loffredo ha sottolineato che "il quartiere resterà in lutto finché non ci daranno delle risposte sulla morte di Genny" e ha ringraziato i genitori e i ragazzi per la compostezza con cui hanno vissuto questi giorni difficili. "Sareste voi i criminali?", ha detto con un sorriso amaro. L'uscita della bara dalla chiesa è stata accompagnata dal rintocco delle campane, da lunghi applausi, palloncini bianchi e le mongolfiere di carta colorata, ognuna con un messaggio scritto a penna, spedito idealmente in Paradiso. "Genny è sicuramente lì – ha assicurato il parroco – perché il Purgatorio lo ha già vissuto qui".




CASERTA, BLITZ AI CASALESI: RICHIESTO L’ARRESTO DEL DEPUTATO CARLO SARRO DI FI

di Ch. Mo.

Caserta – Una nuova ondata di arresti ha visto protagonisti gli storici casalesi, gruppo camorristico operativo nel casertano. I Ros hanno scoperto un sistema corruttivo all'interno degli enti che gestiscono i servizi idrici della Regione Campania oltre ad illeciti finanziamenti a politici locali. C'e' anche tra le tante custodie cautelari, una richiesta di arresto per l'onorevole Carlo Sarro, coordinatore provinciale di Forza Italia nel Casertano. Non sarebb il primo politico ad essere arrestato a Caserta per coinvolgimenti con clan camorristici: prima di lui, l'ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio, l'ex consigliere regionale Angelo Polverino, già destinatario di altre misure cautelari in diverse inchieste, e Tommaso Barbato.


L’inchiesta. Secondo l’inchiesta condotta dai Ros, alcuni imprenditori presentavano false denunce per presunte estorsioni da parte di emissari del boss dei Casalesi, Michele Zagaria, con l'intento di “ripulirsi” dalla fama di persona collusa. Inoltre, in seguito all’arresto dello stesso Zagaria, la sparizione di materiale informatico nel suo covo sarebbe stata causata dagli esponenti del clan. L'indagine ha portato nel Napoletano e nel Casertano all'esecuzione di 13 misure cautelari nei confronti di esponenti e fiancheggiatori dei Casalesi, oltre al sequestro di beni per 11 milioni di euro. I reati contestati sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione, intestazione fittizia di beni, turbativa d'asta e illecito finanziamento a partiti.




NAPOLI, CAMORRA- FAR WEST: SI SPARA DAI TETTI DELLE ABITAZIONI

di Christian Montagna

Napoli – Si spara all’impazzata nei centri abitati, nell’agglomerato urbano senza pensare ai possibili inconvenienti annessi che potrebbero sorgere: bambini per strada, passanti ed estranei a queste faide camorristiche diventano ogni giorno bersaglio di criminali senza pietà. I soldati della camorra salgono sui tetti delle abitazioni e sparano nascondendosi dietro le antenne paraboliche: come in un gioco virtuale, allo stesso modo, i giovani camorristi si dilettano a colpire le proprie vittime.


La scoperta. A fare la tragica scoperta sono stati i carabinieri nella zona del borgo Sant’Antonio Abate. I militari hanno fatto irruzione in un abitazione, procedendo a perquisizioni e ispezioni per la ricerca di armi e droga. In uno stabile e' stata trovata una busta dietro una struttura di legno che conteneva una pistola calibro 9 parabellum con matricola abrasa, 51 munizioni per armi di vario calibro e 22 cartucce per fucile calibro 12. Un vero e proprio arsenale da guerra pronto ad essere scaricato sulle organizzazioni rivali.


Il ritrovamento dei bossoli. Sparsi sui pavimenti del terrazzi, come accade nei poligoni di tiro, dozzine di bossoli di vario calibro e antenne paraboliche segnate dai colpi esplosi come fossero sagome addestrative. Altre pallottole invece conficcate nei muri, altre ancora chissà dove… I materiali rinvenuti sono stati sequestrati e inviati ai Ris per approfondire con analisi balistiche.

Chi sono i camorristi? Sono giovani minorenni per la maggior parte ad essere arruolati nelle fila della criminalità organizzata. Giovani sfortunati, nullatenenti o figli di boss che si lasciano coinvolgere per poche centinaia di euro nelle nefandezze e nell’orrore criminale. Diventano anch’essi veri e propri criminali, mossi dalla voglia di dimostrare quanto siano in grado di “comandare” a chi dirige i clan e per questo disposti a qualsiasi cosa, anche uccidere e sparare all’impazzata dai terrazzi.




CAMORRA, USURAI A LADISPOLI: ARRESTATI 3 MEMBRI DEL CLAN GIULIANO

Redazione

Napoli – Sono state fermate tre persone appartenenti al Clan Giuliano di Napoli, costoro organizzavano, con un sodalizio legato alla camorra, gestivano usura e gioco d’azzardo a Ladispoli, il famoso litorale romano. Ad emettere i provvedimenti di custodia cautelare è stato il gip di Civitavecchia e il fermo è stato effettuato dalla Direzione Investigativa Antimafia di Roma.
 
Gli investigatori riferiscono che i tre soggetti, sul territorio romano, avevano organizzato “una vera e propria colonia camorrista” in particolare il soggetto più temuto nonché capo dell’organizzazione è stato individuato in Patrizio Massaria, un soggetto temuto per la sua indole violenta e per i suoi modi di fare per lo “strozzinaggio”.
 
Gli altri due soggetti fermati si chiamano Angelo Lombardi e Carlo Risso. L’organizzazione operava a Ladispoli da più di dieci anni e aveva un sistema di usura che intaccava cittadini ed imprenditori colpiti dalla crisi economica. Le testimonianze delle vittime hanno portato alla luce come gli usurai pretendevano il 120% dell’importo versato, il giro d’affari è arrivato negli anni a centinaia di migliaia di euro. 



NAPOLI: PIZZO A IMPRENDITORI E COMMERCIANTI, 3 ARRESTI

di A.B.
 
Napoli – Un imprenditore di Secondigliano ha denunciato tre estorsori, tra cui Paolo Abbatiello, esponente di punta del clan Licciardi, per estorsione. I soggetti imponevano ai commercianti un pizzo di 100mila euro e se il pizzo non fosse stato pagato e se loro non avessero accettato la loro condizione, gli estorsori avevano consigliato loro di andar via dal quartiere perché la loro vita era in pericolo. I militari con accurate indagini erano riusciti a risalire a due persone vicine al gruppo della Vinella Grassi, queste persone avevano assunto il ruolo di mediatori ed erano riusciti a ridurre la richiesta del 50%. I due soggetto sono stati catturati il 14 maggio scorso mentre stavano ritirando una parte del pizzo imposto e i loro nomi sono Massimo Jair e Daniele Granata. Vi era anche un terzo personaggio coinvolto, tale Ciro Cortese, ma è stato ucciso in un agguato il 27 aprile scorso.
 
Con l’arresto di Paolo Abbatiello si è potuta ricostruire la vicenda, grazie anche ai collaboratori di giustizia. Abbatiello era stato scarcerato da poco per decorrenza dei termini e aveva subito ripreso l’attività illecita insieme a Giovanni Napoli e Giuseppe Vacca, anch'egli arrestati,  e avrebbero iniziato a chiedere ai commercianti il pizzo di 100mila euro. Secondo gli inquirenti vi sarebbe stata un’alleanza tra il clan Licciardi e il gruppo dei Vinella Grassi nella gestione del racket delle estorsioni a Secondigliano. 



RENZI: "DE LUCA NON HA NULLA A CHE FARE CON MAFIA E CAMORRA"

di A.B.

Genova – Oggi il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha presenziato all’incontro di Repubblica delle idee che si è svolto presso il Teatro Carlo Felice di Genova. Renzi è stato accolto da Maurizio Roi, il sovraintendente del Teatro, da Marco Doria, Sindaco di Genova, dal prefetto Fiamma Spena e da Claudio Burlando, governatore uscente.
 
Il Premier ha esordito dicendo che “Se falliamo al sud è colpa solo del Pd ecco perchè la svolta in Campania è cruciale”. Renzi ha parlato di Vincenzo De Luca dicendo che "non ha nulla a che fare con mafia e camorra. Va detto. Come per il sindaco Luigi de Magistris si tratta di abuso di ufficio, De Luca ha sempre combattuto la camorra”.
 
Poi ha aggiunto “Mi dispiace per la Liguria ma non c'è partita: numericamente il Pd ha vinto e il Pd ha il consenso nel paese che nessuna sinistra europea ha”. Ha parlato inoltre de dissesto  idrogeologico sottolineando che non ha colore politico e ha confermato che andrà presso il cantiere del Bisagno, a Genova, in compagnia del neogovernatore Giovanni Toti e ha aggiunto in merito ai lavori: “i lavori devono andare avanti”. Renzi ha parlato dell’opposizione e ha detto che fuori dal PD c’è Salvini e c’è il centrodestra.
 
Continua dunque lo scambio di battute tra De Luca e Renzi in merito alla pubblicazione del Presidente della Regione Campania nella lista degli Impresentabili poco prima delle elezioni del 31 Maggio. Proprio lo stesso De Luca, che alcuni giorni fa aveva ufficialmente denunciato alla Procura della Repubblica la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, continua a giustificare il suo inserimento nella lista come un attacco al Pd e al Premier Renzi.
 
Non si da pace De Luca: intanto, si teme possa entrare in atto la legge Severino e possano giungere presto dimissioni forzate.



NAPOLI, CASALESI: 10 ARRESTI PER ESTORSIONI A ESERCIZI COMMERCIALI

di Matteo La Stella

Napoli – L'operazione dei Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere ha portato all'arresto di 10 persone, ritenute affiliate all'"ala" Schiavone del clan dei Casalesi per un giro di estorsione che aveva colpito 350 aziende partenopee. Delle 10 misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura Antimafia, 7 sono state disposte in carcere e 3 in casa. Le accuse mosse a vario titolo nei confronti della decade sono di: associazione mafiosa, detenzione e porto d'armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione. Proprio in merito all'ultimo dei delitti contestati, le indagini salpate nel 2013 e terminate nel settembre scorso hanno consentito ai militari dell'arma di ricostruire, attraverso la confisca di diversi documenti, una sorta di agenda delle estorsioni, dove gli arrestati avevano annotato i dati relativi a circa 350 esercizi commerciali ritenuti dagli inquirenti presunte vittime del pizzo camorrista.

Secondo gli investigatori, il metodo estorsivo utilizzato dall'"ala" Schiavone dei Casalesi per imporre sarebbe lo stesso già approntato in precedenza dal gruppo di Emanuele Libero Schiavone (figlio dell'ex capo clan Francesco Schiavone) per imporre gadget pubblicitari ai negozianti, prima del suo arresto e della sua condanna

Nell'agenzia pubblicitaria ADV service di San Marcellino nel Casertano, i Carabinieri hanno rinvenuto diverse liste scritte a mano, composte dei nomi di circa 300 commercianti che, come tasselli di un puzzle, hanno consentito la ricostruzione dell'attività estorsiva. Il quantitativo di gadget convogliava sempre nell'agenzia pubblicitaria, prima di muoversi per volere di Romolo Del Villano che, dal carcere, coordinava l'attività impartendo gli ordini al figlio Giuseppe, detto “Romolino”.
Le indagini hanno dunque smascherato i neocamorristi, che gestivano le operazioni di estorsione tra Grazzanise e i comuni limitrofi, tenendosi sempre in contatto con i veterani del crimine già detenuti in carcere. 

Il gruppo dedito alle estorsioni, grazie alla grandi disponibilità di armi utili per le spedizioni coercitive, era divenuto anche gruppo di fuoco nella giornata di capodanno 2014 quando, armato fino ai denti, aveva assaltato e rapinato un bar nella zona di Casal di Principe. Dunque, tra gli arrestati figurano: Omar Schiavone, nipote del più celebre “Sandokan”, Raffaele Biondino detto “Lello”, proprietario dell'agenzia pubblicitaria ADV service, Giuseppe Del Villano, figlio di Romolo che lo manovrava dal carcere, Federico Barrino detto “Paciotto”, Carmine Lavagna e Romeo Scarano. Sono 11 gli episodi di usura che fino adesso sono stati ricostruiti dalle indagini, anche se molti altri episodi sono ora al vaglio degli inquirenti.




CAMORRA: ARRESTATO IN BRASILE BOSS LATITANTE DA 31 ANNI

di Matteo La Stella

Recife– Aveva ricominciato da zero in Brasile, sotto il nome di Francisco De Castro Visconti. Quì, Pasquale Scotti detto “Pasqualino o collier”, storico capo della Nuova camorra organizzata, si era rifatto una vita: moglie, figli e mani in pasta tra società di servizi e ristoranti. Inserito nella lista dei più pericolosi d'Italia, e con un mandato di cattura internazionale pendente sulla testa dal 17 gennaio 1990, è stato tratto in arresto oggi dagli agenti della Squadra mobile di Napoli che, coordinati dai primi dirigenti Fausto Lamparelli e Lucio Vastauro, sono andati a stanarlo nella città di Recife, nel quadrante nord-est del Brasile. Dopo essere stato bloccato dai poliziotti brasiliani, “Pasqualino o collier”, che aveva acquistato questo soprannome dopo aver regalato una collana alla moglie di Raffaele Cutolo, avrebbe dichiarato:”Pasquale Scotti è morto nel 1986”.

Il superlatitante, catturato dopo 31 anni a piede libero, deve scontare diverse ergastolo per omicidi, estorsioni ed altri reati da associazione di stampo mafioso.

Scotti, all'inizio della sua carriera criminale, entrò a far parte della Nuova Camorra organizzata come killer, alla corte di Raffaele Cutolo. Ben presto però iniziò la sua ascesa che gli permise di diventare un boss temuto.

L'uomo, che stando alle prime indiscrezioni presenterebbe dei cambiamenti nella fisionomia facciale, forse dovuti ad interventi di chirurgia plastica, sarebbe stato incastrato dalla comparazione delle impronte digitali.




NAPOLI, AGGUATO CAMORRA: SI INCEPPA LA PISTOLA, 20 ENNE SI SALVA

di Ch. Mo.

Casalnuovo-
Sarebbe dovuta essere la sua fine ma il destino ha voluto salvarlo. Il sistema aveva già deciso che ormai non era più utile il giovane che è soltanto rimasto ferito grazie alla pistola che si è inceppata.

E’ una storia che ha dell’incredibile ma che per fortuna non aggiunge un altro nome alla lista dei morti per mano della camorra. I carabinieri hanno ricostruito la vicenda ed eseguito due misure cautelari emesse dal gip partenopeo a due affiliati al clan Veneruso, stabile tra Volla e Casalnuovo.

Ad essere stati arrestati sono E. Esposito (21 anni) e S. Rea (35 anni) già noti alle forze dell’ordine e già agli arresti domiciliari nell’ambito di un’altra inchiesta. Gravi le accuse che pendono sui due: dal concorso e tentato omicidio al porto abusivo di arma da fuoco all’aggravante di finalità mafiose. Un tris di capi di imputazione che se approvati potrebbero condurre i due in carcere per molti anni.

L’episodio risale allo scorso anno esattamente al 3 Settembre 2014 quando furono aperte le indagini. Romano Giovanni Gallucci, 20 enne affiliato al clan Gallucci-Piscopo di Acerra era scampato alla morte quasi per miracolo dopo che, sotto casa sua, la pistola che stava per ucciderlo si era inceppata.


Era questo e lo è tuttora ancora il modo per i camorristi di affermarsi sul territorio e ottenere la supremazia nella gestione dei traffici di stupefacenti.